IRINEWS 15 luglio 2015
IRINEWS Insegnare le Religioni in Italia
!
Notiziario trimestrale
di Benvenuti in Italia
e di Uvauniversolatro
!
!!
ISSN: 2239-1169
Attualità documenti
opinioni sugli
insegnamenti di
religione e le scienze
delle religioni in Italia
!
a cura di
Mariachiara Giorda
Per iscriversi inviare proprio indirizzo mail a
[email protected]
ATTUALITA’
!Alle elementari due ore al giorno per conoscere le religioni, !PROPOSTE,
INNOVAZIONI, SPERIMENTAZIONI
!
p. 2
Il nostro cibo: la nostra storia, il nostro futuro, p. 9
Benedizione negata, la Preside: “ho agito con buon senso e Storia delle religioni per la terza età, p. 9
seguendo le normative, p. 2
!
A scuola si parla di Islam, FDI chiede l'intervento della BIBLIOTECA
Indice
Regione, p. 3
Benedizione a scuola, il caso di Bologna finisce sulla stampa
internazionale, p. 4
Gli insegnanti di religione in sit in a Montecitorio chiedono
assunzioni e nuovo concorso, p. 4
Regalo agli alunni per la comunione, l’ira dei genitori, p. 5
Gli alunni a scuola d'integrazione con vescovo, imam e
parroco ortodosso, p. 5
Tra allergie e religioni 500 diete “speciali”: corso per i cuochi
delle scuole, p. 6
!
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OPINIONI
Ferrara e Bongini: "La laicità è andata a farsi benedire”, p. 7
Trombi, Grassi e Verdi: “La laicità non è più una virtù”, p. 7
UAAR: manifestazione contro i diritti gay, p. 8
1
Segnalazioni di libri e articoli, p. 11
!
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EVENTI
Eventi passati e futuri, p. 14
IRINEWS 15 luglio 2015
Attualità
a cura di I. Biano
!
Alle elementari due ore al giorno per
conoscere le altre religioni
Milano - Un’immersione di una settimana per spiegare ai
più piccoli le diverse religioni. Due ore di lezionilaboratorio al giorno nelle scuole elementari, con i bambini
che ogni mattina al posto della maestra di inglese o di
matematica vedranno arrivare in classe un rappresentante
di una comunità diversa: ebraica, cristiana, buddista,
islamica e induista. Si chiama “Incontriamo le religioni del
mondo” il nuovo esperimento nelle scuole pensato
dall'assessorato
all'Educazione di
Palazzo Marino
per favorire il
dialogo religioso.
Un progetto
pilota in accordo
con la Curia che
coinvolge cinque
istituti, ma che
d a l l ' a n n o
prossimo potrebbe essere esteso a tante altre primarie
milanesi. «Al di là del credo, la religione è una questione di
cultura — spiega Laura Barbirato, preside della Bodio
Guicciardi, una delle scuole coinvolte. L'idea è mostrare
come ci siano varianti comuni in tutte le religioni, come il
loro messaggio di pace. Vogliamo trasmettere ai nostri
bambini che non siamo qui per pestarci i piedi e
ammazzarci tutti, ma per darci una mano». Insieme ai
rappresentanti della chiesa ortodossa, i piccoli
impareranno per esempio cosa sia un'icona e cercheranno
di crearne una. Con i buddisti faranno una prova di
meditazione e ascolteranno da loro perché sia così
importante. Sono previsti viaggi immaginari a
Gerusalemme e racconti di pellegrinaggi verso la Mecca.
Ma anche laboratori di cucina per capire cosa mangiano i
musulmani durante alcune feste e prove di danza con gli
induisti. A fare da apripista, quest'anno, le elementari più
multietniche della città. E quindi i bambini dagli otto ai
dieci anni che frequentano, oltre alla Bodio Guicciardi, il
comprensivo Cadorna, la Maffucci, la Casa del Sole il
comprensivo Scialoia, dove la percentuale di alunni
stranieri seduti fra i banchi in molti casi è vicina al 50 per
cento. «All'inizio fra insegnanti e genitori c'era il timore
che qualcuno venisse a fare proseliti — spiegano i dirigenti
— ma quando hanno capito che non era così la settimana
di esperimento è stata accolta con entusiasmo». Un
progetto che sta particolarmente a cuore all'assessore alla
Scuola Francesco Cappelli, che ha proposto l'idea alle
scuole: «Abbiamo avuto un'adesione più alta di quella che
immaginavamo — spiega — per ora si parte con una fase
sperimentale, dall'anno prossimo, se funziona, l'esperienza
verrà allargata. Prima i bambini imparano a confrontarsi
con il diverso, prima acquisiscono le capacità di dialogo e
di convivenza».
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/
repubblica/2015/03/25/alle-elementari-due-ore-algiorno-per-conoscere-le-altre-religioniMilano07.html?
ref=search
25 Marzo 2015
Benedizione negata, la Preside: “ho agito
con buon senso e seguendo le normative”
Casciana Terme - Continua a tenere banco il divieto alla
benedizione all’interno delle aule imposto al parroco di
Perignano, don Armando Zappolini, alle scuole
“Sanminiatelli” e “D’Acquisto” da parte della dirigente
Angela Gadducci. Dopo il sit-in di protesta dei genitori,
venerdì 3 aprile alle 18, è stata convocata una seduta
urgente e straordinaria del consiglio d’istituto, convocata
dalla presidente Paola Salvini. Intanto, la preside intende
precisare le motivazioni alla base del suo comportamento.
“La mia condotta – spiega la professoressa Angela
Gadducci – non è stata in alcun modo dettata né da motivi
personali di ostilità nei confronti di chicchessia né da
motivazioni di contrarietà all’aspetto religioso che ho
sempre profondamente rispettato, tant’è che io stessa sono
cattolica praticante. Vi sono, tuttavia, specifiche sentenze
della Corte Costituzionale, del Consiglio di Stato nonché
circolari ministeriali che prevedono, in ossequio al dettato
2
costituzionale che sancisce la laicità dello Stato, che nelle
scuole pubbliche le lezioni non possano essere interrotte né
possano imporsi funzioni religiose in ambito scolastico se
non previamente autorizzate dal consiglio d’istituto. Il
rispetto della legge vigente, com’è noto, prevale anche su
eventuali usi e consuetudini contrari. Tengo peraltro a
precisare che nessuno, sino alla sera del 31 marzo, mi
aveva avvisato di un modo di procedere, in relazione alla
benedizione pasquale, diverso da quello normalmente
seguito in ambito scolastico in ossequio alla normativa
vigente. Quando ho saputo, la sera precedente, che sarebbe
venuto don Zappolini ad effettuare la benedizione in
ciascuna classe, ho semplicemente rilevato che, in
mancanza di una decisione presa dal consiglio d’istituto,
non era possibile far accedere il parroco nelle varie classi
durante l’orario di lezione”. Proteste davanti all'istituto di
Perignano per il divieto imposto al parroco del paese,
molto noto anche per le sue battaglie sociali. Trovata una
soluzione di compromesso la dirigente sottolinea che a quel
punto non vi era il tempo materiale di convocare il
consiglio per deliberare in merito e, pertanto, “tutto ciò
che era normativamente consentito era un accesso
all’edificio scolastico che non implicasse l’interruzione delle
lezioni e, soprattutto, non pregiudicasse i diritti di coloro
che non si avvalgono dell’insegnamento della religione
cattolica”. Gadducci precisa inoltre che “non è vero che il
consiglio d’istituto ha votato in maniera contraria alla
celebrazione della messa a Casciana Terme, perché l’ha
concessa seppur con alcune limitazioni dettate dal rispetto
della normativa vigente”. “Don Armando – aggiunge la
dirigente scolastica – non mi ha mai inviato alcuna
richiesta. Se ne fossi stata informata per tempo, avrei
avviato anche per Perignano l’iter necessario per poter
autorizzare l’evento, con la richiesta di convocazione del
consiglio d’istituto per acquisirne il consenso. In realtà,
tenuto conto di ciò che stabilisce la legge, ritengo di aver
agito con buon senso consentendo comunque la
celebrazione della funzione religiosa ma preservando i
diritti di coloro che non si avvalevano dell’insegnamento
della religione cattolica e che, pertanto, non potevano
vedersi interrotto lo svolgimento delle lezioni. Quindi,
nessuno ha chiuso le porte in faccia a don Armando.
L’accordo con lui, ovvero la benedizione in aula magna
solo per gli alunni che si avvalgono dell’insegnamento della
religione cattolica, poteva essere tranquillamente raggiunto
con un semplice preventivo contatto, anche telefonico”.
Sull’argomento è intervenuto anche il presidente della
Regione Toscana. “La preside vieta la benedizione
pasquale alla scuola elementare di Perignano in provincia
di Pisa. I genitori cattolici protestano e don Zappolini fa la
benedizione e dichiara che non si deve confondere
l'integrazione e la convivenza con la rinuncia alle nostre
tradizioni e alla nostra identità. Io sono d'accordo con lui”.
