Il carcinoma della mammella 1 Epidemiologia n n il carcinoma mammario rappresenta la principale neoplasia della donna raro prima dei 25 anni, è poco frequente fra i 30 e i 40 ma diffuso oltre i 50 anni. La curva di distribuzione per età dimostra un incremento costante con due picchi tra i 45 e i 50 anni e tra i 60 e i 65 anni 2 n n n n nel mondo occidentale è la più frequente causa di morte tra i 40 e 50 anni. L’andamento temporale dei tassi di mortalità mostra segni di tendenza all’aumento con un progressivo uniformarsi dei paesi a più basso rischio ai livelli di quelli a rischio più alto in Italia una donna su 13 (7%) sviluppa un carcinoma della mammella con 28.000 nuovi casi l’anno e una mortalità di 8000 donne l’anno. La fascia di età più colpita nel 2000 è stata quella delle donne >60 anni (incidenza superiore di 10 volte in questa fascia d’età rispetto alle più giovani). Le regioni del Nord presentano tassi di mortalità più elevati rispetto alle regioni del Centro e del Sud e differenze esistono anche all’interno della stessa area geografica tra zone urbane e rurali oggi in Italia vivono circa 300.000 donne che hanno avuto il cancro della mammella con tutte le implicazioni di ordine assistenziale, psicologico e sociale che questo comporta; anche per l’Italia il carcinoma mammario rappresenta una malattia a carattere sociale 3 la sua incidenza è in continuo aumento n Fattori di rischio n n n n n n n n n n demografici n età oltre i 30 anni n sesso femminile con rapporto femmina/maschio di 150:1 n insulti ambientali durante l’infanzia (?) familiari n soggetti con anamnesi familiare positiva per cancro della mammella in consanguinei di primo grado hanno una probabilità doppia di ammalare di cancro ed in età più giovane razza n le donne bianche hanno un rischio maggiore di sviluppare un tumore della mammella n le donne di colore hanno una maggiore incidenza di mortalità storia mestruale n menarca precoce, sotto i 12 anni n menopausa tardiva, dopo i 50 anni storia riproduttiva n prima gravidanza dopo i 30 anni n nulliparità n fattore di protezione l’allattamento per un totale di almeno 36 mesi patologia benigna n iperplasia epiteliale duttale della mammella carcinoma della mammella controlaterale o in situ tumori dell’endometrio, della tiroide, del pancreas soggetti esposti a radiazioni ionizzanti nell’infanzia o nell’adolescenza obesità – stile di vita sedentario dieta ricca di grassi dei popoli occidentali (incidenza minima nelle donne giapponesi 11 casi / 100.000 abitanti all’anno, massima nelle donne americane 60 casi / 100.000 abitanti all’anno) 4 Rilevanza del rischio Fattori di rischio n n n n n n n n n n n n n n Sesso Età Predisposizione genetica Storia personale Storia familiare Gravidanza Menarca < 12 anni Menopausa > 55 anni HRT Fumo Dieta Obesità Alcool Contraccettivi 5 Fattori genetici n n n Nel braccio lungo del cromosoma 17q è stato identificato il gene BRCA1, che agisce come oncogene recessivo e può fornire una regolazione negativa della crescita cellulare. Esso predispone sia al carcinoma mammario che al carcinoma ovarico familiare Nel cromosoma 13q è stato identificato il gene BRCA2, che predispone al carcinoma mammario familiare In alcuni raggruppamenti familiari con cancro della mammella sono stata osservate la atassia-telangectasica e la sindrome di Cowden e la sindrome di Li-Fraumeni n n Sindrome di Cowden è caratterizzata da lesioni amartomatose multiple della cute e delle mucose, carcinomi della mammella, carcinomi della tiroide Sindrome di Li-Fraumeni si manifesta come associazione di carcinomi della mammella, sarcomi dei tessuti molli, osteosarcomi, leucemie e carcinomi adrenocorticali 6 Fattori di rischio n n n n n n Genetici Familiari Prolungata esposizione ad alti livelli di ormoni Alterazioni delle ghiandole mammarie Atipia citologica (si diagnostica con il lavaggio dei dotti galattofori: introducendo e poi aspirando acqua nei dotti si prelevano alcune cellule; l'esame citologico delle cellule prelevate consente di verificare se sono normali o atipiche. Meno invasivo e doloroso della biopsia e dell'agoaspirato) Livelli elevati nel sangue, prima della menopausa, del fattore di crescita IGF-1 (Insulin-like Growth Factor -1; aumento del rischio di 7 volte; marcatore di rischio?) Farmacoprevenzione 7 Fattori di rischio valutati nel modello di Gail n n n n n n Età del menarca Razza Numero biopsie mammarie Età della prima gravidanza Numero di parenti di primo grado affetti da carcinoma Iperplasia atipica La valutazione del rischio individuale (da dati raccolti con l’anamnesi ed elaborati con software dedicati) può aiutare a determinare quali donne sono ad elevato rischio di sviluppare un carcinoma della mammella •donne di età maggiore od eguale a 35 anni con un rischio a 5 anni di sviluppare carcinoma mammario pari o