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RASSEGNA STAMPA
VENERDÌ 24 LUGLIO 2009
In questo numero (clicca sul numero di pagina per andare direttamente all’articolo):
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Un aforisma al giorno _________________________ 2
Î Salta la nuova stretta sulle banche ............................................ 3 Î I mille miliardi della finanza islamica ..................................... 4 Î Corsa contro il tempo per salvare Risanamento ..................... 6 Î Il manager distratto e i fondi al capolinea ............................... 7 Î Da Kroes ultimatum alle banche «Sei mesi per rendere gli aiuti»............................................... 8 Via libera a scudo fiscale e pensioni ma è cancellata la stretta sulle banche ................................... 9 Î “Italia ferma, serve una scossa o sarà la democrazia a logorarsi” ............................................ 10 Risanamento, dalle banche solo 250 milioni ........................ 12
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Rassegna Stampa del giorno 24 LUGLIO 2009
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UN AFORISMA AL GIORNO
by eater_communications
ogni contrario
ha un suo contrario!!
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Coonnffuucciioo))
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CORRIERE DELLA SERA pag. 2 – sez. Economia VENERDÌ, 24 LUGLIO 2009 di Mario Sensini Salta la nuova stretta sulle banche Maxiemendamento del governo, arriva la fiducia. I paletti di Fini ROMA — Salta la nuova stretta sulle banche, spariscono il condono fiscale per i concessionari delle slot ma‐
chines e il controllo del Parlamento sulla Corte dei Conti. Sono sostanzialmente tre le modifiche al decreto anticrisi che il governo ha deciso di portare in Aula alla Camera con un maxiemendamento di 47 pagine sul quale verrà votata oggi stesso la fiducia. Il nuovo testo del governo, che raccoglie tutti gli articoli del decreto, è stato ammesso al voto dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, fatta eccezione per un paio di norme che non hanno superato il vaglio di ammissibilità. Fini aveva promesso il massimo rigore sul maxiemendamento, annunciando che non avreb‐
be accettato novità rispetto al testo discusso in Commissione, e dando il via libera alla presentazione del te‐
sto non ha risparmiato critiche al governo. RETROMARCIA — «La scelta del governo non solleva questioni regolamentari, ma rilevo come possa es‐
sere fonte di imbarazzo sul piano del rapporto tra governo e Parlamento — ha detto Fini — il fatto che si proponga oggi la soppressione di disposizioni su cui solo pochi giorni fa il rappresentante del governo si era espresso favorevolmente in Commissione». Lo stesso Fini ha ricordato che nonostante il recente invito del Quirinale ad evitare «provvedimenti eterogenei» che «sfuggono alla comprensione dell’opinione pub‐
blica», anche questa volta ci sia stato «un consistente ampliamento» del decreto con l’aggiunta in Com‐
missione di numerosi altri articoli. Poi, però, Fini ha ricordato al governo che «il binomio maxiemendamen‐
to‐fiducia accentua le difficoltà dei rapporti tra governo e Parlamento e tra maggioranza e opposizione », «alimentando tensioni ». E ha chiesto, per il futuro, una riflessione generale sulle prassi di conversione dei decreti e la loro emendabilità. LE MODIFICHE — Il nuovo testo del governo conferma tutte le principali misure del decreto, dalla sana‐
toria per colf e badanti, allo scudo fiscale, alle agevolazioni sugli investimenti delle imprese. È saltata, inve‐
ce, la nuova stretta sui servizi bancari adottata in Commissione, «in contrasto con gli standard inter‐
nazionali e la normativa Ue» ha spiegato il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. «Resta fermo dal pun‐
to di vista politico — ha aggiunto — l’intento espresso dal Parlamento, assorbito dalla scelta del governo di operare con la logica di un avviso comune per una forte morato‐
ria nel sistema bancario e nei rapporti finanziari». TERZA LETTURA — L’esame di ammissibilità condotto dagli uffici di Fini ha fatto saltare anche il capitolo sul mercato dell’energia, anche se resta irrisolto il problema delle competenze sottratte dal Parlamento al ministero dell’Ambiente. La norma, ha garantito il premier al ministro Prestigiacomo, sarà modificata nel passaggio del decreto al Senato, anche se a questo punto ser‐
virà un nuovo passaggio alla Camera. Il governo è intervenuto invece per modificare ancora una volta la tassazione delle plusva‐
lenze sull’oro, che per quanto riguarda le disponibilità di Banki‐
talia sarà subordinata al parere «non ostativo » della Banca Cen‐
trale europea. Salta anche «il ravvedimento operoso», cioè una sorta di sanatoria, per le concessionarie delle slot machines, mentre viene confermata la gara per le quattro concessioni del Gratta e Vinci. Cancellate dal governo anche le norme introdotte in Commissione che prevedevano il controllo parlamentare sul bilancio della Corte dei Conti. Altre piccole modifiche marginali riguardano i termini per la predisposizione dei nuovi studi di settore, gli ammortizzatori sociali per i settori non coperti dalla cassa integrazione, che saranno stabiliti con un decreto dei ministri del Lavoro e dell’Economia. Rassegna Stampa del giorno 24 LUGLIO 2009