Così il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi
interviene, con un post su Facebook, sul caso che ha
sollevato non poche proteste da parte dei genitori.
“Un'idea astratta di multiculturalismo e pluralismo
religioso non favorisce il rispetto e il dialogo tra diversi e
rischia di suscitare paure e reazioni negative”, ha
commentato il governatore della Toscana.
h t t p : / / i l t i r r e n o. g e l o c a l . i t / p o n t e d e r a / c ro n a c a /
2015/04/03/news/benedizione-negata-ho-agito-conbuon-senso-e-seguendo-le-normative-1.11170794
3 Aprile 2015
“La mia condotta non è stata in alcun modo dettata né da motivi personali di ostilità nei confronti di
chicchessia né da motivazioni di contrarietà all’aspetto religioso (…) Vi sono, tuttavia, specifiche sentenze
della Corte Costituzionale, del Consiglio di Stato nonché circolari ministeriali che prevedono, in ossequio al
dettato costituzionale che sancisce la laicità dello Stato, che nelle scuole pubbliche le lezioni non possano
essere interrotte né possano imporsi funzioni religiose in ambito scolastico se non previamente autorizzate
dal consiglio d’istituto.
A scuola si parla di Islam, FDI chiede
l’intervento della Regione
Molinella - Alle scuole elementari di Molinella si parla
della religione islamica e il consigliere regionale di Fratelli
d'Italia Tommaso Foti chiede alla giunta di esprimere
dissenso in merito all’iniziativa. Foti scrive in
un’interrogazione rivolta alla giunta Bonaccini che “nel
nome di un malinteso multiculturalismo religioso, finisce
soltanto per fornire una tribuna a chi legittimamente crede
in una religione che si dimostra fortemente intollerante
verso le religioni altrui”. L'iniziativa si svolgerà, riferisce il
consigliere, il 24 aprile e l'8 maggio. “Appare quantomeno
anomalo - conclude Foti - che di un tema così delicato
siano investiti minori, senza neppure che si conoscano i
requisiti professionali della relatrice”.
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http://bologna.repubblica.it/cronaca/2015/04/22/news/
a_scuola_si_parla_di_islam_fdi_chiede_l_intervento_della
_regione-112590833/
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22 Aprile 2015
3
Benedizione a scuola, il caso di Bologna
finisce sulla stampa internazionale
Bologna - Alla fine la polemica sulla benedizione pasquale
in tre scuole di Bologna ha avuto risalto internazionale. Il
caso sollevato da Monica Fontanelli, la maestra delle
Carducci che si era opposta al rito proposto dal parroco in
orario extrascolastico – da tenersi anche alle Fortuzzi e alle
Rolandino – è finito sul New York Times e su El País. Il
giornale spagnolo si è è occupato della vicenda dopo che la
benedizione – nonostante l’ostruzionismo – è avvenuta e
dopo che il Tar ha ammesso il ricorso di un gruppo di
genitori e docenti. Nell’articolo si parla anche delle due
lettere anonime e delle minacce ricevute per telefono da
Monica Fontanelli, che ha raccontato di non aver iniziato
la battaglia anti-benedizione per fare una guerra di
religione ma perché la scuola “è pubblica, è di tutti e non è
il tempio di nessuna religione”. Il giornale americano ha
approfondito anche la battaglia di Angela Giardino,
mamma di un alunno delle Carducci, autrice di una mail
spedita ai genitori dei compagni del figlio. Una mail nella
quale cercava di spronare la discussione e spiegava che la
benedizione avrebbe potuto violare la Costituzione, non
rispettando i diritti dei non Cattolici. “Ho apprezzato che
la stampa internazionale si sia interessata – spiega Monica
Fontanelli a Romagna Mamma – perché è la
dimostrazione che il problema della laicità della scuola e
dello Stato non può essere minimizzato. Abbiamo sollevato
un problema che in Italia purtroppo è spesso
sottovalutato. La diffusione mediatica di quanto successo
all’Istituto comprensivo 20 di Bologna ha indotto una
maggiore riflessione su quanto sia importante una scuola
laica in uno Stato laico per una convivenza pacifica e per la
formazione di cittadini liberi. Ora aspettiamo fiduciosi la
sentenza del Tar”.
http://www.romagnamamma.it/2015/04/benedizione-as c u o l a - i l - c a s o - d i - b o l o g n a - fi n i s c e - s u l l a - s t a m p a internazionale/
27 Aprile 2015
Gli insegnanti di religione in sit in a
Montecitorio chiedono assunzioni e nuovo
concorso
Roma - Lo Snadir (Sindacato Nazionale degli insegnanti
di Religione) sarà presente davanti al Parlamento alle ore
10.00 per chiedere alla politica di riconoscere i diritti di
molti insegnanti di religione che da anni aspettano risposte
sul proprio futuro. A gran voce il sindacato chiede che sia
prorogata la graduatoria di assunzione dell'unico concorso
svolto dagli insegnanti di religione nel 2004 per circa
15.000 docenti; che venga definito un piano triennale di
assunzioni (2015-16, 2016-17, 2017-18) per i precari,
compresi gli insegnanti precari di religione, che consenta di
stabilizzare tutti i precari con più di 36 mesi di servizio
nella scuola statale (si evidenzia che nel prossimo
quinquennio, complessivamente, dovrebbero andare in
pensione almeno 200.000 docenti di ruolo). Inoltre lo
Snadir chiede che sia indetto un nuovo concorso per gli
insegnanti di religione (ribadiamo che l'ultimo è stato fatto
nel 2004) affinché non venga precluso nessuno allo
svolgimento della professione di docente. Tra le proposte
dell'organizzazione sindacale anche la volontà di
mantenere nella scuola pubblica il ruolo di comunità
educante con adeguate risorse economiche e la potestà
deliberativa degli organi collegiali. Ultimo punto delle
proposte e non meno importante riguarda il contratto
collettivo di lavoro nazionale affinché anche i salari dei
lavoratori della scuola siano adeguati agli altri standard
europei. Di tutto ciò, lo Snadir si è sempre fatto promotore
4
e continuerà a manifestare per vedere raggiunti i propri
diritti e per avere effettivamente una buona scuola.
http://www.orizzontescuola.it/news/insegnanti-religioneoggi-sit-montecitorio-chiedono-assunzioni-e-nuovoconcorso
6 Maggio 2015
IRINEWS 15 luglio 2015
Regalo agli alunni per la comunione, l’ira
dei genitori
Firenze - I bambini della quarta elementare della scuola
Battisti di Firenze hanno ricevuto un regalo dalle maestre
in occasione della Comunione. Gli altri no. La decisione
delle insegnanti sarebbe stata accolta con dispiacere dagli
esclusi e da alcune famiglie. Di certo ha fatto arrabbiare
l’associazione dei consumatori Aduc, che ha attacca: «Le
maestre che fanno il regalino: a te che ricevi il sacramento
dell’eucarestia ti premiamo, a te che non lo ricevi, niente.
Per i bambini hanno alto significato le parole, i gesti
d’amore e quelli di disprezzo ed emarginazione». Il preside
della scuola, Gianni Camici, spiega che non sapeva niente
dell’iniziativa delle maestre e del resto nessun genitore lo
ha interpellato in questi giorni. Queste circostanze lo
hanno sorpreso. «Ho chiesto una relazione scritta per
essere informato. Le maestre mi hanno chiesto la
possibilità di convocare un’assemblea di classe che si
dovrebbe svolgere domani (oggi, ndr). Quando avrò tutti
gli elementi trarrò le mie conclusioni». La scuola Battisti
rientra nell’istituto comprensivo Pieraccini, dove circa il
40% dei bambini non fanno religione. Agli alunni che in
questo periodo fanno la comunione le tre maestre della
quarta hanno regalato un quadretto con il disegno di un
calice. Della cosa, spiegano sempre da Aduc, si stava
parlando in questi giorni tra genitori via mail. Non si era
ancora deciso quale posizione prendere quando si è
scoperto che le maestre avevano già fatto il regalo. Sempre
secondo l’associazione dei consumatori alcuni bambini
sarebbero rimasti turbati per non aver ricevuto il
“pensierino” delle loro maestre, consegnato tra
l’altro davanti a tutta la classe. «Avrei capito se le maestre
avessero deciso di fare questo regalo fuori dalla scuola dice il presidente dell’associazione Vincenzo Donvito perché ognuno ovviamente può fare ciò che vuole. O, al
limite, durante l’ora di religione, visto che i ragazzi che non
si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica in
quel momento escono dalla classe. Ma in questo modo è
stato un gesto sbagliato».
http://firenze.repubblica.it/cronaca/2015/05/11/news/
regalo_agli_alunni_per_la_comunione_l_ira_dei_genitori_
bufera_a_scuola-114120749/
11 Maggio 2015
Gli alunni a scuola d’integrazione con
vescovo, imam e parroco ortodosso
Toletino - Nel corso di una conferenza stampa la
Dirigente scolastica Lauretta Corridoni, presenti le
referenti del progetto Celeste Vicedomini e Lucilla
Staffolani, il Sindaco Giuseppe Pezzanesi e l’Assessore
all’Istruzione Fausto Pezzanesi hanno illustrato il progetto
dell’Istituto Comprensivo Don Bosco “Conosciamo gli altri
per imparare a comprenderci”. Infatti la fase finale
dell’iniziativa, portato avanti durante l’anno dalle docenti
5
di religione cattolica, si concretizza in un incontroconfronto per approfondire un tema comune a tutte le
grandi religioni monoteiste: custodire la bellezza del
Creato e avere rispetto e cura l’uno dell’altro. Gli alunni e
gli insegnanti delle classi IV e V della Scuola Primaria Don
Bosco, Grandi e Bezzi e della IV E dell’Istituto “Lucatelli”
e delle classi III della Scuola Secondaria di I grado
“Alighieri” incontreranno il Vescovo Mons. Nazzareno
Marconi e gli esponenti delle principali religioni
monoteiste tra cui Mohammed Tarkji, Imam della
Comunità religiosa musulmana di Macerata, padre Andrei
Grygorash, parroco della Comunità Ortodossa di San
Niccolò di Tolentino e Padre Giuseppe Prestia della
Comunità agostiniana della Basilica di San Nicola.
