N° 2 Giugno 2014
Poste Italiane S.p.A. - Spedizioni in a. p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, NO/TORINO
Lo Scarpone
Valsusino
STORIA E ATTUALITÀ dell’Associazione Nazionale Alpini Sezione Val Susa
SERGIO PIVETTA
Combattente
della liberazione
480.000 ALPINI
A PORDENONE
MONTE MARRONE
La conquista
del battaglione Piemonte
RUBIANA
Intitolata la piazza alla medaglia
d’argento Paolo Giorda
ESERCITO
Manovre militari
anglo-italiane
Lo Scarpone Valsusino
Via Brunetta,45 Susa
www.anavalsusa.it - [email protected]
Fondatore
Franco Badò
Presidente
Giancarlo Sosello
Direttore
Mario Tonini
Condirettore
Dario Balbo
Redazione
Luca Barone, Davide Corona, Alain Garnier,
Valerio Olivero
Hanno collaborato a questo numero:
Laura Bellando, Giorgio Blais, Michele
Bosco, Ilario Favro, Mauro Ferraris, Stefano
Grandi, Giuseppe Maritano, Mauro Minola,
Silvano Ollivier, Sergio Pivetta, Mario Renna,
Marco Rumiano, Franco Silvestro,
Silvia Tamburini, Ottavio Zetta
Referenze fotografiche
Alpitrek Edizioni, Archivio ANA Valsusa,
Archivio Storico Arma del Genio Roma,
Archivio Tonini, Gabriella Arnol, Dario Balbo,
Carlo Bert, Giovanni Carello, Cosmo Iannone
Ed., Giorgio Donati, Roberto Fratta, Alain
Garnier, Luca Giai, Mauro Minola, Mursia,
Parallelo45 Ed., Sergio Pivetta, Pietro
Sibona, Susalibri, Alberto Turinetti di Priero,
Uff. Stampa Brigata Taurinense, Ottavio Zetta
Realizzazione e stampa
Graffio snc
Borgone Susa (To) - www.studiograffio.it
In questo numero
8Quattrocentottantamila!!!
Le penne nere onorano Pordenone
11 Tanti volti della nostra Valle
12 Premio allo Scarpone
Vinto il “Premio stampa alpina
Vittorio Piotti”
14 Una piazza d’argento
A Rubiana intitolata una piazza
alla medaglia al valor militare Paolo Giorda
15Attualità
21 Cronaca dai gruppi
27 Anagrafe alpina
30Notiziario
30 Offerte pro Scarpone
Rubriche
3 Storia
4
La conquista del Monte Marrone
La battaglia delle Mainarde
7 Personaggio
Pietro Arnol
13 L’esercito oggi
Penne nere e rossobianche, insieme!
Stampa
N.2 giugno 2014 anno XL
Stampato in 3500 copie
17Fortificazioni
SEZIONE ANA VALSUSA
Presidente
Giancarlo Sosello
Vice presidenti
Dario Balbo, Gianfranco Bartolotti, Carlo Bert
Consiglio sezionale
Vittorio Amprimo, Amato Anselmetto,
Mimmo Arcidiacono, Giovanni Baro,
Luca Barone, Firmino Bonaudo,
Mario Botteselle, Aldo Calliero,
Fiorenzo Combetto, Riccardo De Muti,
Francesco Foglia, Alain Garnier, Pier Paolo
Giors, Paolo Parisio, Valerio Olivero,
Enrico Sacco, Ruggero Tisserand.
18 Correva l’anno
Il Vallo alpino al Moncenisio
Era il 1984
19 Dal mondo
L’Ucraina è russa?
26 Le nostre foto
31 Le vostre lettere
STORIA
Pubblicazione trimestrale
della Sezione A.N.A. Val Susa
Cari lettori,
il numero de “Lo Scarpone” che
vi è arrivato a casa questo mese
si presenta con una nuova veste
grafica e molti contenuti in più
della tradizione.
Abbiamo mantenuto le nostre essenziali e richieste rubriche, che
sono l’anima della nostra rivista
associativa, e ad esse si sono
aggiunti dei preziosi contributi
di grandi firme della storia, della politica internazionale e delle
Forze Armate.
Crediamo che la partecipazione
associativa, la sua vita, debbano
essere raccontate sulle nostre
pagine che rappresentano un
legame prezioso tra i soci della
nostra Sezione.
Viviamo in una Valle la cui peculiarità geografica non facilita
la condivisione delle esperienze,
così “Lo Scarpone” supplisce ai
chilometri e al dislivello e ci avvicina. Il nostro giornale riporta,
racconta e speriamo incuriosisca
tutti i soci alpini, gli aggregati e
i moltissimi amici che amano il
nostro mondo. Sappiamo che
l’attesa dell’arrivo de “Lo Scarpone” è sintomo di curiosità,
amore per l’Associazione e grande gratificazione per quanti, e
sono molti, collaborano alla sua
uscita.
Il giornale, che da quarant’anni,
caparbiamente dopo la difficile
salita composta dalla scrittura,
dalla composizione e dalla stampa raggiunge la vetta, che è casa
vostra, può farlo perché per titolo
(e non è un caso) porta il nome
di “Scarpone” alleato indispensabile di ogni alpino e artigliere.
Come ogni scarpone dopo la lunga marcia ha bisogno di una bella lucidata per passare senza punizioni l’ispezione; questa nuova
composizione, ricca d’immagini
e colore, speriamo passi la vostra. Noi ci mettiamo sull’attenti
in attesa del vostro giudizio. In
questo numero troverete la cronaca, troppe volte nascosta, della battaglia che elevò l’esercito di
liberazione italiano sullo stesso
piano di quello alleato, le giornate dell’adunata di Pordenone, la
cronaca delle operazioni militari,
le notizie sportive e associative
della Sezione e dei Gruppi oltre
a tanti altri argomenti d’attualità.
Buona lettura!!!
Sergio Pivetta
Ufficiale combattente
della Liberazione
La conquista del Monte Marrone
I reduci del battaglione “Piemonte” ricordano
L’8 settembre
Trovarsi lontano dalla propria casa l’8 settembre del ’43 non
fu certo una cosa semplice per molti soldati di quello che fu
il Regio Esercito. La storia degli alpini racconta di molti che
vissero quel giorno a Bari località di transito tra quelli che erano
in attesa di partire per il Montenegro e molti che invece ne erano
rientrati e desideravano solo tornare a casa. Tra i molti in attesa i
piemontesi, la maggior parte del battaglione “Fenestrelle”, erano
raccolti in un luogo di raccolta della “divisione Taurinense”.
La confusione di quei giorni fu totale per l’assenza di ordini precisi
e la volontà di molti di non più combattere. Il capitano Renato
Maiorca, aiutante maggiore del 3° alpini, cercò di organizzare tutti
questi uomini formando un reparto organico chiamato “Reparto
Esplorante Alpini” pronto per entrare in linea con gli alleati. Ci
furono grossi problemi con la popolazione che mal sopportava
gli alpini e nonostante spostamenti vari, Presicce, Santa Maria di
Leuca, Nardò, Cisternino la situazione non migliorò. Il 1 gennaio
del 1944 prese il comando un ligure tutto d’un pezzo, il maggiore
Alberto Briatore, severo certamente ma pronto a lottare affinché
i suoi uomini ricevessero abbigliamento e cibo dignitosi. Piano
piano, pur con palese insoddisfazione, si ricostituì un battaglione
alpino cui venne dato il nome di “Taurinense” poi sostituito con
“Piemonte” vista la provenienza della maggior parte dell’organico
e che assunse la nappina rossa.
L’addestramento
Duro fu l’addestramento, ma il 10 marzo alcuni ufficiali inglesi
giunti per assistere ad una esercitazione ne trassero impressioni
altamente positive. Il battaglione era così pronto a risalire la
penisola entrando a far parte del “Primo Raggruppamento
Motorizzato” comandato dal generale Utili e che in seguito
diventerà il Corpo Italiano di Liberazione, alle dipendenze dell’8ª
Armata britannica. Il 17 marzo il “Piemonte” lasciò così Cisternino
ed iniziò la nuova avventura. Il fronte, o meglio l’Italia era in quel
momento divisa in due e la linea di demarcazione tra Tirreno ed
Adriatico si sviluppava da Anzio, Cassino e terminava ad Ortona
a mare passando per il Molise attraverso la zona montagnosa
delle Mainarde. Nella parte centrale di questa catena svettava il
Monte Marrone, che con i suoi quasi 1800 metri costituiva un
ambito punto di osservazione. Peccato però che fosse in mano
tedesca e che molti fossero stati i tentativi di conquista andati a
vuoto. Il generale Utili, conscio di avere ai suoi ordini un reparto
attrezzato per operare in montagna, chiese di poter tentarne la
conquista dal lato Sud ritenuta dai più quasi impossibile per la
verticalità delle pareti e per i canaloni ghiaiosi ed ancora innevati.
La conquista
L’azione “impossibile” si avviò alle 3,30 del 31 marzo con tre
colonne di alpini che dovettero superare nel buio più completo
un dislivello di oltre 700 metri con passaggi da alpinismo puro
con piccozza e ramponi, corde e chiodi e con sulle spalle uno
zaino di oltre 40 chili oltre l’armamento. Verso le 7,15 venivano
già predisposte le linee difensive con la 1ª e 2ª compagnia
mentre la 3ª continuava l’opera di rifornimento. L’azione era
riuscita perfettamente. I tedeschi tentarono la riconquista il 2
In alto: due osservatori tedeschi davanti al massiccio
delle Mainarde. In basso a sinistra: alpini italiani del battaglione
“Piemonte” nella zona di Monte Marrone. A destra: La lapide che
ricorda il comandante Maiorca, posta sui muri del Forte ad Exilles.
Mario Tonini
Direttore
3
STORIA
STORIA
aprile e poi nella notte tra il 3 e 4 ed anche il 10 ma senza
successo anche perché le opere di difesa procedevano spedite
ed anche alcuni pezzi di artiglieria furono issati sulla vetta con
estrema fatica. Non ci furono poi altri significativi tentativi e
così il battaglione “Piemonte” lasciò le posizioni per riprendere
la risalita verso il nord liberando Jesi ed entrando a Bologna.
Il battaglione fu poi insignito di medaglia d’argento al Valor
Militare con la seguente motivazione: Costituto con elementi
della divisione alpina “Taurinense”, che dai porti adriatici della
Balcania riuscirono a raggiungere fortunosamente la Puglia
dopo l’armistizio, partecipava a tutta la guerra di Liberazione
riconfermando ognora la tempra intrepida delle genti della
montagna. Alla gloria perenne delle nostre armi offriva due
difficilmente pareggiabili esempi di fusione perfetta di perizia,
valore e fortuna: prima a Monte Marrone, scalato di sorpresa per
la ripida parete ed eroicamente difeso sull’orlo dell’abisso alle
spalle; poi a quota 363 di Valle Idice, strappata al nemico con
una stoccata saettante e fulminea, spezzando la cerniera delle
due Armate tedesche in Italia, donde poi traboccò su Bologna.
Campagna di Liberazione, 18 marzo 1944 - 8 maggio 1945.
Ormai i reduci del “Piemonte” sono pochi e alcuni di questi ogni
anno si ritrovano a Torino per una semplice commemorazione
al cippo che lo ricorda. Tra questi il nostro amico Sergio Pivetta,
Gruppo di Claviere, che visse quell’avventura da sottotenente
di complemento. Fedele al ricordo, mercoledì 9 aprile con voce
appassionata e talvolta rotta dall’emozione ha così ricostruito
quell’avventura, quelle sensazioni e quella vittoria. Proponiamo
così la sua testimonianza, appassionata e sicuramente fedele
della realtà di quei giorni.
Dario Balbo
La battaglia delle Mainarde
Il racconto di Sergio Pivetta
Inespugnabile
Settant’anni or sono, all’alba del 31 marzo del 1944, con un colpo
di mano da manuale, il battaglione alpini “Piemonte” occupò di
sorpresa, senza colpo ferire e senza perdere un solo uomo, le
vette di Monte Marrone, baluardo roccioso che sale, dalla Val di
Mezzo, poco più di 1.000 metri, con una parete strapiombante
di oltre 700 metri, fino a quota 1.770. Di fronte, separato da
una vallata, Monte Mare. Più avanti, Monte Cavallo. A seguire,
oltre le Mainarde, i monti della Meta che fiancheggiano la valle
del Canneto. Tale impresa, ritenuta “impossibile” sia dagli alleati
che lo giudicavano “inespugnabile” che dai tedeschi per i quali
era “inattaccabile” segnò di fatto – dopo l’eroico battesimo di
4
sangue di Monte Lungo, sulla direttrice di Cassino – la rinascita
dell’Esercito Italiano. L’azione venne effettuata su tre direttrici.
La prima sul versante sinistro, superando una serie di pericolosi
nevai a rischio di valanga, dalla 2ª compagnia comandata dal
capitano Rigi Luperti, sostituito successivamente dal capitano
Athos Silvestrini. La seconda al centro, scalando tratti verticali di
parete rocciosa e di scoscesi pendii ghiacciati, dagli alpieri della
1ª comandata dal capitano Michele Saccà. La terza sulla destra
attraversando impervi canaloni boschivi su terreno innevato,
ghiacciato e scivoloso, dalla 3ª, comandata dal capitano Enzio
Campanella. Dieci giorni più tardi, dopo un paio di scontri
ravvicinati con pattuglie avversarie scese da Monte Mare per
sondare le nostre difese, l’attacco condotto in forze, la mattina
del lunedì di Pasqua 10 aprile 1944, alle 3,30 circa, nel settore
boschivo difeso dalla 1ª compagnia, da tre grosse formazioni di
Gebirgsiager della Edelweiss in tuta mimetica bianca, attacco
respinto grazie ad un furioso contrassalto sferrato contro il primo
scaglione avversario dagli esploratori e da un plotone della 3ª,
guidati dal capitano Campanella. Fermati e costretti a ripiegare
anche il secondo e terzo scaglione nemico, dall’immediato
intervento delle artiglierie italiane e polacche che, da fondovalle,
avevano scatenato un infernale fuoco di sbarramento, fino a
fondere addirittura alcuni pezzi. A fine maggio, mentre i polacchi,
attaccate a Montecassino le postazioni tedesche costruite tra le
macerie dopo l’inutile distruzione del Monastero, li costringevano
a ripiegare verso Atina, inizia con successo l’attacco del Corpo
Italiano di Liberazione alle posizioni avversarie della linea
Gustav nella catena delle Mainarde, puntando verso Roma.
Ed è a questo punto che gli americani, temendo che i nostri
reparti raggiungano la capitale prima di loro, ci fermano e ci
spostano dall’8ª Armata americana che avanza lentamente
sul fronte tirrenico all’8ª inglese che sta operando su quello
adriatico. Altri quattro mesi di combattimenti, sempre tallonando
le forze nemiche in lenta ritirata e poi, raggiunta la linea Gotica,
l’agognato avvicendamento per un periodo di riposo, seguito
dalla sostituzione delle nostre oramai lacere divise grigio-verdi
con uniformi ed armamento inglesi ed il ritorno al fronte, nel
1945, con il Gruppo di Combattimento “Legnano”.
La liberazione
Quello che l’arida cronaca degli eventi succedutisi in Italia
dopo l’8 settembre 1943 però non dice è che, nei quasi 70
anni seguiti alla fine del secondo conflitto mondiale, il mondo
politico si è attribuito il merito della “liberazione”, sorvolando o
comunque non ponendo l’accento sul fatto che la guerra non è
stata vinta dagli italiani, ma dagli alleati i quali, per sconfiggere
500.000 tedeschi, misero in campo due armate forti di migliaia
di aerei, carri armati, cannoni e ricche di una formidabile
organizzazione logistica, la 5ª americana e l’8ª inglese,
utilizzando largamente truppe di colore. E sottacendo che tra i
reparti d’assalto. vennero schierati, dall’autunno del 1943, un
primo piccolo contingente italiano salito, dai 5.000 uomini del 1°
Sopra: alpini italiani del battaglione “Piemonte” verso la vetta
di Monte Marrone nella primavera 1944. Sotto: Marines americani
posano dopo aver conquistato una bandiera tedesca.
Sopra a sinistra: il diploma del Reggimento nel quale furono
inquadrati molti alpini nel 1943. A destra: gli alleati liberano il nordItalia. Sotto a sinistra: soldati tedeschi in una trincea naturale sulle
montagne appenniniche italiane. A destra: l’Edelweiss, la stella alpina,
emblema delle truppe da montagna tedesche, nella campagna d’Italia.
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STORIA
PERSONAGGIO
Raggruppamento Motorizzato, ai 25.000 del Corpo
Italiano di Liberazione, fino ai 50.000 dei Gruppi
di Combattimento affiancati nel 1945 sulla linea
Gotica, Appennino tosco-emiliano, da altri 50.000
delle “salmerie da combattimento”.
La guerra da signori
Una “guerra da signori” costata agli alpini, pur essendo
durata a fronte della campagna di Grecia di 6 mesi e
della campagna di Russia di 5, ben 20 mesi, un numero inferiore
di perdite e soltanto nei combattimenti. Se è vero infatti che nei
due mesi trascorsi sulle creste rocciose di Monte Marrone dove
non si potevano scavare né trincee né rifugi e dormivamo sulla
neve nelle canadesi, si arrivava a 10, 15°C sottozero eravamo,
anche se vestiti ancora in grigio-verde, abbastanza ben coperti e
nei successivi quattro mesi passati all’addiaccio nei fossati e nel
fango delle colline marchigiane, dove non avevamo alcun riparo
se non i ruderi di qualche casera, non ci mancavano almeno né
cibo né munizioni, né, all’occorrenza, coperte e sacchi a pelo.
