Scuola di Formazione in Nutrizione Clinica Anno Accademico 2010/11 Dott. Mauro Mario MARIANI Medico Chirurgo Specialista in Angiologia Nutrizionista Rai Professore a Contratto di Nutrizione Biologica presso l’UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA Master di Alta Formazione Universitaria in Nutrizione Docente presso la Scuola di Formazione In Nutrizione Clinica – AINUC Patrocinato dal CONSORZIO UNIVERSITARIO PICENO Docente presso la Scuola di Medicina Biologica– AIOT www.mmmariani.com Tutti i DIRITTI relativi ai testi ed alle immagini presenti in questa DISPENSA sono di PROPRIETA' del Dr. Mauro Mario Mariani. La riproduzione, anche parziale, è VIETATA con qualsiasi mezzo analogico o digitale SENZA IL CONSENSO SCRITTO DELL’AUTORE. Sono consentite le citazioni dei testi purché accompagnate dal nome dell’Autore degli articoli, il Dr. Mauro Mario Mariani, e dal suo indirizzo telematico http://www.mmmariani.com Dott. Mauro Mario Mariani Medico Chirurgo Specialista in Angiologia Ascoli Piceno Nutrizionista RAI Professore a Contratto di Nutrizione Biologica presso l‟UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA Master di Alta Formazione Universitaria in Nutrizione Docente presso la Scuola di Formazione In Nutrizione Clinica – AINUC Patrocinato dal CONSORZIO UNIVERSITARIO PICENO Docente presso la Scuola di Medicina Biologica e terapie integrate – AIOT www.mmmariani.com [email protected] Sessione mattutina: dalle 9,00 alle 13,00 Nutrizione antiaging e radicali liberi La Nutraceutica L‟alimentazione come prima terapia antiossidante: il punteggio ORAC Lo stress ossidativo Il danno da inquinamento ambientale. Effetti di aria, acqua, cibo. Antiossidanti Endogeni Antiossidanti Esogeni Test di laboratorio per la valutazione dello stress ossidativo: dROMs e BAP TEST Sessione pomeridiana: dalle 15,00 alle 19,00 Il mineralogramma Metodi Detossificanti Il drenaggio omotossicologico Il drenaggio fitoterapico La Terapia Chelante I.V. con EDTA come terapia antiaging Il Metodo 3emm:e Mantenimento Massa Magra Il Ruolo del Biologo Nutrizionista nel Progetto 3emme DIMOSTRAZIONI PRATICHE: Mineralogramma sul capello e sulle urine COME IL CONDOR… E' stato dimostrato che l'uomo biologicamente potrebbe vivere come il condor: oltre i 130 anni. Ancora oggi ciò non accade. Ma sempre più spesso, ogni giorno, molti di noi varcano la soglia della terza età. Si vive di più nei paesi industrializzati. L‟Italia ha il primato di essere il paese più vecchio del pianeta. Ogni cento abitanti, 24 hanno più di sessant‟anni. Solo fra vent‟anni quasi 1/4 degli italiani avrà più di sessantacinque anni, cioè circa 12 milioni di persone (di cui oltre 3 milioni avrà più di ottant'anni) con una disabilità di quasi il 50% sugli over 75enni. Una bambina che nasca oggi ha un'aspettativa di vita di 100 anni, e un maschio di 94, mentre solo all'inizio del secolo l'aspettativa di vita oscillava attorno ai 45-50 anni. Il rovescio della medaglia è che ogni cento italiani solo 14 hanno meno di 15 anni. Ci sono 109 anziani ogni 100 bambini. C‟è Poca Fertilità: circa il 40% delle famiglie italiane ha un figlio unico. (Elaborazione CNR sui dati ISTAT). Visto il potenziale mercato le compagnie farmaceutiche hanno sviluppato ed introdotto sul mercato farmaci che controllano i sintomi dell‟invecchiamento, quali: obesità, incontinenza, perdita della memoria macchie cutanee, caduta dei capelli, impotenza, ecc. Tipico è l‟esempio del Viagra, farmaco anti-impotenza per eccellenza. Il Viagra è solo uno esempio di quello che è oggi la cultura farmaceutica, e medica: l‟obiettivo principale è solo ed esclusivamente il sintomo..., perché è da questa situazione che ne trae profitto, piuttosto che andare ad agire sulle cause della malattia. L‟impotenza è solo uno dei sintomi dell‟invecchiamento. Oltre l‟impotenza abbiamo molti altri indicatori biologici come capelli grigi, rughe, aumento di peso, diminuita acutezza visuale, osteoporosi, etc. Le cause che ci conducono all‟ invecchiamento sono complesse così come lo sono le risposte naturali. Tenendo conto delle variazioni individuali, l'invecchiamento si manifesta come una progressiva degradazione delle capacità di tutti i diversi sistemi. Con il passare del tempo i nostri tessuti ed i nostri organi iniziano a deteriorare e le nostre funzioni cominciano a declinare. Si può bloccare questo processo evolutivo che non è inevitabilmente ineluttabile. Infatti, esperienze come quella del Baltimore Longitudinal Study on Aging hanno provato che per alcuni parametri importanti, come la funzionalità dei reni, all'interno della stessa classe di età sono possibili situazioni molto differenti. Anche se in media la capacità renale di filtrare le scorie diminuisce con l'età di almeno un terzo, esiste una quota non indifferente di persone in cui questa diminuzione non c'è, e altre ancora in cui la funzionalità renale è addirittura migliorata rispetto al passato. PERCHÉ INVECCHIAMO? L‟Invecchiamento inizia a livello cellulare – unità primordiale della vita umana. La perdita dell'elasticità è il primo biomarker dell‟invecchiamento. L'elasticità del tessuto è persa quando le cellule in un tessuto formano “la rugosità”. Ci specchiamo e vediamo, giorno dopo giorno, comparire rughe sul nostro viso e sul nostro corpo. Quello che avviene a livello cutaneo va moltiplicato per milioni di cellule che formano gli organi interni. Si invecchia fuori e dentro. I processi che inducono l'invecchiamento sono da anni oggetto di studio. Nel 1956 Denham Harman introdusse il concetto di cross-linking del collagene, della formazione della lipofuscina e del danno al DNA come nucleo della teoria del processo di invecchiamento. Tutti questi fenomeni sono il risultato del danno da radicali liberi sulle strutture vitali della cellula e dei vari tessuti. Denham Harman FORMAZIONE DEI LEGAMI CROCIATI (CROSS-LINKED) DEL COLLAGENE. FORMAZIONE DELLA LIPOFUSCINA. DANNO AL DNA. La formazione dei legami crociati del collagene determina ridotta elasticità e plasticità del tessuto connettivo. Inoltre legami crociati avvengono anche a livello del DNA e della cromatina (materiale intercinetico composto da acidi nucleici e proteine istoniche), riducendo l‟attività degli enzimi di sintesi dell‟RNA. La Lipofuscina è un pigmento bruno caratteristico dell‟ossidazione. Si trova nei lisosomi e deriva dalla per ossidazione degli acdi grassi saturi.Tutti questi fenomeni sono il risultato del danno da radicali liberi sulle strutture vitali della cellula e dei vari tessuti. LA SCIENZA DEL NUOVO MILLENNIO: L’OSSIDOLOGIA Ognuno di noi ha osservato il fenomeno dell‟ossidazione molte volte nella sua vita, probabilmente senza neanche saperlo. Quando dimentichiamo sul tavolo un pezzo tagliato di frutta già dopo alcuni minuti si osserva superficialmente la comparsa di uno stato marrone, questo fenomeno è conosciuto come ossidazione. Il vocabolo "OXUS" deriva dal greco antico e significa aceto di vino, cioè vino acido. Il vino diventa acido quando resta esposto troppo tempo all'aria ossidandosi. Di conseguenza, ossidarsi, significa "diventare acidi" da cui deriva il vocabolo ossigeno. In termini biochimici l‟ossidazione è semplicemente il processo che combina l‟ossigeno con un'altra molecola, è un processo in grado di assorbire elettroni I RADICALI LIBERI I radicali liberi sono nell‟ossigeno dell‟aria che respiriamo. Quando pensiamo all'ossigeno in genere lo associamo alla respirazione ed all'aria: il vero sostegno della vita. Senza ossigeno non possiamo vivere, neanche per breve tempo. Siamo tutti aerobi nel senso che viviamo nell'aria, immersi nella nostra atmosfera che contiene circa il 21% di ossigeno. Non tutte le molecole di ossigeno sono però uguali. La maggior parte dell'ossigeno che respiriamo è stabile ed essenziale per la nostra salute, l'altra parte e' detta instabile. I radicali liberi sono molecole instabili di ossigeno innescate nell‟organismo da un certo numero di fattori ambientali e di abitudini igieniche soltanto apparentemente salutari. La stabilità' a livello atomico dipende dal fatto che un elettrone sia bilanciato nella sua orbita da un altro elettrone. I radicali liberi hanno uno o più elettroni liberi. Questa struttura è relativamente insolita perché la maggior parte degli elettroni nelle molecole è appaiata. Questi elettroni singoli si muovono nelle loro orbite in condizioni di instabilita' notevole. I radicali liberi reagiscono rapidamente e in modo indiscriminato con le molecole circostanti, per catturare gli elettroni loro mancanti. I metalli di transizione promuovono la produzione di radicali liberi. Nei sistemi biologici, ferro e rame sono catalizzatori particolarmente importanti della produzione dei radicali liberi. A causa della loro instabilità, i radicali liberi sono costantemente in cerca di altre molecole a cui attaccarsi, come piccoli magneti. I radicali liberi sono veri e propri squali molecolari che danneggiano le molecole della membrana cellulare, i mitocondri (centri energetici della cellula) ed il dna (intelligenza della cellula). I maggiori danni provocati dai radicali liberi consistono nella produzione dei legami crociati e nell'accelerazione dei processi di aterosclerosi. Nel 1981 Denham Harman nel suo libro “ the aging process” affermava che: ”Se si riuscisse a bloccare tutti i processi di legami crociati del collagene ed i processi di aterosclerosi dei piccoli vasi, si potrebbe rimanere giovani per sempre”. I radicali liberi possono danneggiare le catene proteiche, ossidare le basi del materiale genetico e causare la perossidazione dei lipidi. Quando il danno da radicale libero ha luogo nella struttura di enzimi vitali o nel DNA è probabile che il risultato sia la produzione e riproduzione di cellule anormali: genesi delle malattie degenerative AZIONE DEI RADICALI LIBERI Il processo di accelerazione dei radicali liberi è prodotto anche dall‟energia atomica. Quando viaggiamo su di un aereo siamo bombardati da radiazioni e conseguentemente la produzione di radicali liberi aumenta in modo esponenziale I radicali liberi non sono soltanto dannosi, sono utili per combattere le infezioni, per uccidere i batteri e per controllare il tono della muscolatura liscia, che regola il funzionamento degli organi interni e dei vasi sanguigni. La cosa fondamentale perché i radicali liberi svolgano nell‟organismo un‟azione efficace e “buona” é l‟equilibrio fra questi e gli antiossidanti. Per neutralizzare i radicali liberi, infatti, il nostro corpo produce gli spazzini (i cosiddetti antiossidanti endogeni) che inghiottono i radicali in eccesso ed impediscono loro di danneggiare l‟organismo. Ma spesso, purtroppo, questo equilibrio si rompe a nostro svantaggio. I METALLI TOSSICI Tra tutte le sostanze inquinanti i metalli pesanti sono tra i composti più pericolosi e dannosi per l‟uomo. I metalli tossici sono sostanze inquinanti che penetrano in maniera insidiosa nella nostra vita con: cibi, bevande, aria, abiti e trasporti. E‟ stato dimostrato che sono concausa nel 65% dei decessi nei Paesi industrializzati. Non tutti i metalli sono tossici infatti alcuni (ferro, rame e selenio) sono indispensabili per lo svolgimento delle funzioni metaboliche mentre risultano essere tossici a dosaggi superiori. Altri metalli definiti xenobiotici (piombo, mercurio, alluminio, cadmio) esercitano invece effetti tossici sull‟organismo anche a bassissime concentrazioni. I metalli si accumulano lentamente e progressivamente negli organi (ossa, fegato, rene, SNC) e nei tessuti dove esplicano la loro azione dannosa. Il loro meccanismo d‟azione consiste nel bloccare l‟attività di numerosi complessi enzimatici con conseguente danno metabolico ed energetico delle nostre cellule. La sintomatologia da metalli tossici è svariata e coinvolge numerosi organi e apparati. E‟ vero anche che i metalli pesanti dannosi sono tra noi fin dall‟antichità. Cosa è cambiato oggi? - - Una volta il rischio tossico da metalli era legato a situazioni specifiche e isolate, come le miniere, certi farmaci (al mercurio!), certe lavorazioni industriali. Oggi, praticamente tutti i prodotti industriali (dai missili alle batterie, dalla farina alla carta) sono costretti a far uso di minerali a rischio che si scaricano nelle acque, nei terreni, nell‟aria, e sono difficilissimi da eliminare. Il risultato, nuovo per l‟uomo, è uno “smog tossico” che può essere a bassa o alta intensità, secondo le zone e i momenti, ma che è ormai diffuso in tutto l‟ecosistema. Il nostro organismo ha una notevole capacità di eliminazione, ma non si è mai evoluto per eliminare elementi come i metalli tossici (alluminio, piombo, cadmio, mercurio, etc.) ed altri inquinanti. Il nostro "body burden" ovvero la zavorra corporea, purtroppo quotidianamente si carica