IRINEWS 15 luglio 2015 IRINEWS Insegnare le Religioni in Italia ! Notiziario trimestrale di Benvenuti in Italia e di Uvauniversolatro ! !! ISSN: 2239-1169 Attualità documenti opinioni sugli insegnamenti di religione e le scienze delle religioni in Italia ! a cura di Mariachiara Giorda Per iscriversi inviare proprio indirizzo mail a [email protected] ATTUALITA’ !Alle elementari due ore al giorno per conoscere le religioni, !PROPOSTE, INNOVAZIONI, SPERIMENTAZIONI ! p. 2 Il nostro cibo: la nostra storia, il nostro futuro, p. 9 Benedizione negata, la Preside: “ho agito con buon senso e Storia delle religioni per la terza età, p. 9 seguendo le normative, p. 2 ! A scuola si parla di Islam, FDI chiede l'intervento della BIBLIOTECA Indice Regione, p. 3 Benedizione a scuola, il caso di Bologna finisce sulla stampa internazionale, p. 4 Gli insegnanti di religione in sit in a Montecitorio chiedono assunzioni e nuovo concorso, p. 4 Regalo agli alunni per la comunione, l’ira dei genitori, p. 5 Gli alunni a scuola d'integrazione con vescovo, imam e parroco ortodosso, p. 5 Tra allergie e religioni 500 diete “speciali”: corso per i cuochi delle scuole, p. 6 ! ! OPINIONI Ferrara e Bongini: "La laicità è andata a farsi benedire”, p. 7 Trombi, Grassi e Verdi: “La laicità non è più una virtù”, p. 7 UAAR: manifestazione contro i diritti gay, p. 8 1 Segnalazioni di libri e articoli, p. 11 ! ! EVENTI Eventi passati e futuri, p. 14 IRINEWS 15 luglio 2015 Attualità a cura di I. Biano ! Alle elementari due ore al giorno per conoscere le altre religioni Milano - Un’immersione di una settimana per spiegare ai più piccoli le diverse religioni. Due ore di lezionilaboratorio al giorno nelle scuole elementari, con i bambini che ogni mattina al posto della maestra di inglese o di matematica vedranno arrivare in classe un rappresentante di una comunità diversa: ebraica, cristiana, buddista, islamica e induista. Si chiama “Incontriamo le religioni del mondo” il nuovo esperimento nelle scuole pensato dall'assessorato all'Educazione di Palazzo Marino per favorire il dialogo religioso. Un progetto pilota in accordo con la Curia che coinvolge cinque istituti, ma che d a l l ' a n n o prossimo potrebbe essere esteso a tante altre primarie milanesi. «Al di là del credo, la religione è una questione di cultura — spiega Laura Barbirato, preside della Bodio Guicciardi, una delle scuole coinvolte. L'idea è mostrare come ci siano varianti comuni in tutte le religioni, come il loro messaggio di pace. Vogliamo trasmettere ai nostri bambini che non siamo qui per pestarci i piedi e ammazzarci tutti, ma per darci una mano». Insieme ai rappresentanti della chiesa ortodossa, i piccoli impareranno per esempio cosa sia un'icona e cercheranno di crearne una. Con i buddisti faranno una prova di meditazione e ascolteranno da loro perché sia così importante. Sono previsti viaggi immaginari a Gerusalemme e racconti di pellegrinaggi verso la Mecca. Ma anche laboratori di cucina per capire cosa mangiano i musulmani durante alcune feste e prove di danza con gli induisti. A fare da apripista, quest'anno, le elementari più multietniche della città. E quindi i bambini dagli otto ai dieci anni che frequentano, oltre alla Bodio Guicciardi, il comprensivo Cadorna, la Maffucci, la Casa del Sole il comprensivo Scialoia, dove la percentuale di alunni stranieri seduti fra i banchi in molti casi è vicina al 50 per cento. «All'inizio fra insegnanti e genitori c'era il timore che qualcuno venisse a fare proseliti — spiegano i dirigenti — ma quando hanno capito che non era così la settimana di esperimento è stata accolta con entusiasmo». Un progetto che sta particolarmente a cuore all'assessore alla Scuola Francesco Cappelli, che ha proposto l'idea alle scuole: «Abbiamo avuto un'adesione più alta di quella che immaginavamo — spiega — per ora si parte con una fase sperimentale, dall'anno prossimo, se funziona, l'esperienza verrà allargata. Prima i bambini imparano a confrontarsi con il diverso, prima acquisiscono le capacità di dialogo e di convivenza». http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/ repubblica/2015/03/25/alle-elementari-due-ore-algiorno-per-conoscere-le-altre-religioniMilano07.html? ref=search 25 Marzo 2015 Benedizione negata, la Preside: “ho agito con buon senso e seguendo le normative” Casciana Terme - Continua a tenere banco il divieto alla benedizione all’interno delle aule imposto al parroco di Perignano, don Armando Zappolini, alle scuole “Sanminiatelli” e “D’Acquisto” da parte della dirigente Angela Gadducci. Dopo il sit-in di protesta dei genitori, venerdì 3 aprile alle 18, è stata convocata una seduta urgente e straordinaria del consiglio d’istituto, convocata dalla presidente Paola Salvini. Intanto, la preside intende precisare le motivazioni alla base del suo comportamento. “La mia condotta – spiega la professoressa Angela Gadducci – non è stata in alcun modo dettata né da motivi personali di ostilità nei confronti di chicchessia né da motivazioni di contrarietà all’aspetto religioso che ho sempre profondamente rispettato, tant’è che io stessa sono cattolica praticante. Vi sono, tuttavia, specifiche sentenze della Corte Costituzionale, del Consiglio di Stato nonché circolari ministeriali che prevedono, in ossequio al dettato 2 costituzionale che sancisce la laicità dello Stato, che nelle scuole pubbliche le lezioni non possano essere interrotte né possano imporsi funzioni religiose in ambito scolastico se non previamente autorizzate dal consiglio d’istituto. Il rispetto della legge vigente, com’è noto, prevale anche su eventuali usi e consuetudini contrari. Tengo peraltro a precisare che nessuno, sino alla sera del 31 marzo, mi aveva avvisato di un modo di procedere, in relazione alla benedizione pasquale, diverso da quello normalmente seguito in ambito scolastico in ossequio alla normativa vigente. Quando ho saputo, la sera precedente, che sarebbe venuto don Zappolini ad effettuare la benedizione in ciascuna classe, ho semplicemente rilevato che, in mancanza di una decisione presa dal consiglio d’istituto, non era possibile far accedere il parroco nelle varie classi durante l’orario di lezione”. Proteste davanti all'istituto di Perignano per il divieto imposto al parroco del paese, molto noto anche per le sue battaglie sociali. Trovata una soluzione di compromesso la dirigente sottolinea che a quel punto non vi era il tempo materiale di convocare il consiglio per deliberare in merito e, pertanto, “tutto ciò che era normativamente consentito era un accesso all’edificio scolastico che non implicasse l’interruzione delle lezioni e, soprattutto, non pregiudicasse i diritti di coloro che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica”. Gadducci precisa inoltre che “non è vero che il consiglio d’istituto ha votato in maniera contraria alla celebrazione della messa a Casciana Terme, perché l’ha concessa seppur con alcune limitazioni dettate dal rispetto della normativa vigente”. “Don Armando – aggiunge la dirigente scolastica – non mi ha mai inviato alcuna richiesta. Se ne fossi stata informata per tempo, avrei avviato anche per Perignano l’iter necessario per poter autorizzare l’evento, con la richiesta di convocazione del consiglio d’istituto per acquisirne il consenso. In realtà, tenuto conto di ciò che stabilisce la legge, ritengo di aver agito con buon senso consentendo comunque la celebrazione della funzione religiosa ma preservando i diritti di coloro che non si avvalevano dell’insegnamento della religione cattolica e che, pertanto, non potevano vedersi interrotto lo svolgimento delle lezioni. Quindi, nessuno ha chiuso le porte in faccia a don Armando. L’accordo con lui, ovvero la benedizione in aula magna solo per gli alunni che si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica, poteva essere tranquillamente raggiunto con un semplice preventivo contatto, anche telefonico”. Sull’argomento è intervenuto anche il presidente della Regione Toscana. “La preside vieta la benedizione pasquale alla scuola elementare di Perignano in provincia di Pisa. I genitori cattolici protestano e don Zappolini fa la benedizione e dichiara che non si deve confondere l'integrazione e la convivenza con la rinuncia alle nostre tradizioni e alla nostra identità. Io sono d'accordo con lui”. Così il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi interviene, con un post su Facebook, sul caso che ha sollevato non poche proteste da parte dei genitori. “Un'idea astratta di multiculturalismo e pluralismo religioso non favorisce il rispetto e il dialogo tra diversi