Ma c’è anche un ultimo aspetto di quella guerra che onora tutti
i giovani i quali, colti dall’8 settembre 1943 nell’Italia del sud,
dovettero, volenti o nolenti, parteciparvi.
gli autocarri che li avrebbero trasportati al
fronte, volevano bruciarli. Poi, d’improvviso,
avvenne l’incredibile: lungo il viaggio, tra
sobbalzi e scossoni sulle strade semidistrutte
dalla guerra, un alpino, con voce sommessa,
cominciò a borbottare “la tradotta che parte da
Torino...”, seguito da altri che iniziarono sulle
prime a bofonchiarla per poi unirsi con voce
sempre più ferma al coro fino a quando giunti
in val di Mezzo, alla base della parete rocciosa di Monte Marrone,
qualcuno, seguito subito da tutti, intonò con voce squillante “l’è
‘l Piemunt che dà a l’Italia sua pi’ bela gioventù” e, come per
incanto, quella che era stata una massa di ribelli, si trasformò in
un magnifico, granitico battaglione dì alpini, un battaglione che
si sarebbe battuto con onore, meritando per la propria bandiera
la medaglia d’argento al valor militare. Da anni, tutte le volte che
ritorno nel Molise, c’è qualcuno che, al cospetto di quella parete
che solo a guardarla mette soggezione, mi chiede: “ma come
avete fatto?”. E, da anni, io so solo rispondere che ancora non lo
so. Rammento solamente che la sera di giovedì 30 marzo 1944
il capitano, dopo aver convocato a rapporto ufficiali e sottufficiali,
ci aveva detto senza preamboli, semplicemente: “Ragazzi,
domani tocca a noi”. E che la mattina seguente all’alba, Monte
Marrone era nostro.
Sergio Pivetta
Medaglia d’argento
Va infatti precisato, per la verità storica, che il battaglione
alpini “Piemonte” costituito a Bari dall’allora Aiutante Maggiore
Sopra a sinistra: a Castelnuovo al Volturno ai piedi di Monte Marrone
in 1ª del 3° reggimento alpini capitano Renato Maiorca con i
c’è il monumento ai caduti del Corpo Italiano di Liberazione
rimpatriati dal Montenegro e con i complementi in attesa
realizzato
dallo scultore Vittorio Piotti. A destra: il giovane alpino
di imbarco, era composto tutt’altro che da volontari, uomini i
Sergio
Pivetta protagonista nell’esercito di Liberazione.
quali, reduci da una guerra perduta, non volevano più saperne
Lo stemma della 5ª Armata. La United States Army North,
di riprendere le armi tant’è che a Cisternino, quando arrivarono attivata durante la seconda guerra mondiale con il nome di Fifth Army.
Per saperne di più
Tutto per l’Italia
Diario di un alpino del Battaglione «Piemonte» 1943-1945
Sergio Pivetta
Mursia
Monte Marrone 1944
Natalino Paone
Cosmo Iannone Editore
Non solo partigiani
Episodi e battaglie
del Corpo Italiano di Liberazione 1943-45
Antonio Bergonzi - Giuseppe Pigoli
Parallelo 45 Edizioni
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Pietro Arnol
Il generale della montagna
Nacque a Susa nel 1917 e dopo gli studi ginnasiali decise di
continuare gli studi a Torino al liceo Valsalice. La sua caparbietà è dimostrata da come tutti i giorni raggiungeva il capoluogo
piemontese; dalla città di Adelaide a Bussoleno per raggiungere
il treno scendeva e saliva in bicicletta. Per l’ottimo rendimento
scolastico saltò la terza classe del liceo e si diplomò a pieni voti
presso il prestigioso Gioberti. Entrò per concorso all’Accademia
Militare di Modena e in seguito alla scuola d’Applicazione di Parma, pur continuando gli studi in Legge. Uscì ufficiale dalle scuole
nel 1939 e partecipò alla Seconda Guerra Mondiale. L’8 settembre si unì ai partigiani francesi. Tornato a Susa nel settembre del
1944 nel battaglione Garibaldi e Matteotti collaborando con il
servizio segreto alleato e per l’esercito Americano lavorò ai collegamenti logistici sul fronte Occidentale. Fu in questo periodo
delicato il comandante delle staffette sciatori durante la missione
“Morrison”.
Dopo la liberazione fu l’organizzatore del recupero delle armi e
dei materiali abbandonati o nascosti. Per questa delicata missione ottenne un encomio dal Colonnello incaricato di ripristinare
l’ordine nelle valli piemontesi. Nel 1945 fu comandante dell’Ufficio Stralcio del “battaglione Susa”. Dal 1947, nel 6° Reggimento Alpini, diresse l’addestramento degli alpini e del centro
di reclutamento di Bolzano e nelle caserme dei giovani della
generazione del dopo-guerra a Vipiteno, Brennero e Merano. Il
maggiore comandante della caserma scrisse così di lui “È dotato di profondo sentimento del dover e della disciplina. Molto
A sinistra: l’ufficiale Arnol in servizio sulle montagne al confine francese.
A destra: Arnol appena uscito dall’Accademia Militare posa davanti
all’Arco di Susa. Sotto: fotografia scattata durante un’adunata di alpini.
corretto nella forma e disciplinato nella sostanza. Possiede elevate qualità di organizzatore e di animatore. Osservatore e critico
attento e attivo. Non teme la responsabilità che sa assumersi
a pieno”. Dal 1956 ricostruì, come comandante, il battaglione
“Pieve di Cadore” e due anni più tardi andò ad Aosta alla scuola
d’Addestramento.
Di questo periodo rimane il rapporto positivo scritto su di lui:
“L’opera di quest’ufficiale nel delicato compito affidatogli per
mancanza di quadri, per difficoltà di caserme, per mancanza di
attrezzature didattiche, per le particolari condizioni meteorologiche e di ambiente, è stato realmente meritevole di ogni elogio.
Il maggiore Arnol non si è risparmiato, ha dato tutto se stesso,
ed ha dimostrato e confermato di possedere carattere fermo e
deciso”. Diresse poi il nucleo di Courmayeur e poi si trasferì per
il suo ultimo comando a Cuneo. Fu nel comitato organizzatore
delle Olimpiadi invernali di Cortina, alle Universiadi di Claviere
e Torino, organizzatore del Trofeo Mezzalama. Responsabile del
villaggio olimpico a Roma, campione nella coppa Pischeider,
commissario tecnico per le prove alpine e istruttore militare di
alpinismo. Specializzato in problemi di sopravvivenza e soccorso
in alta montagna e nelle zone artiche fu direttore di stazioni invernali. Uomo di montagna nella sua lunga carriera, raggiunto il
congedo, si dedicò completamente alla sua passione. Un turbinio
d’impegni, una valanga continua di attività. Terminò la sua lunga
e appassionante vita dove l’aveva cominciata: tra le montagne.
Mario Tonini
Pietro Arnol
Nato a Susa il 1 novembre 1917 morto a Cuneo il 17
dicembre 2008.
Accademia Militare di Modena 1936/38, Scuola Applicazione di Parma 1938/39, 1940/45 Seconda Guerra
Mondiale, 6° Reggimento Alpini 1947/49, Battaglione
“Pieve di Cadore” 1956/57, Scuola Militare di Aosta
1949/56, 2° Reggimento Alpini 1956/74.
Croce al Merito di guerra, Cavaliere dell’Ordine al Merito
della Repubblica Italiana, Croce d’oro per anzianità di
servizio, Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica
Italiana, Cavaliere dell’Ordine di San Gregorio Magno,
Diploma del Sommo Pontefice Giovanni XXIII, Stella
d’Argento del CONI per meriti sportivi.
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ATTUALITÀ
ATTUALITÀ
Quattrocentottantamila!!!
Le penne nere onorano Pordenone
In treno
Anni orsono, in occasione del mio primo viaggio in Inghilterra
un amico anglofono mi disse “Se per andare in Inghilterra non
attraversi la Manica in traghetto non li capirai mai”. Ovviamene
non seguii il consiglio e solo dopo molti anni quando utilizzai il
traghetto per la prima volta, capii che aveva veramente ragione.
Il lento navigare regalava la scoperta dei comportamenti, l’osservazione dei volti, delle piccole abitudini, dei riti ed il confronto
tra gli anglosassoni e gli altri mi rivelava sfumature sino ad allora non percepite o ignorate. Cominciai così a vedere gli inglesi
con altri occhi ed iniziai ad amarli. Vi chiederete giustamente il
perché di questo preambolo e la spiegazione è tutta insita nel
viaggio di avvicinamento a Pordenone. Anni ed anni di adunate
hanno abituato i più a raggiungere le varie sedi su comodi bus
stracarichi di cibarie, tra volti conosciuti di amici. Bus che poi ti
scaricano e che dopo qualche ora ti vengono a riprendere. Al
limite si scelgono le autovetture, ma anche in questo caso nulla
è novità, nulla è scoperta.
Ma provate una volta ad andare in treno e scoprirete un micromondo diverso, diviso tra coloro che vanno all’Adunata e coloro
che ogni anno riscoprono gli alpini e che scoprono di amarli dopo
averli conosciuti. Già nel raggiungere le stazioni ti senti addosso
gli sguardi curiosi. Qualcuno ti accoglie con un “bravi” e la timida
richiesta su dove si è diretti, dita di bimbi indicano il tuo cappello
e mamme, papà, nonni spiegano che quel signore è un bravo
alpino. Mentre rispondi a sorrisi o ne regali altrettanti ti senti felice. Poi sali sul treno e incontri altri come te. E nascono dibattiti
sull’onda dei ricordi. Si cercano amicizie lontane nel tempo, si
raccontano mirabolanti avventure o si raccolgono confessioni da
imboscati. Non sei più solo mentre il treno corre ed aumentano i
8
compagni di viaggio che hanno la tua stessa meta.
C’è chi ti offre un bicchiere e chi dividerebbe con te un panino
con il salame fatto in casa. Aumentano gli auguri degli sconosciuti che via via scendono mentre con coloro che salgono si
ripetono i riti precedenti. Non esistono nomi, ma tutti si chiamano
vecio anche se qualcuno ti chiama anche tenente e non sai se è
per rispetto o per sfotterti. Cambiano i dialetti e con loro cambiano reggimenti e battaglioni, ma le avventure e gli imboscati sono
sempre attuali. Ecco allora che piano piano, mentre la campagna
scorre al tuo fianco, capisci meglio sia il mondo a cui appartieni
sia il mondo di coloro che ti amano per il solo fatto che esisti e
che trovano il coraggio di dirtelo nei tempi del viaggio. Così, in un
attimo è arrivata Pordenone.
A Pordenone
Scattano i “Ciao a presto”, gli auguri di buona adunata, la speranza di reincontrarsi per un bicchiere, mentre i compagni di
viaggio che alpini non sono ti salutano con un “benvenuti a Pordenone” che è quasi un voler dire benvenuti a casa nostra, nella
casa degli alpini, e poco importa se la prima statua che vedi
all’interno della stazione è quella di un bersagliere.
Pordenone è già in festa, pervasa da quella sana, spensierata
allegria alpina. Forse nei primi giorni della settimana dell’Adunata si vive meglio questo spirito perché la città ospitante non è
ancora del tutto invasa e gli spazi non sono ancora tutti occupati,
Sopra a sinistra: il vessillo sezionale sfila per le vie di Pordenone.
A destra: con l’alza bandiera comincia l’adunata nazionale.
Sotto a sinistra: la bandiera di Guerra.
A destra: la via centrale di Pordenone imbandierata con i tricolori.
nel bene dagli alpini, e nel male
da bancarelle e giovinastri. Così si
improvvisano danze lungo le vie ed
i cori spontanei sono ancora vicini
alla perfezione e non allo schiamazzo fine a se stesso. Si scopre così la
bellezza di passeggiare in una città
sconosciuta e che ancora si sta preparando all’evento e dove la gente scopre
con calma cos’è un’Adunata.
Per qualche giorno le prime pagine dei
giornali locali non spareranno titoloni su
corruzione, arresti, mafia e malaffare, ma
lanceranno solo messaggi positivi di gente
che nel nome di un cappello e di un tricolore, simboli di cui si sente orgogliosa, si muove
lungo lo stivale o da lontani paesi per mostrare
al mondo quello spirito di appartenenza che è
unico ed inimitabile nella bruttura di questi tempi.
Grande festa di popolo, di gente che lavora, che suda ogni giorno
e che ogni tanto canta e beve e non rifugge la festa. Fenomeno
spesso incomprensibile ai più, ma fenomeno vero, irripetibile,
unico nel mondo. Un esercito virtuale di uomini pronti a scendere
in campo per aiutare chiunque ne abbia bisogno nel silenzio del
lavoro e dell’impegno, ma con il giusto rumore della festa.
Arriva poi l’ora della bandiera di guerra,
quest’anno del 3° da montagna, che con il
suo arrivo apre la sfilata del venerdì sera,
il primo grande bagno di folla lungo via
Montereale, corso Garibaldi, corso Vittorio
Emanuele. Un lungo serpentone verde di
vessilli e gagliardetti, uniti in un ideale
abbraccio, mischiati gli uni agli altri, est
ed ovest, nord e sud, estero ed Italia.
Le vie di Pordenone sono strette, antiche e la folla è lì ad un passo e senza barriere mentre gli occhi, spesso
umidi, sono fissi su quei simboli di
appartenenza. Passa la fanfara
della “Julia”, passa un reparto
del 3°, passano gonfaloni e sindaci,
passa il nostro labaro con le sue medaglie d’oro
luccicanti, passano gli ufficiali in servizio. Uno spettacolo
vero, diverso certo da quello della domenica, ma di impatto non
certo inferiore per la brevità ed intensità del procedere. E quando
la bandiera di guerra, non un semplice tricolore, si avvia per
entrare nel Municipio un applauso scrosciante ne accompagna
l’incedere.
Ora l’Adunata è veramente iniziata. Il sabato scorre nei tradizionali riti, saluti alle delegazioni dell’IFMS, abbraccio alle nostre
Sezioni all’estero, saluto alle autorità ed omaggio, presenti moL’alzabandiera
glie e figlio, al maresciallo Gigli caduto in Afghanistan e ultima
Un mondo alpino che riesce a riempire una piazza, piazza XX medaglia appuntata al Labaro nazionale.
settembre, per la cerimonia dell’alzabandiera provocando sincera e talvolta sopita commozione in chi vi assiste e che fa riscoprire l’amore ed il rispetto per quel tricolore che sale verso il
cielo. Un mondo che porta migliaia di persone al taglio del nastro
Sopra: il manifesto dell’87ª Adunata nazionale, la Santa Messa a
inaugurale alla cittadella degli alpini dove è possibile vedere e
ricordo dei caduti, il maresciallo Gigli caduto in Afghanistan.
toccare molti di quegli strumenti del quotidiano impegno dei reSotto a sinistra: il vessillo scortato dal generale Bonato
parti, e dove i bimbi giocano ed i genitori ricordano.
e dal presidente Sosello. A destra: alcuni componenti del Consiglio.
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ATTUALITÀ
ATTUALITÀ
La messa
Tra le cerimonie poi c’è la Santa Messa ospitata nel Palazzetto
dello sport e quindi accessibile ad un numero maggiore di persone rispetto a quelle officiate nei tradizionali luoghi di culto.
Partecipazione e commozione sia nei presenti che nell’officiante
monsignor Santo Marcianò nuovo ordinario militare.
Chiusura consueta con la “Preghiera dell’alpino”, che non è certo una notizia, ma è lo spunto per riportare quanto scritto sul
Corriere della sera di domenica: “La preghiera degli alpini è terribile, una mistica clerico-nazional-fascista”. Lascio a voi commentare queste parole, che non sono di uno squilibrato qualunque, ma sono di un titolare di cattedra di storia contemporanea a
Ca’ Foscari. Sempre dal Corriere poi un’altra voce fuori dal coro
che è giusto riportare: “Sfilerò a Pordenone ma non con il mio
Gruppo. Mi metterò in fondo, magari cercherò qualche Gruppo
abruzzese o delle montagne. Non mi piacciono queste adunate
così come sono organizzate, e non mi piace indossare la divisa.
Quelle camicie tutte uguali reprimono la libertà e la fantasia che
sono invece le caratteristiche fondamentali degli alpini” e poi
“Quando passerò davanti al palco d’onore, al suono dei tamburi,
se qualcuno griderà ‘attenti a’ io girerò la testa dall’altra parte
perché non ho alcuna intenzione di rendere onore a quella pletora di raccomandati e politici che non si meritano il mio rispetto,
il rispetto di un alpino sino all’ultima goccia di sangue. Vorrei sul
palco gli ultimi reduci, le loro vedove, le famiglie. Il Sindaco ed il
parroco tutt’al più”. Anche qui non parole di uno qualunque, ma il
pensiero di un uomo di cui abbiamo apprezzato e apprezzeremo
sempre la grande sensibilità delle parole dei suoi versi: Bepi De
Marzi l’autore di quel Signore delle cime, canto tra i più amati
dal mondo alpino.
La festa
Per tornare alla festa, scendono intanto le luci della sera. Pordenone è una bolgia. Ma sarà tutta veramente festa alpina?
Certo a sentire la fanfara dei congedati della “Julia” in piazza XX
settembre ci sono tanti cappelli alpini, ma nelle vie laterali, tra
schiamazzi e comportamenti di dubbio gusto i cappelli veri sono
ben pochi. Dobbiamo fare attenzione perché ci stanno scippando la sera della festa ed ogni nefandezza altrui ricadrà su di noi!
Dovranno passare dodici ore di attesa, dubbi, tormenti e poi finalmente la festa tornerà ad essere nostra, solo nostra. A fine
sfilata tornerò a prendere il mio treno. Non troverò di certo i
compagni dell’andata e non vedrò negli occhi dei nuovi compagni la gioia dell’arrivo. Forse è giusto così… ma certamente non
è la stessa cosa. E questo vale anche per me. Grazie comunque
a Pordenone, terra che ha dato il 70% della leva agli alpini, terra generosa che meritava l’Adunata e che è stata ripagata con
una partecipazione da record. Quattrocentottantamila, uno più
uno meno che dalla sera del dì di festa si prepareranno alla prossima
Adunata.
L’Aquila ha preso il volo...
Dario Balbo
Sopra: i soci della Sezione sfilano per la bella città di Pordenone.
Sotto: i musici della Fanfara sezionale, alla loro guida il maestro
Danilo Bellando e il presidente Fiorenzo Combetto.
Nella pagina a fianco, sopra: mogli, amiche e familiari attendono
il passaggio dei loro eroi di casa. Sotto a sinistra: una fanfara chiude l’adunata
e sulle camicie dei musici è cucito l’invito “Aspettando l’Aquila”.
A destra: il palazzo del Governo della città dopo il terremoto.