superiore a 1.7% utilizzando il modello di Gail •donne di età maggiore od eguale a 35 anni con una storia di carcinoma lobulare in situ 8 9 10 Storia naturale n secondo la teoria di Halsted esiste un gradualità delle lesioni proliferative mammarie che vanno dall’epitelio normale al carcinoma in situ, in una seconda fase il tumore si accresce e si diffonde ai linfonodi ed in una terza fase raggiunge gli organi a distanza n n questa teoria ha indotto numerosi chirurghi ad utilizzare ampi interventi demolitivi quando la malattia è ancora confinata a livello locoregionale secondo la teoria di Fisher considera il carcinoma della mammella fin dal suo apparire come una malattia sistemica che coinvolge una serie complessa di interazioni di tipo immunologico sia a livello locale che generale n Patologia locale Patologia sistemica questa teoria ha convinto i chirurghi a modulare e adattare allo stadio della malattia l’intervento chirurgico e associarvi radioterapia, chemioterapia, ormonoterapia 11 Storia naturale n secondo la teoria di Hellman il carcinoma della mammella è una malattia con presentazione, prognosi ed evoluzione molto diverse da caso a caso; si tratta in effetti di un ventaglio di malattie diverse che formano come uno “spettro”: alcune sono ad estensione rigorosamente locale, altre ad estensione locoregionale, altre sono disseminate Esiste una gradualità nel determinismo delle lesioni proliferative mammarie che va dall’epitelio normale, attraverso l’ipeplasia e l’iperplasia atipica, alla comparsa del carcinoma in situ e poi di quello invasivo 12 n n n La proliferazione neoplastica è un processo multifasico che dura molti anni, anche 10 o 20 anni. Alcune cellule si riproducono all’inizio in forma poco aggressiva, quindi prendono il sopravvento i gruppi cellulari più forti, avviene quindi una selezione naturale all’interno della popolazione di cellule tumorali. Le fasi principali del processo di proliferazione neoplastica sono: 1. 2. 3. 4. 5. 6. Attivazione dell’oncogene Mancata attivazione del gene deputato alla soppressione dell’oncogene Inizio della moltiplicazione delle cellule tumorali Crescita di nuovi vasi sanguigni Scomparsa della morte cellulare Diffusione nell’organismo 13 14 Storia naturale n n n La storia naturale del carcinoma mammario prevede quindi una lunga fase preclinica: il tempo necessario perché una singola cellula neoplastica diventi una massa palpabile di un centimetro è dell’ordine di 8 anni e in questo lungo intervallo temporale la mammografia può anticipare la diagnosi di qualche anno sono sempre più frequenti le diagnosi di tumori di piccole dimensioni, sovente non palpabili, diagnosticate solo all’esame mammografico La eterogeneità biologica è responsabile delle diverse modalità di evoluzione clinica n n n n n n Ad evoluzione lenta e lunga sopravvivenza a distanza: neoplasia indolente Ad evoluzione assai rapida e marcata refrattarietà ai vari trattamenti: neoplasia aggressiva La mammella può andare incontro a tumori benigni e maligni che possono interessare l’epitelio o lo stroma della ghiandola ma anche i tessuti molli, la cute, il tessuto emopoietico e linfoide I carcinomi della mammella possono essere non invasivi (in situ): sono i tumori che pur con caratteristiche istopatologiche di malignità hanno un lento accrescimento e rimangono confinati per lungo tempo all’epitelio (non superano la membrana basale) prima di infiltrare lo stroma invasivi (infiltranti): sono i tumori in cui è presente invasione stromale 15 16 17 18 Carcinoma duttale in situ n n n n 1% dei carcinomi mammari, ma sembra essere in aumento per la migliore definizione istopatologica origina dall’epitelio dei dotti e nel 40% dei casi evolve in carcinoma duttale infiltrante, è pluricentrico la sua diagnosi avviene spesso casualmente in corso di esame istologico effettuato per patologia benigna n carcinoma papillare caratterizzato da crescita di cellule epiteliali polimorfe che tendono ad ammassarsi in papille lasciando intatta la membrana basale n comedocarcinoma non infiltrante in cui la crescita neoplastica avviene con zaffi all’interno dei dotti; la sezione macroscopica del tumore da esito alla fuoriuscita di materiale simil-sebaceo l’invasione dei linfonodi avviene nell’1% dei casi per cui la prognosi a distanza è buona Carcinoma lobulare in situ n n n n rappresenta nella maggior parte dei casi un reperto istologico accidentale associato a lesioni benigne o maligne della mammella multicentrico nel 70% dei casi e bilaterale nel 30% origina dai piccoli dotti terminali della ghiandola che vengono distesi e obliterati da grappoli di cellule neoplastiche con alto grado nucleare la prognosi è correlata alla eventuale insorgenza di un carcinoma invasivo, che avviene in 1/3 delle pazienti. Controlli clinici periodici sono indispensabili perché il