L’incontrò sarà moderato da Michele Contadini
dell’Istituto Superiore di Scienze religiose di Ancona.
L’iniziativa si terrà giovedì 14 maggio a partire dalle ore 9,
all’auditorium San Giacomo e si concluderà, in piazza
della libertà, alle ore 12, con una sorpresa che coinvolgerà
tutti gli alunni e la cittadinanza e riveste notevole interesse
per le finalità sociali perseguite, oltre quelle prettamente
scolastiche, collocandosi in un contesto storico-religioso
particolarmente delicato. Il progetto “Conosciamo gli altri
per imparare a comprenderci” si è svolto in collaborazione
con l’Ufficio Diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo
IRINEWS 15 luglio 2015
interreligioso ed è stato condotto principalmente dai
docenti che insegnano religione cattolica nell’istituto
comprensivo Don Bosco. L’iniziativa è in linea con le
principali finalità formative della scuola ovvero quella di
aiutare i bambini e i ragazzi ad aprirsi all’altro da sé, nella
cultura e nella religione, per imparare a cogliere ciò che
unisce e ci rende uguali in molti lati del vivere quotidiano
ma soprattutto nel sentire, nelle emozioni e negli aspetti
più profondi della persona umana. L’obiettivo è quello di
educare al superamento degli stereotipi e dei pregiudizi e
di potenziare le capacità critiche, di autonomia e di
responsabilità finale. Fra le competenze richieste agli
alunni al termine della scuola dell’obbligo vi è anche quella
di iniziare a confrontarsi con la complessità dell’esistenza e
imparare a dare valore ai propri comportamenti per
relazionarsi in maniera armoniosa ed equilibrata con se
stesso, con gli altri e con il mondo. In questa direzione è
importante saper interagire, a partire dal contesto in cui si
vive, con persone di religione differente sviluppando la
capacità di dialogo e di confronto. Le tematiche che gli
alunni hanno affrontato sono: la salvaguardia del Creato,
la pace, la fratellanza, l’emigrazione e l’immigrazione, il
cibo. Quest’ultima tematica si lega con l’evento mondiale
di Expo 2105 che si è aperto a Milano.
http://lascansione.net/cultura/conosciamo-gli-altri-perimparare-a-comprenderci/22701
13 Maggio 2015
L’obiettivo è quello di
educare al superamento degli
stereotipi e dei pregiudizi e di
potenziare le capacità
critiche, di autonomia e di
responsabilità finale.
Tra allergie e religioni 500 diete “speciali”:
corso per i cuochi delle scuole.
Piacenza - Tra allergie e specificità religiose le mense
scolastiche del Comune di Piacenza devono accogliere le
richieste di 524 alunni con esigenze alimentari particolari.
Per quanto riguarda la fede si tratta di una forma di
rispetto, per quanto riguarda le allergie c’è in gioco la
salute degli studenti. A fronte di questo panorama
frammentato il Comune ha deciso di avviare il primo corso
di formazione rivolto ai cuochi delle mense scolastiche, dal
titolo “Allergie e intolleranze, quali allergeni dentro la
pentola?”. A presentare l’iniziativa sono stati l’assessora alle
Politiche Scolastiche Giulia Piroli, la direttrice dell’Unità
operativa di Allergologia dell’Azienda Usl Eleonora
Savi e Nicoletta De Paulis, responsabile dell’ambulatorio di
Allergologia e Broncopneumologia dell’Unità operativa di
Pediatria. Il primo incontro si terrà venerdì prossimo, 22
maggio, alle 15 alla scuola Carella. “Siamo i primi in
Emilia Romagna ad avviare un’iniziativa di questo tipo –
spiega Piroli – abbiamo 231 alunni con intolleranze
alimentari che vanno dalle uova, al pesce, frutta da guscio,
frutti di vario tipo, glutine e altro. A questi alunni se ne
aggiungono 293 con esigenze di carattere etico religioso.
Una complessità che noi da sempre gestiamo perché
vogliamo garantire la massima attenzione a tutti i nostri
alunni”.
http://www.piacenza24.eu/Attualit%C3%A0/66226-Tra
+allergie+e+religione+500+diete+'speciali'%3A+corso
+per+i+cuochi+delle+scuole.html
19 Maggio 2015
6
IRINEWS 15 luglio 2015
Opinioni a confronto
a cura di I. Biano
Ferrara e Bongini: “La laicità è andata a farsi benedire”
Scendono in campo anche la responsabile scuola Ilaria
Ferrara e il coordinatore della Valdera per Sel Roberto
Bongini nella polemica sulle benedizioni negate alle scuole
di Perignano e inquadrano così la situazione: “C’è una
dirigente scolastica, cui va tutta la nostra solidarietà, che
esercita in modo serio il suo mandato di servitrice dello
Stato ed un sacerdote, stimato e impegnato, che cerca di
esercitare il suo, di benedizione pasquale a scuola come ha
fatto tutti gli anni. Si crea un conflitto che in un
ordinamento realmente laico non dovrebbe neppure
sussistere e che viene risolto sul momento con un
compromesso-forzatura”. Gli esponenti di Sinistra
Ecologià e Libertà criticano soprattutto il dibattito che la
vicenda ha alimentato e dicono: “Anziché riflettere con
serenità su limiti e confini di istituzioni diverse la polemica
si è estesa oltre la volontà dei due protagonisti e si è
scatenato un attacco sproporzionato alla funzionaria
statale”. In particolare a Ferrara e Bongini non sono
piaciuti gli interventi dei vari esponenti Pd che hanno
espresso le loro opinioni nei giorni scorsi, a cominciare dal
presidente della Regione Enrico Rossi e dal candidato alle
prossime elezioni regionali Ivan Ferrucci. “Sconcerta –
scrivono i due di Sel in una nota – il pressappochismo delle
argomentazioni che, nel caso dei politici, rasentano la
mancanza di rispetto non tanto della laicità (valore dal
cambio oscillante) ma della stessa religione cristiana. Una
benedizione che riguarda l’evento centrale del messaggio
cristiano – dicono – non può essere derubricata a semplice
tradizione come fosse l’uovo di cioccolato o la colomba con
la crosta di zucchero: si è mostrata più rispettosa la
dirigente Angela Gadducci nel considerarla una cosa seria
che non i suoi detrattori”. Secondo i due esponenti di Sel,
le elezioni incombono e il Pd non sarebbe più lo stesso,
quello che qualche anno fa difendeva don Zappolini per il
suo presepio con i cacciabombardieri come spesa assurda e
con la cittadinanza ai figli degli immigrati. “Noi –
sostengono invece Ferrara e Bongini – non siamo così”.