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Tanti volti della nostra Valle
Ci sono molti modi per vivere l’adunata. Lasciata un attimo da
parte la manifestazione della massa, del popolo alpino, dei grandi numeri che solo a pensarci si perde il conto c’è un altro punto
di vista, per nulla trascurabile, di raccontare il ritrovo annuale
delle penne nere: i singoli. Da persona a persona i sentimenti
cambiano, così come le prospettive e i pensieri. Cominciamo da
chi si porta sulle spalle il fardello dell’Associazione: il presidente
della Sezione. Giancarlo Sosello alla sua nona edizione con la
fascia da capitano, e chissà quante altre prima, a Pordenone è
salito a metà settimana; per lui riunioni organizzative, impegni
istituzionali e di rappresentanza con al seguito un attendente di
fiducia il figlio Roberto (anche lui alpino ovviamente). Poi c’è la
domenica della sfilata con la “muda” e il capello alpino lucidi e
rigorosamente da ispezione. Veniamo ai consiglieri sezionali, qui
la fauna è varia e molto articolata. Tutti con impegni ben precisi dal più alto in grado Mario Botteselle, che da Novalesa deve
raggiungere il consiglio nazionale di Milano ad ogni squillo di
tromba, al bravo Michele Bosco quello delle cose pratiche e delle
affermazioni dure e rigorosamente in piemontese vestito in giacca e cravatta; a dimostrazione che gli alpini possono realizzare
miracoli. Tra l’uno e l’altro i personaggi sono talmente vari che
pensare alla loro adunata prevederebbe qualche seduta dallo
psicanalista. Non che siano matti, bè, forse un po’.
C’è l’adunata dei capigruppi, ne abbiamo la bellezza di trentasei.
Ognuno è arrivato in Friuli con i suoi compaesani da un percorso,
e con tempi, differenti. Un’armata che alla fine li ha visti uniti poche ore prima della sfilata a preparare i gagliardetti e a rimettere
la camicia quadri ben infilata nei pantaloni. Da Sestriere a Buttigliera Alta, tutta la Valle, i capi dei nostri gruppi. Cosa pensano?
L’ordine, il numero dei partecipanti e la grande soddisfazione
di essere presenti anche questa volta a capo di una banda che
rappresenta nei nostri comuni molto del volontariato e del socia-
le. Ci sono poi gli artiglieri e gli alpini, quelli in congedo da anni,
decenni, quarti e metà secoli. Tutti hanno nello sguardo la stessa
attenzione e vitalità di quando hanno fatto il giuramento. Non
importa se il tempo è passato, e com’è passato, l’importante è
il saluto militare e marciare ordinatamente al passo (o quasi). In
sfilata ognuno ha il suo compito. I bardonecchiesi portano le lettere giganti che hanno composto in tutta Italia la scritta “Valsusa” chi tiene gli striscioni. Ci sono poi i musici. Per loro lavoro
triplo. Marciare a tempo, suonare e tenere a bada il direttore
Danilo Bellando. A Combetto, per gli amici Fiorenzo, l’adunata
è la soddisfazione di aver ancora una volta portato la Fanfara a
suonare per le vie della penisola. C’è poi l’adunata di chi il militare l’ha fatto davvero, per più e più anni sempre in servizio. Per
loro il cappello non è molto, è tutto. Finiti? Neppure per sogno,
alla grande kermesse alpina la Valle porta ogni anno il meglio di
se: le donne. Mogli, fidanzate e compagne che quotidianamente
sopportano gli uomini pennuti nelle loro nevrotiche riunioni. Il
grande cuore materno che insegue, e precede, i soci dell’associazione durante queste manifestazioni. A vedere queste donne
appoggiate alla transenne nell’attesa di vedere passare il loro
uomo c’è molto di nostalgico e tanto di tenero. Ciao con la mano
e una foto ricordo. C’è la sfilata per chi la sfilata non la fa ma la
fotografa e alla fine farà più chilometri di chi ne è protagonista.
Due da anni non marcano visita Franco Sibona e Carlo Ravetto.
Ci sono le autorità civili; sindaci, vice e assessori che lasciati i
banchi dei consigli comunali sgranchiscono le gambe al passo
di marcia. Presi uno ad uno i ricordi si sommano si amalgamano
e s’intrecciano. Ritorniamo così da capo, con l’adunata dei molti,
ma mai troppi alpini. Insomma il troppo che non stroppia mai.
Mario Tonini
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L’ESERCITO OGGI
Premio allo Scarpone
ATTUALITÀ
Vinto il “Premio stampa alpina Vittorio Piotti”
Nel numero di settembre 2011, nel ricordarlo dopo la morte
chiudemmo il pezzo scrivendo queste parole “...Ti porti purtroppo nel cuore il cruccio che il tuo ‘Scarpone’ non sia mai stato
premiato dall’A.N.A. come meriterebbe invece ampiamente. Non
ti preoccupare, ci riusciremo per te. Nelle mani di Valerio, a cui
hai ceduto lo zaino posato tempo addietro, crescerà ancora. Te lo
promettiamo e te lo dobbiamo. Addio Ballesio, alpino e galantuomo”. Per quei pochi che non lo conobbero, Francesco Ballesio
fu il più longevo degli uomini dello “Scarpone”, fu l’alchimista,
il modellatore, il maestro di tanti entusiasti dilettanti allo sbaraglio che nel corso degli anni hanno cercato di far giungere ogni
trimestre la voce della Sezione nelle nostre case. Poi un giorno
dell’agosto 2011, in silenzio, se ne andò lassù. Nessuno immaginava che ci potesse abbandonare, ma quando dal Paradiso di
Cantore ci sono arrivare queste poche righe il cuore ha iniziato
a batterci a mille.
“Cari amici della Val Susa, grazie di cuore di ricordarmi sempre,
grazie, grazie e complimenti infiniti per il trionfo del nostro giornale. Mi avevate promesso il vostro impegno, mi avevate promesso la vittoria, ma mai e poi mai avrei pensato che potesse
arrivare così presto. Quando ho dato la notizia a Badò, a Chiosso
e a Giuliano stentavano a crederci, tanto grande era l’emozione
e la gioia. Qui nel Paradiso di Cantore vediamo ed osserviamo
tutto, loro forse un po’ più distaccati, ma io vi sono stato sempre
vicino, soffrendo per i vostri dubbi, gioendo per le vostre certezze, spronandovi quando queste venivano meno. Forse voi non ve
ne accorgevate, ma io c’ero, non vi ho mai lasciati soli. Grazie
quindi a te caro Valerio, silenzioso compagno di tante giornate
passate a creare e rivoltare menabò ed ora solitario cesellatore
delle nostre pagine. Grazie anche al caro Giancarlo, il presidente
perennemente in lotta con il costo del numero delle pagine per
far quadrare il bilancio sezionale, ma che ora potrà andare finalmente fiero degli sforzi della sua redazione che gli ha fatto spender bene quei soldi. Grazie ad Elio sempre puntuale con il suo
angolo e grazie a Dario per le sue fotografie. Ma anche grazie a
tutti coloro che seppur con poche righe hanno dato il loro contributo e ricordo tra i tanti il gen.
Blais. E poi il burbero
Melli che seppur brontolando
è sempre riuscito a
rispettare i tempi ristretti
che gli imponevamo. Perdonatemi
la debolezza, ma
voglio anche
ringraziare la mia
Maria per l’affetto con cui sfoglia quelle pagine che per anni mi
ha visto comporre rubando tempo alla sua compagnia. Mi fa tenerezza vederla stringere le copie che puntualmente le arrivano
e mi commuovo per la sua commozione. So che ha pianto dalla
gioia per la vittoria… e la capisco. Avete, abbiamo vinto anche
per lei. Tutti voi siete stati gli artefici di questo successo e la
motivazione è perfetta nel riconoscere i vostri meriti. Bravi, bravi
tutti. Potrò passeggiare nei sentieri del Paradiso con la mia copia
sotto il braccio ed ogni volta che troverò qualche amico della Val
Susa gli correrò incontro gridandogli con il cuore in gola che...
l’uma piait ‘l premi. Vorrei suggerire poi ai cari Combetto e Bellando di suonare un sontuoso “Attenti!” in onore del loro giornale
che riporta puntualmente gli impegni della fanfara. Lo potrebbe
suonare Parisio anche lui prezioso collaboratore con le notizie
della sua Protezione civile.
Ogni tanto scappa ancora qualche errorino, ma sono inezie. Una
donna è bella anche se qualche neo ne interrompe la perfezione.
Adesso ho finito, vi lascio alla vostra vita, io torno alla mia. Mi
prendo le copie dello Scarpone sotto il braccio e nella mia passeggiata vado a cercare i direttori che lo hanno svezzato, i redattori del passato, i collaboratori di un tempo, gli amici di sempre.
Veramente un bel compleanno caro ‘Scarpone’. Orgoglioso di
voi continuerò ad esservi vicino.”
Ba-io (Francesco Ballesio)
Certo non è da tutti i giorni ricevere posta da lassù, da quel
mondo di penne nere che accoglie gli amici di sempre che sono
“andati avanti” ed era giusto che tutti ne foste messi al corrente.
A Marostica abbiamo ritirato il premio, un bellissimo trofeo che
ahimè tra due anni dovremo restituire, ed un diploma che farà
bella mostra nel salone “Don Trappo”. Dalle mani di don Bruno
Fasani, del gen. Primicerj e del presidente Favero, Olivero per
la redazione e Balbo, in qualità di vicario per l’assenza del presidente Sosello impegnato in valle, hanno preso in consegna
il premio e lo hanno virtualmente alzato al cielo quasi fosse la
Coppa dei campioni.
Questa la motivazione: “Lo Scarpone Valsusino si impone per
l’elegante veste grafica, corredata da una ricerca di immagini
davvero singolari, capaci di raccontare i fatti con grande impatto
comunicativo. Non mancano intuizioni originali, anche fotografiche, che ne esaltano la creatività narrativa. Emerge inoltre una
singolarissima cura degli articoli, particolarmente preziosa per
le informazioni e gli approfondimenti che fornisce.
Si tratta di un lavoro di eccellenza condotto con
generosa dedizione e competenza”. Il 2014 è il
quarantesimo compleanno del giornale e regalo migliore non potevamo immaginare. A tempo debito ci
ritorneremo.
Sul tema del C.I.S.A, come parlare, scrivere, della Prima guerra mondiale avremo modo in questi quattro anni di ritornare sovente. Senza nulla togliere
al dibattito lasciateci godere della vittoria. Anche con te Ba-io, maestro che ci hai guidati
lungo la via.
Dario Balbo
Penne nere e rossobianche, insieme!
Da questo numero, grazie alla collaborazione della brigata alpina
“Taurinense” che ci fornirà documentazione ed immagini, forniremo notizie sulle attività dei nostri alpini in Italia ed all’estero.
Pensiamo sia giusto dare spazio a questo tipo di informazioni
perché i ragazzi della “Taurinense” sono quelli che conservano
i valori legati al cappello alpino. La nostra è una associazione
d’arma che un tempo informava sulle attività di battaglioni e reggimenti formati da giovani della leva, pensiamo sia altrettanto
giusto farlo con i soldati professionisti. Ringraziamo il tenente
colonnello Mario Renna, Capo Sezione Pubblica Informazione
della brigata, con il quale è nata l’idea di collaborazione.
Fucilieri reali del Northumberland che la ottennero nel 1829 da
Re Giorgio IV per ricordare il 5° reggimento di Sua Maestà che
vinse i francesi nel 1778. L’esercitazione, denominata “Roman
Express” è stata imperniata su di un ipotetico scenario di crisi
dove sarebbe stato schierato un contingente multinazionale con
lo scopo di normalizzare un’area a rischio di conflitto. L’esercitazione si è svolta in due settimane ove la prima è stata in bianco
e la seconda a fuoco. Le attività messe in atto comprendevano
operazioni di attacco, difesa e di stabilizzazione. I militari schierati sono stati 450, due terzi dei quali italiani, ed il comando di
questa unità denominata “Task Force Susa” è stato assegnato al
tenente colonnello Paolo Sandri, comandante del Susa. La “RoEsercitazione congiunta
man Express” rientra negli impegni internazionali dell’Esercito,
Nell’ambito del progetto di collaborazione tra gli eserciti europei che prevedono tra l’altro la costituzione di un comando brigasi è svolta nelle Marche, un’esercitazione congiunta tra la “Tau- ta italo-francese basato sulla Taurinense e sulla 27ª brigata da
rinense” con il 2°, 3° e 9° alpini, il 1° artiglieria da montagna, montagna transalpina.
il 32° genio, il Nizza Cavalleria ed il “Royal Regiment of Fusiliers” britannico, con la partecipazione anche di altre unità del Internazionali
nostro Esercito quali il 186° paracadutisti della “Folgore”, il 28° La Taurinense, comandata dal generale Massimo Panizzi, sta inreggimento comunicazioni operative “Pavia” ed i fanti del 66° tensificando le attività con i colleghi francesi in vista della costi“Trieste” con la disponibilità degli elicotteri Mangusta e NH90 del tuzione di un comando bi-nazionale non permanente da impie7° reggimento “Vega” dell’Aviazione dell’Esercito. Completavano gare in operazioni internazionali in ambito NATO e ONU e Unioil quadro degli assetti aerei, i velivoli Tornado del 6° stormo di ne Europea. La “Roman Express” aveva preso il via a Pinerolo
Ghedi. Il reggimento inglese di fanteria dell’Esercito britannico presso il 3° reggimento alpini attraverso una fase di amalgama
fu fondato nel 1968 dalla fusione di quattro storici reggimenti con il “Royal Regiment of Fusiliers”, di stanza a Cipro, dove sadi fucilieri ed ha operato in Iraq durante la guerra del Golfo del rebbe poi rientrato dopo una ulteriore sessione di addestramento
1991, nel 2003 a Basra in Iraq e nel 2006 in Afghanistan.
sciistico e alpinistico sulle montagne del Piemonte insieme agli
istruttori di sci e di alpinismo da montagna.
Penna rossa e bianca
Dario Balbo
La mascotte del reggimento è una antilope di Blackbuck indiana,
tradizione dei Fucilieri reali del Warwickshire. I reggimenti di fuFotografie di alcuni momenti dell’esercitazione congiunta tra italiani
cilieri portano sul berretto una penna rossa e bianca eredità dei
ed inglesi e lo stemma araldico delle penne rosse inglesi.
Il premio allo “Scarpone” è nelle mani di Dario
Balbo, Giancarlo Sosello e Valerio Olivero.
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ATTUALITÀ
ATTUALITÀ
Una piazza d’argento
A Rubiana intitolata una piazza alla medaglia al valor militare Paolo Giorda
Paese pacificamente “invaso” dagli alpini sabato 12 aprile per
l’intitolazione del piazzale nei pressi di via II Luglio 1944 e per lo
scoprimento della targa alla memoria del rubianese Paolo Giorda, penna nera deceduta durante la Seconda Guerra Mondiale,
precisamente il 13/04/1942 nella zona di Ovaj Brod in Croazia.
Un momento importante per il Gruppo rubianese quello di sabato
scorso, vero e proprio traguardo di un lungo lavoro “burocratico”
ma anche manuale iniziato nell’ottobre 2012, con la richiesta al
Comune di poter dedicare il piazzale nei pressi della sede ANA al
soldato Giorda, scomparso in battaglia in seguito a gesta eroiche
e per questo insignito della medaglia d’argento al valor militare.
Tutta la manifestazione si è svolta secondo il programma: alle
9.30 autorità, rappresentanti delle associazioni e simpatizzanti
intervenuti si sono posizionate sotto il monumento presente nei
pressi della bella sede di borgata Paschero, dove, anche grazie
alla fanfara dell’ANA Val Susa, è stato dato avvio ufficiale alla
manifestazione. Dopo l’alzabandiera e l’Inno Nazionale gli intervenuti hanno attraversato la stretta borgata per raggiungere via
Roma, grazie alla quale sono risaliti nella piazza principale del
paese, piazza Roma. Qui le autorità sono salite sulla terrazza
per rendere l’onore alle penne mozze al monumento dedicato
appunto agli alpini caduti durante le guerre.
Dalla piazza si è poi scesi nel piazzale di via II Luglio, dove si è
svolta la parte principale della manifestazione. Sul palco allestito per l’occasione, insieme al capogruppo Remo Blandino a
fare gli onori di casa c’era anche il sindaco Gianluca Blandino.
Insieme ai due Blandino non poteva mancare il presidente della
sezione ANA Val Susa, Giancarlo Sosello, quello della Sezione
di Pinerolo, Francesco Busso e per gli alpini in armi il capitano
Andrea Vittorio, attuale comandante della compagnia di Oulx. In
rappresentanza delle Forze dell’Ordine operanti sul territorio, il
Luogotenente Filippo De Santis, comandante della stazione dei
Carabinieri di Almese. Schierati di fronte al palco ed al nuovo
monumento numerosi vessilli dei Gruppi e delle Sezioni vicine
e lontane. Il più lontano era sicuramente quello della Sezione
australiana di Melburne, con il suo arzillo presidente di ben 89
primavere. Dopo i discorsi ufficiali è toccato ad altri due arzilli
commilitoni scoprire la targa posta sul nuovo monumento: stiamo parlando di Giuseppe Garbolino, coscritto del compianto Paolo Giorda, e di Aldo Isabello, altra colonna del Gruppo rubianese.
Nei pressi del monumento anche il parroco, Padre Sergio Merlo,
che ha impartito la benedizione, e l’autore dell’opera, il “solito”
Cesare Isabello, vero artista della pietra, che già molte altre simili
opere, non solo per gli alpini, ha realizzato sul territorio.
Allo scoprimento del cartello stradale che indica ufficialmente la
nuova denominazione del piazzale, posto all’incrocio tra lo stesso e la via II Luglio 1944, ci ha pensato il sindaco Blandino. La
manifestazione è terminata in maniera conviviale con un piccolo
rinfresco offerto presso la sede degli alpini.
Stefano Grandi
Paolo Antonio Giorda
Nato il 3 febbraio 1921 a Rubiana fu chiamato alle armi nel gennaio del 1941 nel
3° Reggimento Alpini “battaglione Susa”. Partito per la Croazia con il battaglione Pinerolo morì in seguito a ferite riportate in combattimento nel paese di Ovaj
Brod il 13 aprile 1942. Gli fu conferita la Medaglia d’Argento al Valor Militare con
questa motivazione: “Porta fucile mitragliatore, durane un violento combattimento
proteggeva con precise raffiche la propria squadra fucilieri che prendeva posizione
in una casa. Raggiunta anch’egli l’abitazione e già al sicuro, mentre si accingeva
a riaprire il fuoco, si accorgeva che un portamunizioni era caduto ad un centinaio
di metri. Di sua iniziativa, nonostante il preciso tiro nemico, si lanciava presso il
compagno per trarlo in salvo, ma era già deceduto. Raccolta la cassetta munizioni, la passava ai compagni attraverso la finestra. Mentre sul davanzale stava per
mettersi in salvo, cadeva colpito mortalmente”.