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Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti con Gianfranco Fini Previsioni L’ Economist in edicola oggi preannuncia la fine della recessione globale. Ma avverte: la via d’uscita sarà più difficile e complessa per molti Paesi indebitati Rassegna Stampa del giorno 24 LUGLIO 2009
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CORRIERE DELLA SERA pag. 9 – sez. Economia VENERDÌ, 24 LUGLIO 2009 di Cecilia Zecchinelli Le origini L’industria del denaro che segue i precetti del Corano è nata solo nel 1975 a Dubai L’espansione Le performance dei vari istituti di credito, oltre trecento in 75 Paesi, sono in media superiori a quelli del circuito classico I mille miliardi della finanza islamica Sukùk , takàful , ma anche ribà: solo qualche anno fa erano parole arcane, gergo per pochi iniziati al di fuori del mondo islamico e dei suoi affari. Oggi, a scorrere le pagine economiche dei grandi quotidiani occidenta‐
li, si incontrano sempre più spesso. Perché sono termini basilari per orientarsi nel grande mare della finan‐
za islamica. Nata a Dubai solo nel 1975, ora vicina a un giro d’affari di mille miliardi di dollari, la moderna industria del denaro coranicamente corretta è in rapida e inarrestabile crescita ovunque. In Malaysia e nel Golfo, le due regioni musulmane più attive finanziariamente, ma non solo. Le performance in tempo di crisi superiori a quelle del nostro sistema spingono infatti molti istituti occi‐
dentali a buttarsi nel business, come già fece la pioniera Citibank nel 1996. I suoi aspetti etici attirano per‐
fino chi musulmano non è, ad esempio nel mondo cattolico. Numerosi governi di Paesi non musulmani si stanno muovendo, a partire dalla Gran Bretagna. Al recente e affollatissimo Sukùk Summit di Londra dedi‐
cato ai «bond islamici », la responsabile del Tesoro britannico per il settor e, Sarah McCarthy‐Fry, ha ribadi‐
to l’intenzione di fare della City il «centro mondiale » della finanza islamica. «Questo mercato offre enormi opportunità a lungo termine e noi vogliamo coglierle», ha detto, ag‐
giungendo che presto verranno modificate alcune normative per garantire un ulteriore sviluppo. Lo stesso stanno facendo (o hanno già fatto) Francia, Svizzera, Hong Kong e molti Paesi africani. L’Italia prima o poi ne seguirà l’esempio. «La finanza islamica conta ancora solo per l’1% del mercato globale, ma sta sviluppandosi massicciamente: in ognuno degli ultimi quattro anni ha registrato una crescita tra il 15 e il 20% e i risultati dei primi mesi 2009 indicano che la performance dei vari istituti, oltre 300 in 75 Paesi, sono in media superiori a quelli del‐
la finanza classica. E se qualcuno ha invece registrato problemi seri o perfino gravi, questo è dovuto all’impatto del calo generale di liquidità e dell’immobiliare, non al core‐business », dice Nasser Saidi, ex ministro dell’Economia e vicegovernatore della banca centrale del Libano, oggi chief economist del Dubai International Financial Centre, l’importante zona franca finanziaria dell’emirato e centro principale per i su‐
kùk. «Le obbligazioni islamiche, sempre destinate a finanziare progetti reali, sono il segmento in maggior cre‐
scita — continua Saidi —. Nonostante il rallentamento generale prevedo che nel 2009 le nuove emissioni toccheranno i 27 miliardi di dollari, in gran parte lanciate da governi della regione. Anche vari Stati in Oc‐
cidente sono intenzionati a seguirne l’esempio. Consiglio alla Repubblica italiana di considerare un’emissione di sukùk in euro o dirham per finanziare infrastrutture: sarebbe certo ben accolta nel Golfo». Se altri economisti ritengono troppo ottimistiche le previsioni di Saidi sul 2009, dato il forte rallentamento del mercato manifestatosi dal 2008, la ripresa per tutti è però già iniziata. «Nel secondo trimestre le emis‐
sioni di sukùk sono scese del 35% su base annua ma dai tre mesi precedenti sono aumentate del 164% —, nota Aafaq Khan, capo della finanza islamica alla Standard Chartered —. Nel secondo semestre andrà an‐
cora meglio». Sono vari i motivi del recente boom del settore. «Soprattutto il crescere della popolazione musulmana in Usa e in Europa, che dopo l’11 settembre si è molto spostata sulle “sue” banche così come ha fatto quella dei Paesi islamici. E poi il disastro partito dai subprime», spiega Malik Sarwar, amministratore delegato della società di consulenza Sarwar Wealth Advisors di New York. Che aggiunge: «L’Occidente dovrebbe imparare i tre principi base che ci hanno salvato dalla débacle. Il primo è il concetto “kiss”, keep it simple Rassegna Stampa del giorno 24 LUGLIO 2009
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stupid , ovvero transazioni semplici e chiare: il caso Madoff mostra che molti affidano il denaro a gestori senza sapere in quali prodotti intricati e oscuri fini‐
sca. Il secondo è la fiducia: in Occidente le banche stanno licenziando e invece il servizio ai clienti è il punto cruciale, ancor più in tempi difficili. Il terzo è la responsabilità sociale degli investimenti: ovvero il divieto ad esempio di creare denaro dal denaro, sen‐
