SALVIAMO LE PAVIMENTAZIONI DI PREGIO Testo e foto di Carlo Torre Gli investimenti che le Amministrazioni effettuano per la realizzazione e la manutenzione delle pavimentazioni di pregio sono imponenti e incidono pesantemente sui bilanci comunali. Ma la necessità di accedere al sottosuolo si ripresentano già dopo pochi giorni che i lavori sono stati terminati. Torniamo sull’argomento dei centri storici per esaminare le soluzioni offerte dalle tecnologie no-dig in tale contesto. Già negli scorsi anni avevamo affrontato l’argomento della scarsa compatibilità tra l’assetto dei centri storici italiani ed i ricorrenti lavori sui sottoservizi che obbligano ad eseguire scavi a cielo aperto. Oggi abbiamo deciso di ritornare sull’argomento perché, in tali evenienze, al di là dei ben noti disagi legati ai rallentamenti al traffico veicolare e pedonale, un aspetto di grande rilevo viene assunto dalla manomissione delle pavimentazioni di pregio. Specie negli ultimi anni le amministrazioni delle città d’arte italiane grandi e piccole sono date un gran daffare per abbellire i propri centri storici ricostituendo o restaurando le superfici viabili e pedonali, abbandonando l’onnipresente manto bituminoso a favore dei materiali originali o tradizionalmente legati ai materiali storicamente impiegati a livello locale. Siano questi lastre in arenaria, cubetti di porfido o ciottoli di fiume, ognuno di noi sa perfettamente quanto l’aspetto di una pavimentazione influisce sulla resa architettonica e visiva di uno scorcio di una città d’arte o di un borgo antico. Il problema che occorre però affrontare è che una volta risistemata la superficie, il sottosuolo (o meglio quello che passa nel sottosuolo) purtroppo continua ad invecchiare ed a guastarsi. Se è vero che nell’ambito delle conferenze di servizi che precedono i grandi lavori di ripavimentazione vengono decisi interventi di sostituzione delle condotte più ammalorate, la manutenzione ordinaria dei sottoservizi esistenti successiva a tali lavori è ancora oggi affidata pressoché interamente a interventi che prevedono scavi a cielo aperto. Pur essendo al corrente che è praticamente impossibile sostituire tutto in modo preventivo o interrompere il processo di invecchiamento dei sottoservizi a rete solo perché sopra si è fatto tutto nuovo, qualche soluzione si può comunque delineare. Unitamente alla programmazione ed alla ricerca preventiva dei guasti, una delle opportunità fruibili anche a “strada finita” è offerta dalle tecnologie NoDig. Senza dilungarci nella descrizione delle varie tecnologie trenchless, in quanto già effettuata a più riprese in numeri precedenti di Servizi a Rete, può essere interessante esaminare quattro casi che illustrano come in altrettante città d’arte italiane si sia adottato un tale approccio con un risultato finale soddisfacente e rispondente alle aspettative. ANCONA: Risanamento no-dig della rete gas in Corso Stamira La Multiservizi SpA, azienda che gestisce la distribuzione del gas e il ciclo integrale delle acque nel capoluogo delle Marche, ha deciso di effettuare un intervento a sanatoria dei ripetuti eventi di fuga gas originati negli anni precedenti da una vecchia condotta in ghisa grigia che corre sotto il centralissimo Corso Stamira. Per gli anconetani il solo nome del corso, attraverso il quale risale gran parte del traffico proveniente dal porto verso il centro, richiama alla mente le tre corsie perennemente intasate da un fiume di veicoli e le eleganti vetrine dei negozi di lusso che si aprono ai due lati dell’ampia arteria cittadina. In questo caso le carreggiate sono ovviamente asfaltate, ma gli ampi marciapiedi ai due lati sono realizzati con grandi lastre di pregiato calcare dell’entroterra e la condotta passa proprio sotto i bordi del marciapiede ad una Tubi gas in PEAD utilizzati per il relining profondità che in alcuni punti tocca oltre due metri e mezzo. La