SULLO SCI CAMPIONI VALSUSINI
Sulle nevi del Pian del Frais il 26 febbraio si è svolta una gara di
sci alpino riservata agli alpini ed ai loro amici organizzata dalla
Sezione di Torino.La nostra Sezione ha ben figurato ottenendo
onorevoli piazzamenti. Nelle varie categorie infatti si sono distinti
al primo posto Silvano Ollivier, Giovanni Carello e Sergio Chiulli.
Secondo posto per Luciano Dosio e per la moglie Giovanna Peretti. Discreti piazzamenti infine per Sergio Ollivier e Flavio Sibille.
A completare la splendida giornata il pranzo presso il ristorante
Belvedere, gestito guarda caso, dall’alpino Renzo Pinard. Complimenti agli atleti che hanno vinto ed a tutti gli altri partecipanti
e un grazie ai gruppi Parella e Rivoli che hanno dato il più grande
contributo all’organizzazione.
Silvano Ollivier
CARELLO CAMPIONE DEL MONDO
All’Abetone la consacrazione
Finalmente il sogno si è avverato, l’alpino Giovanni Carello ha
vinto la FIS Master Cup della categoria B10 (dai 76 agli 80 anni),
praticamente un campionato del mondo di categoria. Dall’Italia,
Francia, Svizzera, Austria e Stati Uniti i principali avversari che hanno
dovuto piegarsi al vincitore sulle nevi di Veysonnaz, Serre Chevalier e Megeve. La Dea bendata però un giorno di marzo si scorda
di Giovanni che intento ad allenarsi sulle nevi del Frais cade e si
procura una frattura alla clavicola. La finale all’Abetone dell’11 e
12 aprile è alle porte e nulla può fermarne la volontà di gareggiare
e così, testardo come un mulo, dopo soli 15 giorni dall’infortunio
riprende ad allenarsi. 1° posto al sabato e 4° la domenica sono gli
strepitosi risultati che sommati a quelli conseguiti precedentemente
lo portano sul gradino più alto del podio. A cinque punti di distacco
si piazza l’austriaco Viktor Sedamin e a 35 Stefan Mitterer. Il Gruppo
è giustamente orgoglioso del suo atleta e per voce del capogruppo
l’augurio è quello di continuare a vincere. “Vai avanti così vecio!!!”
Michele Bosco
INCONTRO D’ARMI
A Torino il 1° incontro delle Associazioni
Domenica 16 marzo si è tenuto a Torino il 1° incontro delle Associazioni d’arma del Piemonte, ASSOARMA, una manifestazione
fortemente voluta dal generale Cravarezza, alpino e comandante
della Regione militare nord sino al suo congedo. Ad un così importante evento la città di Torino non poteva certo negare una tra
le sue più belle piazze già teatro nel 2011 di tutti i più importanti
raduni d’arma che si svolti per i 150 anni dall’unità d’Italia. Era
veramente interessante, nell’attesa dell’evento, percorrere la
piazza e scoprire alpini, bersaglieri, granatieri, aviatori, marinai,
carabinieri, finanzieri, paracadutisti, crocerossine che socializzavano, ognuno fiero del proprio cappello e dei propri simboli. Una
cosa però saltava stranamente all’occhio.
Per una volta forse, gli alpini non erano maggioranza. Strano
davvero, ma forse una informazione poco puntuale, coincidenze
varie o chissà una innata pigrizia hanno fatto sì che la rappresentanza alpina non fosse così brillante come in altre occasioni.
Val Susa e Torino erano presenti, la fanfara “Monte Nero” anche,
ma il colpo d’occhio non ci era abituale. Ciò nonostante la piazza
era completamente occupata sul lato fronte palazzo Madama ed
il colpo d’occhio era interessante.
Terminati i discorsi ufficiali si snodava un corteo lungo via Roma,
piazza Castello con scioglimento il piazza Carlo Felice fronte Porta Nuova. La Sezione era presente con il vicepresidente Dario
Balbo ed il consigliere Vittorio Amprimo in qualità di alfiere. Altri
tre valsusini erano invece impegnati tra i ranghi della fanfara
della Sezione di Torino. Presente anche il consigliere Carlo Bert
ma in una insolita veste di figurante di artiglieria di fine ‘800
inizio ‘900.
Dario Balbo
Sopra a sinistra: Silvano Ollivier tra i pali.
A destra: il campione di sci Giovanni Carello.
Sotto: in Piazza Castello, a Torino, sfilano i soci di AssoArma.
Sopra a sinistra: i “veci” del Gruppo di Rubiana scoprono la lapide a ricordo dell’alpino Giorda. A destra: la piazza il giorno
dell’intitolazione. La medaglia la valore militare e l’alpino Paolo Giorda nei giorni della guerra in Jugoslavia.
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ATTUALITÀ
LA PERLA DELL’ASSIETTA
L’associazione la “Perla, handicap e lavoro” a Oulx dai lupi
Mercoledì 14 maggio i “lupi” della 34ª compagnia, hanno condiviso un’intera giornata presso la loro sede di Oulx, in compagnia
dei ragazzi e relativi accompagnatori dell’associazione la “Perla”
di Torino, Onlus di volontariato impegnata nell’attività di formazione e socializzazione di giovani affetti da insufficienza mentale.
Lo scopo di questa associazione è quello di favorire l’autonomia
personale abituando ciascuno di loro a vivere insieme agli altri
nel rispetto delle comuni regole di convivenza e rispetto reciproci, attraverso percorsi formativi di lavoro, studio, visite culturali
ed intrattenimenti ricreativi. La visita, iniziata già nelle prime ore
della mattinata, ha consentito ai ragazzi di poter osservare da
vicino la vita quotidiana e le attività tipiche di un reparto alpino,
iniziando con una dimostrazione di discesa in corda doppia da
parte del personale e degli istruttori militari di alpinismo, per poi
proseguire nel pomeriggio, dopo il conviviale pranzo presso la
mensa unificata, con un illustrazione dei principali armamenti,
mezzi e relativi equipaggiamenti in dotazione; ovviamente tutto
ciò non ha potuto che destare grande entusiasmo ed interesse in
ciascuno dei ragazzi, che seguiti con grande partecipazione dai
militari, hanno potuto provare la sensazione di diventare soldati
ma soprattutto alpini per una giornata. Al termine, presso la sala
convegno i saluti durante i quali il comandante, tenente Andrea
Vittorio, ha consegnato, a suggello della splendida giornata trascorsa, a ciascuno dei ragazzi e dei volontari un ricordo dell’evento insieme ad un Crest del 3° Reggimento alpini.
Davide Corona
di reggimento, ha dovuto raccogliere gli uomini, e dopo averli
spronati al massimo dell’impegno li ha guidati sulle nevi francesi. Forse lì aspettavano degli avversari, diciamo di comodo, ma
non avevano fatto i conti con il colonnello Monti ed i suoi uomini.
Volete sapere il risultato? Italia 16 Francia 0 che tradotto in chiaro vuol significare che su sedici prove i nostri hanno ottenuto 16
vittorie. Un vero peccato che non fossero ben allenati. Dalle terre
del 3° i complimenti ai bravissimi ragazzi del 2° e congratulazioni al col. Monti che ricordiamo anni orsono comandante del
“Susa”.
Dario Balbo
VESSILLO IN TRASFERTA
Vessillo e Fanfara a Pino d’Asti
Il 27 aprile in occasione dell’80° di fondazione del Gruppo di
Pino d’Asti, manifestazione cui era stata invitata la nostra Fanfara, il Vessillo sezionale è stato scortato dal consigliere Vittorio
Amprimo accompagnato da una rappresentanza dei Gruppi di
Chiusa San Michele con i rispettivi gagliardetti.
IN FRANCIA
Incontro con l’Amicale del 27° BCA
Si è svolta ad Annecy, il 1 giugno, l’assemblea annuale dell’Amicale. Una delegazione della Sezione è stata invitata ad assistere ai lavori e ha partecipare alle cerimonie ufficiali degli amici
francesi. Nel corso della manifestazione è stata applaudita per
la bravura la fanfara del 27° dai numerosi Chasseurs presenti e
dagli amici del connubio militare. All’incontro, oltre alla nostra,
anche una delegazione della Sezione di Ivrea e per la nostra hanIL TRIONFO DEL 2° ALPINI IN FRANCIA no partecipato il presidente Giancarlo Sosello, il vice presidente
Italia contro Francia 16 a 0
vicario Dario Balbo e il consigliere Michele Bosco.
Gli alpini del 2° un paio di mesi orsono sono stati invitati a
M.T.
Briançon per una serie di gare con gli Chasseurs francesi.
I nostri hanno accettato, ma dopo i Ca.STA non erano stati fatti
Sopra: attività nella caserma di Oulx.
addestramenti specifici. Così il col. Andrea Monti, comandante
Sotto: il vessillo a Pino d’Asti e in Francia
FORTIFICAZIONI
L’associazione con i militari nel cortile della caserma Assietta
Mauro Minola
Docente, scrittore
e storico militare
Il Vallo alpino al Moncenisio
Una difesa mai finita
I Caposaldi
A partire dagli anni Trenta la sistemazione difensiva del
Moncenisio fu completamente rivoluzionata dalle imponenti
fortificazioni del Vallo Alpino.
I progetti, attuati tra il 1933 ed il 1939, svilupparono sul
Moncenisio ben tre linee difensive: la prima e l’unica a venire
effettivamente completata, annoverava tra centri di resistenza,
batterie in caverna, postazioni e ricoveri truppa, circa una
sessantina di opere.
Si estendeva dalla punta del Malamot lungo la cresta erbosa
Malamot-Pattacroce, per scendere verso i Rivers. Attraversato
il Piano della Vaccheria risaliva lungo il canalone Roncia
terminando alle pendici del Lamet. Il sottosettore era diviso in
molti capiasaldi
Le batterie
Lungo la linea difensiva trovarono sistemazione cinque batterie e
23 centri di resistenza, affiancati a loro volta da numerosi rifugi
(ricoveri in caverna) per la truppa del contrattacco.
Alle spalle della prima linea, giudicata insufficiente alla vigilia
delle ostilità contro la Francia, fu prevista la realizzazione di
un raddoppio dello schieramento difensivo composto da 18
opere fortificate, da collocarsi tra la Gran Croce ed il piano di
San Nicolao. Non furono però completate e rimasero, nei casi
migliori, solo a livello della fase di scavo dei cunicoli.
All’altezza dell’abitato di Molaretto, lungo la statale 25, si doveva
schierare un estremo della seconda linea del sistema difensivo
arretrato tra Punta Mulatera e il Rocciamelone.
Ma anche questa sistemazione difensiva, per un totale di 34
opere, non superò la fase iniziale di scavo. Nel maggio 1940
la prima linea difensiva era la sola ad essere completata, ma
unicamente per quanto riguardava le murature e gli armamenti;
molte opere, come misero in evidenza le relazioni dello Stato
Maggiore, mancavano ancora dei sistemi di ventilazione e
di depurazione dell’aria, degli impianti elettrici e dei servizi,
risultando quindi inabitabili. In diverse opere non era stato
terminato il rivestimento delle gallerie, i gruppi di filtrazione e
ventilazione erano nella maggior parte dei casi azionati a mano,
gli ambienti si presentavano freddi ed umidi, mentre latrine e
cucine interne al servizio del presidio rappresentavano un
“lusso”.
La responsabilità dei ritardi nell’esecuzione dei lavori era
da imputare alla cronica mancanza dei materiali essenziali
(principalmente cemento e acciaio) e alle esigue ore di lavoro
effettivo, poiché per le caratteristiche dell’ambiente riducevano
le giornate lavorative al breve periodo estivo.
Nei giorni immediatamente precedenti l’entrata in guerra
dell’Italia si lavorò alacremente al completamento dei centri di
resistenza e allo scavo dei fossi anticarro, ritenuti, nel timore
di un probabile attacco con mezzi meccanizzati, tra le difese
più importanti. Se un nome si può attribuire al Vallo alpino
del Moncenisio è senza dubbio “L’incompiuto”. Molto c’è da
conoscere in queste opere militari che andremo a conoscere
insieme.
Sopra: torretta metallica sopra il lago del Moncensio.
Per saperne di più
Battaglie di confine
della Seconda Guerra Mondiale
Mauro Minola, Susalibri
Fortificazioni nell’arco alpino
Mauro Minola, Beppe Ronco, Priuli & Verlucca
Attacco ad occidente
Mauro Minola, Susalibri
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CORREVA L’ANNO
Ucraina
Era il 1984
Correva l’anno 1984, Presidente della Repubblica era Sandro
Pertini e papa era Giovanni Paolo II. L’anno cominciò con l’assassinio per conto della mafia, a Catania, del giornalista Giuseppe
Fava. Gli ex presidenti del consiglio ottennero il diritto di utilizzare, per cinque anni dalla fine della carica, gli aerei di Stato per
ragioni di sicurezza.
Il presentatore televisivo Enzo Tortora venne rinviato a giudizio
con l’accusa di essere un camorrista, verrà scagionato poi con
formula piena senza che nessun giudice paghi l’errore.
Bettino Craxi presenta il “decreto Berlusconi” sulle emittenti televisive private che possono continuare a trasmettere nonostante
la legge lo vieti.
Ai Giochi Olimpici di Los Angeles, i paesi comunisti non partecipano. L’eroe è Carl Lewis, l’Italia ottiene straordinariamente 32
medaglie di cui 14 d’oro. Inizia la carriera del duo dei fratelloni
Abbagnale.
La Juve del pallone d’oro Platini vince lo scudetto sulla Roma,
che perde in casa la finale di coppa dei campioni contro il Liverpool. L’anno si conclude con l’attentato al treno rapido NapoliMilano, che esplode nella Galleria del Vernio dopo Bologna provocando 16 morti e 139 feriti.
L’anno sullo “Scarpone” inizia con il resoconto dell’Assemblea
dei delegati. L’intervento termina con l’appello del presidente
Badò: “Cari giovani, vi aspettiamo per andare avanti insieme a
spasso per la nostra bella Valle e ricordate che abbiamo bisogno
di voi specialmente io che da 27 guido la nostra Sezione sempre
in attesa di qualche giovane che mi dia il cambio!”.
Il buon Badò dovrà aspettare ancora nove anni. La Fanfara, si
legge nella cronaca, veste una nuova divisa. I pantaloni in velluto
sono offerti dal consigliere Franza. Sul secondo numero l’argomento centrale è l’adunata di Trieste. L’italianità della terra carsica è descritta da Giancarlo Coletto: “Trieste che è percorsa da
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DAL MONDO
Giorgio Blais
Generale, esperto
di affari internazionali
L’Ucraina è russa?
malesseri sottili spesso difficili da operare, aveva bisogno di un
messaggio e questo messaggio la popolazione l’ha recepito ed
io come forse migliaia di altre persone l’ho offerto e l’ho offerto
in maniera singolare sfilando... quando... da dietro le transenne
mi è giunta voce che diceva - ragazzi tornate, tornate presto”. Il
terzo numero del 1984 parla della festa del Piemonte all’Assietta e di quella ad Exilles. Spazio alle truppe operative in quel del
Polo Artico in missione NATO. C’è anche la vita associativa con il
55° del gruppo di Salbetrand e la nuova sede a Mattie.
A dicembre, sull’ultimo numero dell’anno, c’è la cronaca dell’inaugurazione del sacrario presso la caserma Cascino: “Nel cortile perfettamente tenuto a lucido, la caserma si presentava più
pulita e in ordine che mai. Numerosissime le autorità civili e militari, artiglieri, alpini e giunti con le loro famiglie in un luogo che
mai potrà essere abbandonato”. La caserma chiuderà sei anni
dopo ed ora è fatiscente. Tra le notizie nel corso del 1984 da segnalare il 1° Corso del Centro d’addestramento della Protezione
Civile punto di partenza per la protezione ANA e il concorso di
poesia del gruppo di San Giuliano.
Tra le note di colore ecco il Pellegrinaggio alpino a Lourdes guidato da don Rinaldo Trappo: “nella speranza che le preghiere e
lo spirito alpino possano rendere il nostro Paese migliore” scrive
l’editorialista. Serviranno altri viaggi, molti.
M.T.
Sopra a sinistra: Lo Scarpone di settembre 1984.
A destra: il Presidente della Repubblica
Sandro Pertini in carica dal 1978 al 1985.
Sotto a sinistra: l’arresto
del presentatore Enzo Tortora.
A destra: i fratelli Abbagnale
e il timoniere Di Capua.
Un conflitto difficile da risolvere
La situazione internazionale
Voler tentare una panoramica aggiornata sulla situazione internazionale attuale, che abbia qualche pretesa di esattezza, e
volerla pubblicare su una rivista periodica, rappresenta una impresa praticamente impossibile.
Tanti sono gli scenari, che ci riguardano anche da vicino ed in
così rapida evoluzione, che non consentono una valutazione che
possa rappresentare la situazione, nel momento in cui l’articolo
cade sotto l’occhio del lettore.
Conflitti internazionali
Non c’è angolo nel mondo in cui guerre cruente, conflitti internazionali e internazionali, ricatti economici ed energetici, spinte
imperialistiche o disgregatrici non siano presenti. In questa situazione di pericolo immanente, oscure previsioni, minacciose
affermazioni, ogni stato avrebbe il dovere di garantire e rafforzare la propria sicurezza ed il proprio sistema difensivo.
Ci troviamo, invece, non solo in Italia ma in tutto il mondo occidentale, in una spensierata corsa a ridurre le spese militari a
favore del sociale, come se il pericolo fosse una lontana eventualità che mai potrebbe toccare a noi. Invece sempre più spesso
siamo chiamati ad inviare in territori infidi truppe, che con colpevole insipienza chiamiamo truppe di pace, mentre più correttamente dovremmo chiamarle truppe per la pace. E chi sa l’italiano
conosce bene la differenza che esiste fra di e per. Nella mia lunga esperienza internazionale, svolta sia durante negoziati sulla
sicurezza sia sul terreno, mi sono sempre reso conto di un fatto,
grave e pericoloso. Cioè che le informazioni che vengono date
al pubblico attraverso i media sono spesso “drogate”, inesatte,
parziali, a volte decisamente false, ma tese o a raggiungere un
consenso. Ne deriva che una valutazione seria e corretta di ciò
che avviene nel mondo è possibile solo con una approssimazione che deriva dall’esperienza e dal non voler essere “politically
correct” ad ogni costo.
Ucraina
Vorrei soffermarmi su uno dei tanti casi, quello che in questo
periodo ci preoccupa maggiormente, la situazione in Ucraina.