e rischia di suscitare paure e reazioni negative”, ha commentato il governatore della Toscana. h t t p : / / i l t i r r e n o. g e l o c a l . i t / p o n t e d e r a / c ro n a c a / 2015/04/03/news/benedizione-negata-ho-agito-conbuon-senso-e-seguendo-le-normative-1.11170794 3 Aprile 2015 “La mia condotta non è stata in alcun modo dettata né da motivi personali di ostilità nei confronti di chicchessia né da motivazioni di contrarietà all’aspetto religioso (…) Vi sono, tuttavia, specifiche sentenze della Corte Costituzionale, del Consiglio di Stato nonché circolari ministeriali che prevedono, in ossequio al dettato costituzionale che sancisce la laicità dello Stato, che nelle scuole pubbliche le lezioni non possano essere interrotte né possano imporsi funzioni religiose in ambito scolastico se non previamente autorizzate dal consiglio d’istituto. A scuola si parla di Islam, FDI chiede l’intervento della Regione Molinella - Alle scuole elementari di Molinella si parla della religione islamica e il consigliere regionale di Fratelli d'Italia Tommaso Foti chiede alla giunta di esprimere dissenso in merito all’iniziativa. Foti scrive in un’interrogazione rivolta alla giunta Bonaccini che “nel nome di un malinteso multiculturalismo religioso, finisce soltanto per fornire una tribuna a chi legittimamente crede in una religione che si dimostra fortemente intollerante verso le religioni altrui”. L'iniziativa si svolgerà, riferisce il consigliere, il 24 aprile e l'8 maggio. “Appare quantomeno anomalo - conclude Foti - che di un tema così delicato siano investiti minori, senza neppure che si conoscano i requisiti professionali della relatrice”. ! http://bologna.repubblica.it/cronaca/2015/04/22/news/ a_scuola_si_parla_di_islam_fdi_chiede_l_intervento_della _regione-112590833/ ! 22 Aprile 2015 3 Benedizione a scuola, il caso di Bologna finisce sulla stampa internazionale Bologna - Alla fine la polemica sulla benedizione pasquale in tre scuole di Bologna ha avuto risalto internazionale. Il caso sollevato da Monica Fontanelli, la maestra delle Carducci che si era opposta al rito proposto dal parroco in orario extrascolastico – da tenersi anche alle Fortuzzi e alle Rolandino – è finito sul New York Times e su El País. Il giornale spagnolo si è è occupato della vicenda dopo che la benedizione – nonostante l’ostruzionismo – è avvenuta e dopo che il Tar ha ammesso il ricorso di un gruppo di genitori e docenti. Nell’articolo si parla anche delle due lettere anonime e delle minacce ricevute per telefono da Monica Fontanelli, che ha raccontato di non aver iniziato la battaglia anti-benedizione per fare una guerra di religione ma perché la scuola “è pubblica, è di tutti e non è il tempio di nessuna religione”. Il giornale americano ha approfondito anche la battaglia di Angela Giardino, mamma di un alunno delle Carducci, autrice di una mail spedita ai genitori dei compagni del figlio. Una mail nella quale cercava di spronare la discussione e spiegava che la benedizione avrebbe potuto violare la Costituzione, non rispettando i diritti dei non Cattolici. “Ho apprezzato che la stampa internazionale si sia interessata – spiega Monica Fontanelli a Romagna Mamma – perché è la dimostrazione che il problema della laicità della scuola e dello Stato non può essere minimizzato. Abbiamo sollevato un problema che in Italia purtroppo è spesso sottovalutato. La diffusione mediatica di quanto successo all’Istituto comprensivo 20 di Bologna ha indotto una maggiore riflessione su quanto sia importante una scuola laica in uno Stato laico per una convivenza pacifica e per la formazione di cittadini liberi. Ora aspettiamo fiduciosi la sentenza del Tar”. http://www.romagnamamma.it/2015/04/benedizione-as c u o l a - i l - c a s o - d i - b o l o g n a - fi n i s c e - s u l l a - s t a m p a internazionale/ 27 Aprile 2015 Gli insegnanti di religione in sit in a Montecitorio chiedono assunzioni e nuovo concorso Roma - Lo Snadir (Sindacato Nazionale degli insegnanti di Religione) sarà presente davanti al Parlamento alle ore 10.00 per chiedere alla politica di riconoscere i diritti di molti insegnanti di religione che da anni aspettano risposte sul proprio futuro. A gran voce il sindacato chiede che sia prorogata la graduatoria di assunzione dell'unico concorso svolto dagli insegnanti di religione nel 2004 per circa 15.000 docenti; che venga definito un piano triennale di assunzioni (2015-16, 2016-17, 2017-18) per i precari, compresi gli insegnanti precari di religione, che consenta di stabilizzare tutti i precari con più di 36 mesi di servizio nella scuola statale (si evidenzia che nel prossimo quinquennio, complessivamente, dovrebbero andare in pensione almeno 200.000 docenti di ruolo). Inoltre lo Snadir chiede che sia indetto un nuovo concorso per gli insegnanti di religione (ribadiamo che l'ultimo è stato fatto nel 2004) affinché non venga precluso nessuno allo svolgimento della professione di docente. Tra le proposte dell'organizzazione sindacale anche la volontà di mantenere nella scuola pubblica il ruolo di comunità educante con adeguate risorse economiche e la potestà deliberativa degli organi collegiali. Ultimo punto delle proposte e non meno importante riguarda il contratto collettivo di lavoro nazionale affinché anche i salari dei lavoratori della scuola siano adeguati agli altri standard europei. Di tutto ciò, lo Snadir si è sempre fatto promotore 4 e continuerà a manifestare per vedere raggiunti i propri diritti e per avere effettivamente una buona scuola. http://www.orizzontescuola.it/news/insegnanti-religioneoggi-sit-montecitorio-chiedono-assunzioni-e-nuovoconcorso 6 Maggio 2015 IRINEWS 15 luglio 2015 Regalo agli alunni per la comunione, l’ira dei genitori Firenze - I bambini della quarta elementare della scuola Battisti di Firenze hanno ricevuto un regalo dalle maestre in occasione della Comunione. Gli altri no. La decisione delle insegnanti sarebbe stata accolta con dispiacere dagli esclusi e da alcune famiglie. Di certo ha fatto arrabbiare l’associazione dei consumatori Aduc, che ha attacca: «Le maestre che fanno il regalino: a te che ricevi il sacramento dell’eucarestia ti premiamo, a te che non lo ricevi, niente. Per i bambini hanno alto significato le parole, i gesti d’amore e quelli di disprezzo ed emarginazione». Il preside della scuola, Gianni Camici, spiega che non sapeva niente dell’iniziativa delle maestre e del resto nessun genitore lo ha interpellato in questi giorni. Queste circostanze lo hanno sorpreso. «Ho chiesto una relazione scritta per essere informato. Le maestre mi hanno chiesto la possibilità di convocare un’assemblea di classe che si dovrebbe svolgere domani (oggi, ndr). Quando avrò tutti gli elementi trarrò le mie conclusioni». La scuola Battisti rientra nell’istituto comprensivo Pieraccini, dove circa il 40% dei bambini non fanno religione. Agli alunni che in questo periodo fanno la comunione le tre maestre della quarta hanno regalato un quadretto con il disegno di un calice. Della cosa, spiegano sempre da Aduc, si stava parlando in questi giorni tra genitori via mail. Non si era ancora deciso quale posizione prendere quando si è scoperto che le maestre avevano già fatto il regalo. Sempre secondo l’associazione dei consumatori alcuni bambini sarebbero rimasti turbati per non aver ricevuto il “pensierino” delle loro maestre, consegnato tra l’altro davanti a tutta la classe. «Avrei capito se le maestre avessero deciso di fare questo regalo fuori dalla scuola dice il presidente dell’associazione Vincenzo Donvito perché ognuno ovviamente può fare ciò che vuole. O, al limite, durante l’ora di religione, visto che i ragazzi che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica in quel momento escono dalla classe. Ma in questo modo è stato un gesto sbagliato». http://firenze.repubblica.it/cronaca/2015/05/11/news/ regalo_agli_alunni_per_la_comunione_l_ira_dei_genitori_ bufera_a_scuola-114120749/ 11 Maggio 2015 Gli alunni a scuola d’integrazione con vescovo, imam e parroco ortodosso Toletino - Nel corso di una conferenza stampa la Dirigente scolastica Lauretta Corridoni, presenti le referenti del progetto Celeste Vicedomini e Lucilla Staffolani, il Sindaco Giuseppe Pezzanesi e l’Assessore all’Istruzione Fausto Pezzanesi hanno illustrato il progetto dell’Istituto Comprensivo Don Bosco “Conosciamo gli altri per imparare a comprenderci”. Infatti la fase finale dell’iniziativa, portato avanti durante l’anno dalle docenti 5 di religione cattolica, si concretizza in un incontroconfronto per approfondire un tema comune a tutte le