rischio di sviluppare cancro aumenta dell’1% ogni anno 19 Carcinoma duttale infiltrante n n n rappresenta da solo il 75% dei cancri della mammella si presenta di consistenza duro lignea con margini irregolari e dentellati ed offre al taglio una certa resistenza ed una sensazione di stridore; sulla superfice di sezione evidenti strie giallastre con trabecolature che si irradiano dalla ghiandola al tessuto adiposo dando un aspetto a granchio rapida metastatizzazione ai linfonodi ascellari istologicamente vi è una proliferazione irregolare a cordoni solidi di cellule epiteliali maligne, stroma abbondante 20 Carcinoma midollare n n n n rappresenta il 5% dei carcinomi mammari si presenta come una lesione circoscritta, che raggiunge grosse dimensioni, situata profondamente nei quadranti superiori della mammella, di consistenza molle con zone di necrosi scarsa tendenza alla diffusione linfonodale con percentuale di sopravvivenza a 5 anni dopo exeresi superiore alla media istologicamente è costituito da cellule grandi con nuclei voluminosi 21 n n n n n Carcinoma mucinoso 3% dei carcinomi mammari compare in età più avanzata tumore a lenta crescita che può raggiungere grandi dimensioni massa ben definita di consistenza molle, al taglio presenza di materiale gelatinoso istologicamente nidi di cellule epiteliali a castone immerse in una matrice mucinosa Carcinoma tubulare n n n n si riscontra nell’1% dei casi, è altamente differenziato istologicamente ha struttura tubulare con stroma fibroso denso scarsa tendenza a dare metastasi la prognosi è migliore rispetto alle altre forme 22 Carcinoma papillare infiltrante n n n n tumore raro che insorge nei quadranti inferiori della mammella rappresenta uno stadio più tardivo o una forma più aggressiva della lesione papillare non infiltrante evoluzione lenta, può raggiungere notevoli dimensioni prima di dare metastasi linfonodali prognosi eccellente dopo exeresi Carcinoma lobulare infiltrante n n n 5% dei casi origina dalle cellule degli acini e dai piccoli dotti terminali frequente la multicentricità e la plurifocalità 23 Altri tipi istologici n n n n n Complessivamente rappresentano il 2% dei carcinomi mammari: Carcinoma Carcinoma Carcinoma Carcinoma metaplasico squamoso apocrino adenocistico Carcinoma infiammatorio n n n n n tumore (1-2%) a rapida comparsa frequentemente osservato in giovani donne con mammelle voluminose, in gravidanza o durante l’allattamento entità clinica non riferibile ad un particolare tipo istologico, in genere di tipo duttale mammella aumentata di volume e di consistenza, con intenso edema, arrossamento della cute, bordi rilevati simili all’erisipela ed aumento del calore al termotatto fenomeni congestizi a carico delle vene e dei linfatici cutanei che vengono invasi e ostruiti da cellule neoplastiche indifferenziate. Precoce diffusione ai linfonodi retromammari, ascellari, sovraclaveari e precoci metastasi a distanza prognosi particolarmente severa 24 Malattia di Paget n n n n n n 1-4% delle pazienti con carcinoma della mammella colpisce donne tra i 40 ed i 60 anni lesioni eczematoidi del capezzolo con prurito, bruciore e sanguinamento locale che interessano l’areola e la cute circostante. Questa manifestazione è conseguente all’insorgenza di un carcinoma primitivo intraduttale (in situ) o di un carcinoma duttale infiltrante nei dotti mammari del capezzolo con successiva invasione neoplastica della cute istologicamente l’epitelio del capezzolo contiene nidi di cellule tumorali di Paget la prognosi è legata al tipo istologico del carcinoma suggerita una mastectomia radicale modificata in tutte le pazienti, oggi si ritiene sufficiente una quadrantectomia centrale e l’esame del linfonodo sentinella 25 Carcinoma bilaterale n n l’incidenza del carcinoma bilaterale è di poco superiore al 3% di tutti i tumori mammari sia per i tumori bilaterali sincroni, sia per il tumore controlaterale metacrono, il trattamento va programmato considerando i due tumori separatamente e tenendo conto del risultato estetico Metastasi linfonodali ascellari senza tumore (carcinoma occulto) n n nei casi di documentato interessamento metastatico dei linfonodi ascellari da neoplasia epiteliale maligna di probabile origine mammaria (<1% dei tumori della mammella) non evidenziabile né clinicamente né con esami strumentali, in luogo di una mastectomia, che potrebbe non condurre alla dimostrazione patologica della neoplasia, è indicata la dissezione linfonodale dell’ascella seguita da radioterapia sulla mammella stessa e da chemio-ormonoterapia Per la ricerca del tumore primitivo si dovrà eseguire una RM nel sospetto di multicentricità e aggressività del tumore 26 Carcinoma della mammella maschile n n n rappresenta l’1% di tutte le neoplasie mammarie delle donne e degli uomini colpisce uomini di età superiore ai 60 anni; il