N° 2 Giugno 2014 Poste Italiane S.p.A. - Spedizioni in a. p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, NO/TORINO Lo Scarpone Valsusino STORIA E ATTUALITÀ dell’Associazione Nazionale Alpini Sezione Val Susa SERGIO PIVETTA Combattente della liberazione 480.000 ALPINI A PORDENONE MONTE MARRONE La conquista del battaglione Piemonte RUBIANA Intitolata la piazza alla medaglia d’argento Paolo Giorda ESERCITO Manovre militari anglo-italiane Lo Scarpone Valsusino Via Brunetta,45 Susa www.anavalsusa.it - [email protected] Fondatore Franco Badò Presidente Giancarlo Sosello Direttore Mario Tonini Condirettore Dario Balbo Redazione Luca Barone, Davide Corona, Alain Garnier, Valerio Olivero Hanno collaborato a questo numero: Laura Bellando, Giorgio Blais, Michele Bosco, Ilario Favro, Mauro Ferraris, Stefano Grandi, Giuseppe Maritano, Mauro Minola, Silvano Ollivier, Sergio Pivetta, Mario Renna, Marco Rumiano, Franco Silvestro, Silvia Tamburini, Ottavio Zetta Referenze fotografiche Alpitrek Edizioni, Archivio ANA Valsusa, Archivio Storico Arma del Genio Roma, Archivio Tonini, Gabriella Arnol, Dario Balbo, Carlo Bert, Giovanni Carello, Cosmo Iannone Ed., Giorgio Donati, Roberto Fratta, Alain Garnier, Luca Giai, Mauro Minola, Mursia, Parallelo45 Ed., Sergio Pivetta, Pietro Sibona, Susalibri, Alberto Turinetti di Priero, Uff. Stampa Brigata Taurinense, Ottavio Zetta Realizzazione e stampa Graffio snc Borgone Susa (To) - www.studiograffio.it In questo numero 8Quattrocentottantamila!!! Le penne nere onorano Pordenone 11 Tanti volti della nostra Valle 12 Premio allo Scarpone Vinto il “Premio stampa alpina Vittorio Piotti” 14 Una piazza d’argento A Rubiana intitolata una piazza alla medaglia al valor militare Paolo Giorda 15Attualità 21 Cronaca dai gruppi 27 Anagrafe alpina 30Notiziario 30 Offerte pro Scarpone Rubriche 3 Storia 4 La conquista del Monte Marrone La battaglia delle Mainarde 7 Personaggio Pietro Arnol 13 L’esercito oggi Penne nere e rossobianche, insieme! Stampa N.2 giugno 2014 anno XL Stampato in 3500 copie 17Fortificazioni SEZIONE ANA VALSUSA Presidente Giancarlo Sosello Vice presidenti Dario Balbo, Gianfranco Bartolotti, Carlo Bert Consiglio sezionale Vittorio Amprimo, Amato Anselmetto, Mimmo Arcidiacono, Giovanni Baro, Luca Barone, Firmino Bonaudo, Mario Botteselle, Aldo Calliero, Fiorenzo Combetto, Riccardo De Muti, Francesco Foglia, Alain Garnier, Pier Paolo Giors, Paolo Parisio, Valerio Olivero, Enrico Sacco, Ruggero Tisserand. 18 Correva l’anno Il Vallo alpino al Moncenisio Era il 1984 19 Dal mondo L’Ucraina è russa? 26 Le nostre foto 31 Le vostre lettere STORIA Pubblicazione trimestrale della Sezione A.N.A. Val Susa Cari lettori, il numero de “Lo Scarpone” che vi è arrivato a casa questo mese si presenta con una nuova veste grafica e molti contenuti in più della tradizione. Abbiamo mantenuto le nostre essenziali e richieste rubriche, che sono l’anima della nostra rivista associativa, e ad esse si sono aggiunti dei preziosi contributi di grandi firme della storia, della politica internazionale e delle Forze Armate. Crediamo che la partecipazione associativa, la sua vita, debbano essere raccontate sulle nostre pagine che rappresentano un legame prezioso tra i soci della nostra Sezione. Viviamo in una Valle la cui peculiarità geografica non facilita la condivisione delle esperienze, così “Lo Scarpone” supplisce ai chilometri e al dislivello e ci avvicina. Il nostro giornale riporta, racconta e speriamo incuriosisca tutti i soci alpini, gli aggregati e i moltissimi amici che amano il nostro mondo. Sappiamo che l’attesa dell’arrivo de “Lo Scarpone” è sintomo di curiosità, amore per l’Associazione e grande gratificazione per quanti, e sono molti, collaborano alla sua uscita. Il giornale, che da quarant’anni, caparbiamente dopo la difficile salita composta dalla scrittura, dalla composizione e dalla stampa raggiunge la vetta, che è casa vostra, può farlo perché per titolo (e non è un caso) porta il nome di “Scarpone” alleato indispensabile di ogni alpino e artigliere. Come ogni scarpone dopo la lunga marcia ha bisogno di una bella lucidata per passare senza punizioni l’ispezione; questa nuova composizione, ricca d’immagini e colore, speriamo passi la vostra. Noi ci mettiamo sull’attenti in attesa del vostro giudizio. In questo numero troverete la cronaca, troppe volte nascosta, della battaglia che elevò l’esercito di liberazione italiano sullo stesso piano di quello alleato, le giornate dell’adunata di Pordenone, la cronaca delle operazioni militari, le notizie sportive e associative della Sezione e dei Gruppi oltre a tanti altri argomenti d’attualità. Buona lettura!!! Sergio Pivetta Ufficiale combattente della Liberazione La conquista del Monte Marrone I reduci del battaglione “Piemonte” ricordano L’8 settembre Trovarsi lontano dalla propria casa l’8 settembre del ’43 non fu certo una cosa semplice per molti soldati di quello che fu il Regio Esercito. La storia degli alpini racconta di molti che vissero quel giorno a Bari località di transito tra quelli che erano in attesa di partire per il Montenegro e molti che invece ne erano rientrati e desideravano solo tornare a casa. Tra i molti in attesa i piemontesi, la maggior parte del battaglione “Fenestrelle”, erano raccolti in un luogo di raccolta della “divisione Taurinense”. La confusione di quei giorni fu totale per l’assenza di ordini precisi e la volontà di molti di non più combattere. Il capitano Renato Maiorca, aiutante maggiore del 3° alpini, cercò di organizzare tutti questi uomini formando un reparto organico chiamato “Reparto Esplorante Alpini” pronto per entrare in linea con gli alleati. Ci furono grossi problemi con la popolazione che mal sopportava gli alpini e nonostante spostamenti vari, Presicce, Santa Maria di Leuca, Nardò, Cisternino la situazione non migliorò. Il 1 gennaio del 1944 prese il comando un ligure tutto d’un pezzo, il maggiore Alberto Briatore, severo certamente ma pronto a lottare affinché i suoi uomini ricevessero abbigliamento e cibo dignitosi. Piano piano, pur con palese insoddisfazione, si ricostituì un battaglione alpino cui venne dato il nome di “Taurinense” poi sostituito con “Piemonte” vista la provenienza della maggior parte dell’organico e che assunse la nappina rossa. L’addestramento Duro fu l’addestramento, ma il 10 marzo alcuni ufficiali inglesi giunti per assistere ad una esercitazione ne trassero impressioni altamente positive. Il battaglione era così pronto a risalire la penisola entrando a far parte del “Primo Raggruppamento Motorizzato” comandato dal generale Utili e che in seguito diventerà il Corpo Italiano di Liberazione, alle dipendenze dell’8ª Armata britannica. Il 17 marzo il “Piemonte” lasciò così Cisternino ed iniziò la nuova avventura. Il fronte, o meglio l’Italia era in quel momento divisa in due e la linea di demarcazione tra Tirreno ed Adriatico si sviluppava da Anzio, Cassino e terminava ad Ortona a mare passando per il Molise attraverso la zona montagnosa delle Mainarde. Nella parte centrale di questa catena svettava il Monte Marrone, che con i suoi quasi 1800 metri costituiva un ambito punto di osservazione. Peccato però che fosse in mano tedesca e che molti fossero stati i tentativi di conquista andati a vuoto. Il generale Utili, conscio di avere ai suoi ordini un reparto attrezzato per operare in montagna, chiese di poter tentarne la conquista dal lato Sud ritenuta dai più quasi impossibile per la verticalità delle pareti e per i canaloni ghiaiosi ed ancora innevati. La conquista L’azione “impossibile” si avviò alle 3,30 del 31 marzo con tre colonne di alpini che dovettero superare nel buio più completo un dislivello di oltre 700 metri con passaggi da alpinismo puro con piccozza e ramponi, corde e chiodi e con sulle spalle uno zaino di oltre 40 chili oltre l’armamento. Verso le 7,15 venivano già predisposte le linee difensive con la 1ª e 2ª compagnia mentre la 3ª continuava l’opera di rifornimento. L’azione era riuscita perfettamente. I tedeschi tentarono la riconquista il 2 In alto: due osservatori tedeschi davanti al massiccio delle Mainarde. In basso a sinistra: alpini italiani del battaglione “Piemonte” nella zona di Monte Marrone. A destra: La lapide che ricorda il comandante Maiorca, posta sui muri del Forte ad Exilles. Mario Tonini Direttore 3 STORIA STORIA aprile e poi nella notte tra il 3 e 4 ed anche il 10 ma senza successo anche perché le opere di difesa procedevano spedite ed anche alcuni pezzi di artiglieria furono issati sulla vetta con estrema fatica. Non ci furono poi altri significativi tentativi e così il battaglione “Piemonte” lasciò le posizioni per riprendere la risalita verso il nord liberando Jesi ed entrando a Bologna. Il battaglione fu poi insignito di medaglia d’argento al Valor Militare con la seguente motivazione: Costituto con elementi della divisione alpina “Taurinense”, che dai porti adriatici della Balcania riuscirono a raggiungere fortunosamente la Puglia dopo l’armistizio, partecipava a tutta la guerra di Liberazione riconfermando ognora la tempra intrepida delle genti della montagna. Alla gloria perenne delle nostre armi offriva due difficilmente pareggiabili esempi di fusione perfetta di perizia, valore e fortuna: prima a Monte Marrone, scalato di sorpresa per la ripida parete ed eroicamente difeso sull’orlo dell’abisso alle spalle; poi a quota 363 di Valle Idice, strappata al nemico con una stoccata saettante e fulminea, spezzando la cerniera delle due Armate tedesche in Italia, donde poi traboccò su Bologna. Campagna di Liberazione, 18 marzo 1944 - 8 maggio 1945. Ormai i reduci del “Piemonte” sono pochi e alcuni di questi ogni anno si ritrovano a Torino per una semplice commemorazione al cippo che lo ricorda. Tra questi il nostro amico Sergio Pivetta, Gruppo di Claviere, che visse quell’avventura da sottotenente di complemento. Fedele al ricordo, mercoledì 9 aprile con voce appassionata e talvolta rotta dall’emozione ha così ricostruito quell’avventura, quelle sensazioni e quella vittoria. Proponiamo così la sua testimonianza, appassionata e sicuramente fedele della realtà di quei giorni. Dario Balbo La battaglia delle Mainarde Il racconto di Sergio Pivetta Inespugnabile Settant’anni or sono, all’alba del 31 marzo del 1944, con un colpo di mano da manuale, il battaglione alpini “Piemonte” occupò di sorpresa, senza colpo ferire e senza perdere un solo uomo, le vette di Monte Marrone, baluardo roccioso che sale, dalla Val di Mezzo, poco più di 1.000 metri, con una parete strapiombante di oltre 700 metri, fino a quota 1.770. Di fronte, separato da una vallata, Monte Mare. Più avanti, Monte Cavallo. A seguire, oltre le Mainarde, i monti della Meta che fiancheggiano la valle del Canneto. Tale impresa, ritenuta “impossibile” sia dagli alleati che lo giudicavano “inespugnabile” che dai tedeschi per i quali era “inattaccabile” segnò di fatto – dopo l’eroico battesimo di 4 sangue di Monte Lungo, sulla direttrice di Cassino – la rinascita dell’Esercito Italiano. L’azione venne effettuata su tre direttrici. La prima sul versante sinistro, superando una serie di pericolosi nevai a rischio di valanga, dalla 2ª compagnia comandata dal capitano Rigi Luperti, sostituito successivamente dal capitano Athos Silvestrini. La seconda al centro, scalando tratti verticali di parete rocciosa e di scoscesi pendii ghiacciati, dagli alpieri della 1ª comandata dal capitano Michele Saccà. La terza sulla destra attraversando impervi canaloni boschivi su terreno innevato, ghiacciato e scivoloso, dalla 3ª, comandata dal capitano Enzio Campanella. Dieci giorni più tardi, dopo un paio di scontri ravvicinati con pattuglie avversarie scese da Monte Mare per sondare le nostre difese, l’attacco condotto in forze, la mattina del lunedì di Pasqua 10 aprile 1944, alle 3,30 circa, nel settore boschivo difeso dalla 1ª compagnia, da tre grosse formazioni di Gebirgsiager della Edelweiss in tuta mimetica bianca, attacco respinto grazie ad un furioso contrassalto sferrato contro il primo scaglione avversario dagli esploratori e da un plotone della 3ª, guidati dal capitano Campanella. Fermati e costretti a ripiegare anche il secondo e terzo scaglione nemico, dall’immediato intervento delle artiglierie italiane e polacche che, da fondovalle, avevano scatenato un infernale fuoco di sbarramento, fino a fondere addirittura alcuni pezzi. A fine maggio, mentre i polacchi, attaccate a Montecassino le postazioni tedesche costruite tra le macerie dopo l’inutile distruzione del Monastero, li costringevano a ripiegare verso Atina, inizia con successo l’attacco del Corpo Italiano di Liberazione alle posizioni avversarie della linea Gustav nella catena delle Mainarde, puntando verso Roma. Ed è a questo punto che gli americani, temendo che i nostri reparti raggiungano la capitale prima di loro, ci fermano e ci spostano dall’8ª Armata americana che avanza lentamente sul fronte tirrenico all’8ª inglese che sta operando su quello adriatico. Altri quattro mesi di combattimenti, sempre tallonando le forze nemiche in lenta ritirata e poi, raggiunta la linea Gotica, l’agognato avvicendamento per un periodo di riposo, seguito dalla sostituzione delle nostre oramai lacere divise grigio-verdi con uniformi ed armamento inglesi ed il ritorno al fronte, nel 1945, con il Gruppo di Combattimento “Legnano”. La liberazione Quello che l’arida cronaca degli eventi succedutisi in Italia dopo l’8 settembre 1943 però non dice è che, nei quasi 70 anni seguiti alla fine del secondo conflitto mondiale, il mondo politico si è attribuito il merito della “liberazione”, sorvolando o comunque non ponendo l’accento sul fatto che la guerra non è stata vinta dagli italiani, ma dagli alleati i quali, per sconfiggere 500.000 tedeschi, misero in campo due armate forti di migliaia di aerei, carri armati, cannoni e ricche di una formidabile organizzazione logistica, la 5ª americana e l’8ª inglese, utilizzando largamente truppe di colore. E sottacendo che tra i reparti d’assalto. vennero schierati, dall’autunno del 1943, un primo piccolo contingente italiano salito, dai 5.000 uomini del 1° Sopra: alpini italiani del battaglione “Piemonte” verso la vetta di Monte Marrone nella primavera 1944. Sotto: Marines americani posano dopo aver conquistato una bandiera tedesca. Sopra a sinistra: il diploma del Reggimento nel quale furono inquadrati molti alpini nel 1943. A destra: gli alleati liberano il nordItalia. Sotto a sinistra: soldati tedeschi in una trincea naturale sulle montagne appenniniche italiane. A destra: l’Edelweiss, la stella alpina, emblema delle truppe da montagna tedesche, nella campagna d’Italia. 5 STORIA PERSONAGGIO Raggruppamento Motorizzato, ai 25.000 del Corpo Italiano di Liberazione, fino ai 50.000 dei Gruppi di Combattimento affiancati nel 1945 sulla linea Gotica, Appennino tosco-emiliano, da altri 50.000 delle “salmerie da combattimento”. La guerra da signori Una “guerra da signori” costata agli alpini, pur essendo durata a fronte della campagna di Grecia di 6 mesi e della campagna di Russia di 5, ben 20 mesi, un numero inferiore di perdite e soltanto nei combattimenti. Se è vero infatti che nei due mesi trascorsi sulle creste rocciose di Monte Marrone dove non si potevano scavare né trincee né rifugi e dormivamo sulla neve nelle canadesi, si arrivava a 10, 15°C sottozero eravamo, anche se vestiti ancora in grigio-verde, abbastanza ben coperti e nei successivi quattro mesi passati all’addiaccio nei fossati e nel fango delle colline marchigiane, dove non avevamo alcun riparo se non i ruderi di qualche casera, non ci mancavano almeno né cibo né munizioni, né, all’occorrenza, coperte e sacchi a pelo. Ma c’è anche un ultimo aspetto di quella guerra che onora tutti i giovani i quali, colti dall’8 settembre 1943 nell’Italia del sud, dovettero, volenti o nolenti, parteciparvi. gli autocarri che li avrebbero trasportati al fronte, volevano bruciarli. Poi, d’improvviso, avvenne l’incredibile: lungo il viaggio, tra sobbalzi e scossoni sulle strade semidistrutte dalla guerra, un alpino, con voce sommessa, cominciò a borbottare “la tradotta che parte da Torino...”, seguito da altri che iniziarono sulle prime a bofonchiarla per poi unirsi con voce sempre più ferma al coro fino a quando giunti in val di Mezzo, alla base della parete rocciosa di Monte Marrone, qualcuno, seguito subito da tutti, intonò con voce squillante “l’è ‘l Piemunt che dà a l’Italia sua pi’ bela gioventù” e, come per incanto, quella che era stata una massa di ribelli, si trasformò in un magnifico, granitico battaglione dì alpini, un battaglione che si sarebbe battuto con onore, meritando per la propria bandiera la medaglia d’argento al valor militare. Da anni, tutte le volte che ritorno nel Molise, c’è qualcuno che, al cospetto di quella parete che solo a guardarla mette soggezione, mi chiede: “ma come avete fatto?”