Si definisce sterilità l’assenza di concepimento dopo un anno di rapporti non protetti. La mancata insorgenza di gravidanze viene sistematicamente suddivisa in: - sterilità primaria: non si è mai verificato un concepimento; - sterilità secondaria: incapacità di procreare dopo uno o più concepimenti. La sterilità di coppia è una problematica che grava anche in Italia su una vasta area di persone. Il fenomeno, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), colpisce, nei paesi industrializzati come l’Italia, il 1520% delle coppie. Nell’ambito della coppia fertile, la probabilità di gravidanza è del 20-25% per ogni ciclo; la percentuale aumenta fino al 40% al secondo mese, per raggiungere l’80% entro un anno di rapporti regolari, continui, non protetti. Solo il 20% delle coppie fertili concepisce entro il secondo anno. Allo stato attuale il 15-20% delle coppie presenta un problema di sterilità di coppia. L’incidenza del fenomeno ha subito negli ultimi 20 anni un incremento. Si va sempre più affermando il nuovo concetto di sterilità intesa come patologia dell’uomo, della donna o della coppia. In un 10-15% dei casi si parla di “sterilità idiopatica o inspiegata” tale valore con l’avvento di nuove indagini diagnostiche tenderà a diminuire progressivamente. La durata della sterilità costituisce uno degli indicatori prognostici più significativi: coppie con una storia di sterilità primaria più lunga di 3 anni hanno una probabilità minima di ottenere una gravidanza spontanea. L’origine multifattoriale della sterilità di coppia oggi, rispetto a qualche anno fa, è più chiara, e si ritiene che il fattore maschile sia responsabile del 40-50% dei casi della mancanza di gravidanze. Tale dato, rapportato alla popolazione generale, indica che il 5-10% degli uomini in età riproduttiva è infertile. A tale percentuale va poi aggiunta la quota dovuta alle forme idiopatiche o di sterilità inspiegata, di cui una parte è sicuramente attribuibile ad un fattore maschile misconosciuto. Sempre più giovani coppie si trovano a dover affrontare il problema della infertilità! Basti pensare che in Occidente oltre il 24% di esse ha problemi riproduttivi e solo da poco si è dato il giusto peso a questo aspetto, che implica diverse difficoltà, come ad esempio accettare l'infertilità e le implicazioni dei trattamenti proposti per risolverla! Negli ultimi anni, la conoscenza della medicina riproduttiva si è estesa con successo, e le tecniche di riproduzione assistita sono diventate sempre più complesse e con successi maggiori. Nonostante questo, in Italia si segnalano 30 mila nuovi casi all'anno di infertilità maschile, circa un terzo di quella generale. A questo punto bisogna definire cosa si intende per infertilità e per sterilità! Secondo l'organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) e l'American Fertility Society (A.F.S.) una coppia è da considerarsi infertile quando non è in grado di concepire e di avere un bambino dopo un anno o più di rapporti sessuali; viceversa è da considerarsi sterile quella coppia nella quale uno od entrambi i coniugi sono affetti da una condizione fisica permanente che non renda possibile avere dei bambini. Inoltre vengono definite affette da infertilità secondaria, quelle coppie che non riescono ad avere un bambino dopo una gravidanza coronata da successo. Le cause di questo incremento dei casi di sterilità ed infertilità possono ricondursi a: - età media dei coniugi al momento del matrimonio, mediamente più elevata rispetto al passato; - difficoltà ed esigenze sociali che inducono la coppia a programmare il concepimento in un'epoca più tardiva; - incremento delle malattie sessualmente trasmesse; - stress; - abitudini voluttuarie (fumo, alcol, ecc.); Sappiamo che l'età della donna, così come dell'uomo, è un fattore che si correla negativamente con la capacità riproduttiva. È vero che la vita media si è allungata, ma non si può dire la stessa cosa dell'età fertile. Il momento migliore continua a rimanere quello tra i 25 ed i 30 anni. L'effetto negativo dell'età sulla riproduzione ed in particolare sul sistema riproduttivo femminile sembra legato ad una sempre maggiore possibilità di fallimento dei fini sistemi di regolazione dell'unità ipotalamo-ipofisi-ovaio, ad una progressiva diminuita sensibilità delle gonadi allo stimolo gonadotropinico, al frequente sviluppo con l'età di fibromi uterini, alla più lunga esposizione alle malattie infettive. Le cause della sterilità maschile sono diverse, infatti, dalle ultime ricerche, è emerso che tale tipo di problema può dipendere da: - ridotta conta di spermatozoi; - ridotta motilità degli spermatozoi; - problemi coitali per incapacità di eiaculare o per impotenza; - difetti nella forma, per cui gli spermatozoi non possono penetrare la superficie esterna dell'ovocita; - l'abuso di alcolici; - il fumo; - malattie autoimmuni e patologie tumorali; - l'esposizione dei testicoli ad agenti tossici ed infettivi. Alcuni ricercatori hanno dimostrato che, chi sta più di tre ore al giorno al volante, può soffrire di ridotta fertilità; la temperatura dei genitali maschili dopo due ore alla guida di un autoveicolo, aumenta di oltre due gradi. L'apparato genitale funziona bene a bassa temperatura, mentre le alte temperature possono provocare problemi a livello funzionale. Pizzaioli e fornai sono tra le categorie più a rischio, considerando la continua esposizione del loro corpo al calore. Calore dannoso per i testicoli al pari di fumi, pesticidi, insetticidi e vapori di solventi chimici, sostanze maneggiate da giardinieri, carrozzieri, tappezzieri, coloritori, floricolori, ecc. Non possono stare tranquilli neanche coloro che fanno dei mezzi di trasporto la loro seconda casa, trascorrendo su di essi dalle sei alle otto ore al giorno, con il rischio di incorrere in una diminuzione della mobilità spermatica. Le cause della sterilità femminile possono dipendere invece da: 1. Fattore cervicale 2. Fattore utero-tubarico 3. Fattore ormonale 4. Fattore immunologico 5. Sterilità inspiegata 6. Cause genetiche In ordine di incidenza, le più comuni sono: Cause comuni di sterilità Mancanza di ovulazione Patologia tubarica e pelvica Altri problemi rari Sterilità idiopatica FATTORE CERVICALE È dovuto alla produzione di muco cervicale non idoneo alla penetrazione degli spermatozoi e/o anticorpi da parte della mucosa endocervicale. Le cause che stanno alla base del fattore cervicale possono essere: 1. ANATOMICHE - Interventi sul collo dell’utero - Sinechie cervicali 2. FUNZIONALI - Muco cervicale ostile - Muco cervicale acido 3. INFIAMMATORIE - Endocerviciti 4. IMMUNOLOGICHE - Produzione di anticorpi antispermatozoi La diagnosi di fattore cervicale è solitamente effettuata attraverso il Cervical Score ed il Post Coital Test. FATTORE UTERINO È una condizione in cui una alterazione dell’utero impedisce il concepimento. Le patologie principali sono: 1. ALTERAZIONI CONGENITE 2. SINECHIE UTERINE 3. NEOFORMAZIONI UTERINE 4. ENDOMETRITE La diagnosi di alterazioni uterine viene solitamente effettuata attraverso uno studio combinato fra Isteroscopia, Isterosalpingografia, Laparoscopia. Sono esami di ausilio l’ecografia e l’Isterosonografia. FATTORE TUBARICO Condizione di sterilità dovuta all’occlusione delle tube. Nelle donne sterili si ritiene che abbia un’incidenza del 15-40%. Le cause più comuni di fattore tubarico sono: 1. MALATTIA INFIAMMATORIA PELVICA O PID 2. GRAVIDANZA EXTRAUTERINA 