sostituzione della condotta gas con metodi tradizionali avrebbe quindi richiesto scavi di grandi dimensioni, una armatura degli stessi dal lato strada e lunghi tempi di realizzazione. Il ripristino dei marciapiedi sarebbe poi stata un’opera laboriosa e di costo estremamente elevato. Senza infine parlare dell’occupazione dello spazio antistante gli esercizi commerciali, fatto che determina sempre aspri conflitti tra gli esercenti e l’amministrazione che deve eseguire i lavori. La soluzione adottata di infilare un nuovo tubo in PEAD DE250 e 355 mm all’interno dei circa 300 metri di condotta esistente DN300 e 400 mm si è rivelata vincente. In luogo dei circa 600 metri quadri di manomissione della superficie sono stati effettuati solo cinque scavi della superficie di circa 20 metri quadri ciascuno, per cui gran parte della pavimentazione viabile e pedonale è stata risparmiata all’azione dello scavatore. I lavori poi hanno avuto una durata Fase di inserzione inferiore del 50% rispetto ai tempi stimati per una sostituzione tradizionale, arginando così le legittime rimostranze dei commercianti. Anche i costi finali dell’opera si sono rivelati inferiori di una buona percentuale a quanto originariamente previsto da capitolato tradizionale. PISTOIA: Rinnovamento con tecnologie trenchless di una vecchia condotta in via Orafi e Piazza Duomo Via Degli Orafi durante le prime fasi dell’intervento Anche in questo caso, Toscana Gas che gestisce la distribuzione del gas a Pistoia città e in parte della provincia, si è trovata a dover risolvere una problematica di non poco conto. La condotta in questione, anch’essa in ghisa grigia, corre al di sotto di una pavimentazione di grandi lastre di pietra arenaria e a brevissima distanza da tutta una serie di esercizi commerciali del livello ed importanza che di solito si incontrano nei centri storici delle città d’arte italiane. La riparazione delle fughe che frequentemente si sono verificate dai giunti stoppa e piombo ha costretto l’azienda a dover affrontare suo malgrado costi elevatissimi e conflitti ricorrenti con gli esercenti. La ragione è sempre la stessa. La dimensione e il tipo di posa delle antiche lastre di pietra ha costretto quasi sempre ad effettuare scavi dal profilo irregolare e dalle dimensioni sproporzionate per un semplice intervento di riparazione. La stessa localizzazione dl punto di fuga si è sempre rivelata estremamente difficoltosa a causa della imprevedibile veicolazione del gas fuoriuscito al di sotto di quel tipo di pavimentazione praticamente impermeabile. Per cui il ripetersi di tali eventi ha portato i tecnici Piazza Duomo a Pistoia di Toscana Gas a valutare l’opportunità di effettuare un intervento risolutivo anzichè il solito “tappabuchi”. Ovviamente, avendo già in passato la ex ASP Pistoia sperimentato in più d’una occasione l’efficacia delle tecnologie nodig, la soluzione al problema è apparsa univoca. I quasi 400 metri di condotta gas di distribuzione corrente sotto la via Orafi, piazza Duomo e Ripa della Comunità sono stati completamente risanati operando solo quattro inserzioni di tubo in PEAD Fasi di saldatura in zona pedonale di Via degli Orafi attraverso scavi di dimensione limitata. Dopo il risanamento della condotta principale, posta temporaneamente sotto by-pass così da non sospendere mai l’erogazione agli utenti, si è provveduto al riallaccio delle circa 20 derivazioni di utenza ed al ripristino delle 6 diramazioni laterali della condotta, che in quel punto del centro città conserva una fitta magliatura. Tutto ciò con la non indifferente complicazione che i lavori sono stati svolti durante i mesi di agosto e settembre, in concomitanza con tutta una serie di manifestazioni che hanno visto piazza Duomo stravolta nella sua tranquilla quotidianità da palchi, transenne e installazioni varie. Non ultimo è da registrare il fatto che essendo la condotta risanata una delle più