. E, da anni, io so solo rispondere che ancora non lo so. Rammento solamente che la sera di giovedì 30 marzo 1944 il capitano, dopo aver convocato a rapporto ufficiali e sottufficiali, ci aveva detto senza preamboli, semplicemente: “Ragazzi, domani tocca a noi”. E che la mattina seguente all’alba, Monte Marrone era nostro. Sergio Pivetta Medaglia d’argento Va infatti precisato, per la verità storica, che il battaglione alpini “Piemonte” costituito a Bari dall’allora Aiutante Maggiore Sopra a sinistra: a Castelnuovo al Volturno ai piedi di Monte Marrone in 1ª del 3° reggimento alpini capitano Renato Maiorca con i c’è il monumento ai caduti del Corpo Italiano di Liberazione rimpatriati dal Montenegro e con i complementi in attesa realizzato dallo scultore Vittorio Piotti. A destra: il giovane alpino di imbarco, era composto tutt’altro che da volontari, uomini i Sergio Pivetta protagonista nell’esercito di Liberazione. quali, reduci da una guerra perduta, non volevano più saperne Lo stemma della 5ª Armata. La United States Army North, di riprendere le armi tant’è che a Cisternino, quando arrivarono attivata durante la seconda guerra mondiale con il nome di Fifth Army. Per saperne di più Tutto per l’Italia Diario di un alpino del Battaglione «Piemonte» 1943-1945 Sergio Pivetta Mursia Monte Marrone 1944 Natalino Paone Cosmo Iannone Editore Non solo partigiani Episodi e battaglie del Corpo Italiano di Liberazione 1943-45 Antonio Bergonzi - Giuseppe Pigoli Parallelo 45 Edizioni 6 Pietro Arnol Il generale della montagna Nacque a Susa nel 1917 e dopo gli studi ginnasiali decise di continuare gli studi a Torino al liceo Valsalice. La sua caparbietà è dimostrata da come tutti i giorni raggiungeva il capoluogo piemontese; dalla città di Adelaide a Bussoleno per raggiungere il treno scendeva e saliva in bicicletta. Per l’ottimo rendimento scolastico saltò la terza classe del liceo e si diplomò a pieni voti presso il prestigioso Gioberti. Entrò per concorso all’Accademia Militare di Modena e in seguito alla scuola d’Applicazione di Parma, pur continuando gli studi in Legge. Uscì ufficiale dalle scuole nel 1939 e partecipò alla Seconda Guerra Mondiale. L’8 settembre si unì ai partigiani francesi. Tornato a Susa nel settembre del 1944 nel battaglione Garibaldi e Matteotti collaborando con il servizio segreto alleato e per l’esercito Americano lavorò ai collegamenti logistici sul fronte Occidentale. Fu in questo periodo delicato il comandante delle staffette sciatori durante la missione “Morrison”. Dopo la liberazione fu l’organizzatore del recupero delle armi e dei materiali abbandonati o nascosti. Per questa delicata missione ottenne un encomio dal Colonnello incaricato di ripristinare l’ordine nelle valli piemontesi. Nel 1945 fu comandante dell’Ufficio Stralcio del “battaglione Susa”. Dal 1947, nel 6° Reggimento Alpini, diresse l’addestramento degli alpini e del centro di reclutamento di Bolzano e nelle caserme dei giovani della generazione del dopo-guerra a Vipiteno, Brennero e Merano. Il maggiore comandante della caserma scrisse così di lui “È dotato di profondo sentimento del dover e della disciplina. Molto A sinistra: l’ufficiale Arnol in servizio sulle montagne al confine francese. A destra: Arnol appena uscito dall’Accademia Militare posa davanti all’Arco di Susa. Sotto: fotografia scattata durante un’adunata di alpini. corretto nella forma e disciplinato nella sostanza. Possiede elevate qualità di organizzatore e di animatore. Osservatore e critico attento e attivo. Non teme la responsabilità che sa assumersi a pieno”. Dal 1956 ricostruì, come comandante, il battaglione “Pieve di Cadore” e due anni più tardi andò ad Aosta alla scuola d’Addestramento. Di questo periodo rimane il rapporto positivo scritto su di lui: “L’opera di quest’ufficiale nel delicato compito affidatogli per mancanza di quadri, per difficoltà di caserme, per mancanza di attrezzature didattiche, per le particolari condizioni meteorologiche e di ambiente, è stato realmente meritevole di ogni elogio. Il maggiore Arnol non si è risparmiato, ha dato tutto se stesso, ed ha dimostrato e confermato di possedere carattere fermo e deciso”. Diresse poi il nucleo di Courmayeur e poi si trasferì per il suo ultimo comando a Cuneo. Fu nel comitato organizzatore delle Olimpiadi invernali di Cortina, alle Universiadi di Claviere e Torino, organizzatore del Trofeo Mezzalama. Responsabile del villaggio olimpico a Roma, campione nella coppa Pischeider, commissario tecnico per le prove alpine e istruttore militare di alpinismo. Specializzato in problemi di sopravvivenza e soccorso in alta montagna e nelle zone artiche fu direttore di stazioni invernali. Uomo di montagna nella sua lunga carriera, raggiunto il congedo, si dedicò completamente alla sua passione. Un turbinio d’impegni, una valanga continua di attività. Terminò la sua lunga e appassionante vita dove l’aveva cominciata: tra le montagne. Mario Tonini Pietro Arnol Nato a Susa il 1 novembre 1917 morto a Cuneo il 17 dicembre 2008. Accademia Militare di Modena 1936/38, Scuola Applicazione di Parma 1938/39, 1940/45 Seconda Guerra Mondiale, 6° Reggimento Alpini 1947/49, Battaglione “Pieve di Cadore” 1956/57, Scuola Militare di Aosta 1949/56, 2° Reggimento Alpini 1956/74. Croce al Merito di guerra, Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, Croce d’oro per anzianità di servizio, Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, Cavaliere dell’Ordine di San Gregorio Magno, Diploma del Sommo Pontefice Giovanni XXIII, Stella d’Argento del CONI per meriti sportivi. 7 ATTUALITÀ ATTUALITÀ Quattrocentottantamila!!! Le penne nere onorano Pordenone In treno Anni orsono, in occasione del mio primo viaggio in Inghilterra un amico anglofono mi disse “Se per andare in Inghilterra non attraversi la Manica in traghetto non li capirai mai”. Ovviamene non seguii il consiglio e solo dopo molti anni quando utilizzai il traghetto per la prima volta, capii che aveva veramente ragione. Il lento navigare regalava la scoperta dei comportamenti, l’osservazione dei volti, delle piccole abitudini, dei riti ed il confronto tra gli anglosassoni e gli altri mi rivelava sfumature sino ad allora non percepite o ignorate. Cominciai così a vedere gli inglesi con altri occhi ed iniziai ad amarli. Vi chiederete giustamente il perché di questo preambolo e la spiegazione è tutta insita nel viaggio di avvicinamento a Pordenone. Anni ed anni di adunate hanno abituato i più a raggiungere le varie sedi su comodi bus stracarichi di cibarie, tra volti conosciuti di amici. Bus che poi ti scaricano e che dopo qualche ora ti vengono a riprendere. Al limite si scelgono le autovetture, ma anche in questo caso nulla è novità, nulla è scoperta. Ma provate una volta ad andare in treno e scoprirete un micromondo diverso, diviso tra coloro che vanno all’Adunata e coloro che ogni anno riscoprono gli alpini e che scoprono di amarli dopo averli conosciuti. Già nel raggiungere le stazioni ti senti addosso gli sguardi curiosi. Qualcuno ti accoglie con un “bravi” e la timida richiesta su dove si è diretti, dita di bimbi indicano il tuo cappello e mamme, papà, nonni spiegano che quel signore è un bravo alpino. Mentre rispondi a sorrisi o ne regali altrettanti ti senti felice. Poi sali sul treno e incontri altri come te. E nascono dibattiti sull’onda dei ricordi. Si cercano amicizie lontane nel tempo, si raccontano mirabolanti avventure o si raccolgono confessioni da imboscati. Non sei più solo mentre il treno corre ed aumentano i 8 compagni di viaggio che hanno la tua stessa meta. C’è chi ti offre un bicchiere e chi dividerebbe con te un panino con il salame fatto in casa. Aumentano gli auguri degli sconosciuti che via via scendono mentre con coloro che salgono si ripetono i riti precedenti. Non esistono nomi, ma tutti si chiamano vecio anche se qualcuno ti chiama anche tenente e non sai se è per rispetto o per sfotterti. Cambiano i dialetti e con loro cambiano reggimenti e battaglioni, ma le avventure e gli imboscati sono sempre attuali. Ecco allora che piano piano, mentre la campagna scorre al tuo fianco, capisci meglio sia il mondo a cui appartieni sia il mondo di coloro che ti amano per il solo fatto che esisti e che trovano il coraggio di dirtelo nei tempi del viaggio. Così, in un attimo è arrivata Pordenone. A Pordenone Scattano i “Ciao a presto”, gli auguri di buona adunata, la speranza di reincontrarsi per un bicchiere, mentre i compagni di viaggio che alpini non sono ti salutano con un “benvenuti a Pordenone” che è quasi un voler dire benvenuti a casa nostra, nella casa degli alpini, e poco importa se la prima statua che vedi all’interno della stazione è quella di un bersagliere. Pordenone è già in festa, pervasa da quella sana, spensierata allegria alpina. Forse nei primi giorni della settimana dell’Adunata si vive meglio questo spirito perché la città ospitante non è ancora del tutto invasa e gli spazi non sono ancora tutti occupati, Sopra a sinistra: il vessillo sezionale sfila per le vie di Pordenone. A destra: con l’alza bandiera comincia l’adunata nazionale. Sotto a sinistra: la bandiera di Guerra. A destra: la via centrale di Pordenone imbandierata con i tricolori. nel bene dagli alpini, e nel male da bancarelle e giovinastri. Così si improvvisano danze lungo le vie ed i cori spontanei sono ancora vicini alla perfezione e non allo schiamazzo fine a se stesso. Si scopre così la bellezza di passeggiare in una città sconosciuta e che ancora si sta preparando all’evento e dove la gente scopre con calma cos’è un’Adunata. Per qualche giorno le prime pagine dei giornali locali non spareranno titoloni su corruzione, arresti, mafia e malaffare, ma lanceranno solo messaggi positivi di gente che nel nome di un cappello e di un tricolore, simboli di cui si sente orgogliosa, si muove lungo lo stivale o da lontani paesi per mostrare al mondo quello spirito di appartenenza che è unico ed inimitabile nella bruttura di questi tempi. Grande festa di popolo, di gente che lavora, che suda ogni giorno e che ogni tanto canta e beve e non rifugge la festa. Fenomeno spesso incomprensibile ai più, ma fenomeno vero, irripetibile, unico nel mondo. Un esercito virtuale di uomini pronti a scendere in campo per aiutare chiunque ne abbia bisogno nel silenzio del lavoro e dell’impegno, ma con il giusto rumore della festa. Arriva poi l’ora della bandiera di guerra, quest’anno del 3° da montagna, che con il suo arrivo apre la sfilata del venerdì sera, il primo grande bagno di folla lungo via Montereale, corso Garibaldi, corso Vittorio Emanuele. Un lungo serpentone verde di vessilli e gagliardetti, uniti in un ideale abbraccio, mischiati gli uni agli altri, est ed ovest, nord e sud, estero ed Italia. Le vie di Pordenone sono strette, antiche e la folla è lì ad un passo e senza barriere mentre gli occhi, spesso umidi, sono fissi su quei simboli di appartenenza. Passa la fanfara della “Julia”, passa un reparto del 3°, passano gonfaloni e sindaci, passa il nostro labaro con le sue medaglie d’oro luccicanti, passano gli ufficiali in servizio. Uno spettacolo vero, diverso certo da quello della domenica, ma di impatto non certo inferiore per la brevità ed intensità del procedere. E quando la bandiera di guerra, non un semplice tricolore, si avvia per entrare nel Municipio un applauso scrosciante ne accompagna l’incedere. Ora l’Adunata è veramente iniziata. Il sabato scorre nei tradizionali riti, saluti alle delegazioni dell’IFMS, abbraccio alle nostre Sezioni all’estero, saluto alle autorità ed omaggio, presenti moL’alzabandiera glie e figlio, al maresciallo Gigli caduto in Afghanistan e ultima Un mondo alpino che riesce a riempire una piazza, piazza XX medaglia appuntata al Labaro nazionale. settembre, per la cerimonia dell’alzabandiera provocando sincera e talvolta sopita commozione in chi vi assiste e che fa riscoprire l’amore ed il rispetto per quel tricolore che sale verso il cielo. Un mondo che porta migliaia di persone al taglio del nastro Sopra: il manifesto dell’87ª Adunata nazionale, la Santa Messa a inaugurale alla cittadella degli alpini dove è possibile vedere e ricordo dei caduti, il maresciallo Gigli caduto in Afghanistan. toccare molti di quegli strumenti del quotidiano impegno dei reSotto a sinistra: il vessillo scortato dal generale Bonato parti, e dove i bimbi giocano ed i genitori ricordano. e dal presidente Sosello. A destra: alcuni componenti del Consiglio. 9 ATTUALITÀ ATTUALITÀ La messa Tra le cerimonie poi c’è la Santa Messa ospitata nel Palazzetto dello sport e quindi accessibile ad un numero maggiore di persone rispetto a quelle officiate nei tradizionali luoghi di culto. Partecipazione e commozione sia nei presenti che nell’officiante monsignor Santo Marcianò nuovo ordinario militare. Chiusura consueta con la “Preghiera dell’alpino”, che non è certo una notizia, ma è lo spunto per riportare quanto scritto sul Corriere della sera di domenica: “La preghiera degli alpini è terribile, una mistica clerico-nazional-fascista”. Lascio a voi commentare queste parole, che non sono di uno squilibrato qualunque, ma sono di un titolare di cattedra di storia contemporanea a Ca’ Foscari. Sempre dal Corriere poi un’altra voce fuori dal coro che è giusto riportare: “Sfilerò a Pordenone ma non con il mio Gruppo. Mi metterò in fondo, magari cercherò qualche Gruppo abruzzese o delle montagne. Non mi piacciono queste adunate così come sono organizzate, e non mi piace indossare la divisa. Quelle camicie tutte uguali reprimono la libertà e la fantasia che sono invece le caratteristiche fondamentali degli alpini” e poi “Quando passerò davanti al palco d’onore, al suono dei tamburi, se qualcuno griderà ‘attenti a’ io girerò la testa dall’altra parte perché non ho alcuna intenzione di rendere onore a quella pletora di raccomandati e politici che non si meritano il mio rispetto, il rispetto di un alpino sino all’ultima goccia di sangue. Vorrei sul palco gli ultimi reduci, le loro vedove, le famiglie. Il Sindaco ed il parroco tutt’al più”. Anche qui non parole di uno qualunque, ma il pensiero di un uomo di cui abbiamo apprezzato e apprezzeremo sempre la grande sensibilità delle parole dei suoi versi: Bepi De Marzi l’autore di quel Signore delle cime, canto tra i più amati dal mondo alpino. La festa Per tornare alla festa, scendono intanto le luci della sera. Pordenone è una bolgia. Ma sarà tutta veramente festa alpina? Certo a sentire la fanfara dei congedati della “Julia” in piazza XX settembre ci sono tanti cappelli alpini, ma nelle vie laterali, tra schiamazzi e comportamenti di dubbio gusto i cappelli veri sono ben pochi. Dobbiamo fare attenzione perché ci stanno scippando la sera della festa ed ogni nefandezza altrui ricadrà su di noi! Dovranno passare dodici ore di attesa, dubbi, tormenti e poi finalmente la festa tornerà ad essere nostra, solo nostra. A fine sfilata tornerò a prendere il mio treno. Non troverò di certo i compagni dell’andata e non vedrò negli occhi dei nuovi compagni la gioia dell’arrivo. Forse è giusto così… ma certamente non è la stessa cosa. E questo vale anche per me. Grazie comunque a Pordenone, terra che ha dato il 70% della leva agli alpini, terra generosa che meritava l’Adunata e che è stata ripagata con una partecipazione da record. Quattrocentottantamila, uno più uno meno che dalla sera del dì di festa si prepareranno alla prossima Adunata. L’Aquila ha preso il volo... Dario Balbo Sopra: i soci della Sezione sfilano per la bella città di Pordenone. Sotto: i musici della Fanfara sezionale, alla loro guida il maestro Danilo Bellando e il presidente Fiorenzo Combetto. Nella pagina a fianco, sopra: mogli, amiche e familiari attendono il passaggio dei loro eroi di casa. Sotto a sinistra: una fanfara chiude l’adunata e sulle camicie dei musici è cucito l’invito “Aspettando l’Aquila”. A destra: il palazzo del Governo della città dopo il terremoto. 