3. ENDOMETRIOSI TUBARICA 4. MALFORMAZIONI TUBARICHE 5. STERILIZZAZIONE TUBARICA La diagnosi si effettua solitamente attraverso Isterosalpingografia e Laparoscopia. CAUSE ORMONALI 1. Mancanza di ovulazione 2. Insufficiente funzione del corpo luteo 3. Alterata recettività della mucosa cervicale o endominale all'azione dell'estradiolo e/o del progesterone 4. Alterati rapporti interormonali LH/FSH-E/P 5. Iperprolattinemia La maggior parte delle disfunzioni del ciclo ovulatorio è imputabile ad un'alterazione dei controlli ormonali che presiedono alle varie fasi dello stesso; in un certo numero di casi, invece, vi è un'inadeguata risposta dei tessuti e/o organi bersaglio ai vari ormoni, i cui livelli plasmatici sono peraltro normali. CAUSE IMMUNOLOGICHE 1. Presenza di anticorpi anti-embrione 2. Presenza di anticorpi anti-sperma Tra i motivi più comuni di una scarsa o nulla capacità a concepire possiamo annoverare le cause immunologiche. Queste ultime sono per lo più dovute alla presenza di anticorpi anti-sperma (nel muco cervicale, negli altri tratti dell'apparato riproduttivo, nel siero) o anti-embrione. In passato si riteneva che la mancanza di concepimento dipendesse soprattutto dalla donna. Gli studi condotti negli ultimi anni hanno invece dimostrato che almeno nel 50% dei casi è l’uomo ad avere una ridotta capacità riproduttiva. Si può distinguere tra infertilità maschile primaria, quando l’uomo non ha mai fecondato alcuna donna, e infertilità maschile secondaria, quando l’uomo ha già fecondato una donna (partner attuale o precedente). In questo secondo caso, normalmente le chance di recuperare la fertilità sono maggiori rispetto all’infertilità primaria. EPIDEMIOLOGIA Stimare la percentuale di coppie infertili nel mondo e in Italia risulta particolarmente problematico, anche alla luce delle inevitabili difficoltà che comporta quantificare le nuove coppie che si formano ogni anno al di fuori del matrimonio. Secondo una stima dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa il 10-20% delle coppie nei paesi industrializzati soffre di problemi di fertilità. Per quanto riguarda in particolare l’infertilità maschile in Italia, un dato certo è che, nonostante negli ultimi anni gli uomini abbiano preso maggior coscienza del loro ruolo primario nelle difficoltà legate al concepimento, la quasi totalità (90%) non fa prevenzione e non consulta l’andrologo preventivamente, dato oltremodo allarmante tenendo conto che la maggior parte dei casi di infertilità maschile hanno origine da patologie uro-genitali, che in diversi casi si possono prevenire o curare. Un secondo dato preoccupante è che ben il 50% degli uomini italiani non si sottopone a visita andrologica nemmeno a seguito di una diagnosi di infertilità. Sebbene l’infertilità maschile diventi oggetto di attenzione da parte degli uomini solo nel momento in cui cercano un figlio, i problemi che potranno portare ad alterazioni riproduttive possono sorgere fin da bambini. Si stima infatti che il 50% dei giovanissimi soffra di affezioni genitali. Durante la visita di leva, si scopre che il 10-20% dei ragazzi soffre di varicocele. Intorno ai 18 anni, 1 ragazzo su 2 è a rischio infertilità. FATTORI DI RISCHIO Sono numerosi i fattori che possono influenzare negativamente, per tutto l’arco della vita di un uomo, la sua capacità riproduttiva, determinando situazioni di infertilità transitorie o definitive. Segnaliamo di seguito i principali fattori di rischio che possono portare ad infertilità maschile. Alcuni di questi fattori possono essere transitori e pertanto non incidere in maniera definitiva sulla capacità riproduttiva dell’uomo: - Febbre Quando la febbre supera i 38,5 °C può alterare la spermatogenesi per un periodo