grandi religioni monoteiste: custodire la bellezza del Creato e avere rispetto e cura l’uno dell’altro. Gli alunni e gli insegnanti delle classi IV e V della Scuola Primaria Don Bosco, Grandi e Bezzi e della IV E dell’Istituto “Lucatelli” e delle classi III della Scuola Secondaria di I grado “Alighieri” incontreranno il Vescovo Mons. Nazzareno Marconi e gli esponenti delle principali religioni monoteiste tra cui Mohammed Tarkji, Imam della Comunità religiosa musulmana di Macerata, padre Andrei Grygorash, parroco della Comunità Ortodossa di San Niccolò di Tolentino e Padre Giuseppe Prestia della Comunità agostiniana della Basilica di San Nicola. L’incontrò sarà moderato da Michele Contadini dell’Istituto Superiore di Scienze religiose di Ancona. L’iniziativa si terrà giovedì 14 maggio a partire dalle ore 9, all’auditorium San Giacomo e si concluderà, in piazza della libertà, alle ore 12, con una sorpresa che coinvolgerà tutti gli alunni e la cittadinanza e riveste notevole interesse per le finalità sociali perseguite, oltre quelle prettamente scolastiche, collocandosi in un contesto storico-religioso particolarmente delicato. Il progetto “Conosciamo gli altri per imparare a comprenderci” si è svolto in collaborazione con l’Ufficio Diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo IRINEWS 15 luglio 2015 interreligioso ed è stato condotto principalmente dai docenti che insegnano religione cattolica nell’istituto comprensivo Don Bosco. L’iniziativa è in linea con le principali finalità formative della scuola ovvero quella di aiutare i bambini e i ragazzi ad aprirsi all’altro da sé, nella cultura e nella religione, per imparare a cogliere ciò che unisce e ci rende uguali in molti lati del vivere quotidiano ma soprattutto nel sentire, nelle emozioni e negli aspetti più profondi della persona umana. L’obiettivo è quello di educare al superamento degli stereotipi e dei pregiudizi e di potenziare le capacità critiche, di autonomia e di responsabilità finale. Fra le competenze richieste agli alunni al termine della scuola dell’obbligo vi è anche quella di iniziare a confrontarsi con la complessità dell’esistenza e imparare a dare valore ai propri comportamenti per relazionarsi in maniera armoniosa ed equilibrata con se stesso, con gli altri e con il mondo. In questa direzione è importante saper interagire, a partire dal contesto in cui si vive, con persone di religione differente sviluppando la capacità di dialogo e di confronto. Le tematiche che gli alunni hanno affrontato sono: la salvaguardia del Creato, la pace, la fratellanza, l’emigrazione e l’immigrazione, il cibo. Quest’ultima tematica si lega con l’evento mondiale di Expo 2105 che si è aperto a Milano. http://lascansione.net/cultura/conosciamo-gli-altri-perimparare-a-comprenderci/22701 13 Maggio 2015 L’obiettivo è quello di educare al superamento degli stereotipi e dei pregiudizi e di potenziare le capacità critiche, di autonomia e di responsabilità finale. Tra allergie e religioni 500 diete “speciali”: corso per i cuochi delle scuole. Piacenza - Tra allergie e specificità religiose le mense scolastiche del Comune di Piacenza devono accogliere le richieste di 524 alunni con esigenze alimentari particolari. Per quanto riguarda la fede si tratta di una forma di rispetto, per quanto riguarda le allergie c’è in gioco la salute degli studenti. A fronte di questo panorama frammentato il Comune ha deciso di avviare il primo corso di formazione rivolto ai cuochi delle mense scolastiche, dal titolo “Allergie e intolleranze, quali allergeni dentro la pentola?”. A presentare l’iniziativa sono stati l’assessora alle Politiche Scolastiche Giulia Piroli, la direttrice dell’Unità operativa di Allergologia dell’Azienda Usl Eleonora Savi e Nicoletta De Paulis, responsabile dell’ambulatorio di Allergologia e Broncopneumologia dell’Unità operativa di Pediatria. Il primo incontro si terrà venerdì prossimo, 22 maggio, alle 15 alla scuola Carella. “Siamo i primi in Emilia Romagna ad avviare un’iniziativa di questo tipo – spiega Piroli – abbiamo 231 alunni con intolleranze alimentari che vanno dalle uova, al pesce, frutta da guscio, frutti di vario tipo, glutine e altro. A questi alunni se ne aggiungono 293 con esigenze di carattere etico religioso. Una complessità che noi da sempre gestiamo perché vogliamo garantire la massima attenzione a tutti i nostri alunni”. http://www.piacenza24.eu/Attualit%C3%A0/66226-Tra +allergie+e+religione+500+diete+'speciali'%3A+corso +per+i+cuochi+delle+scuole.html 19 Maggio 2015 6 IRINEWS 15 luglio 2015 Opinioni a confronto a cura di I. Biano Ferrara e Bongini: “La laicità è andata a farsi benedire” Scendono in campo anche la responsabile scuola Ilaria Ferrara e il coordinatore della Valdera per Sel Roberto Bongini nella polemica sulle benedizioni negate alle scuole di Perignano e inquadrano così la situazione: “C’è una dirigente scolastica, cui va tutta la nostra solidarietà, che esercita in modo serio il suo mandato di servitrice dello Stato ed un sacerdote, stimato e impegnato, che cerca di esercitare il suo, di benedizione pasquale a scuola come ha fatto tutti gli anni. Si crea un conflitto che in un ordinamento realmente laico non dovrebbe neppure sussistere e che viene risolto sul momento con un compromesso-forzatura”. Gli esponenti di Sinistra Ecologià e Libertà criticano soprattutto il dibattito che la vicenda ha alimentato e dicono: “Anziché riflettere con serenità su limiti e confini di istituzioni diverse la polemica si è estesa oltre la volontà dei due protagonisti e si è scatenato un attacco sproporzionato alla funzionaria statale”. In particolare a Ferrara e Bongini non sono piaciuti gli interventi dei vari esponenti Pd che hanno espresso le loro opinioni nei giorni scorsi, a cominciare dal presidente della Regione Enrico Rossi e dal candidato alle prossime elezioni regionali Ivan Ferrucci. “Sconcerta – scrivono i due di Sel in una nota – il pressappochismo delle argomentazioni che, nel caso dei politici, rasentano la mancanza di rispetto non tanto della laicità (valore dal cambio oscillante) ma della stessa religione cristiana. Una benedizione che riguarda l’evento centrale del messaggio cristiano – dicono – non può essere derubricata a semplice tradizione come fosse l’uovo di cioccolato o la colomba con la crosta di zucchero: si è mostrata più rispettosa la dirigente Angela Gadducci nel considerarla una cosa seria che non i suoi detrattori”. Secondo i due esponenti di Sel, le elezioni incombono e il Pd non sarebbe più lo stesso, quello che qualche anno fa difendeva don Zappolini per il suo presepio con i cacciabombardieri come spesa assurda e con la cittadinanza ai figli degli immigrati. “Noi – sostengono invece Ferrara e Bongini – non siamo così”. http://www.quinewsvaldera.it/la-laicita-e-andata-a-farsibenedire.htm 7 Aprile 2015 Trombi, Grassi e Verdi: “La laicità non è più una virtù” “Siamo rimasti profondamente colpiti da quanto denunciato da ADUC circa l’iniziativa di alcune maestre della scuola elementare Battisti in Firenze, tre insegnanti che hanno deciso di consegnare, in classe durante il normale svolgimento delle lezioni, un regalino ai bambini che si apprestano a ricevere la prima comunione”. Così i consiglieri e la consigliera del gruppo Firenze Riparte a Sinistra. “Pur trattandosi di un piccolo episodio, troviamo molto grave che in una scuola pubblica della nostra Repubblica – di cui la nostra Carta Costituzionale sancisce la laicità – delle insegnanti trovino corretto e normale premiare con un regalo gli alunni che prenderanno la prima comunione: è una scelta che lede la dignità e la libertà delle famiglie e degli alunni che non sono credenti, che professano fedi differenti o che semplicemente hanno fatto altre scelte. È una scelta lesiva perché proviene da un insegnante, da una figura fondamentale per i bambini, intorno a cui ruota gran parte delle loro giornate e della loro educazione. Una figura che, pubblicamente, in classe, davanti a tutti, premia una scelta di fede, una scelta privata che non riguarda e non deve riguardare in alcun modo l’educazione scolastica (che, per lo meno al di fuori dell’ora di religione, deve essere laica), e lo fa con un regalo”, afferma il consigliere Trombi. “È un premio fortemente 7 discriminatorio – prosegue il capogruppo Grassi – in quanto non può essere dato agli alunni non cattolici, è un apprezzamento dato in classe, ma che non può essere meritato se non convertendosi alla religione cattolica e prendendo la prima comunione, non certo studiando o impegnandosi di più”. “Ci sembra una grave mancanza di rispetto anche nei confronti delle colleghe e dei colleghi stessi che ricoprono il ruolo di insegnante nella una scuola pubblica, una figura professionale fondamentale, cruciale, che il nostro Stato costantemente svilisce e non premia – è vero – ma dalle cui passa l’educazione dei nostri figli e la costruzione del futuro del nostro paese.” Aggiunge la consigliera Verdi. “Il fatto poi che la pratica sia considerata normale in numerose scuole elementari del nostro paese non fa che aumentare la nostra preoccupazione”, concludono i consiglieri di Firenze Riparte a Sinistra. http://www.gonews.it/2015/05/11/al-battisti-regali-per-ibambini-passati-a-comunione-trombi-grassi-e-verdi-lalaicita-non-e-piu-una-virtu/ ! 