LE MALATTIE DA PRIONI Sandro Sorbi e Silvia Bagnoli PRIONE: libero acronimo di proteinaceus infective particle. Prusiner et al., 1981 Mucca pazza in verità mucca atassica LE MALATTIE DA PRIONI La stessa malattia può essere: - ereditaria (genet. determinata) - sporadica - “infettiva” (iatrogena – GH da cadavere, trapianti di cornea e dura madre, elettrodi di profondità - alimentare) Alterazioni spongiformi del neuropilo A) Tasso di mortalità per CJD forma sporadica per paese dal 1999 al 2002 B) Tasso di mortalità per forme genetiche di EST per paese dal 1999 al 2002 vCJD Sono stati presi provvedimeti dai governi di tutti i paesi per la prevenzione della vCJD TASSO DI MORTALITÀ PER ENCEFALOPATIE SPONGIFORMI TRASMISSIBILI (EST) IN EUROPA DAL 1999 AL 2002. ENCEFALOPATIE SPONGIFORMI TRASMISSIBILI (EST) O MALATTIE DA PRIONI NEGLI ESSERI UMANI 9 Malattia di Creutzfeldt-Jakob (CJD) 9 Insonnia Fatale Familiare (FFI) 9 Sindrome di Gerstmann-Sträussler-Scheinker (GSS) 9 Nuova Variante CJD (nvCJD or vCJD) 9 Kuru Malattie da prioni nell’animale • Scrapie (pecore) • Encefalopatia spongiforme dei bovini (BSE) • Encefalopatia del visone • Malattia cronica debilitante dell’alce e del cervo • Encefalopatia spongiforme del felino Cosa sono le encefalopatie spongiformi trasmissibili? Sono rare forme di malattie neurodegenerative progressive che colpiscono sia gli esseri umani (EST) che gli animali (BSE) Sono causate da agenti infettivi simili (PRIONI) Sono così chiamate perchè producono modificazioni spongiformi nel cervello L’agente infettivo che causa la malatia ha la sua massima concentrazione nelle zone cerebrali Prioni 9 Libero acronimo di proteinaceus infective particle (Prusiner et al., 1981 9 Sono singole molecole contenenti circa 250 aminoacidi 9 Sono varianti di proteine che sono normalmente espresse nelle cellule 9 I Prioni hanno l’abilità di convertire la loro struttura terziaria da α-elicha a foglietti β. 9 Nelle malattie da prioni si verifica un accumulo intraneuronale della proteina prionica , con formazione di placche Il polimorfismo 129 Met/Val nelle malattie da prioni • Il polimorfismo 129 Met/Val è fondamentale • Nella popolazione generale, il 50% è omozigote Met/Met, il 40% eterozigote Met/Val ed il 10% Val/Val • L’omozigosi Met/Met costituisce un importante fattore di rischio per la CJD e la CJDv e ne modifica la storia naturale di malattia (età di esordio, caratteristiche cliniche, durata). • L’omozigosi Met/Met determina, a parità di mutazione, il quadro clinico FFI in contrapposizione a quello fCJD. Mutazioni ed espansioni nel gene della Prion Protein • L’evento patogenetico fondamentale delle EST è l’accumulo a livello cerebrale di una proteina amiloidea caratteristica denominata PrPsc (da scrapie). Questa proteina deriva da un precursore fisiologico PrPC (costitutivo). • PrPsc e la PrPC sono identiche per struttura primaria e modificazioni post-traduzionali ma differiscono fortemente dal punto di vista conformazionale. Modificazione strutturale della proteina prionica (PrP). Da PrPc con α-eliche a PrPsc con stuttura a foglietti β. Malattie da prioni e β-amiloide Nelle malattie da prioni si accumulano prodotti di degradazione della PrP sotto forma di depositi fibrillari multipli. In associazione all’amiloide possono essere presenti anche depositi non fibrillari di PrP Il carico parenchimale di amloide caratteristico della GSS è presente solo nel 10% dei pazienti con CJD mentre l’angiopatia amiloidosica è virtualmente assente. Unica eccezione la PrP-CAA dove l’amiloide si deposita nei vasi parenchimali e leptomeningei in associazione a NFT. Proteina prionica (PrP) Glicoproteina di membrana, PM=33-35 kDA ricca in regioni ad α-elica costituita da: dominio NH2-T (sequenza ripetuta octapeptidica) dominio COOH-T patogenetico che può strutturarsi in aggregati amiloidogenetici proteasi resistenti Funzione cellulare