fra i 2 e 6 mesi. - Terapie (es. antitumorali) Alcuni tumori e il loro trattamento possono avere un effetto soppressivo sulla fertilità. L’arresto definitivo della spermatogenesi può essere causato dall’irradiazione in zona genitale o da farmaci antitumorali (es. agenti anchilanti). - Trattamenti chirurgici Una depressione temporanea della spermatogenesi può verificarsi a seguito di un intervento chirurgico (sopratutto se effettuato in anestesia generale) e durare 3-6 mesi. Alcuni interventi sull’apparato genitourinario possono determinare in alcuni casi una riduzione definitiva della fertilità. - Infezioni urinarie Episodi ricorrenti e trattamenti inadeguati possono essere associati a danni testicolari e epididimari per reflusso ascendente con conseguente scarsa qualità del liquido seminale. - Malattie trasmesse sessualmente Alcune malattie a trasmissione sessuale, quali la sifilide, la gonorrea, le infezioni da Chlamydia trachomatis, Lymphogranuloma venereum e il virus HPV, possono rappresentare fattori di rischio per la fertilità. Occorre indagare durante l’anamnesi del paziente il numero di episodi, il trattamento e i mesi trascorsi dall’ultimo episodio. - Epididimite Anche un’infiammazione dell’epididimo rientra tra i fattori di rischio. L’epididimo è una formazione allungata posta lungo il margine posteriore del testicolo, i cui dotti allungati servono per il deposito, il transito e la maturazione degli spermatozoi. Si deve distinguere tra epididimo-orchite (dolore acuto, grave e generalizzato) e epididimite cronica (dolore subdolo, episodico, solo talora ben localizzato e ricorrente). - Orchite postparotitica L’orchite è solitamente associata alla parotite (orecchioni), ma può comparire anche in caso di infezioni virali da coxsackie o herpes e più raramente forme batteriche. La parotite prima della pubertà, così come la parotite che non determina orchite, non interferiscono con la fertilità e non sono quindi considerati veri fattori di rischio. - Varicocele La dilatazione venosa associata al varicocele si associa talora all’infertilità, ma non è ancora noto il rapporto causa/effetto delle due condizioni. Rispetto all’influenza sulla fertilità del varicocele, è necessaria un’anamnesi molto approfondita del paziente. - Criptorchidismo La ritenzione testicolare monolaterale o bilaterale influenza in modo variabile la fertilità, a seconda del tipo di patologia, della sua durata nel tempo, del momento e del tipo degli interventi effettuati per correggerla. L’intervento precoce prima dei due anni è oggi ritenuto indispensabile. - Traumi e torsioni testicolari Sono fattori di rischio in particolare i casi accompagnati da danno tissutale, come l’ematoma scrotale, emospermia, ematuria, atrofia testicolare conseguente al trauma. Per quanto riguarda i microtraumi, solitamente più comuni, non è nota la loro azione. Tra i fattori che incidono sulla difficoltà di un uomo ad avere figli, oltre a quelli fisiologici, ci sono anche lo stress, i fattori ambientali (inquinamento) e gli stili di vita scorretti (abuso di alcool, fumo, uso di droghe, eccesso di caffè). DIAGNOSI E TERAPIA NELL’UOMO SPERMIOGRAMMA Esame del liquido seminale per la valutazione della fertilità. Si valuta il volume, la viscosità , la fluidificazione, la concentrazione , la motilità e la morfologia degli spermatozoi. SPERMIOCOLTURA Esame colturale del liquido seminale per valutare eventuali infezioni della sfera genitale. URINOCOLTURA Esame colturale delle urine per valutare eventuali infezioni urinarie. SSWIM-UP Test di capacitazione degli spermatozoi (consistente nell’arricchimento del liquido seminale con terreno di coltura contenente sostanze capaci di incrementare la motilità degli