za beni tangibili sottostanti, e quindi l’esclusione di strumenti speculativi come i derivati, ma anche gli hedge fund, tutti ad alto rischio». Dai critici, esterni o interni al sistema, si segnalano carenze e vari osta‐
coli da superare. Riguardo alla gamma di prodotti (da ampliare), alle spese per i clienti finali (da ridurre), alle differenze effettive con la finanza occidentale (da accentuare al di là dei termini). Ma soprattutto riguardo agli standard. Se la Malaysia ne ha adottati di nazionali insieme a un sistema di rating, altrove basta la fatwa di almeno tre esperti per rendere lecito un prodotto finanziario. «Finora gli istituti si sono regolati individualmente, senza molta attenzione al rischio sistemico o agli aspetti macroeconomici — ammette Ahmad Mohammad Ali, presidente della Islamic Development Bank, il colos‐
so multinazionale con sede a Gedda —. Ma ci serve la visione d’insieme, sapere chi è collegato a cosa ». Sul‐
la questione sono in corso difficili negoziati tra gli addetti al lavoro dei vari Paesi, divisi da interpretazioni più o meno rigide dell’Islam. Ma una volta superato l’ostacolo («anche gli eurobond all’inizio non avevano veri standard», dice Saidi), si prevede che il settore conoscerà un ulteriore sviluppo. Forse non sarà vero che «la finanza islamica salverà l’economia globale», come qualche economista occidentale ha (provocatoria‐
mente?) predetto. Ma è certo che il mercato del denaro in nome del Corano è uscito dalla nicchia degli spe‐
cialisti e non vi tornerà. Le aree Malaysia e Golfo Persico sono le due regioni più attive finanziariamente Semplicità Uno dei cardini è la scelta di transazioni chiare: un caso Madoff è più difficile Rassegna Stampa del giorno 24 LUGLIO 2009
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CORRIERE DELLA SERA pag. 25 – sez. Economia VENERDÌ, 24 LUGLIO 2009 di Sergio Bocconi Verso l’accordo Incontri in tarda serata a Santa Giulia. Oggi nuovo summit dei banchieri. Lunedì il consiglio Corsa contro il tempo per salvare Risanamento
Servono 300 milioni. Per il vertice i nomi di Fausti, Ferrante e De Meo MILANO ‐ È stato riconvocato per oggi il vertice fra advisor e banche per il piano Risanamento. Ieri la riu‐
nione è proseguita fino a tarda serata e, secondo quanto hanno riferito alcuni partecipanti, sembra che il clima sia positivo e si vada verso un accordo. Avrebbe prevalso lʹipotesi equity con aumento di capitale per circa 250‐300 milioni fra conversione crediti e nuove risorse, mentre sarebbe ancora aperto il tema del verti‐
ce. Il consiglio di Risanamento, in vista dell’udienza in tribunale fissata per il 29 dopo la richiesta di falli‐
mento avanzata dalla Procura, sarebbe stato convocato per lunedì. Tema prioritario è la scelta del presidente, che dev’essere una figura di garanzia e quindi forte e di espe‐
rienza. Di nomi, nel corso della giornata di ieri, ne sono circolati almeno tre: l’ex presidente della Comit Luigi Fausti, l’ex prefetto di Milano Bruno Ferrante e il commercialista Angelo Casò (fra l’altro consigliere di Mediobanca). Per il ruolo di amministratore delegato fra i nomi spunta Massimo De Meo, ex Beni Stabili. Mentre in Banca Leonardo si riunivano banche e advisor, Luigi Zunino, che ha lasciato cariche e deleghe, era nel quartier generale del gruppo in via Bagutta e lì è stato raggiunto dal consulente Salvatore Mancuso, il quale entrando nel palazzo ai cronisti ha detto semplicemente che «incontri con le banche ci sono tutti i giorni». I due si sarebbero poi recati con gli avvocati a Santa Giulia, area di Risanamento alle porte di Mi‐
lano, per fare il punto della situazione. I tempi sono stretti: si avvicina rapidamente l’udienza e le decisioni da prendere sono tutt’altro che semplici. Anche perché non è nemmeno esclusa l’ipotesi che alla fine il tri‐
bunale decida per l’adesione a una procedura concorsuale come la Prodi‐ bis o la Marzano, che in sostanza partono da una dichiarazione d’insolvenza e la nomina di un commissario straordinario che deve redigere il piano di salvataggio. Procedure applicate negli ultimi anni nei casi Parmalat e Cirio. E che sono ben conosciute quindi dal vicepresidente di Risanamento Umberto Tracanella, che ha lavorato con Enrico Bondi in Montedison e Parmalat. Tutta‐
via, a giudicare dalla richiesta di «discontinuità » che sembra provenire dalle banche, appare poco probabile che l’esperienza di Tracanella possa essere messa al servizio an‐
che di questa «causa», almeno con un ruolo di primo piano. Tra l’altro lunedì dovrebbe‐
ro dimettersi due consiglieri che hanno assicurato la disponibilità a uscire dal board, per lasciar posto ai nuovi presidente e amministratore delegato. Da una ricognizione sull’indebitamento di Risanamento (che dovrebbe ammontare a cir‐
ca 3,2 miliardi, senza comprendere quindi l’altro miliardo riferibile alla galassia privata di Zunino), si può rilevare l’elevata esposizione di banche estere come la tedesca Westlb (621 milioni), seconda dunque alla sola Intesa Sanpaolo (650 milioni). Seguono Banco Popolare‐Italease (300), Unicredit (267), Deutsche bank (198, cifra che potrebbe essere re‐