Sgombriamo il campo dalla teoria che l’Ucraina sia uno stato
sovrano abitato da ucraini che si identificano in quello stato, in
quella bandiera, in quel sentimento patriottico. Come tutti gli stati “costruiti a tavolino” dopo la dissoluzione degli imperi, l’Ucraina
attuale è costituita da una parte occidentale, ancora imbevuta
di sentimenti europei e legata alla Polonia e al retaggio austroungarico, mentre la parte orientale sente e identifica le proprie
origini nella Grande Madre Russa. È bene ricordare che l’Ucraina
attuale esiste dal 1991.
La capitale Kiev, città fra l’altro gemellata con Firenze, ha visto
negli anni passati dimostrazioni anche violente a favore o contro
candidati presidenziali orientati verso Mosca o piuttosto verso
l’Unione Europea.
Recentemente, dopo la autoproclamata indipendenza della Crimea, che fa il paio con la stessa autoproclamata indipendenza
del Kosovo del 2008, vasti movimenti filorussi hanno avuto luogo
nella parte orientale dell’Ucraina.
Un simulacro di elezioni ha dato una schiacciante maggioranza a favore della indipendenza e dell’annessione alla Russia.
Stati Uniti e Unione Europea hanno fatto la faccia feroce e
minacciato sanzioni contro la Russia, Putin si è dichiarato
estraneo ai movimenti russofoni e sta assistendo, ufficial-
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DAL MONDO
mente neutrale, da spettatore interessato.
A chi tocca sciogliere il nodo ucraino? Lo stato è da settimane di
fronte a un bivio: ristabilire con la forza la sovranità sui focolai di
ribellione o negoziare con gli esponenti della dissidenza filo-russa un compromesso costituzionale. La dirigenza di Kiev sembra
aver imboccato la prima strada. Tuttavia, il rischio di una guerra
civile, le opzioni a disposizione di Mosca anche senza giungere
ad una aperta invasione e la limitata legittimazione democrati- Non v’è dubbio che la popolazione russofona dell’Est e del Sud
ca dell’attuale governo ucraino avrebbero invece consigliato la dell’Ucraina non si sente rappresentata dall’attuale governo di
seconda.
Kiev e quindi bisogna offrirle concessioni. Tuttavia il governo in
carica sembra incline all’uso della forza e ad influenzare questa
Il rischio
decisione sono non solo i settori accesamente nazionalistici preLa questione è però un’altra: quali sono le probabilità di succes- senti nel governo, ma anche quei paesi europei, fra cui alcuni
so e quanto alto il rischio di acutizzare e allargare il conflitto? È reduci dall’esperienza del blocco sovietico, che vedono come
infatti grande il pericolo di eccessi che non potranno che appro- principale pericolo non tanto la guerra civile ma troppe concesfondire il solco psicologico, spingere molti incerti ad unirsi alla sioni che verrebbero fatte alla Russia.
lotta, accendere nuovi focolai, infiammare l’opinione pubblica in Questi paesi non dimenticano la guerra che portò nel 2008 alla
Russia.
spedizione punitiva della Russia contro la Georgia e alla rioccuAnche ammesso che non si arrivi a una guerra civile e la Russia pazione dell’Abkhazia e dell’Ossezia Meridionale. Tuttavia non
si astenga dall’intervenire apertamente, è difficile immaginare ne traggono lezioni realistiche circa le motivazioni e gli obiettivi
che la situazione nell’Est e Sud dell’Ucraina si calmi. Il buon sen- delle azioni di Putin né circa la limitata capacità di deterrenza
so suggerirebbe dunque la ricerca di un primo compromesso dell’Occidente.
come primo passo di un più ampio negoziato sulla riforma co- L’Occidente si dimostra assolutamente impreparato, superfistituzionale: quel dialogo nazionale che l’Organizzazione per la cialmente interessato e sopra tutto privo di quella alta visione
Sicurezza e la Cooperazione Europea (OSCE), l’organizzazione politica e a largo raggio che nessuno dei suoi “piccoli e modesti”
per cui ho lavorato io stesso per una quindicina di anni, è pronta rappresentanti dimostra di possedere.
ad organizzare e che lo stesso ministro degli esteri russo Lavrov
ha approvato.
In questa pagina ed in quella precedente manifestazioni di piazza
e dimostrazioni per le vie della città di Sebastopoli.
In alto il simbolo dell’OSCE Organizzazione
per la Sicurezza e la Cooperazione Europea
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Il Gruppo ANA compie 88 anni
Il Gruppo ANA di Avigliana diretto dal capogruppo Ezio Giovanardi
ha iniziato le manifestazioni per gli 88 anni di fondazione. Nella
mattinata di sabato 5 aprile, si sono recati al monumento dei
caduti per l’alzabandiera, e la deposizione di una corona d’alloro per ricordare i caduti di tutte le guerre. Il giorno successivo
si sono recati a Santo Stefano Belbo. Secondo il capogruppo è
importante che i giovani presenzino alle manifestazioni per ricordare coloro che sono passati avanti. Il Gruppo è nato nel 1926
sotto la guida di Carlo Guerci, da allora hanno diretto gli alpini
aviglianesi Piero Fassino, Alessandro Zanelli, Oreste Rocci, Ugo
Pellarini, Genesio Rolle, Ettore Goffi, Italo Allais, Riccardo Allais,
Francesco Tatti, Guido Rosa Brusin e ad oggi Ezio Giovanardi.
Giovanni Maritano
Presentazione di un libro alpino
Il Gruppo ha organizzato, in collaborazione con il Comune, una
serata all’auditorium della Scuola Media Defendente Ferrari, per
presentare il libro “Diciasettemila Prigionieri, un solo Leonida”,
le memorie dell’alpino Leonida Rainaudo che ha combattuto
sul fronte greco albanese nell’ultima guerra mondiale. Dando
il benvenuto ai presenti, Renzo Gallo, membro del Gruppo, ha
affermato: “L’incontro di questa sera non vuole solo presentare
un libro, ma anche e soprattutto rendere onore a chi, compiendo
il proprio dovere, ha offerto la narrazione delle sue sofferenze a
tutti noi, per ricordarci che la guerra non è mai una soluzione ai
problemi, ma solo dolore e disfatta del corretto vivere civile e
della capacità di dialogare”. Il libro corredato da numerose fotografie dell’epoca, è nato per la volontà di Lorenzo, figlio di Leo, e
della nipote Emanuela, che hanno preso lo spunto dal quaderno
delle memorie raccolte.
Giovanni Maritano
GRUPPO DI BARDONECCHIA
Diario dell’adunata
Ci siamo. Da Piacenza è già volato un anno ma anche a Pordenone non si può mancare! Posto al campo prenotato da giugno
2013, tende revisionate, cappello tirato a lucido per le grandi
occasioni, programma stilato (ottima prerogativa la distanza per
stare via un giorno in più!), allora si comincia! La vigilia. Alle
18.00 possiamo ritirare i pulmini a noleggio, ci troviamo per caricarli con l’attrezzatura ed i viveri “per il viaggio”, in quantità
tale da averci sfamato tutti per 5 giorni, decidere che forse manca ancora un po’ di vino ed andarlo a comprare. E poi studiare
la strategia di trasporto migliore per il carico più prezioso : “Le
Lettere” V A L S U S A che sfileranno aprendo la strada ai 350
alpini Valligiani. Un rapido controllo e ci si vede domani. Il primo
giorno i compagni di avventura “affardellati” del proprio bagaglio
vengono prelevati con le stesse modalità dello scuolabus alle
prime luci dell’alba. Alle 11.00 anche lo stomaco è completamente desto e reclama: pausa pranzo in Autogrill a Soave (scelta
casuale?), dove i nostri danno sfoggio di essere veri alpini. A
cominciare dalla fame. Basta qualche istante per convertire 4
innocue panchine in un buffet nuziale e si comincia ad assaggiare il vino. A pancia piena si prosegue, ormai manca poco e
nel primo pomeriggio si arriva al campo. Ma quale delle 500
piazzole, disposte rigorosamente in ordine sparso, è la nostra? Al
campo ancora deserto vengono sguinzagliati i nostri segugi per
trovare il paletto riportante lo stesso numero della nostra prenotazione, un po’ di rabdomanzia ed eccola! In pochi minuti, con
maestria ormai collaudata, abbiamo una “casa”. Tutto è arrivato
a destino, anche le “Le Lettere” prontamente messe al sicuro.
Sopraggiunta sera si parte per mangiare in un locale di Porcia e
mangiamo bene, l’umore è alto. Parte un karaoke incontrollato.
Il paragone con gli Alcolisti Anonimi è sempre più calzante, vengono sequestrate due ignare cameriere che verranno rilasciate
solo il mattino seguente. Il secondo giorno dalle ore 7 sveglia alla
spicciolata e colazione ancora di più, poi passaggio obbligato
ai cessi chimici che sono ancora agibili: i giorni futuri verranno
utilizzati solo con tasso alcolico vicino al coma etilico, meglio
usufruire delle toilette ritenute idonee da pionieri scelti nei vari
luoghi di ristoro occasionali. Il programma della giornata prevede
la gita al Vajont, immancabile nel 50° anniversario della tragedia,
tappa a Maniago e visita al Museo delle rinomate coltellerie con
trasferimento nel pomeriggio a Grado per la cena a base di pesce. Con decine di cartine al seguito, ci perdiamo un po’ di volte
ascoltando un Tom Tom, ma alla fine riusciamo a vedere la frana,
la diga, Longarone ed arrivare ad Erto e Casso dove abbiamo
prenotato il pranzo all’Osteria Gallo Cedrone, nota per i racconti
nei libri di Mauro Corona. Nella via del ritorno siamo stati invitati
a “bere una volta” in una tenuta a Vittorio Veneto, e qui, galeotto
fu il prosecco, assistiamo alla prima variazione di programma:
alle 17.00 con votazione unanime viene disdetta la prenotazione
al ristorante di Grado a favore di un’ottima spaghettata per tutti
in loco. Ovviamente a fine cena sono rimaste più bottiglie vuote
sul tavolo che nella cantina del nostro ospite! Il terzo giorno il
risveglio mattutino come il giorno prima, offre ore di sonno accumulate molto meno. Cessi chimici utilizzabili 8 su 10 e docce
promesse alla prenotazione ancora non trovate ma oggi si può
fare più con calma perché torniamo nel nostro ambiente: gita
nelle Dolomiti.Composta l’allegra carovana partiamo alla volta
di Cortina d’Ampezzo, dove facciamo l’aperitivo in piazza come
i V.I.P., per poi proseguire sulle montagne. Pranzo al sacco sul
lago di Misurina con l’impagabile cornice delle Cime di Lavaredo.
La giornata prosegue in un rilassante tour, assaporando la bellezza dei paesaggi circostanti nella Valle del Piave, ci fermiamo
per una rapida visita, giusto il tempo di berne uno, a Gemona e
Tolmezzo per poi andare a cena sul lago di Cavazzo. Il quarto
giorno il risveglio è decisamente più rilassato, il sabato è giornata libera. Al nostro gruppo si sono aggregate parecchie persone
nella serata di ieri. Ci hanno raggiunto quelli che, per vari motivi,
non sono potuti partire con noi 3 giorni fa. Tutto il campo ora è
pieno di accampamenti, più o meno attrezzati, infatti di 10 cessi
chimici se ne possono utilizzare solo 2, però riceviamo una soffiata: ci sono le docce! Pressocchè in gruppo, complice l’ormai
dipendenza ai vini locali assaggiati nei giorni prima, decidiamo
di accettare l’invito del nostro amico Clemente ad una grigliata
a casa sua, così partiamo con i nostri pulmini ed andiamo nei
pressi di Conegliano Veneto per consumare l’ottimo pranzo e
far fuori un altro po’ di bottiglie di prosecco. Nel pomeriggio alcuni hanno partecipato alle manifestazioni ufficiali in Pordenone
mentre per gli altri, ritornati al campo, è cominciata la caccia al
tesoro alla fine abbiamo vinto, finalmente DOCCIA!! La sera del
sabato è festa, ognuno può fare cosa preferisce ma solo i più
virtuosi riescono raccontarlo! Il quinto giorno è il giorno della
sfilata. È il giorno del miracolo, qualcosa di soprannaturale che
trasforma le persone della scorsa notte in questi uomini fieri e
ordinati. Tirati a lucido, si parte con il prezioso fardello alla volta
dell’ammassamento, passiamo l’ispezione del consigliere sezionale preposto e siamo pronti! È una delle rare volte che si parte
in orario, Saluzzo prima di noi comincia a muoversi ma dove
sono “Le Lettere”? Il vantaggio è che si trovano bene in mezzo
alla folla... ed eccole lì, ordinatamente disposte di fianco alla
piola più vicina dove i loro affidatari non hanno resistito a fare
uno spuntino! Richiamo all’ordine, strigliata generale, recupero
degli avanzi di panini, trangugiamento bevande e finalmente si
parte. Qualche incidente fa perdere il passo, una S dovrà pagare
CRONACA DAI GRUPPI
GRUPPO DI AVIGLIANA
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CRONACA DAI GRUPPI
chiede di diventare sacerdote. Sceglie di spendere tutta la sua
vita per curare la fede degli uomini e delle donne del nostro territorio. Sceglie di offrire loro, nella quotidianità, la bella notizia del
Vangelo. Sceglie di spendersi per curare le relazioni fraterne. In
questi anni inizia a vivere la sua vocazione con varie esperienze
pastorali: presso il carcere, presso le parrocchie di S. Antonio e
S. Bernardo prima, e ora, presso la parrocchia di Santa Maria
del Salice e le parrocchie della parte alta della città. Cura soprattutto la pastorale giovanile, seguendo il cammino dei gruppi,
i campi, l’impostazione dei cammini. In questi anni completa gli
studi sia con il conseguimento del diploma di maturità che con il
conseguimento del Baccalaureato presso lo STI di Fossano. Ama
studiare e dedica energie a cercare di capire la cultura contemporanea per trovare i modi più idonei per dire oggi il Vangelo di
Cristo. Viene ordinato sacerdote nella cattedrale di Fossano il 17
maggio 2014 e gli vengono riconfermati tutti gli incarichi precedenti e diventa viceparroco e responsabile di più gruppi giovanili.
A lui i migliori auguri per una vita sacerdotale di gioia.
Marco Rumiano
GRUPPO DI BORGONE
Ricordando la Liberazione
Si è svolta, come da consuetudine, la manifestazione del “25
aprile”. Buona la presenza di capriesi e completa la carrellata di
labari e gonfaloni delle associazioni civili e d’armi. La celebrazione religiosa, nella chiesa di San Pancrazio, è stata celebrata
dal don Franco Davì che nella sua omelia ha ricordato i ragazzi
caduti durante la guerra civile italiana nel periodo 1943-45 e il
difficile periodo che la comunità seppe affrontare nel periodo
di guerra. Il corteo, finito il rito religioso, si è spostato in piazza
presso il monumento ai caduti nel parco della rimembranza. La
Filarmonica Giuseppe Verdi ha intonato le marce tipiche militari e
la tromba ha suonato il silenzio. Il protagonista del discorso ufficiale di quest’anno è stato l’alpino Amato Anselmetto, membro del
Gruppo di Caprie e consigliere sezionale, che con grande emozione ha ricordato che da quest’anno: “Non sono più presenti con noi
i protagonisti della liberazione. I nostri concittadini che per tanti
anni ci hanno accompagnato a questa celebrazione oggi ci hanno
lasciato il testimone da portare alle future generazioni”, Anselmetto ha poi voluto ringraziare tutte le associazioni presenti e i capriesi
che con la loro presenza rendono più ricca la ricorrenza.
M.T.
Attestato agli anziani del Gruppo
Il prossimo 27 luglio, in occasione della tradizionale festa del
Gruppo, verrà conferito agli alpini con oltre 75 anni un attestato a
riconoscimento dell’attaccamento all’Associazione. Seguirà il programma dettagliato della giornata di festa. Nell’attesa vadano agli
anziani del Gruppo i più vivi sentimenti di stima e riconoscenza.
GRUPPO DI BUSSOLENO
Con impegno per la comunità
Il 18 aprile 2014, venerdì santo, alcuni componenti del Gruppo
hanno presenziato e collaborato all’annuale manifestazione della “Via Crucis” su richiesta dell’associazione “Primo impatto” di
Bussoleno. Il 19 aprile, come consuetudine, il Gruppo con alcuni
componenti suoi soci sotto la direzione del capogruppo Enrico
Sacco e del consigliere Luigi Belmondo, che da anni tiene i contatti con l’associazione “Per la prevenzione e la cura dei tumori
in Piemonte ONLUS” hanno offerto presso il centro commerciale
“Le Rondini” di Chianocco, davanti al supermercato Carrefour, i
vasi di geranio con un ricavato di circa 700 euro.
Alpino e sacerdote
Davide Pastore nasce a Gattinara nel 1973. Abita a Vercelli fino al
1994, dove frequenta le scuole elementari, medie e scuola professionale meccanica. Nel 1994/1995 svolge il servizio militare
dopo aver fatto il CAR a Cuneo presso il 1° reggimento artiglieria
da montagna di Fossano. Viene impiegato durante l’alluvione del
novembre ‘94 con l’esondazione del Tanaro presso la Ferrero di
Alba per lo sgombero detriti alluvionali. Dal 1995 al 2003 si trasferisce a Bussoleno per permettere ai suoi genitori di assistere i
nonni materni già anziani. Nel 2000 si iscrive al nostro Gruppo e
alla squadra di Protezione Civile “Orsiera” dove collabora durante
l’alluvione dell’autunno 2000 e viene poi, come tutti i partecipanti, insignito della medaglia d’oro, disposta dall’allora ministro
Bianco. Dal 1995 al settembre 2003 Davide lavora in varie industrie metalmeccaniche della Val Susa. A settembre 2003 matura l’intento di entrare nei frati minori Cappuccini e dal 2003 al
2008 si trasferisce a Vignola poi a Sant’Arcangelo di Romagna
e infine a Scandiano. Rientra a Fossano nel 2011 e matura la
scelta di continuare la vita religiosa. Questi anni sono stati anni
importanti. Hanno contribuito a formare in Davide un’umanità
matura, concreta, solida. Davide entra nel nostro Seminario e
22
GRUPPO DI CAPRIE
GRUPPO DI CHIANOCCO
Alpini e associazioni per un nuovo oratorio
Il Gruppo aveva annunciato l’impegno di realizzare un oratorio
per i ragazzi del paese. Dalle parole ai fatti. D’accordo con il
parroco don Prospero le penne nere stanno realizzando presso
la canonica un locale adatto alle attività giovanili. Sono iniziati i
lavori nell’edificio religioso ed ecco che il sogno di don Prospero
si sta compiendo. Alla chiamata del parroco hanno risposto in
molti. Gli alpini, la Protezione Civile, l’Associazione Antichi Mestieri e anche il geometra Ugo Jallasse che darà il suo apporto.