10 Tanti volti della nostra Valle Ci sono molti modi per vivere l’adunata. Lasciata un attimo da parte la manifestazione della massa, del popolo alpino, dei grandi numeri che solo a pensarci si perde il conto c’è un altro punto di vista, per nulla trascurabile, di raccontare il ritrovo annuale delle penne nere: i singoli. Da persona a persona i sentimenti cambiano, così come le prospettive e i pensieri. Cominciamo da chi si porta sulle spalle il fardello dell’Associazione: il presidente della Sezione. Giancarlo Sosello alla sua nona edizione con la fascia da capitano, e chissà quante altre prima, a Pordenone è salito a metà settimana; per lui riunioni organizzative, impegni istituzionali e di rappresentanza con al seguito un attendente di fiducia il figlio Roberto (anche lui alpino ovviamente). Poi c’è la domenica della sfilata con la “muda” e il capello alpino lucidi e rigorosamente da ispezione. Veniamo ai consiglieri sezionali, qui la fauna è varia e molto articolata. Tutti con impegni ben precisi dal più alto in grado Mario Botteselle, che da Novalesa deve raggiungere il consiglio nazionale di Milano ad ogni squillo di tromba, al bravo Michele Bosco quello delle cose pratiche e delle affermazioni dure e rigorosamente in piemontese vestito in giacca e cravatta; a dimostrazione che gli alpini possono realizzare miracoli. Tra l’uno e l’altro i personaggi sono talmente vari che pensare alla loro adunata prevederebbe qualche seduta dallo psicanalista. Non che siano matti, bè, forse un po’. C’è l’adunata dei capigruppi, ne abbiamo la bellezza di trentasei. Ognuno è arrivato in Friuli con i suoi compaesani da un percorso, e con tempi, differenti. Un’armata che alla fine li ha visti uniti poche ore prima della sfilata a preparare i gagliardetti e a rimettere la camicia quadri ben infilata nei pantaloni. Da Sestriere a Buttigliera Alta, tutta la Valle, i capi dei nostri gruppi. Cosa pensano? L’ordine, il numero dei partecipanti e la grande soddisfazione di essere presenti anche questa volta a capo di una banda che rappresenta nei nostri comuni molto del volontariato e del socia- le. Ci sono poi gli artiglieri e gli alpini, quelli in congedo da anni, decenni, quarti e metà secoli. Tutti hanno nello sguardo la stessa attenzione e vitalità di quando hanno fatto il giuramento. Non importa se il tempo è passato, e com’è passato, l’importante è il saluto militare e marciare ordinatamente al passo (o quasi). In sfilata ognuno ha il suo compito. I bardonecchiesi portano le lettere giganti che hanno composto in tutta Italia la scritta “Valsusa” chi tiene gli striscioni. Ci sono poi i musici. Per loro lavoro triplo. Marciare a tempo, suonare e tenere a bada il direttore Danilo Bellando. A Combetto, per gli amici Fiorenzo, l’adunata è la soddisfazione di aver ancora una volta portato la Fanfara a suonare per le vie della penisola. C’è poi l’adunata di chi il militare l’ha fatto davvero, per più e più anni sempre in servizio. Per loro il cappello non è molto, è tutto. Finiti? Neppure per sogno, alla grande kermesse alpina la Valle porta ogni anno il meglio di se: le donne. Mogli, fidanzate e compagne che quotidianamente sopportano gli uomini pennuti nelle loro nevrotiche riunioni. Il grande cuore materno che insegue, e precede, i soci dell’associazione durante queste manifestazioni. A vedere queste donne appoggiate alla transenne nell’attesa di vedere passare il loro uomo c’è molto di nostalgico e tanto di tenero. Ciao con la mano e una foto ricordo. C’è la sfilata per chi la sfilata non la fa ma la fotografa e alla fine farà più chilometri di chi ne è protagonista. Due da anni non marcano visita Franco Sibona e Carlo Ravetto. Ci sono le autorità civili; sindaci, vice e assessori che lasciati i banchi dei consigli comunali sgranchiscono le gambe al passo di marcia. Presi uno ad uno i ricordi si sommano si amalgamano e s’intrecciano. Ritorniamo così da capo, con l’adunata dei molti, ma mai troppi alpini. Insomma il troppo che non stroppia mai. Mario Tonini 11 L’ESERCITO OGGI Premio allo Scarpone ATTUALITÀ Vinto il “Premio stampa alpina Vittorio Piotti” Nel numero di settembre 2011, nel ricordarlo dopo la morte chiudemmo il pezzo scrivendo queste parole “...Ti porti purtroppo nel cuore il cruccio che il tuo ‘Scarpone’ non sia mai stato premiato dall’A.N.A. come meriterebbe invece ampiamente. Non ti preoccupare, ci riusciremo per te. Nelle mani di Valerio, a cui hai ceduto lo zaino posato tempo addietro, crescerà ancora. Te lo promettiamo e te lo dobbiamo. Addio Ballesio, alpino e galantuomo”. Per quei pochi che non lo conobbero, Francesco Ballesio fu il più longevo degli uomini dello “Scarpone”, fu l’alchimista, il modellatore, il maestro di tanti entusiasti dilettanti allo sbaraglio che nel corso degli anni hanno cercato di far giungere ogni trimestre la voce della Sezione nelle nostre case. Poi un giorno dell’agosto 2011, in silenzio, se ne andò lassù. Nessuno immaginava che ci potesse abbandonare, ma quando dal Paradiso di Cantore ci sono arrivare queste poche righe il cuore ha iniziato a batterci a mille. “Cari amici della Val Susa, grazie di cuore di ricordarmi sempre, grazie, grazie e complimenti infiniti per il trionfo del nostro giornale. Mi avevate promesso il vostro impegno, mi avevate promesso la vittoria, ma mai e poi mai avrei pensato che potesse arrivare così presto. Quando ho dato la notizia a Badò, a Chiosso e a Giuliano stentavano a crederci, tanto grande era l’emozione e la gioia. Qui nel Paradiso di Cantore vediamo ed osserviamo tutto, loro forse un po’ più distaccati, ma io vi sono stato sempre vicino, soffrendo per i vostri dubbi, gioendo per le vostre certezze, spronandovi quando queste venivano meno. Forse voi non ve ne accorgevate, ma io c’ero, non vi ho mai lasciati soli. Grazie quindi a te caro Valerio, silenzioso compagno di tante giornate passate a creare e rivoltare menabò ed ora solitario cesellatore delle nostre pagine. Grazie anche al caro Giancarlo, il presidente perennemente in lotta con il costo del numero delle pagine per far quadrare il bilancio sezionale, ma che ora potrà andare finalmente fiero degli sforzi della sua redazione che gli ha fatto spender bene quei soldi. Grazie ad Elio sempre puntuale con il suo angolo e grazie a Dario per le sue fotografie. Ma anche grazie a tutti coloro che seppur con poche righe hanno dato il loro contributo e ricordo tra i tanti il gen. Blais. E poi il burbero Melli che seppur brontolando è sempre riuscito a rispettare i tempi ristretti che gli imponevamo. Perdonatemi la debolezza, ma voglio anche ringraziare la mia Maria per l’affetto con cui sfoglia quelle pagine che per anni mi ha visto comporre rubando tempo alla sua compagnia. Mi fa tenerezza vederla stringere le copie che puntualmente le arrivano e mi commuovo per la sua commozione. So che ha pianto dalla gioia per la vittoria… e la capisco. Avete, abbiamo vinto anche per lei. Tutti voi siete stati gli artefici di questo successo e la motivazione è perfetta nel riconoscere i vostri meriti. Bravi, bravi tutti. Potrò passeggiare nei sentieri del Paradiso con la mia copia sotto il braccio ed ogni volta che troverò qualche amico della Val Susa gli correrò incontro gridandogli con il cuore in gola che... l’uma piait ‘l premi. Vorrei suggerire poi ai cari Combetto e Bellando di suonare un sontuoso “Attenti!” in onore del loro giornale che riporta puntualmente gli impegni della fanfara. Lo potrebbe suonare Parisio anche lui prezioso collaboratore con le notizie della sua Protezione civile. Ogni tanto scappa ancora qualche errorino, ma sono inezie. Una donna è bella anche se qualche neo ne interrompe la perfezione. Adesso ho finito, vi lascio alla vostra vita, io torno alla mia. Mi prendo le copie dello Scarpone sotto il braccio e nella mia passeggiata vado a cercare i direttori che lo hanno svezzato, i redattori del passato, i collaboratori di un tempo, gli amici di sempre. Veramente un bel compleanno caro ‘Scarpone’. Orgoglioso di voi continuerò ad esservi vicino.” Ba-io (Francesco Ballesio) Certo non è da tutti i giorni ricevere posta da lassù, da quel mondo di penne nere che accoglie gli amici di sempre che sono “andati avanti” ed era giusto che tutti ne foste messi al corrente. A Marostica abbiamo ritirato il premio, un bellissimo trofeo che ahimè tra due anni dovremo restituire, ed un diploma che farà bella mostra nel salone “Don Trappo”. Dalle mani di don Bruno Fasani, del gen. Primicerj e del presidente Favero, Olivero per la redazione e Balbo, in qualità di vicario per l’assenza del presidente Sosello impegnato in valle, hanno preso in consegna il premio e lo hanno virtualmente alzato al cielo quasi fosse la Coppa dei campioni. Questa la motivazione: “Lo Scarpone Valsusino si impone per l’elegante veste grafica, corredata da una ricerca di immagini davvero singolari, capaci di raccontare i fatti con grande impatto comunicativo. Non mancano intuizioni originali, anche fotografiche, che ne esaltano la creatività narrativa. Emerge inoltre una singolarissima cura degli articoli, particolarmente preziosa per le informazioni e gli approfondimenti che fornisce. Si tratta di un lavoro di eccellenza condotto con generosa dedizione e competenza”. Il 2014 è il quarantesimo compleanno del giornale e regalo migliore non potevamo immaginare. A tempo debito ci ritorneremo. Sul tema del C.I.S.A, come parlare, scrivere, della Prima guerra mondiale avremo modo in questi quattro anni di ritornare sovente. Senza nulla togliere al dibattito lasciateci godere della vittoria. Anche con te Ba-io, maestro che ci hai guidati lungo la via. Dario Balbo Penne nere e rossobianche, insieme! Da questo numero, grazie alla collaborazione della brigata alpina “Taurinense” che ci fornirà documentazione ed immagini, forniremo notizie sulle attività dei nostri alpini in Italia ed all’estero. Pensiamo sia giusto dare spazio a questo tipo di informazioni perché i ragazzi della “Taurinense” sono quelli che conservano i valori legati al cappello alpino. La nostra è una associazione d’arma che un tempo informava sulle attività di battaglioni e reggimenti formati da giovani della leva, pensiamo sia altrettanto giusto farlo con i soldati professionisti. Ringraziamo il tenente colonnello Mario Renna, Capo Sezione Pubblica Informazione della brigata, con il quale è nata l’idea di collaborazione. Fucilieri reali del Northumberland che la ottennero nel 1829 da Re Giorgio IV per ricordare il 5° reggimento di Sua Maestà che vinse i francesi nel 1778. L’esercitazione, denominata “Roman Express” è stata imperniata su di un ipotetico scenario di crisi dove sarebbe stato schierato un contingente multinazionale con lo scopo di normalizzare un’area a rischio di conflitto. L’esercitazione si è svolta in due settimane ove la prima è stata in bianco e la seconda a fuoco. Le attività messe in atto comprendevano operazioni di attacco, difesa e di stabilizzazione. I militari schierati sono stati 450, due terzi dei quali italiani, ed il comando di questa unità denominata “Task Force Susa” è stato assegnato al tenente colonnello Paolo Sandri, comandante del Susa. La “RoEsercitazione congiunta man Express” rientra negli impegni internazionali dell’Esercito, Nell’ambito del progetto di collaborazione tra gli eserciti europei che prevedono tra l’altro la costituzione di un comando brigasi è svolta nelle Marche, un’esercitazione congiunta tra la “Tau- ta italo-francese basato sulla Taurinense e sulla 27ª brigata da rinense” con il 2°, 3° e 9° alpini, il 1° artiglieria da montagna, montagna transalpina. il 32° genio, il Nizza Cavalleria ed il “Royal Regiment of Fusiliers” britannico, con la partecipazione anche di altre unità del Internazionali nostro Esercito quali il 186° paracadutisti della “Folgore”, il 28° La Taurinense, comandata dal generale Massimo Panizzi, sta inreggimento comunicazioni operative “Pavia” ed i fanti del 66° tensificando le attività con i colleghi francesi in vista della costi“Trieste” con la disponibilità degli elicotteri Mangusta e NH90 del tuzione di un comando bi-nazionale non permanente da impie7° reggimento “Vega” dell’Aviazione dell’Esercito. Completavano gare in operazioni internazionali in ambito NATO e ONU e Unioil quadro degli assetti aerei, i velivoli Tornado del 6° stormo di ne Europea. La “Roman Express” aveva preso il via a Pinerolo Ghedi. Il reggimento inglese di fanteria dell’Esercito britannico presso il 3° reggimento alpini attraverso una fase di amalgama fu fondato nel 1968 dalla fusione di quattro storici reggimenti con il “Royal Regiment of Fusiliers”, di stanza a Cipro, dove sadi fucilieri ed ha operato in Iraq durante la guerra del Golfo del rebbe poi rientrato dopo una ulteriore sessione di addestramento 1991, nel 2003 a Basra in Iraq e nel 2006 in Afghanistan. sciistico e alpinistico sulle montagne del Piemonte insieme agli istruttori di sci e di alpinismo da montagna. Penna rossa e bianca Dario Balbo La mascotte del reggimento è una antilope di Blackbuck indiana, tradizione dei Fucilieri reali del Warwickshire. I reggimenti di fuFotografie di alcuni momenti dell’esercitazione congiunta tra italiani cilieri portano sul berretto una penna rossa e bianca eredità dei ed inglesi e lo stemma araldico delle penne rosse inglesi. Il premio allo “Scarpone” è nelle mani di Dario Balbo, Giancarlo Sosello e Valerio Olivero. 12 13 ATTUALITÀ ATTUALITÀ Una piazza d’argento A Rubiana intitolata una piazza alla medaglia al valor militare Paolo Giorda Paese pacificamente “invaso” dagli alpini sabato 12 aprile per l’intitolazione del piazzale nei pressi di via II Luglio 1944 e per lo scoprimento della targa alla memoria del rubianese Paolo Giorda, penna nera deceduta durante la Seconda Guerra Mondiale, precisamente il 13/04/1942 nella zona di Ovaj Brod in Croazia. Un momento importante per il Gruppo rubianese quello di sabato scorso, vero e proprio traguardo di un lungo lavoro “burocratico” ma anche manuale iniziato nell’ottobre 2012, con la richiesta al Comune di poter dedicare il piazzale nei pressi della sede ANA al soldato Giorda, scomparso in battaglia in seguito a gesta eroiche e per questo insignito della medaglia d’argento al valor militare. Tutta la manifestazione si è svolta secondo il programma: alle 9.30 autorità, rappresentanti delle associazioni e simpatizzanti intervenuti si sono posizionate sotto il monumento presente nei pressi della bella sede di borgata Paschero, dove, anche grazie alla fanfara dell’ANA Val Susa, è stato dato avvio ufficiale alla manifestazione. Dopo l’alzabandiera e l’Inno Nazionale gli intervenuti hanno attraversato la stretta borgata per raggiungere via Roma, grazie alla quale sono risaliti nella piazza principale del paese, piazza Roma. Qui le autorità sono salite sulla terrazza per rendere l’onore alle penne mozze al monumento dedicato appunto agli alpini caduti durante le guerre. Dalla piazza si è poi scesi nel piazzale di via II Luglio, dove si è svolta la parte principale della manifestazione. Sul palco allestito per l’occasione, insieme al capogruppo Remo Blandino a fare gli onori di casa c’era anche il sindaco Gianluca Blandino. Insieme ai due Blandino non poteva mancare il presidente della sezione ANA Val Susa, Giancarlo Sosello, quello della Sezione di Pinerolo, Francesco Busso e per gli alpini in armi il capitano Andrea Vittorio, attuale comandante della compagnia di Oulx. In rappresentanza delle Forze dell’Ordine operanti sul territorio, il Luogotenente Filippo De Santis, comandante della stazione dei Carabinieri di Almese. Schierati di fronte al palco ed al nuovo monumento numerosi vessilli dei Gruppi e delle Sezioni vicine e lontane. Il più lontano era sicuramente quello della Sezione australiana di Melburne, con il suo arzillo presidente di ben 89 primavere. Dopo i discorsi ufficiali è toccato ad altri due arzilli commilitoni scoprire la targa posta sul nuovo monumento: stiamo parlando di Giuseppe Garbolino, coscritto del compianto Paolo Giorda, e di Aldo Isabello, altra colonna del Gruppo rubianese. Nei pressi del monumento anche il parroco, Padre Sergio Merlo, che ha impartito la benedizione, e l’autore dell’opera, il “solito” Cesare Isabello, vero artista della pietra, che già molte altre simili opere, non solo per gli alpini, ha realizzato sul territorio. Allo scoprimento del cartello stradale che indica ufficialmente la nuova denominazione del piazzale, posto all’incrocio tra lo stesso e la via II Luglio 1944, ci ha pensato il sindaco Blandino. La manifestazione è terminata in maniera conviviale con un piccolo rinfresco offerto presso la sede degli alpini. Stefano Grandi Paolo Antonio Giorda Nato il 3 febbraio 1921 a Rubiana fu chiamato alle armi nel gennaio del 1941 nel 3° Reggimento Alpini “battaglione Susa”. Partito per la Croazia con il battaglione Pinerolo morì in seguito a ferite riportate in combattimento nel paese di Ovaj Brod il 13 aprile 1942. Gli fu conferita la Medaglia d’Argento al Valor Militare con questa motivazione: “Porta fucile mitragliatore, durane un violento combattimento proteggeva con precise raffiche la propria squadra fucilieri che prendeva posizione in una casa. Raggiunta anch’egli l’abitazione e già al sicuro, mentre si accingeva a riaprire il fuoco, si accorgeva che un portamunizioni era caduto ad un centinaio di metri. Di sua iniziativa, nonostante il preciso tiro nemico, si lanciava presso il compagno per trarlo in salvo, ma era già deceduto. Raccolta la cassetta munizioni, la passava ai compagni attraverso la finestra. Mentre sul davanzale stava per mettersi in salvo, cadeva colpito mortalmente”. SULLO SCI CAMPIONI VALSUSINI Sulle nevi del Pian del Frais il 26 febbraio si è svolta una gara di sci alpino riservata agli alpini ed ai loro amici organizzata dalla Sezione di Torino.La nostra Sezione ha ben figurato ottenendo onorevoli piazzamenti. Nelle varie categorie infatti si sono distinti al primo posto Silvano Ollivier, Giovanni Carello e Sergio Chiulli. Secondo posto per Luciano Dosio e per la moglie Giovanna Peretti. Discreti piazzamenti infine per Sergio Ollivier e Flavio Sibille. A completare la splendida giornata il pranzo presso il ristorante Belvedere, gestito guarda caso, dall’alpino Renzo Pinard. Complimenti agli atleti che hanno vinto ed a tutti gli altri partecipanti e un grazie ai gruppi Parella e Rivoli che hanno dato il più grande contributo all’organizzazione. Silvano Ollivier CARELLO CAMPIONE DEL MONDO All’Abetone la consacrazione Finalmente il sogno si è avverato, l’alpino Giovanni Carello ha vinto la FIS Master Cup della categoria B10 (dai 76 agli 80 anni), praticamente un campionato del mondo di categoria. Dall’Italia, Francia, Svizzera, Austria e Stati Uniti i principali avversari che hanno dovuto piegarsi al vincitore sulle nevi di Veysonnaz, Serre Chevalier e Megeve. La Dea bendata però un giorno di marzo si scorda di Giovanni che intento ad allenarsi sulle nevi del Frais cade e si procura una frattura alla clavicola. La finale all’Abetone dell’11 e 12 aprile è alle porte e nulla può fermarne la volontà di gareggiare e così, testardo come un mulo, dopo soli 15 giorni dall’infortunio riprende ad allenarsi. 