http://www.quinewsvaldera.it/la-laicita-e-andata-a-farsibenedire.htm
7 Aprile 2015
Trombi, Grassi e Verdi: “La laicità non è più una virtù”
“Siamo rimasti profondamente colpiti da quanto
denunciato da ADUC circa l’iniziativa di alcune maestre
della scuola elementare Battisti in Firenze, tre insegnanti
che hanno deciso di consegnare, in classe durante il
normale svolgimento delle lezioni, un regalino ai bambini
che si apprestano a ricevere la prima comunione”. Così i
consiglieri e la consigliera del gruppo Firenze Riparte a
Sinistra. “Pur trattandosi di un piccolo episodio, troviamo
molto grave che in una scuola pubblica della nostra
Repubblica – di cui la nostra Carta Costituzionale sancisce
la laicità – delle insegnanti trovino corretto e normale
premiare con un regalo gli alunni che prenderanno la
prima comunione: è una scelta che lede la dignità e la
libertà delle famiglie e degli alunni che non sono credenti,
che professano fedi differenti o che semplicemente hanno
fatto altre scelte. È una scelta lesiva perché proviene da un
insegnante, da una figura fondamentale per i bambini,
intorno a cui ruota gran parte delle loro giornate e della
loro educazione. Una figura che, pubblicamente, in classe,
davanti a tutti, premia una scelta di fede, una scelta privata
che non riguarda e non deve riguardare in alcun modo
l’educazione scolastica (che, per lo meno al di fuori dell’ora
di religione, deve essere laica), e lo fa con un regalo”,
afferma il consigliere Trombi. “È un premio fortemente
7
discriminatorio – prosegue il capogruppo Grassi – in
quanto non può essere dato agli alunni non cattolici, è un
apprezzamento dato in classe, ma che non può essere
meritato se non convertendosi alla religione cattolica e
prendendo la prima comunione, non certo studiando o
impegnandosi di più”. “Ci sembra una grave mancanza di
rispetto anche nei confronti delle colleghe e dei colleghi
stessi che ricoprono il ruolo di insegnante nella una scuola
pubblica, una figura professionale fondamentale, cruciale,
che il nostro Stato costantemente svilisce e non premia – è
vero – ma dalle cui passa l’educazione dei nostri figli e la
costruzione del futuro del nostro paese.” Aggiunge la
consigliera Verdi. “Il fatto poi che la pratica sia considerata
normale in numerose scuole elementari del nostro paese
non fa che aumentare la nostra preoccupazione”,
concludono i consiglieri di Firenze Riparte a Sinistra.
http://www.gonews.it/2015/05/11/al-battisti-regali-per-ibambini-passati-a-comunione-trombi-grassi-e-verdi-lalaicita-non-e-piu-una-virtu/
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11 Maggio 2015
IRINEWS 15 luglio 2015
UAAR: manifestazione contro i diritti gay
UAAR - «Si tratta dell’ennesima conferma della
contraddizione di un sistema — quello degli insegnanti di
religione pagati dallo Stato ma scelti, ed in caso rimossi,
dalle Curie — che andrebbe riformato alla radice, come
l’Uaar dice da sempre». Ha commentato così il segretario
dell’Uaar, Raffaele Carcano, la notizia, diffusa dal
settimanale Adista, che il Vicariato di Roma, nella persona
di don Filippo Morlacchi, direttore dell’Ufficio per la
pastorale scolastica, ha scritto ai docenti di religione
cattolica della diocesi, che insegnano (anche e soprattutto)
nella scuola pubblica statale, per invitarli a prendere parte
alla manifestazione del 20 giugno prossimo contro il ddl
Cirinnà. Nella tradizionale lettera di fine anno scolastico
don Morlacchi scrive infatti esplicitamente: «Desidero
ancora comunicarle che sabato 20 giugno, alle ore 15.30, è
stato organizzato un corteo da piazza della Repubblica a
piazza san Giovanni in Laterano per contestare il disegno
di legge Cirinnà (su matrimonio e adozioni di coppie
omosessuali) e il disegno di legge Fedeli (che, nonostante
l’apparenza di doverosa tutela delle “pari opportunità”,
mira ad introdurre organicamente nelle scuole
insegnanti non si limiti a contestare scelte di natura
amministrativa o economica, come recentemente è
accaduto, ma si manifesti anche quando si tratta di temi
squisitamente educativi, certamente non meno
importanti». «I profili da considerare sono diversi»,
prosegue Carcano: «prima di tutto l’opportunità che il
“datore di lavoro” convochi i propri “dipendenti” a
iniziative, non partecipando alle quali magari si rischia una
penalizzazione della propria situazione lavorativa. In
secondo luogo ci sarebbe da domandarsi se in questo caso
non valga quella, in altri casi, tanto decantata “libertà di
coscienza” che appare sempre più un principio ritenuto
applicabile a intermittenza». Infine, prosegue Carcano,
«non si capisce perché la diffusione degli ormai celebri
opuscoli dell’Unar contro l’omofobia siano stati considerati
una indebita ingerenza, al punto che alla fine il Ministero li
ha messi al bando, mentre nessuno dice niente su queste
iniziative del Vicariato!». «Non c’è da stupirsi, non si tratta
neppure del primo caso di questo tipo: solo qualche
settimana fa il vescovo di Verona ha preso carta e penna
per suggerire ai docenti di religione chi votare alle elezioni
regionali che ci siamo appena lasciati alle spalle. Per non
parlare poi della lettera scritta nel novembre scorso dalla
diocesi di Milano agli insegnanti di religione per chiedere
loro di segnalare colleghi o progetti scolastici che
trattassero con gli alunni temi legati all’omosessualità e
all’identità di genere. Ma allora: se i docenti di religione
cattolica sono, oltre che scelti, anche agli ordini dei vescovi
per attività extra-scolastiche, che siano i vescovi a pagarli,
visto che costano circa un miliardo alle esauste casse
pubbliche! Di fatto si tratta della conferma — se ancora ne
avessimo bisogno — che il Concordato va superato e che si
dovrebbe procedere speditamente a una riforma della
scuola, questa buona per davvero, che preveda la
cancellazione dell’insegnamento della religione cattolica».
http://www.uaar.it/news/2015/06/13/sconcertante-chevicariato-inviti-docenti-religione-alla-manifestazionecontro-diritti-gay/
l’educazione sessuale secondo la gender theory). Il
Vicariato di Roma non è tra i promotori ufficiali
dell’iniziativa, ma la appoggia, conoscendo bene il
significato dei disegni di legge ricordati: perciò, anche a
nome del cardinale Vicario, vi esorto a partecipare a
questa mobilitazione, quantomeno per esprimere che i
temi sensibili dell’educazione non possono essere imposti
dall’alto. È giusto che il coinvolgimento pubblico degli
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!
13 Giugno 2015
IRINEWS 15 luglio 2015
Proposte, innovazione, sperimentazione
Il nostro cibo: la nostra storia, il nostro
futuro
E. Messina
Nel cortile del Rettorato dell’Università senese si è tenuto il
convegno di apertura degli incontri aperti alla città del
ciclo “Il nostro cibo. La nostra storia, il nostro futuro”
organizzati in occasione di EXPO2015. Il rapporto tra
cibo e religione si è costituito quale punto focale
dell’incontro organizzato mercoledì 3 e intitolato
“Alimentazione, diritti e religioni”. Questioni sociali e
mercato alimentare nella società multiculturale. L’incontro,
organizzato e introdotto dal professor Marco Ventura,
esperto di diritto delle religioni del dipartimento di
Giurisprudenza dell’Università di Siena, si è proposto di
approfondire da un lato la dimensione storicoantropologica di un tema di crescente importanza per la
società occidentale secolarizzata e multiculturale, e
dall’altro le sue implicazioni giuridiche. Come è noto, la
cucina e più in generale l’alimentazione sono spesso
paragonate al linguaggio della comunicazione: tra gli altri,
Roland Barthes sostiene come il cibo non si costituisca
unicamente come una collezione di prodotti che
necessitano di essere analizzati attraverso il ricorso a studi
statistici e dietetici. Il cibo è piuttosto un sistema di
comunicazione, un corpo di immagini, un protocollo di usi
di situazioni e ancora di comportamenti.
Si può perciò affermare che il cibo si costituisca quale
esperienza culturale; esattamente come il linguaggio, la
cucina contiene ed esprime la cultura di chi la pratica. Essa
è depositaria della cultura e delle forme di identità di un
gruppo. A partire dalla diffusione della cucina etnica e
degli effetti del processo di globalizzazione sul cibo,
considerando il significato e il simbolismo culturale ad esso
legato e “l’identità alimentare” che ne discende, il
convegno ha posto in evidenza l’importanza delle norme
alimentari religiose che caratterizzano i dettami e le
pratiche di molte confessioni religiose, l’uso rituale del cibo,
ponendo tali aspetti in relazione con la sempre più ampia
domanda di cibo religiosamente conforme. Come è ovvio,
tali temi sono direttamente correlati con le attività di
produzione, distribuzione e commercializzazione.
L’incontro ha rappresentato un’importante occasione in
cui discutere i risultati della ricerca A table avec les religions,
attraverso un confronto critico con la legislazione in
materia.
Mariachiara Giorda, storica delle religioni che sta
coordinando un progetto di ricerca presso l’Università di
Milano Bicocca e il giurista Antonio Chizzoniti,
dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, entrambi esperti
di teoria e pratica dell’incontro tra cibo e religione, hanno
presentato e discusso i problemi e le possibili soluzioni
legate alla relazione tra cibo, religione e spazio pubblico,
muovendo dalla necessità di costruire, ove possibile,
equilibrio tra eguaglianza e diversità, mercato e diritti.
L’intervento è stato moderato e concluso da Sonia
Carmignani, che insegna Diritto alimentare e Diritto agroambientale e del territorio presso il dipartimento di
Giurisprudenza dell’Ateneo.
!