rischio di ammalare cresce con l'età fattori di rischio: n n n n n n n n fattori genetici: sindrome di Klinefelter (corredo cromosomico XXY, fenotipicamente femmine, abitus eunucoide, ipogonadisamo) esposizione a radiazioni ionizzanti e campi elettromagnetici alterazioni dell’assetto ormonale (iperestrogenismo assoluto e relativo) la ginecomastia è considerata una lesione predisponente situato nella regione centrale invade precocemente la cute e il capezzolo; spesso si ulcera; adeso anche alla parete toracica; spesso presenti metastasi linfonodali al momento della diagnosi istologicamente non differisce dai tumori delle donne con prevalenza del carcinoma duttale infiltrante la prognosi è però più severa trattamento multidisciplinare 27 Sarcoma stromale n n n n n tumore raro che incide per 1% picco di incidenza tra i 35 e i 45 anni caratterizzato da rapida crescita, da dimensioni enormi e da consistenza dura, spesso si ha ulcerazione cutanea con aspetto fungoide, i linfonodi ascellari non sono però coinvolti. I sintomi di riscontro più frequente sono dolore e rapida crescita; all’anamnesi presenza da molti anni di fibroadenoma asintomatico macroscopicamente si tratta di tumore con aspetto carnoso che può infiltrare la fascia del muscolo pettorale. Presenta molte varietà istologiche a seconda del tessuto da cui ha origine. Metastatizza per via ematogena la terapia consiste nella mastectomia radicale 28 Linfoma primitivo Melanoma cutaneo n n n n n n n Rappresenta meno dell’1%, raramente bilaterale, associato alla gravidanza o all’allattamento Si presenta clinicamente con una tipica tumefazione singola, non dolente, rotondeggiante, di consistenza molle, immobile nel parenchima mammario, non aderente ai piani profondi ma talvolta con segni di infiltrazione cutanea (dimpling, arrossamento, ulcerazione) Trattamento specifico per i linfomi primitivi localizzati in sede linfoghiandolare e extralinfatica. La radioterapia e la chemioterapia possono essere impiegate da sole o in associazione, con una modulazione condizionata dal grado di evoluzione della malattia È molto raro ed è la forma meno frequente di localizzazione nelle varie sedi corporee; l’età più colpita è quella intorno ai 40 anni nelle donne, leggermente inferiore negli uomini in cui si osserva con maggiore frequenza La sintomatologia e il quadro obiettivo sono simili a quelli osservabili in altre sedi: modificazione delle dimensioni, ulcerazione e sanguinamento di neoformazioni pigmentate preesistenti. La prognosi è condizionata dal livello di accrescimento locale valutato con la classificazione di Clark e Breslow Unico trattamento in grado di guarire la malattia è la chirurgia: biopsia escissionale ampia: 1 cm nel melanoma in situ, 3-5 cm nel caso di infiltrazione >4 mm sec. Breslow. Indispensabile lo studio del linfonodo sentinella e, in caso di suo interessamento, la lifadenectomia loco-regionale. La chemioterapia non è in grado di migliorare la sopravvivenza La prognosi è simile a quella dei melanomi cutanei localizzati in altre sedi: percentuale di guarigione a 5 anni del 72% 29 Clinica n n n n n La prevenzione e la terapia consentono, oggi, di gestire bene il carcinoma mammario Attualmente viene diagnosticato sempre più precocemente, lo si cura quindi sempre meglio ed i trattamenti utilizzati sono sempre meno aggressivi e più efficaci. Il 60% dei carcinomi è localizzata nel quadrante supero esterno per la più abbondante quantità di tessuto ghiandolare, mentre il 25% in regione centrale è dovuta alla diffusione dai quadranti limitrofi alla zona areolare; la sede meno frequente è il quadrante infero-interno (5%) La mammella sinistra è affetta da cancro il 10% in più della destra Il cancro della mammella si presenta di forma irregolare, duro, indolore, ingrandisce localmente e aderisce ai tessuti vicini. Il tumore si sviluppa a danno dei tessuti mammari e invade il muscolo pettorale, la parete toracica, i vasi e i linfonodi linfatici della regione. Ad uno stadio avanzato di sviluppo, il tumore si diffonde a distanza tramite metastasi n n n n n n n n Invasione dei linfonodi Metastasi polmonari (65%) Metastasi epatiche (60%) Metastasi ossee (55%) Metastasi pleuriche (35%) Metastasi cerebrali Metastasi surrenaliche Metastasi cutanee 30 Diffusione linfatica ed ematica del cancro mammario 31 Autopalpazione n n Ø Ø Permette la diagnosi anticipata del tumore mammario in circa il 70% dei casi Le donne dai 20 anni fino ai 40 anni dovrebbero praticarla ogni due o tre mesi nei giorni successivi al flusso mestruale, quando la mammella è meno turgida in stazione eretta davanti allo specchio la paziente ispeziona il seno prima con le braccia lungo i fianchi e dopo alzate sopra la testa in posizione supina ogni mammella va palpata con la mano controlaterale alla ricerca di segni precoci sospetti come