1° posto al sabato e 4° la domenica sono gli strepitosi risultati che sommati a quelli conseguiti precedentemente lo portano sul gradino più alto del podio. A cinque punti di distacco si piazza l’austriaco Viktor Sedamin e a 35 Stefan Mitterer. Il Gruppo è giustamente orgoglioso del suo atleta e per voce del capogruppo l’augurio è quello di continuare a vincere. “Vai avanti così vecio!!!” Michele Bosco INCONTRO D’ARMI A Torino il 1° incontro delle Associazioni Domenica 16 marzo si è tenuto a Torino il 1° incontro delle Associazioni d’arma del Piemonte, ASSOARMA, una manifestazione fortemente voluta dal generale Cravarezza, alpino e comandante della Regione militare nord sino al suo congedo. Ad un così importante evento la città di Torino non poteva certo negare una tra le sue più belle piazze già teatro nel 2011 di tutti i più importanti raduni d’arma che si svolti per i 150 anni dall’unità d’Italia. Era veramente interessante, nell’attesa dell’evento, percorrere la piazza e scoprire alpini, bersaglieri, granatieri, aviatori, marinai, carabinieri, finanzieri, paracadutisti, crocerossine che socializzavano, ognuno fiero del proprio cappello e dei propri simboli. Una cosa però saltava stranamente all’occhio. Per una volta forse, gli alpini non erano maggioranza. Strano davvero, ma forse una informazione poco puntuale, coincidenze varie o chissà una innata pigrizia hanno fatto sì che la rappresentanza alpina non fosse così brillante come in altre occasioni. Val Susa e Torino erano presenti, la fanfara “Monte Nero” anche, ma il colpo d’occhio non ci era abituale. Ciò nonostante la piazza era completamente occupata sul lato fronte palazzo Madama ed il colpo d’occhio era interessante. Terminati i discorsi ufficiali si snodava un corteo lungo via Roma, piazza Castello con scioglimento il piazza Carlo Felice fronte Porta Nuova. La Sezione era presente con il vicepresidente Dario Balbo ed il consigliere Vittorio Amprimo in qualità di alfiere. Altri tre valsusini erano invece impegnati tra i ranghi della fanfara della Sezione di Torino. Presente anche il consigliere Carlo Bert ma in una insolita veste di figurante di artiglieria di fine ‘800 inizio ‘900. Dario Balbo Sopra a sinistra: Silvano Ollivier tra i pali. A destra: il campione di sci Giovanni Carello. Sotto: in Piazza Castello, a Torino, sfilano i soci di AssoArma. Sopra a sinistra: i “veci” del Gruppo di Rubiana scoprono la lapide a ricordo dell’alpino Giorda. A destra: la piazza il giorno dell’intitolazione. La medaglia la valore militare e l’alpino Paolo Giorda nei giorni della guerra in Jugoslavia. 14 15 ATTUALITÀ LA PERLA DELL’ASSIETTA L’associazione la “Perla, handicap e lavoro” a Oulx dai lupi Mercoledì 14 maggio i “lupi” della 34ª compagnia, hanno condiviso un’intera giornata presso la loro sede di Oulx, in compagnia dei ragazzi e relativi accompagnatori dell’associazione la “Perla” di Torino, Onlus di volontariato impegnata nell’attività di formazione e socializzazione di giovani affetti da insufficienza mentale. Lo scopo di questa associazione è quello di favorire l’autonomia personale abituando ciascuno di loro a vivere insieme agli altri nel rispetto delle comuni regole di convivenza e rispetto reciproci, attraverso percorsi formativi di lavoro, studio, visite culturali ed intrattenimenti ricreativi. La visita, iniziata già nelle prime ore della mattinata, ha consentito ai ragazzi di poter osservare da vicino la vita quotidiana e le attività tipiche di un reparto alpino, iniziando con una dimostrazione di discesa in corda doppia da parte del personale e degli istruttori militari di alpinismo, per poi proseguire nel pomeriggio, dopo il conviviale pranzo presso la mensa unificata, con un illustrazione dei principali armamenti, mezzi e relativi equipaggiamenti in dotazione; ovviamente tutto ciò non ha potuto che destare grande entusiasmo ed interesse in ciascuno dei ragazzi, che seguiti con grande partecipazione dai militari, hanno potuto provare la sensazione di diventare soldati ma soprattutto alpini per una giornata. Al termine, presso la sala convegno i saluti durante i quali il comandante, tenente Andrea Vittorio, ha consegnato, a suggello della splendida giornata trascorsa, a ciascuno dei ragazzi e dei volontari un ricordo dell’evento insieme ad un Crest del 3° Reggimento alpini. Davide Corona di reggimento, ha dovuto raccogliere gli uomini, e dopo averli spronati al massimo dell’impegno li ha guidati sulle nevi francesi. Forse lì aspettavano degli avversari, diciamo di comodo, ma non avevano fatto i conti con il colonnello Monti ed i suoi uomini. Volete sapere il risultato? Italia 16 Francia 0 che tradotto in chiaro vuol significare che su sedici prove i nostri hanno ottenuto 16 vittorie. Un vero peccato che non fossero ben allenati. Dalle terre del 3° i complimenti ai bravissimi ragazzi del 2° e congratulazioni al col. Monti che ricordiamo anni orsono comandante del “Susa”. Dario Balbo VESSILLO IN TRASFERTA Vessillo e Fanfara a Pino d’Asti Il 27 aprile in occasione dell’80° di fondazione del Gruppo di Pino d’Asti, manifestazione cui era stata invitata la nostra Fanfara, il Vessillo sezionale è stato scortato dal consigliere Vittorio Amprimo accompagnato da una rappresentanza dei Gruppi di Chiusa San Michele con i rispettivi gagliardetti. IN FRANCIA Incontro con l’Amicale del 27° BCA Si è svolta ad Annecy, il 1 giugno, l’assemblea annuale dell’Amicale. Una delegazione della Sezione è stata invitata ad assistere ai lavori e ha partecipare alle cerimonie ufficiali degli amici francesi. Nel corso della manifestazione è stata applaudita per la bravura la fanfara del 27° dai numerosi Chasseurs presenti e dagli amici del connubio militare. All’incontro, oltre alla nostra, anche una delegazione della Sezione di Ivrea e per la nostra hanIL TRIONFO DEL 2° ALPINI IN FRANCIA no partecipato il presidente Giancarlo Sosello, il vice presidente Italia contro Francia 16 a 0 vicario Dario Balbo e il consigliere Michele Bosco. Gli alpini del 2° un paio di mesi orsono sono stati invitati a M.T. Briançon per una serie di gare con gli Chasseurs francesi. I nostri hanno accettato, ma dopo i Ca.STA non erano stati fatti Sopra: attività nella caserma di Oulx. addestramenti specifici. Così il col. Andrea Monti, comandante Sotto: il vessillo a Pino d’Asti e in Francia FORTIFICAZIONI L’associazione con i militari nel cortile della caserma Assietta Mauro Minola Docente, scrittore e storico militare Il Vallo alpino al Moncenisio Una difesa mai finita I Caposaldi A partire dagli anni Trenta la sistemazione difensiva del Moncenisio fu completamente rivoluzionata dalle imponenti fortificazioni del Vallo Alpino. I progetti, attuati tra il 1933 ed il 1939, svilupparono sul Moncenisio ben tre linee difensive: la prima e l’unica a venire effettivamente completata, annoverava tra centri di resistenza, batterie in caverna, postazioni e ricoveri truppa, circa una sessantina di opere. Si estendeva dalla punta del Malamot lungo la cresta erbosa Malamot-Pattacroce, per scendere verso i Rivers. Attraversato il Piano della Vaccheria risaliva lungo il canalone Roncia terminando alle pendici del Lamet. Il sottosettore era diviso in molti capiasaldi Le batterie Lungo la linea difensiva trovarono sistemazione cinque batterie e 23 centri di resistenza, affiancati a loro volta da numerosi rifugi (ricoveri in caverna) per la truppa del contrattacco. Alle spalle della prima linea, giudicata insufficiente alla vigilia delle ostilità contro la Francia, fu prevista la realizzazione di un raddoppio dello schieramento difensivo composto da 18 opere fortificate, da collocarsi tra la Gran Croce ed il piano di San Nicolao. Non furono però completate e rimasero, nei casi migliori, solo a livello della fase di scavo dei cunicoli. All’altezza dell’abitato di Molaretto, lungo la statale 25, si doveva schierare un estremo della seconda linea del sistema difensivo arretrato tra Punta Mulatera e il Rocciamelone. Ma anche questa sistemazione difensiva, per un totale di 34 opere, non superò la fase iniziale di scavo. Nel maggio 1940 la prima linea difensiva era la sola ad essere completata, ma unicamente per quanto riguardava le murature e gli armamenti; molte opere, come misero in evidenza le relazioni dello Stato Maggiore, mancavano ancora dei sistemi di ventilazione e di depurazione dell’aria, degli impianti elettrici e dei servizi, risultando quindi inabitabili. In diverse opere non era stato terminato il rivestimento delle gallerie, i gruppi di filtrazione e ventilazione erano nella maggior parte dei casi azionati a mano, gli ambienti si presentavano freddi ed umidi, mentre latrine e cucine interne al servizio del presidio rappresentavano un “lusso”. La responsabilità dei ritardi nell’esecuzione dei lavori era da imputare alla cronica mancanza dei materiali essenziali (principalmente cemento e acciaio) e alle esigue ore di lavoro effettivo, poiché per le caratteristiche dell’ambiente riducevano le giornate lavorative al breve periodo estivo. Nei giorni immediatamente precedenti l’entrata in guerra dell’Italia si lavorò alacremente al completamento dei centri di resistenza e allo scavo dei fossi anticarro, ritenuti, nel timore di un probabile attacco con mezzi meccanizzati, tra le difese più importanti. Se un nome si può attribuire al Vallo alpino del Moncenisio è senza dubbio “L’incompiuto”. Molto c’è da conoscere in queste opere militari che andremo a conoscere insieme. Sopra: torretta metallica sopra il lago del Moncensio. Per saperne di più Battaglie di confine della Seconda Guerra Mondiale Mauro Minola, Susalibri Fortificazioni nell’arco alpino Mauro Minola, Beppe Ronco, Priuli & Verlucca Attacco ad occidente Mauro Minola, Susalibri 16 17 CORREVA L’ANNO Ucraina Era il 1984 Correva l’anno 1984, Presidente della Repubblica era Sandro Pertini e papa era Giovanni Paolo II. L’anno cominciò con l’assassinio per conto della mafia, a Catania, del giornalista Giuseppe Fava. Gli ex presidenti del consiglio ottennero il diritto di utilizzare, per cinque anni dalla fine della carica, gli aerei di Stato per ragioni di sicurezza. Il presentatore televisivo Enzo Tortora venne rinviato a giudizio con l’accusa di essere un camorrista, verrà scagionato poi con formula piena senza che nessun giudice paghi l’errore. Bettino Craxi presenta il “decreto Berlusconi” sulle emittenti televisive private che possono continuare a trasmettere nonostante la legge lo vieti. Ai Giochi Olimpici di Los Angeles, i paesi comunisti non partecipano. L’eroe è Carl Lewis, l’Italia ottiene straordinariamente 32 medaglie di cui 14 d’oro. Inizia la carriera del duo dei fratelloni Abbagnale. La Juve del pallone d’oro Platini vince lo scudetto sulla Roma, che perde in casa la finale di coppa dei campioni contro il Liverpool. L’anno si conclude con l’attentato al treno rapido NapoliMilano, che esplode nella Galleria del Vernio dopo Bologna provocando 16 morti e 139 feriti. L’anno sullo “Scarpone” inizia con il resoconto dell’Assemblea dei delegati. L’intervento termina con l’appello del presidente Badò: “Cari giovani, vi aspettiamo per andare avanti insieme a spasso per la nostra bella Valle e ricordate che abbiamo bisogno di voi specialmente io che da 27 guido la nostra Sezione sempre in attesa di qualche giovane che mi dia il cambio!”. Il buon Badò dovrà aspettare ancora nove anni. La Fanfara, si legge nella cronaca, veste una nuova divisa. I pantaloni in velluto sono offerti dal consigliere Franza. Sul secondo numero l’argomento centrale è l’adunata di Trieste. L’italianità della terra carsica è descritta da Giancarlo Coletto: “Trieste che è percorsa da 18 DAL MONDO Giorgio Blais Generale, esperto di affari internazionali L’Ucraina è russa? malesseri sottili spesso difficili da operare, aveva bisogno di un messaggio e questo messaggio la popolazione l’ha recepito ed io come forse migliaia di altre persone l’ho offerto e l’ho offerto in maniera singolare sfilando... quando... da dietro le transenne mi è giunta voce che diceva - ragazzi tornate, tornate presto”. Il terzo numero del 1984 parla della festa del Piemonte all’Assietta e di quella ad Exilles. Spazio alle truppe operative in quel del Polo Artico in missione NATO. C’è anche la vita associativa con il 55° del gruppo di Salbetrand e la nuova sede a Mattie. A dicembre, sull’ultimo numero dell’anno, c’è la cronaca dell’inaugurazione del sacrario presso la caserma Cascino: “Nel cortile perfettamente tenuto a lucido, la caserma si presentava più pulita e in ordine che mai. Numerosissime le autorità civili e militari, artiglieri, alpini e giunti con le loro famiglie in un luogo che mai potrà essere abbandonato”. La caserma chiuderà sei anni dopo ed ora è fatiscente. Tra le notizie nel corso del 1984 da segnalare il 1° Corso del Centro d’addestramento della Protezione Civile punto di partenza per la protezione ANA e il concorso di poesia del gruppo di San Giuliano. Tra le note di colore ecco il Pellegrinaggio alpino a Lourdes guidato da don Rinaldo Trappo: “nella speranza che le preghiere e lo spirito alpino possano rendere il nostro Paese migliore” scrive l’editorialista. Serviranno altri viaggi, molti. M.T. Sopra a sinistra: Lo Scarpone di settembre 1984. A destra: il Presidente della Repubblica Sandro Pertini in carica dal 1978 al 1985. Sotto a sinistra: l’arresto del presentatore Enzo Tortora. A destra: i fratelli Abbagnale e il timoniere Di Capua. Un conflitto difficile da risolvere La situazione internazionale Voler tentare una panoramica aggiornata sulla situazione internazionale attuale, che abbia qualche pretesa di esattezza, e volerla pubblicare su una rivista periodica, rappresenta una impresa praticamente impossibile. Tanti sono gli scenari, che ci riguardano anche da vicino ed in così rapida evoluzione, che non consentono una valutazione che possa rappresentare la situazione, nel momento in cui l’articolo cade sotto l’occhio del lettore. Conflitti internazionali Non c’è angolo nel mondo in cui guerre cruente, conflitti internazionali e internazionali, ricatti economici ed energetici, spinte imperialistiche o disgregatrici non siano presenti. In questa situazione di pericolo immanente, oscure previsioni, minacciose affermazioni, ogni stato avrebbe il dovere di garantire e rafforzare la propria sicurezza ed il proprio sistema difensivo. Ci troviamo, invece, non solo in Italia ma in tutto il mondo occidentale, in una spensierata corsa a ridurre le spese militari a favore del sociale, come se il pericolo fosse una lontana eventualità che mai potrebbe toccare a noi. Invece sempre più spesso