siduale rispetto a un debito in passato più alto, ma che sembrava da tempo «estinto»), Royal bank of Scotland (180), EuroHypo (80), Bpm (77), Meliorbanca (40), Locat (13). A queste cifre va poi aggiunto il bond convertibile che scadrà nel 2014 ma la cui scadenza verrebbe automaticamente anticipata in caso di fallimento. Infine, dopo la piccola ripresina di mercoledì, ieri il titolo è tornato a scendere in Borsa: ha perso il 3,85% a 0,25 euro. Rassegna Stampa del giorno 24 LUGLIO 2009
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Luigi Zunino L’immobiliarista patron di Risanamento in crisi ha lasciato cariche e deleghe Aumento di capitale Sì all’opzione equity con un aumento di capitale da 250‐300 milioni in parte con conversione crediti CORRIERE DELLA SERA pag. 25‐ – sez. Economia VENERDÌ, 24 LUGLIO 2009 di Luigi Ferrarella [email protected] Le intercettazioni Lascia una busta con 45 mila euro in albergo e parte l’inchiesta su Massimo Caputi Il manager distratto e i fondi al capolinea MILANO — Mai dimenticare una busta in hotel. Specialmente se, dentro, ci sono 45.000 euro in contanti. Magari una cameriera la trova e il direttore dell’hotel di via Cusani a Milano chiama i carabinieri. Magari la Procura, insospettita dal fatto che a scordare la busta gonfia di banconote sia l’amministratore di una socie‐
tà che gestisce fondi immobiliari per un patrimonio di oltre 1,7 miliardi, lo indaga per l’ipotesi di riciclag‐
gio, che consente intercettazioni. E magari al telefono capita d’ascoltare che il tal fondo immobiliare, quota‐
to in Borsa, sarebbe «in default di cassa », benché in Borsa nessuno lo dica ai risparmiatori. È così che per le ipotesi di reato di riciclaggio, di aggiotaggio, e di ostacolo all’attività di controllo di Consob e Bankitalia «fino a giugno 2009», si ritrova indagato Massimo Caputi, ex n.1 di Sviluppo Italia e oggi am‐
ministratore delegato di Zero sgr e di Fimit, società di gestione del risparmio (sgr) di cui sono soci gli enti previdenziali Inpdap, Enasarco, Enpals e Inarcassa, e che gestisce tre fondi immobiliari quotati in Borsa (Alpha, Beta e Delta) e altri riservati a investitori qualificati (Gamma, Sigma, Omicron Plus, Theta, Eta, Tau, Omega, Omicron Sviluppo e Senior). Per la difesa, i 45.000 euro scordati nella camera 302 dell’hotel il 7 maggio 2008 erano solo la liquidità neces‐
saria a Caputi per pagare i fattori che gli curano una tenuta agricola nel Centro Italia. Ma più delicato è or‐
mai il resto dell’inchiesta, tutto ancora da tarare perché fondato su mesi di intercettazioni, dove per defini‐
zione il gergo del parlato o il tono stesso della voce possono trasmettere impressioni suggestive ma magari smentite dalle carte ora acquisite dal pm Luigi Orsi in una perquisizione. L’ha motivata il fatto che dagli a‐
scolti «emerga che il fondo Alpha presenterebbe un forte default di cassa, cosa ripetutamente affermata dai responsabili dell’ufficio legale e del settore finanza di Fimit parlando con diversi interlocutori, criticità che lo stesso Caputi afferma di conoscere». In «situazione parimenti critica verserebbe il fondo Beta, se è vero ciò che Caputi riferisce all’immobiliarista Alfio Marchini » ( il fondo Beta va in closing nel 2009...signori guarda‐
te qui se continuiamo così noi andiamo in default ), o quanto risponde a chi gli chiede a che punto sia su Beta ( nessun punto...nel senso che stiamo tentando disperatamente di vendere gli immobili... ). Pure il fondo Delta pare, «contravvenendo alle regole, aver investito troppo in un unico cespite». Il fondo Gamma «risulta particolarmente indebitato, se è vero » ciò che «il direttore strategia e sviluppo di Fimit» dice all’ufficio legale ( Gamma non c’ha i soldi ). E anche in Zero sgr, controllata tramite Feidos spa, «il Fondo Due pare mostrare una criticità dovuta a un eccessivo indebitamento verso Banca Intesa», e alla serie di giochetti e casini ine‐
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narrabili che Caputi al telefono attribuisce al manager Giulio Malfatto. Eppure, in base ai comunicati ufficiali emessi da Fimit, «non risulta che alcuno dei fondi gestiti sia in de‐
fault o presenti le rilevate anomalie», anzi il gruppo ribadisce supersolidità, scarso indebitamento, e leva in‐
feriore al 30%. Credere ai comunicati o alle intercettazioni? «E’ doveroso verificare — è allora la motivazio‐
ne della perquisizione eseguita in gran segreto giorni fa dalla Guardia di Finanza — se la gestione dei fondi immobiliari sia rispettosa degli interessi patrimoniali degli investitori, e soprattutto se le comunicazioni delle sue società al mercato e alle Autorità di vigilanza siano improntata a compiutezza, trasparenza e tem‐
pestività», oppure siano «non rispettosa della reale situazione dei fondi». Massimo Caputi Indagini Le ipotesi di reato: aggiotaggio e riciclaggio Rassegna Stampa del giorno 24 LUGLIO 2009
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CORRIERE DELLA SERA pag. 27 – sez. Economia VENERDÌ, 24 LUGLIO 2009 di Luigi Offeddu Concorrenza L’Ue: stress test e tagli per chi è stato salvato Da Kroes ultimatum alle banche «Sei mesi per rendere gli aiuti»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES – Se non è il proverbiale colpo di fischietto con l’avviso «la ricreazione è finita», poco ci man‐
ca. «Dobbiamo ristabilire una gestione delle banche europee senza passare per gli aiuti pubblici e ridina‐