asimmetria delle mammelle, retrazione della cute o del capezzolo, fuoriuscita di secrezioni ematiche o sierose, presenza di noduli 32 33 Visita medica n n n n n il medico dopo una anamnesi molto accurata, sia familiare che patologica, procederà all’esame fisico che comprende l’ispezione e la palpazione sia delle mammelle che delle stazioni linfonodali e deve essere eseguito con la paziente in posizione seduta e supina all’ispezione si metteranno in evidenza eventuali asimmetrie di forma e di volume, si esaminerà la superficie cutanea per vedere zone di irregolarità con retrazione circoscritta (infossamento) o estesa (buccia d’arancia), iperemia, edema, reticoli venosi, noduli, ulcerazioni, infiammazione, retrazione o deviazione o alterazioni eczematose o ulcerative del capezzolo la palpazione va fatta esplorando tutti i quadranti ed il prolungamento ascellare; capezzolo ed areola vanno sollevati per apprezzarne comparativamente le caratteristiche; un nodulo va definito per dimensioni, forma, limiti, consistenza, dolorabilità, mobilità sui piani superficiali e profondi, rapporti con il capezzolo e l’areola. Vanno quindi esplorati i linfonodi ascellari e i sovraclaveari l’esame fisico locale va completato con l’esame clinico generale ponendo attenzione agli organi bersaglio della metastatizzazione (fegato, polmoni, scheletro) Tra i 20 e i 40 anni è indicato per la diagnosi precoce un esame clinico ogni 3 anni, nelle donne anziane l’esame clinico deve essere annuale e va accompagnato dalla mammografia 34 35 36 Sintomatologia n n n la sintomatologia è legata allo stadio in cui la paziente giunge all’osservazione quando la neoplasia si rende clinicamente evidente l’esame obiettivo fornisce utili elementi alla diagnosi. La storia anamnestica di soggetti che non hanno avuto gravidanze, che hanno già sofferto di patologia mammaria o di cancro della mammella in famiglia si rivela essenziale per la diagnosi. La lesione si presenta di volume variabile, non dolente, di consistenza duro-fibrosa o duro-lignea, a margini irregolari e indistinti, non dissociabile dei tessuti circostanti e poco mobile sia sui piani superficiali che profondi. Talvolta viene riferito un modesto dolore localizzato, non ciclico, che può accompagnarsi ad una componente gravativa, correlata direttamente alla presenza della massa negli stadi più avanzati può esservi irregolarità del profilo mammario, retrazione della cute o del capezzolo, secrezioni o ulcerazioni, edema per diffusione ai linfatici cutanei, linfoadenopatia ascellare con linfonodi aumentati di volume e di consistenza, conglobati tra loro o aderenti alle strutture vicine. Segni di diffusione metastatica sono dolori lombo-sciatalgici, epatomegalia, dispnea a riposo con o senza versamento pleurico 37 38 Retrazione del capezzolo e cute a buccia d’arancia Retrazione cutanea Carcinoma di Paget Carcinoma infiammatorio 39 40 n n la mammografia (tradizionale e digitale) è l’indagine che assicura la più elevata accuratezza diagnostica, indispensabile per precisare la sede, la forma, il volume e i rapporti della neoplasia, è utile anche per la ricerca di lesioni in fase preclinica o in mammelle voluminose. Segni diretti sono rappresentati da opacità nodulari a contorni irregolari o sfrangiati; segni indiretti sono retrazione della cute o del capezzolo, ipervascolarizzazione, presenza di microcalcificazioni nel tessuto neoplastico altre indagini radiologiche sono la xeromammografia (maggiore chiarezza ma maggiore dose di radiazioni) e la galattografia (da eseguire nel caso di secrezione patologica dal capezzolo) 41 Microcalcificazioni di tipo maligno. Epitelioma nodulare infiltrante 42 Opacità stellare con calcificazioni di tipo maligno 43 Dilatazione della rete galattofora con voluminose immagini lacunari da epitelioma papillare infiltrante 44 Carcinoma retroareolare 45 Posizionamento di aghi e fili metallici in due piccole isole di microcalcificazioni 46 (a) aspetto mammografico di deposizione di calcio che riproduce il calco del lume del dotto irregolarmente ristretto nel carcinoma duttale; (b) calcificazioni, che radiologicamente appaiono come piccoli ed irregolari raggruppamenti "a limatura di ferro" nel carcinoma invasivo (a) Calcificazioni lineari nell’ectasia duttale; (b) macrocalcificazioni rotondeggianti ed uniformi di aspetto secretorio 47 n n n n n l’ecotomografia (fornisce informazioni morfo-strutturali della ghiandola, permette di guidare l’agoaspirazione FNAB). Si può utilizzare annualmente tra i 25 e i 40 anni con la visita senologica quale indagine di screening la mammografia va utilizzata con l’autopalpazione in screening spontanei: dopo i 40 anni e senza alcun limite di età superiore è consigliabile una mammografia con periodicità annuale. Screening intensivo con inizio più precoce e brevi intervalli, eventualmente