Sul ruolino di marcia della prima giornata si sono segnati Manilo
Berno, Guido Favro, Valerio Vair, Ilario Favro, Fabrizio Ivol, Giorgio
Salino e don Prospero con una collaborazione non solo spirituale.
Il lavoro di una giornata non è bastato e quindi proseguirà per
altri sabati, l’appello è per tutti i volenterosi che volessero offrire
il loro tempo.
In questi mesi verranno cercati i soldi che saranno impiegati per
la ristrutturazione della canonica e la creazione dell’oratorio. Il
modo di rappresentare il nostro attaccamento al territorio del
Gruppo.
M.T.
Ancora aiuti per il terremoto
Per la seconda volta il Gruppo ha organizzato la raccolta degli
ordinativi del formaggio Parmigiano Reggiano. I nostri amici di
San Giovanni in Persiceto (BO), l’Azienda Caretti, ci ha proposto
di collaborare e noi come di consueto abbiamo accettato.
Questa volta il viaggio del formaggio fino alla nostra sede lo pagavano loro e di conseguenza noi abbiamo ordinato circa 500
kg di buon formaggio di varie stagionature e anche le creme
di formaggio spalmabile, prenotate e distribuite in pochi giorni.
Speriamo che la nostra collaborazione anche questa volta sia
stata gradita e con l’occasione ringraziamo particolarmente la
signora Cristina per la collaborazione e la pazienza nei nostri
confronti. Alla prossima raccolta.
Ilario Favro
GRUPPO DI CHIUSA SAN MICHELE
GRUPPO DI GIAGLIONE
Festa del Gruppo
Domenica nel paese del gallo gli alpini hanno organizzato una
gran festa per festeggiare il nuovo anno associativo. Al ritrovo,
davanti all’alzabandiera, davanti alla sede erano presenti tutti i soci e moltissimi cittadini. Sulle note della banda Musicale
del paese, che grande gruppo, il presidente Giancarlo Sosello
scortato dal vice Gianfranco Bartolotti e dal consigliere Giovanni
Baro ha aperto solennemente la festa. Musica e bandiere hanno
accompagnato i partecipanti su per le strade delle frazioni fino
alla parrocchia. Don Daniele Giglioli ha celebrato la santa messa
intervenendo durante l’omelia con parole speciali per i suoi alpini
giaglionesi che animano il paese e si rendono sempre disponibili.
Il corteo ha poi ripeso la marcia verso il monumento ai caduti
davanti al municipio. Un grande Gruppo di penne nere orgoglioso
dei suoi più di novant’anni di attività, il più vecchio della Sezione, ha posato per la foto ricordo con il tricolore; sullo sfondo la
montagna degli alpini per eccellenza: il Rocciamelone. A scortare il Gruppo guidato da Franco Silvestro c’era il comandante
della stazione di carabinieri di Susa il maresciallo Soggiu. Dopo
le note delle marce alpine è suonata la tromba del rancio. Nel
salone sotto il municipio, il Gruppo ha provveduto ad organizzare
delle belle tavolate dove in un clima davvero cordiale tra fritti
misti e risotti alpini e simpatizzanti hanno organizzato i prossimi
appuntamenti. Silvestro, tra una portata e l’altra, ha premiato i
cuochi che tutti gli anni preparano lo spezzatino per la polentata
di Santa Chiara. Ha ricordato il capogruppo: “Per la festa a Santa
Chiara l’impegno è quello di sempre organizzare una festa che
molti ci invidiano di cui andiamo orgogliosi”. M.T.
CRONACA DAI GRUPPI
da bere per placare l’ira del Presidente Sosello ma dopo la zona
filtro siamo perfetti. E chi lo immaginava che fosse anche così
emozionante! Mezzora dopo è tutto finito e durante lo scioglimento
ci salutano le Frecce Tricolore. Riposte “Le Lettere” in posto sicuro, nel pomeriggio decidiamo di visitare Pordenone ancora invasa
dalla lunga sfilata delle Penne Nere, prima di recarci a cena in un
ristorante sul bel lago di Barcis. Il sesto giorno è finita! Si torna a
casa, smontiamo tutto con aria un po’ malinconica nel notare che
il campo è tornato semi-deserto, intorno a noi. Questa mattina
ci laviamo solo i denti, per andare in bagno aspettiamo il primo
Autogrill perché i cessi chimici solo diventati latrine a cielo aperto. Carico completo e si riparte, l’atmosfera ricca di aspettative
dell’andata lascia spazio a quella dei ricordi, le ore di sonno perse
in questi giorni cominciano a farsi sentire. Arriviamo nel pomeriggio a Bardonecchia. Constatiamo che in fin dei conti le nostre “Dolomiti” non hanno nulla da invidiare a quelle friulane. Scarichiamo
i furgoni di tutte le nostre cose e riecco “Le Lettere”. Le riponiamo
con cura e ci scappa un sorriso nostalgico, “Arrivederci all’anno
prossimo” a L’Aquila e grazie anche a voi, “Le Lettere”.
Silvia Tamburini
Il pranzo per il tesseramento
Domenica 2 febbraio si è vissuta una giornata tutta alpina per
avviare il tesseramento degli alpini del paese sotto la Sacra. I
partecipanti si sono ritrovati di buon ora in piazza della chiesa
parrocchiale. Alla funzione religiosa, alla quale ha partecipato
una gran parte del paese, era presente il gagliardetto del Gruppo. Il parroco don Romeo Zuppa ha avuto parole di elogio per il
connubio alpino, sempre molto attivo in paese che dopo i festeggiamenti d’anniversario del 2011 ha preso grande slancio. Dopo
la funzione il Gruppo ha offerto alla cittadinanza un brindisi d’auguri presso la propria sede. “È l’ora del rancio! Alpini, artiglieri a
tavola” ha annunciato il capogruppo Vittorio Amprimo invitando
i soci, gli amici e i simpatizzanti a prendere posto per il pranzo.
Ecco delle belle le tavole imbandite, in sede, per i tantissimi presenti, più di 85 coperti, che tra una fatica e l’altra della corvè 91 candeline per Agostino Belletto
hanno gustato un simpatico ed allegro pranzo sociale.
L’alpino più vecchio del Gruppo ha compiuto 91 anni. Nel mese
M.T. di febbraio un gruppetto di alpini, presente anche il sindaco Ezio
Paini, si è recato a Casa Boretto presso Susa, dove attualmente
GRUPPO DI CONDOVE
Agostino risiede, per festeggiare il suo importante compleanno.
A Pordenone, pochi ma buoni
Nell’occasione gli è stata consegnata una targa di riconoscimenDal paese della “Monce” il Gruppo si è presentato in forma sma- to e gli auguri da parte di tutta la comunità giaglionese. Imporgliate. Gagliardetto in testa, alpini e artiglieri al seguito con mogli tante la sua attività militare. Entrato in servizio nella compagnia
e amici. Un piccolo plotone, armato di tenacia, allegria e voglia reclute, 33º battaglione “Exilles” con sede a Pinerolo, svolse il
di vivere al maglio l’adunata nazionale. Significativa la presenza servizio durante la guerra partecipando alla battaglia del Mondi Michele Polimeni, senza il quale lo striscione sezionale non tenegro in Jugoslavia. Nel 1943 sulla via del ritorno verso la
sarebbe stato in piedi. I “veci” del Gruppo hanno fatto da guida ai Patria fu fatto prigioniero di guerra e deportato in Germania. Alle
più giovani per le vie della città, perché dopo l’adunata c’è stata festa hanno partecipato anche due suoi compagni alpini di quei
anche la visita alla città e a tutte le sue bellezze architettoniche tragici giorni: Adolfo Plano ed Eugenio Belletto. Da parte di tutto
e museali.
il Gruppo buon compleanno Agostino!
Un saluto a quanti per ragioni di salute e lavoro non sono interFranco Silvestro
venuti, primo fra tutti il capogruppo.
Grande sergente Pesce ci sei mancato!
Da destra: il gruppo di Bardonecchia,
la vendita dei gerani a Bussoleno.
23
CRONACA DAI GRUPPI
Il “Sentiero degli Alpini”,
dedicato a Firmino Magnetto e Lorenzo Bert
Pomeriggio di festa religiosa e civile domenica 1 giugno con il
doppio appuntamento della Processione del Voto e dell’inaugurazione ufficiale del Sentiero degli Alpini. Tutto si svolge tra Mompellato e la località Bassa della Valle, circa 1 km oltre il Santuario
della Bassa lungo la tagliafuoco che porta ad Almese. L’appuntamento è innanzi tutto religioso: La Processione del Voto è una
tradizione, che di padre in figlio si tramanda dal 1600, quando
i numerosi residenti di Mompellato fecero il Voto di raggiungere
ogni anno a piedi nel giorno dell’Ascensione il Santuario della
Bassa in ringraziamento alla Vergine per la liberazione dal colera.
Alla tradizionale processione, di fatto uno dei primi appuntamenti
religiosi in calendario alla Bassa, si è aggiunto quest’anno un
importante appuntamento civile, con l’intitolazione del sentiero
che da borgata Acquarossa sale alla località Bassa della Valle alla memoria degli alpini Firmino Magnetto e Lorenzo Bert.
Il programma religioso si è così incrociato con quello civile: alle
ore 14.30 i partecipanti si sono ritrovati a Mompellato, presso la
chiesa parrocchiale, e da lì sono partiti alla volta del Santuario.
A metà della strada sterrata che da borgata Pascaletto porta al
colle della Bassa c’è stata una prima sosta, per la benedizione
del primo cippo votivo.
La pietra, su cui è stato scolpito il Santuario ed è stata realizzata
una nicchia in cui è stata posizionata la statua della Vergine, ha
un triplice significato: innanzi tutto ricorda i due soci, Magnetto
e Bert, è celebrativa del Terzo Centenario dell’apparizione della
Vergine alla Bassa ed è altresì un ex voto dell’autore Cesare
Isabello, in ringraziamento alla Madonna. Alle ore 16 circa Padre
Merlo ha poi celebrato la Santa Messa; concluso il rito i presenti
si sono nuovamente incamminati, questa volta lungo la pista tagliafuoco, ed hanno raggiunto la località Bassa della Valle. Qui si
è svolto il momento civile, con il taglio del nastro e l’intitolazione
ufficiale del rinato sentiero.
Tra i presenti c’era il sindaco, Gianluca Blandino, il capogruppo
Remo Blandino, numerosi gagliardetti dei Gruppi ANA della zona
e vessilli delle associazioni rubianesi. Alzabandiera, inno nazionale, Silenzio fuori ordinanza ed i discorsi del Primo Cittadino e
del capogruppo, oltre alla benedizione di Padre Merlo, hanno
rappresentato il momento ufficiale della manifestazione, che si
è poi chiusa presso il Santuario, con una lauta merenda sinoira
offerta dagli alpini.
Stefano Grandi
GRUPPO DI SALBERTRAND
XXV aprile unitario in Alta Valle
Sono passati 69 anni dalla fine della guerra, intesa sia nel senso
del conflitto tra eserciti regolari sia della lotta di liberazione fatta
da volontari, giovani, meno giovani, donne tutti inquadrati alla
buona e guidati più dall’amore per la libertà che da una vera
filiera di comando.
Sui monti della Val Susa come della vicina Val Chisone aspri furono i combattimenti ed ogni paese ed ogni cimitero ospita lapidi
a ricordo di tanti caduti “Per la libertà”. Purtroppo l’inesorabile
percorso della vita assottiglia anno dopo anno il numero dei reduci della guerra partigiana, ma quelli che restano, con coloro
che pur non essendolo vogliono portare avanti i valori della resistenza si ritrovano nelle piazze il 25 aprile per ricordare quegli
eventi e quei caduti. In alta valle la commemorazione è da anni
fatta in modo unitario ed itinerante e quest’anno la sede designata è stata Salbertrand alle porte di quel Gran bosco che fu
teatro di scontri sanguinosi. La sorpresa è stata nel ritrovare una
larga partecipazione che negli anni precedenti non pareva tale.
24
Partigiani, associazioni locali, alpini, Sindaci, pubblico commosso
sono stati gli interpreti della rappresentazione della memoria con
gonfaloni, vessilli e gagliardetti, devoti durante la Santa Messa, ordinati nel semplice corteo che conduceva alla cerimonia
dell’alzabandiera e degli onori ai caduti e commossi alle parole
di Cesare Alvazzi alpino e comandante partigiano di Oulx che ha
tenuto l’orazione ufficiale in quanto proprio combattente su quei
monti. Infine letture a ricordo di quei giorni. La commemorazione del 25 aprile è stata anche l’occasione per dedicare un’area
di fronte alla Stazione ferroviaria al caduto partigiano Giuseppe
Baccon che, come hanno sottolineato dapprima il sindaco Piero
Biolati e poi Massimo Garavelli del Consorzio forestale, era stato colpevolmente dimenticato dalla toponomastica locale. Poi,
come si conviene, mentre le prime gocce di pioggia cominciavano a cadere, la celebrazione trovava la sua logica conclusione tra
gli accoglienti tavoli delle “Due bandiere”. La Sezione era rappresentata dai consiglieri Balbo, Perotto e Giors.
Dario Balbo
GRUPPO DI SAN GIORIO
Festa del Gruppo
Festa grande domenica 16 marzo per il Gruppo. In un colpo solo
si sono festeggiati l’85° di fondazione del Gruppo ed il suo 86°.
La festa è iniziata con la santa messa officiata da don Antonello
Taccori, durante la quale sono stati ricordati tutti gli alpini andati
avanti. La giornata è poi proseguita con l’omaggio floreale alle
lapidi dei caduti in piazza Cinque Martiri alla presenza del sindaco Danilo Bar e con la benedizione di don Antonello. Il corteo si è
poi spostato al parco della rimembranza per la deposizione di un
altro mazzo di fiori ai caduti in guerra. La festa è poi proseguita
a tavola presso l’agriturismo di Pier Luigi Giai in borgata Chiodo
a Susa.
Qui il capogruppo Mauro Pognant Gros ed il vicecapogruppo Fabio Tomassone hanno premiato con un opera artigianale di Gino
Gonella i soci della classe 1948, Valerio Pognant Gros e Roberto Tomassone, meglio conosciuto da tutti come Tom. Premiato
anche per la sua lunga militanza come amico degli alpini Luigi
Pognant Gros, socio del Gruppo di San Giorio dal 1971.
Luca Giai
Processione mariana
Domenica 1 giugno si è celebrata la chiusura del mese mariano
a San Giorio. E per l’occasione don Antonello Taccori ha voluto
riproporre la processione Mariana aux flambeaux per le strade
del paese. Una processione molto partecipata, che è partita dalla chiesa parrocchiale con i testa la Società Filarmonica, poi la
statua della Madonna portata a spalle dagli Alpini e seguita dal
parroco e da Erica Facciuto in fascia tricolore a rappresentare
la nuova amministrazione comunale e da tutti i parrocchiani. Al
termine della processione don Antonello ha celebrato la santa
messa per le famiglie della comunità.
Luca Giai
di ricordo. “Il Piave”, l’inno di Mameli, l’inno degli Alpini si sono
susseguiti tra gli applausi. Sull’attenti il capogruppo, in forma
“quasi” smagliante, ha dettato i ritmi dell’alzabandiera. Una bella
mattinata di festa e riflessione conclusa con la foto ricordo sotto
il monumento all’alpino con l’aquila. Presenti e sorridenti il presidente sezionale Giancarlo Sosello, il vicepresidente vicario Dario
Balbo, i consiglieri Mimmo Arcidiacono e Vittorio Amprimo. Tra
gli alpini e gli artiglieri il sindaco del paese Antonio Ferrentino e i
labari di tutte le associazioni d’arma e sociali.
M.T.
Ad Angelo Rossetto due medaglie di guerra
Sono passati più di settant’anni dal 1940, anno in cui gli alpini
del battaglione “Exilles” partirono all’attacco della Francia. Tra i
giovani in armi c’era un santantoninese: Angelo Rossetto. Era
del Cresto dove con la famiglia curava la terra. Chiamato alle
armi combattè contro i cugini d’oltralpe e in Jugoslavia. Rossetto
visse un’altra guerra altrettanto dura e l’8 settembre fu catturato dai tedeschi e internato. Quando fu liberato dagli americani
poté tornare al suo Cresto e riprendere il suo lavoro della terra.
Oggi vive nella cascina che ha costruito, rappresenta il duro lavoro, la testardaggine e la fatica quotidiana. Angelo ha un sorriso
amichevole che nasconde gli acciacchi dell’età. Quando gli è
stato comunicato che finalmente, su consiglio del suo Gruppo,
gli erano state assegnate due medaglie di guerra, lui, ha semplicemente affermato: “E gli altri?”. Nelle lunghe marce alpine e in
guerra gli ultimi, “gli altri” andavano aiutati e incoraggiati. Così è
Angelo Rossetto, un alpino, un galantuomo e adesso, finalmente
dopo più di mezzo secolo in prefettura a Torino è stato decorato
con due medaglie di guerra.
M.T.
Cartolina da Pordenone
Splendido gruppo di giovanotti in trasferta per l’Adunata nazionale di Pordenone. Oltre agli amici di Sant’Antonino erano presenti anche rappresentanti dei Gruppi di Chiusa San Michele,
Borgone, Condove e Buttigliera Alta. E dopo la foto di gruppo
tutti pronti a partire tra un anno per L’Aquila con lo stesso entusiasmo.
GRUPPO DI VAIE
Guido Usseglio Prinsi riconfermato alla guida del Gruppo
Sabato 7 dicembre 2013, alla presenza del consigliere sezionale
Vittorio Amprimo, si sono svolte le elezioni per il rinnovo delle
cariche sociali del Gruppo relative al triennio 2014-2016. Al termine delle votazioni il nuovo direttivo risulta così composto: Capogruppo Guido Usseglio Prinsi, vicecapogruppo Bruno Bottala,
segretario Alessandro Riva, tesoriere Massimiliano Pozza, alfiere
Elio Giaccone, consiglieri Marco Borgis, Alberto Pautasso e Luciano Rossi. Al nuovo consiglio ed al riconfermato capogruppo
Guido Usseglio Prinsi vadano gli auguri di buon lavoro da parte
di tutta la Sezione.