spermatozoi). PENETRAK Test di penetrazione in vitro (consistente nella capacità degli spermatozoi di penetrare nel muco bovino, simile al muco di donna). MAR-TEST Esame che permette di rilevare la presenza di anticorpi antispermatozoo (si basa nel mettere a contatto una goccia di liquido seminale con antisiero IgG e particelle di latex IgG). RICERCA SPERMATOZOI NELLE URINE Tale esame permette di rilevare la presenza di spermatozoi nelle urine nei casi in cui vi sia eiaculazione retrograda (in vescica urinaria). POST COITAL TEST Esame che permette di rilevare la presenza di spermatozoi nel muco vaginale e cervicale dopo il rapporto sessuale e stabilirne la concentrazione e la motilità. BIOCHIMICO Valutazione di markers biochimici seminali per la qualità degli spermatozoi. VISITA URO-ANDROLOGICA Valutazione clinica del paziente eventualmente correlata da dosaggi ormonali, color doppler scrotale, ecografica prostatica transrettale. Nella ricerca delle suddette cause, la donna deve essere sottoposta, prima di procedere ad una fase terapeutica, ad un’attenta valutazione. In tal modo, lo specialista può avere un quadro preciso della paziente da un punto di vista ormonale, ovulatorio ed anatomico. Valutazione Esame Ormonale Dosaggio ematico di LH, PRL, E2, P, T, DHEAS, Androstenedione il 3° giorno del ciclo Dosaggio ematico di P e PRL il 18° ed il 21° giorno del ciclo Ovulazione Monitoraggio ecografico di un ciclo spontaneo per confermare il dato ormonale di ovularietà, per valutare il muco cervicale (MCS) ed eseguire Post Coital Test (PCT) Anatomico Funzionale Isterosalpingografia Isteroscopia Laparoscopia Infettivologica Tamponi uretro-cervico-vaginali completi Genetica Mappa cromosomica NELLA DONNA SCREENING MICRO-BIOLOGICO GENITO-URINARIO Nello studio della paziente infertile è opportuno individuare e trattare le possibili infezioni che possono ostacolare il concepimento. Gli agenti patogeni più frequenti sono: 1.Miceti (ad. Esempio Candida Albicans) che alterando il ph ed il normale ambiente vaginale riduce la sopravvivenza degli spermatozoi e ne ostacola la progressione verso le tube. 2.Micoplasmi (ed esempio Ureaplasma U.) che legandosi al flagello degli spermatozoi ne riduce la motilità. 3.Chlamydia T. responsabile di malattia infiammatoria pelvica e di salpingiti che possono esitare in occlusioni tubariche, formazione di aderenze, la cui presenza può anche alterare i normali rapporti tubo-ovarici. Inoltre, sono di facile riscontro: E. Coli, Strept. Agalactiae, Enterococco F., etc. Una corretta diagnosi microbiologica è anche la condizione fondamentale per poter eseguire gli esami che si basano sull’introduzione in utero di liquidi, come l’Isteroscopia, l’Isterosalpingografia e l’Isterosonografia. CERVICAL SCORE Lo stimolo estrogenico induce una modificazione del muco cervicale, in termini di densità, filanza e quantità, nonché una progressiva dilatazione dell’orificio uterino esterno. Indica una possibile prossima ovulazione. A metà ciclo il muco contiene il 95-98% di acqua e deve essere fluido, chiaro, acellulato e abbondante. Se lasciato asciugare su un vetrino deve formare un chiaro disegno a felce. La filamentosità del muco a metà ciclo deve essere di 8-10 cm. La presenza di muco scadente a metà ciclo è una barriera al passaggio degli spermatozoi. POST COITAL TEST Permette di ottenere informazioni sulla recettività del muco cervicale e sulla capacità degli spermatozoi di raggiungere e sopravvivere nel muco. Viene eseguito nel momento in cui si presuppone avvenga l’ovulazione. Si effettua mediante prelievo dal fornice vaginale posteriore e dal canale cervicale entro 2 ore dal rapporto. Il rapporto muco/spermatozoi viene valutato attraverso la conta e la motilità