Storia delle religioni per la terza età
P. Pascucci
A partire dal mese di novembre 2014, fino a giugno 2015,
si è tenuto un corso di storia delle religioni presso
l’Università della terza età del Casale Garibaldi, struttura
presente nel quartiere Casilino 23, periferia est di Roma. Il programma del corso, impostato per fornire le nozioni
principali delle religioni prese in esame (Islam,
Cristianesimo ed Ebraismo), è stato strutturato sulla base di
elementi che potessero risultare familiari a chi ascoltava. Le prime lezioni sono servite ad introdurre la materia:
definizione della parola religione, suddivisione geografica
delle religioni nel mondo e i loro simboli, concetti di ortodossia ed orto-prassi, utili a fare una prima distinzione tra i
fenomeni religiosi presi in esame. Complice la
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disinformazione perpetrata dai media nostrani, il giudizio
dell’italiano medio sui musulmani e la loro religione è
spesso distorto. Per contribuire ad accorciare le distanze, le
lezioni sull’Islam sono iniziate a partire dalla lettura delle
sure del Corano in cui si parla di Gesù e di sua madre
Maria. La presenza nel Corano di due elementi così
importanti della tradizione cristiana sono serviti a
smontare sul nascere pregiudizi e diffidenze. La lettura del
testo sacro è uno strumento imprescindibile per qualsiasi
percorso che intenda affrontare la cultura islamica.
Leggere le parole che da secoli sono oggetto di preghiera e
venerazione da parte dei musulmani, contribuisce a
rendere meno alieno un universo culturale che spesso ci
IRINEWS 15 luglio 2015
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viene descritto come ostile. Le frequenti domande sul ruolo
della donna nella società islamica hanno reso necessario un
approfondimento. La migliore risposta a simili questioni è
la contestualizzazione del patriarcalismo diffuso nelle
società antiche, che trova espressione a più riprese anche
nella Bibbia. In quanto fenomeni storici, le religioni si sono
formate a partire da una base culturale preesistente che,
della donna, aveva un’immagine stereotipata di figlia,
madre e moglie devota, sottomessa al padre o marito di
turno. Un simile approccio allo studio della religione non
deve mascherare, ma, anzi, deve mettere in luce e
contestualizzare gli elementi più controversi, per offrire
una visione di insieme libera da pregiudizi. La comunità
ebraica di Roma è la più antica d’Europa: dall’Arco di Tito
alla sinagoga del “Ghetto”, il quartiere in cui da secoli
dimorano gli ebrei romani, la Città Eterna porta i segni
della loro millenaria presenza. Alcuni dei piatti più
caratteristici della tradizione culinaria romana provengono
dalle cucine del “Portico D’Ottavia”, come i carciofi alla
giudia, le frattaglie o il brodo di pesce. I precetti alimentari
ebraici sono un argomento divertente quanto utile per
introdurre l’importanza della Legge; le 613 mitzvot
(precetti) sono il fulcro dell’ebraismo e dettano lo stile di
vita dell’ebreo ortodosso. La storia degli ebrei romani offre,
purtroppo, anche diverso materiale per introdurre il tema
delle persecuzioni. Il 12 luglio 1555 papa Paolo IV, al
secolo Giovanni Pietro Carafa, con la bolla Cum nimis
absurdum, revocò tutti i diritti concessi agli ebrei romani ed
ordinò l’istituzione del ghetto, chiamato “serraglio degli
ebrei”, facendolo sorgere nel rione Sant’Angelo accanto al
Teatro di Marcello, in una zona malsana, soggetta a
inondazioni, con cancelli chiusi alla sera e riaperti all’alba.
Altra vergognosa tradizione erano i festeggiamenti del
carnevale romano, che si sono protratti fino al 1874; in
questi giorni che precedono la Quaresima, a Roma, come
altrove nei secoli passati, era consuetudine trasgredire le
regole. E i primi a farne le spese erano i romani di religioni
ebraica. Per questi erano previste una lunga serie di
umiliazioni e violenze: dalla sfida “in groppa all’ebreo”, al
“gioco della botte”, durante il quale un anziano ebreo
veniva richiuso all’interno di una botte inchiodata e fatto
rotolare da Monte Testaccio. Le lezioni che hanno
suscitato maggiore entusiasmo sono state quelle dedicate
alla storia del cristianesimo. Considerata la vastità della
materia, le poche ore a disposizione si sono focalizzate sui
due personaggi cardine della cultura cristiana: Paolo di
Tarso e Gesù. La lettura della Lettera ai Romani è stata
preceduta da un accenno alla biografia dell’autore. Paolo
di Tarso, ebreo di cultura greca, che all’età di 20 anni si
reca in Giudea per vivere come un fariseo e che 20 anni
dopo si “converte” al nuovo culto basato sulla figura di
Gesù Cristo. Il contesto culturale in cui si forma Paolo
offre diversi spunti per comprendere gli sviluppi successivi
della sua teologia. L’università di Tarso, bastione della
cultura stoica, il legalismo esasperato dei farisei, sono
elementi essenziali per comprendere al meglio questa
figura di importanza capitale per la cultura occidentale. Gli
aspetti teologici maggiormente presi in esame sono stati il
ruolo della grazia e della fede contrapposti alla rispetto
della legge. Dibattito teologico per antonomasia è
l’esempio migliore per comprendere quanto il pensiero
cristiano abbia influenzato gli sviluppi successivi della
cultura occidentale. Altro aspetto che ha suscitato notevole
interesse è stato la composizione delle chiese primitive
fondate da Paolo. Nell’ultimo capitolo della Lettera ai
Romani, l’autore si lascia andare ad un lungo elenco di
ringraziamenti, citando nomi provenienti da ambienti
gentili ed ebraici. Una comunità multietnica diremmo
oggi! Mentre nel ruolo di Diaconessa, incaricata di portare
la lettera alla comunità romana, troviamo Febe, una donna
che rivestiva un ruolo di grande importanza nella comunità
cristiana primitiva. Archiviato anche Paolo, il corso si è
concluso con 4 lezioni sul tema del “Gesù Storico”. I testi
da cui sono state prese le mosse sono i primi due volumi
dello studioso anglosassone James D.G. Dunn, Gli albori del
cristianesimo: Fede e Gesù storico e La missione di Gesù. Come
sostiene James Dunn, “il contesto storico è il V Vangelo”.
La divisione in sette del giudaismo dell’epoca, l’importanza
della rivelazione divina della Torah a Israele, il Tempio
quale centro della vita religiosa, economica e nazionale
della Giudea, il concetto di “elezione”. La storia dell’arte ci
viene in aiuto per risalire alle origini dell’interesse verso
l’umanità di Gesù. Dalle raffigurazioni di origine Bizantina
del Cristo Pantocratore si passa all’influenza di Francesco
d’Assisi, che trova espressione nel crocifisso del Cimabue,
simbolo di intensità emotiva, fino alla Pala dell’altare di
Isenheim, di Matthias Grünewald, in cui va in scena la
realtà storica della carne flagellata. Due fatti della vita di
Gesù aprono e chiudono i tre anni per i quali è ricordato: il
battesimo ad opera di Giovanni e la crocifissione. Visto
l’assenso (quasi) universale che ottengono tra gli storici,
sono il punto di partenza naturale per tentare di
comprendere l’operato di Gesù. Chi era Gesù? A chi si
riferiva? Quali sono gli elementi caratteristici della sua
predicazione? Quale la portata politica della sua
“missione”? Con questi argomenti si è chiuso il primo ciclo
di lezioni presso l’università della terza età del Casale
Garibaldi. Il corso ha suscitato un notevole interesse, tanto
da essere confermato anche per il prossimo anno
accademico. La storia delle religioni è una materia che
interessa a prescindere dall’età o dal livello di istruzione ed
è il migliore antidoto per scongiurare derive razziste ed
episodi di incomprensione, soprattutto nei quartieri
periferici delle nostre città come il Casilino 23.
IRINEWS 15 luglio 2015
Biblioteca
!a cura di Beatrice Nuti
!
Manlio Graziano, Guerra Santa e Santa Alleanza.