integrato con ecografia o RM, nelle donne a rischio elevato la mammografia e l’ecografia trovano sempre maggiore impiego per la loro accuratezza nella diagnosi ma mostrano limiti evidenti nel follow-up della mammella operata o trattata con radioterapia, nel monitoraggio durante chemioterapia neo-adiuvante preoperatoria, nello studio delle recidive o dopo impianto di protesi la risonanza magnetica è oggi in grado di risolvere questi problemi la teletermografia (fattori tecnici e numerose altre variabili la rendono un esame complementare e ormai desueto) 48 49 n La Mammoscintigrafia con sestamibi è in grado di chiarire la natura di ogni lesione mammaria. Mette in evidenza l’accumulo di radionuclidi nel carcinoma per l’aumentata perfusione delle cellule e la presenza citoplasmatica di mitocondri n n n n n n n n n indicazione nelle lesioni nodulari palpabili >1 cm con quadro eco e mammografico dubbio lesioni non palpabili non nodulari sospetto di multicentricità monitoraggio di chemioterapia primaria sospette recidive locali studio di protesi mammarie carcinomi occulti a presentazione ascellare La Tomografia ad emissione di Positroni (PET) utilizza traccianti oncotropi (FDG) marcati con radioisotopi emettitori di positroni; evidenzia differenze metaboliche tra tessuti normali e patologici. Permette la diagnosi precoce, differenzia tra lesioni benigne e maligne, determina l’eventuale progressione della neoplasia maligna (metastasi) Lo studio dei Potenziali elettrici (Electrical Impedance Scanning) o BBE (Biofeld Breast Examination) consente di ottenere una rappresentazione della mammella basata sul principio della differente conduttività elettrica del tessuto tumorale rispetto a quello sano (la cancerogenesi determinando uno sconvolgimento della normale attività proliferativa e apoptotica degli epiteli mammari, determina una depolarizzazione transepiteliale rilevabile dal sistema). L’esame si effettua posizionando sensori sulla mammella in corrispondenza di una lesione e due elettrodi di riferimento in regione xifoidea. È stata dimostrata una stretta correlazione tra differenza di potenziale della mammella sintomatica e Grado di proliferazione. La metodica, in atto sperimentale, potrebbe in futuro essere utilizzata in protocolli di screening 50 51 n n l’esame citologico si esegue sulle secrezioni del capezzolo, mediante agoaspirazione con ago sottile (FNA) della lesione (esami negativi o dubbi in presenza di sospetto cancro della mammella non devono essere considerati definitivi ai fini della diagnosi) l’esame del tessuto neoplastico, mediante agobiopsia percutanea (core biopsy) o mediante biopsia chirurgica (incisionale o escissionale), è in grado di fornire dati utili sulla natura e le caratteristiche istopatologiche della lesione 52 53 n n n n n la possibilità di avvalersi di metodiche diagnostiche in grado di portare alla diagnosi precoce di lesioni in fase preclinica e quindi asintomatiche le rende suscettibili di cura nei casi di persistenza di dubbio diagnostico, il rinvio a controlli periodici non è accettabile sfruttando l’immagine dinamica dell’ecografia o utilizzando accessori dei comuni mammografi che si basano sul principio della radiostereotassi, è possibile inserire la punta di un ago anche in lesioni di pochi millimetri e ottenere aspirazione di materiale cellulare in quantità sufficiente a porre precise diagnosi citologiche o istologiche con le stesse tecniche è possibile inserire in una piccola lesione sospetta un repere metallico o del carbone inerte per facilitare il successivo intervento di exeresi chirurgica per identificare la malattia metastatica si utilizzano radiografia del torace, ecografia addominale, scintigrafia ossea, TC con mezzo di contrasto, determinazione dei marcatori tumorali (CEA, CA 153), esami di laboratorio (ALP, GOT, GPT, γGT) 54 Biopsia su repere Sedi di biopsia a cielo aperto 55 Mammografia Agoaspirazione guidata Biopsia con Mammotome 56 Biopsia mammaria con ABBI (Advanced Breast Biopsy Instrumentation) 57 58 n Stadiazione TNM n n n n n n n n i tumori della mammella vengono inquadrati in stadi in base al loro sviluppo all’interno della mammella (diffusione locale - T), all’interessamento neoplastico ed il carattere dei linfonodi ascellari regionali (diffusione regionale - N) e allo stato delle restanti strutture dell’organismo in termini di metastasi (diffusione a distanza - M) le varie combinazioni possibili permettono di classificare il cancro della mammella in 4 stadi, quale utile guida al trattamento terapeutico Il TNM è adottato dall’Union International Contre le Cancer e dall’American Joint Committee on Cancer per il tumore primitivo va considerata la sede di insorgenza nella mammella, i rapporti con la cute e la parete toracica per la diffusione regionale devono essere valutati i linfonodi