siamo chiamati ad inviare in territori infidi truppe, che con colpevole insipienza chiamiamo truppe di pace, mentre più correttamente dovremmo chiamarle truppe per la pace. E chi sa l’italiano conosce bene la differenza che esiste fra di e per. Nella mia lunga esperienza internazionale, svolta sia durante negoziati sulla sicurezza sia sul terreno, mi sono sempre reso conto di un fatto, grave e pericoloso. Cioè che le informazioni che vengono date al pubblico attraverso i media sono spesso “drogate”, inesatte, parziali, a volte decisamente false, ma tese o a raggiungere un consenso. Ne deriva che una valutazione seria e corretta di ciò che avviene nel mondo è possibile solo con una approssimazione che deriva dall’esperienza e dal non voler essere “politically correct” ad ogni costo. Ucraina Vorrei soffermarmi su uno dei tanti casi, quello che in questo periodo ci preoccupa maggiormente, la situazione in Ucraina. Sgombriamo il campo dalla teoria che l’Ucraina sia uno stato sovrano abitato da ucraini che si identificano in quello stato, in quella bandiera, in quel sentimento patriottico. Come tutti gli stati “costruiti a tavolino” dopo la dissoluzione degli imperi, l’Ucraina attuale è costituita da una parte occidentale, ancora imbevuta di sentimenti europei e legata alla Polonia e al retaggio austroungarico, mentre la parte orientale sente e identifica le proprie origini nella Grande Madre Russa. È bene ricordare che l’Ucraina attuale esiste dal 1991. La capitale Kiev, città fra l’altro gemellata con Firenze, ha visto negli anni passati dimostrazioni anche violente a favore o contro candidati presidenziali orientati verso Mosca o piuttosto verso l’Unione Europea. Recentemente, dopo la autoproclamata indipendenza della Crimea, che fa il paio con la stessa autoproclamata indipendenza del Kosovo del 2008, vasti movimenti filorussi hanno avuto luogo nella parte orientale dell’Ucraina. Un simulacro di elezioni ha dato una schiacciante maggioranza a favore della indipendenza e dell’annessione alla Russia. Stati Uniti e Unione Europea hanno fatto la faccia feroce e minacciato sanzioni contro la Russia, Putin si è dichiarato estraneo ai movimenti russofoni e sta assistendo, ufficial- 19 DAL MONDO mente neutrale, da spettatore interessato. A chi tocca sciogliere il nodo ucraino? Lo stato è da settimane di fronte a un bivio: ristabilire con la forza la sovranità sui focolai di ribellione o negoziare con gli esponenti della dissidenza filo-russa un compromesso costituzionale. La dirigenza di Kiev sembra aver imboccato la prima strada. Tuttavia, il rischio di una guerra civile, le opzioni a disposizione di Mosca anche senza giungere ad una aperta invasione e la limitata legittimazione democrati- Non v’è dubbio che la popolazione russofona dell’Est e del Sud ca dell’attuale governo ucraino avrebbero invece consigliato la dell’Ucraina non si sente rappresentata dall’attuale governo di seconda. Kiev e quindi bisogna offrirle concessioni. Tuttavia il governo in carica sembra incline all’uso della forza e ad influenzare questa Il rischio decisione sono non solo i settori accesamente nazionalistici preLa questione è però un’altra: quali sono le probabilità di succes- senti nel governo, ma anche quei paesi europei, fra cui alcuni so e quanto alto il rischio di acutizzare e allargare il conflitto? È reduci dall’esperienza del blocco sovietico, che vedono come infatti grande il pericolo di eccessi che non potranno che appro- principale pericolo non tanto la guerra civile ma troppe concesfondire il solco psicologico, spingere molti incerti ad unirsi alla sioni che verrebbero fatte alla Russia. lotta, accendere nuovi focolai, infiammare l’opinione pubblica in Questi paesi non dimenticano la guerra che portò nel 2008 alla Russia. spedizione punitiva della Russia contro la Georgia e alla rioccuAnche ammesso che non si arrivi a una guerra civile e la Russia pazione dell’Abkhazia e dell’Ossezia Meridionale. Tuttavia non si astenga dall’intervenire apertamente, è difficile immaginare ne traggono lezioni realistiche circa le motivazioni e gli obiettivi che la situazione nell’Est e Sud dell’Ucraina si calmi. Il buon sen- delle azioni di Putin né circa la limitata capacità di deterrenza so suggerirebbe dunque la ricerca di un primo compromesso dell’Occidente. come primo passo di un più ampio negoziato sulla riforma co- L’Occidente si dimostra assolutamente impreparato, superfistituzionale: quel dialogo nazionale che l’Organizzazione per la cialmente interessato e sopra tutto privo di quella alta visione Sicurezza e la Cooperazione Europea (OSCE), l’organizzazione politica e a largo raggio che nessuno dei suoi “piccoli e modesti” per cui ho lavorato io stesso per una quindicina di anni, è pronta rappresentanti dimostra di possedere. ad organizzare e che lo stesso ministro degli esteri russo Lavrov ha approvato. In questa pagina ed in quella precedente manifestazioni di piazza e dimostrazioni per le vie della città di Sebastopoli. In alto il simbolo dell’OSCE Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione Europea 20 Il Gruppo ANA compie 88 anni Il Gruppo ANA di Avigliana diretto dal capogruppo Ezio Giovanardi ha iniziato le manifestazioni per gli 88 anni di fondazione. Nella mattinata di sabato 5 aprile, si sono recati al monumento dei caduti per l’alzabandiera, e la deposizione di una corona d’alloro per ricordare i caduti di tutte le guerre. Il giorno successivo si sono recati a Santo Stefano Belbo. Secondo il capogruppo è importante che i giovani presenzino alle manifestazioni per ricordare coloro che sono passati avanti. Il Gruppo è nato nel 1926 sotto la guida di Carlo Guerci, da allora hanno diretto gli alpini aviglianesi Piero Fassino, Alessandro Zanelli, Oreste Rocci, Ugo Pellarini, Genesio Rolle, Ettore Goffi, Italo Allais, Riccardo Allais, Francesco Tatti, Guido Rosa Brusin e ad oggi Ezio Giovanardi. Giovanni Maritano Presentazione di un libro alpino Il Gruppo ha organizzato, in collaborazione con il Comune, una serata all’auditorium della Scuola Media Defendente Ferrari, per presentare il libro “Diciasettemila Prigionieri, un solo Leonida”, le memorie dell’alpino Leonida Rainaudo che ha combattuto sul fronte greco albanese nell’ultima guerra mondiale. Dando il benvenuto ai presenti, Renzo Gallo, membro del Gruppo, ha affermato: “L’incontro di questa sera non vuole solo presentare un libro, ma anche e soprattutto rendere onore a chi, compiendo il proprio dovere, ha offerto la narrazione delle sue sofferenze a tutti noi, per ricordarci che la guerra non è mai una soluzione ai problemi, ma solo dolore e disfatta del corretto vivere civile e della capacità di dialogare”. Il libro corredato da numerose fotografie dell’epoca, è nato per la volontà di Lorenzo, figlio di Leo, e della nipote Emanuela, che hanno preso lo spunto dal quaderno delle memorie raccolte. Giovanni Maritano GRUPPO DI BARDONECCHIA Diario dell’adunata Ci siamo. Da Piacenza è già volato un anno ma anche a Pordenone non si può mancare! Posto al campo prenotato da giugno 2013, tende revisionate, cappello tirato a lucido per le grandi occasioni, programma stilato (ottima prerogativa la distanza per stare via un giorno in più!), allora si comincia! La vigilia. Alle 18.00 possiamo ritirare i pulmini a noleggio, ci troviamo per caricarli con l’attrezzatura ed i viveri “per il viaggio”, in quantità tale da averci sfamato tutti per 5 giorni, decidere che forse manca ancora un po’ di vino ed andarlo a comprare. E poi studiare la strategia di trasporto migliore per il carico più prezioso : “Le Lettere” V A L S U S A che sfileranno aprendo la strada ai 350 alpini Valligiani. Un rapido controllo e ci si vede domani. Il primo giorno i compagni di avventura “affardellati” del proprio bagaglio vengono prelevati con le stesse modalità dello scuolabus alle prime luci dell’alba. Alle 11.00 anche lo stomaco è completamente desto e reclama: pausa pranzo in Autogrill a Soave (scelta casuale?), dove i nostri danno sfoggio di essere veri alpini. A cominciare dalla fame. Basta qualche istante per convertire 4 innocue panchine in un buffet nuziale e si comincia ad assaggiare il vino. A pancia piena si prosegue, ormai manca poco e nel primo pomeriggio si arriva al campo. Ma quale delle 500 piazzole, disposte rigorosamente in ordine sparso, è la nostra? Al campo ancora deserto vengono sguinzagliati i nostri segugi per trovare il paletto riportante lo stesso numero della nostra prenotazione, un po’ di rabdomanzia ed eccola! In pochi minuti, con maestria ormai collaudata, abbiamo una “casa”. Tutto è arrivato a destino, anche le “Le Lettere” prontamente messe al sicuro. Sopraggiunta sera si parte per mangiare in un locale di Porcia e mangiamo bene, l’umore è alto. Parte un karaoke incontrollato. Il paragone con gli Alcolisti Anonimi è sempre più calzante, vengono sequestrate due ignare cameriere che verranno rilasciate solo il mattino seguente. Il secondo giorno dalle ore 7 sveglia alla spicciolata e colazione ancora di più, poi passaggio obbligato ai cessi chimici che sono ancora agibili: i giorni futuri verranno utilizzati solo con tasso alcolico vicino al coma etilico, meglio usufruire delle toilette ritenute idonee da pionieri scelti nei vari luoghi di ristoro occasionali. Il programma della giornata prevede la gita al Vajont, immancabile nel 50° anniversario della tragedia, tappa a Maniago e visita al Museo delle rinomate coltellerie con trasferimento nel pomeriggio a Grado per la cena a base di pesce. Con decine di cartine al seguito, ci perdiamo un po’ di volte ascoltando un Tom Tom, ma alla fine riusciamo a vedere la frana, la diga, Longarone ed arrivare ad Erto e Casso dove abbiamo prenotato il pranzo all’Osteria Gallo Cedrone, nota per i racconti nei libri di Mauro Corona. Nella via del ritorno siamo stati invitati a “bere una volta” in una tenuta a Vittorio Veneto, e qui, galeotto fu il prosecco, assistiamo alla prima variazione di programma: alle 17.00 con votazione unanime viene disdetta la prenotazione al ristorante di Grado a favore di un’ottima spaghettata per tutti in loco. Ovviamente a fine cena sono rimaste più bottiglie vuote sul tavolo che nella cantina del nostro ospite! Il terzo giorno il risveglio mattutino come il giorno prima, offre ore di sonno accumulate molto meno. Cessi chimici utilizzabili 8 su 10 e docce promesse alla prenotazione ancora non trovate ma oggi si può fare più con calma perché torniamo nel nostro ambiente: gita nelle Dolomiti.Composta l’allegra carovana partiamo alla volta di Cortina d’Ampezzo, dove facciamo l’aperitivo in piazza come i V.I.P., per poi proseguire sulle montagne. Pranzo al sacco sul lago di Misurina con l’impagabile cornice delle Cime di Lavaredo. La giornata prosegue in un rilassante tour, assaporando la bellezza dei paesaggi circostanti nella Valle del Piave, ci fermiamo per una rapida visita, giusto il tempo di berne uno, a Gemona e Tolmezzo per poi andare a cena sul lago di Cavazzo. Il quarto giorno il risveglio è decisamente più rilassato, il sabato è giornata libera. Al nostro gruppo si sono aggregate parecchie persone nella serata di ieri. Ci hanno raggiunto quelli che, per vari motivi, non sono potuti partire con noi 3 giorni fa. Tutto il campo ora è pieno di accampamenti, più o meno attrezzati, infatti di 10 cessi chimici se ne possono utilizzare solo 2, però riceviamo una soffiata: ci sono le docce! Pressocchè in gruppo, complice l’ormai dipendenza ai vini locali assaggiati nei giorni prima, decidiamo di accettare l’invito del nostro amico Clemente ad una grigliata a casa sua, così partiamo con i nostri pulmini ed andiamo nei pressi di Conegliano Veneto per consumare l’ottimo pranzo e far fuori un altro po’ di bottiglie di prosecco. Nel pomeriggio alcuni hanno partecipato alle manifestazioni ufficiali in Pordenone mentre per gli altri, ritornati al campo, è cominciata la caccia al tesoro alla fine abbiamo vinto, finalmente DOCCIA!! La sera del sabato è festa, ognuno può fare cosa preferisce ma solo i più virtuosi riescono raccontarlo! Il quinto giorno è il giorno della sfilata. È il giorno del miracolo, qualcosa di soprannaturale che trasforma le persone della scorsa notte in questi uomini fieri e ordinati. Tirati a lucido, si parte con il prezioso fardello alla volta dell’ammassamento, passiamo l’ispezione del consigliere sezionale preposto e siamo pronti! È una delle rare volte che si parte in orario, Saluzzo prima di noi comincia a muoversi ma dove sono “Le Lettere”? Il vantaggio è che si trovano bene in mezzo alla folla... ed eccole lì, ordinatamente disposte di fianco alla piola più vicina dove i loro affidatari non hanno resistito a fare uno spuntino! Richiamo all’ordine, strigliata generale, recupero degli avanzi di panini, trangugiamento bevande e finalmente si parte. Qualche incidente fa perdere il passo, una S dovrà pagare CRONACA DAI GRUPPI GRUPPO DI AVIGLIANA 21 CRONACA DAI GRUPPI chiede di diventare sacerdote. Sceglie di spendere tutta la sua vita per curare la fede degli uomini e delle donne del nostro territorio. Sceglie di offrire loro, nella quotidianità, la bella notizia del Vangelo. Sceglie di spendersi per curare le relazioni fraterne. In questi anni inizia a vivere la sua vocazione con varie esperienze pastorali: presso il carcere, presso le parrocchie di S. Antonio e S. Bernardo prima, e ora, presso la parrocchia di Santa Maria del Salice e le parrocchie della parte alta della città. Cura soprattutto la pastorale giovanile, seguendo il cammino dei gruppi, i campi, l’impostazione dei cammini. In questi anni completa gli studi sia con il conseguimento del diploma di maturità che con il conseguimento del Baccalaureato presso lo STI di Fossano. Ama studiare e dedica energie a cercare di capire la cultura contemporanea per trovare i modi più idonei per dire oggi il Vangelo di Cristo. Viene ordinato sacerdote nella cattedrale di Fossano il 17 maggio 2014 e gli vengono riconfermati tutti gli incarichi precedenti e diventa viceparroco e responsabile di più gruppi giovanili. A lui i migliori auguri per una vita sacerdotale di gioia. Marco Rumiano GRUPPO DI BORGONE Ricordando la Liberazione Si è svolta, come da consuetudine, la manifestazione del “25 aprile”. Buona la presenza di capriesi e completa la carrellata di labari e gonfaloni delle associazioni civili e d’armi. La celebrazione religiosa, nella chiesa di San Pancrazio, è stata celebrata dal don Franco Davì che nella sua omelia ha ricordato i ragazzi caduti durante la guerra civile italiana nel periodo 1943-45 e il difficile periodo che la comunità seppe affrontare nel periodo di guerra. Il corteo, finito il rito religioso, si è spostato in piazza presso il monumento ai caduti nel parco della rimembranza. La Filarmonica Giuseppe Verdi ha intonato le marce tipiche militari e la tromba ha suonato il silenzio. Il protagonista del discorso ufficiale di quest’anno è stato l’alpino Amato Anselmetto, membro del Gruppo di Caprie e consigliere sezionale, che con grande emozione ha ricordato che da quest’anno: “Non sono più presenti con noi i protagonisti della liberazione. I nostri concittadini che per tanti anni ci hanno accompagnato a questa celebrazione oggi ci hanno lasciato il testimone da portare alle future generazioni”, Anselmetto ha poi voluto ringraziare tutte le associazioni presenti e i capriesi che con la loro presenza rendono più ricca la ricorrenza. M.T. Attestato agli anziani del Gruppo Il prossimo 27 luglio, in occasione della tradizionale festa del Gruppo, verrà conferito agli alpini con oltre 75 anni un attestato a riconoscimento dell’attaccamento all’Associazione. Seguirà il programma dettagliato della giornata di festa. Nell’attesa vadano agli anziani del Gruppo i più vivi sentimenti di stima e riconoscenza. GRUPPO DI BUSSOLENO Con impegno per la comunità Il 18 aprile 2014, venerdì santo, alcuni componenti del Gruppo hanno presenziato e collaborato all’annuale manifestazione della “Via Crucis” su richiesta dell’associazione “Primo impatto” di Bussoleno. Il 19 aprile, come consuetudine, il Gruppo con alcuni componenti suoi soci sotto la direzione del capogruppo Enrico Sacco e del consigliere Luigi Belmondo, che da anni tiene i contatti con l’associazione “Per la prevenzione e la cura dei tumori in Piemonte ONLUS” hanno offerto presso il centro commerciale “Le Rondini” di Chianocco, davanti al supermercato Carrefour, i vasi di geranio con un ricavato di circa 700 euro. Alpino e sacerdote Davide Pastore nasce a Gattinara nel 1973. Abita a Vercelli fino al 1994, dove frequenta le scuole elementari, medie e scuola professionale meccanica. Nel 