di sostanze tossiche: è come se avessimo un rubinetto che perde una goccia al giorno in un vaso, riempiendolo lentamente e inesorabilmente sino a che questo non trabocca. A quel punto iniziano a manifestarsi sintomi che inevitabilmente si trasformano poi in malattia. E‟ ovvio che le persone più a rischio sono le persone fragili – anziani, bambini, malati cronici. Ma anche per chi è “apparentemente” sano il rischio aumenta nello stress psicofisico (iperlavoro, situazioni particolarei come un trasloco, oppure una insidiosa malattia virale). Quindi è importante sapere a che punto siamo, anche perché i veleni esterni si accumulano lentamente, senza sintomi o con pochi sintomi – cefalea, sanguinamenti, debolezza, perdita di memoria – che possono facilmente confondersi con problemi di altro tipo. Il nostro organismo é continuamente esposto in maniera massiva a tossine derivanti da inquinamento atmosferico, metalli pesanti, fumo, additivi, pesticidi, senza dimenticare il cloro ed il fluoro presenti nell’acqua potabile, che comunque non possono essere considerati totalmente innocui dal punto di vista dell’ “inquinamento” del nostro organismo, ed infine i farmaci, che purtroppo capita sempre più spesso di dover assumere. Le sostanze tossiche diffuse nell’ambiente tramite aria, acqua e cibo si depositano dentro di noi, nel nostro sangue, nelle nostre cellule, nel nostro sistema nervoso. Secondo la definizione della U.S. Environmental Protection Agency questo è il nostro"body burden", letteralmente “zavorra corporea” che trasportiamo senza saperlo. Il nostro "body burden", quotidianamente si carica di sostanze tossiche: è come se avessimo un rubinetto che perde una goccia al giorno in una vasca, riempiendola lentamente e inesorabilmente sino a che non trabocca. A quel punto iniziano a manifestarsi sintomi che inevitabilmente si trasformano poi in malattia. Il nostro organismo ha una notevole capacità di eliminazione, ma non si è mai evoluto per eliminare elementi come i metalli tossici (alluminio, piombo, cadmio, mercurio, etc.) ed altri inquinanti. Lo studio"body burden", della United States Environmental Protection Agency effettuato presso il Center for Disease Control and Prevention della Mount Sinai School of Medicine di New York é stato svolto con nuove tecniche di analisi in laboratorio permettono di reperire con precisione tutte le sostanze tossiche e non riciclabili che si depositano dentro di noi, nel nostro sangue, nelle nostre cellule, nel nostro sistema nervoso. Lo studio mirava a dimostrare la presenza di sostanze tossiche nell’organismo di persone in apparente buono stato di salute. Nello studio sono stati esaminati nove militanti ambientalisti che si sono sottoposti a questi lunghi accertamenti. I risultati sono stati inequivocabili: In media ciascuno di loro "contiene" una novantina di sostanze chimiche di origine industriale, di cui 76 sicuramente cancerogene, e altre in grado di provocare disturbi nervosi, malattie ormonali e cardiovascolari, sterilità o cadute delle difese immunitarie. Michael Lerner, leader ambientalista non lavora in una fabbrica chimica e non vive da anni in una zona industriale inquinata, ma nella verde e ventilata Baia di San Francisco, eppure nel suo organismo hanno rilevato 101 sostanze chimiche altamente velenose tra cui diossine, arsenico, piombo e mercurio. Afferma Lerner: “Ho smesso di mangiare tonno, pesce spada, e altri pesci di grande stazza, da quando ho visto nelle rilevazioni scientifiche le quantità di mercurio che contengono questi pesci, vittime dell'inquinamento degli oceani. Ma ormai il mercurio che ho in corpo è già sufficiente per avvelenarmi, probabilmente mi ha già causato danni cerebrali". Un’ altra esaminata in questo esperimento, Charlotte Brody, è una ambientalista che da vent'anni segue una dieta vegetariana a base di prodotti agro-biologici da lei coltivati. Eppure i medici del Mount Sinai Hospital hanno catalogato nel suo sangue e nelle sue urine 85 veleni chimici di origine industriale. Quello che ci accade quotidianamente per l'uso incontrollato e smodato di sostanze chimiche, concimi di sintesi, anticrittogamici, antiparassitari, ormoni, antibiotici è l’erosione della naturale struttura biologica degli alimenti. Il nostro sistema immunitario è continuamente sottoposto ad un'interminabile sfida, che dopo un lungo tempo d'attività lo porta ad esaurirsi. Quando si eccita un organo lo si usa, lo si abusa, ed il nostro organismo si depaupera, ovvero con rima baciata dall’americano: “YOU USE, YOU ABUSE, YOU LOSE” Lo stress, i metalli tossici, le errate abitudini, le allergie, le infezioni creano resistenza cellulare ed immunologica. La teoria sugli agenti stressanti, che mettono in moto sempre gli stessi meccanismi di difesa, causano un esaurimento degli stessi, e quindi alterazione della risposta immunitaria verso agenti esterni . Si va incontro alle tre fasi dello stress: 1° STADIO: FASE D’ALLARME 2° STADIO: FASE DELL’ADATTAMENTO 3° STADIO: FASE DELL’ESAURIMENTO “Le continue sollecitazioni esterne possono portare ad un progressivo indebolimento del sistema immunitario, già dipendente da fattori genetici, sesso, età e potrà giungere ad un vero e proprio esaurimento” Hans Selye Nei primi anni trenta, il medico canadese Hans Selye scoprì e definì per la prima volta il fenomeno dello stress. "Protagonisti" casuali dell’esperimento, due gruppi di cavie: ad uno, Selye somministrò sotto pelle un prodotto chimico che stava testando per un’industria farmaceutica, all’altro un placebo. Poco dopo, il medico notò che, stranamente, entrambi i gruppi presentavano delle alterazioni. Così, Selye arrivò a constatare che le cavie trattate con la semplice soluzione fisiologica reagivano con anomalie comportamentali allo stato di sovraccarico, ossia allo stress, provocato dal semplice fatto di essere prelevate dalla gabbia, strette in mano, esser punte e reinserite nella gabbietta. In altre parole, reagivano ad una alterazione del loro stato di precedente equilibrio. ALLUMINIO (Al) E' un minerale molto diffuso, e fino a poco tempo fa considerato inerte, quindi non tossico. In realtà vi sono ormai evidenze sufficienti per ritenerlo implicato in alcune patologie, come alcuni tipi di cancro e di malattie neurologiche, specie l’Alzheimer. Fonti. La contaminazione avviene soprattutto attraverso: sale da cucina (se addizionato a silicato di Al come antiagglomerante); farina bianca (è contenuto nello sbiancante); fogli di alluminio; contenitori di alluminio; lattine; antiacidi; amalgama dentario; pentole e utensili da cucina in alluminio; deodoranti; lieviti in polvere; formaggi fusi (se addizionato come emulsionante); acque depurate con solfato di alluminio per azione battericida. Assorbimento. L'alluminio viene assorbito a livello intestinale, anche se scarsamente. La maggior parte dei 10-100 mg presenti nell'alimentazione (tutti gli alimenti anche se non contaminati contengono tracce di questo metallo) viene escreta con le feci. Danni. L'alluminio si lega soprattutto al DNA e si deposita in particolare nel cervello, dove provoca danni alla cellula neuronale. Le cellule dei pazienti affetti da diverse forme senili di demenza, e in particolare quelli affetti da Alzheimer, contengono da 4 a 6 volte più alluminio dei controlli, ovvero di un campione di persone affine (per esempio per sesso e età), ma sana. A livello generale può provocare stipsi, cute secca, cefalea, disturbi della memoria. FONTI DI TOSSICITA’ PER L'ALLUMINIO · STOVIGLIE IN ALLUMINIO · ANTIACIDO · FARINE RAFFINATE (è contenuto nello sbiancante) · LATTINE DI BIRRA · LATTINE DI BIBITE · DEODORANTI · LIEVITO IN POLVERE · ASPIRINE TAMPONATE · FORMAGGIO FUSO (se addizionato come emulsionante); · FOGLIO D'ALLUMINIO PER CUCINA · ALLUMINIO USATO COME CONSERVANTE · ANTIDIAFORETICI CONTENENTI ALLUMINIO · BENTONITE - DISINTOSSICANTE INTESTINALE· BENTONITE · SALE DA CUCINA (se addizionato a silicato di Al come antiagglomerante) CADMIO (Cd) Fonti. Viene usato nella produzione di colori (giallo e rosso), in molte leghe e nella produzione di batterie. Quasi tutti gli alimenti contengono in misura variabile cadmio per effetto della contaminazione ambientale. In particolare viene rilevato nei pesci e nei molluschi. Nei cibi raffinati la sua presenza è costante, mentre è diminuita, per effetto del processo di raffinazione, quella di zinco, cromo, manganese, ferro, rame. La sua presenza acquista quindi un peso relativo maggiore. E' presente nelle sigarette e nei gas di scarico, nella combustione della plastica, nell' acqua (tubature, in particolare quelle galvanizzate o in plastica nera) e nei fertilizzanti fosfati. Assorbimento. Il cadmio può essere assorbito per qualsiasi via. Il suo assorbimento intestinale è nettamente più alto in carenza di zinco, suo minerale antagonista, condizione frequente negli alimenti normalmente consumati. Non passa la barriera placentare, ma può bloccare e ridurre il passaggio di zinco e rame, essenziali per lo sviluppo del feto. Una carenza di ferro può determinare un aumento della quantità di cadmio assorbito. Danni. E' un minerale estremamente tossico, secondo alcuni autori circa mille volte più tossico del piombo, al quale si avvicina dal punto di vista tossicologico, cioè per quanto riguarda gli effetti sull'organismo umano. Determina alterazioni cardiovascolari e ipertensione e il suo eccesso cronico può determinare sintomi variabili come iperattività (nel bambino), cefalea, perdita di appetito, caduta dei capelli, epatite tossica, diarrea, anemia, deficit immunologici e renali. Terapia e prevenzione. Si avvale di misure di controllo sull'inquinamento ambientale, ma anche di misure di prevenzione individuale come l'astensione dal fumo e un adeguato apporto di zinco. La terapia infatti si avvale principalmente dello zinco, in presenza del quale la quantità di cadmio assorbita è minore per un meccanismo competitivo. Inoltre questo antagonismo è presente anche all'interno dell'organismo. Le dosi terapeutiche d'attacco in caso di eccesso di cadmio rilevato al mineralogramma sono di 50-100 mg di zinco/die, poi riducibili ad una somministrazione giornaliera adeguata al riscontro dei controlli successivi del mineralogramma. Altri presidi utilizzabili sono la vitamina C come disintossicante, la vitamina B6 alle dosi di almeno 100 mg/die, gli aminoacidi solforati e le leguminose. FONTI DI TOSSICITA’ PER IL CADMIO · SIGARETTE · GAS DI SCARICO · FERTILIZZANTI FOSFATI · COMBUSTIONE DELLA PLASTICA · TECNICHE DI GALVANIZZAZIONE · BATTERIE E PILE AL CADMIO-MERCURIO · CIBI INDUSTRIALI (ALIMENTI RAFFINATI, PESCI, CROSTACEI, POMODORI, TÈ, PATATE, ORGANI FILTRO DEGLI ANIMALI, CAFFÈ) · ACQUA (TUBATURE, IN PARTICOLARE QUELLE GALVANIZZATE O IN PLASTICA NERA) · ESTRAZIONE E LAVORAZIONE DELLO ZINCO COLORI E PITTURE PIOMBO (Pb) Fonti. La fonte più comune e più importante rimane l'inquinamento da traffico (scarichi dei motori a benzina con piombo). Tra le altre fonti ricordiamo le sigarette (se le piante di tabacco sono trattate con arseniati di piombo a fini insetticidi), i vegetali e gli ortaggi coltivati in zone ad alto traffico automobilistico. L'acqua di rubinetto può contenere piombo (la legge ammette fino a 0,05 mg/l per le acque potabili). Assorbimento. Il piombo può essere assorbito per via cutanea (scarsamente), per via intestinale (poco rilevante, circa un decimo dell'apporto giornaliero che è di 120-350 nanogrammi) e per via respiratoria (decisamente più importante, dal 30 al 50% di quello inalato) e in particolare nei bambini. Il piombo si deposita nell'organismo, nel rene, nel fegato, nel cervello e nelle ossa; in queste ultime viene praticamente isolato e non esercita quindi, fino a che non viene rilasciato, effetti tossici. Il piombo passa la barriera placentare raggiungendo così il feto, la cui sensibilità è di 40 volte superiore a quella dell'adulto. Adeguate quantità di calcio e ferro nella dieta sembrano limitare la possibilità di assorbire il piombo. Danni. I maggiori danni si verificano nei bambini, dove il piombo determina sovraeccitamento, difficoltà di concentrazione e memorizzazione, danni cromosomici e diminuzione delle resistenze alle malattie infettive. Nell'adulto può determinare stipsi, coliche addominali e anemia. Terapia e prevenzione. E' evidente che il più importante mezzo terapeutico è la prevenzione, attraverso il controllo dell'inquinamento. Poiché le fonti sono ambientali, la prevenzione individuale non riveste particolare interesse, mentre è rilevante quella sociale. L'analisi del capello, mineralogramma, consente di poter intervenire eventualmente prima che si manifestino i segni di un'intossicazione acuta. La terapia deve essere seguita con attenzione se esiste il rischio di liberare grande