ascellari (I livello). La presenza di cellule neoplastiche in linfonodi della mammaria interna, nei linfonodi interpettorali o in quelli di III livello (sottoclaveari) viene considerata come metastasi a distanza la stadiazione clinica (cTNM) è impiegata per valutare l’estensione della malattia prima d’intraprendere qualsiasi terapia la stadiazione chirurgica (sTNM) consente l’acquisizione di elementi aggiuntivi sull’estensione del processo neoplastico nelle pazienti sottoposte a resezione mammaria la stadiazione patologica (pTNM) consente infine precisazioni sul materiale patologico asportato nel corso dell’exeresi chirurgica la stadiazione autoptica (aTNM) fornisce informazioni post mortem 59 stadio T N M stadio 0 Tis N0 M0 stadio 1 T1 N0 M0 stadio 2A T0 N1 M0 T1 N1 M0 T2 N0 M0 T2 N1 M0 T3 N0 M0 T0 N2 M0 T1 N2 M0 T2 N2 M0 T3 N1 o N2 M0 T4 ogni N M0 ogni T N3 M0 ogni T ogni N M1 stadio 2B stadio 3A stadio 3B stadio 4 60 61 62 Grading istologico n osservando l’entità di formazione dei tubuli, la dimensione delle cellule e dei nuclei, l’entità dell’ipercromatismo, il numero di mitosi è possibile suddividere i carcinomi mammari in tre gradi istologici n 1 = basso grado di malignità n 2 = medio grado di malignità n 3 = alto grado di malignità Recettori ormonali n n n nel tessuto neoplastico vengono ricercati i recettori per gli ormoni sessuali (estrogeni e progesterone) la loro presenza dimostra che le cellule sono più differenziate rispetto a quelle con recettori negative e ciò permette di discriminare i casi in cui l’ormonoterapia è opportuna la prognosi nelle pazienti con tumori ormonodipendenti è migliore 63 Fattori prognostici Vi sono numerosi fattori prognostici di recente individuazione, che aiutano a comprendere meglio la biologia e l'aggressività di un tumore mammario. Questi includono gli indicatori della proliferazione cellulare (indice mitotico, MIB-1, Fase-S e Ploidia, Labeling-Index, PCNA), gli oncogeni e i fattori di crescita (HER-2/neu, p53, bcl-2, EGFR, c-MYC, c-RAS, RB1, c-erbB2). Molti dei fattori citati sono ancora in fase di studio e non hanno provata utilità nella pratica clinica 64 Prognosi n n n n n quando la lesione è confinata alla mammella e ai linfonodi regionali i diversi trattamenti raggiungono gli stessi risultati quando il cancro è confinato alla mammella il tasso di guarigione clinica può raggiungere il 90%, quando sono interessati i linfonodi ascellari il tasso scende a 5 anni al 40% e a 10 anni al 25% l’85% delle pazienti muore con manifestazioni di diffusione metastatica il tasso di mortalità fino a 20 anni dopo la diagnosi iniziale è superiore rispetto al resto della popolazione, successivamente le due curve di mortalità diventano parallele significato prognostico negativo, indipendentemente dallo stato dei linfonodi e dalle dimensioni del tumore, hanno alti livelli di Catepsina D, proteasi secreta dalle cellule cancerose e l’incremento dei livelli dell’oncogene erbB-2 65 Terapia oncologica specifica: - Chirurgia Chemioterapia Ormonoterapia Radioterapia Immunoterapia Fase del curare Fase del guarire Terapia palliativa: - Cura dei sintomi - Migliorare qualità di vita - Terapia del dolore Diagnosi Exitus 66 Geni dominanti predisponenti Il 5-10% dei carcinomi mammari sono associati a uno o più geni dominanti predisponenti, ritenuti soppressori tumorali, che quando presenti in omozigosi determinano una alta incidenza del tumore BRCA1 la sua mutazione è stata trovata nel 45% dei carcinomi mammari familiari; è un gene oncosoppressore la cui inattivazione rende la cellula soggetta a sviluppo tumorale BRCA2 è responsabile del 38% dei tumori mammari familiari. Nei maschi la sua mutazione porta al 5% il rischio di tumore mammario, 200 volte più alto della popolazione generale 67 Screening molecolare: individuare una mutazione dei geni dominanti predisponente in pazienti selezionate • carcinoma mammario in giovane età (<36 anni) • carcinoma bilaterale della mammella • parenti di primo grado affette da carcinoma mammario o ovarico • contemporanea presenza di carcinoma della mammella e dell’ovaio • carcinoma della mammella maschile Individuata la mutazione in una paziente, essa va ricercata anche nei familiari. I portatori della mutazione seguiranno, anche se asintomatici, adeguati protocolli di controllo e prevenzione Non sono utili screening genetici al di fuori delle popolazioni a rischio familiare Quasi il 10% delle donne con un carcinoma mammario presenta mutazioni nei geni BRCA1 e BRCA2. Il rischio è molto alto per le donne con queste mutazioni anche senza casi di tumori familiari. Uno stile di vita salutare può ridurre il rischio: le donne nate dopo il 1940 con una mutazione in uno dei due geni presentano un rischio del 67% di sviluppare un tumore del seno entro i 50 anni di età, quelle nate prima del 1940 hanno un