mizzare la concorrenza nel mercato unico», ha detto Neelie Kroes, la commissaria europea alla Concorren‐
za. E in un documento diffuso ieri, ha indicato appunto le ultime linee‐ guida per gli interventi sulle ban‐
che, linee che saranno valide fino al 31 dicembre 2010. Vengono fissati alcuni paletti, dopo 9 mesi di crisi e 70 decisioni prese da Bruxelles nel campo degli aiuti di Stato, nella certezza perdurante che il «sistema fi‐
nanziario europeo è ancora molto fragile». Primo: la Commissione Europea ribadisce che gli aiuti elargiti dagli Stati sotto forma di garanzie, ricapitalizzazioni e sostegno alle ristrutturazioni, devono essere intesi come temporanei e straordinari, e perciò dovranno terminare entro precisi limiti di tempo; vale a dire: sei mesi, nel caso dei singoli salvataggi, al termine dei quali le banche dovranno comunque presentare un pia‐
no di ristrutturazione o «restituire tutto»; e 5 anni, nel caso di ristrutturazioni più complesse. In tutta la Ue, le banche soccorse finora in un modo o nell’altro sono oggi una trentina. E c’è un secondo paletto piantato sul territorio della finanza: gli istituti di credito rianimati da questo o quel governo, e i loro azionisti, «de‐
vono far fronte adeguatamente alle conseguenze del loro comportamento precedente e contribuire alla ri‐
strutturazione della banca nella misura del possibile, sulla base delle proprie risorse». In altre parole: ognu‐
no faccia la sua parte. O per dirla con Philip Lowe, il direttore generale del settore Concorrenza che ai piani alti della Commissione lavora dal lontano 1973, e che da anni è il braccio destro di Neelie Kroes: «Esiste un problema morale, se gli incentivi concessi ai fini di mantenere proprio gli standard competitivi prendono altre direzioni. Non si può fare in modo che i governi socializzino le perdite delle banche, lasciando i profit‐
ti ai loro proprietari e azionisti. E per esempio, ricevere gli aiuti non può essere una scusa per rituffarsi in un modello di crediti e mutui che era stato abbandonato perché troppo aggressivo ». Terzo paletto: tutti i necessari «stress‐test», le «prove di sforzo» sulla buona salute delle banche, vanno applicati nei piani di ri‐
strutturazione, tenendo sempre conto degli scenari peggiori. E se c’è da tagliare, si taglia. Ancora Lowe: «Finora gli Stati hanno cercato di mantenere in campo anche i giocatori deboli, ma a lunga distanza potrà anche accadere che si ritiri un’intera banca». Perdite socializzate «Immorale socializzare le perdite e tenersi i profitti dopo i rischi assunti» Rassegna Stampa del giorno 24 LUGLIO 2009
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la Repubblica pag. 3– sez. Economia VENERDÌ, 24 LUGLIO 2009 di GIOVANNI PARENTE IL DOSSIER
Via libera a scudo fiscale e pensioni ma è cancellata la stretta sulle banche Corte dei Conti, no al controllo politico. Stralcio per gli studi di settore Prestigiacomo: ʺIl Senato restituirà un ruolo al ministero sulle centrali energeticheʺ ROMA ‐ Conferma per lo scudo fiscale e per l´equiparazione dell´età pensionabile tra uomini e donne nella Pubblica Amministrazione. Ma sulla stretta bancaria e sul controllo al budget della Corte dei conti, il ma‐
xiemendamento del governo segna un ritorno al presente. Per le principali misure relative agli istituti di credito ‐ su cui il presidente dell´Abi Corrado Faissola aveva manifestato le sue perplessità ‐ si riparte dalla versione iniziale del decreto legge presentato al Parlamento per la conversione. Il testo ‐ per il quale l´esecutivo ha chiesto la fiducia numero 23 ‐ cancella alcune delle modifiche apportate durante l´esame nel‐
le commissioni della Camera. In relazione al massimo scoperto, salta così il tetto dello 0,5% come onere massimo dovuto dal risparmiato‐
re, nel caso vada oltre il rosso. Se intenzionate a modificare il tasso di un prestito, le banche non hanno l´obbligo di contenere l´aumento entro il 5% del saggio prima concordato. Per tutti i contratti bancari, nien‐
te raddoppio del termine per il recesso: la commissione lo aveva portato a quattro mesi mentre il maxie‐
mendamento ribadisce l´intervallo dei 60 giorni. E si torna alla formulazione originaria (quella in vigore) anche per le disposizioni che, dal 1° novembre 2009, stabiliscono la data di valuta e di disponibilità per i beneficiari di bonifici, assegni circolari e bancari. Le altre «correzioni sostanziali», come le ha definite il ministro Tremonti, riguardano la Corte dei conti e i giochi. Nel primo caso, l´intervento di Palazzo Chigi cancella il controllo parlamentare sul budget. Nel se‐
condo, viene eliminata la sanatoria sulle violazioni nei versamenti del prelievo unico erariale (Preu) nel pe‐
riodo dal 2004 al 2007: questa misura riguarda le slot machine (quelle di nuova generazione). Per quanto ri‐
guarda la tassa sull´oro di Bankitalia, rimane la versione delle commissioni (aliquota al 6% e tetto di 300 mi‐
lioni) ma la modifica apportata dal governo riguarda il parere della Bce che da «favorevole» dovrà essere «non ostativo». Sulle missioni estere, la proroga di quattro mesi è stata stralciata ma l´esecutivo salva gli ef‐
fetti già prodotti dalle norme. Dal maxiemendamento restano fuori, perché dichiarate inammissibili dal presidente della Camera, le misu‐
