Il 25 marzo 2009 le classi terze del Convitto “Cesare
Battisti” di Lovere hanno visitato la diga del Vajont per
conoscere la sua terribile storia.
La presunzione è un atteggiamento tipico dell’uomo soprattutto negli
ultimi due secoli: grazie ai progressi della scienza e della tecnologia
questo sentimento di onnipotenza aumenta sempre di più per cui
l’uomo, a volte, realizza opere ambiziose senza badare alle conseguenze
che potrebbero comportare.
Il 9 Ottobre del 1963, alle 22:39, alla diga del Vajont, in
provincia di Belluno, si stacca un pezzo di montagna dal
monte Toc, pari a 2500 m3 di terreno, e cade nel lago formato
dalla diga, innalzando un’onda di circa 260 metri che spazza
via Longarone e le sue due frazioni, Erto e Casso, causando
più di 2000 morti.
La diga del Vajont oggi si erge come
monumento dell’incapacità e
dell’avidità dell’uomo.
L’umanità è diventata l’antagonista dell’ ambiente: il 9 Ottobre
1963, al Vajont ci hanno rimesso la vita 2000 persone.
L’uomo e la sua
inettitudine
non hanno
causato solo
danni come
quelli del
Vajont, ma
sono origine di
problemi come
il buco
dell’ozono o
l’effetto serra.
Il cimitero che fu costruito dopo il disastro del Vajont è desolante, migliaia di
piccoli blocchi di marmo per terra, tutti attaccati, cercano di esprimere il
dolore di una famiglia persa o il rimpianto di un’ infanzia non vissuta o anche
di vite non viste, come quelle di alcuni bambini di pochi mesi. Queste piccole
lapidi bianche, cercano di dirci:
NOI C’ERAVAMO E ABBIAMO PAGATO L’EGOISMO DELL’UOMO.
Sara, Gabriele, Omar, Riccardo, Damiano. Classe III C
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Presentazione di PowerPoint - Convitto Cesare Battisti Lovere