11 Maggio 2015 IRINEWS 15 luglio 2015 UAAR: manifestazione contro i diritti gay UAAR - «Si tratta dell’ennesima conferma della contraddizione di un sistema — quello degli insegnanti di religione pagati dallo Stato ma scelti, ed in caso rimossi, dalle Curie — che andrebbe riformato alla radice, come l’Uaar dice da sempre». Ha commentato così il segretario dell’Uaar, Raffaele Carcano, la notizia, diffusa dal settimanale Adista, che il Vicariato di Roma, nella persona di don Filippo Morlacchi, direttore dell’Ufficio per la pastorale scolastica, ha scritto ai docenti di religione cattolica della diocesi, che insegnano (anche e soprattutto) nella scuola pubblica statale, per invitarli a prendere parte alla manifestazione del 20 giugno prossimo contro il ddl Cirinnà. Nella tradizionale lettera di fine anno scolastico don Morlacchi scrive infatti esplicitamente: «Desidero ancora comunicarle che sabato 20 giugno, alle ore 15.30, è stato organizzato un corteo da piazza della Repubblica a piazza san Giovanni in Laterano per contestare il disegno di legge Cirinnà (su matrimonio e adozioni di coppie omosessuali) e il disegno di legge Fedeli (che, nonostante l’apparenza di doverosa tutela delle “pari opportunità”, mira ad introdurre organicamente nelle scuole insegnanti non si limiti a contestare scelte di natura amministrativa o economica, come recentemente è accaduto, ma si manifesti anche quando si tratta di temi squisitamente educativi, certamente non meno importanti». «I profili da considerare sono diversi», prosegue Carcano: «prima di tutto l’opportunità che il “datore di lavoro” convochi i propri “dipendenti” a iniziative, non partecipando alle quali magari si rischia una penalizzazione della propria situazione lavorativa. In secondo luogo ci sarebbe da domandarsi se in questo caso non valga quella, in altri casi, tanto decantata “libertà di coscienza” che appare sempre più un principio ritenuto applicabile a intermittenza». Infine, prosegue Carcano, «non si capisce perché la diffusione degli ormai celebri opuscoli dell’Unar contro l’omofobia siano stati considerati una indebita ingerenza, al punto che alla fine il Ministero li ha messi al bando, mentre nessuno dice niente su queste iniziative del Vicariato!». «Non c’è da stupirsi, non si tratta neppure del primo caso di questo tipo: solo qualche settimana fa il vescovo di Verona ha preso carta e penna per suggerire ai docenti di religione chi votare alle elezioni regionali che ci siamo appena lasciati alle spalle. Per non parlare poi della lettera scritta nel novembre scorso dalla diocesi di Milano agli insegnanti di religione per chiedere loro di segnalare colleghi o progetti scolastici che trattassero con gli alunni temi legati all’omosessualità e all’identità di genere. Ma allora: se i docenti di religione cattolica sono, oltre che scelti, anche agli ordini dei vescovi per attività extra-scolastiche, che siano i vescovi a pagarli, visto che costano circa un miliardo alle esauste casse pubbliche! Di fatto si tratta della conferma — se ancora ne avessimo bisogno — che il Concordato va superato e che si dovrebbe procedere speditamente a una riforma della scuola, questa buona per davvero, che preveda la cancellazione dell’insegnamento della religione cattolica». http://www.uaar.it/news/2015/06/13/sconcertante-chevicariato-inviti-docenti-religione-alla-manifestazionecontro-diritti-gay/ l’educazione sessuale secondo la gender theory). Il Vicariato di Roma non è tra i promotori ufficiali dell’iniziativa, ma la appoggia, conoscendo bene il significato dei disegni di legge ricordati: perciò, anche a nome del cardinale Vicario, vi esorto a partecipare a questa mobilitazione, quantomeno per esprimere che i temi sensibili dell’educazione non possono essere imposti dall’alto. È giusto che il coinvolgimento pubblico degli 8 ! 13 Giugno 2015 IRINEWS 15 luglio 2015 Proposte, innovazione, sperimentazione Il nostro cibo: la nostra storia, il nostro futuro E. Messina Nel cortile del Rettorato dell’Università senese si è tenuto il convegno di apertura degli incontri aperti alla città del ciclo “Il nostro cibo. La nostra storia, il nostro futuro” organizzati in occasione di EXPO2015. Il rapporto tra cibo e religione si è costituito quale punto focale dell’incontro organizzato mercoledì 3 e intitolato “Alimentazione, diritti e religioni”. Questioni sociali e mercato alimentare nella società multiculturale. L’incontro, organizzato e introdotto dal professor Marco Ventura, esperto di diritto delle religioni del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Siena, si è proposto di approfondire da un lato la dimensione storicoantropologica di un tema di crescente importanza per la società occidentale secolarizzata e multiculturale, e dall’altro le sue implicazioni giuridiche. Come è noto, la cucina e più in generale l’alimentazione sono spesso paragonate al linguaggio della comunicazione: tra gli altri, Roland Barthes sostiene come il cibo non si costituisca unicamente come una collezione di prodotti che necessitano di essere analizzati attraverso il ricorso a studi statistici e dietetici. Il cibo è piuttosto un sistema di comunicazione, un corpo di immagini, un protocollo di usi di situazioni e ancora di comportamenti. Si può perciò affermare che il cibo si costituisca quale esperienza culturale; esattamente come il linguaggio, la cucina contiene ed esprime la cultura di chi la pratica. Essa è depositaria della cultura e delle forme di identità di un gruppo. A partire dalla diffusione della cucina etnica e degli effetti del processo di globalizzazione sul cibo, considerando il significato e il simbolismo culturale ad esso legato e “l’identità alimentare” che ne discende, il convegno ha posto in evidenza l’importanza delle norme alimentari religiose che caratterizzano i dettami e le pratiche di molte confessioni religiose, l’uso rituale del cibo, ponendo tali aspetti in relazione con la sempre più ampia domanda di cibo religiosamente conforme. Come è ovvio, tali temi sono direttamente correlati con le attività di produzione, distribuzione e commercializzazione. L’incontro ha rappresentato un’importante occasione in cui discutere i risultati della ricerca A table avec les religions, attraverso un confronto critico con la legislazione in materia. Mariachiara Giorda, storica delle religioni che sta coordinando un progetto di ricerca presso l’Università di Milano Bicocca e il giurista Antonio Chizzoniti, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, entrambi esperti di teoria e pratica dell’incontro tra cibo e religione, hanno presentato e discusso i problemi e le possibili soluzioni legate alla relazione tra cibo, religione e spazio pubblico, muovendo dalla necessità di costruire, ove possibile, equilibrio tra eguaglianza e diversità, mercato e diritti. L’intervento è stato moderato e concluso da Sonia Carmignani, che insegna Diritto alimentare e Diritto agroambientale e del territorio presso il dipartimento di Giurisprudenza dell’Ateneo. ! Storia delle religioni per la terza età P. Pascucci A partire dal mese di novembre 2014, fino a giugno 2015, si è tenuto un corso di storia delle religioni presso l’Università della terza età del Casale Garibaldi, struttura presente nel quartiere Casilino 23, periferia est di Roma. Il programma del corso, impostato per fornire le nozioni principali delle religioni prese in esame (Islam, Cristianesimo ed Ebraismo), è stato strutturato sulla base di elementi che potessero risultare familiari a chi ascoltava. Le prime lezioni sono servite ad introdurre la materia: definizione della parola religione, suddivisione geografica delle religioni nel mondo e i loro simboli, concetti di ortodossia ed orto-prassi, utili a fare una prima distinzione tra i fenomeni religiosi presi in esame. Complice la 9 disinformazione perpetrata dai media nostrani, il