quantità di piombo dal tessuto osseo. Ad esempio è importante assicurarsi, soprattutto nei bambini, che vi sia un adeguato apporto di calcio, che è un antagonista selettivo del piombo. Un eccessivo apporto di vitamina D può essere nocivo, nella misura in cui si viene a determinare una carenza relativa di calcio. La terapia si avvale di diversi rimedi, in relazione agli obiettivi. Antagonisti diretti del piombo, che riescono a sostituirsi ad esso, sono il calcio e lo zinco (500-1000 mg per il primo e 30-80 mg per il secondo). Per legare il piombo si possono utilizzare anche l'alga kelp o le leguminose. Per i danni nervosi si può assumere lecitina, che esercita una azione protettiva sulla guaina che riveste i nervi. Esercitano invece azione antitossica generale le vitamine del gruppo B e le vitamine A e C. FONTI DI TOSSICITA’ PER IL PIOMBO · PITTURE E VERNICI al Pb · SCARICHI DEI MOTORI A BENZINA al Pb · FONDERIE (PRODUZIONE DI LEGHE) · VETRI AL Pb (SMALTITI SCORRETTAMENTE) · SIGARETTE (se le piante di tabacco sono trattate con arseniati di Pb come insetticidi) · USI AGRICOLI CON ARSENIATI di Pb · INDUSTRIA GRAFICA (l'introduzione delle nuove tecnologie ha ridotto questa fonte di inquinamento ambientale) · CONSERVE: CESSIONI DALLE SCATOLE CON ERRORI DI SALDATURA · CERAMICHE PER VASELLAME PRODOTTE CON COTTURE NON CORRETTE · ACQUA DI RUBINETTO (la legge ammette fino a 0,05 mg/1 per le acque potabili) · VEGETALI E ORTAGGI COLTIVATI IN ZONE AD ALTO TRAFFICO AUTOMOBILISTICO (il Pb è comunque presente, ma solamente in tracce, nei cibi, anche animali, prodotti in zone non soggette a pesante carico automobilistico) MERCURIO (Hg) Fonti. La contaminazione del suolo e delle acque è la via che il mercurio segue per arrivare all'uomo attraverso la catena alimentare. La sua forma tossica è quella organica e le fonti più frequenti attraverso cui raggiunge l'organismo sono l'amalgama dentaria, i residui dello smaltimento delle pile, i cibi contaminati (in particolare pesci) e i residui dell'industria cartaria e plastica. Assorbimento. L'assorbimento può avvenire sia per inalazione sia per ingestione. La dose mortale per l'uomo è di 1-4 grammi. Il mercurio si accumula nell'organismo al pari degli altri metalli tossici e si deposita anche nei capelli, che possono essere presi come campione per l'analisi. Danni. Per la sua liposolubilità il mercurio è particolarmente lesivo a livello cerebrale. I sintomi più appariscenti sono quelli a carico del sistema nervoso, come tremori, disturbi psichici ed emozionali, convulsioni, paresi nei casi gravi, irritabilità, depressione e insonnia. Altri segni sono infiammazioni gengivali, irritazioni della pelle, perdita di peso e di appetito e anemia. Il feto e il neonato sono particolarmente sensibili a questa sostanza tossica, che passa la membrana placentare. Quantità adeguate di selenio nella dieta proteggono dagli effetti tossici del mercurio. Terapia e prevenzione. La prevenzione si avvale soprattutto dei controlli sulle derrate alimentari, sull'uso dei pesticidi e sul controllo degli smaltimenti (raccolta differenziata). La terapia più specifica è l'utilizzazione del selenio che lega il mercurio in un composto inattivo (selenito di mercurio). Inoltre il selenio è un potente antiossidante che contribuisce a diminuire i danni recati dal mercurio al sistema nervoso. Può essere usato il lievito di birra che contiene discrete quantità di selenio. Il selenio può essere assunto anche come selenito di sodio, oppure in formulazioni che lo contengono assieme alle vitamine A, C ed E, che ne potenziano l'azione disintossicante ed antiossidante. FONTI DI TOSSICITA` PER IL MERCURIO · PASTA PER OTTURAZIONE DEI DENTI · ROTTURA DI TERMOMETRI E BAROMETRI · TIMEROSAL E MERCUROCROMO · DETERGENTI PER PAVIMENTI · CEREALI TRATTATI CON FUNGHICIDI AL MERCURIO · PESCI E MAMMIFERI MARINI DI GRANDE STAZZA · CLORURO DI MERCURIO USATO NEI LABORATORI DI ISTOLOGIA · TALCO · COSMETICI · COLORANTI · DIURETICI · FUNGHICIDI · LASSATIVI · ADESIVI · TATUAGGI · SUPPOSTE ANTIEMORROIDI · FILTRI DEI CONDIZIONATORI D’ARIA · CONSERVANTI PER IL LEGNO · POMATE ANTIPSORIASI CONTENUTO DI MERCURIO NEI PRINCIPALI PESCI ACQUISTATI E PESCATI Manifesto del Ministero della Salute Americano sulle quantità di mercurio contenuto nei pesci Etichetta di un amalgama dentale. In basso a destra il “pericolo di morte”nella gestione dei materiali da smaltimento Si nota da questo studio scientifico svedese come dopo solo 29 giorni gli organi emuntori dell’animale vengono colonizzati dal mercurio. Addirittura nei reni troviamo quantità venti volte superiori rispetto all’osso dell’alveolo dentale e la mucosa gengivale. URINE FECI SUDORE Il danno da metalli tossici è un danno da accumulo. Infatti la manifestazione patologica si verifica nel tempo perché il loro deposito risulta essere esponenziale, in quanto il nostro organismo non è in grado con le sue tre vie di fuga di espellerli efficacemente. Inoltre essi hanno una notevole liposolubilità, ovvero il fatto che si sciolgano nei grassi fa si che ci sia una diffusione rapida e uniforme attraverso le membrane cellulari nell'interno della cellula, dove interferiscono con il corretto funzionamento del sistema. le nostre uscite di sicurezza sono drammaticamente chiuse riguardo i metalli tossici, creando così il nostro"body burden", Tutte queste sostanze tossiche legandosi con i radicali liberi si organizzano e vanno ad innescare malattie degenerative. Il loro meccanismo d’azione consiste nel bloccare l’attività di numerosi complessi enzimatici. Il meccanismo d’azione dannoso dei metalli tossici consiste nel fatto che questi si sostituiscono ai cofattori degli enzimi antiossidanti, con conseguente danno metabolico ed energetico delle nostre cellule. Così si produce un effetto deleterio a tutto l’organismo ed in special modo al cuore, organo che, necessitando per le sue funzioni di un grande utilizzo di ATP, risente in maniera importante dello stress ossidativo e dell’alterato funzionamento della respirazione cellulare. I radicali liberi sono molecole instabili di ossigeno innescate nell’organismo da un certo numero di fattori ambientali e di abitudini igieniche soltanto apparentemente salutari. Dal punto di vista biochimico la molecola di ossigeno manca di un elettrone, questo determina instabilità, e per tale motivo i radicali liberi sono costantemente in cerca di altre molecole a cui attaccarsi, come piccoli magneti. mancanza di un elettrone nell’orbita blu soddisfazione dell’elettrone mancante I radicali liberi sono veri e propri squali molecolari che, legandosi alle sostanze tossiche, danneggiano le molecole della membrana cellulare, i mitocondri (centri energetici della cellula) ed il dna (intelligenza della cellula). DANNO AI MITOCONDRI DANNO AL DNA DANNO ALLA MEMBRANA CELLULARE RADICALI LIBERI Il danno provocato dai radicali liberi va ad innescare i processi degenerativi a carico di qualsiasi organo, apparato, sistema del nostro organismo. Il processo di accelerazione dei radicali liberi è prodotto anche dall‟energia atomica. Quando viaggiamo su di un aereo siamo bombardati da radiazioni e conseguentemente la produzione di radicali liberi aumenta in modo esponenziale I radicali liberi non sono soltanto dannosi, sono utili per combattere le infezioni, per uccidere i batteri e per controllare il tono della muscolatura liscia, che regola il funzionamento degli organi interni e dei vasi sanguigni. La cosa fondamentale perché i radicali liberi svolgano nell‟organismo un‟azione efficace e “buona” é l‟equilibrio fra questi e gli antiossidanti. Per neutralizzare i radicali liberi, infatti, il nostro corpo produce gli spazzini (i cosiddetti antiossidanti endogeni) che inghiottono i radicali in eccesso ed impediscono loro di danneggiare l‟organismo. La genesi delle malattie è data dal bilancio del dare e dell‟avere, cioè il rapporto tra l‟entrata di sostanze tossiche , batteriche e le difese, cibo per i radicali liberi. Ci sono due modi per evitare la malattia: o non essere esposti o essere esposti ma difesi. La forma di difesa numero uno è il premunirsi di sostanze antiossidanti esogene, la numero due è evitare l‟eccesso di esposizione. E’ il bilancio del dare e dell’avere che crea il benessere. Se si comprendono queste forme di interazione tra difesa ed attacchi si è in grado di fare qualcosa: è la teoria fondamentale della genesi delle malattie. GLI ANTIOSSIDANTI Il corpo umano produce una serie di enzimi tramite i quali riesce a trasformare i radicali liberi in sostanze innocue. Sono le nostre difese interne. Purtroppo un eccesso di radicali liberi o una carenza di enzimi costituiscono la principale causa di malattie degenerative ed influenzano inoltre il processo d'invecchiamento. GLI ANTIOSSIDANTI ENDOGENI SOD (superossidodismutasi) CATALASI GSH (glutatione per ossidasi) SOD - La S.O.D. (Super Ossido Dismutasi) è un antiossidante enzimatico tra i più presenti nell‟organismo in tutte le cellule, specie quelle epatiche. C‟è in due forme: mitocondriale (batteria cellulare) ed extracellulare .La S.O.D. contiene Manganese, Zinco e Rame. Uno sbilancio di questi tre minerali produce una diminuzione degli enzimi di difesa antiossidanti, fatto molto pericoloso per il nostro organismo. La diminuzione del rame è uno di quei processi che porta alla diminuzione del S.O.D. . Nell‟invecchiamento, nelle malattie degenerative, tipo l‟artrite, c‟è una diminuzione delle S.O.D. per eccessivo utilizzo. Restaurare i giusti livelli di S.O.D. è di importanza primaria per poter mantenerer un buono stato di salute. CATALASI - La catalasi è importante per il bilancio degli antiossidanti, obbiettivo è infatti quello di evitare gli eccessi di radicali perossidati. Il ferro è uno di quei minerali fondamentali per il nostro organismo. Però l‟eccesso di ferro può produrre la formazione di radicali perossidati, che tra i radicali liberi sono tra i più pericolosi per il processo della perossidazzione lipidica. Il cervello per due terzi è formato da lipidi. Tutte le cellule hanno una membrana bipolare nel cui mezzo ci sono trigliceridi/ colesterolo/ selenio/ vitamina E . Sono sostanze di difesa, i nostri sacchetti di sabbia in prima linea. Però quando arriva il radicale perossidato non c‟è difesa che tenga, penetra nella membrana e va a distruggere lo strato lipidico in qualunque cellula, dalle emazie alle cellule cerebrali: più fase lipidica c‟è e più si è vulnerabili all‟azione del radicale perossidato. Quando si ha un eccesso di ferro si ha anche un eccesso di produzione di questo radicale libero, quindi è importante assumerlo in maniera bilanciata. GSH - GLUTATIONE PEROSSIDASI - La GSH glutatione-perossidasi, altro enzima endogeno cellulare epatico, prende l‟ossigeno all‟origine e lo trasforma in acqua, neutralizzandolo: fenomeno di bilancio cellulare. Questo processo, svolto assieme alla catalasi, di eliminazione di perossidi d‟idrogeno, previene il danno cellulare, come la rottura dei filamenti del dna, (fenomeno pericoloso perché può dar vita ad una serie di trasformazioni cellulari). ANTIOSSIDANTI ESOGENI Possiamo assumere dall‟esterno, con l'alimentazione, antiossidanti di supporto a quelli endogeni che ci aiutano a rafforzare le difese contro l‟eccesso dei radicali liberi. Sono vitamine, vitamino-simili, minerali, flavonoidi, aminoacidi. GLI ANTIOSSIDANTI ESOGENI •VITAMINE •VITAMINA E •VITAMINA C •BETA CAROTENE •VITAMINO SIMILI •COENZIMA Q1O od UBICHINONE •ACIDO LIPOICO od ACIDO TIOTTICO •MINERALI •GERMANIO •MANGANESE •MOLIBDENO •RAME •SELENIO •ZINCO •FLAVONOIDI •PROTOANTOCIANIDINE •POLIFENOLI •QUERCITINA •CLOROFILLA •AMINOACIDI •METIONINA •ARGININA •ISTIDINA •CISTEINA •LISINA Lascia che il cibo sia la tua medicina e che la tua medicina sia il cibo”. Questo affermava Ippocrate (460377 a.C.) padre della medicina. E‟ proprio il cambiamento del modo di mangiare che ci permette di avere dei risultati eccezionali nelle malattie degenerative come l'arterio sclerosi. A tal proposito molto interessante risulta uno studio effettuato in U.S.A. dall‟ Human Nutrition Research Center on Ageing presso la Tufts University a Boston nel Massachusetts che ha stabilito un punteggio anti-ossidativo in base agli O.R.A.C. Oxigen Radical Absorbance Capacity*. *Wang, H., Cao, G., Prior, R.L., Total Antioxidant Capacity of Fruits Journal of Agriculture and Food Chemistry, 44, 1996, 701-705 Il dosaggio ORAC, messo a punto per valutare la protezione che le sostanze antiossidanti forniscono all’organismo nei confronti di idrossidi e perossidi reattivi, è una metodica molto sensibile che utilizza la beta-phycoeritrina (beta-PE) come proteina indicatrice (marker di fluorescenza) e un azocomposto solubile in acqua, il AAPH, come promotore di radicali liberi (si decompone termicamente