Religioni e disordine internazionale nel XXI secolo,
Il mulino, Bologna 2014, pp. 358
di Beatrice Nuti
Il volume di Graziano, docente di Geopolitica delle
religioni a Paris-Sorbonne, si presenta con un’impostazione
chiara: nella prima parte discutere e argomentare il declino
della tesi della progressiva e inarrestabile secolarizzazione
del mondo moderno (“desecolarizzazione”); nella seconda
parte mettere in luce i maggiori snodi storici di riemersione
e riposizionamento politico delle religioni dagli anni
Settanta; e nelle ultime due sezioni evidenziare le due
strategie di tale riemersione nei paradigmi di “guerra
santa” e “santa alleanza”. Nella prima sezione (pp. 31-61),
l’autore si dedica al confronto con quella pagina degli studi
che dalla fine dell’Ottocento e per buona parte del
Novecento, ha sottovalutato la capacità del fenomeno
religioso di rimodularsi e ripresentarsi efficace negli
orizzonti della modernità, ritenendo inarrestabile il
processo di secolarizzazione, di esilio nella dimensione
privata del singolo, e la generale tendenza delle nazioni e
degli Stati a laicizzarsi. Si tratta della crisi della secularation
theory, un tema ormai notevolmente dibattuto, già presente
nelle prime pagine del volume del 2004 dello storico delle
religioni Giovanni Filoramo. Tra i fenomeni geopolitici
responsabili del “ritorno delle religioni” nella sfera
pubblica, l’autore annovera lo shift of power che vede i paesi
sviluppati assistere al proprio declino politico-economico e,
dall’altro lato, i processi d’imitazione dell’Occidente di
alcuni paesi mediorientali quali Iraq, Iran, Egitto Turchia,
con un’accelerata urbanizzazione e industrializzazione non
accompagnate da un effettivo e diffuso aumento del
benessere e della democrazia. Così nei paesi sviluppati il
ritorno del religioso coincide con la parte declinante della
parabola di sviluppo (evidente dalla crisi petrolifera degli
anni Settanta), e con le risposte neoliberiste che hanno
eroso welfare, politiche di ridistribuzione e in generale «la
credibilità dello Stato» (p.47); nei paesi mediorientali, la
riemersione del religioso è, invece, messa in relazione ai
processi disarmonici, e in definitiva mancati, d’imitazione
del modello industriale occidentale. Infine, anche in alcuni
paesi asiatici dalla convulsa propulsione capitalista, come
Corea, Thailandia, Hong Kong e Singapore, si assiste a un
medesimo riposizionamento delle religioni. Una casistica
ampia, tra paesi dalle situazioni e religioni tanto differenti,
che l’autore tenta di raggruppare con l’argomento della
modernità quale «unità dei contrari» (p. 43), vale a dire –
sulle orme interpretative del secondo Berger – unità
dialettica di fenomeni di secolarizzazione e
desecolarizzazione. La seconda parte del volume (pp.
69-130) si concentra sui casi storici più significativi del
Great Awakening degli anni Settanta. Il primo caso proposto
è quello dell’Egitto del presidente al-Sadat e della
Costituzione del 1971 che riconosce la sharia fonte
principale della legislazione con l’intento d’imbrigliare
l’appoggio della Fratellanza musulmana; si ricorda poi il
caso americano, con la scelta di Jimmy Carter di
presentarsi come born again Christian nella campagna
11 elettorale del 1976, la svolta radicale religiosa in Israele con
la vittoria del Likud nel 1977, e infine, la rivoluzione in
Iran del 1979, paese alleato USA e dalla forte crescita
economica al quale l’autore dedica un intero capitolo (pp.
89-104) con l’obiettivo di illustrare lo slittamento della
rivolta da una connotazione prevalentemente borghese
antitotalitaria, a un’inattesa islamizzazione sciita. Un altro
capitolo (pp. 105-124) è riservato alla comparsa del
modello della “guerra santa” per l’offensiva americana
antisovietica in l’Afghanistan dopo il colpo di stato filorusso
del 1978. «La vostra causa è giusta, e Dio è dalla vostra parte»,
furono le parole pronunciate nel 1980 dall’inviato di Carter
in Afghanistan a un gruppo di mujaheddin in armi contro
le forze comuniste miscredenti. L’autore affronta poi i
drammatici casi nazionali sorti dalla frammentazione
dell’Impero indiano britannico tra India, Pakistan, Sri
Lanka, Bangladesh, e Birmania, e la loro scia di conflitti
tuttora in corso tra induisti, musulmani, sikh e buddisti. A
sfatare gli stereotipi – secondo le parole dell’autore, da
«mitologia» – che pensano specifiche religioni più inclini al
fondamentalismo violento, si presta il caso dello Sri Lanka:
la costituzione repubblicana del 1972 proclamando il
buddismo religione più importante del paese e «dovere dello
Stato proteggere e promuovere gli insegnamenti del Buddha», ha
contribuito a inasprire i conflitti con la minoranza tamil
induista sfociati negli scontri che hanno causato migliaia di
vittime, e che rimangono tuttora irrisolti. Anche la
cattolicità, con l’elezione di Wojtyla nell’ottobre 1978, ha
virato secondo Graziano, verso una nuova affermazione
dell’identità religiosa attraverso un deciso centralismo
istituzionale, una rinnovata azione dirigista sui temi etici
(con l’aborto paragonato alla Shoah), sui temi politici con
la strenua lotta contro il relativismo e gli illuminismi
moderni, anche mediante lo sviluppo dei culti popolari,
con una media, mai vista prima, di 17,2 canonizzazioni
l’anno. Si tratta di una cattolicità moderna non solo perché
capace di sfruttare i media moderni, ma soprattutto perché,
sul piano culturale, capace di comprendere i punti di crisi
ideologica della modernità e proporre soluzioni
“modernamente antimoderne”. Nella terza parte del
lavoro (pp. 133-222) una prima sezione è dedicata alla
discussione dell’invenzione dello “scontro di civiltà”, a
partire dal testo di Samuel Huntington insistendo sull’insita
contraddittorietà e semplificazione di ogni teoria sulle
radici della civiltà Occidentale, sull'impossibile
riconoscimento dei confini geografici fra civiltà, e sulla
strumentalizzazione tesa a definire come contraltare
dell’Occidente (supposto monolitico), una civiltà
musulmana pretestuosamente descritta omogenea e
unitaria negli intenti. Nella strategia della “guerra santa” –
lo scontro di civiltà al quale i credenti o i portatori di valori
hanno il dovere di reagire vigorosamente –un ruolo
decisivo è giocato dall’«uso plastico dei testi religiosi», dalla
creazione delle identità come causa ed effetto di un
c o n fl i t t o, e i n fi n e, d a l l a d i f f u s a i g n o r a n z a e
stereotipizzazione del mondo musulmano. Nell’ultima
parte del volume (pp. 225-310) l’autore propone il
paradigma della “santa alleanza”, la strategia di
consolidamento e riconquista della modernità da parte
delle religioni, con particolare riferimento ai tentativi di
collaborazione ecumenica e interreligiosa della Chiesa
cattolica in nome della “legge naturale” o i “valori non
IRINEWS 15 luglio 2015
negoziabili”. In questo quadro lo scontro di civiltà non
coincide con la faglia tra due civiltà geopolitiche (cristiana
occidentale e musulmana mediorientale) ma fra la civiltà
che promuove gli spazi etici religiosi e quella che li erode in
nome della secolarizzazione. Ad esempio, in Francia,
scuole cattoliche accolgono molti studenti musulmani che
tentano di eludere il divieto statale sui simboli religiosi
(velo) a scuola, e a livello più elevato, l’Istituto Cattolico di
Parigi ospita la formazione superiore per imam francesi.
La Chiesa francese mostra di tessere una “santa alleanza”
nel nome del contrasto alla laïcité statale, al relativismo che
pone le diverse scelte etiche sul medesimo piano. Una
legge morale “naturale” dovrebbe fondare una sorta di
programma condivisibile da tutte le religioni, ove inserire
la battaglia all’aborto, all’eutanasia, la difesa della famiglia
tradizionale, della libertà d’insegnamento, vale a dire
l’equivalenza legale tra istruzione pubblica e privatareligiosa. Attraverso incontri e istituti di dialogo interreligioso sarebbero in corso intrecci di alleanze tra la
Chiesa Cattolica, la fronda “anglocattolica” contraria
all’ordinazione di vescovi anglicani omosessuali, e correnti
ebraiche e musulmane che manifestano una «aspirazione
comune alla sharia» (p. 303), cioè a fare dei precetti religiosi la
base per la giurisprudenza pubblica. Nelle ultime righe del
volume l’autore formula ipotesi sulle tendenze future: i
continenti in declino economico, Europa e USA
potrebbero offrire lo scenario a una futura crescita di
religiosità sociale e politica; viceversa, i paesi dalle
maggiori prospettive di crescita (asiatici e africani)
potrebbero vedere tale religiosità contrarsi
progressivamente. Nel complesso, il volume, attraverso uno
sforzo interdisciplinare che attinge alla storia delle
istituzioni religiose e alla storia politico-economica di
numerosi paesi, ha merito di stilare un compendio sinottico
su una molteplicità di religioni in una molteplicità di
scenari politici strategici, traendone tendenze complessive.
Per gli specialisti delle varie aree religiose prese in esame,
potrebbe apparire non sufficientemente articolata la
differenziazione intra-confessionale. Inoltre, il quid
specificamente religioso del “ritorno di Dio” sembra a
tratti soccombere sotto la lente dei processi politicoeconomici che oscurano altre forme di continuità col
passato sui piani diversi dal geo-politico.
Dan Barker, Una guida per giovani scettici: Forse si,
Forse no, Nessun Dogma, Roma 2015, pp. 80
!
!
di Rita Mei
L’autore, Dan Barker, è co-presidente della Freedom From
Religion Foundation, fondazione che, in America, si
impegna a far rispettare il principio costituzionale di
separazione tra Stato e Chiesa e a promuovere la
conoscenza dell’ateismo e questo libro per bambini, Forse sì,
forse no, rientra nel progetto editoriale “Nessun Dogma”,
avviato dall’UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici
Razionalisti), associazione italiana che promuove la
diffusione del pensiero non religioso.