giudizio dell’italiano medio sui musulmani e la loro religione è spesso distorto. Per contribuire ad accorciare le distanze, le lezioni sull’Islam sono iniziate a partire dalla lettura delle sure del Corano in cui si parla di Gesù e di sua madre Maria. La presenza nel Corano di due elementi così importanti della tradizione cristiana sono serviti a smontare sul nascere pregiudizi e diffidenze. La lettura del testo sacro è uno strumento imprescindibile per qualsiasi percorso che intenda affrontare la cultura islamica. Leggere le parole che da secoli sono oggetto di preghiera e venerazione da parte dei musulmani, contribuisce a rendere meno alieno un universo culturale che spesso ci IRINEWS 15 luglio 2015 10 viene descritto come ostile. Le frequenti domande sul ruolo della donna nella società islamica hanno reso necessario un approfondimento. La migliore risposta a simili questioni è la contestualizzazione del patriarcalismo diffuso nelle società antiche, che trova espressione a più riprese anche nella Bibbia. In quanto fenomeni storici, le religioni si sono formate a partire da una base culturale preesistente che, della donna, aveva un’immagine stereotipata di figlia, madre e moglie devota, sottomessa al padre o marito di turno. Un simile approccio allo studio della religione non deve mascherare, ma, anzi, deve mettere in luce e contestualizzare gli elementi più controversi, per offrire una visione di insieme libera da pregiudizi. La comunità ebraica di Roma è la più antica d’Europa: dall’Arco di Tito alla sinagoga del “Ghetto”, il quartiere in cui da secoli dimorano gli ebrei romani, la Città Eterna porta i segni della loro millenaria presenza. Alcuni dei piatti più caratteristici della tradizione culinaria romana provengono dalle cucine del “Portico D’Ottavia”, come i carciofi alla giudia, le frattaglie o il brodo di pesce. I precetti alimentari ebraici sono un argomento divertente quanto utile per introdurre l’importanza della Legge; le 613 mitzvot (precetti) sono il fulcro dell’ebraismo e dettano lo stile di vita dell’ebreo ortodosso. La storia degli ebrei romani offre, purtroppo, anche diverso materiale per introdurre il tema delle persecuzioni. Il 12 luglio 1555 papa Paolo IV, al secolo Giovanni Pietro Carafa, con la bolla Cum nimis absurdum, revocò tutti i diritti concessi agli ebrei romani ed ordinò l’istituzione del ghetto, chiamato “serraglio degli ebrei”, facendolo sorgere nel rione Sant’Angelo accanto al Teatro di Marcello, in una zona malsana, soggetta a inondazioni, con cancelli chiusi alla sera e riaperti all’alba. Altra vergognosa tradizione erano i festeggiamenti del carnevale romano, che si sono protratti fino al 1874; in questi giorni che precedono la Quaresima, a Roma, come altrove nei secoli passati, era consuetudine trasgredire le regole. E i primi a farne le spese erano i romani di religioni ebraica. Per questi erano previste una lunga serie di umiliazioni e violenze: dalla sfida “in groppa all’ebreo”, al “gioco della botte”, durante il quale un anziano ebreo veniva richiuso all’interno di una botte inchiodata e fatto rotolare da Monte Testaccio. Le lezioni che hanno suscitato maggiore entusiasmo sono state quelle dedicate alla storia del cristianesimo. Considerata la vastità della materia, le poche ore a disposizione si sono focalizzate sui due personaggi cardine della cultura cristiana: Paolo di Tarso e Gesù. La lettura della Lettera ai Romani è stata preceduta da un accenno alla biografia dell’autore. Paolo di Tarso, ebreo di cultura greca, che all’età di 20 anni si reca in Giudea per vivere come un fariseo e che 20 anni dopo si “converte” al nuovo culto basato sulla figura di Gesù Cristo. Il contesto culturale in cui si forma Paolo offre diversi spunti per comprendere gli sviluppi successivi della sua teologia. L’università di Tarso, bastione della cultura stoica, il legalismo esasperato dei farisei, sono elementi essenziali per comprendere al meglio questa figura di importanza capitale per la cultura occidentale. Gli aspetti teologici maggiormente presi in esame sono stati il ruolo della grazia e della fede contrapposti alla rispetto della legge. Dibattito teologico per antonomasia è l’esempio migliore per comprendere quanto il pensiero cristiano abbia influenzato gli sviluppi successivi della cultura occidentale. Altro aspetto che ha suscitato notevole interesse è stato la composizione delle chiese primitive fondate da Paolo. Nell’ultimo capitolo della Lettera ai Romani, l’autore si lascia andare ad un lungo elenco di ringraziamenti, citando nomi provenienti da ambienti gentili ed ebraici. Una comunità multietnica diremmo oggi! Mentre nel ruolo di Diaconessa, incaricata di portare la lettera alla comunità romana, troviamo Febe, una donna che rivestiva un ruolo di grande importanza nella comunità cristiana primitiva. Archiviato anche Paolo, il corso si è concluso con 4 lezioni sul tema del “Gesù Storico”. I testi da cui sono state prese le mosse sono i primi due volumi dello studioso anglosassone James D.G. Dunn, Gli albori del cristianesimo: Fede e Gesù storico e La missione di Gesù. Come sostiene James Dunn, “il contesto storico è il V Vangelo”. La divisione in sette del giudaismo dell’epoca, l’importanza della rivelazione divina della Torah a Israele, il Tempio quale centro della vita religiosa, economica e nazionale della Giudea, il concetto di “elezione”. La storia dell’arte ci viene in aiuto per risalire alle origini dell’interesse verso l’umanità di Gesù. Dalle raffigurazioni di origine Bizantina del Cristo Pantocratore si passa all’influenza di Francesco d’Assisi, che trova espressione nel crocifisso del Cimabue, simbolo di intensità emotiva, fino alla Pala dell’altare di Isenheim, di Matthias Grünewald, in cui va in scena la realtà storica della carne flagellata. Due fatti della vita di Gesù aprono e chiudono i tre anni per i quali è ricordato: il battesimo ad opera di Giovanni e la crocifissione. Visto l’assenso (quasi) universale che ottengono tra gli storici, sono il punto di partenza naturale per tentare di comprendere l’operato di Gesù. Chi era Gesù? A chi si riferiva? Quali sono gli elementi caratteristici della sua predicazione? Quale la portata politica della sua “missione”? Con questi argomenti si è chiuso il primo ciclo di lezioni presso l’università della terza età del Casale Garibaldi. Il corso ha suscitato un notevole interesse, tanto da essere confermato anche per il prossimo anno accademico. La storia delle religioni è una materia che interessa a prescindere dall’età o dal livello di istruzione ed è il migliore antidoto per scongiurare derive razziste ed episodi di incomprensione, soprattutto nei quartieri periferici delle nostre città come il Casilino 23. IRINEWS 15 luglio 2015 Biblioteca !a cura di Beatrice Nuti ! Manlio Graziano, Guerra Santa e Santa Alleanza. Religioni e disordine internazionale nel XXI secolo, Il mulino, Bologna 2014, pp. 358 di Beatrice Nuti Il volume di Graziano, docente di Geopolitica delle religioni a Paris-Sorbonne, si presenta con un’impostazione chiara: nella prima parte discutere e argomentare il declino della tesi della progressiva e inarrestabile secolarizzazione del mondo moderno (“desecolarizzazione”); nella seconda parte mettere in luce i maggiori snodi storici di riemersione e riposizionamento politico delle religioni dagli anni Settanta; e nelle ultime due sezioni evidenziare le due strategie di tale riemersione nei paradigmi di “guerra santa” e “santa alleanza”. Nella prima sezione (pp. 31-61), l’autore si dedica al confronto con quella pagina degli studi che dalla fine dell’Ottocento e per buona parte del Novecento, ha sottovalutato la capacità del fenomeno religioso di rimodularsi e ripresentarsi efficace negli orizzonti della modernità, ritenendo inarrestabile il processo di secolarizzazione, di esilio nella dimensione privata del singolo, e la generale tendenza delle nazioni e degli Stati a laicizzarsi. Si tratta della crisi della secularation theory, un tema ormai notevolmente dibattuto, già presente nelle prime pagine del volume del 2004 dello storico delle religioni Giovanni Filoramo. Tra i fenomeni geopolitici responsabili del “ritorno delle religioni” nella sfera pubblica, l’autore annovera lo shift of power che vede i paesi sviluppati assistere al proprio declino politico-economico e, dall’altro lato, i processi d’imitazione dell’Occidente di alcuni paesi mediorientali quali Iraq, Iran, Egitto Turchia, con un’accelerata urbanizzazione e industrializzazione non accompagnate da un effettivo e diffuso aumento del benessere