formando, a velocità costante radicali perossilici acquosi). La fluorescenza della betaphycoeritrina è altamente sensibile alla sua conformazione e alla sua integrità chimica, e la perdita di fluorescenza in presenza di radicali perossilici è un indice del danno ossidativo generato dalle specie reattive. In un dato campione l’inibizione della degradazione della betaphycoeritrina (che si riflette nella conservazione della sua fluorescenza), grazie all’azione protettiva degli antiossidanti presenti, è una misura della capacità antiossidante del campione nei confronti delle specie reattive. Finché gli antiossidanti sono in grado di catturare i radicali, essi proteggono il marker di fluorescenza dal decadimento; terminato l’effetto degli antiossidanti, i radicali reagiscono con la betaphycoeritrina che perde fluorescenza. Il tempo di decadimento della fluorescenza è proporzionale alla quantità e all’attività degli antiossidanti presenti nel campione. Si è elencata una lista di vegetali che apportano punti anti-radicali liberi. Sinora le proantocianidine oligomeriche (OPC=Oligomeric Proantho Cyanidis), anche dette leucoantocianine o picnogenoli venivano date come le sostanze naturali a più alto potere antiossidante in base agli O.R.A.C. ottenuti. Gli OPC costituiscono una famiglia di polifenoli naturali appartenenti alla classe dei bioflavonoidi, ritrovati in diversi frutti e piante, presenti in concentrazioni particolarmente elevate nei semi di uva rossa e nella corteccia di pino marittimo. Sono formati da un numero variabile di unità flavaniche (catechina, epicatechina) e hanno la caratteristica, se riscaldati in ambiente acido, di idrolizzarsi fornendo antocianidine (da qui la denominazione di proantocianidine). Al primo posto come antiossidante tra gli antiossidanti c'è la frutta nera tipo uva nera e prugne nere, mirtilli, more, fragole. E' stata stabilita una misura del potere antiossidante dei vegetali, ed è stata definita una unità di misura, cui è stato dato il nome di ORAC (oxigen radical absorbance capacity). TOTALIZZARE ALMENO 5000 PUNTI ANTI-INVECCHIAMENTO Mangiare ogni giorno nove porzioni di alimenti diversi scelti tra quelli indicati, tre per ogni gruppo, in questo modo totalizzerete automaticamente piu’ di 5000 punti anti-invecchiamento. Cercate di cuocere poco la verdura, meglio se a vapore: la cottura tende a distruggere parte degli antiossidanti. Porzioni:suddividete possibilmente le tre porzioni nei tre pasti principali: colazione – pranzo – cena. Potete destinare una porzione di frutta o di verdura come rompidigiuno la mattina e a meta’ pomeriggio. O.R.A.C. OXIGEN RADICAL ABSORBANCE CAPACITY PUNTI ANTI-INVECCHIAMENTO GRUPPO A: vegetali che apportano in media 200 punti TIPO Sedano Lattuga Cetrioli Insalata riccia Anguria Zucchine cotte Pomodori Carote Cavolo cappuccio cotto Albicocche Spinaci crudi Melone Cavolfiore cotto Fagiolini cotti Pere Banana Pesca Carote cotte Mela Broccoli cotti Melanzane QUANTITA’ Un gambo medio Una media Uno medio Un piattino Una fetta Mezza tazza Uno medio Una tazza Mezza tazza Tre Un piattino Tre fette Mezza tazza Mezza tazza Una media Una piccola Una grande Mezza tazza Una media Una tazza Una media ORAC 24 32 36 73 79 107 116 126 154 172 182 197 200 202 222 223 248 256 301 316 326 GRUPPO B: vegetali che apportano in media 500 punti TIPO Uva bianca Cipolle Uvetta passa Patata americana cotta Succo di mela Kiwi Funghi champignon Peperoni Mais bollito Ciliegie Uva rossa / nera Avocado Succo d’arancia Patate arrosto Pompelmo rosa Succo di pomodoro Susine Succo di pompelmo Cavoletti di Bruxelles cotti QUANTITA’ Un grappolo Una media Un cucchiaio Una media Mezzo bicchiere Un frutto medio Una tazza Uno medio Mezza tazza Una manciata Un grappolino Un frutto Mezzo bicchiere Un frutto medio Mezzo Mezzo bicchiere Un frutto Mezzo bicchiere Mezza tazza ORAC 357 360 396 433 442 458 487 529 549 547 569 571 571 575 594 614 626 637 692 GRUPPO C: vegetali che apportano in media 1200 punti TIPO Barbabietola cotta Succo di mirtilli Arance Spinaci cotti Cavolo verde cotto More Fragole Mirtilli Succo d’uva QUANTITA’ Mezza tazza Mezzo bicchiere Un frutto medio Mezza tazza Mezza tazza Mezza tazza Una tazza Mezza tazza Mezzo bicchiere ORAC 891 976 983 1021 1024 1466 1709 1740 2608 IL D-ROMS TEST E’ l’unico test quantitativo sul siero esistente per la valutazione dello stress ossidativo. Il test e’ molto semplice. Si effettua utillizzando una goccia di sangue capillare. Consente la determinazione della concentrazione a livello plasmatico di radicali liberi. Il d-ROMs test si basa sulla capacita’ che hanno i metalli di transizione, una volta liberati dalla forma chelata a proteine di trasporto e di deposito in cui di norma si trovano nel plasma e nelle cellule, di catalizzare reazioni di formazione di radicali liberi secondo la reazione di Fenton. I radicali liberi, la cui quantita’ e’ direttamente proporzionale alla quantita’ di perossidi presenti nel plasma, vengono intrappolati chimicamente da molecole di un derivato aromatico che li trasformano in ioni ed assumono loro lo stato di radicali liberi dando luogo ad una colorazione valutabile fotometricamente . Il d-ROMs test quantizza lo stato di ossidazione ematico in termini di U.Carr (unita’ Carratelli) dal nome dell’inventore della metodica. Il valore di 1 U.Carr corrisponde ad una concentrazione di perossido di idrogeno di 0,08 mg%. d-ROMs TEST VALORE DI RIFERIMENTO: 250 - 300 u.carr VALORE SOGLIA BORDER LINE : 300 - 320 u.carr CONDIZIONE DI LIEVE STRESS OSSIDATIVO : 320 - 340 u.carr CONDIZIONE DI STRESS OSSIDATIVO : 340 - 400 u.carr CONDIZIONE DI FORTE STRESS OSSIDATIVO : 400 - 500 u.carr FORTISSIMO STRESS OSSIDATIVO : oltre 500 u.carr valori inferiori a 250 u.carr si possono riscontrare in pazienti con trattamento cortisonico od antiossidante. DANNO DA RADICALI LIBERI: PEROSSIDAZIONE LIPIDICA danno di membrana componenti cellulari danneggiati cellule danneggiate malattia In un recente studio effettuato dalla Medicina del Lavoro è stato messo in evidenza come livelli elevati di radicali liberi fossero presenti nei tecnici saldatori esposti a vapori contenenti metalli pesanti. Il d-ROMs risulta essere un test utile nella valutazione del rischio professionale in ambiente di lavoro e non. 500 400 U Carr 300 (valori medi) 200 100 0 Controlli (n=20) Tecnici saldatori (n=11) Il d-ROMs test è utile per monitorare lo stile di vita e prevenire le conseguenze dell’obesità. Gli obesi (BMI>30) hanno livelli significativamente più elevati di ROM rispetto ai controlli (BMI<23) Iorio EL, Escalona M, De Prisco R, Attianese P, Caratelli M. Proceedings X Congreso Italo-latinoamericano de Etnomedicina. Isla de Margarita, Venezuela. 2001. 500 400 p<0,0001 U Carr 300 (valori medi) 200 100 0 BMI<23 (n=12) BMI>30 (n=12) Radicali liberi e d-ROMs test Nel loro continuo ed incessante movimento, gli elettroni che circondano il nucleo di un atomo non seguono traiettorie circolari o ellittiche, come le orbite dei pianeti, ma delimitano aree ben precise denominate orbitali. Ogni orbitale può "ospitare" al massimo due elettroni e ciò conferisce all'atomo di appartenenza caratteristiche di stabilità o inerzia chimica. I radicali liberi dell'ossigeno sono atomi singoli o raggruppati, uno dei quali, almeno, appartiene all'ossigeno e possiede uno o più elettroni "spaiati" in uno dei suoi orbitali più esterni. La presenza di elettroni spaiati è responsabile della particolare "instabilità" dei radicali liberi che, pertanto, tendono a reagire praticamente con qualsiasi molecola organica vengono a contatto (es. glicidi, lipidi, amminoacidi, proteine, nucleotidi etc) all'interno della cellula. Quando ciò accade, da questa interazione vengono generati dei "sottoprodotti", i derivati o metaboliti reattivi dell'ossigeno (reactive oxygen metabolites, ROM). Questi ultimi, essendo dotati di un discreto potere ossidante, possono continuare ancora a danneggiare la cellula che, pertanto, cerca di liberarsene versandoli in circolo. Qui, i ROM possono ancora attaccare le cellule che rivestono i vasi sanguigni (endotelio) e le proteine che veicolano i trigliceridi e il colesterolo (lipoproteine) ogni qualvolta il pH ematico si abbassa di poche unità (acidosi). In tali condizioni, infatti, il ferro dapprima legato alle proteine plasmatiche viene liberato ed agisce da catalizzatore in una reazione in cui alcuni di questi ROM, gli idroperossidi (ROOH), sono scissi in due tipi di radicali liberi, il radicale alcossile e il radicale perossile, i mediatori finali del danno ossidativo. Per questo loro comportamento, gli idroperossidi, un gruppo numeroso di sostanze appartenenti ai ROM, sono stati definiti i marcatori e gli amplificatori del danno da radicali liberi. Il loro dosaggio è oggi possibile tramite il d-ROMs test. Nel d-ROMs test, i ROM (principalmente gli idroperossidi) contenuti nel sangue da analizzare, in presenza di ferro (liberato dalle proteine plasmatiche da un tampone acido, il reagente R2 del kit), generano, per la cosiddetta "reazione di Fenton", radicali alcossilici (R-O*) e perossilici (R-OO*) che, reagendo con un'ammina aromatica sostituita (A-NH2, contenuta in una miscela cromogena, il reagente R1 del kit), ossidano quest'ultima trasformandola in un derivato colorato in rosa ([ANH2*]+), secondo le reazioni: 1A) R-OOH + Fe2+ => R-O* + Fe3+ + OH1B) R-O* + A-NH2 => R-O- + [A-NH2*]+ Per i radicali alcossilici 2A) R-OOH + Fe3+ => R-OO* + Fe2+ + H+ 2B) R-OO* + A-NH2 => R-OO- + [A-NH2*]+ Per i radicali perossilici Tale derivato, infine, viene quantificato fotometricamente. Infatti, l'intensità del colore sviluppato sarà direttamente proporzionale alla concentrazione dei ROM (in accordo con la legge generale della fotometria di Lambert-Beer). Barriera antiossidante e BAP test Nel plasma è identificabile una vera e propria "barriera antiossidante", alla cui costituzione contribuiscono sostanze sia assunte dall'esterno con l'alimentazione (es. carotenoidi, ascorbato, vitamina E, ecc.) che prodotte dall'organismo (es. GSH, proteine, bilirubina, acido urico, ecc.). Ognuno di questi componenti, essendo in grado di "donare", sebbene in diversa misura, elettroni, blocca la potenziale lesività dei radicali liberi, la cui reattività è proprio legata alla particolare "carenza" di queste piccole particelle negative. Ovviamente, qualsiasi "insulto" a carico di tale barriera consente ai radicali liberi di attaccare e danneggiare le strutture cellulari, ponendo le basi per le lesioni tipiche dello stress ossidativo e di tutte le sue temibili conseguenze (invecchiamento precoce, malattie, ecc.). L'efficienza della barriera antiossidante plasmatica può essere valutata saggiandone la capacità di ridurre un determinato substrato, ossia di dare elettroni ad un agente ossidante (avido di elettroni), che funge da "sensore". In ultima analisi, infatti, il cosiddetto potere antiossidante altro non è, in termini rigorosamente chimici, che un'attività riducente, cioè elettron-donatrice. Se la riduzione del substrato ossidante ("sensore") viene fatta avvenire in presenza di un agente ("cromogeno") che ha la caratteristica di cambiare colore per effetto di reazioni di ossido-riduzione, nel momento in cui tutto il sistema è completo, mettendo a contatto un'aliquota di plasma con il substrato ossidante e il cromogeno, sarà anche possibile, per via fotometrica, con opportuni filtri, "leggere" il segnale indotto dall'avvenuta riduzione e, in definitiva, quantificare l'attività antiossidante presente nel campione di plasma analizzato, ovviamente in termini di potere riducente (rispetto a quel determinato substrato utilizzato come ossidante-sensore). Il BAP (biological antioxidant potential) test valuta il potere antiossidante del plasma in termini di capacità di quest'ultimo di ridurre gli ioni ferrici a ioni ferrosi, rilevando per via fotometrica, attraverso il FRAS 4, le variazioni cromatiche di un apposito cromogeno. Il BAP test si basa sulla capacità che ha una soluzione di ioni ferrici (Fe3+) complessati ad un particolare cromogeno e, quindi, colorata, di decolorarsi allorché gli ioni Fe3+ sono ridotti a ioni ferrosi (Fe2+), come accade, per esempio, se si aggiunge ad essa un sistema riducente, ossia antiossidante, quale il plasma. Nel BAP test, pertanto, il campione di plasma da analizzare viene disciolto in una soluzione, colorata, ottenuta aggiungendo una fonte di ioni ferrici (FeCl3, cloruro ferrico, reagente R2) ad un particolare cromogeno (un composto a base di zolfo, reagente R1). Dopo una breve incubazione (5 minuti) la soluzione si decolorerà e la decolorazione sarà tanto più marcata quanto più i componenti del plasma testato saranno riusciti a ridurre, nell'intervallo considerato, gli ioni ferrici