re sulle reti energetiche e la proroga da fine settembre a fine dicembre per la pubblicazione dell´aggiornamento degli studi di settore. Rinviata, invece, la partita sulla norma che esclude il dicastero dell´Ambiente dall´iter autorizzativo per le centrali energetiche: «Ho la parola di Berlusconi ‐ dice il mini‐
stro Prestigiacomo ‐ che l´articolo 4 del decreto anti‐crisi sarà modificato al Senato». Rassegna Stampa del giorno 24 LUGLIO 2009
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la Repubblica pag. 4 – sez. Economia VENERDÌ, 24 LUGLIO 2009 di Massimo Giannini [email protected] L´intervista
“Italia ferma, serve una scossa o sarà la democrazia a logorarsi” Passera: basta critiche, le banche fanno il loro dovere Sarebbe ingeneroso dare giudizi duri sulle banche italiane. La crisi deriva dall´aver fatto, soprattutto in Usa, credito cattivo Basta sbagliare l´1% dei prestiti e si passa dall´utile alla perdita. Sì ai richiami di Draghi: aiutare l´economia e tutelare i nostri bilanci Le misure anticrisi sono giuste ma serve di più: abbiamo ritardi infrastrutturali gravi, dai porti ai rigassificatori Produzione, ricavi, export e investimenti sono tutti in calo, malgrado ciò il credito tiene ancora. Purtroppo salgono le sofferenze I bonus miliardari ai manager? Ci sono state vergogne in giro per il mondo, e anche questo è il sintomo del fallimento di un certo capitalismo anglosassone. Ma in Italia non mi pare che ci siano stati abusi clamorosi Nessuno sa quando finirà la recessione. Ci sono famiglie e imprese che non ce la fanno, altre che si rafforzano. Noi banchieri dobbiamo saper discernere e aiutare le aziende che possono andare avanti ROMA «Sarà un settembre difficile». Corrado Passera frena gli entusiasmi governativi. «Si stanno accumulando gli effetti di una re‐
cessione lunga e i prossimi mesi saranno inevitabilmente assai critici», dice l´amministratore delegato di Intesa Sanpaolo. «Alcuni micro‐segnali danno qualche speranza, a partire dagli indici di fiducia. Mi aspetto miglioramenti nella seconda parte dell´anno». Dottor Passera, ma secondo lei quando usciremo dalla «tempesta perfetta»? «Nessuno lo sa con certezza. Ma una cosa è sicura: la crisi colpirà in modi molto diversi i vari strati della società italia‐
na. Ci sono le famiglie che hanno visto crescere il loro potere d´acquisto grazie alla stabilità dei redditi e al calo dell´inflazione, altre che hanno perso parzialmente o totalmente la fonte di reddito. Ci sono imprese che si stanno raf‐
forzando, altre mantengono buone posizioni ma soffrono finanziariamente, altre ancora non ce la fanno proprio. E qui sta la parte più difficile del nostro lavoro di banchieri. La responsabilità di saper discernere le diverse categorie e fare il massimo possibile per stare vicini a tutte le aziende che possono attraversare la crisi». Voi banchieri siete nel mirino. Tremonti cita Brecht: perché rapinare una banca, quando si può più facilmente fon‐
darla... «Certe banche in giro per il mondo si sono meritate giudizi molto duri. Se fosse però un giudizio rivolto alle banche italiane sareb‐
be sbagliato e ingeneroso sulla base dei fatti». D´accordo, ma perché persino Draghi vi striglia, dicendo «è troppo facile fare i banchieri, quando le cose vanno bene»? «I richiami di Draghi sono sempre equilibrati: assicurare supporto all´economia e tutelare la solidità dei nostri bilanci. Fare credito è la nostra ragion d´essere e fonte insostituibile di ricavi per noi. La grande crisi deriva dall´aver fatto, soprattutto negli Usa, cat‐
tivo credito, credito senza ritorno». Allora Confindustria e Bankitalia hanno torto? «Senta, Intesa Sanpaolo ha firmato il 3 luglio con Confindustria un grande accordo a favore delle Pmi, che prevede tra l´altro la moratoria sulle rate in scadenza e il finanziamento degli insoluti. Quanto a Bankitalia, l´invito ad avere più coraggio lo raccoglia‐
mo in pieno. Ma mi faccia dire che, almeno per la nostra banca, abbiamo la coscienza a posto. Abbiamo affidamenti in essere per 500 miliardi al sistema Italia, quasi un terzo del Pil. Anche nei progetti più difficili non ci siamo mai tirati indietro se c´era anche solo una possibilità di rilancio. Facciamo la nostra parte, e continueremo a farla». Ma perché, nonostante i Tremonti bond, persiste la crisi di liquidità e le imprese soffrono di asfissia finanziaria? «Per alcune aziende la liquidità è un grave problema e non sempre si può compensare con credito la mancanza di risultati e di pa‐
trimonio. Un´altra forte fonte di tensione finanziaria è l´ormai cronico ritardo dei pagamenti da parte sia dei privati che del pub‐
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blico: almeno 100 miliardi di indebitamento delle Pmi derivano da questo fenomeno. Spesso il credito non è il problema. Le dò due dati: quasi il 70% dei nostri 500 miliardi di linee di credito sono alle imprese: di questi i due terzi sono destinati alle Pmi. Oggi circa 61 miliardi di questi affidamenti deliberati non sono utilizzati. Attenzione quindi alle diagnosi affrettate perché ne possono derivare terapie sbagliate». Secondo lei i soldi ci sono ma le imprese non li vogliono? «Parliamoci chiaro: se le fatture da scontare diminuiscono o la sostituzione del tornio viene rimandata, il credito non può che ri‐