1994/1995 svolge il servizio militare dopo aver fatto il CAR a Cuneo presso il 1° reggimento artiglieria da montagna di Fossano. Viene impiegato durante l’alluvione del novembre ‘94 con l’esondazione del Tanaro presso la Ferrero di Alba per lo sgombero detriti alluvionali. Dal 1995 al 2003 si trasferisce a Bussoleno per permettere ai suoi genitori di assistere i nonni materni già anziani. Nel 2000 si iscrive al nostro Gruppo e alla squadra di Protezione Civile “Orsiera” dove collabora durante l’alluvione dell’autunno 2000 e viene poi, come tutti i partecipanti, insignito della medaglia d’oro, disposta dall’allora ministro Bianco. Dal 1995 al settembre 2003 Davide lavora in varie industrie metalmeccaniche della Val Susa. A settembre 2003 matura l’intento di entrare nei frati minori Cappuccini e dal 2003 al 2008 si trasferisce a Vignola poi a Sant’Arcangelo di Romagna e infine a Scandiano. Rientra a Fossano nel 2011 e matura la scelta di continuare la vita religiosa. Questi anni sono stati anni importanti. Hanno contribuito a formare in Davide un’umanità matura, concreta, solida. Davide entra nel nostro Seminario e 22 GRUPPO DI CAPRIE GRUPPO DI CHIANOCCO Alpini e associazioni per un nuovo oratorio Il Gruppo aveva annunciato l’impegno di realizzare un oratorio per i ragazzi del paese. Dalle parole ai fatti. D’accordo con il parroco don Prospero le penne nere stanno realizzando presso la canonica un locale adatto alle attività giovanili. Sono iniziati i lavori nell’edificio religioso ed ecco che il sogno di don Prospero si sta compiendo. Alla chiamata del parroco hanno risposto in molti. Gli alpini, la Protezione Civile, l’Associazione Antichi Mestieri e anche il geometra Ugo Jallasse che darà il suo apporto. Sul ruolino di marcia della prima giornata si sono segnati Manilo Berno, Guido Favro, Valerio Vair, Ilario Favro, Fabrizio Ivol, Giorgio Salino e don Prospero con una collaborazione non solo spirituale. Il lavoro di una giornata non è bastato e quindi proseguirà per altri sabati, l’appello è per tutti i volenterosi che volessero offrire il loro tempo. In questi mesi verranno cercati i soldi che saranno impiegati per la ristrutturazione della canonica e la creazione dell’oratorio. Il modo di rappresentare il nostro attaccamento al territorio del Gruppo. M.T. Ancora aiuti per il terremoto Per la seconda volta il Gruppo ha organizzato la raccolta degli ordinativi del formaggio Parmigiano Reggiano. I nostri amici di San Giovanni in Persiceto (BO), l’Azienda Caretti, ci ha proposto di collaborare e noi come di consueto abbiamo accettato. Questa volta il viaggio del formaggio fino alla nostra sede lo pagavano loro e di conseguenza noi abbiamo ordinato circa 500 kg di buon formaggio di varie stagionature e anche le creme di formaggio spalmabile, prenotate e distribuite in pochi giorni. Speriamo che la nostra collaborazione anche questa volta sia stata gradita e con l’occasione ringraziamo particolarmente la signora Cristina per la collaborazione e la pazienza nei nostri confronti. Alla prossima raccolta. Ilario Favro GRUPPO DI CHIUSA SAN MICHELE GRUPPO DI GIAGLIONE Festa del Gruppo Domenica nel paese del gallo gli alpini hanno organizzato una gran festa per festeggiare il nuovo anno associativo. Al ritrovo, davanti all’alzabandiera, davanti alla sede erano presenti tutti i soci e moltissimi cittadini. Sulle note della banda Musicale del paese, che grande gruppo, il presidente Giancarlo Sosello scortato dal vice Gianfranco Bartolotti e dal consigliere Giovanni Baro ha aperto solennemente la festa. Musica e bandiere hanno accompagnato i partecipanti su per le strade delle frazioni fino alla parrocchia. Don Daniele Giglioli ha celebrato la santa messa intervenendo durante l’omelia con parole speciali per i suoi alpini giaglionesi che animano il paese e si rendono sempre disponibili. Il corteo ha poi ripeso la marcia verso il monumento ai caduti davanti al municipio. Un grande Gruppo di penne nere orgoglioso dei suoi più di novant’anni di attività, il più vecchio della Sezione, ha posato per la foto ricordo con il tricolore; sullo sfondo la montagna degli alpini per eccellenza: il Rocciamelone. A scortare il Gruppo guidato da Franco Silvestro c’era il comandante della stazione di carabinieri di Susa il maresciallo Soggiu. Dopo le note delle marce alpine è suonata la tromba del rancio. Nel salone sotto il municipio, il Gruppo ha provveduto ad organizzare delle belle tavolate dove in un clima davvero cordiale tra fritti misti e risotti alpini e simpatizzanti hanno organizzato i prossimi appuntamenti. Silvestro, tra una portata e l’altra, ha premiato i cuochi che tutti gli anni preparano lo spezzatino per la polentata di Santa Chiara. Ha ricordato il capogruppo: “Per la festa a Santa Chiara l’impegno è quello di sempre organizzare una festa che molti ci invidiano di cui andiamo orgogliosi”. M.T. CRONACA DAI GRUPPI da bere per placare l’ira del Presidente Sosello ma dopo la zona filtro siamo perfetti. E chi lo immaginava che fosse anche così emozionante! Mezzora dopo è tutto finito e durante lo scioglimento ci salutano le Frecce Tricolore. Riposte “Le Lettere” in posto sicuro, nel pomeriggio decidiamo di visitare Pordenone ancora invasa dalla lunga sfilata delle Penne Nere, prima di recarci a cena in un ristorante sul bel lago di Barcis. Il sesto giorno è finita! Si torna a casa, smontiamo tutto con aria un po’ malinconica nel notare che il campo è tornato semi-deserto, intorno a noi. Questa mattina ci laviamo solo i denti, per andare in bagno aspettiamo il primo Autogrill perché i cessi chimici solo diventati latrine a cielo aperto. Carico completo e si riparte, l’atmosfera ricca di aspettative dell’andata lascia spazio a quella dei ricordi, le ore di sonno perse in questi giorni cominciano a farsi sentire. Arriviamo nel pomeriggio a Bardonecchia. Constatiamo che in fin dei conti le nostre “Dolomiti” non hanno nulla da invidiare a quelle friulane. Scarichiamo i furgoni di tutte le nostre cose e riecco “Le Lettere”. Le riponiamo con cura e ci scappa un sorriso nostalgico, “Arrivederci all’anno prossimo” a L’Aquila e grazie anche a voi, “Le Lettere”. Silvia Tamburini Il pranzo per il tesseramento Domenica 2 febbraio si è vissuta una giornata tutta alpina per avviare il tesseramento degli alpini del paese sotto la Sacra. I partecipanti si sono ritrovati di buon ora in piazza della chiesa parrocchiale. Alla funzione religiosa, alla quale ha partecipato una gran parte del paese, era presente il gagliardetto del Gruppo. Il parroco don Romeo Zuppa ha avuto parole di elogio per il connubio alpino, sempre molto attivo in paese che dopo i festeggiamenti d’anniversario del 2011 ha preso grande slancio. Dopo la funzione il Gruppo ha offerto alla cittadinanza un brindisi d’auguri presso la propria sede. “È l’ora del rancio! Alpini, artiglieri a tavola” ha annunciato il capogruppo Vittorio Amprimo invitando i soci, gli amici e i simpatizzanti a prendere posto per il pranzo. Ecco delle belle le tavole imbandite, in sede, per i tantissimi presenti, più di 85 coperti, che tra una fatica e l’altra della corvè 91 candeline per Agostino Belletto hanno gustato un simpatico ed allegro pranzo sociale. L’alpino più vecchio del Gruppo ha compiuto 91 anni. Nel mese M.T. di febbraio un gruppetto di alpini, presente anche il sindaco Ezio Paini, si è recato a Casa Boretto presso Susa, dove attualmente GRUPPO DI CONDOVE Agostino risiede, per festeggiare il suo importante compleanno. A Pordenone, pochi ma buoni Nell’occasione gli è stata consegnata una targa di riconoscimenDal paese della “Monce” il Gruppo si è presentato in forma sma- to e gli auguri da parte di tutta la comunità giaglionese. Imporgliate. Gagliardetto in testa, alpini e artiglieri al seguito con mogli tante la sua attività militare. Entrato in servizio nella compagnia e amici. Un piccolo plotone, armato di tenacia, allegria e voglia reclute, 33º battaglione “Exilles” con sede a Pinerolo, svolse il di vivere al maglio l’adunata nazionale. Significativa la presenza servizio durante la guerra partecipando alla battaglia del Mondi Michele Polimeni, senza il quale lo striscione sezionale non tenegro in Jugoslavia. Nel 1943 sulla via del ritorno verso la sarebbe stato in piedi. I “veci” del Gruppo hanno fatto da guida ai Patria fu fatto prigioniero di guerra e deportato in Germania. Alle più giovani per le vie della città, perché dopo l’adunata c’è stata festa hanno partecipato anche due suoi compagni alpini di quei anche la visita alla città e a tutte le sue bellezze architettoniche tragici giorni: Adolfo Plano ed Eugenio Belletto. Da parte di tutto e museali. il Gruppo buon compleanno Agostino! Un saluto a quanti per ragioni di salute e lavoro non sono interFranco Silvestro venuti, primo fra tutti il capogruppo. Grande sergente Pesce ci sei mancato! Da destra: il gruppo di Bardonecchia, la vendita dei gerani a Bussoleno. 23 CRONACA DAI GRUPPI Il “Sentiero degli Alpini”, dedicato a Firmino Magnetto e Lorenzo Bert Pomeriggio di festa religiosa e civile domenica 1 giugno con il doppio appuntamento della Processione del Voto e dell’inaugurazione ufficiale del Sentiero degli Alpini. Tutto si svolge tra Mompellato e la località Bassa della Valle, circa 1 km oltre il Santuario della Bassa lungo la tagliafuoco che porta ad Almese. L’appuntamento è innanzi tutto religioso: La Processione del Voto è una tradizione, che di padre in figlio si tramanda dal 1600, quando i numerosi residenti di Mompellato fecero il Voto di raggiungere ogni anno a piedi nel giorno dell’Ascensione il Santuario della Bassa in ringraziamento alla Vergine per la liberazione dal colera. Alla tradizionale processione, di fatto uno dei primi appuntamenti religiosi in calendario alla Bassa, si è aggiunto quest’anno un importante appuntamento civile, con l’intitolazione del sentiero che da borgata Acquarossa sale alla località Bassa della Valle alla memoria degli alpini Firmino Magnetto e Lorenzo Bert. Il programma religioso si è così incrociato con quello civile: alle ore 14.30 i partecipanti si sono ritrovati a Mompellato, presso la chiesa parrocchiale, e da lì sono partiti alla volta del Santuario. A metà della strada sterrata che da borgata Pascaletto porta al colle della Bassa c’è stata una prima sosta, per la benedizione del primo cippo votivo. La pietra, su cui è stato scolpito il Santuario ed è stata realizzata una nicchia in cui è stata posizionata la statua della Vergine, ha un triplice significato: innanzi tutto ricorda i due soci, Magnetto e Bert, è celebrativa del Terzo Centenario dell’apparizione della Vergine alla Bassa ed è altresì un ex voto dell’autore Cesare Isabello, in ringraziamento alla Madonna. Alle ore 16 circa Padre Merlo ha poi celebrato la Santa Messa; concluso il rito i presenti si sono nuovamente incamminati, questa volta lungo la pista tagliafuoco, ed hanno raggiunto la località Bassa della Valle. Qui si è svolto il momento civile, con il taglio del nastro e l’intitolazione ufficiale del rinato sentiero. Tra i presenti c’era il sindaco, Gianluca Blandino, il capogruppo Remo Blandino, numerosi gagliardetti dei Gruppi ANA della zona e vessilli delle associazioni rubianesi. Alzabandiera, inno nazionale, Silenzio fuori ordinanza ed i discorsi del Primo Cittadino e del capogruppo, oltre alla benedizione di Padre Merlo, hanno rappresentato il momento ufficiale della manifestazione, che si è poi chiusa presso il Santuario, con una lauta merenda sinoira offerta dagli alpini. Stefano Grandi GRUPPO DI SALBERTRAND XXV aprile unitario in Alta Valle Sono passati 69 anni dalla fine della guerra, intesa sia nel senso del conflitto tra eserciti regolari sia della lotta di liberazione fatta da volontari, giovani, meno giovani, donne tutti inquadrati alla buona e guidati più dall’amore per la libertà che da una vera filiera di comando. Sui monti della Val Susa come della vicina Val Chisone aspri furono i combattimenti ed ogni paese ed ogni cimitero ospita lapidi a ricordo di tanti caduti “Per la libertà”. Purtroppo l’inesorabile percorso della vita assottiglia anno dopo anno il numero dei reduci della guerra partigiana, ma quelli che restano, con coloro che pur non essendolo vogliono portare avanti i valori della resistenza si ritrovano nelle piazze il 25 aprile per ricordare quegli eventi e quei caduti. In alta valle la commemorazione è da anni fatta in modo unitario ed itinerante e quest’anno la sede designata è stata Salbertrand alle porte di quel Gran bosco che fu teatro di scontri sanguinosi. La sorpresa è stata nel ritrovare una larga partecipazione che negli anni precedenti non pareva tale. 24 Partigiani, associazioni locali, alpini, Sindaci, pubblico commosso sono stati gli interpreti della rappresentazione della memoria con gonfaloni, vessilli e gagliardetti, devoti durante la Santa Messa, ordinati nel semplice corteo che conduceva alla cerimonia dell’alzabandiera e degli onori ai caduti e commossi alle parole di Cesare Alvazzi alpino e comandante partigiano di Oulx che ha tenuto l’orazione ufficiale in quanto proprio combattente su quei monti. Infine letture a ricordo di quei giorni. La commemorazione del 25 aprile è stata anche l’occasione per dedicare un’area di fronte alla Stazione ferroviaria al caduto partigiano Giuseppe Baccon che, come hanno sottolineato dapprima il sindaco Piero Biolati e poi Massimo Garavelli del Consorzio forestale, era stato colpevolmente dimenticato dalla toponomastica locale. Poi, come si conviene, mentre le prime gocce di pioggia cominciavano a cadere, la celebrazione trovava la sua logica conclusione tra gli accoglienti tavoli delle “Due bandiere”. La Sezione era rappresentata dai consiglieri Balbo, Perotto e Giors. Dario Balbo GRUPPO DI SAN GIORIO Festa del Gruppo Festa grande domenica 16 marzo per il Gruppo. In un colpo solo si sono festeggiati l’85° di fondazione del Gruppo ed il suo 86°. La festa è iniziata con la santa messa officiata da don Antonello Taccori, durante la quale sono stati ricordati tutti gli alpini andati avanti. La giornata è poi proseguita con l’omaggio floreale alle lapidi dei caduti in piazza Cinque Martiri alla presenza del sindaco Danilo Bar e con la benedizione di don Antonello. Il corteo si è poi spostato al parco della rimembranza per la deposizione di un altro mazzo di fiori ai caduti in guerra. La festa è poi proseguita a tavola presso l’agriturismo di Pier Luigi Giai in borgata Chiodo a Susa. Qui il capogruppo Mauro Pognant Gros ed il vicecapogruppo Fabio Tomassone hanno premiato con un opera artigianale di Gino Gonella i soci della classe 1948, Valerio Pognant Gros e Roberto Tomassone, meglio conosciuto da tutti come Tom. Premiato anche per la sua lunga militanza come amico degli alpini Luigi Pognant Gros, socio del Gruppo di San Giorio dal 1971. Luca Giai Processione mariana Domenica 1 giugno si è celebrata la chiusura del mese mariano a San Giorio. E per l’occasione don Antonello Taccori ha voluto riproporre la processione Mariana aux flambeaux per le strade del paese. Una processione molto partecipata, che è partita dalla chiesa parrocchiale con i testa la Società Filarmonica, poi la statua della Madonna portata a spalle dagli Alpini e seguita dal parroco e da Erica Facciuto in fascia tricolore a rappresentare la nuova amministrazione comunale e da tutti i parrocchiani. Al termine della processione don Antonello ha celebrato la santa messa per le famiglie della comunità. Luca Giai di ricordo. “Il Piave”, l’inno di Mameli, l’inno degli Alpini si sono susseguiti tra gli applausi. Sull’attenti il capogruppo, in forma “quasi” smagliante, ha dettato i ritmi dell’alzabandiera. Una bella mattinata di festa e riflessione conclusa con la foto ricordo sotto il monumento all’alpino con l’aquila. Presenti e sorridenti il presidente sezionale Giancarlo Sosello, il vicepresidente vicario Dario Balbo, i consiglieri Mimmo Arcidiacono e Vittorio Amprimo. Tra gli alpini e gli artiglieri il sindaco del paese Antonio Ferrentino e i labari di tutte le associazioni d’arma e sociali. M.T. Ad Angelo Rossetto due medaglie di guerra Sono passati più di settant’anni dal 1940, anno in cui gli alpini del battaglione “Exilles” partirono all’attacco della Francia. Tra i giovani in armi c’era un santantoninese: Angelo Rossetto. Era del Cresto dove con la famiglia curava la terra. Chiamato alle armi combattè contro i cugini d’oltralpe e in Jugoslavia. Rossetto visse un’altra guerra altrettanto dura e l’8 settembre fu catturato dai tedeschi e internato. Quando fu liberato dagli americani poté tornare al suo Cresto e riprendere il suo lavoro della terra. Oggi vive nella cascina che ha costruito, rappresenta il duro lavoro, la testardaggine e la fatica quotidiana. Angelo ha un sorriso amichevole che nasconde gli acciacchi dell’età. Quando gli è stato comunicato che finalmente, su consiglio del suo Gruppo, gli erano state assegnate due medaglie di guerra, lui, ha semplicemente affermato: “E gli altri?”