inizialmente presenti, responsabili della formazione del complesso cromatico. Valutando per via fotometrica l'entità della decolorazione sarà possibile, grazie al FRAS 4, risalire alla quantità di ioni ferrici ridotti e, in definitiva, alla capacità riducente, ossia al potere antiossidante del plasma testato. La procedura del WAP test prevista per il FRAS 4 è molto semplice e, in ogni caso, l'operatore può seguire le istruzioni, step-by-step, fornite dall'apposito display auto-istruente. In pratica, il campione di plasma, ottenuto per centrifugazione del sangue intero, viene disciolto nella soluzione, colorata, ottenuta mescolando il reagente R2 (FeCl3) con il reagente R1 (cromogeno). Dopo 5 minuti di incubazione la soluzione viene sottoposta a lettura fotometrica per l'emissione del risultato. L'intervallo di riferimento stimato del BAP test negli individui normali è > 2200 µM. Una riduzione dei valori del test al di sotto di questo intervallo appare direttamente correlata con una ridotta efficienza della barriera antiossidante plasmatica, come si osserva quasi costantemente negli anziani. Il test è particolarmente utile nella valutazione dell'efficacia dei trattamenti sia specifici che antiossidanti messi in atto in numerose patologie. Grazie a due semplici test , d-ROMs test e BAP test , è possibile porre una diagnosi di laboratorio di stress ossidativo estremamente precisa ed affidabile, ove le due componenti contrapposte, quella pro - ed anti-ossidante possono essere valutate distintamente. In altri termini, è possibile stabilire in pochi minuti se lo stress ossidativo è dovuto ad un aumentata produzione e/o ad una ridotta capacità di eliminazione dei radicali liberi. In questo modo anche il monitoraggio della terapia antiossidante può poggiarsi su basi più solide e uscire dalla fase empirica in cui spesso viene a trovarsi. Il d-ROMs test permette di determinare la concentrazione ematica dei derivati o metaboliti reattivi dell'ossigeno (reactive oxygen species, ROM) e, in particolare, degli idroperossidi, marcatori ed amplificatori del danno cellulare da radicali liberi. In tal e test la concentrazione di ROM risulta proporzionale all'intensità della colorazione rossa – valutata fotometricamente – che si sviluppa in un sistema tampone a pH acido in seguito all'aggiunta del campione di sangue, opportunamente centrifugato, e di una soluzione contenente un'alchilammina aromatica (cromogeno). I risultati del test sono espressi in unità convenzionali di facile uso nella pratica clinica, denominate U CARR (dal nome del chimico pientino, Mauro Carratelli, inventore del test). I valori no rmali oscillano fra 250 e 300 U CARR. Al di sopra di 300 U CARR, dopo una sottile fascia borderline (301 320 U CARR), si parla di stress ossidativo. Il BAP test (biological antioxidant potential) consente di determinare l'efficienza della barriera antiossidante plasmatica – l'insieme delle proteine, delle vitamine e di altre sostanze in grado di contrastare la reattività dei radicali liberi e dei ROS – in termini di attività ferroriducente. In tale test l'entità della decolorazione di una soluzione precedentemente colorata – contenente un sale di ferro e un derivato del tiocianato – è direttamente proporzionale al potenziale biologico antiossidante. Il valore ottim ale del test è 2200 µmoli/L. Valori inferiori indicano una ridotta efficienza della barriera antiossidante plasmatica. Nel terzo millennio a causa del diffuso inquinamento ambientale la qualità del cibo e dell‟ambiente circostante inevitabilmente condiziona anche il nostro stato di salute. Noi diventiamo quello che mangiamo… e quello che respiriamo. Le sostanze tossiche diffuse nell‟ambiente tramite aria, acqua e cibo si depositano dentro di noi, nel nostro sangue, nelle nostre cellule, nel nostro sistema nervoso. Secondo la definizione della U.S. Environmental Protection Agency questo è il nostro"Body Burden", letteralmente “zavorra corporea” che trasportiamo senza saperlo. La tossicità di aria, acqua e alimenti é cibo le Sostanze Reattive d‟Ossigeno. (ROS). E proprio ‟ l‟equilibrio tra quello che ci ossida e gli antiossidanti a mantenere lo stato di benessere. Purtroppo quando questa situazione si sbilancia c‟é danno alla nostra salute Una delle grandi intuizioni di H.H. Reckeweg (1905-1985) fu quella di aver identificato nella detossificazione del tessuto connettivo la chiave di volta per il mantenimento od il ripristino dello stato di salute. Già negli ultimi scorci del 1800 si cominciava ad indagare la matrice connettivale intesa non più e solo per la sua funzione di "tessuto di sostegno" ma come vero e proprio Sistema di Regolazione di Base (A. Pischinger e H. Heine), vero e proprio presupposto di un nuovo modo di pensare. Nel 1865 il fisiologo francese Claude Bernard docente presso l‟università della Sorbona annunciò la sua teoria di “ambiente interno”. “La fissità dell‟ambiente interno costituisce la condizione in cui la vita può avvenire in maniera libera ed indipendente. Tutti i meccanismi vitali hanno un unico scopo, quello di mantenere costanti le condizioni nell‟ambiente interno. La costanza di un ambiente interno è la condizione per una vita libera ed indipendente. Il terreno è tutto”. L‟intuizione di Bernard si basava sul fatto che le variazioni esterne fossero continuamente compensate ed equilibrate. La nozione di ambiente interno va quindi di pari passo con l‟idea di regolazione. Lo spazio tra l‟ambiente interno e quello esterno è dato dalla matrice extracellulare. La matrice extracellulare rappresenta e “forma” il sistema di base di tutti gli organismi, locus in cui nutrimento, controllo e gestione di tutte le cellule trovano la propria integrazione ed il momento di scambio reciproco di informazioni (molecole-energia). Nel 1929, Walter Cannon (1871-1945) definì con il termine omeostasi la tendenza dell‟organismo a mantenere un disequilibrio permanente in uno “Stato Stazionario”, reso possibile da un flusso di energia in entrata ed in uscita dal sistema. Recenti evidenze sperimentali indicano che le modificazioni della matrice influenzano la dinamica cellulare: è enorme la quantità di informazioni che possono essere immagazzinate a questo livello e trasmesse alle cellule come istruzioni per il loro fisiologico funzionamento. L‟idea di un “sistema” di regolazione, o di base, che ci possa difendere si afferma sempre più nella Medicina Fisiologica di Regolazione (MFR), non solo come presupposto ad un nuovo modo di pensare semplicemente sistematico, ma a tutti i livelli della ricerca. Appare ormai evidente che ogni oggetto d‟indagine, dalla singola cellula all‟organismo nella sua totalità, non può più essere considerato isolatamente, ma va inserito in un contesto di scambio continuo esteso dalla matrice extracellulare all‟ambiente vitale. Nella Medicina Fisiologica di Regolazione (MFR), dunque, la cellula va vista come elemento funzionalmente collegato alla matrice cellulare. La regolazione di base è, pertanto, l‟espressione del corretto svolgersi di questa vitale interazione che, materialmente, avviene tra alveo circolatorio terminale, sostanza fondamentale e cellule. L‟affermarsi di questo punto di vista, non solo nella teoria, ma anche nella prassi medica, può aprire nuove vie alla terapia dei disturbi funzionali, delle malattie croniche e degenerative. Con la Medicina Fisiologica di Regolazione (MFR) si va oltre la visione statica della matrice: essa viene interpretata come la vera unità morfo-funzionale, il continuum "vaso-matrice-recettore di membrana". Uno dei cardini della Medicina Fisiologica di Regolazione (MFR) è la visione olistica dell'organismo umano inteso come un sistema complesso in cui altri sotto-sistemi, anch'essi complessi, lavorano collegati tra di loro ad un livello di interdipendenza coordinato. La Medicina Fisiologica di Regolazione (MFR) può essere considerata la naturale e coerente evoluzione dell'Omotossicologia, così come quest'ultima rappresentò il fisiologico sviluppo dell'Omeopatia. Essa rappresenta il superamento della visione psico-somatica, tipica dell'Omeopatia e, nello stesso tempo, il superamento della visione somato-psichica dell'Omotossicologia. La Medicina Fisiologica di Regolazione si basa su: Il recupero funzionale e strutturale (operato attraverso la detossificazione ed il drenaggio connettivale, il drenaggio emuntoriale, il ripristino del fisiologico metabolismo cellulare) La neutralizzazione delle cause etiologiche La regolazione dell'equilibrio neuro-endocrino ed il recupero dell'efficienza immunologica il sostegno plastico alle sintesi proteiche (per mezzo dell'integrazione con il Master Aminoacid Pattern (MAP - combinazione ideale di aminoacidi per l'organismo umano) La corretta attività coenzimatica (oligoelementi e vitamine) Un'efficace protezione dai radicali liberi (antiossidanti). Il Drenaggio Biologico è un meccanismo reologico di depurazione connettivo-parenchimale, induttore di un riequilibrio ottimale per lo scambio informativo-energetico-metabolico da e verso le cellule. Risiedono nella matrice i delicati sistemi che regolano la bilancia salute-malattia. Purtroppo per questo suo ruolo speciale la matrice extracellulare, cioè quello spazio esterno alle cellule immerso nella circolazione emato-linfatica, risulta essere la sede tipica di accumulo dei depositi tossici. La matrice extracellulare, con il passare del tempo, per l‟effetto combinato di fattori esogeni (radiazioni, metalli tossici, diossine, farmaci, virus, batteri) ed endogeni (determinati da incongrui stili di vita), perde progressivamente la sua integrità morfo-funzionale. L‟alterazione degli scambi metabolici compromette la comunicazione tra le cellule ed i residui tossici delle attività cellulari si vanno ad accumulare innescando così un pericoloso circolo vizioso che accelera i processi degenerativi. La matrice extracellulare purtroppo accoglie, così come i nutrienti, anche le sostanze tossiche che lì si accumulano. La matrice extracellulare è composta da una sostanza fondamentale e da fibre. La Funzione principale della Sostanza Fondamentale sono quello di dare resistenza alla pressione (gel idratato). Quella delle Fibre è di dare resistenza alla trazione. La presenza di acqua facilita il passaggio di sostanze di nutrimento e di scarto tra tessuti e sangue o linfa. Al di là della matrice extracellulare troviamo il Glicocalice. Infatti il Glicocalice è lo strato più esterno della membrana plasmatica cellulare. E' costituito da carboidrati legati covalentemente alle proteine o ai lipidi di membrana. Protegge la cellula e fornisce punti di ancoraggio ai recettori per il riconoscimento delle molecole segnale. Quindi è fondamentale per la comunicazione e il riconoscimento cellulare. Inoltre le glicoproteine fanno aderire le cellule fra loro (per la comunicazione reciproca) e fanno aderire la cellula al substrato. Il Glicocalice ha il ruolo di proteggere la cellula da sollecitazioni meccaniche. Esplica quest‟azione nei seguenti modi: Filtra le sostanze che devono entrare nelle cellule, impedendo ad agenti nocivi di penetrare nel plasmalemma Favorisce l'assorbimento di metaboliti Favorisce l'adesione cellulare È sede di catalisi enzimatica, grazie alla quale la cellula riconosce sé stessa e l'ambiente circostante, stringendo poi legami con le sue simili ed utilizzando l'ambiente a suo vantaggio. Nell‟ipotesi che un tossico si depositi in prossimità del glicocalice, le molecole d‟acqua si strutturano modificando la propria costante dielettrica relativa. In questo caso, le onde esterne fisiologiche non si impacchettano e quindi non sono riconoscibili dal glicocalice. Di conseguenza la cellula viene privata di segnali compatibili con il proprio normale funzionamento e ciò induce uno squilibrio oscillatorio che può sfociare in scenari patologici. Quando un tossico stressore si deposita sul glicocalice le molecole d‟acqua cambiano la propria costante dielettrica: le onde elettromagnetiche non si trasformano in fotoni e non sono riconoscibili dal glicocalice, evento patologico per non riconoscimento dei codici. Gli elementi nutrizionali (protidi, glucidi, lipidi) possono giocare un ruolo fondamentale nel mantenimento o nel ripristino dello stato di salute: le più avanzate ricerche in campo nutrizionale hanno definito precisamente la tipologia, i percorsi metabolici e soprattutto le giuste quantità di ogni nutriente arrivando a stabilire che piccole e bilanciate quantità di aminoacidi, di vitamine, di acidi grassi essenziali, oligominerali sono sufficienti e necessarie per il corretto funzionamento del "bios". È alla luce di queste evidenze scientifiche che la supplementazione nutrizionale, pilastro fondante della Medicina Fisiologica di Regolazione (MFR), riconosce