e della democrazia. Così nei paesi sviluppati il ritorno del religioso coincide con la parte declinante della parabola di sviluppo (evidente dalla crisi petrolifera degli anni Settanta), e con le risposte neoliberiste che hanno eroso welfare, politiche di ridistribuzione e in generale «la credibilità dello Stato» (p.47); nei paesi mediorientali, la riemersione del religioso è, invece, messa in relazione ai processi disarmonici, e in definitiva mancati, d’imitazione del modello industriale occidentale. Infine, anche in alcuni paesi asiatici dalla convulsa propulsione capitalista, come Corea, Thailandia, Hong Kong e Singapore, si assiste a un medesimo riposizionamento delle religioni. Una casistica ampia, tra paesi dalle situazioni e religioni tanto differenti, che l’autore tenta di raggruppare con l’argomento della modernità quale «unità dei contrari» (p. 43), vale a dire – sulle orme interpretative del secondo Berger – unità dialettica di fenomeni di secolarizzazione e desecolarizzazione. La seconda parte del volume (pp. 69-130) si concentra sui casi storici più significativi del Great Awakening degli anni Settanta. Il primo caso proposto è quello dell’Egitto del presidente al-Sadat e della Costituzione del 1971 che riconosce la sharia fonte principale della legislazione con l’intento d’imbrigliare l’appoggio della Fratellanza musulmana; si ricorda poi il caso americano, con la scelta di Jimmy Carter di presentarsi come born again Christian nella campagna 11 elettorale del 1976, la svolta radicale religiosa in Israele con la vittoria del Likud nel 1977, e infine, la rivoluzione in Iran del 1979, paese alleato USA e dalla forte crescita economica al quale l’autore dedica un intero capitolo (pp. 89-104) con l’obiettivo di illustrare lo slittamento della rivolta da una connotazione prevalentemente borghese antitotalitaria, a un’inattesa islamizzazione sciita. Un altro capitolo (pp. 105-124) è riservato alla comparsa del modello della “guerra santa” per l’offensiva americana antisovietica in l’Afghanistan dopo il colpo di stato filorusso del 1978. «La vostra causa è giusta, e Dio è dalla vostra parte», furono le parole pronunciate nel 1980 dall’inviato di Carter in Afghanistan a un gruppo di mujaheddin in armi contro le forze comuniste miscredenti. L’autore affronta poi i drammatici casi nazionali sorti dalla frammentazione dell’Impero indiano britannico tra India, Pakistan, Sri Lanka, Bangladesh, e Birmania, e la loro scia di conflitti tuttora in corso tra induisti, musulmani, sikh e buddisti. A sfatare gli stereotipi – secondo le parole dell’autore, da «mitologia» – che pensano specifiche religioni più inclini al fondamentalismo violento, si presta il caso dello Sri Lanka: la costituzione repubblicana del 1972 proclamando il buddismo religione più importante del paese e «dovere dello Stato proteggere e promuovere gli insegnamenti del Buddha», ha contribuito a inasprire i conflitti con la minoranza tamil induista sfociati negli scontri che hanno causato migliaia di vittime, e che rimangono tuttora irrisolti. Anche la cattolicità, con l’elezione di Wojtyla nell’ottobre 1978, ha virato secondo Graziano, verso una nuova affermazione dell’identità religiosa attraverso un deciso centralismo istituzionale, una rinnovata azione dirigista sui temi etici (con l’aborto paragonato alla Shoah), sui temi politici con la strenua lotta contro il relativismo e gli illuminismi moderni, anche mediante lo sviluppo dei culti popolari, con una media, mai vista prima, di 17,2 canonizzazioni l’anno. Si tratta di una cattolicità moderna non solo perché capace di sfruttare i media moderni, ma soprattutto perché, sul piano culturale, capace di comprendere i punti di crisi ideologica della modernità e proporre soluzioni “modernamente antimoderne”. Nella terza parte del lavoro (pp. 133-222) una prima sezione è dedicata alla discussione dell’invenzione dello “scontro di civiltà”, a partire dal testo di Samuel Huntington insistendo sull’insita contraddittorietà e semplificazione di ogni teoria sulle radici della civiltà Occidentale, sull'impossibile riconoscimento dei confini geografici fra civiltà, e sulla strumentalizzazione tesa a definire come contraltare dell’Occidente (supposto monolitico), una civiltà musulmana pretestuosamente descritta omogenea e unitaria negli intenti. Nella strategia della “guerra santa” – lo scontro di civiltà al quale i credenti o i portatori di valori hanno il dovere di reagire vigorosamente –un ruolo decisivo è giocato dall’«uso plastico dei testi religiosi», dalla creazione delle identità come causa ed effetto di un c o n fl i t t o, e i n fi n e, d a l l a d i f f u s a i g n o r a n z a e stereotipizzazione del mondo musulmano. Nell’ultima parte del volume (pp. 225-310) l’autore propone il paradigma della “santa alleanza”, la strategia di consolidamento e riconquista della modernità da parte delle religioni, con particolare riferimento ai tentativi di collaborazione ecumenica e interreligiosa della Chiesa cattolica in nome della “legge naturale” o i “valori non IRINEWS 15 luglio 2015 negoziabili”. In questo quadro lo scontro di civiltà non coincide con la faglia tra due civiltà geopolitiche (cristiana occidentale e musulmana mediorientale) ma fra la civiltà che promuove gli spazi etici religiosi e quella che li erode in nome della secolarizzazione. Ad esempio, in Francia, scuole cattoliche accolgono molti studenti musulmani che tentano di eludere il divieto statale sui simboli religiosi (velo) a scuola, e a livello più elevato, l’Istituto Cattolico di Parigi ospita la formazione superiore per imam francesi. La Chiesa francese mostra di tessere una “santa alleanza” nel nome del contrasto alla laïcité statale, al relativismo che pone le diverse scelte etiche sul medesimo piano. Una legge morale “naturale” dovrebbe fondare una sorta di programma condivisibile da tutte le religioni, ove inserire la battaglia all’aborto, all’eutanasia, la difesa della famiglia tradizionale, della libertà d’insegnamento, vale a dire l’equivalenza legale tra istruzione pubblica e privatareligiosa. Attraverso incontri e istituti di dialogo interreligioso sarebbero in corso intrecci di alleanze tra la Chiesa Cattolica, la fronda “anglocattolica” contraria all’ordinazione di vescovi anglicani omosessuali, e correnti ebraiche e musulmane che manifestano una «aspirazione comune alla sharia» (p. 303), cioè a fare dei precetti religiosi la base per la giurisprudenza pubblica. Nelle ultime righe del volume l’autore formula ipotesi sulle tendenze future: i continenti in declino economico, Europa e USA potrebbero offrire lo scenario a una futura crescita di religiosità sociale e politica; viceversa, i paesi dalle maggiori prospettive di crescita (asiatici e africani) potrebbero vedere tale religiosità contrarsi progressivamente. Nel complesso, il volume, attraverso uno sforzo interdisciplinare che attinge alla storia delle istituzioni religiose e alla storia politico-economica di numerosi paesi, ha merito di stilare un compendio sinottico su una molteplicità di religioni in una molteplicità di scenari politici strategici, traendone tendenze complessive. Per gli specialisti delle varie aree religiose prese in esame, potrebbe apparire non sufficientemente articolata la differenziazione intra-confessionale. Inoltre, il quid specificamente religioso del “ritorno di Dio” sembra a tratti soccombere sotto la lente dei processi politicoeconomici che oscurano altre forme di continuità col passato sui piani diversi dal geo-politico. Dan Barker, Una guida per giovani scettici: Forse si, Forse no, Nessun Dogma, Roma 2015, pp. 80 ! ! di Rita Mei L’autore, Dan Barker, è co-presidente della Freedom From Religion Foundation, fondazione che, in America, si impegna a far rispettare il principio costituzionale di separazione tra Stato e Chiesa e a promuovere la conoscenza dell’ateismo e questo libro per bambini, Forse sì, forse no, rientra nel progetto editoriale “Nessun Dogma”, avviato dall’UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti), associazione italiana che promuove la diffusione del pensiero non religioso. Questo è un libro per bambini, consigliato dai 12 anni in poi, che, attraverso la storia della protagonista, Adele di 10 anni, insegna gli elementi essenziali del pensiero critico illustrando ciascuna di queste norme con esempi chiari, configurandosi come una primissima introduzione per 12 bambini allo scetticismo. Seguendo le illustrazioni di Brian Strassburg, i giovani lettori imparano, attraverso il comportamento di Adele, come fare a risolvere