sconosciuta Possibili ruoli: trasmissione sinaptica regolazione del livello intracellulare del rame (attività chelante della regione NH2-T) Mutazioni sul gene PRNP chr 20p13 (31 sostituzioni nucleotidiche, 13 delezioni/duplicazioni) La conversione PrPc a PrPsc avviene attraverso due fasi: la nucleazione e l’estensione. La nucleazione è la tappa limitante, una volta formato il nucleo l’ aggiunta di PrPsc permette una rapida polimerizzazione e fibrillogenesi. Ciclo cellulare della proteina prionica All’interno delle cellule in degenerazione si possono ritrovare aggregati proteici contenenti la forma mutata della PrP associata o meno alla presenza della PrP wilde type. Oltre a ciò sono stati ritrovati nel citoplasma frammenti peptidici della PrPsc, PrPctm, con probabile azione neurotossica ma con meccanismo sconosciuto. ? Reticolo Endoplasmico Che cosa è la PrPc ¾ Glicoproteina di membrana, PM=33-35 kDA ¾ Funzione cellulare sconosciuta ¾ Alcuni possibili ruoli: 9 nella trasmissione degli impulsi nervosi data la sua localizzazione in aree sinaptiche 9 nella regolazione del livello intracellulare del Rame, vista la capacità della regione N-terminale di chelare questo metallo ¾ Mutazioni sul gene PRNP chr 20-p13 (31 sostituzioni nucleotidiche, 14 delezioni/duplicazioni) Differenze biochimiche tra PrPc e PrPsc PrPc PrPsc Peso molecolare della forma processata 33-35KDa 33-35KDa Glicosilazione SI SI Localizzazione Membr. citoplasmatica Intracellulare Resistenza alle proteasi NO SI Solubilità in soluz. acquosa SI NO Struttura secondaria prevalente α-elica foglietti-β Formazione di fibrille amiloidi NO SI PrPsc forma aggregati che portano alla neurodegenerazione I meccanismi della conversione patologica della PrP ma, soprattutto, la natura stessa dell'agente infettivo responsabile dell'evento patologico rimangono sconosciuti. GENE PRNP situato sul chr 20-p13 Mutazioni: 31 sostituzioni nucleotidiche 14 delezioni/duplicazioni Fattore di rischio genetico: Polimorfismo codone 129 (met-val) Placche amiloidee con positività per la PrP Sezione di tessuto cerebrale di mucca affetto da BSE Meccanismi patogenetici delle malattie da prioni La malattia di Creutzfeldt-Jakob (CJD) • Descritta per la prima volta da Hans Creutzfeldt (1921) e, successivamente da Alfons Jakob (1929). • Può essere sporadica (85%), familiare (15%) od “infettiva” • Ha una prevalenza di circa 1 caso ogni 1.000.000 di abitanti • Non vi è prevalenza di sesso o di etnia • L’età di esordio è, in genere, tra i 50 e di 70 anni • La durata della malattia è compresa tra 4 e 6 mesi. Vi è una estrema variabilità dei segni e dei sintomi clinici osservati, sia all’esordio di malattia che durante il suo decorso. Criteri diagnostici per la malattia di Creutzfeldt-Jacob Creutzfeldt-Jakob variante (CJDv) • In Gran Bretagna, tra il 1985 ed il 2000, si è verificata una epidemia di BSE dovuta alla diffusione di farine animali fatte con carcasse di pecore morte per scrapie. • Si stima che la carne di un milione di capi ammalati sia entrata nella catena alimentare umana. • Dal 1995, sono stati descritti numerosi casi (più di 150 in GB, 6 in Francia, 1 in Italia) di CJD con caratteristiche “atipiche” (CJDv) Creutzfeldt-Jakob variante (CJDv) • L’esordio della malattia è più precoce: 15-40 anni vs 6080 anni. • La durata della malattia è più lunga: 12-24 mesi vs 4-12 mesi • L’esordio è più subdolo, prevalgono nelle fasi inziali di malattia i sintomi “psichiatrici” ed i disturbi atassici; il deterioramento cognitivo è più lento. L’Insonnia Fatale Familiare (FFI) • E’ una malattia neurodegenerativa descritta per la prima volta nel 1986 da Lugaresi e coll. • Sono stati descritti diversi pedigree con tale patologia e, più recentemente, anche casi sporadici (sFI) • E’ caratterizzata, clinicamente, da una compromissione progressiva della capacità di dormire, da disautonomia e da segni motori. La durata