negli Oligonutrimenti gli attori protagonisti di una corretta, specifica, bilanciata, completa supplementazione nutrizionale. La Medicina Fisiologica di Regolazione (MFR) terrà sempre conto di 3 momenti: drenaggio della matrice riprogrammazione neuro-immuno-endocrina supplementazione nutrizionale Il fine primario di ogni organismo è la conservazione di se stesso e ciò si manifesta nella sua capacità di autoguarigione. In più di 200 anni di vita l'Omeopatia prima e l'Omotossicologia dopo ci hanno insegnato che "piccoli stimoli " possono guarire come piccole chiavi in grado di aprire le grandi porte dei complessi meccanismi di regolazione, compenso e recupero delle funzioni vitali. Oggi disponiamo di queste piccole chiavi, conosciamo la struttura delle loro serrature, possiamo accedere, con maggiore consapevolezza, al "tesoro" della salute. COME VALUTARE IL NOSTRO "BODY BURDEN"? TEST DI CHELAZIONE Uno dei metodi più efficaci per la reale determinazione del dosaggio dei metalli tossici è rappresentato dal “Test di Chelazione” che consiste nel confronto tra i valori dei metalli presenti nelle urine prima ed immediatamente dopo la somministrazione di un agente chelante (EDTA). La necessità di somministrarre un agente chelante (EDTA) è data dal fatto che in condizioni fisiologiche per il fenomeno dell‟omeostasi il nostro organismo trattiene nelle sue parti molli i metalli tossici. Quindi siamo indifesi verso queste sostanze che accumuliamo quotidianamente, e che non riusciamo ad eliminare attraverso le nostre vie di uscita principali: urine, feci, sudore. In tal modo il nostro "body burden" cresce di giorno in giorno, e più continua il rischio di esposizione e più il nostro organismo si carica di queste sostanze. La chelazione è un meccanismo chimico attraverso il quale una molecola biologica incorpora all‟interno della propria struttura un minerale rendendolo inattivo. Una volta chelato il minerale perde dunque le sue proprietà e viene eliminato attraverso la via urinaria o intestinale. TEST DI CHELAZIONE Valori dei metalli pesanti nelle urine pre e post infusione ENVIRONMENTAL POLLUTANTS AND HUMAN DISEASES: DIAGNOSIS AND TREATMENT G. Passerini(1), R. Cocci Grifoni(1), M. M. Mariani(2) (1) (2) Dipartimento di Energetica, Università Politecnica delle Marche, Italy. SITEC, Società Italiana Terapia Chelante, Italy PUBBLICATO SU "Environmental Health Risk III" WIT Press, Southampton(GB), pp.437-445, 2005. ISBN 1-84564-026-8 ISSN; 1747-4485 (print) - ISSN; 1743-3525 (on line) Sono stati esaminati 78 pazienti: 43 femmine, 35 maschi. Sono stati studiati i risultati di Piombo, Alluminio e Mercurio prima e dopo infusione con e.d.t.a. PIOMBO: Prima della infusione il 94,4 % dei pazienti rientra nel range di normalità. Al termine della flebo solo il 47,4% dei pazienti analizzati presenta livelli urinari di Piombo nei limiti di norma, mentre alcuni presentano valori 10 volte superiori al valore limite. ALLUMINIO: Prima della infusione il 48,7 % dei pazienti rientra nella norma prima della flebo mentre al termine solo il 20,5% dei pazienti analizzati rientra nei limiti di norma MERCURIO: Prima della infusione il 100% dei pazienti rientra nella norma prima della flebo mentre al termine solo il 59% dei pazienti analizzati rientra nei limiti di norma IL MINERALOGRAMMA Il nostro corpo contiene moltissimi minerali. Svolgono funzioni diverse, ma il loro ruolo principale è quello di far lavorare correttamente cellule, tessuti e organi: se mancano, l'organismo comincia a non funzionare più bene, a invecchiare e ad ammalarsi. L'Analisi minerale tissutale, o mineralogramma è un test semplice, indolore e non invasivo che serve a capire prima di tutto se il nostro corpo contiene questi minerali nelle giuste quantità, e poi se sono presenti metalli tossici, come il mercurio, il piombo o l'alluminio. Si fa sul capello perché è un tessuto molle che, a differenza di quelli duri come le ossa, trattiene dieci volte di più i minerali e i metalli presenti nell'organismo. Se un minerale manca nel capello, infatti, vuol dire che manca nell'intero organismo. Studi scientifici dimostrano che la concentrazione di minerali nel capello riflette quella degli altri tessuti corporei, con il vantaggio che qui si possono rilevare anche elementi, come il nichel o il manganese, difficili da rintracciare nel plasma o nel sangue perchè presenti in concentrazioni bassissime. Ecco perchè sarebbe utile affiancare alle analisi del sangue e delle urine un mineralogramma, in quanto le prime danno informazioni indispensabili, che però potrebbero essere modificate dalla presenza di una malattia o di un comune stato infiammatorio, il secondo invece offre un quadro di ciò che è accaduto al nostro corpo negli ultimi tre-quattro mesi. Per fare un paragone, basta pensare a un incidente aereo: gli esami del sangue e delle urine sono come una fotografia di quello che è accaduto, il mineralogramma è più simile alla scatola nera che aiuta a ricostruire l'intera vicenda. Ciascuno serve a capire come stanno le cose e tutti e tre insieme aiutano a decidere cosa fare di fronte a un problema. Se c'è una carenza di minerale, in genere il medico prescrive degli integratori; se c'è un eccesso, una dieta mirata o degli integratori che ripristinano l'equilibrio tra i vari metalli. Oltre a controllare i livelli dei minerali utili al nostro organismo, il mineralogramma serve a capire se alcuni metalli sono presenti in quantità pericolose per la salute. Queste sostanze entrano nel nostro organismo attraverso i cibi, le bevande e l'aria che respiriamo senza che ce ne accorgiamo e possono essere molto dannose: gli studi dimostrano che il 65 per cento dei decessi nei Paesi industrializzati è dovuto anche a una presenza eccessiva di metalli. Non tutti sono tossici: ferro, rame e zinco, per esempio, sono indispensabili per lo svolgimento delle normali funzioni dell'organismo e fanno male soltanto quando sono presenti in quantità eccessive. Piombo, alluminio e mercurio invece sono dannosi anche a concentrazioni bassissime. Tutti sono presenti nell'ambiente in cui viviamo fin dall'antichità, ma in passato il rischio di assorbirli era minore, perché legato a situazioni specifiche: Nell'antica Roma, per esempio, quando furono introdotte le tubature per l'acqua, aumentarono drammaticamente i casi di saturnismo, una malattia causata dalla presenza eccessiva di piombo nel sangue: la colpa era delle tubazioni, che contenevano grandi quantità di questo metallo. Oggi invece praticamente tutti i prodotti di cui facciamo uso, dalle pentole di alluminio alla farina, fino alla contengono metalli tossici. Il nostro organismo, che è in grado di eliminare i metalli in eccesso, ad eccezione di questi ultimi, col passare del tempo si ritrova "intossicato": le sostanze dannose si accumulano formando una "zavorra corporea" che si appesantisce di giorno in giorno, fino a quando l'organismo si ammala. Il mineralogramma quindi funziona un po' come il canarino dei minatori, che mette in guardia quando c'è una situazione di pericolo: rileva uno squilibrio che potrebbe portare a una disfunzione di qualche organo. L'Organizzazione mondiale della sanità, l'Environmental Protection Agency (l'ente americano responsabile della gestione dei programmi contro l'inquinamento ambientale) e l'International Atomic Energy Agency (organizzazione che promuove l'uso pacifico dell'energia nucleare) hanno riconosciuto l'importanza di questo test per la diagnosi di alcune carenze nutrizionali: e proprio perché viene eseguito anche in momenti molto delicati, come la gravidanza e l'allattamento, hanno sottolineato la necessità di seguire procedure sicure e standardizzate. Anche il Journal of American Medical Association, una delle più importanti riviste scientifiche di medicina, ha pubblicato un articolo in cui ribadisce l'importanza del test, mettendo in guardia medici e pazienti dai rischi di imprecisione e dal suo uso selvaggio. Ecco perché è importante che a fare il mineralogramma sia un medico, che esaminerà i risultati e darà al paziente indicazioni terapeutiche precise. Mineralogramma del Capello Riguardo gli elementi potenzialmente tossici: La zona sino a 68 indica una quantità di metalli tossici nella norma. La zona sino a 95 indica un eccesso. La zona oltre a 95 indica una situazione di intossicazione evidente. LA TERAPIA CHELANTE C’è una terapia che riesce a controvertire i nosti destini, rimuovendo metalli tossici dal nostro organismo ed abbassando sensibilmente la quota dello stress ossidativo: è la terapia chelante. La terapia chelante è il trattamento di scelta per la rimozione dei metalli tossici e per la prevenzione dei danni da radicali liberi da loro provocato. L’ EDTA e` riconosciuto dall’ FDA -FOOD AND DRUG ADMINISTRATION- per la rimozione del piombo e di altri metalli pesanti oltre che per il trattamento dell’ipercalcemia e delle aritmie ventricolari associate ad intossicazione da digitale In Italia il nostro Ministero della Salute ha inserito l’EDTA fra i COMPLESSANTI DEI METALLI etichetta del Sodio Edetato disponibile in ITALIA La terapia chelante risulta essere la più potente terapia antiossidante esistente: si avvale oltre che dell'e.d.t.a. di tutto un corollario di altri antiossidanti, risultando così la migliore terapia anti radicali liberi e di conseguenza di ringiovanimento cellulare. Si e' visto che gia' dopo le prime dieci sedute di terapia chelante si ha un benefico effetto sui legami crociati di tutti i tessuti. formula chimica La terapia chelante si avvale dell'uso per via endovena per infusione di e.d.t.a. (acido etile diammino tetracetico), di calcio, vitamine del gruppo B, elettroliti come il magnesio, il potassio ed altri a secondo della necessità specifica del caso. COCKTAIL PERSONALIZZATO EDTA Vitamina C Vitamine del gruppo B in gruppo e singolarmente Minerali Disintossicanti epatici L'uso dell'e.d.t.a. per infusione, è universalmente e scientificamente riconosciuto per la cura delle intossicazioni da metalli tossici, da piombo e da digitale e nella ipercalcemia. In questi casi l'uso dell'e.d.t.a. risulta essere la terapia di elezione MECCANISMI D'AZIONE PIÙ RILEVANTI DELL' E.D.T.A. Chelazione dei minerali tossici. Chelazione del calcio depositato sulle pareti dei vasi del Potente effetto anti radicali liberi Effetto antiaggregante piastrinico. Eliminazione dei cataboliti del calcio e del colesterolo microcircolo con attivazione di questo. Nel 1956 Denham Harman introdusse il concetto di cross-linking del collagene, della formazione della lipofuscina e del danno al DNA come nucleo della teoria del processo di invecchiamento. Tutti questi fenomeni sono il risultato del danno da radicali liberi sulle strutture vitali della cellula e dei vari tessuti. Denham Harman I metalli tossici rendono molti enzimi incapaci di proteggere dagli effetti dannosi dei radicali liberi che sarebbero responsabili della maggior parte della patologia degenerativa, inclusa l‟aterogenesi, il processo di invecchiamento e alcune forme di neoplasie. Il chelante lega e rimuove i metalli tossici, potenti catalizzatori nel processo della patologia da radicali liberi implicata in molte malattie degenerative. massa II grafico mostra che l‟affinità del chelante dipende principalmente dall‟azione di massa. Se il sangue del paziente contiene, per esempio, grandi quantità di piombo o di alluminio, senza tenere conto della curva di affinità, l‟EDTA si lega prevalentemente con questi metalli. o Cr2+ Fe3+ Hg2+ complessi molto stabili 2+ Cu Pb2+ Zn2+ Cd2+ Co2+ Fe2+ complessi poco stabili Mn2+ Ca2+ Mg2+ 7,3 pH Come si vede dalla curva la maggiore affinita‟ e‟ per il cromo. L‟affinità dell‟EDTA per il ferro è molto più alta che per il calcio. Nella ricerca danese, nel cui protocollo si richiedeva ai pazienti di assumere ferro durante il trattamento, la terapia chelante nei confronti delle patologie scelte aterosclerotiche risultava inefficace. Diversamente questa affinita‟ per il ferro puo‟ essere utilizzata in patologie collegate ad una ipersideremia. L‟EDTA ha un marcato effetto riparativo cellulare come anche la vitamina E ed il selenio, nel proteggere lo strato lipidico biomolecolare di tutte le membrane cellulari. Una delle maniere in cui i metalli tossici producono processi patologici è quello di sostituirsi agli enzimi protettivi, come la Superossido dismutasi (SOD), a minerali come lo zinco, necessari per il funzionamento dell‟enzima stesso inattivandoli. Quando c‟è un‟eccesso di un metallo tossico c‟è un‟iperproduzione di radicali liberi che va ad contrastare l‟azione degli enzimi antiiossidanti. Tra questi la catalasi e la superossido-dismutasi (SOD). La SOD è un antiossidante enzimatico tra i più diffusi in tutte le cellule dell‟organismo, specie in