degli spermatozoi presenti a livello vaginale e cervicale. INTERPRETAZIONE DEL POST COITAL TEST SECONDO L'OMS Almeno 7 spermatozi per camposenza agglutinazioni e con motilità normale NORMALE 1 - 7 spermatozoi per camposenza agglutinazioni e con motilità normale DUBBIO Agglutinazione spermatica indipendente dal numero di spermatozoi per campo SOSPETTA PATOLOGIA IMMUNOLOGICA Spermatozoi assenti o immobili ANORMALE DETERMINAZIONE DELLO STATO OVULATORIO 1. Misurazione della temperatura corporea basale 2. Test del muco cervicale 3. Dosaggio del progeserone plasmatico in fase medioluteinica 4. Ecografia 5. Biopsia endometriale Per la determinazione dello stato ovulatorio, le procedure più comunemente eseguite includono la registrazione della temperatura corporea basale, il test del muco cervicale, il dosaggio del progesterone plasmatico, l'ecografia e la biopsia endometriale. La temperatura corporea basale va rilevata quotidianamente al risveglio dopo il normale riposo notturno. Con il test del muco cervicale è possibile valutare le modificazioni quali-quantitative di questo secreto ghiandolare, tipiche del periodo ovulatorio (abbondante, fluido, con filamentosità > 9 cm e con cristallizzazione a foglia di felce completa). Il dosaggio del progesterone plasmatico va effettuato nella fase medioluteinica (21°-22° giorno del ciclo ovarico) ed il riscontro di livelli superiori a 30 nmol/l è altamente indicativo di avvenuta ovulazione. In casi particolari, si ricorre ad indagini strumentali (ecografia) ed al prelievo di un campione endometriale per l'esame istologico (quest'ultimo in grado di rilevare le modificazioni secretorie che si verificano nell'endometrio in caso di ovulazione). VALUTAZIONE DELLA TEMPERATURA CORPOREA BASALE Il sistema diagnostico più economico e di più facile esecuzione per valutare lo stato ovulatorio è la registrazione della temperatura corporea basale. Tale metodica consente una valutazione indiretta dell'attività ovarica, dal momento che gli steroidi ovarici agiscono a livello dei centri termoregolatori del sistema nervoso centrale, influenzando la temperatura corporea. In particolare, gli estrogeni determinano una riduzione della temperatura corporea, mentre il progesterone la eleva. Ciò spiega l'abbassamento di 0.51 °C rilevabile al momento dell'ovulazione e correlabile al picco estrogenico. DOSAGGI ORMONALI Nella fase di studio della coppia infertile, è opportuno effettuare il dosaggio di ormoni specifici (prolattina, gonadotropina e ormoni tiroidei). 1. Prolattinemia 2. Gonadotropine plasmatiche - FSH - Donne in età fertile, tranne che all'ovulazione - Donne in età fertile, all'ovulazione - LH - Donne in età fertile, tranne che all'ovulazione - Donne in età fertile, all'ovulazione 3. Ormoni tiroidei - TSH - T4 - T3 La prolattina è un ormone prodotto nell'adenoipofisi e contribuisce alla regolazione del ciclo mestruale e della lattazione; livelli plasmatici elevati di prolattina determinano sterilità, amenorrea e galattorrea. In presenza di iperprolattinemia, va sospettata inoltre la presenza di un tumore prolattino-secernente. Elevati livelli di FSH sono indicativi di una disfunzione primitiva dell'ovaio; invece, una bassa concentrazione di questo ormone è riscontrabile nell'ipogonadismo ipogonadotropo. Al contrario, elevati livelli di LH si riscontrano in donne con ovaio policistico. Frequenti cause di sterilità femminile sono l'iper- e l'ipotiroidismo. ISTEROSALPINGOGRAFIA, ISTEROSCOPIA e LAPAROSCOPIA Se le indagini volte a valutare lo stato ovulatorio rilevano che quest'ultimo è normale, è opportuno eseguire dei tests diagnostici specifici (post coital test, isterosalpingografia, laparoscopia). ISTEROSALPINGOGRAFIA E' un'indagine