dursi. Oggi produzione, fatturato interno, export e investimenti sono tutti in drammatico calo: malgrado ciò il credito complessivo alle aziende, grandi e piccole, tiene ancora. Quelle che crescono vistosamente sono purtroppo le sofferenze e le perdite su questi crediti». Ma allora che mi dice della situazione di Risanamento? Perché avete dato così tanti soldi a Zunino, sapendo che nuotava in pessime acque? Siamo ai figli e figliastri? «Quando l´azienda ci farà le sue proposte le valuteremo: quello che è certo è che i suoi attivi sono superiori ai suoi debiti e sono di grande qualità. In questi anni abbiamo finanziato progetti di grande valenza per Milano e speriamo che possano essere portati in fondo». Non può negare che sulle commissioni di massimo scoperto la vostra posizione è indifendibile. «Non è facile gestire la tenaglia dei margini bancari ai minimi e delle perdite su crediti ai massimi. Siamo stati tra i primi ad ap‐
poggiare il superamento della Commissione di massimo scoperto con forme di remunerazione più trasparenti. Ma il numero di rapporti che non coprono più i costi della raccolta, del rischio, del capitale e operativi sta diventando preoccupante. E concordiamo con Confindustria che è sempre pericoloso regolare i rapporti tra privati per via legislativa». A proposito, come va con i famigerati prefetti‐controllori? «Quando se ne parlò a suo tempo io dissi subito: cosa c´entrano i prefetti? Ora c´è una legge. Da parte nostra, quindi, massima collaborazione. Ci fa piacere che, per quanto ci riguarda, fino ad ora siano arrivati ai Prefetti mediamente meno di mezza segnala‐
zione a provincia». Altro nervo scoperto, i bonus miliardari per voi manager. Come li giustifica, in un mondo che tira la cinghia? «Guardi, ci sono state vergogne così vergognose, in giro per il mondo, che ho trovato del tutto ovvia la reazione emotiva delle opi‐
nioni pubbliche. Anche questo è stato un sintomo del fallimento di un certo capitalismo di matrice anglosassone. Detto questo, non si può far finire tutto e tutti nello stesso calderone. Resto convinto che legare parte della remunerazione dei manager ai risultati è del tutto opportuno. È questione di parametri e di quantità: 300.000, 3 milioni, o 300 milioni di euro non sono la stessa cosa. In Italia non mi pare ci siano stati abusi clamorosi. E del resto le banche italiane si sono rivelate tra le più solide e le meglio gestite al mondo». Tremonti sostiene che contro la crisi non si poteva fare di più. Marcegaglia e Draghi dicono che le riforme struttu‐
rali andrebbero fatte subito. Lei come la vede? «Ciò che è stato fatto finora è nella direzione corretta. Il fondo di garanzia per le piccole imprese, le iniziative della Cdp, la premia‐
lità fiscale per le imprese che investono o che patrimonializzano. Ma perché queste misure, giuste in sé, abbiano effetto è necessario che le risorse messe a disposizione concretamente siano di portata adeguata. Di fronte a una recessione così grave serve davvero qualcosa di più. Serve uno shock positivo, che abbia effetto nel breve periodo, ma che al contempo modernizzi il Paese e lo metta strutturalmente in condizione di crescere molto più di prima». E quale sarebbe questo shock positivo? «L´Italia ha ritardi infrastrutturali gravissimi, dalle autostrade ai porti, dai termovalorizzatori ai rigassificatori, dalla banda larga alle energie rinnovabili, dalle scuole agli ospedali e ai musei. Accelerare in tutti questi campi potrebbe contribuire a creare lo shock positivo. Ci sono tantissimi lavori già finanziati, o co‐finanziabili dai privati, che non partono solo per insopportabili lungaggini burocratiche. Abbiamo appena dato il via ai lavori della Brebemi, dopo 10 anni di fatiche malgrado i fondi fossero disponibili. La stessa cosa vale per mille altre opere, grandi e piccole, che possono diventare motori di crescita e occupazione». Facile a dirsi: ma dove troviamo i soldi? «E´ ovviamente la parte difficile, ma non stiamo parlando di cifre che cambiano il profilo del nostro debito pubblico. Molte risorse ci sono già, e vanno solo scongelate o meglio utilizzate. Molte altre si possono trovare, se c´è la volontà politica. C´è un patrimonio pubblico ancora immenso da valorizzare. C´è una spesa corrente sulla quale si può risparmiare ancora molto. E soprattutto c´è un livello vergognoso di evasione fiscale: combattiamola, e usiamo un pezzetto del ricavato per modernizzare il Paese e per creare svi‐
luppo». Belle parole. Intanto variamo uno scudo fiscale che in realtà è un condono tombale. «Senta, tutti i condoni sono diseducativi. Alcuni, negli ultimi anni, sono stati molto riprovevoli. Ma in questa situazione di crisi si può ragionare su un meccanismo di rimpatrio dei capitali, purché preveda una misura corretta di prelievo e non contribuisca a coprire reati gravi». Non ha l´impressione che si stia perdendo una grande occasione? Un governo con una maggioranza bulgara, che vivacchia invece di cambiare la faccia del Paese. «Dobbiamo tutti fare di più. Se la recessione continua, per evitare il peggio. Se la recessione finisce, per crescere quanto e più degli altri. Dobbiamo innalzare strutturalmente il nostro potenziale di crescita. Il successo di lungo periodo di un Paese corre su quattro Rassegna Stampa del giorno 24 LUGLIO 2009