quelle epatiche Essa contiene manganese, zinco e rame ed esiste in due forme: quella mitocondriale e quella extracellulare. Uno dei meccanismi invocati per spiegare tutti i processi benefici della terapia chelante, e‟ basato sul fatto che l‟EDTA stimola in maniera efficace la produzione di enzimi importanti come l‟adenosina trifosfato (ATP), enzima necessario per la produzione di energia cellulare. I sistemi biologici richiedono grandi quantità di energia per controbilanciare la tendenza verso l‟aumento del disordine (entropia). Il mantenimento dell‟organizzazione cellulare e delle funzioni cellulari riproduttive viene ottenuto con grande dispendio di energia. L‟accumulo energetico inizia con il processo di fotosintesi delle piante: viene quindi trasformato nei sistemi biologici in legami chimici; questo coinvolge la sintesi dell‟adenosina trifosfato (ATP), la moneta energetica di scambio cellulare universale. La degradazione dell‟ATP rilascia l‟energia necessaria per tutte le funzioni vitali . I prodotti tossici del metabolismo cellulare come i radicali liberi e lo stesso processo di invecchiamento alterano le funzioni enzimatiche che sovrintendono alla produzione di ATP. La terapia chelante ristabilisce l‟attività enzimatica ed è quindi, particolarmente utile nel mantenimento dell‟omeostasi energetica cellulare. I mitocondri sono le batterie cellulari in cui sono accelerati i processi d‟ossidazione e riduzione con produzione d‟energia, per cui vanno protetti in maniera particolare. Uno sbilancio dei tre minerali (zinco, manganese, rame) produce una diminuzione della SOD, evento che apre la strada allo stress ossidativo, che e‟ riconosciuto come la base delle malattie degenerative e dell‟invecchiamento. Il Rame in questo contesto ha una funzione protettiva e non tossica. Il suo eccesso, così come l‟eccesso di minerali in qualsiasi altro sistema biologico, porta a squilibri patologici; nel caso specifico del rame si ha la degenerazione epato lenticolare ( Morbo di Wilson ). Restaurare i giusti livelli di SOD è dunque d‟importanza primaria. Anche il ferro è un elemento fondamentale. Il suo eccesso e‟ comunque responsabile di una delle patologie da radicali liberi piu‟ pericolosa: la produzione di radicali perossidati delle membrane cellulari (lipoperossidazione). Il meccanismo attraverso il quale l‟eccesso di ferro promuove la formazione dei radicali perossidati va sotto il nome di reazione di Fenton. Reazione di Fenton: Fe2++H2O2 -> 3+ + <- Fe +OH OH E‟ da ricordare che il cervello e‟ il tessuto a maggiore contenuto lipidico di tutto l‟organismo. Sostanze lipidiche sono del resto in tutte le cellule del corpo, ed infatti sono contenute nella struttura a due strati (bipolare) di tutte le membrane cellulari. In questa membrana sono contenuti: trigliceridi, colesterolo, selenio e vitamina E. Queste sono tutte sostanze di difesa, i nostri sacchetti di sabbia in prima linea. Livelli estremamente bassi di colesterolo (al di sotto dei 150) e di trigliceridi, carenza di selenio e di vitamina E permette ai radicali perossidati di raggiungere strutture vitali come il DNA e i mitocondri, creando cosi danni a volte irreversibili. Le emoglobinopatie in cui l‟eccesso di emolisi libera il ferro e lo mette in circolazione in grandi quantita‟, sono condizioni in cui questi livelli di ferro possono scatenare processi accelerati di ossidazione a catena. Anche queste patologie genetiche si possono comunque modulare con l‟utilizzazione degli antiossidanti e della terapia chelante che lega e rimuove l‟eccesso di ferro. E‟ importante ricordare che l‟uso oculato degli oli essenziali (acidi polinsaturi), conferisce una maggiore flessibilita‟ alle membrane cellulari, cosa molto importante nel caso delle emoglobinopatie. A parte lo zinco, il manganese ed il rame che entrano nella formazione della S O D, e‟ da ricordare la funzione essenziale del selenio che fa parte della perossidasi. Questo enzima e‟ vitale nella protezione delle sostanze lipidiche attraverso la formazione dell‟enzima glutatione perossidasi. La terapia chelante di per sè una potente terapia antiossidante: si avvale di tutto un corollario di integratori antiossidanti e, così facendo, risulta la migliore terapia anti radicali liberi e di conseguenza di ringiovanimento cellulare. Tra i molti danni da radicali liberi, c‟e‟ quello della produzione dei legami crociati e di accelerazione dei processi di aterosclerosi. Se si riuscisse a bloccare tutti i processi di legami crociati del collagene ed i aterosclerosi dei piccoli vasi, si potrebbe rimanere giovani per sempre. processi di La terapia chelante elimina il calcio prevalentemente dai piccoli vasi, essendo intoccabile nelle grosse placche sclerotiche di vecchia data, dove la placca calcifica è ormai organizzata e consolidata. Dopo le prime dieci sedute si ha già un benefico effetto sui legami crociati di tutti i tessuti con aumento della elasticità dei piccoli vasi. La legge di Poiseuille stabilisce che la portata in un capillare dipende dalla quarta potenza del raggio del capillare stesso. Anche per un modesto aumento del raggio(essendo esso elevato alla quarta potenza) si ha un importante aumento del flusso ematico. Ciò spiega l‟aumento della vascolarizzazione ematica di tutti i territori irrorati dal microcircolo dopo terapia. Un studio condotto dai centri SITeC nel 91, effettuato con la capillaroscopia su 90 pazienti arteriopatici trattati con la terapia chelante ha documentato in vivo l‟attivazione del microcircolo a livello delle rilevazioni acrali e congiuntivale. La terapia chelante ha anche proprieta‟ antivirali. Una delle teorie sull‟aterosclerosi e‟ basata sull‟osservazione che il cytomegalovirus, il solo virus studiato in questo contesto, sia responsabile dei processi aterosclerotici danneggiando l‟intima. Un altra teoria dell'inizio degli anni Ottanta, formulata da Daniel Steinberg, docente di medicina all'Università della California a San Diego, afferma che: “L’ossidazione, cioè la combinazione dei radicali liberi con particelle di LDL, sia la base della formazione della placca che è successivamente circondata da piastrine, fibrina ed altre sostanze con conseguente calcificazione ed intasamento dei vasi sanguigni“. La terapia chelante abbassa la concentrazione del colesterolo ossidato (LDL) rispetto al colesterolo totale e può, quindi, promuovere la prevenzione dell‟aterogenesi associata all‟iperlipidemia. Un studio condotto dai centri SITeC nel 90‟ sul glutatione ha evidenziato un significativo effetto antiradicali liberi dell‟EDTA.. La terapia chelante diminuisce l‟aggregazione piastrinica, aumentandone il volume e cambiando le cariche ioniche. L‟effetto dell‟EDTA sul metabolismo del calcio ha una grande importanza. Una delle critiche fatte alla terapia chelante è che l‟abbassamento del calcio, da essa provocato, porterebbe all‟osteoporosi; in realtà si verifica l‟opposto. La terapia chelante con l‟EDTA aumenta la densità ossea stimolando l‟attività osteoblastica attraverso la trasformazione dei preosteoblasti ( Rasmussen nel 1974 e C. J. Rudolph 1988). L‟EDTA, legandosi al calcio ematico, abbassa la concentrazione del calcio ionico stimolando di conseguenza l‟attività delle paratiroidi. Il paratormone aumenta la mobilizzazione del calcio, togliendolo prima di tutto dalle placche di nuova formazione. Il ricambio metabolico, con conseguente attivazione dell‟ AMPc (adenosinamonofosfato ciclica) a livello osseo, stimola l‟attivita‟ degli osteoblasti pronti ad utilizzare il calcio circolante. Questo meccanismo è prolungato nel tempo cosicché, l‟effetto antiosteoporotico della terapia chelante, si può evidenziare alla fine e a distanza dal trattamento iniziale. Il riassorbimento del calcio proveniente dall‟assorbimento intestinale, che competerebbe con quello del calcio contenuto nelle placche ateromasiche viene limitato suggerendo ai pazienti di non assumere prima della infusione cibi ad alto contenuto calcico come i latticini. E‟ stato anche provato che la terapia chelante può prevenire alcune forme neoplastiche, riducendo la quantità di piombo e di altri metalli tossici che innescano l‟oncogenesi. Il dottor Walter Blumner ed il dottor Elmer Cranton nel 1989 hanno documentato una riduzione della mortalità per cancro del 90% durante un follow up di 18 anni su 59 pazienti trattati con calcio EDTA per intossicazione ambientale da metalli pesanti, il resto della popolazione che viveva nella piccola cittadina svizzera sul bordo di una strada altamente trafficata costituì il gruppo di controllo. Mortality from cancer was reduced 90% during an 18-year follow-up of 59 patients treated with CalciumEDTA. Only one of 59 treated patients (1.7%) died of cancer while 30 of 172 non treated control subjects (17.6%) died of cancer (P=0.002). Death from artherosclerosis was also reduced. Treated patients had no evidence of cancer at the time of entry into this study. Observations relate only to long-term prevention of death from malignant disease, if chelation therapy is begun before clinical evidence of cancer occurs. Control and treated patients lived in the same neighborhood, adjacent to a heavyily traveled highway in a small Swiss city. Both groups were exposed to the same amount of lead from automobile exhaust, industrial pollution and other carcinogens. Exposure to carcinogens was no greater for the studied population than exists in most other metropolitan areas throughout the world. Statistical analysis showed EDTA chelation therapy to be the only significant difference between controls and treated patients to explain the marked reduction in cancer mortality. LA STORIA: I MARINAI AMERICANI La terapia chelante, intesa come terapia farmacologia, fu usata per la prima volta nel 1950. I marinai americani dopo la seconda guerra mondiale furono impiegati a dipingere le navi. Le vernici ricche in piombo ed altre sostanze tossiche determinarono saturnismo (intossicazione da piombo). Venne applicata la terapia chelante e si rilevò statisticamente che molti di questi marinai precedentemente affetti da angina pectoris e claudicatio intermittens riscontrarono beneficio, oltre che per il saturnismo, anche per la malattia vascolare. Poiché il fatto clinico aveva rilievo scientificamente significativo, molti studiosi del settore cominciarono ad intraprendere questo trattamento per la cura e la prevenzione delle malattie cardiovascolari. uso dell‟edta per la prima volta nel trattamento dei fenomeni aterosclerotici sistemici La storia della terapia chelante inizia effettivamente alla fine del 1800. 1893 la terapia chelante, intesa come mezzo terapeutico, ha avuto il battesimo clinico nel 1893 sulla scia di una teoria rivoluzionaria: il premio nobel svizzero Alfred Werner ipotizzò la formazione di un anello stereotrofico, multidimensionale, ben diverso dal modello lineare di valenza, precedentemente proposto nel processo di chelazione. anni trenta l „edta fu sintetizzato per la prima volta nella germania nazista , il governo tentava di ridurre tutte le importazioni chimiche dall‟estero.i tedeschi avevano bisogno di un sostituto dell‟acido citrico per evitarne l‟importazione dall‟estero. l‟acido citrico veniva utilizzato in gran quantità nell‟industria tessile per rimuovere il calcio dalle acque dure. venne presto dimostrato che l‟edta era molto più efficace dell‟acido citrico nel legare il calcio. 1931 l‟edta viene utilizzato negli u.s.a. con il lavoro del chimico F.C. Bersworth, alla Clark Univeristy Massachussets , aprendo la strada a nuove applicazioni. 1935 in Germania viene depositato il brevetto per l‟edta. 1941 Frederik C. Bersworth depositò un brevetto per il suo composto, l‟edta sodico; egli scelse la combinazione dell‟edta con il sodio per l‟alta solubilità di questo prodotto e la sperimentò‟nel trattamento dell‟ avvelenamento da piombo. Seconda Guerra Mondiale con la seconda guerra mondiale si scatenò un grande interesse intorno all‟uso dei gas all‟arsenico, come mezzo bellico. molti scienziati, sia americani che europei, stavano cercando antidoti efficaci nel trattamento dell‟intossicazione da metalli pesanti. l‟edta fu una delle sostanze consigliate, ed infatti si rivelò una delle migliori. 