un mistero, quello dei fantasmi: facendo domande e pretendendo risposte chiare, ascoltando con molta attenzione i diretti protagonisti dei fatti, non accettando le spiegazioni superstiziose dei propri amici, controllando così gli eventi che vengono raccontati. L’idea di fondo dell’autore è che sia necessario nel mondo di oggi, in cui i giovani sono inondati da notizie spesso senza controllo, armarli con la spada del pensiero critico: “E’ necessario che si insegni precocemente ai bambini a sviluppare la loro capacità critica e l’autonomia di pensiero, così che cresca con loro una base di autostima quando maturano. Lasciare che i bambini siano curiosi, insegnar loro a fare domande e motivarli a capire le cose da soli, consentirà loro di essere forti in tutti i settori della vita”. Forse sì, forse no vuole dimostrare praticamente a pensare e a comportarsi criticamente, fino a mostrare il metodo scientifico vero e proprio senza usare un linguaggio tecnico; ai bambini viene consigliato di seguire le varie regole della scienza: “fai controlli”, “ripeti le prove”, “prova a dimostrare che qualcosa è falso”, “le spiegazioni devono essere sensate”, “scegli le spiegazioni semplici”, illustrando ciascuna di queste norme con esempi chiari. “Puoi farlo a modo tuo”, scrive Barker, “Se sei un buon scettico, tu saprai come pensare per conto tuo. ! Gianfranco Ravasi, Siamo quel che mangiamo? Un lessico del cibo tra Scrittura e cultura, EMI, Bologna, 2015, pp. 61 ! di Rita Mei ! Questo libro fa parte di una nuova collana, promossa dalla Editrice Missionaria Italiana di Bologna, di testi brevi per approfondire i temi di Expo 2015, in cui il presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, il cardinal Ravasi, propone una breve ma pregnante introduzione al significato biblico del cibo attraverso i suoi elementi essenziali (pane, vino ed acqua) e i suoi significati fondamentali (ospitalità, giustizia, condivisione) di chiaro taglio simbolico cristiano. La Bibbia presentata da Ravasi in queste pagine è una religione storica e incarnata, che considera il cibo come una componente così capitale dell’esistenza che uno dei primi discorsi rivolti da Dio alla creatura umana comprende proprio l’alimentazione. “La religione cristiana – per Ravasi - non è una vaga emozione interiore che ci invita a decollare dalla realtà verso cieli mitici e ascetici ma è una fede legata ai corpi, alla storia e all’esistenza”. La riflessione sulla realtà del cibo nelle sue varie componenti tematiche di Ravasi si articola in tre tappe. La prima verte su alcune componenti essenziali, come il pane, il vino, l’acqua, non solo dal punto di vista alimentare ma anche per la loro carica simbolica ed esistenziale. In tutte le religioni si ha una linea di demarcazione tra il sacro e il profano; per passare da questa seconda parte alla prima è necessaria una purificazione che comporta anche l’osservanza di determinate regole, spesso di carattere alimentare, così come l’attenzione ad animali “puri” nella tradizione musulmana e le regole del cibo kasher in quella IRINEWS 15 luglio 2015 ebraica. Ravasi in questo libro pone invece l’accento sul momento di rottura di tale processo innescato dal messaggio di Cristo, che si mostra critico riguardo alle regole di purità/impurità, puntando piuttosto sulla purità interiore e morale: “Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma va nel ventre e va nella fogna?” (Mc 7, 18-23). La seconda tappa riguarda la negazione del cibo attraverso due modalità antitetiche: la positiva, con la scelta del digiuno penitenziale, analizzato sia nella tradizione cristiana che musulmana; e la negativa, con un cenno della degenerazione dell’uso del cibo attraverso il vizio della gola, uno dei sette peccati capitali. Ravasi non dimentica di agganciare questo discorso teologico alla realtà contingente: “Dobbiamo tornare alla bellezza della tavola, spesso incrinata dalla frenesia di un nutrimento alla fast food. Una società che ignora lo spreco alimentare, che si infastidisce quando si evoca lo spettro della fame nel mondo, che si oppone all’ospitalità, ha perso la dimensione simbolica del cibo e la spiritualità che in quel segno è celata”. Il libro si conclude con un piccolo lessico biblico dedicato al cibo, dove le diverse voci (come agnello, lievito, manna, pesce, purità, sacrificio e zizzania) vengono considerate per il loro significato culturale che teologico. ! Di prossima pubblicazione per Aracne editrice «I Princìpi di Toledo e le religioni a scuola» a cura di Angela Bernardo e Alessandro Saggioro di Angela Bernardo Usciranno, per la prima volta in traduzione italiana, per la casa editrice Aracne, a cura di Angela Bernardo e Alessandro Saggioro, con saggi di Brunetto Salvarani, Flavio Pajer e Maria Chiara Giorda, i Toledo Guiding Principles on Teaching about Religions and Beliefs in Public Schools. Pubblicati nel 2007 dall’ODHIR, l’Ufficio per le Istituzioni Democratiche dell’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, i Princìpi guida di Toledo furono fin dall’inizio elaborati con l’intento dichiarato di contribuire ad una migliore comprensione del ruolo e del significato acquistati dal fattore religioso nella società contemporanea. Tuttavia, fin dall’atto della prima apparizione, in doppia versione ufficiale inglese e spagnola, essi ebbero in Italia scarsa eco: solo un laconico comunicato della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che riprendeva in italiano alcune battute di auto-presentazione del testo originale, dava infatti, nell’autunno del 2007, notizia della loro diffusione. Realizzati da un gruppo di esperti provenienti da diversi ambiti disciplinari, specializzati in tema di rapporto tra religioni e spazio pubblico, i Princìpi guida di Toledo rappresentano una sorta di linee guida indirizzate a valorizzare l’insegnamento dei sistemi di religioni o credenze presenti nelle scuole pubbliche degli Stati aderenti all’Unione Europea (e non solo). Inseriti nella cornice ideale (ed ideologica) delineata dal quadro dei diritti umani e delle libertà fondamentali – di pensiero, di coscienza, di espressione –, propugnati da istituzioni di natura spesso transnazionale, essi possono essere a buona ragione inscritti nell’ambito di quelle politiche educative 13 integrative, a carattere multi-culturale e multi- religioso, che negli ultimi anni hanno ricevuto nuova attenzione e slancio (anche in termini programmatici) sia a livello europeo sia sul piano internazionale. Nato come lavoro collettivo all’indomani dell’uscita del testo originario dei Princìpi, dalla collaborazione di un gruppo di studenti, docenti ed ex-studenti del Dipartimento di Storia, Culture, Religioni della Sapienza Università di Roma, il volume qui anticipato, portato ora a termine dai due curatori sopra menzionati, risulta strutturalmente diviso in tre parti, delle quali la prima e l’ultima costituiscono, rispettivamente, la premessa e le conclusioni critico-analitiche, contenenti lo sfondo di senso entro il quale comprendere l’iniziativa. Più specificamente trattati nella sezione centrale dell’opera, i Toledo Guiding Principles on Teaching about Religions and Beliefs in Public Schools risultano a loro volta costituiti da sei capitoli distinti, dei quali il sesto si configura come una sintesi concettuale significativamente intitolata Raccomandazioni e conclusioni, più quattro Appendici particolarmente rilevanti per la ricostruzione dell’impianto teorico-normativo all’interno del quale è possibile inserire gli stessi. Saldamente ancorati al campo che riconosce nei diritti umani e nelle libertà fondamentali i cardini della convivenza democratica, i Princìpi guida di Toledo affrontano la questione dell’insegnamento pubblico delle religioni ricollegando la trattazione a tematiche di più ampio respiro che, direttamente connesse alle problematiche emergenti dall’attuale interrelazione tra culture differenti, vanno dalla salvaguardia dello Stato di diritto alla costruzione di una cittadinanza partecipata fino alla preservazione di capisaldi quali l’uguaglianza, la solidarietà e la giustizia sociale, la tutela delle minoranze nonché la promozione del dialogo e del rispetto reciproci. Attraverso esempi di buone pratiche e progetti conclusi o in corso, i Princìpi offrono, inoltre, spunti operativi specifici relativi sia alla costruzione dei curricoli scolastici con focus religioso sia alla formazione dei docenti interessati all’istruzione nell’ambito considerato. In linea di continuità con lavori che anche in Italia hanno, nel tempo, tentato di proporre