L’epilessia infantile Gli approfondimenti di Pronto Dottore Una carrellata sull’epilessia nell’età pediatrica Le indicazioni della banca dati ticinese Un primo punto importante da chiarire è che una crisi epilettica non significa necessariamente epilessia. Una crisi epilettica avviene poiché numerose cellule cerebrali vengono eccitate simultaneamente e producono quindi una manifestazione non adeguata. La crisi epilettica è dovuta ad una non coordinazione di processi di eccitazione e di inibizione. Per principio ogni cervello umano, se sottoposto ad una forte provocazione può generare una crisi epilettica. Per questo motivo i bambini, presentando un cervello ancora in fase di maturazione, quindi più vulnerabile, più spesso sono confrontati con delle crisi epilettiche. Febbre, uno stress sufficiente Uno stato febbrile può rappresentare uno stress sufficiente per raggiungere la soglia e provocare nel bambino una crisi epilettica occasionale; per definizione vengono chiamate convulsioni febbrili. Queste sono delle crisi epilettiche tipiche dell’età che va dai 6 mesi ai 6 anni. E’ anche importante sapere che una crisi epilettica nell’età pediatrica può imitare qualsiasi manifestazione legata a un’alterazione dello stato di coscienza o causare movimenti involontari o percezioni alterate. Per questo motivo, di fronte ad un evento parossistico, rientra sempre come diagnosi differenziale anche la possibilità che si tratti di una crisi epilettica. Se le crisi sono recidivanti Si parla invece di epilessia quando queste crisi epilettiche sono recidivanti e non sono scatenate da fattori esterni come la febbre, che abbiamo appena citato. Secondo i dati raccolti nella mia policlinica di neuropediatria, posso dire che lo 0.5% della popolazione pediatrica soffre di epilessia; una buona parte delle crisi epilettiche si manifesta prima del ventesimo anno di vita e solitamente hanno un decorso positivo perché si risolvono nell’età adulta. La valutazione delle cause Dinnanzi ad un bambino che presenta più di una crisi epilettica, il primo passo è quello di valutarne le cause. Ci sono due forme di epilessia: la prima è quella idiopatica mentre la seconda è un’epilessia di tipo sintomatico. L’epilessia idiopatica è legata ad un substrato genetico, all’età del paziente e alla maturazione cerebrale ed è tipica dell’età pediatrica. All’esame neurologico il 1 L’epilessia infantile Gli approfondimenti di Pronto Dottore bambino ha un riscontro completamente normale e non presenta deficit cognitivi. L’epilessia sintomatica, invece, è una delle tante manifestazioni di una malattia cerebrale che nel bambino, a differenza dell’adulto, è spesso legata a malformazioni cerebrali, a lesioni perinatali oppure a encefalopatie di tipo metaboliche. Il secondo aspetto importante è di capire se si tratta di una crisi epilettica di tipo generalizzata oppure di un’epilessia di tipo focale. L’epilessia generalizzata è la manifestazione di un’attività epilettica generalizzata ed è sempre associata ad una perdita di coscienza iniziale. La crisi epilettica focale invece è localizzata in una parte del sistema nervoso centrale e si suddivide in crisi epilettiche focali semplici oppure complesse, a seconda se vi sia un’alterazione dello stato di coscienza, come nel caso delle crisi epilettiche focali complesse. L’epilessia benigna La particolarità dell’età pediatrica è il fatto che vi sono tutta una serie di sindromi epilettiche legate all’età del bambino e anche la manifestazione clinica è tipica dell’età; penso, in primo luogo, a delle convulsioni neonatali, a una sindrome di West, a delle epilessie parziali idiopatiche, a un’epilessia mioclonica giovanile, ecc. Una forma frequente di epilessia focale è l’epilessia benigna del bambino con punte onda centro-temporali (epilessia Rolandi). Tipico di questa forma è il fatto che si palesa nell’età scolastica (tra i 4 e i 16 anni, con un’età media di 7.5 anni) e ha una preferenza del sesso maschile; rappresenta circa il 20% delle forme di epilessia che ho constatato nella mia banca dati di bambini ticinesi; si manifesta con poche crisi epilettiche e queste sono limitate al risveglio del mattino con una sintomatologia motoria all’emiviso. I bambini non sono in grado di parlare, presentano bava alla bocca, percepiscono un formicolio alla guancia, sentono delle contrazioni, non riescono a muovere la lingua, solitamente la durata varia tra 30 secondi e 2 minuti. In pochi casi possono esserci delle crisi dopo essersi addormentati alla sera. In questa situazione la prima indagine è sicuramente un elettroencefalogramma che nella maggior parte dei casi mostra un’attività epilettogena a livello centro-temporale; se la clinica e l’elettroencefalogramma sono tipici, non è necessario eseguire ulteriori accertamenti neuro-radiologici. Solo nei casi dove la frequenza di queste crisi è importante, quindi limita la qualità di vita del bambino con ripetute assenze scolastiche, è necessaria una terapia antiepilettica. Il medicamento di prima scelta è il Sultiam o Carbamazepina. La prognosi è sicuramente buona nel senso che il bambino reagisce bene e non presenta più crisi epilettiche, non ha più difficoltà scolastiche e dopo l’adolescenza non necessita più di nessun medicamento. 2 L’epilessia infantile Gli approfondimenti di Pronto Dottore L’epilessia con assenze L’altra forma di epilessia tipica dei ragazzi è l’epilessia generalizzata con assenze; anche questa si manifesta soprattutto nell’età scolastica (4-11 anni con un’età media di 7 anni); solitamente è più frequente nelle ragazza e con il 20% dei casi rappresenta una forma frequente. Qui le crisi epilettiche giornaliere sono frequenti, il bambino si presenta con lo sguardo fisso, per pochi secondi non risponde, la crisi arriva all’improvviso e questo, a lungo tempo, può portare anche difficoltà scolastiche. In questa situazione la terapia medicamentosa è indicata. Attenzione alle crisi precoci Ciò che è particolare nell’età pediatrica sono le crisi epilettiche precoci; queste infatti possono interferire nella fase delicata di maturazione cerebrale e avere anche un impatto sullo sviluppo cerebrale, per questo motivo rappresentano le situazioni dove non sono tanto le crisi epilettiche che richiedono un trattamento ma è importante per avere sotto controllo le crisi epilettiche che possono causare problemi nello sviluppo cerebrale del bambino. In queste forme il trattamento è assolutamente necessario. Nelle forme epilettiche con una bassa frequenza di crisi e dove non c’è un influsso sullo sviluppo cognitivo, una terapia antiepilettica non è sempre necessaria. In generale le forme idiopatiche sia generalizzate che focali non hanno un’influenza sullo sviluppo e sul quoziente intellettivo. Il trattamento chirurgico In casi rari nel bambino la terapia può essere la chirurgia, ma questa è possibile solo nelle forme in cui si riescono ad evidenziare delle patologie focali che sono responsabili delle crisi epilettiche, in modo particolare una sclerosi mesiale, gliomi cerebrali, delle malformazioni corticali o delle lesioni circoscritte. In conclusione possiamo dire che l’epilessia è una patologia tipica dell’età pediatrica, che una buona parte di queste forme sono legate alla maturazione cerebrale che quindi hanno spesso un’evoluzione benigna; bisogna prestare la necessaria attenzione alle forme precoci che possono interferire a livello cerebrale e alterare lo sviluppo del bambino. PD Dr. med. Gian Paolo Ramelli, Neurologo pediatrico e Primario di pediatria all’Ospedale Regionale di Bellinzona e Valli 3