1948 esperimenti al centro militare “Walter Reed” allo scopo di usare l‟edta per dissolvere i calcoli renali e vescicali 1954 il dottor Norman E. Clarke sr informava la comunità medica dei benefici dell‟edta nella rimozione dei depositi patologici di calcio. am j med sci 229:142, clarke ne, clarke cn, mosher re: the "in vivo" dissolution of metastatic calcium. an approach to atherosclerosis 1955 un anno più tardi, sempre Clarke illustro` gli effetti vantaggiosi di questa terapia sull‟angina . am j med sci 232:654, 1956, clarke ne, clarke cn, mosher re: treatment of angina pectoris with disodium edta 1960 studi successivi confermarono la sua iniziale osservazione e molti altri colleghi cominciarono ad unirsi al dottor Clarke ed agli altri pionieri nell‟uso della terapia chelante con edta per combattere i disturbi cardiovascolari am j med sci, 239:732, 1960, clarke ne sr, clarke ne jr,:treatment of occlusive vascular disease with edta am j cardiol 6:233, 1960, clarke ne sr: atherosclerosis, occlusive vascular disease and edta questo gruppo pionieristico formerà l‟ American College of Advancement in Medicine l‟ACAM, istituita ufficialmente con questo nome nel 1973, è costituita oggi da oltre 1000 medici, specializzati nell‟applicazione clinica della terapia chelante associata a trattamenti nutrizionali e comportamentali per il trattamento delle malattie degenerative, incluse quelle cardiovascolari. web-site:www.acam.org 1961 il dottor j. Roderick Kitchel, un ricercatore che si interessava di terapia chelante scrisse “l‟articolo rivalutato”. in questo lavoro, mentre nel corpo dell‟articolo si mettevano in evidenza gli effetti positivi dell‟edta nelle patologie degenerative cardiovascolari, nel sommario si giungeva alla conclusione opposta, con la condanna della terapia chelante. Prog. Cardiovasc Dis 3: 338, 1961, Kitchell jr, Meltzer le, and Seven mj: Potential uses of chelation methods in the treatment of cardiovascular diseases 1969 con l‟introduzione dei beta-bloccanti e dei calcio-antagonisti e, cosa ancora più importante, con la scadenza del brevetto abbott dell‟edta (1969), la chelazione divenne una minaccia per molte industrie farmaceutiche. non solo i fondi per la ricerca vennero a mancare, ma comincio` a delinearsi una campagna diffamatoria che purtroppo dura tuttora. 1985 nasce in italia il Gruppo Italiano di Studio della Terapia Chelante che sei anni dopo diverrà Società Italiana Terapia Chelante web site: www.terapiachelante.it 1989 Walter Blumner ed Elmer Cranton hanno documentato una riduzione della mortalità per cancro del 90% durante un follow up di 18 anni su 59 pazienti trattati con calcio edta per intossicazione ambientale da metalli pesanti.il resto della popolazione che viveva nella piccola cittadina svizzera sul bordo di una strada altamente trafficata costituì il gruppo di controllo. j adv med 2:183 1989, blumer w and cranton em: ninety percent reduction in cancer mortality after chelation therapy with edta 1989 alla fine degli anni ottanta Efrain Olsewer e James P. Carter, medici americani, membri dell‟ACAM, utilizzando criteri obiettivi su uno studio retrospettivo di 2.870 pazienti cardiopatici, trattati con terapia chelante, riportano un marcato miglioramento nel 65,8% dei casi ed un buon miglioramento nel 16,5% Med Hypothesis 27(1):41, 1988, Olszewer R - Carter JP: Edta chelation therapy in chronic degenerative disease J Adv Med 27:197, 1989, Olszewer R - Carter JP: Edta chelation therapy: a retrospective study of 2,870 patients 1990 Efrain Olsewer e James P. Carter, condussero e pubblicarono assieme al dottor Sabbag (san paolo brasile) un altro studio controllato a doppio cieco con un placebo su pazienti con claudicatio intermittens. gli autori riportano un miglioramento significativo in quelli che avevano ricevuto l‟edta rispetto a quelli a cui era stato somministrato il placebo j natl med assoc 82:173, 1990, olszewer e, sabbag fc, and carter jo: a pilot double-blind study of sodiummagnesium edta in peripheral vascular disease COS'E' LA CHELAZIONE Chelazione deriva dalla parola greca "chele", riferita alle chele del granchio. Il processo di chelazione è un processo naturale che normalmente avviene natura, ad esempio la clorofilla è un chelato del ferro. in Un anello strutturale chimico che contiene metalli legati assieme è un concetto quindi già esistente. Questo concetto è stato sfruttato per effettuare la terapia chelante con e.d.t.a. . L'e.d.t.a. è una sostanza chimica che rimuove i metalli indesiderabili, attraverso la chelazione (legame elettrochimico) dai liquidi o tessuti con i quali viene a contatto. Alcuni metalli, quali il piombo, il mercurio ed il cadmio risultano essere tossici per l'organismo se i loro livelli eccedono la norma. Sul principio che tutti i metalli, se in eccesso, risultano essere tossici per la salute dell'individuo, si basa la terapia chelante. Infatti l'e.d.t.a. normalizza la distribuzione di molti elementi metallici nell'organismo, riduce il metabolismo del calcio e del colesterolo mediante l'eliminazione dei loro cataboliti (prodotti chimici finali) che risultano essere la causa della loro tossicità per il danno che consegue alle membrane cellulari. INDICAZIONI CLINICHE ALLA TERAPIA CHELANTE Malattie degenerative Intossicazioni da agenti ambientali (xenobiosi) Stress ossidativo Miocardiopatie ischemiche stabilizzate non dilatative Arteriopatie degli arti inferiori in tutti i loro stadi Vasculopatie cerebrali plurinfartuate Retinopatie, in particolare degenerazione maculare della retina Nefropatie in fase iniziale Complicanze dell'ipertensione Vasculopatie diabetiche Collagenopatie Epatopatie Invecchiamento precoce Effetti dei trattamenti radianti Prevenzione delle complicanze della malattia aterosclerotica in fase preclinica Intossicazione da metalli, quali: alluminio, piombo e mercurio Calcolosi renale e morbo di Dupuytren restano le indicazioni storiche BIBLIOGRAFIA Alessio HM (1993). Exercise-induced oxidative stress. Med.Sci. Sports Exerc. 25, 218-224. 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Anno Accademico 1990/91: si abilita all'ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE nella prima sessione presso l'Università degli Studi "La Sapienza" di Roma Anno Accademico 1995/96: si specializza con lode in ANGIOLOGIA MEDICA (Direttore Prof. F. Pitzus) presso l'Università degli Studi di Cagliari Anno Accademico 2003/04: si diploma con lode al Corso Triennale in OMEOPATIA, OMOTOSSICOLOGIA E DISCIPLINE INTEGRATE(Direttore Prof. I. Bianchi) presso la Scuola dell'AIOT - Associazione Medica Italiana di Omotossicologia Anno Accademico 1995/96: si diploma al Corso di TERAPIA CHELANTE della SITeC - Società Italiana di Terapia Chelante Anno Accademico 1998/99: si perfeziona in CHIRURGIA CONSERVATIVA ED EMODINAMICA IN FLEBOLOGIA (Direttore Prof. R. Bisacci), presso l'Università degli Studi di Perugia. Anno Accademico 1993/94: si perfeziona in ULTRASONOLOGIA VASCOLARE (Direttore Prof. P. Fiorani), presso l'Università degli Studi "La Sapienza" Roma. Anno Accademico 1992/93: si perfeziona in FLEBOLOGIA: DIAGNOSI CLINICA E TERAPIA DELLE MALATTIE DELLE VENE (Direttore Prof. L.Gioffré), l'Università degli Studi "La Sapienza" Roma. Dal 1996 svolge la sua attività ad Ascoli Piceno presso il suo studio sito in via Salaria, 110 Castorano AP tel. 0736814868 Dal 1996 svolge la sua attività a Roma presso il suo studio sito in via Baldo degli Ubaldi, 111 tel. 0666031088 Dal 1996 al 2009 è stato consulente Specialista in Angiologia presso il Poliambulatorio LAB-AURELIA, sito a Roma Dal 1996 al 2002 è stato consulente Specialista in Angiologia del Centro di Medicina Preventiva della Polizia di Stato, sito a Roma Dal 1997 al 2004 è stato consulente Specialista in Angiologia del Centro Reclutamento della Guardia di Finanza, sito a Roma Dal 1992 al 1996 ha prestato la propria collaborazione presso l'I.F.A.: Fondazione Internazionale di Angiologia – Unità Multidiscipinare di Diagnosi, Cura e Riabilitazione delle Malattie Vascolari - sita a Roma Dal 1996 si interessa di OSSIDOLOGIA, nuova disciplina medica che studia l'azione dei danni provocati dai radicali liberi. Nel 1998 ha messo a punto un programma originale da lui definito 4D che prende nome dalle iniziali delle quattro fasi che lo compongono. Le 4D stanno per: Disintossicare–Depurare–Drenare–Dimagrire. Il PROGRAMMA 4D partendo da un reset metabolico mira a riproporre l’organismo a nuove abitudini alimentari e comportamentali. Dal 1999 é Docente della SITeC - Società Italiana Terapia Chelante Dal 1999 é Docente della SENB - Società Europea di Nutrizione Biologica Dal 2000 si interessa di OMOTOSSICOLOGIA. Dal 2001 é Docente presso la Scuola di Medicina Biologica per Farmacisti dell'AIOT - Associazione Medica Italiana di Omotossicologia Dal 2003 é Docente presso per la Scuola di Omeopatia, Omotossicologia e Discipline Integrate per Medici ed Odontoioatri dell'AIOT Dal 2003 nell’ambito dell'AIOT propone un Seminario con crediti ECM nel quale insegna il suo metodo, il Programma 4D Nel 2004 é stato docente presso la Scuola di Nutrizione Biologica dell'Accademia Nazionale delle Scienze degli Alimenti Università Politecnica delle Marche - Insegnamento di: Stress Ossidativo e Patologie Inerenti Dal 2004 al 2007 é stato docente presso il Master di Nutrizione Olistica dell'AMIEC - Associazione Medica Italiana Ecologia Clinica patrocinato dal CUP Consorzio Universitario Piceno Dal 2005 é docente presso la Scuola di Medicina Estetica Biologica dell'AIOT - Associazione Medica Italiana di Omotossicologia Nel 2006 ha avuto l’incarico di docente a contratto dall’Università di Calabria nel Master di Alta Formazione Universitaria di II livello in Medicina e Terapia Biologica ad indirizzo fitoterapico ed Omotossicologico presso il Dipartimento di Scienze Farmaceutiche - Insegnamento di: Ruolo terapeutico dei nutrienti in sinergia con la terapia omotossicologica nel trattamento Disintossicante– Depurante–Drenante–Dimagriante. Nel 2007 é stato docente presso la Scuola Superiore Post-Universitaria abilitante al titolo di “Esperto e Consulente in Medicina Anti-Aging” dell'AMIA - Associazione Medici Italiani Anti Aging – Insegnamento di: Terapia Detossificante e Chelante Nel 2007 ha avuto l’incarico di Professore a contratto dall’Università di Calabria nel Master di Alta Formazione Universitaria di I livello in Nutrizione Biologica presso il Dipartimento di Scienze Farmaceutiche - Insegnamento di: Gestione del paziente con il Programma quattro D. Ruolo dei nutrienti in sinergia con il la terapia omotossicologia nel trattamento Disintossicante – Depurante –Drenante –Dimagrante. Nel 2007 nel 2008 e nel 2009 ha avuto l’incarico di Professore a contratto dall’Università di Bologna nel Corso di Alta Formazione Universitaria in Sociologia della Salute e Medicine Non Convenzionali presso il Dipartimento di Sociologia. Insegnamento di: Nutraceutica Dal 2007 è il Responsabile Scientifico del Progetto Asterix, Più movimento meno merendine, Patrocinato dall’ Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Ascoli Piceno rivolto alle scuole materne con la finalità di educare i bambini ad una sana alimentazione, tramite incontri dibattito per genitori e insegnanti da Lui ideati e gestiti. Nel 2009 ha messo a punto e diffonde il Progetto Datti ‘na mossa, Patrocinato dal Comune di Ascoli Piceno rivolto a tutti i bambini per educarli ad una sana alimentazione ed al giusto movimento nei parchi gioco della città. Nel maggio 2008 è stato ospite della trasmissione televisiva Porta a Porta su Rai1dove ha presentato il Programma 4D Dal 2008 è uno dei Nutrizionisti della trasmissione televisiva LINEA VERDE in onda su Rai1 Dal 2010 ha una sua rubrica settimanale su Rai3 come Nutrizionista all’interno di Cose dell’altro Geo Incarichi di Docenza nell’Anno Accademico 2010/2011 Professore a contratto presso l’Università di Calabria nel Master di Alta Formazione Universitaria in "Fitocosmesi e Nutrizione Biologica in Medicina Estetica" Dipartimento di Scienze Farmaceutiche Insegnamento di: Terapia Biologica del Sovrappeso e dell’Obesità Docente presso la Scuola di Omeopatia, Omotossicologia e Discipline Integrate per Medici ed Odontoioatri dell'AIOT - Associazione Medica Italiana di Omotossicologia - Insegnamento di: Nutrizione Biologica Docente presso la Scuola di Nutrizione Biologica per Medici ed Odontoioatri della SENB Società Europea di Nutrizione Biologica - Insegnamento di: Fondamenti di Ossidologia applicata – Intossicazioni alimentari e terapia di detossificazione Alimentazione antiaging e Wellness – Personalizzazione dell’Alimentazione - Alimentazione e malattie cronico degenerative Docente presso la Scuola Italiana di Nutraceutica Integrata per Biologi Nutrizionisti della SENB Società Europea di Nutrizione Biologica - Insegnamento di: Omeostasi e sistemi di controllo - Body Burden - Fisiopatologia dell’obesita' e della sindrome metabolica - Applicazioni della Nutraceutica Integrata Docente presso il Master di Nutrizione Clinica dell’AINUC – Accademia Italiana di Nutrizione Clinica – patrocinata dal CUP Consorzio Universitario Piceno - Insegnamento di: Ossidologia Per visualizzare i lavori scientifici pubblicati e le partecipazioni a congressi ed eventi scientifici visitare il sito web http://www.mmmariani.com/