modelli educativi alternativi a quelli esistenti in tema di insegnamento della religione/delle religioni – ricordiamo ad es. M.C. Giorda, A. Saggioro, La materia invisibile. Storia delle religioni a scuola. Una proposta, EMI, Bologna 2011 e, più recentemente, G. Arrigoni, C. Consonni, A. Però (eds.), Proposte per l’insegnamento della Storia delle religioni nelle scuole italiane, Sestante, Bergamo 2014 –, l’edizione italiana dei Princìpi guida di Toledo intende oggi, a distanza di quasi dieci anni dalla loro prima apparizione, ridestare l’attenzione, a partire da un testo troppo poco conosciuto a livello nazionale, su uno dei nodi mai risolti del dibattito contemporaneo ossia quello del delicato rapporto tra religioni e spazio pubblico, tra religioni e politiche (educative) statali. Per approfondimenti http://www.osce.org/odihr/29154 e http://www.aracneeditrice.it/aracneweb/ IRINEWS 15 luglio 2015 Eventi ! a cura di Beatrice Nuti ! Torino - Biblioteca E. Peterson, 4 maggio 2015 “Come scrivere un manuale di storia delle religioni? Questioni didattiche della disciplina”. Tavola rotonda sui manuali di storia delle religioni. ! Del ciclo “Lunedì della Peterson”, l’incontro è stato organizzato dal dipartimento di Studi Storici dell’Università degli sudi di Torino e introdotto da Natale Spineto, Professore di Storia delle religioni nella stessa Università, che per ragioni didattiche, si è spesso interrogato su quale manuale adottare per i propri corsi. Si è riferito al volume più in uso, in particolare al testo di A. Brelich (1963) adottato da 10 cattedre di Storia delle religioni in Italia. Composto da una prima parte dedicata ai concetti e da una seconda dedicata a una sintesi sulle maggiori religioni nel mondo, si tratta di un’opera però che non riflette lo stato degli studi degli ultimi 50 anni. Nel 1998 compare Storia delle religioni di Filoramo. Spineto, sulla questione dei manuali, ha sottoposto agli ospiti 4 problemi epistemologici: 1) cosa si intende per “storia” nella disciplina storia delle religioni? Il sapere storico critico ha molto criticato un certo metodo adottato da Brelich e anche Filoramo. 2) la possibilità di far fronte alla decostruzione del concetto di religione 3) comparazione: la storia delle religioni si basa sulla comparazione di fenomeni sulla base di alcuni concetti 4) quali religioni tenere in conto? Le (5?) “grandi religioni” ormai rappresentano una categoria opinabile. Da ciò possono darsi alcune tipologie di manuali: 1) Introduzione alle religioni 2) Storia degli studi 3) Opere con focus su grandi temi: genere, fondamentalismi, cibo… ecc 4) presentazione di alcuni concetti con seguente riferimento ad alcuni casi studio (modello Brelich o Filoramo). Sono intervenuti: Francisco Diez de Velasco, docente dell’unica cattedra di storia delle religioni in Spagna (nata da un allievo di Pettazoni) a Tenerife. Ha sentito l’esigenza di scrivere per gli studenti dei propri corsi il primo manuale in spagnolo Introducción a la Historia de las Religiones, Madrid, Editorial Trotta (1995, 2ª ed. 1998, 3ª ed. 2002); Philippe Borgeaud, docente a Ginevra (sede della prima cattedra di storia delle religioni al mondo) che per scopi didattici ha scritto Aux origines histoire des religiones e Histoire des religions, Infoglio (2013); Giulia Sfameni Gasparro, già pres. della Società Europea di storia delle religioni e ora pres. della Società Italiana Storia delle religioni, docente a Messina, che ha scritto prima sotto forma di dispense per gli studenti e poi editato, Oggetto e metodo della storia delle religioni (2008); Introduzione alla storia delle religioni (2011). Ha rilevato il suo intendere la storia delle religioni come disciplina storica induttiva e comparativa. Infine è intervenuto Francois Boespflug, prof. emerito a Strasburgo che ha composto Religion les mot pour en parler. Notions fondamentales en Histoire des religions, Bayar Labor et fides (2014) formatosi agli studi di teologia si è dovuto formare per esigenze didattiche alla storia delle religioni, approfittandone per stilare un manuale. !! ! ! Torino - Liceo Einstein, 23 maggio 2015 “Laicità come diritto di cittadinanza nella scuola” Organizzato dalll’associazione XXXI Ottobre. 14 Nella mattina, guidati da Silvana Ronco, impegnata da tempo sui temi della laicità a scuola, sono intervenuti i portavoce di associazioni come “Coordinamento per la Laicità della Scuola” (Silvia Bodoardo), la “Federazione Nazionale Insegnanti” (Marco Chiauzza), il “Movimento di cooperazione Educativa” (Nuccia Maldera) e “Associazione di Genitori di Omosessuali” (Lino Manfredi). Gli interventi hanno messo in luce, a partire da esigenze e interessi anche differenti tra loro, la necessità viva di un ripensamento delle pratiche di laicità, inclusione e parità nella vita degli studenti e degli insegnanti. Nel pomeriggio M. Giorda ha rappresentato lo stato delle sperimentazioni a scuola di ore differenti dall’IRC, in particolare le sperimentazioni di insegnamenti di storia delle religioni, proponendo un parallelo interessante, quello con un’altra “materia invisibile” – una disciplina cioè di cui è data per scontata la conoscenza e l’istruzione nel percorso scolastico, pur non avendo un’ora curriculare propria – quella dell’Educazione alla cittadinanza. Sia per la Storia delle religioni che per l’Educazione alla cittadinanza, si evincono snodi storici di resistenza a possibili riforme che introducano queste discipline con l’argomento che i rispettivi contenuti dovrebbero essere “diffusi” in altre materie scolastiche, o addirittura, nel caso dell’Educazione alla cittadinanza, in tutte le discipline. L’esito è però insoddisfacente dato il diffusissimo analfabetismo civile e anche religioso che si constata. Sono intervenuti l’assessore all’Istruzione della Regione Piemonte Gianna Pentenero che ha messo in rilievo come in tempi di forte crisi economica la laicità delle istituzioni non deve impedire di riconoscere le buone pratiche messe in piedi da tutti gli istituti, siano essi statali o privati paritari. Scuole come il complesso Don Bosco a Torino offrono esempi di accoglienza pur se nati da uno spirito confessionale. Sulla stessa linea Redi Sante di Pol, presidente della Federazione italiana scuole materne (sezione Piemonte) che, a partire dalla propria esperienza di docente in strutture paritarie dal forte “orizzonte di senso”, ha rilevato che esso è ragione e supporto all’accoglienza di tutti gli studenti e non fattore di esclusione, e che la laicità oggi deve riconoscere il ruolo educativo e pubblico delle religioni, in particolare cattolica. Chiara Saraceno, notissima sociologa, ha controbattuto con energia l’accostamento tra il disegno sottostante alla scuola pubblica e laica, di cui dovrebbero occuparsi gli enti pubblici, e le scuole «portatrici di specifici orizzonti di senso» le quali, pur nella libertà di esercitare i propri scopi nei limiti della legge, non dovrebbero mai essere intese come plausibili sostitute delle scuole pubbliche. L’argomento secondo cui tali istituzioni svolgono un ruolo di pubblica utilità non è sufficiente per la sociologa, perché in tal modo lo Stato rinuncia a curare e promuovere le proprie agenzie di senso, cioè le scuole pubbliche animate dallo spirito della costituzione, i cui docenti sono selezionati e formati da enti pubblici nello spirito dell’uguaglianza e laicità, e che col medesimo spirito accolgono e formano studenti di qualsiasi origine e orientamento nell’intento di creare una comunità civile coesa. ! IRINEWS 15 luglio 2015 IRInews è un notiziario elettronico, a periodicità trimestrale, inviato via e-mail a semplice richiesta personale. Notizie, documenti e opinioni sono accreditati dalla fonte segnalata. La Redazione non risponde di eventuali inesattezze presenti alla fonte. Anche i destinatari del Notiziario possono segnalare alla Redazione notizie e documenti, purché corredati della rispettiva fonte. L’iscrizione come la cancellazione sono libere e possono effettuarsi in ogni momento dell’anno. La redazione ! ! IRInews ISSN: 2239-1169 per iscriversi !o cancellarsi [email protected] ! Per iscriversi alla newsletter europea EREnews: [email protected] Attualità documenti opinioni sugli insegnamenti di religione e lo studio delle scienze delle religioni in Italia !! ! ! ! Redazione: Mariachiara Giorda; Ilaria Biano; Luca Bossi, Sara Colantonio, Rita Mei, Elena Messina, Ai Nagasawa; Beatrice Nuti, Giulia Nardini, Paolo Pascucci, Valentina Savelli. ●● Questo numero 2015 è chiuso e inviato il 15 luglio 2015. Prossimo numero: 15 ottobre 2015 15