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ruote che devono muoversi all´unisono. La coesione sociale, in gran parte legata al Welfare che noi europei abbiamo, vivaddio, e va solo riformato; la competitività delle imprese che abbiamo in quantità come dimostrano le nostre esportazioni; l´efficienza del Si‐
stema‐Paese, che invece oggi è un grave vincolo. E poi il dinamismo della società che, a sua volta, viene da fattori che ci vedono in fondo a tutte le classifiche: mobilità, meritocrazia, capacità decisionale. Qui c´è il nostro problema maggiore che logora non solo l´economia ma, nel tempo, anche la democrazia». Il suo sembra un manifesto politico. Dica la verità: si prepara o no alla «discesa in campo»? «Di questa storia si parla da almeno 10 anni. Poi la realtà fa sempre giustizia di tutte le chiacchiere. E la realtà è che anche questa volta faccio un lavoro complicato, ma che mi da sempre un´enorme soddisfazione. Non ho nessuna voglia di smettere». Rassegna Stampa del giorno 24 LUGLIO 2009
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la Repubblica pag. 24 – sez. Economia VENERDÌ, 24 LUGLIO 2009 di WALTER GALBIATI Risanamento, dalle banche solo 250 milioni Nel piano Braggiotti denaro fresco e conversione crediti. Lo scetticismo della procura Lunedi il cda della società per il via libera al piano e il varo della nuova governance Con l´aumento di capitale gli istituti di credito avranno la maggioranza e Zunino si diluirà MILANO ‐ Una trattativa a tutto campo. Da una parte Luigi Zunino, l´imprenditore piemontese alle prese con un gruppo indebitato per 3 miliardi di euro e dall´altra le banche creditrici. Sullo sfondo una richiesta di fallimento da parte della procura. È questo lo spettacolo che è andato in scena ieri, dopo che gli advisor hanno illustrato il piano di salvataggio da presentare mercoledì prossimo al Tribunale fallimentare. E la trattativa con le banche si preannuncia serrata. Il piano prevede un aumento di capitale da 250 milioni di euro, anche se sull´importo definitivo non è arri‐
vato il sigillo degli istituti di credito. Una ricapitalizzazione che secondo le ipotesi formulate dai consulenti del gruppo Zunino dovrebbero costituire la ciambella di salvataggio per evitare il fallimento. Nuova finan‐
za per alleggerire il debito e, contemporaneamente, permettere alla società di gestire l´attività ordinaria. L´aumento verrà realizzato attraverso la conversione di 150 milioni di crediti da parte dei tre istituti più coinvolti, ovvero IntesaSanpaolo, Unicredit e Banco Popolare, i quali si sono impegnati anche a versare 100 milioni in contanti per sottoscrivere altre nuove azioni. Non è escluso poi un intervento pro quota anche degli altri istituti coinvolti. Il prezzo sarà probabilmente in linea con le attuali quotazioni di mercato e comunque la ricapitalizzazione porterà le banche ad avere la maggioranza del gruppo, con Zunino e le sue holding (oggi controllano oltre il 70%) in una posizione di minoranza. Le banche, pur superando le soglie rilevanti di capitale che impon‐
gono il lancio dell´offerta obbligatoria (Opa), chiederanno alla Consob, l´autorità che vigila sul mercato, di esserne esentati visto lo stato di crisi di Risanamento. Altra finanza, circa 50 milioni, arriveranno da un cre‐
dito fiscale generato dal conferimento a una Sgr immobiliare dell´area ex Falck di Sesto San Giovanni, un progetto da oltre un milione di metri quadrati alla periferia nord di Milano. Il tutto dovrà essere inserito in un piano di ristrutturazione del debito, che verrà presentato al Tribunale con il parere di un esperto. Spetterà al giudice, in base alla legge fallimentare dare il suo assenso o no. È in pratica lo stesso iter (art. 182 bis) che ha portato Fingruppo fuori dei guai in una situazione simile dove pro‐
tagonisti erano le banche e la procura di Brescia. In alternativa, si sta valutando il concordato preventivo, che se però non dovesse essere approvato dai creditori, manderebbe la società direttamente in fallimento. Il piano dovrà convincere il giudice che la società non si trova in uno stadio terminale, ma nemmeno in liqui‐
dazione, come ipotizzano i consulenti della procura. La convinzione degli inquirenti è che in Risanamento sia in atto da almeno un anno e mezzo una sorta di liquidazione, più che una vera e propria attività di svi‐
luppo immobiliare. Risanamento prenderà le sue decisioni formali nel consiglio di amministrazione convocato per lunedì pros‐
simo. In quell´occasione verrà esaminato il piano di salvataggio e ci sarà, come chiesto dalle banche, un rin‐
novo completo dei vertici. Serviranno consiglieri indipendenti in grado di garantire una gestione trasparen‐
te. Tra i nomi circolano quelli di Angelo Casò e di Umberto Tracanella, già in cda. Ma c´è incertezza sulla nuova guida operativa della società, un manager in grado di portare avanti le dismissioni, ma anche le atti‐
vità del gruppo giudicate core business. Rassegna Stampa del giorno 24 LUGLIO 2009
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La Fiba-Cisl Vi augura
una fine settimana
serena!!
Arrivederci a
lunedì 27
per una nuova
rassegna stampa!
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