vecchie ancora in esercizio nella rete Fase di inserzione in piazza Duomo di Pistoia, all’interno del tubo da 200 mm sono stati rinvenuti con regolarità depositi solidi risultanti dai condensati dell’antico gas di città dello spessore fino a 7-10 centimetri. La posa di una nuova tubazione in PEAD, oltre che eliminare definitivamente le fughe, ha quindi ricostituito la originale sezione di trasporto, consentendo un migliore e più efficiente equilibrio di distribuzione del gas metano nella zona. Maestranze AMGA e Toscana Gas FERRARA: Rinnovamento strutturale di cunicolo fognario rinascimentale in via Adelardi Il caso di cui trattasi è il tipico esempio (purtroppo di rado imitato) di intervento preventivo, effettuato in coerenza all’obiettivo di evitare oneri e disagi enormemente superiori in un futuro più o meno prossimo. Stiamo parlando di un risanamento idraulico-strutturale di un collettore fognario che corre al di sotto di via Adelardi, sul fianco della cattedrale di Ferrara e in una zona compresa in un vasto quanto radicale progetto di riqualificazione delle pavimentazioni storiche. In tale contesto l’amministrazione comunale ha ben pensato di andare a verificare, preventivamente a procedere alla ricostruzione del selciato di una porzione dello splendido centro storico del capoluogo romagnolo, la situazione idraulica e strutturale di uno dei più importanti manufatti fognari cittadini. Al termine della verifica è stato individuato un punto la cui criticità avrebbe seriamente compromesso nel breve la stabilità della strada appena ricostituita. Via Adelardi è una via che scorre come detto lungo il perimetro della cattedrale per poi terminare racchiusa strettamente tra edifici storici del XV-XVI secolo. Proprio al di sotto del suo punto più stretto, l’antico ma ancora ben conservato cunicolo in mattoni pieni presentava una frattura alla sua sommità che avrebbe potuto determinare a breve termine un possibile collasso della volta. A complicare la risoluzione di tale problematica c’era la presenza di una falda acquifera particolarmente superficiale (-1,50 m dal piano di calpestio) fortemente infiltrante le pareti del manufatto e l’impossibilità di porre fuori servizio per lungo tempo il collettore in quanto destinato alla raccolta delle acque bianche meteoriche e di quelle nere provenienti da ben 23 subfognoli laterali. Le fondazioni degli edifici insistenti lungo il tratto di Immagine del manufatto, all’apparenza collettore da risanare erano molto eterogenee e mal molto ben conservato nonostante l’epoca di costruzione determinabili in ragione della loro epoca di costruzione. Per cui sarebbe stata comunque da escludere l’ipotesi di un rifacimento a cielo aperto del tratto di ca 80 metri di manufatto fognario senza obbligatoriamente ricorrere a scavi a pareti blindate o alla preventiva realizzazione di due setti paralleli di micropali a sostegno della profonda trincea da scavare. Entrambe tali tipologie di intervento avrebbero comportato investimenti dell’ordine di alcune centinaia di migliaia di euro e tempi di realizzazione stimabili in almeno 40 giorni. Una brillante soluzione è stata invece individuata nell’applicazione di una guaina CIPP, acronimo inglese di Cured In Place Pipe. Tale tecnologia consente il risanamento a nuovo dell’interno di ogni tipo di condotta o manufatto mediante la creazione di una nuova condotta plastica formata “in situ”. In tal modo è possibile andare a ricreare un Fase di discesa del tubolare termoindurente nuovo collettore in materiale plastico del tutto simile al PVRF operando attraverso i pozzi di ispezione esistenti ed evitando così ogni tipo di ricorso a scavi a cielo aperto. Nel caso specifico la tecnologia CIPP è stata progettata in modo da risolvere tre ordini di problematiche: la mancanza di tenuta idraulica dall’interno verso l’esterno; le infiltrazioni di acqua di falda dall’esterno verso l’interno; il