GRUPPO DI VILLAR FOCCHIARDO
Festa del Gruppo
Domenica 25 maggio il Gruppo ha festeggiato la prima riunione annuale con una bella giornata di festa. La mattina il ritrovo
per le penne nere del paese e gli amici della Valle è stata nella
piazza del sagrato parrocchiale. Dopo la celebrazione eucaristica celebrata dal parroco don Antonello Taccori, nella quale sono
stati ricordati gli amici “andati avanti”, il corteo ha deposto un
presente floreale al monumento ai caduti. Il Gruppo ha poi offerto
ai presenti, moltissimi da tutto il paese, l’aperitivo. Quando l’ora
del rancio è scoccata ecco i soci e i simpatizzanti presenti al
ristorante “Betulla” dov’è stato servito un “rancio” davvero importante. Un Gruppo vivo, con più di cento tesserati, orgoglio
della sezione Val Susa.
M.T.
CRONACA DAI GRUPPI
GRUPPO DI RUBIANA
GRUPPO DI VILLAR DORA
Marco non è Mario, errata corrige
Nello scorso numero è stato indicato quale neo capogruppo Mario
Motatto. Trattasi invece di Marco Motatto. Ci scusiamo con l’interessato e gli rinnoviamo gli auguri per il suo importante incarico.
Festa di San Pancrazio
La festa di San Pancrazio, occasione annuale di festa e ritrovo
del paese ha visto quest’anno, come di consueto, il Gruppo attivo nell’organizzazione e nella bella riuscita dell’appuntamento. Il
Gruppo “Rocca Sella” ha fatto le cose per bene, prima montando il tendone, poi organizzando il pranzo e infine raccogliendo i
volontari per la cena. Le penne nere di Villar Dora tracciando un
consuntivo della giornata pensano alla festa iniziale, alla celebrazione del parroco don Cordola, alla grande riunione conviviale
presso la cappella di San Pancrazio. Il lavoro è molto e vede
presenti gli alpini nella cura del verde nel parco della Rimembranza, alle feste di San Pancrazio e di San Martino, presso la
borgata Borgionera, a quella del carnevale di Valmessa e alla
tradizionale offerta del “vin brulè” dopo la messa di Natale. C’è
un grande evento che coinvolgerà tutto il paese verso fine anno,
il centenario del socio più anziano. Un coro di voci afferma che
sarebbe bello festeggiare il compleanno con l’assegnazione del
premio “Carena”. Un Gruppo, quello di Villar, che non pensa solo
alle feste ma al decoro del paese, alla sua vita e alle sue anime.
M.T.
Da destra: alcuni condovesi all’adunata di Pordenone, il “Vecio”
Agostino Belletto, Angelo Rosseto riceve la Medaglia al Valor Militare.
GRUPPO DI SANT’ANTONINO
Le penne nere hanno spento 88 candeline
Il Gruppo ha compiuto 88 anni. Così per festeggiare le tante
candeline le penne nere hanno organizzato un compleanno con
i fiocchi, tricolori naturalmente. L’appuntamento era fissato in
piazza don Cantore dove i soci si sono fatti trovare pronti ad offrire un bicchiere di benvenuto. I “ragazzacci” di Michele Franco
hanno poi accompagnato i convenuti in corteo lungo la via maestra fino alla chiesa parrocchiale. La messa domenicale, anche
in ricordo delle penne mozze, è stata celebrata dal parroco don
Sergio Blandino. Dopo la celebrazione la Fanfara del paese ha
rallegrato i presenti in piazza con le consuete marce militari e
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Carlo Frijo
Giovanni Franza
Mario Perotto
Ufficiale del 1° Reggimento
Alpino prestò servizio nelle
truppe alpine fino al congedo.
Sottotenente di complemento
nel 1954.
Sottotenente di complemento a
Udine nel 1973.
Gruppo di Almese
• Il socio Marco Bosio è lieto di
annunciare la nascita del nipotino Manuel avvenuta lo scorso
17 dicembre.
Un bel maschietto che allieta la
famiglia della figlia Annalisa e
del marito Maurizio Bisterzo.
Auguri al piccolo e congratulazioni vivissime ai genitori ed ai
nonni da tutti gli alpini ed amici
del Gruppo.
Gruppo di Chiomonte
• Il nostro capogruppo Silvano
Ollivier è diventato nonno di
Alice.
A lui, alla mamma Elena ed al
papà Enrico gli auguri di tutto
il Gruppo.
Giancarlo Sosello
Sottoufficiale
di complemento nel 1970
ad Aosta.
Giovanni Baro
Mimmo Arcidiacono
Artigliere alpino
nel 36° gruppo nel 1965.
Sottotenente di complemento
d’artiglieria a Susa nel 1972.
Fotografie e lettere della Prima Guerra
Il 24 maggio del 1915 l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria, cominciava per noi la Prima Guerra
Mondiale. I nostri bisnonni, i nostri nonni andarono a combattere nelle trincee del
Carso, moltissimi non fecero
più ritorno in Valle.
Ci stiamo preparando
a ricordarli sulle pagine de “Lo Scarpone”.
Abbiamo bisogno del vostro aiuto, dei vostri ricordi
familiari.
Fotografie e lettere saranno
preziose per ricucire la storia
tra la loro sofferenza sotto le
armi, i loro erosimi, la loro vita
e noi.
Dunque aprite i cassetti, le scatole
di latta, gli album e scriveteci.
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Potete mandarci le vostre fotografie
o dei vostri cari, indicandoci
(se possibile) il luogo e la data dello scatto.
Le immagini possono essere
spedite per posta a:
A.N.A. Sezione Val Susa
Via Brunetta, 45 - 10059 Susa (TO)
oppure via mail a: [email protected]
Gruppo di Chiusa S. Michele
• Il 29 marzo 2014 il nostro socio Giorgio Ori è diventato nonno di una stella alpina di nome
Camilla.
Auguri di un sereno futuro alla
piccola, a mamma Fabiana e
a papà Alexander Clerico ed al
fratellino Francesco.
Gruppo di Oulx
• Sarà un nuovo alpino? Ha ormai quattro mesi il piccolo Daniele ed é già bello e forte. Le
origini non mentono: i suoi genitori sono Francesca Casse, di
Oulx, maestra di sci nonché figlia del nostro socio Roberto, e
Gianmarco Laurencig, friulano,
Maggiore degli alpini, in servizio come capo sezione piani della Brigata Julia a Udine
dopo un lungo periodo passato
allo SME a Roma. Il Maggiore
al momento sta trascorrendo
un semestre in Somalia come
Military Assistant del Comandante della Missione europea
di training e advisory delle forze armate locali.
Daniele si deve subito abituare
a queste lunghe assenze del
papà, ma le esperienze che
farà nei prossimi anni lo porteranno un giorno a mettere
anche lui il cappello con la
penna?
Chissà... intanto si gode le lunghe passeggiate e i paesaggi
della nostra bellissima valle.
• È nata nei primi giorni di giugno la piccola May Balbo nipote del nostro vice-presidente
nonché capo-redattore Dario.
Alla famiglia va tutta la nostra
vicinanza in un momento così
splendido. La loro gioia è anche nostra. Adesso una stella,
davvero brillante, si aggiunge
a Balbo. Da sottotenente di
complemento a tenente-nonno
in servizio permanete: complimenti Dario! Viva May.
papà Massimo Bellone. Benvenuto Edoardo e auguri da parte
del Gruppo alpini! Felicitazioni
a tutti i famigliari in particolare ai nonni Liliana e all’alpino
Battista.
Gruppo di Rubiana
• Il Gruppo porge felicitazioni
al nostro socio alpino Rocco
Giuliano e ai famigliari per la
nascita del nipote Gabriele;
auguri a mamma Emanuela e
papà Leonardo.
• Auguri e felicitazioni dal
Gruppo al nostro socio papà
alpino Claudio Calliero, alla
mamma Sabrina e ai famigliari
per la nascita di Nicole.
Gruppo di Venaus
• Il 18 settembre scorso è
nata Matilde di Sara e PierCarlo Varetto. Il Gruppo si felicita
con Clemente, Paola e Bianca
augurando tanta serenità alla
piccola ed ai neo-genitori.
è mancato ad 86 anni il signor
Bernardo Nicola, papà del nostro socio aggregato, Tonino.
Il Gruppo e la squadra di P.C.
“Orsiera” porgono sentite condoglianze a Tonino e a tutti i
suoi famigliari
• Il 22 marzo è mancato a 75
anni il signor Pier Giorgio Gaia
suocero del nostro socio aggregato Bruno Nurisso. Sentite
condoglianze dal Gruppo.
• Il 16 aprile è mancata a
Susa la signora Letizia Favro
ved. Plano, suocera del nostro
alfiere sezionale Bruno Gallina e del socio alpino Mauro
Aschieris. Il Gruppo si associa
al dolore della famiglia e porge
sentite condoglianze alle figlie
Maria, Laura, Lucia e ai generi
Bruno, Mauro e Andrea.
in via Colombardo, 12. Alpino,
ha svolto il suo servizio a Pinerolo. È stato vice capogruppo per una quindicina di anni.
Amilcare ha passato la sua vita
lavorativa qui a Caprie presso
la Ditta “General Meccanica”,
ubicata oltre la SS. 24 a fianco
del torrente Sessi. Grande pescatore, ha gestito per diversi
anni il laghetto della Società
Pesca Club Trota Caprie, dove
si svolgevano anche le gare
sociali. Amilcare ultimamente
conduceva una vita molto più
riservata, a causa delle sue
condizioni di salute. Lo si poteva incontrare al mattino, quando a piedi andava a comprare
il giornale. Numerosi sono stati
Gruppo di Sant’Antonino
• Il 28 maggio scorso è nata
Mia Mauro. Il Gruppo augura
tanta felicità al papà Marco,
alla mamma Federica ed al
nonno Dino Goi.
ANAGRAFE ALPINA
LE NOSTRE FOTO
Nascite
Gruppo di Villar Focchiardo
• Il 15 aprile è nata Emma Listello di Monica Martoia e di
Fabio, nipote del socio aggregato Ernesto Martoia. Ai novelli
Gruppo di San Giorio
genitori e ai nonni le nostre
• Il 13 marzo è nato Edoardo felicitazioni e alla piccola un
ad allietare mamma Cristina e sereno avvenire.
Decessi
Gruppo di Bardonecchia
• Il 30 marzo, a 81 anni, Giuseppe Erta è andato avanti.
Aveva assolto al servizio di leva
nel 1954 nel battaglione “Susa”
nelle caserme di Bra, Oulx e
Pinerolo. Salutiamo con lui
un’altra parte di storia alpina. Il
Direttivo ed i soci tutti sono vicini alla figlia Angela con il marito
Giorgio Bellet, nostro alpino, per
la perdita del caro papà.
Gruppo di Borgone
• Sabato 31 maggio è “andato avanti” Germano Ronchi,
vicecapogruppo. Classe 1937
svolse il servizio di leva presso
il comando della “Taurinense”
in qualità di autista, attività che
svolse anche nella vita civile.
Sincere condoglianze da parte
del Gruppo alla moglie Rosa
Blandino, con la quale nell’aprile 2012 aveva raggiunto il
traguardo delle nozze d’oro, ed
ai figli Diego e Valerio.
Gruppo di Bussoleno
• L’8 febbraio 2014 a Bruzolo
è mancata ad 89 anni la nonna
del nostro socio alpino Daniele
Guglielmetto. Il Gruppo porge
sentite condoglianze a Daniele
e a tutti i suoi famigliari .
• Il 10 febbraio a Bussoleno
é mancato il signor Francesco
Allasio di 80 anni suocero del
nostro socio alpino Mauro Cotterchio. Il Gruppo porge sentite
condoglianze.
• Il 22 febbraio a Campobasso
Gruppo di Caprie
• Amilcare Barale, classe
1940, è andato avanti. Giovedì
20 marzo si sono svolti i suoi
funerali. Era nato a Caprie e
qui viveva con Paola Galliano
27
ANAGRAFE ALPINA
Gruppo di Chiomonte
• Alessandro Remolif è andato
avanti il più anziano socio alpino
del Gruppo. Classe 1923 dopo
la naia, era entrato nel gruppo
dei partigiani salendo sui monti
della nostra valle. Il Gruppo si
unisce al dolore dei famigliari.
Gruppo di Condove
• Il nostro caro socio Maurizio
Carlino è andato avanti. Aveva
prestato servizio come caporal
maggiore nel 1° reggimento
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artiglieria da montagna, 8ª batteria, specialista al tiro, e ricordava con tanto spirito numerosi
episodi simpatici e significativi
della vita della naja. Era della
classe 1931, ma il suo spirito
era sempre giovanile. Ad ogni
nostro incontro conviviale era
un vero animatore, anche con
le sue canzoni della tradizione
torinese. Ci mancherà molto. Intanto rivolgiamo alla sua sposa
Adele, con tanto affetto, il nostro cordoglio. Anche alla figlia
e a tutti i famigliari rinnoviamo
le nostre fraterne condoglianze.
Gruppo di Foresto
• È morta per un problema
respiratorio la maestra Zoe
Paramithiotti tra le sue montagne della provincia Granda. La
sua vita si legò alla nostra Valle
quando terminati gli studi vinse
una cattedra d’insegnamento
presso le scuole elementari
della frazione bussolinese. Da
una valle all’altra amava dire,
dal cuneese alla Valle di Susa.
Passarono anni entusiasmanti, era l’Italia del dopo guerra
quella della rinascita e della completa scolarizzazione.
Nell’edificio voluto dal parroco
don Luigi Pautasso insegnò
per molti anni; la vita a Foresto
era genuina come quella del
suo paese natio San Damiano
Macra. Tra le mura scolastiche
conobbe un maestro molto
particolare, per temperamento
e vivacità: don Rinaldo Trappo.
A lui rimase legata da profonda amicizia incontrandolo nelle
sue frequenti visite agli alpini
del suo battaglione “Ceva”, i
sopravvissuti delle ritirata dalla
Russia. Ora Zoe, riposa tra le
sue montagne lasciando il suo
dolce ricordo a quanti l’hanno
conosciuta e apprezzata per il
suo sguardo tanto intenso da
raccontare una vita vissuta per
i giovani.
• Il 10 maggio è mancata la
signora Giovanna Derossi in
Mascarino, consorte del socio
e vice capogruppo Roberto. Al
caro Roberto ed a tutti i famigliari, il Gruppo rinnova sentite
condoglianze
• Il 20 maggio, il caro socio
alpino Primo Dal Cin è andato
avanti. Il Gruppo porge a tutti i
famigliari sentite condoglianze.
Gruppo di Sant’Ambrogio
• Il 1° aprile è andato avanti
l’artigliere alpino dott. Camillo Macchiorlatti Vignat, per
40 anni medico di base a
Sant’Ambrogio. Il Gruppo si
stringe al dolore della famiglia
e lo ricorda per i suoi meriti
professionali e per l’amicizia di
cui ci ha onorati. Ciao Camillo,
riposa in pace.
• Nel mese di aprile è mancata
la signora Aurelia Martinasso
ved. Teghille, mamma del socio
alpino Ferruccio. A lui, alla famiglia ed al fratello, il Gruppo tutto,
formula sentite condoglianze.
• Un nuovo lutto nel Gruppo.
È mancata la sig.ra Elide Moriena, mamma del nostro socio
Enzo Boglio. Tutto il Gruppo si
stringe attorno all’amico Enzo
e fraternamente porge sincere
condoglianze a lui ed alla sua
famiglia.
• Il 30 giugno abbiamo accompagnato all’ultima dimora
il socio alpino Carlo Allais, per
anni attivo collaboratore del
nostro Gruppo. Il Direttivo e gli
alpini tutti, si uniscono al dolore della famiglia e porgono
sentite condoglianze.
Gruppo di Oulx
• È andato avanti Arturo
Blanc, classe 1916 e decano del Gruppo. Alpino del btg.
“Exilles” fu prima partigiano e
successivamente fu sempre di
sprone ed esempio nell’ambito
del Gruppo sino a quando la
salute glielo permise. Purtroppo quella stessa salute non gli
permise, nel settembre 2012,
di ritirare l’attestato che la Sezione dedicò agli ultranovan-
il nostro Gruppo è stato certamente un esempio di semplicità e dedizione in perfetto
spirito alpino. Ai familiari giunga il nostro sentito pensiero di
riconoscenza per l’amico Ugo.
tenni in occasione del 90° di
fondazione. Il Gruppo si unisce
al dolore della famiglia porgendo le più sentite condoglianze.
Gruppo di Rubiana
• Condoglianze dal Gruppo ai
famigliari e ai nostri soci alpini
Brunatto Marco e Nello per la
scomparsa del papà “Nardu”.
Gruppo di Susa
• Il Gruppo partecipa al dolore
delle famiglie Mondani e Lanfranco per la dipartita della loro
cara Aurora. Amica degli alpini,
oltre alla famiglia ha dedicato
la sua vita al volontariato: nella
Protezione Civile del Comune
di Preganziol (TV) in qualità di
Presidente e come Sorella nella
Croce Rossa di Treviso che l’ha
vista insignita della Medaglia
d’oro per il servizio prestato.
Ricordandola con affetto e simpatia il Gruppo porge sincere e
sentite condoglianze ai familiari.
Gruppo di Venaus
• Il primo novembre scorso è
andato avanti l’alpino combattente Biagio Rolle, classe 1922. Persona affabile e
sempre pronta al dialogo ci
mancherà molto. Il Gruppo
partecipa al dolore e porge
sentite condoglianze a tutta la
sua famiglia.
• Il Gruppo abbraccia l’alfiere
Marcello Balpo, per la perdita
della moglie avvenuta il 17 dicembre scorso. Il vuoto creato
dalla tua partenza, cara Franca, sarà difficilmente colmabile
da due righe di condoglianze
ma noi ti ricorderemo col sorriso e la tua inimitabile simpatia.
Gruppo di Villar Dora
• Lunedì 2 giugno il Cav. Uff.
Guerrino Genta ‘Selinu’ è andato avanti. Classe 1918, è
stato uno dei soci rifondatori
del Gruppo nel 1975, continuando a partecipare atti-
vamente alla vita associativa
sia come vicecapogruppo che
come Consigliere. Alpino sempre disponibile ha partecipato
a molte adunate nazionali in
compagnia della moglie Piera
e a tutte le attività organizzate
dal Gruppo. Purtroppo negli ultimi anni la salute non l’ha più
accompagnato e non poteva
più partecipare alle manifestazioni. Faceva parte del Consiglio direttivo del Gruppo in
qualità di Consigliere Onorario.