di malattia è compresa tra i 6 ed i 30 mesi. La malattia di Gerstmann-Straussler-Schenker (GSS) • Descritta per la prima volta nel 1936 nella Family H. • Attualmente note circa 50 famiglie, tutte con trasmissione autosomico-dominante del fenotipo • La malattia è rara (1 caso su 10.000.000). L’esordio è nella 4 o 5 decade di vita e la durata di malattia è compresa tra i 5 ed i 15 anni • Sono state descritte due diverse modalità di esordio: la forma ad esordio atassico e quella ad esordio demenziale. History: Kuru • New Guinea in early 1900’s – People practicing cannibalism – 1957-1968 • Over 1,100 people died – Majority of deaths • Women, children and elderly – Incubation period >30 days History: CJD • Sporadic human encephalopathy • Worldwide 1-2 cases/million people • Different forms – Spontaneous (85%) – Genetic (10-15%) – Iatrogenic (<1%) • Average age of onset 65 years • Duration of illness, 4.5 months KURU • Per molti anni, malattia endemica nella popolazione Fore della Nuova Guinea. • Era collegata al rito cannibalico di cibarsi del cervello dei familiari defunti • E’ andata progressivamente diminuendo sino a scomparire Le forme familiari di EST Tutte le forme familiari sono legate a mutazioni puntiformi del gene PRNP. CJD: Sono state descritte più di 40 mutazioni. Quelle più frequenti in Italia sono quelle al codone 200 e 210. FFI: La mutazione più frequente è al codone 178 associata sempre con la metionina al codone 129. GSS: si manifesta solo in forma familiare ed è sempre legata a mutazioni del gene PRNP. La mutazione più frequente, e l'unica identificata in Italia, è quella al codone 102. Nei soggetti portatori di questa mutazione la malattia compare intorno ai 50 anni con una atassia cerebellare cronica. EREDITARIETA’ FORME FAMILIARI Il polimorfismo 129 Met/Val nelle malattie da prioni • Il polimorfismo 129 Met/Val è fondamentale • Nella popolazione generale, il 50% è omozigote Met/Met, il 40% eterozigote Met/Val ed il 10% Val/Val • L’omozigosi Met/Met costituisce un importante fattore di rischio per la CJD e la CJDv e ne modifica la storia naturale di malattia (età di esordio, caratteristiche cliniche, durata). • L’omozigosi Met/Met determina, a parità di mutazione, il quadro clinico FFI in contrapposizione a quello CJD. Indagini neuroradiologiche: Risonanza Magnetica Nucleare NORMALE CJD Degenerazione del tessuto cerebrale in paziente affetto da CJD Esami per una corretta diagnosi di CJD in vita: 9ElettroEencefaloGramma (EEG) 9Liquido cefalorachidiano (LCR) EEG: Le anomalie EEG caratteristiche della CJD sono i complessi periodici trifasici punta-onda (1-2 cicli al secondo) che però non sono costanti durante l'intera fase clinica. LCR: L'identificazione mediante western blot della proteina 14-3-3 (una proteina citoplasmatica neuronale non correlata alla PrP) è di grande aiuto per confermare il sospetto clinico di CJD. Metodica per ricerca 14-3-3 nel liquor: Elettroforesi Bidimensionale e Western Blotting Rivelazione mediante elettrochemioluminescenza (ECL) con l’impressionamento di una lastra fotografica. 30 KDa Alcune patologie neurologiche, oltre alla CJD, possono occasionalmente dare una risposta positiva al test della 14-3-3, tra cui: le encefaliti virali, l'infarto cerebrale acuto, alcune encefalopatie metaboliche, tumori cerebrali e l'encefalopatia paraneoplastica. Pertanto, questo test non dovrebbe essere eseguito di routine per escludere la CJD, ma solo in quei casi in cui vi sia una ragionevole possibilità di CJD. In questi pazienti la presenza della 14-3-3 nel liquido cefalorachidiano ha un alto valore predittivo positivo (97%). Ricerca 14-3-3 in liquor di pz affetti da CJD ed in pz affetti da altre malattie neurodegenerative numero delle segnalazioni di casi sospetti di MCJ e numero di decessi distribuiti per anno (fonte: ISS) Numero di decessi per EST e tassi di mortalità per Regione (1993-2005)