ripristino della resistenza strutturale del manufatto ai carichi statici sovrastanti. Tutte e tre le suddette necessità progettuali sono state soddisfatte mediante l’applicazione di un tubolare plastico composito termoindurente dello spessore di 30 mm, calcolato e messo in opera in conformità ai dettami della norma specifica ASTM 1216F. In soli cinque giorni lavorativi la ditta appaltatirice delle Particolare della fase di inserzione del pavimentazioni tubolare Zambelli di Galetata, con la collaborazione dell’AMGA di Genova e della danese Aarsleff A/S di Aarhus, hanno portato a termine l’intervento. I lavori di relining, nel loro complesso, comprendevano Sezione ristrutturata e rettificata infatti oltre che il al termine del risanamento risanamento strutturale di cui sopra, anche la riapertura e rimessa in esercizio di ben 23 sub-fognoli afferenti al tratto risanato a costi enormemente inferiori a qualsiasi operazione edile che fornisse analoghi risultati e garanzie a lungo termine. Avendo iniziato i lavori il lunedì, il successivo venerdì il collettore e i suoi laterali hanno ripreso a funzionare Particolare della riapertura manuale delle normalmente, consentendo il prosieguo delle operazioni immissioni laterali di riqualificazione della pavimentazione. Fase di lavoro in via Adelardi Risultanze del risanamento all’interno BOGLIASCO (GE): Risanamento di condotta fognaria in forte pendenza In questo caso affrontato dalla società Mediterranea delle Acque di Genova, la condotta fognaria fugante scorreva al di sotto di una ripida scalinata in pietra, situazione tipica delle stradine liguri della riviera. La problematica di questo lavoro recentemente eseguito si può ricondurre, anche se in scala ridotta, al cantiere di Ferrara appena illustrato. Ulteriore complicazione sarebbe stata quella che ogni eventuale intervento edile tradizionale sarebbe risultato sensibilmente più costoso in quanto gli scavi avrebbero dovuto essere eseguiti interamente a mano. Fase di inserzione del grande Anche in questo caso tubolare poi, trattandosi di una conduttura fognaria di DN400 mm ed essendo le fondazioni degli edifici insistenti sul tracciato non note e da verificare, Veduta della scalinata si sarebbero dovuti adottare gli opportuni provvedimenti tesi a garantire la stabilità delle trincee. Il lavoro di ripristino idraulico della condotta è stato invece eseguito in soli due giorni lavorativi, adottando la stessa tecnologia CIPP con la sola variante dell’inversione ad aria anziché ad acqua e praticando un limitato numero di scavi di ridottissime dimensioni nei punti meno critici della scalinata. Anche in questo caso quindi i costi ed i tempi dell’intervento sono risultati enormemente ridotti in ragione del fatto che si è evitato di demolire e ricostruire oltre il 90% della pavimentazione sovrastante il tracciato della condotta da rinnovare. Risultato finale che testimonia la grande adattabilità dei tubolari CIPP a sezioni anche non perfettamente circolari Perfetta adesione alle pareti interne della vecchia condotta CONCLUSIONI: Come abbiamo potuto verificare ripercorrendo per sommi capi le storie di questi tre diversi progetti, si può fare molto per salvare e preservare le pavimentazioni storiche o di pregio delle nostre città. Facendo ciò si contribuisce anche a evitare al cittadino-utente l’ulteriore disagio di assistere impotente alla manomissione della propria area pedonale o del proprio centro storico dopo averne subito gli altri fastidiosi effetti quale il rumore, le code ai semafori, le polveri, l’andirivieni dei mezzi operativi e tutti gli altri inconvenienti che normalmente accompagnano i normali cantieri stradali. L’esempio delle amministrazioni e delle aziende che abbiamo appena citato può essere quindi seguito da chiunque, e noi siamo a disposizione dei lettori per ogni approfondimento che si ritenesse necessario circa le tematiche trattate.