strumentale che prevede l'iniezione in utero di un mezzo di contrasto radiopaco, la cui progressione nelle tube può essere seguita mediante esame radiografico. In tal modo, è possibile valutare la pervietà e la morfologia tubarica, nonché ricercare eventuali malformazioni o patologie uterine. ISTEROSCOPIA Esame basato sulla visualizzazione diretta della cavità uterina mediante l’introduzione di un’ottica collegata ad una telecamera. Permette la diagnosi di patologie malformative congenite della cavità uterina o l’eventuale presenza di neoformazioni. LAPAROSCOPIA Consiste nell'introdurre, in anestesia generale, un endoscopio nella cavità addominale attraverso una piccola incisione praticata in prossimità dell'ombelico. Si insuffla poi anidride carbonica in modo da distendere la cavità addominale e separare i vari organi in essa contenuti. La laparoscopia consente la visione diretta delle ovaie, delle tube e della superficie esterna dell'utero. Pertanto, è possibile individuare eventuali cisti ovariche, aderenze e foci di endometriosi. Inoltre, con la laparoscopia è possibile valutare lo spandimento in cavità addominale di un colorante iniettato dall'esterno mediante un isteroiniettore (salpingocromoscopia) e, quindi, verificare la pervietà tubarica. MAPPA CROMOSOMICA Particolarmente indicata nel caso di poliabortività al fine di individuare traslocazioni Robertsoniane o in ogni modo nel caso di programmi di fecondazione in vitro. CALENDARIO DELLE INDAGINI DA PRATICARSI A DATA FISSA Mentre alcune delle indagini praticate al fine di diagnosticare un'eventuale condizione di sterilità vanno effettuate nelle diverse fasi del ciclo mestruale (rilievo della temperatura corporea basale, test del muco cervicale), altre devono essere eseguite a data fissa. Tra queste ultime possiamo ricordare l'isterosalpingografia, il post coital test, gli esami ecografici, i dosaggi ormonali, la laparoscopia e la biopsia endometriale. Una corretta diagnosi di sterilità maschile prevede un'accurata ed approfondita anamnesi, uno scrupoloso esame obiettivo e, successivamente, l'esecuzione di specifici esami laboratoristici e strumentali. Tali esami sono solitamente di più semplice esecuzione rispetto a quelli praticati nella donna; tuttavia, l'identificazione delle cause che sono alla base del problema è, in genere, meno agevole e ciò si ripercuote inevitabilmente sull'opzione terapeutica e sui risultati del trattamento. ANAMNESI 1. Età della madre al momento del concepimento 2. Età puberale del paziente 3. Patologie attuali o pregresse - INFETTIVE: parotite epidermica, tubercolosi, gonorrea - ENDOCRINE: distrofia adiposo-genitale di Froelich, morbo di Cushing, s. adrenogenitale, iper o ipotireldismo - METABOLICHE: diabete mellito - ALTRE: distrofia muscolare, fibrosi cistica 4. Interventi chirurgici: riparazione di ernie, chirurgica retroperitoneale, vasectomia 5. Abitudini sessuali: numero di rapporti e periodo in cui avvengono 6. Libido, erezione, eiaculazione 7. Assunzione di droghe, alcool, farmaci 8. Esposizione a sostanze tossiche, radiazioni, microonde, temperature elevate Per una corretta diagnosi di sterilità maschile è di fondamentale importanza un'accurata raccolta anamnestica. Essa deve essere volta ad evidenziare, tra l'altro, pregressi interventi chirurgici o patologie (infettive, endocrine, dismetaboliche) che possono incidere fortemente sulla fertilità maschile. Si indagherà, inoltre, sulle abitudini sessuali del maschio, sulla libido, sull'erezione, sull'eiaculazione. Non dovrà essere, infine, trascurata l'eventuale assunzione di droghe, alcool e particolari farmaci, l'abitudine al fumo, l'esposizione a sostanze tossiche, a radiazioni, a microonde e ad alte temperature.