Questo è un libro per bambini, consigliato dai 12 anni in
poi, che, attraverso la storia della protagonista, Adele di 10
anni, insegna gli elementi essenziali del pensiero critico
illustrando ciascuna di queste norme con esempi chiari,
configurandosi come una primissima introduzione per
12
bambini allo scetticismo. Seguendo le illustrazioni di Brian
Strassburg, i giovani lettori imparano, attraverso il
comportamento di Adele, come fare a risolvere un mistero,
quello dei fantasmi: facendo domande e pretendendo
risposte chiare, ascoltando con molta attenzione i diretti
protagonisti dei fatti, non accettando le spiegazioni
superstiziose dei propri amici, controllando così gli eventi
che vengono raccontati. L’idea di fondo dell’autore è che
sia necessario nel mondo di oggi, in cui i giovani sono
inondati da notizie spesso senza controllo, armarli con la
spada del pensiero critico: “E’ necessario che si insegni
precocemente ai bambini a sviluppare la loro capacità
critica e l’autonomia di pensiero, così che cresca con loro
una base di autostima quando maturano. Lasciare che i
bambini siano curiosi, insegnar loro a fare domande e
motivarli a capire le cose da soli, consentirà loro di essere
forti in tutti i settori della vita”. Forse sì, forse no vuole
dimostrare praticamente a pensare e a comportarsi
criticamente, fino a mostrare il metodo scientifico vero e
proprio senza usare un linguaggio tecnico; ai bambini
viene consigliato di seguire le varie regole della scienza:
“fai controlli”, “ripeti le prove”, “prova a dimostrare che
qualcosa è falso”, “le spiegazioni devono essere sensate”,
“scegli le spiegazioni semplici”, illustrando ciascuna di
queste norme con esempi chiari. “Puoi farlo a modo tuo”,
scrive Barker, “Se sei un buon scettico, tu saprai come
pensare per conto tuo.
!
Gianfranco Ravasi, Siamo quel che mangiamo? Un
lessico del cibo tra Scrittura e cultura, EMI,
Bologna, 2015, pp. 61
!
di Rita Mei
!
Questo libro fa parte di una nuova collana, promossa dalla
Editrice Missionaria Italiana di Bologna, di testi brevi per
approfondire i temi di Expo 2015, in cui il presidente del
Pontificio Consiglio per la Cultura, il cardinal Ravasi,
propone una breve ma pregnante introduzione al
significato biblico del cibo attraverso i suoi elementi
essenziali (pane, vino ed acqua) e i suoi significati
fondamentali (ospitalità, giustizia, condivisione) di chiaro
taglio simbolico cristiano. La Bibbia presentata da Ravasi
in queste pagine è una religione storica e incarnata, che
considera il cibo come una componente così capitale
dell’esistenza che uno dei primi discorsi rivolti da Dio alla
creatura umana comprende proprio l’alimentazione. “La
religione cristiana – per Ravasi - non è una vaga emozione
interiore che ci invita a decollare dalla realtà verso cieli
mitici e ascetici ma è una fede legata ai corpi, alla storia e
all’esistenza”.
La riflessione sulla realtà del cibo nelle sue varie
componenti tematiche di Ravasi si articola in tre tappe. La
prima verte su alcune componenti essenziali, come il pane,
il vino, l’acqua, non solo dal punto di vista alimentare ma
anche per la loro carica simbolica ed esistenziale. In tutte le
religioni si ha una linea di demarcazione tra il sacro e il
profano; per passare da questa seconda parte alla prima è
necessaria una purificazione che comporta anche
l’osservanza di determinate regole, spesso di carattere
alimentare, così come l’attenzione ad animali “puri” nella
tradizione musulmana e le regole del cibo kasher in quella
IRINEWS 15 luglio 2015
ebraica. Ravasi in questo libro pone invece l’accento sul
momento di rottura di tale processo innescato dal
messaggio di Cristo, che si mostra critico riguardo alle
regole di purità/impurità, puntando piuttosto sulla purità
interiore e morale: “Non capite che tutto ciò che entra
nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché
non gli entra nel cuore ma va nel ventre e va nella
fogna?” (Mc 7, 18-23).
La seconda tappa riguarda la negazione del cibo attraverso
due modalità antitetiche: la positiva, con la scelta del
digiuno penitenziale, analizzato sia nella tradizione
cristiana che musulmana; e la negativa, con un cenno della
degenerazione dell’uso del cibo attraverso il vizio della
gola, uno dei sette peccati capitali. Ravasi non dimentica di
agganciare questo discorso teologico alla realtà
contingente: “Dobbiamo tornare alla bellezza della tavola,
spesso incrinata dalla frenesia di un nutrimento alla fast
food. Una società che ignora lo spreco alimentare, che si
infastidisce quando si evoca lo spettro della fame nel
mondo, che si oppone all’ospitalità, ha perso la dimensione
simbolica del cibo e la spiritualità che in quel segno è
celata”. Il libro si conclude con un piccolo lessico biblico
dedicato al cibo, dove le diverse voci (come agnello, lievito,
manna, pesce, purità, sacrificio e zizzania) vengono
considerate per il loro significato culturale che teologico.
!
Di prossima pubblicazione per Aracne editrice «I
Princìpi di Toledo e le religioni a scuola» a cura di
Angela Bernardo e Alessandro Saggioro
di Angela Bernardo
Usciranno, per la prima volta in traduzione italiana, per la
casa editrice Aracne, a cura di Angela Bernardo e
Alessandro Saggioro, con saggi di Brunetto Salvarani,
Flavio Pajer e Maria Chiara Giorda, i Toledo Guiding
Principles on Teaching about Religions and Beliefs in
Public Schools. Pubblicati nel 2007 dall’ODHIR, l’Ufficio
per le Istituzioni Democratiche dell’OSCE,
l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in
Europa, i Princìpi guida di Toledo furono fin dall’inizio
elaborati con l’intento dichiarato di contribuire ad una
migliore comprensione del ruolo e del significato acquistati
dal fattore religioso nella società contemporanea. Tuttavia,
fin dall’atto della prima apparizione, in doppia versione
ufficiale inglese e spagnola, essi ebbero in Italia scarsa eco:
solo un laconico comunicato della Presidenza del Consiglio
dei Ministri, che riprendeva in italiano alcune battute di
auto-presentazione del testo originale, dava infatti,
nell’autunno del 2007, notizia della loro diffusione.
Realizzati da un gruppo di esperti provenienti da diversi
ambiti disciplinari, specializzati in tema di rapporto tra
religioni e spazio pubblico, i Princìpi guida di Toledo
rappresentano una sorta di linee guida indirizzate a
valorizzare l’insegnamento dei sistemi di religioni o
credenze presenti nelle scuole pubbliche degli Stati
aderenti all’Unione Europea (e non solo). Inseriti nella
cornice ideale (ed ideologica) delineata dal quadro dei
diritti umani e delle libertà fondamentali – di pensiero, di
coscienza, di espressione –, propugnati da istituzioni di
natura spesso transnazionale, essi possono essere a buona
ragione inscritti nell’ambito di quelle politiche educative
13
integrative, a carattere multi-culturale e multi- religioso,
che negli ultimi anni hanno ricevuto nuova attenzione e
slancio (anche in termini programmatici) sia a livello
europeo sia sul piano internazionale. Nato come lavoro
collettivo all’indomani dell’uscita del testo originario dei
Princìpi, dalla collaborazione di un gruppo di studenti,
docenti ed ex-studenti del Dipartimento di Storia, Culture,
Religioni della Sapienza Università di Roma, il volume qui
anticipato, portato ora a termine dai due curatori sopra
menzionati, risulta strutturalmente diviso in tre parti, delle
quali la prima e l’ultima costituiscono, rispettivamente, la
premessa e le conclusioni critico-analitiche, contenenti lo
sfondo di senso entro il quale comprendere l’iniziativa. Più
specificamente trattati nella sezione centrale dell’opera, i
Toledo Guiding Principles on Teaching about Religions
and Beliefs in Public Schools risultano a loro volta costituiti
da sei capitoli distinti, dei quali il sesto si configura come
una sintesi concettuale significativamente intitolata
Raccomandazioni e conclusioni, più quattro Appendici
particolarmente rilevanti per la ricostruzione dell’impianto
teorico-normativo all’interno del quale è possibile inserire
gli stessi. Saldamente ancorati al campo che riconosce nei
diritti umani e nelle libertà fondamentali i cardini della
convivenza democratica, i Princìpi guida di Toledo
affrontano la questione dell’insegnamento pubblico delle
religioni ricollegando la trattazione a tematiche di più
ampio respiro che, direttamente connesse alle
problematiche emergenti dall’attuale interrelazione tra
culture differenti, vanno dalla salvaguardia dello Stato di
diritto alla costruzione di una cittadinanza partecipata fino
alla preservazione di capisaldi quali l’uguaglianza, la
solidarietà e la giustizia sociale, la tutela delle minoranze
nonché la promozione del dialogo e del rispetto reciproci.