. Nelle lunghe marce alpine e in guerra gli ultimi, “gli altri” andavano aiutati e incoraggiati. Così è Angelo Rossetto, un alpino, un galantuomo e adesso, finalmente dopo più di mezzo secolo in prefettura a Torino è stato decorato con due medaglie di guerra. M.T. Cartolina da Pordenone Splendido gruppo di giovanotti in trasferta per l’Adunata nazionale di Pordenone. Oltre agli amici di Sant’Antonino erano presenti anche rappresentanti dei Gruppi di Chiusa San Michele, Borgone, Condove e Buttigliera Alta. E dopo la foto di gruppo tutti pronti a partire tra un anno per L’Aquila con lo stesso entusiasmo. GRUPPO DI VAIE Guido Usseglio Prinsi riconfermato alla guida del Gruppo Sabato 7 dicembre 2013, alla presenza del consigliere sezionale Vittorio Amprimo, si sono svolte le elezioni per il rinnovo delle cariche sociali del Gruppo relative al triennio 2014-2016. Al termine delle votazioni il nuovo direttivo risulta così composto: Capogruppo Guido Usseglio Prinsi, vicecapogruppo Bruno Bottala, segretario Alessandro Riva, tesoriere Massimiliano Pozza, alfiere Elio Giaccone, consiglieri Marco Borgis, Alberto Pautasso e Luciano Rossi. Al nuovo consiglio ed al riconfermato capogruppo Guido Usseglio Prinsi vadano gli auguri di buon lavoro da parte di tutta la Sezione. GRUPPO DI VILLAR FOCCHIARDO Festa del Gruppo Domenica 25 maggio il Gruppo ha festeggiato la prima riunione annuale con una bella giornata di festa. La mattina il ritrovo per le penne nere del paese e gli amici della Valle è stata nella piazza del sagrato parrocchiale. Dopo la celebrazione eucaristica celebrata dal parroco don Antonello Taccori, nella quale sono stati ricordati gli amici “andati avanti”, il corteo ha deposto un presente floreale al monumento ai caduti. Il Gruppo ha poi offerto ai presenti, moltissimi da tutto il paese, l’aperitivo. Quando l’ora del rancio è scoccata ecco i soci e i simpatizzanti presenti al ristorante “Betulla” dov’è stato servito un “rancio” davvero importante. Un Gruppo vivo, con più di cento tesserati, orgoglio della sezione Val Susa. M.T. CRONACA DAI GRUPPI GRUPPO DI RUBIANA GRUPPO DI VILLAR DORA Marco non è Mario, errata corrige Nello scorso numero è stato indicato quale neo capogruppo Mario Motatto. Trattasi invece di Marco Motatto. Ci scusiamo con l’interessato e gli rinnoviamo gli auguri per il suo importante incarico. Festa di San Pancrazio La festa di San Pancrazio, occasione annuale di festa e ritrovo del paese ha visto quest’anno, come di consueto, il Gruppo attivo nell’organizzazione e nella bella riuscita dell’appuntamento. Il Gruppo “Rocca Sella” ha fatto le cose per bene, prima montando il tendone, poi organizzando il pranzo e infine raccogliendo i volontari per la cena. Le penne nere di Villar Dora tracciando un consuntivo della giornata pensano alla festa iniziale, alla celebrazione del parroco don Cordola, alla grande riunione conviviale presso la cappella di San Pancrazio. Il lavoro è molto e vede presenti gli alpini nella cura del verde nel parco della Rimembranza, alle feste di San Pancrazio e di San Martino, presso la borgata Borgionera, a quella del carnevale di Valmessa e alla tradizionale offerta del “vin brulè” dopo la messa di Natale. C’è un grande evento che coinvolgerà tutto il paese verso fine anno, il centenario del socio più anziano. Un coro di voci afferma che sarebbe bello festeggiare il compleanno con l’assegnazione del premio “Carena”. Un Gruppo, quello di Villar, che non pensa solo alle feste ma al decoro del paese, alla sua vita e alle sue anime. M.T. Da destra: alcuni condovesi all’adunata di Pordenone, il “Vecio” Agostino Belletto, Angelo Rosseto riceve la Medaglia al Valor Militare. GRUPPO DI SANT’ANTONINO Le penne nere hanno spento 88 candeline Il Gruppo ha compiuto 88 anni. Così per festeggiare le tante candeline le penne nere hanno organizzato un compleanno con i fiocchi, tricolori naturalmente. L’appuntamento era fissato in piazza don Cantore dove i soci si sono fatti trovare pronti ad offrire un bicchiere di benvenuto. I “ragazzacci” di Michele Franco hanno poi accompagnato i convenuti in corteo lungo la via maestra fino alla chiesa parrocchiale. La messa domenicale, anche in ricordo delle penne mozze, è stata celebrata dal parroco don Sergio Blandino. Dopo la celebrazione la Fanfara del paese ha rallegrato i presenti in piazza con le consuete marce militari e 25 Carlo Frijo Giovanni Franza Mario Perotto Ufficiale del 1° Reggimento Alpino prestò servizio nelle truppe alpine fino al congedo. Sottotenente di complemento nel 1954. Sottotenente di complemento a Udine nel 1973. Gruppo di Almese • Il socio Marco Bosio è lieto di annunciare la nascita del nipotino Manuel avvenuta lo scorso 17 dicembre. Un bel maschietto che allieta la famiglia della figlia Annalisa e del marito Maurizio Bisterzo. Auguri al piccolo e congratulazioni vivissime ai genitori ed ai nonni da tutti gli alpini ed amici del Gruppo. Gruppo di Chiomonte • Il nostro capogruppo Silvano Ollivier è diventato nonno di Alice. A lui, alla mamma Elena ed al papà Enrico gli auguri di tutto il Gruppo. Giancarlo Sosello Sottoufficiale di complemento nel 1970 ad Aosta. Giovanni Baro Mimmo Arcidiacono Artigliere alpino nel 36° gruppo nel 1965. Sottotenente di complemento d’artiglieria a Susa nel 1972. Fotografie e lettere della Prima Guerra Il 24 maggio del 1915 l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria, cominciava per noi la Prima Guerra Mondiale. I nostri bisnonni, i nostri nonni andarono a combattere nelle trincee del Carso, moltissimi non fecero più ritorno in Valle. Ci stiamo preparando a ricordarli sulle pagine de “Lo Scarpone”. Abbiamo bisogno del vostro aiuto, dei vostri ricordi familiari. Fotografie e lettere saranno preziose per ricucire la storia tra la loro sofferenza sotto le armi, i loro erosimi, la loro vita e noi. Dunque aprite i cassetti, le scatole di latta, gli album e scriveteci. 26 Potete mandarci le vostre fotografie o dei vostri cari, indicandoci (se possibile) il luogo e la data dello scatto. Le immagini possono essere spedite per posta a: A.N.A. Sezione Val Susa Via Brunetta, 45 - 10059 Susa (TO) oppure via mail a: [email protected] Gruppo di Chiusa S. Michele • Il 29 marzo 2014 il nostro socio Giorgio Ori è diventato nonno di una stella alpina di nome Camilla. Auguri di un sereno futuro alla piccola, a mamma Fabiana e a papà Alexander Clerico ed al fratellino Francesco. Gruppo di Oulx • Sarà un nuovo alpino? Ha ormai quattro mesi il piccolo Daniele ed é già bello e forte. Le origini non mentono: i suoi genitori sono Francesca Casse, di Oulx, maestra di sci nonché figlia del nostro socio Roberto, e Gianmarco Laurencig, friulano, Maggiore degli alpini, in servizio come capo sezione piani della Brigata Julia a Udine dopo un lungo periodo passato allo SME a Roma. Il Maggiore al momento sta trascorrendo un semestre in Somalia come Military Assistant del Comandante della Missione europea di training e advisory delle forze armate locali. Daniele si deve subito abituare a queste lunghe assenze del papà, ma le esperienze che farà nei prossimi anni lo porteranno un giorno a mettere anche lui il cappello con la penna? Chissà... intanto si gode le lunghe passeggiate e i paesaggi della nostra bellissima valle. • È nata nei primi giorni di giugno la piccola May Balbo nipote del nostro vice-presidente nonché capo-redattore Dario. Alla famiglia va tutta la nostra vicinanza in un momento così splendido. La loro gioia è anche nostra. Adesso una stella, davvero brillante, si aggiunge a Balbo. Da sottotenente di complemento a tenente-nonno in servizio permanete: complimenti Dario! Viva May. papà Massimo Bellone. Benvenuto Edoardo e auguri da parte del Gruppo alpini! Felicitazioni a tutti i famigliari in particolare ai nonni Liliana e all’alpino Battista. Gruppo di Rubiana • Il Gruppo porge felicitazioni al nostro socio alpino Rocco Giuliano e ai famigliari per la nascita del nipote Gabriele; auguri a mamma Emanuela e papà Leonardo. • Auguri e felicitazioni dal Gruppo al nostro socio papà alpino Claudio Calliero, alla mamma Sabrina e ai famigliari per la nascita di Nicole. Gruppo di Venaus • Il 18 settembre scorso è nata Matilde di Sara e PierCarlo Varetto. Il Gruppo si felicita con Clemente, Paola e Bianca augurando tanta serenità alla piccola ed ai neo-genitori. è mancato ad 86 anni il signor Bernardo Nicola, papà del nostro socio aggregato, Tonino. Il Gruppo e la squadra di P.C. “Orsiera” porgono sentite condoglianze a Tonino e a tutti i suoi famigliari • Il 22 marzo è mancato a 75 anni il signor Pier Giorgio Gaia suocero del nostro socio aggregato Bruno Nurisso. Sentite condoglianze dal Gruppo. • Il 16 aprile è mancata a Susa la signora Letizia Favro ved. Plano, suocera del nostro alfiere sezionale Bruno Gallina e del socio alpino Mauro Aschieris. Il Gruppo si associa al dolore della famiglia e porge sentite condoglianze alle figlie Maria, Laura, Lucia e ai generi Bruno, Mauro e Andrea. in via Colombardo, 12. Alpino, ha svolto il suo servizio a Pinerolo. È stato vice capogruppo per una quindicina di anni. Amilcare ha passato la sua vita lavorativa qui a Caprie presso la Ditta “General Meccanica”, ubicata oltre la SS. 24 a fianco del torrente Sessi. Grande pescatore, ha gestito per diversi anni il laghetto della Società Pesca Club Trota Caprie, dove si svolgevano anche le gare sociali. Amilcare ultimamente conduceva una vita molto più riservata, a causa delle sue condizioni di salute. Lo si poteva incontrare al mattino, quando a piedi andava a comprare il giornale. Numerosi sono stati Gruppo di Sant’Antonino • Il 28 maggio scorso è nata Mia Mauro. Il Gruppo augura tanta felicità al papà Marco, alla mamma Federica ed al nonno Dino Goi. ANAGRAFE ALPINA LE NOSTRE FOTO Nascite Gruppo di Villar Focchiardo • Il 15 aprile è nata Emma Listello di Monica Martoia e di Fabio, nipote del socio aggregato Ernesto Martoia. Ai novelli Gruppo di San Giorio genitori e ai nonni le nostre • Il 13 marzo è nato Edoardo felicitazioni e alla piccola un ad allietare mamma Cristina e sereno avvenire. Decessi Gruppo di Bardonecchia • Il 30 marzo, a 81 anni, Giuseppe Erta è andato avanti. Aveva assolto al servizio di leva nel 1954 nel battaglione “Susa” nelle caserme di Bra, Oulx e Pinerolo. Salutiamo con lui un’altra parte di storia alpina. Il Direttivo ed i soci tutti sono vicini alla figlia Angela con il marito Giorgio Bellet, nostro alpino, per la perdita del caro papà. Gruppo di Borgone • Sabato 31 maggio è “andato avanti” Germano Ronchi, vicecapogruppo. Classe 1937 svolse il servizio di leva presso il comando della “Taurinense” in qualità di autista, attività che svolse anche nella vita civile. Sincere condoglianze da parte del Gruppo alla moglie Rosa Blandino, con la quale nell’aprile 2012 aveva raggiunto il traguardo delle nozze d’oro, ed ai figli Diego e Valerio. Gruppo di Bussoleno • L’8 febbraio 2014 a Bruzolo è mancata ad 89 anni la nonna del nostro socio alpino Daniele Guglielmetto. Il Gruppo porge sentite condoglianze a Daniele e a tutti i suoi famigliari . • Il 10 febbraio a Bussoleno é mancato il signor Francesco Allasio di 80 anni suocero del nostro socio alpino Mauro Cotterchio. Il Gruppo porge sentite condoglianze. • Il 22 febbraio a Campobasso Gruppo di Caprie • Amilcare Barale, classe 1940, è andato avanti. Giovedì 20 marzo si sono svolti i suoi funerali. Era nato a Caprie e qui viveva con Paola Galliano 27 ANAGRAFE ALPINA Gruppo di Chiomonte • Alessandro Remolif è andato avanti il più anziano socio alpino del Gruppo. Classe 1923 dopo la naia, era entrato nel gruppo dei partigiani salendo sui monti della nostra valle. Il Gruppo si unisce al dolore dei famigliari. Gruppo di Condove • Il nostro caro socio Maurizio Carlino è andato avanti. Aveva prestato servizio come caporal maggiore nel 1° reggimento 28 artiglieria da montagna, 8ª batteria, specialista al tiro, e ricordava con tanto spirito numerosi episodi simpatici e significativi della vita della naja. Era della classe 1931, ma il suo spirito era sempre giovanile. Ad ogni nostro incontro conviviale era un vero animatore, anche con le sue canzoni della tradizione torinese. Ci mancherà molto. Intanto rivolgiamo alla sua sposa Adele, con tanto affetto, il nostro cordoglio. Anche alla figlia e a tutti i famigliari rinnoviamo le nostre fraterne condoglianze. Gruppo di Foresto • È morta per un problema respiratorio la maestra Zoe Paramithiotti tra le sue montagne della provincia Granda. La sua vita si legò alla nostra Valle quando terminati gli studi vinse una cattedra d’insegnamento presso le scuole elementari della frazione bussolinese. Da una valle all’altra amava dire, dal cuneese alla Valle di Susa. Passarono anni entusiasmanti, era l’Italia del dopo guerra quella della rinascita e della completa scolarizzazione. Nell’edificio voluto dal parroco don Luigi Pautasso insegnò per molti anni; la vita a Foresto era genuina come quella del suo paese natio San Damiano Macra. Tra le mura scolastiche conobbe un maestro molto particolare, per temperamento e vivacità: don Rinaldo Trappo. A lui rimase legata da profonda amicizia incontrandolo nelle sue frequenti visite agli alpini del suo battaglione “Ceva”, i sopravvissuti delle ritirata dalla Russia. Ora Zoe, riposa tra le sue montagne lasciando il suo dolce ricordo a quanti l’hanno conosciuta e apprezzata per il suo sguardo tanto intenso da raccontare una vita vissuta per i giovani. • Il 10 maggio è mancata la signora Giovanna Derossi in Mascarino, consorte del socio e vice capogruppo Roberto. Al caro Roberto ed a tutti i famigliari, il Gruppo rinnova sentite condoglianze • Il 20 maggio, il caro socio alpino Primo Dal Cin è andato avanti. Il Gruppo porge a tutti i famigliari sentite condoglianze. Gruppo di Sant’Ambrogio • Il 1° aprile è andato avanti l’artigliere alpino dott. Camillo Macchiorlatti Vignat, per 40 anni medico di base a Sant’Ambrogio. Il Gruppo si stringe al dolore della famiglia e lo ricorda per i suoi meriti professionali e per l’amicizia di cui ci ha onorati. Ciao Camillo, riposa in pace. • Nel mese di aprile è mancata la signora Aurelia Martinasso ved. Teghille, mamma del socio alpino Ferruccio. A lui, alla famiglia ed al fratello, il Gruppo tutto, formula sentite condoglianze. • Un nuovo lutto nel Gruppo. È mancata la sig.ra Elide Moriena, mamma del nostro socio Enzo Boglio. Tutto il Gruppo si stringe attorno all’amico Enzo e fraternamente porge sincere condoglianze a lui ed alla sua famiglia. • Il 30 giugno abbiamo accompagnato all’ultima dimora il socio alpino Carlo Allais, per anni attivo collaboratore del nostro Gruppo. Il Direttivo e gli alpini tutti, si uniscono al dolore della famiglia e porgono sentite condoglianze. Gruppo di Oulx • È andato avanti Arturo Blanc, classe 1916 e decano del Gruppo. Alpino del btg. “Exilles” fu prima partigiano e successivamente fu sempre di sprone ed esempio nell’ambito del Gruppo sino a quando la salute glielo permise. Purtroppo quella stessa salute non gli permise, nel settembre 2012, di ritirare l’attestato che la Sezione dedicò agli ultranovan- il nostro Gruppo è stato certamente un esempio di semplicità e dedizione in perfetto spirito alpino. Ai familiari giunga il nostro sentito pensiero di riconoscenza per l’amico Ugo. tenni in occasione del 90° di fondazione. Il Gruppo si unisce al dolore della famiglia porgendo le più sentite condoglianze. Gruppo di Rubiana • Condoglianze dal Gruppo ai famigliari e ai nostri soci alpini Brunatto Marco e Nello per la scomparsa del papà “Nardu”. Gruppo di Susa • Il Gruppo partecipa al dolore delle famiglie Mondani e Lanfranco per la dipartita della loro cara Aurora. Amica degli alpini, oltre alla famiglia ha dedicato la sua vita al volontariato: nella Protezione Civile del Comune di Preganziol (TV) in qualità di Presidente e come Sorella nella Croce Rossa di Treviso che l’ha vista insignita della Medaglia d’oro per il servizio prestato. Ricordandola con affetto e simpatia il Gruppo porge sincere e sentite condoglianze ai familiari. Gruppo di Venaus • Il primo novembre scorso è andato avanti l’alpino combattente Biagio Rolle, classe 1922. Persona affabile e sempre pronta al dialogo ci mancherà molto. Il Gruppo partecipa al dolore e porge sentite condoglianze a tutta la sua famiglia. • Il Gruppo