IL CAFFÈ 19 giugno 2011 3 Gli edili Gli artigiani “Oggi è la corsa al ribasso “Ci sono imprese locali a creare problemi e rischi” con prezzi troppo bassi” 8 15 21 mandati mandati mandati ad una ditta edile ad una ditta ad un fornitore di costruzioni di Bedano per oltre un milione di franchi di Cresciano per poco meno di 700 mila franchi “N ormalmente il sistema funziona”. Mette le mani avanti Cleto Muttoni, presidente della Ssic, la Società impresari costruttori, sentendo l’aria di bufera che tira in questo periodo su, mandati, appalti e commesse pubbliche. Sul caso Maurino, il presidente circoscrive il fatto: “La questione di fondo sembra che sia l’aver sbagliato a considerare un appalto al posto di una fornitura”, spiega Mut- “Stiamo tentando di tenere il lavoro sul territorio, ma ogni tentativo fatto in passato in questo senso è fallito” CLETO MUTTONI presidente della Società svizzera impresari costruttori toni. “Questo non toglie che ci possano essere problemi nell’aggiudicazione dei lavori: la discrezionalità è inevitabile e credo che alla fine l’unica arma che abbiamo e che possiamo applicare sia il buon senso”. In ogni caso il giudizio degli impresari edili non è negativo nel complesso: la distribuzione del lavoro tra le varie ditte è abbastanza rispettato, assicurando una rotazione necessaria che permette a tutti i soggetti di beneficiare delle commesse pubbliche. “A mia conoscenza non vedo casi eclatanti di malfunzionamento o di discriminazione verso qualche soggetto, piuttosto che di favoritismo verso imprese ‘amiche’. di fotocopiatrici per oltre 300 mila franchi Qualcuno che si lamenta c’è sempre, ma non vedo nulla di patologico in questo”, continua Muttoni. “Questo non vuol dire che non ci sia l’esigenza di maggiori controlli per evitare che ci sia qualsiasi abuso”. Ma il vero terrore delle aziende non è tanto la concorrenza interna: la minaccia, ancora una volta, arriva dall’esterno. “Ormai la tendenza degli enti pubblici è di fare gare al massimo ribasso, che, almeno nella fase iniziale, sembrano più convenienti”, spiega Muttoni. “Questo sempre più sta creando problemi di competitività delle aziende ticinesi verso concorrenti esterni che fanno a volte offerte fuori mercato”. Per fare fronte a questo problema la Società svizzera impresari costruttori sta proprio in questi giorni elaborando una strategia finalizzata alla modifica della legge, in modo che si favorisca l’aggiudicazione dei lavori a imprese del territorio. Ma non ci fa molte illusioni. “Già nella Svizzera interna era stata provata questa strada per porre un argine alla concorrenza estera, ma non si è poi riusciti a metterla in opera”, avverte il presidente della Ssic. “È inevitabile che oggi si paghi lo scotto dell’apertura dei mercati e di una competizione che diventa sempre più serrata”. Una strada per arginare la situazione ci sarebbe, tuttavia: passare dall’aggiudicazione delle commesse pubbliche basata sul “massimo ribasso” al criterio del “migliore offerente”, una strada per poter valutare meglio nel complesso l’offerta che viene avanzata dall’impresa. “In ogni caso il punto chiave rimane il il capitolato d’offerta: è il come si realizza questo documento che condiziona tutte le fasi successive dell’appalto. Se è ben congegnato può permettere a molte aziende di partecipare, senza favorirne alcuna”, conclude Muttoni. v.car. 32 mandati ad un fornitore 4 11ad una mandati mandati sola ad una ditta società di informatica per circa 1,3 milioni di franchi di fotocopiatrici di costruzioni per poco meno di Cevio per poco di 400 mila franchi meno 1,3 milioni “P uò capitare che qualche appalto o un mandato vadano a qualche amico, ma nel complesso sono episodi e riguardano solo lavori di piccola entità. La vera sciagura è la guerra sui prezzi”. Il presidente dell’associazione installatori elettricisti (Aiet) Gianni Albertoni ha le idee chiare sulla situazione delle commesse pubbliche e non teme l’arrivo di un’ “appaltopoli”. “C’è qualcuno che ogni tanto, velatamente, “Bisognerebbe capire cosa si intenda per risparmiare, perché un servizio non garantito può creare solo problemi” GIANNI ALBERTONI presidente associazione installatori elettricisti ticinesi ci segnala qualche caso particolare, ma credo che questo non sia il ‘sistema’, anche perché i rischi che si corrono sono alti. Ho ancora fiducia sul fatto che appalti e capitolati vengano fatti in buona fede e non per favorire questo o quello”. E questo non perché i controlli siano tanti, ma piuttosto perché in un ambiente piccolo come il Ticino, prima o poi, il fatto viene alla luce. La questione, invece, su cui battono anche gli installatori elettricisti, è quella del prezzo negli appalti, che mette in secondo piano qualsiasi altro problema: “Le commesse pubbliche vanno sempre al minor prezzo: è tutto un proliferare di ‘curve di Gauss’ che servono alla fine ad assegnare il lavoro al minor offerente”, spiega Albertoni. Nel settore dell’impiantistica elettrica non