Attraverso esempi di buone pratiche e progetti conclusi o
in corso, i Princìpi offrono, inoltre, spunti operativi specifici
relativi sia alla costruzione dei curricoli scolastici con focus
religioso sia alla formazione dei docenti interessati
all’istruzione nell’ambito considerato. In linea di continuità
con lavori che anche in Italia hanno, nel tempo, tentato di
proporre modelli educativi alternativi a quelli esistenti in
tema di insegnamento della religione/delle religioni –
ricordiamo ad es. M.C. Giorda, A. Saggioro, La materia
invisibile. Storia delle religioni a scuola. Una proposta,
EMI, Bologna 2011 e, più recentemente, G. Arrigoni, C.
Consonni, A. Però (eds.), Proposte per l’insegnamento della
Storia delle religioni nelle scuole italiane, Sestante,
Bergamo 2014 –, l’edizione italiana dei Princìpi guida di
Toledo intende oggi, a distanza di quasi dieci anni dalla
loro prima apparizione, ridestare l’attenzione, a partire da
un testo troppo poco conosciuto a livello nazionale, su uno
dei nodi mai risolti del dibattito contemporaneo ossia
quello del delicato rapporto tra religioni e spazio pubblico,
tra religioni e politiche (educative) statali.
Per approfondimenti http://www.osce.org/odihr/29154 e
http://www.aracneeditrice.it/aracneweb/
IRINEWS 15 luglio 2015
Eventi
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a cura di Beatrice Nuti
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Torino - Biblioteca E. Peterson, 4 maggio 2015
“Come scrivere un manuale di storia delle
religioni? Questioni didattiche della disciplina”.
Tavola rotonda sui manuali di storia delle religioni.
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Del ciclo “Lunedì della Peterson”, l’incontro è stato
organizzato dal dipartimento di Studi Storici dell’Università
degli sudi di Torino e introdotto da Natale Spineto,
Professore di Storia delle religioni nella stessa Università, che
per ragioni didattiche, si è spesso interrogato su quale
manuale adottare per i propri corsi. Si è riferito al volume
più in uso, in particolare al testo di A. Brelich (1963) adottato
da 10 cattedre di Storia delle religioni in Italia. Composto da
una prima parte dedicata ai concetti e da una seconda
dedicata a una sintesi sulle maggiori religioni nel mondo, si
tratta di un’opera però che non riflette lo stato degli studi
degli ultimi 50 anni. Nel 1998 compare Storia delle religioni di
Filoramo. Spineto, sulla questione dei manuali, ha sottoposto
agli ospiti 4 problemi epistemologici: 1) cosa si intende per
“storia” nella disciplina storia delle religioni? Il sapere storico
critico ha molto criticato un certo metodo adottato da
Brelich e anche Filoramo. 2) la possibilità di far fronte alla
decostruzione del concetto di religione 3) comparazione: la
storia delle religioni si basa sulla comparazione di fenomeni
sulla base di alcuni concetti 4) quali religioni tenere in conto?
Le (5?) “grandi religioni” ormai rappresentano una categoria
opinabile. Da ciò possono darsi alcune tipologie di manuali:
1) Introduzione alle religioni 2) Storia degli studi 3) Opere
con focus su grandi temi: genere, fondamentalismi, cibo… ecc
4) presentazione di alcuni concetti con seguente riferimento
ad alcuni casi studio (modello Brelich o Filoramo). Sono
intervenuti: Francisco Diez de Velasco, docente dell’unica
cattedra di storia delle religioni in Spagna (nata da un allievo
di Pettazoni) a Tenerife. Ha sentito l’esigenza di scrivere per
gli studenti dei propri corsi il primo manuale in spagnolo
Introducción a la Historia de las Religiones, Madrid, Editorial
Trotta (1995, 2ª ed. 1998, 3ª ed. 2002); Philippe Borgeaud,
docente a Ginevra (sede della prima cattedra di storia delle
religioni al mondo) che per scopi didattici ha scritto Aux
origines histoire des religiones e Histoire des religions, Infoglio (2013);
Giulia Sfameni Gasparro, già pres. della Società Europea di
storia delle religioni e ora pres. della Società Italiana Storia
delle religioni, docente a Messina, che ha scritto prima sotto
forma di dispense per gli studenti e poi editato, Oggetto e
metodo della storia delle religioni (2008); Introduzione alla storia delle
religioni (2011). Ha rilevato il suo intendere la storia delle
religioni come disciplina storica induttiva e comparativa.
Infine è intervenuto Francois Boespflug, prof. emerito a
Strasburgo che ha composto Religion les mot pour en parler.
Notions fondamentales en Histoire des religions, Bayar Labor et fides
(2014) formatosi agli studi di teologia si è dovuto formare per
esigenze didattiche alla storia delle religioni, approfittandone
per stilare un manuale.
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Torino - Liceo Einstein, 23 maggio 2015
“Laicità come diritto di cittadinanza nella scuola”
Organizzato dalll’associazione XXXI Ottobre.
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Nella mattina, guidati da Silvana Ronco, impegnata da
tempo sui temi della laicità a scuola, sono intervenuti i
portavoce di associazioni come “Coordinamento per la
Laicità della Scuola” (Silvia Bodoardo), la “Federazione
Nazionale Insegnanti” (Marco Chiauzza), il “Movimento di
cooperazione Educativa” (Nuccia Maldera) e “Associazione
di Genitori di Omosessuali” (Lino Manfredi). Gli interventi
hanno messo in luce, a partire da esigenze e interessi anche
differenti tra loro, la necessità viva di un ripensamento delle
pratiche di laicità, inclusione e parità nella vita degli studenti
e degli insegnanti. Nel pomeriggio M. Giorda ha
rappresentato lo stato delle sperimentazioni a scuola di ore
differenti dall’IRC, in particolare le sperimentazioni di
insegnamenti di storia delle religioni, proponendo un
parallelo interessante, quello con un’altra “materia invisibile”
– una disciplina cioè di cui è data per scontata la conoscenza
e l’istruzione nel percorso scolastico, pur non avendo un’ora
curriculare propria – quella dell’Educazione alla
cittadinanza. Sia per la Storia delle religioni che per
l’Educazione alla cittadinanza, si evincono snodi storici di
resistenza a possibili riforme che introducano queste
discipline con l’argomento che i rispettivi contenuti
dovrebbero essere “diffusi” in altre materie scolastiche, o
addirittura, nel caso dell’Educazione alla cittadinanza, in
tutte le discipline. L’esito è però insoddisfacente dato il
diffusissimo analfabetismo civile e anche religioso che si
constata. Sono intervenuti l’assessore all’Istruzione della
Regione Piemonte Gianna Pentenero che ha messo in rilievo
come in tempi di forte crisi economica la laicità delle
istituzioni non deve impedire di riconoscere le buone
pratiche messe in piedi da tutti gli istituti, siano essi statali o
privati paritari. Scuole come il complesso Don Bosco a
Torino offrono esempi di accoglienza pur se nati da uno
spirito confessionale. Sulla stessa linea Redi Sante di Pol,
presidente della Federazione italiana scuole materne (sezione
Piemonte) che, a partire dalla propria esperienza di docente
in strutture paritarie dal forte “orizzonte di senso”, ha
rilevato che esso è ragione e supporto all’accoglienza di tutti
gli studenti e non fattore di esclusione, e che la laicità oggi
deve riconoscere il ruolo educativo e pubblico delle religioni,
in particolare cattolica. Chiara Saraceno, notissima
sociologa, ha controbattuto con energia l’accostamento tra il
disegno sottostante alla scuola pubblica e laica, di cui
dovrebbero occuparsi gli enti pubblici, e le scuole «portatrici
di specifici orizzonti di senso» le quali, pur nella libertà di
esercitare i propri scopi nei limiti della legge, non dovrebbero
mai essere intese come plausibili sostitute delle scuole
pubbliche. L’argomento secondo cui tali istituzioni svolgono
un ruolo di pubblica utilità non è sufficiente per la sociologa,
perché in tal modo lo Stato rinuncia a curare e promuovere
le proprie agenzie di senso, cioè le scuole pubbliche animate
dallo spirito della costituzione, i cui docenti sono selezionati e
formati da enti pubblici nello spirito dell’uguaglianza e
laicità, e che col medesimo spirito accolgono e formano
studenti di qualsiasi origine e orientamento nell’intento di
creare una comunità civile coesa.
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IRINEWS 15 luglio 2015
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Redazione: Mariachiara Giorda; Ilaria Biano; Luca Bossi, Sara Colantonio, Rita Mei, Elena Messina, Ai Nagasawa;
Beatrice Nuti, Giulia Nardini, Paolo Pascucci, Valentina Savelli.
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Questo numero 2015 è chiuso e inviato il 15 luglio 2015. Prossimo numero: 15 ottobre 2015
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15 luglio 2015