abbraccia l’alfiere Marcello Balpo, per la perdita della moglie avvenuta il 17 dicembre scorso. Il vuoto creato dalla tua partenza, cara Franca, sarà difficilmente colmabile da due righe di condoglianze ma noi ti ricorderemo col sorriso e la tua inimitabile simpatia. Gruppo di Villar Dora • Lunedì 2 giugno il Cav. Uff. Guerrino Genta ‘Selinu’ è andato avanti. Classe 1918, è stato uno dei soci rifondatori del Gruppo nel 1975, continuando a partecipare atti- vamente alla vita associativa sia come vicecapogruppo che come Consigliere. Alpino sempre disponibile ha partecipato a molte adunate nazionali in compagnia della moglie Piera e a tutte le attività organizzate dal Gruppo. Purtroppo negli ultimi anni la salute non l’ha più accompagnato e non poteva più partecipare alle manifestazioni. Faceva parte del Consiglio direttivo del Gruppo in qualità di Consigliere Onorario. Porteremo sempre nel cuore la sua simpatia e lo ricorderemo all’interno del Gruppo per tutto quello che ha fatto. Alla nipote Franca, al cugino Roberto e famiglie giungano le più sentite condoglianze del Gruppo. Gruppo di Villar Focchiardo • Tragicamente il 9 aprile è mancato il socio Ivan Versino di anni 34, nipote del socio Er- cole Audi Bussio. Alpini e amici del Gruppo porgono le più vive espressioni di sincero cordoglio alla famiglia. • Il 12 aprile a Lavello (Pz) è mancata la signora Mauretta Caprioli ved. Fuggetta di anni 98, suocera del socio aggregato Salvatore Bottino. Da parte di tutto il Gruppo le più sentite condoglianze. • Il 22 aprile è mancato il sig. Ernesto Pent di anni 83, nonno del socio aggregato Gabriele Porcheddu, con il socio aggregato Giorgio Cargnin compagno della figlia. Il Direttivo e i soci si uniscono al dolore della famiglia. • All’età di 92 anni e dopo alcuni anni di infermità è andato avanti il socio Maurilio Grosso reduce combattente ex internato. È stato l’ultimo dei com- battenti di Villar Focchiardo a lasciarci. Per parecchi anni, fino a quando la salute glielo ha permesso, ha ricoperto la carica di Presidente dell’Associazione Combattenti e Reduci. Orgogliosamente alpino, era amato da tutti i villarfocchiardesi, per la sua figura semplice, genuina, con il sano stampo degli uomini onesti di una volta. Aveva vissuto i drammatici momenti della guerra e della deportazione e poi la fatica, i sacrifici e la fortuna di poter rientrare in paese dalla amata moglie Eva. Con Maurilio se ne è andato un pezzo di storia di Villar Focchiardo che rimarrà come stimolo per non dimenticare e come invito a ricordare quelle persone che con il loro sacrificio hanno permesso alle generazioni successive di vivere in libertà e in democrazia. ANAGRAFE ALPINA i Gruppi che hanno partecipato con i loro gagliardetti e la Sezione che ha partecipato con il vessillo sezionale. Le più sentite condoglianze a tutti i suoi cari. • Walter Pettigiani, classe 1929 è andato avanti. Venerdì 21 marzo si sono svolti i suoi funerali. Era nato a Caprie e qui viveva con la moglie Celina Pautasso in via Braere, 24. Tre figli: Maurizio, Patrizia e Donato, tutti sposati e otto nipoti. Artigliere alpino della “Julia”, ha svolto il suo servizio in Veneto e in Friuli Venezia Giulia. Partecipava volentieri alle Adunate. Walter ha lavorato alla “Moncenisio” di Condove nel reparto riparazione carrozze ferroviarie e poi successivamente alla FIAT Ferriere di Avigliana. Con la pensione si è dedicato ai lavori di campagna, in particolare facendo legna e accudendo l’orto. Uomo molto sereno e cordiale, ricco di umanità, amava scambiare volentieri due parole con le persone che incontrava nel paese. Le condizioni di salute, difficili nell’ultimo periodo, non gli hanno più consentito di girare a piedi in paese, per andare a comprare o solamente per passeggiare. Numerosi sono stati i Gruppi che hanno partecipato con i loro gagliardetti e la Sezione che ha partecipato con il vessillo sezionale. Sentite condoglianze a tutti i suoi cari Matrimoni Gruppo di Vaie • Il nostro alfiere da sempre, Ugo Girardi, è andato avanti all’età di 73 anni. Il Gruppo lo ricorda con particolare affetto per la sua disponibilità e costante presenza fino a che la salute gli ha consentito di partecipare alle nostre attività. Era lui il primo a sottolineare le date delle manifestazioni alle quali partecipare, sebbene non avesse la patente trovava sempre qualcuno disposto ad accompagnarlo a tutti i funerali. Un’attenzione particolare poi la dedicava alla sede, quando era ancora presso il vecchio municipio, era lui a mantenerla sempre ordinata e pulita. Per Gruppo di Borgone • Il 6 ottobre 2013, presso il comune di Borgone i nostri iscritti Manuela Caldana, figlia dell’alpino Bernardo e l’alpino Edoardo Pagliero si sono uniti in matrimonio. Il Gruppo porge ai novelli sposi il sincero augurio di una lunga e felice vita coniugale. Gruppo di Foresto • Il 18 gennaio, nella Chiesa parrocchiale di Foresto, la signorina Ilaria Girodo, figlia del carissimo socio Eldo, si è unita in matrimonio con il sig. Marco Borsellino. Ai novelli sposi il Gruppo esprime sentiti auguri di lunga e serena vita coniuga- le. Al caro Eldo, vivissime con- caratteristico Santuario di San gratulazioni. Pancrazio del quale, tra l’altro, i giovani sposi sono attenti Gruppo di Vaie collaboratori per la gestione • Sabato 7 settembre il nostro e manutenzione. Prima delle giovane socio Massimiliano nozze il novello sposo ha voluPozza è convolato a nozze con to anche immortalare l’avveniSerena Sedda. mento con una bella foto con La cerimonia si è svolta nel il nonno Pinin entrambi con un bel cappello alpino in testa. Al nostro giovane ed attivo Max ed a Serena i nostri migliori auguri alpini. Anniversari Gruppo di Foresto • Domenica 6 aprile, il carissimo socio e consigliere del Gruppo Roberto Durbiano, unitamente alla gentile consorte signora Bruna, ha festeggiato il 50° anniversario di matrimonio. Agli sposi d’oro il Gruppo esprime vive felicitazioni e auguri per una lunga e felice vita coniugale. 29 NOTIZIARIO Offerte pro Scarpone MARZO 4 marzo Borgone • Riunione coordinamento giovani. Presenti: il coordinatore giovani Barone ed il consigliere Bosco. 5 marzo Torino, circolo dei lettori • Presentazione del libro L’ultima volta. Presenti: vicepresidente Balbo. 9 marzo Giaglione • Festa del Gruppo. Presenti: presidente Sosello, vicepresidente Bartolotti e consiglieri Giors e Baro. 16 marzo Torino • 1° Raduno delle Associazioni d’Arma del Piemonte. Presenti: vicepresidente Balbo e consiglieri Amprimo e Bert. 22-23 marzo Motta di Livenza • Riunione dei Presidenti sul tema della Protezione civile. Presenti: presidente Sosello e coordinatore di P.C., Parisio. 25 marzo Torino, Circolo ufficiali di presidio • Conferimento della croce di guerra all’alpino Angelo Rossetto Giaccherino. Presenti: vicepresidente Balbo e i consiglieri Anselmetto, Arcidiacono e Bosco. 29 marzo Susa • Inaugurazione piazza e statua intitolata al ten. dr. Raimondi. Presenti: vicepresidente Bartolotti, consigliere Baro. 29-30 marzo L’Aquila • Incontro coordinatori giovani. Presente: coordinatore giovani, Barone. 31 marzo Susa • Consiglio sezionale. Il direttore, la redazione e il consiglio sezionale ringraziano quanti con le donazioni aiutano il lavoro che permette l’uscita del nostro giornale sezionale. Le donazioni si posso fare direttamente tramite i Gruppi o per posta sul Conto Corrente Postale 83325274 • Allais Anna Maria, Avigliana € 30,00 • Arbrun Piero, Villar Focchiardo € 10,00 • Baritello Domenico, Villar Focchiardo € 20,00 • Baudissard Oriana, Sauze di Cesana € 30,00 • Bianco Prevot Gino, Susa € 20,00 • Bramante Luciano, Villar Focchiardo € 15,00 • Bronzino Elio, Sant’Ambrogio € 20,00 • Campale Daniela, Caprie. In memoria del papà Rinaldo € 10,00 • Bolla Giuseppe. Continuazione abbonamento de Lo Scarpone € 25,00 • Chiaberto Mario, Villar Focchiardo € 10,00 • Gruppo Chiusa S. Michele € 100,00 • Claviere. Continuazione abbonamento de Lo Scarpone € 20,00 • Davì Isabella, San Giorio € 20,00 • Fam. Masoero, Avigliana. In memoria di Remo e Marianna € 150,00 • Gattiglio Silvio, Susa € 10,00 • Giaccone Maria Pia, Avigliana. In memoria di Tatti Francesco € 40,00 • Gruppo A.N.A., Trana € 20,00 • Martinelli Giuseppe, Artogne € 20,00 • Nicoloso Mario, Avigliana € 15,00 • Novero Giustina, Avigliana € 10,00 • Pereno Elio, Avigliana € 10,00 • Perino Franco, Chianocco € 20,00 • Rizzo Ivan, Avigliana € 5,00 • Ronsil Caterina, Venaus. In memoria del marito Marzo Ferdinando € 25,00 • San Giorio. In memoria di Re Luigi € 20,00 • Sanna Paolina, Avigliana. In memoria di Bassi Renato e Gianfranco € 30,00 • Saparin Fassetta Livio, Avigliana. In memoria della Moglie Maria € 20,00 • Schiera Emilio, Bruzolo € 20,00 • Sigrada Moitre Pierangela, Avigliana. In memoria dell’indimenticato marito alpino deceduto da 11 anni € 50,00 • Talachini Maria, Venaus. Continuazione abbonamento de Lo Scarpone € 20,00 • Fam. Tavan Giuliano, Avigliana. Per la nascita della nipote Alba € 20,00 • Venaus € 120,00 • Viale Adriana, Avigliana € 10,00 • Villarfocchiardo. In memoria dei soci: Versino Ivan e Grosso Maurilio € 40,00 • Vinassa Claudio, Caprie. In memoria del papà Felice e della mamma Lea € 30,00 • Totale € 1165 APRILE 6 aprile Sant’Antonino • Festa del Gruppo. Presenti: presidente Sosello, vicepresidente Balbo, consiglieri Amprimo, Arcidiacono e Bosco. 6 aprile Borgaretto • 55° anniversario di fondazione. Presenti: consigliere Perotto. 12-13 aprile Marostica • 18° C.I.S.A. Presenti: vicepresidente Balbo, consigliere Olivero. 12 aprile Rubiana • Intitolazione piazza alla medaglia d’argento Paolo Giorda. Presenti: presidente Sosello, vicepresidente Bert. 23 aprile Condove • Inaugurazione Museo della Resistenza. Presenti: consiglieri Amprimo, Anselmetto, Bosco e Foglia. 25 aprile Susa • Commemorazione del 25 aprile. Presenti: vicepresidente Bartolotti. 25 aprile Salbertrand • Celebrazione unitaria di alta valle della festa di Liberazione. Presenti: vicepresidente Balbo e consigliere Perotto. 27 aprile Pino d’Asti • 80° di fondazione. Presenti: consigliere Amprimo e Fanfara Sezionale. 28 aprile Susa • Consiglio sezionale. MAGGIO 11 maggio Pordenone • Adunata nazionale. Presenti: presidente Sosello, alfiere sezionale Gallina, CDS con una sola defezione, 43 elementi della fanfara sezionale, 32 gagliardetti di Gruppo e 252 alpini. Inoltre erano presenti il gen. Bonato, il mar.llo lgt. Gambelli e otto autorità di Valle. 17 maggio Asti • Riunione coordinamento Protezione Civile A.N.A. Piemonte. Presenti: presidente Sosello e coordinatore P.C. Parisio 24 maggio Milano • Riunione Centro studi. Presenti: consiglieri Amato e Perotto. 24 maggio Milano • Riunione dei Presidenti. Presente: presidente Sosello. 25 maggio Milano • Assemblea nazionale dei delegati. Presenti: presidente Sosello e i consiglieri Amprimo, Anselmetto e Demuti. News CAMPIONATI MONDIALI PER CANI DA SOCCORSO • 21-24 agosto 2014 a Caselette Presso il Centro Cinotecnico la Piota di Caselette si terranno i Campionati del Mondo per cani da soccorso. È confermata la partecipazione di circa 150 cani provenienti da oltre 20 diverse Nazioni. Ci saranno prove di obbedienza e di ricerca su macerie. Le prove sono aperte al pubblico con ingresso libero. La cerimonia di apertura avrà luogo al Campo Sportivo di Caselette giovedì 21 agosto alle ore 16,00. 30 LE VOSTRE LETTERE Notiziario sezionale Osservazioni sull’adunata Sono un anziano artigliere alpino classe 1923 reduce di guerra che vuole ancora continuare a prendere parte alle annuali Adunate Nazionali degli Alpini, ma purtroppo non posso più camminare in formazione come gli anni scorsi, pertanto mi adatterei a partecipare alla sfilata su un automezzo messo a disposizione dall’organizzazione dell’evento. Purtroppo sorge un problema, gli automezzi messi a disposizione sono posizionati in testa alla sfilata mentre gli alpini che dovrebbero occuparli, arrivati con pullman dai vari Gruppi alpini, sono sistemati anche a parecchi chilometri di distanza dalla città che ospita l’adunata e pertanto impossibilitati ad arrivare in tempo utile per l’inizio dello sfilamento, tenendo conto anche dell’ordine di partenza delle singole Sezioni. Avrei una proposta da fare: l’automezzo messo a disposizione dall’organizzazione dell’adunata, precedentemente richiesto dalla Sezione, dovrebbe farsi trovare nella zona di ammassamento della Sezione e pertanto a disposizione degli alpini in difficoltà e quindi partire per la sfilata dietro il vessillo sezionale e la fanfara, seguito dai gagliardetti e dagli alpini in formazione. Giovanni Frattini, Gruppo di Almese Premio Sono un vecio alpino anche io, il mio nome è Riccardo Cantore nato a Chiusa di San Michele. Ho appena letto su L’Alpino che il nostro giornale “Lo Scarpone Valsusino” ha vinto l’ambito premio di cui all’oggetto. È un importante riconoscimento che va meritatamente a premiare la professionalità di tutti gli amici che il nostro giornale lo “costruiscono”. Questa professionalità è ben messa in risalto dalla motivazione per cui il premio è stato attribuito. Grazie, grazie a tutti voi per il generoso impegno. Vorrei estendere i ringraziamenti ad un altro dei miei amici alpini, Vittorio Amprimo, il mio capogruppo della Chiusa. Riccardo Cantore, Gruppo di Chiusa San Michele Caro “vecio” Riccardo, tutta la redazione ti ringrazia di cuore per le belle parole con le quali hai voluto sottolineare il premio che abbiamo ricevuto. Un premio importante, ambito da tutte le Sezioni molte delle quali più grandi di noi e con risorse, intellettuali ed economiche, decisamente superiori alle nostre. Noi ci abbiamo messo la passione e l’entusiasmo, voi tutti che ci leggete la solidarietà, l’interesse e la pazienza se qualche volta siamo stati sotto tono. Comunque Caro Giovanni, grazie ancora e non possiamo negare che la tua mail ci abbia comprendiamo perfettamente il tuo stato d’animo e di conse- fatto piacere. guenza la natura della tua proposta. Purtroppo però le Sezioni non possono gestire in proprio queste situazioni che sono di stretta competenza dell’organizzazione e di quelle consuetudini che si sono tramandate nel tempo. Non crediamo che la tua Addio Alberto proposta sia certo la prima ad essere presentata sull’argomen- Voglio ricordare da queste colonne l’amico Peretti Alberto, classe to, ma come vedi si procede sempre nello stesso modo. Forse 1924 di Forno Valstrona (Verbania), che come grande sciatore la gestione della movimentazione dei mezzi nella giornata della era stato premiato all’Abetone per il secondo posto categoria domenica è decisamente problematica e il numero di mezzi oc- B12 (dagli 86 ai 92 anni). Molto amico dei valsusini, perché correnti sicuramente superiore con tutti i problemi del caso. Le nell’estate 1943 a soli 19 anni era militare a Condove; l’8 setSezioni devono solo fornire il numero di posti da mettere a di- tembre 1943 fu catturato dai tedeschi a Torino e internato nel sposizione e nient’altro. Capiamo che possa sembrare ingiusto, campo di concentramento di Buchenwald vicino a Berlino, dove ma siamo altrettanto convinti che nel tempo, con tutta la buona ha visto morire i suoi amici. Due giorni dopo la premiazione volontà di questo mondo non si sia trovata una soluzione più dell’Abetone è stato vittima di un infortunio sul lavoro nella sua razionale. Come avrai potuto notare anche nella più semplice Valle Strona, durante la potatura di un albero è stato colpito da gestione del raduno di raggruppamento si opera nello stesso un grosso ramo e tre giorni dopo è morto. Il 24 aprile eravamo modo. Forse l’abbraccio verso tutti i reduci superstiti e verso presenti in cinque suoi amici della val Susa per l’ultimo saluto ai coloro che possano avere difficoltà motorie è stato giudicato più funerali a Forno Val Strona. caloroso se rivolto ad un gruppo più numeroso e compatto che Luciano Dosio, Gruppo di Condove sfila con autorità, ufficiali in servizio e vertici dell’ANA. Sappiamo che non ti convinceremo ma purtroppo per ora si opera così e Caro Luciano, l’unica cosa che possiamo fare è quello di girare la proposta alla grazie per aver voluto ricordare questa persona davvero eccezioSede nazionale. Quando leggerai queste righe l’Adunata sarà già nale che ha condiviso nella nostra Valle un periodo difficile della un ricordo, contiamo però di vederti alle nostre manifestazioni sua gioventù. dove tutto è più semplice e soprattutto è gestito da noi. Scrivete le vostre lettere a: A.N.A. Sezione Val Susa - Via Brunetta, 45 - 10059 Susa (TO) oppure via mail a: [email protected] 31 Ottavio Zetta Esperto di fortificazioni e fotoreporter Torretta metallica sopra il Moncenisio