c’è, invece, lo spettro della concorenza dall’estero, perché ancora oggi risulta troppo complesso venir da fuori per fare questi lavori: troppe le prescrizioni che vengono richieste. Il vero problema sono invece un gruppo di imprese locali che ormai si sono specializzate a lavorare con il pubblico e che spuntano prezzi al ribasso che nessun altro imprenditore del settore riesce a praticare. “Io non sono in grado di fare quei prezzi lì e mi chiedo come ci riescano loro”, aggiunge il presidente. Da questa situazione di “stallo” si esce in un solo modo: abbandonando l’idea che il prezzo più basso debba rappresentare il 50-70% di tutta la decisione su chi affidare il lavoro e aggiungendo anche altri parametri sulla qualità del prodotto che si fornisce. “Sono discorsi che con il privato riusciamo ancora a fare, mentre con l’ente pubblico è impossibile”, spiega Albertoni. “In ogni caso nel nostro settore stiamo anche facendo una lotta a tappeto a chi entra abusivamente sul nostro mercato. Per ora è un fenomeno marginale, ma cominciano ad affacciarsi ditte estere che vogliono entrare nel mercato: qui ci vuole un argine fatto da un ispettorato sulla qualità”. L’invito del presidente dell’associazione installatori elettrici è rivolto in particolare al consiglio di Stato e al parlamento perché si attivino per mettere ordine nel mercato. La questione degli appalti pubblici è invece meno sentita nel settore dei falegnami: “Non ho mai sentito grossi probemi sulle commesse”, spiega Francesco Lurati, presidente dell’Associaione svizzera fabbricanti mobili e serramenti del Ticino. “ Ma è anche vero che per noi non ci sono mai grandi lavori da fare nel settore pubblico”. v.car I partiti IL GRAN CONSIGLIO Una iniziativa sulla trasparenza è saltata in Gran consiglio D in diversi schieramenti politici. E questo, per il futuro, è senza dubbio un fatto positivo”. E che sia urgente una distinzione lo afferma anche Giovanna Viscardi che per il Plrt, in aula aveva sostenuto la necessità di regole certe. “E la sostengo ancora, anche se poi il partito ha deciso diversamente”, avverte Viscardi: “Ribadisco che secondo me occorre una distinzione precisa tra ambiti diversi, tra politica e affari. Soprattutto quando si tratta di aziende pubbliche e parapubbliche del cantone dovrebbero prevalere il buonsenso e l’etica, ma bisognerebbe anche scrivere e approvare regole nette, condivise e condivisibili da tutti. Se poi un politico è consulente di una ditta privata lo deve rendere noto ai cittadini”. “Non si può essere contemporaneamente giocatori, allenatori e arbitri”, nota Chiesa: “Come si fa a spiegare questa anomalia alla gente? Anche se è vero che sui profili internet dei gran consiglieri dovrebbero esserci questi riferimenti, mi chiedo tuttavia: è possibile che nelle aziende non possa andarci qualcuno che non faccia parte di municipi e parlamento?”. m.sp. ietro gli interrogativi sumandati, commesse e appalti pubblici, c’è sempre il problema della poca trasparenza e della discrezionalità nella decisione. Ma anche l’innegabile legame tra affari e politica. “Per questo sarebbe già un primo, importante passo, se chi occupa posti rilevanti o in Gran consiglio o nei municipi, uscisse dai consigli d’amministrazione degli enti pubblici e parapubblici”, avverte Nenad Stojanovic, deputato socialista che su questo tema ha presentato più di un’ interpellanza. “Il nostro - prosegue - è un parlamento di milizia e questo fardello delle cariche esiste. Servono dunque distinzioni nette. Come occorrono regole precise, a cominciare dalla possibilità che la gente sappia esattamente quali incarichi occupano i politici e che redditi percepiscono”. Secondo Marco Chiesa, Udc, una occasione per spezzare via dubbi e fare chiarezza c’era stata quando il Gran consiglio era stato chiamato a discutere una serie di proposte sul conflitto di interessi. “Ma poi la discussione s’era arenata perché Plrt, Ppd e Lega, avevano detto che le norme Ti-Press Ps e Udc vogliono nuove norme a livello nazionale e cantonale “È arrivato il tempo delle regole” La politica chiede a sé stessa quella trasparenza che però non vuole potevano essere inserite successivamente nelle leggi settoriali e in quella sui dipendenti pubblici. Invece è stata una occasione persa”. Proprio l’Udc a livello nazionale con il suo giovane deputato Lukas Reimann ha rilanciato il problema, ribadendo che ci “Non si può essere giocatori, allenatori e arbitri, è un’anomalia che va cancellata. La gente non capisce” sono “oltre duemila mandati ricoperti dai parlamentari nei consigli d’amministrazione”. Insomma una brutta commistione tra affari e politica. Non solo: Reimann ha presentato anche una iniziativa che costringerebbe consiglieri nazionali e agli Stati a segnalare puntualmente eventuali conflitti, quando fossero chiamati a deliberare su certe materie. “Reimann - spiega Nenad Stojanovic - ha in un certo senso spezzato un cerchio. Io penso che questo delicato tema stia piano piano facendosi strada