Porteremo sempre nel cuore la
sua simpatia e lo ricorderemo
all’interno del Gruppo per tutto
quello che ha fatto. Alla nipote
Franca, al cugino Roberto e famiglie giungano le più sentite
condoglianze del Gruppo.
Gruppo di Villar Focchiardo
• Tragicamente il 9 aprile è
mancato il socio Ivan Versino
di anni 34, nipote del socio Er-
cole Audi Bussio. Alpini e amici
del Gruppo porgono le più vive
espressioni di sincero cordoglio alla famiglia.
• Il 12 aprile a Lavello (Pz) è
mancata la signora Mauretta
Caprioli ved. Fuggetta di anni
98, suocera del socio aggregato Salvatore Bottino. Da parte
di tutto il Gruppo le più sentite
condoglianze.
• Il 22 aprile è mancato il sig.
Ernesto Pent di anni 83, nonno
del socio aggregato Gabriele
Porcheddu, con il socio aggregato Giorgio Cargnin compagno
della figlia. Il Direttivo e i soci si
uniscono al dolore della famiglia.
• All’età di 92 anni e dopo alcuni anni di infermità è andato
avanti il socio Maurilio Grosso
reduce combattente ex internato. È stato l’ultimo dei com-
battenti di Villar Focchiardo a
lasciarci. Per parecchi anni,
fino a quando la salute glielo
ha permesso, ha ricoperto la
carica di Presidente dell’Associazione Combattenti e Reduci.
Orgogliosamente alpino, era
amato da tutti i villarfocchiardesi, per la sua figura semplice, genuina, con il sano stampo degli uomini onesti di una
volta. Aveva vissuto i drammatici momenti della guerra e della deportazione e poi la fatica,
i sacrifici e la fortuna di poter
rientrare in paese dalla amata
moglie Eva. Con Maurilio se ne
è andato un pezzo di storia di
Villar Focchiardo che rimarrà
come stimolo per non dimenticare e come invito a ricordare
quelle persone che con il loro
sacrificio hanno permesso alle
generazioni successive di vivere in libertà e in democrazia.
ANAGRAFE ALPINA
i Gruppi che hanno partecipato
con i loro gagliardetti e la Sezione che ha partecipato con il
vessillo sezionale. Le più sentite
condoglianze a tutti i suoi cari.
• Walter Pettigiani, classe
1929 è andato avanti. Venerdì
21 marzo si sono svolti i suoi
funerali. Era nato a Caprie e
qui viveva con la moglie Celina
Pautasso in via Braere, 24. Tre
figli: Maurizio, Patrizia e Donato, tutti sposati e otto nipoti. Artigliere alpino della “Julia”, ha
svolto il suo servizio in Veneto
e in Friuli Venezia Giulia. Partecipava volentieri alle Adunate.
Walter ha lavorato alla “Moncenisio” di Condove nel reparto
riparazione carrozze ferroviarie
e poi successivamente alla
FIAT Ferriere di Avigliana. Con
la pensione si è dedicato ai
lavori di campagna, in particolare facendo legna e accudendo l’orto. Uomo molto sereno
e cordiale, ricco di umanità,
amava scambiare volentieri
due parole con le persone che
incontrava nel paese. Le condizioni di salute, difficili nell’ultimo periodo, non gli hanno più
consentito di girare a piedi in
paese, per andare a comprare
o solamente per passeggiare.
Numerosi sono stati i Gruppi
che hanno partecipato con i
loro gagliardetti e la Sezione
che ha partecipato con il vessillo sezionale. Sentite condoglianze a tutti i suoi cari
Matrimoni
Gruppo di Vaie
• Il nostro alfiere da sempre,
Ugo Girardi, è andato avanti all’età di 73 anni. Il Gruppo
lo ricorda con particolare affetto per la sua disponibilità e
costante presenza fino a che
la salute gli ha consentito di
partecipare alle nostre attività.
Era lui il primo a sottolineare
le date delle manifestazioni
alle quali partecipare, sebbene
non avesse la patente trovava
sempre qualcuno disposto ad
accompagnarlo a tutti i funerali. Un’attenzione particolare poi
la dedicava alla sede, quando
era ancora presso il vecchio
municipio, era lui a mantenerla
sempre ordinata e pulita. Per
Gruppo di Borgone
• Il 6 ottobre 2013, presso il
comune di Borgone i nostri
iscritti Manuela Caldana, figlia
dell’alpino Bernardo e l’alpino
Edoardo Pagliero si sono uniti in
matrimonio. Il Gruppo porge ai
novelli sposi il sincero augurio di
una lunga e felice vita coniugale.
Gruppo di Foresto
• Il 18 gennaio, nella Chiesa
parrocchiale di Foresto, la signorina Ilaria Girodo, figlia del
carissimo socio Eldo, si è unita
in matrimonio con il sig. Marco Borsellino. Ai novelli sposi il
Gruppo esprime sentiti auguri
di lunga e serena vita coniuga-
le. Al caro Eldo, vivissime con- caratteristico Santuario di San
gratulazioni.
Pancrazio del quale, tra l’altro, i giovani sposi sono attenti
Gruppo di Vaie
collaboratori per la gestione
• Sabato 7 settembre il nostro e manutenzione. Prima delle
giovane socio Massimiliano nozze il novello sposo ha voluPozza è convolato a nozze con to anche immortalare l’avveniSerena Sedda.
mento con una bella foto con
La cerimonia si è svolta nel il nonno Pinin entrambi con un
bel cappello alpino in testa. Al
nostro giovane ed attivo Max
ed a Serena i nostri migliori
auguri alpini.
Anniversari
Gruppo di Foresto
• Domenica 6 aprile, il carissimo socio e consigliere del
Gruppo Roberto Durbiano, unitamente alla gentile consorte
signora Bruna, ha festeggiato
il 50° anniversario di matrimonio. Agli sposi d’oro il Gruppo
esprime vive felicitazioni e auguri per una lunga e felice vita
coniugale.
29
NOTIZIARIO
Offerte pro Scarpone
MARZO
4 marzo Borgone • Riunione coordinamento giovani.
Presenti: il coordinatore giovani Barone ed il consigliere Bosco.
5 marzo Torino, circolo dei lettori • Presentazione del libro L’ultima volta.
Presenti: vicepresidente Balbo.
9 marzo Giaglione • Festa del Gruppo.
Presenti: presidente Sosello, vicepresidente Bartolotti e consiglieri Giors e
Baro.
16 marzo Torino • 1° Raduno delle Associazioni d’Arma del Piemonte.
Presenti: vicepresidente Balbo e consiglieri Amprimo e Bert.
22-23 marzo Motta di Livenza • Riunione dei Presidenti sul tema della
Protezione civile. Presenti: presidente Sosello e coordinatore di P.C., Parisio.
25 marzo Torino, Circolo ufficiali di presidio • Conferimento della croce di
guerra all’alpino Angelo Rossetto Giaccherino.
Presenti: vicepresidente Balbo e i consiglieri Anselmetto, Arcidiacono e Bosco.
29 marzo Susa • Inaugurazione piazza e statua intitolata al ten. dr.
Raimondi. Presenti: vicepresidente Bartolotti, consigliere Baro.
29-30 marzo L’Aquila • Incontro coordinatori giovani.
Presente: coordinatore giovani, Barone.
31 marzo Susa • Consiglio sezionale.
Il direttore, la redazione e il consiglio sezionale ringraziano quanti con le donazioni aiutano il lavoro che permette l’uscita
del nostro giornale sezionale.
Le donazioni si posso fare direttamente
tramite i Gruppi o per posta sul
Conto Corrente Postale 83325274
• Allais Anna Maria, Avigliana € 30,00
• Arbrun Piero, Villar Focchiardo € 10,00
• Baritello Domenico, Villar Focchiardo
€ 20,00 • Baudissard Oriana, Sauze di
Cesana € 30,00 • Bianco Prevot Gino,
Susa € 20,00 • Bramante Luciano, Villar Focchiardo € 15,00 • Bronzino Elio,
Sant’Ambrogio € 20,00 • Campale Daniela, Caprie. In memoria del papà Rinaldo € 10,00 • Bolla Giuseppe. Continuazione abbonamento de Lo Scarpone €
25,00 • Chiaberto Mario, Villar Focchiardo
€ 10,00 • Gruppo Chiusa S. Michele €
100,00 • Claviere. Continuazione abbonamento de Lo Scarpone € 20,00 •
Davì Isabella, San Giorio € 20,00 • Fam.
Masoero, Avigliana. In memoria di Remo
e Marianna € 150,00 • Gattiglio Silvio,
Susa € 10,00 • Giaccone Maria Pia, Avigliana. In memoria di Tatti Francesco €
40,00 • Gruppo A.N.A., Trana € 20,00 •
Martinelli Giuseppe, Artogne € 20,00 •
Nicoloso Mario, Avigliana € 15,00 • Novero Giustina, Avigliana € 10,00 • Pereno Elio, Avigliana € 10,00 • Perino Franco, Chianocco € 20,00 • Rizzo Ivan, Avigliana € 5,00 • Ronsil Caterina, Venaus.
In memoria del marito Marzo Ferdinando
€ 25,00 • San Giorio. In memoria di Re
Luigi € 20,00 • Sanna Paolina, Avigliana.
In memoria di Bassi Renato e Gianfranco
€ 30,00 • Saparin Fassetta Livio, Avigliana. In memoria della Moglie Maria €
20,00 • Schiera Emilio, Bruzolo € 20,00
• Sigrada Moitre Pierangela, Avigliana.
In memoria dell’indimenticato marito
alpino deceduto da 11 anni € 50,00 •
Talachini Maria, Venaus. Continuazione
abbonamento de Lo Scarpone € 20,00
• Fam. Tavan Giuliano, Avigliana. Per la
nascita della nipote Alba € 20,00 • Venaus € 120,00 • Viale Adriana, Avigliana
€ 10,00 • Villarfocchiardo. In memoria
dei soci: Versino Ivan e Grosso Maurilio €
40,00 • Vinassa Claudio, Caprie. In memoria del papà Felice e della mamma Lea
€ 30,00 • Totale € 1165
APRILE
6 aprile Sant’Antonino • Festa del Gruppo.
Presenti: presidente Sosello, vicepresidente Balbo, consiglieri Amprimo, Arcidiacono e Bosco.
6 aprile Borgaretto • 55° anniversario di fondazione.
Presenti: consigliere Perotto.
12-13 aprile Marostica • 18° C.I.S.A.
Presenti: vicepresidente Balbo, consigliere Olivero.
12 aprile Rubiana • Intitolazione piazza alla medaglia d’argento Paolo
Giorda. Presenti: presidente Sosello, vicepresidente Bert.
23 aprile Condove • Inaugurazione Museo della Resistenza.
Presenti: consiglieri Amprimo, Anselmetto, Bosco e Foglia.
25 aprile Susa • Commemorazione del 25 aprile.
Presenti: vicepresidente Bartolotti.
25 aprile Salbertrand • Celebrazione unitaria di alta valle della festa di
Liberazione. Presenti: vicepresidente Balbo e consigliere Perotto.
27 aprile Pino d’Asti • 80° di fondazione.
Presenti: consigliere Amprimo e Fanfara Sezionale.
28 aprile Susa • Consiglio sezionale.
MAGGIO
11 maggio Pordenone • Adunata nazionale.
Presenti: presidente Sosello, alfiere sezionale Gallina, CDS con una sola defezione, 43 elementi della fanfara sezionale, 32 gagliardetti di Gruppo e 252
alpini. Inoltre erano presenti il gen. Bonato, il mar.llo lgt. Gambelli e otto autorità di Valle.
17 maggio Asti • Riunione coordinamento Protezione Civile A.N.A. Piemonte. Presenti: presidente Sosello e coordinatore P.C. Parisio
24 maggio Milano • Riunione Centro studi.
Presenti: consiglieri Amato e Perotto.
24 maggio Milano • Riunione dei Presidenti.
Presente: presidente Sosello.
25 maggio Milano • Assemblea nazionale dei delegati.
Presenti: presidente Sosello e i consiglieri Amprimo, Anselmetto e Demuti.
News
CAMPIONATI MONDIALI PER CANI DA SOCCORSO • 21-24 agosto 2014 a Caselette
Presso il Centro Cinotecnico la Piota di Caselette si terranno i Campionati del Mondo per cani da soccorso.
È confermata la partecipazione di circa 150 cani provenienti da oltre 20 diverse Nazioni.
Ci saranno prove di obbedienza e di ricerca su macerie. Le prove sono aperte al pubblico con ingresso libero.
La cerimonia di apertura avrà luogo al Campo Sportivo di Caselette giovedì 21 agosto alle ore 16,00.
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LE VOSTRE LETTERE
Notiziario sezionale
Osservazioni sull’adunata
Sono un anziano artigliere alpino classe 1923 reduce di guerra
che vuole ancora continuare a prendere parte alle annuali Adunate Nazionali degli Alpini, ma purtroppo non posso più camminare in formazione come gli anni scorsi, pertanto mi adatterei a
partecipare alla sfilata su un automezzo messo a disposizione
dall’organizzazione dell’evento. Purtroppo sorge un problema,
gli automezzi messi a disposizione sono posizionati in testa alla
sfilata mentre gli alpini che dovrebbero occuparli, arrivati con
pullman dai vari Gruppi alpini, sono sistemati anche a parecchi
chilometri di distanza dalla città che ospita l’adunata e pertanto
impossibilitati ad arrivare in tempo utile per l’inizio dello sfilamento, tenendo conto anche dell’ordine di partenza delle singole Sezioni. Avrei una proposta da fare: l’automezzo messo a
disposizione dall’organizzazione dell’adunata, precedentemente
richiesto dalla Sezione, dovrebbe farsi trovare nella zona di ammassamento della Sezione e pertanto a disposizione degli alpini
in difficoltà e quindi partire per la sfilata dietro il vessillo sezionale
e la fanfara, seguito dai gagliardetti e dagli alpini in formazione.
Giovanni Frattini, Gruppo di Almese
Premio
Sono un vecio alpino anche io, il mio nome è Riccardo Cantore nato a Chiusa di San Michele. Ho appena letto su L’Alpino
che il nostro giornale “Lo Scarpone Valsusino” ha vinto l’ambito
premio di cui all’oggetto. È un importante riconoscimento che
va meritatamente a premiare la professionalità di tutti gli amici
che il nostro giornale lo “costruiscono”. Questa professionalità è
ben messa in risalto dalla motivazione per cui il premio è stato
attribuito. Grazie, grazie a tutti voi per il generoso impegno. Vorrei estendere i ringraziamenti ad un altro dei miei amici alpini,
Vittorio Amprimo, il mio capogruppo della Chiusa.
Riccardo Cantore, Gruppo di Chiusa San Michele
Caro “vecio” Riccardo,
tutta la redazione ti ringrazia di cuore per le belle parole con le
quali hai voluto sottolineare il premio che abbiamo ricevuto. Un
premio importante, ambito da tutte le Sezioni molte delle quali
più grandi di noi e con risorse, intellettuali ed economiche, decisamente superiori alle nostre. Noi ci abbiamo messo la passione
e l’entusiasmo, voi tutti che ci leggete la solidarietà, l’interesse
e la pazienza se qualche volta siamo stati sotto tono. Comunque
Caro Giovanni,
grazie ancora e non possiamo negare che la tua mail ci abbia
comprendiamo perfettamente il tuo stato d’animo e di conse- fatto piacere.
guenza la natura della tua proposta. Purtroppo però le Sezioni
non possono gestire in proprio queste situazioni che sono di
stretta competenza dell’organizzazione e di quelle consuetudini
che si sono tramandate nel tempo. Non crediamo che la tua Addio Alberto
proposta sia certo la prima ad essere presentata sull’argomen- Voglio ricordare da queste colonne l’amico Peretti Alberto, classe
to, ma come vedi si procede sempre nello stesso modo. Forse 1924 di Forno Valstrona (Verbania), che come grande sciatore
la gestione della movimentazione dei mezzi nella giornata della era stato premiato all’Abetone per il secondo posto categoria
domenica è decisamente problematica e il numero di mezzi oc- B12 (dagli 86 ai 92 anni). Molto amico dei valsusini, perché
correnti sicuramente superiore con tutti i problemi del caso. Le nell’estate 1943 a soli 19 anni era militare a Condove; l’8 setSezioni devono solo fornire il numero di posti da mettere a di- tembre 1943 fu catturato dai tedeschi a Torino e internato nel
sposizione e nient’altro. Capiamo che possa sembrare ingiusto, campo di concentramento di Buchenwald vicino a Berlino, dove
ma siamo altrettanto convinti che nel tempo, con tutta la buona ha visto morire i suoi amici. Due giorni dopo la premiazione
volontà di questo mondo non si sia trovata una soluzione più dell’Abetone è stato vittima di un infortunio sul lavoro nella sua
razionale. Come avrai potuto notare anche nella più semplice Valle Strona, durante la potatura di un albero è stato colpito da
gestione del raduno di raggruppamento si opera nello stesso un grosso ramo e tre giorni dopo è morto. Il 24 aprile eravamo
modo. Forse l’abbraccio verso tutti i reduci superstiti e verso presenti in cinque suoi amici della val Susa per l’ultimo saluto ai
coloro che possano avere difficoltà motorie è stato giudicato più funerali a Forno Val Strona.
caloroso se rivolto ad un gruppo più numeroso e compatto che
Luciano Dosio, Gruppo di Condove
sfila con autorità, ufficiali in servizio e vertici dell’ANA. Sappiamo
che non ti convinceremo ma purtroppo per ora si opera così e Caro Luciano,
l’unica cosa che possiamo fare è quello di girare la proposta alla grazie per aver voluto ricordare questa persona davvero eccezioSede nazionale. Quando leggerai queste righe l’Adunata sarà già nale che ha condiviso nella nostra Valle un periodo difficile della
un ricordo, contiamo però di vederti alle nostre manifestazioni sua gioventù.
dove tutto è più semplice e soprattutto è gestito da noi.
Scrivete le vostre lettere a: A.N.A. Sezione Val Susa - Via Brunetta, 45 - 10059 Susa (TO)
oppure via mail a: [email protected]
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Ottavio Zetta
Esperto di fortificazioni
e fotoreporter
Torretta metallica sopra il Moncenisio
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480.000 ALPINI A PORDENONE