rischio del 24% 68 n n n il Trattamento del cancro della mammella ha intenti curativi al I II III stadio, è palliativo nelle pazienti al IV stadio o in quelle già trattate che sviluppano metastasi a distanza o recidive locali non suscettibili più di asportazione radicale per i primi ¾ del secolo passato la mastectomia radicale era considerata la terapia standard anche perché le pazienti si presentavano quasi sempre con una malattia localmente avanzata; nell’ultimo quarto del secolo scorso il trattamento dei tumori in genere e della mammella in particolare è cambiato: la terapia deve essere concepita come multimodale, oltre alla chirurgia hanno un ruolo importante radioterapia, chemioterapia, ormonoterapia le mutate condizioni socioeconomiche, ambientali, i progressi della biologia molecolare, delle metodiche diagnostiche e i programmi di prevenzione e di screening hanno inoltre permesso una migliore conoscenza delle neoplasie e una diagnosi più precoce 69 Mastectomia Johannes Scultetus (1595-1645) nel suo Armamentarium Chirurgicum (1655) mostra la mastectomia e la cauterizzazione della ferita 70 n n n la mastectomia radicale secondo Halsted (1882), comprende l’asportazione in blocco di tutta la mammella, dei muscoli pettorali e dei linfonodi ascellari indipendentemente dallo stadio della malattia criticata da alcuni chirurghi perché non trattava la catena linfonodale della mammaria interna, da altri perché considerata ampiamente demolitiva fu proposta la mastectomia radicale allargata (Urban), e la mastectomia radicale modificata, l’intervento oggi più praticato con risultati funzionali ed estetici migliori, che consiste nell’asportazione in blocco della mammella, dei linfonodi ascellari, della fascia del muscolo pettorale e conservazione dei due pettorali (Madden 1960) o nell’asportazione del solo piccolo pettorale (Patey 1947) 71 Linfonodi del cavo ascellare Quadrantectomia Mastectomia radicale di Halsted 72 Halsted Madden Patey Quadrantectomia 73 Mastectomia di Patey 74 Mastectomia segmentaria n n n n l’impiego delle radiazioni ionizzanti che sterilizzano foci neoplastici residui ed i linfonodi e la possibilità di preservare una condizione estetica accettabile per la paziente, hanno indotto i chirurghi ad utilizzare interventi più limitati quali la mastectomia segmentaria con svuotamento del cavo ascellare e radioterapia successiva questo intervento rappresenta la scelta migliore se è presente una estesa componente intraduttale non vi sono differenze significative nella sopravvivenza tra le pazienti trattate con mastectomia segmentaria e quelle trattate con mastectomia radicale la linfoadenectomia del cavo ascellare o la radioterapia sono indicate in presenza di metastasi linfonodali regionali 75 Quadrantectomia Tumorectomia (lumpectomy) n n Asportazione chirurgica di un segmento mammario comprendente in blocco il tumore con almeno 2 cm di tessuto sano, la porzione di cute sovrastante ed il tratto di fascia muscolare sottostante. Ad essa si associa la radioterapia (QUART) Trattamento chirurgico di minima consistente nell’asportazione del tumore con 1 cm di tessuto sano circostante. È necessario completarla con un trattamento radioterapico 76 1. Tumorectomia 2. Quadrantectomia 3. Mastectomia semplice 4. Mastectomia radicale 77 Mastectomia sottocutanea Mastectomia skin sparing n n n n n Prevede l’asportazione dell’intera ghiandola preservando il complesso areola-capezzolo Indicazione nella patologia benigna o borderline, nei tumori filloidi di grandi dimensioni o di fibroadenomi giganti Intervento caratterizzato dall’asportazione della ghiandola mammaria, del complesso areolacapezzolo e della linfectomia ascellare Trova indicazione nei tumori invasivi centrali retroareolari e nei carcinomi duttali in situ multicentrici Vantaggioso poter disporre di una elevata quantità di cute per effettuare una ricostruzione immediata con protesi o con espansore tissutale parzialmente riempito 78 Linfonodo sentinella n n n n n la diagnosi sempre più precoce, la sempre più bassa incidenza di metastasi linfonodali e la conoscenza del ruolo immunitario svolto dai linfonodi regionali, hanno portato alcuni chirurghi a mettere in dubbio la necessità della routinaria dissezione ascellare la biopsia del linfonodo sentinella sembra oggi offrire una soluzione a questi dubbi; una linfoscintigrafia preoperatoria con tecnezio e una sonda rivelatrice di raggi gamma durante l’intervento chirurgico permettono di studiare il processo e l’itinerario di metastatizzazione, permettono di identificare il linfonodo sentinella estemporaneamente ed asportarlo per misurarne il volume e valutarne istologicamente (colorazione con ematossilinaeosina) l’invasione, e nel caso di sua negatività procedere alla ricerca di eventuali micrometastasi (colorazione immuno-istochimica) la tecnica del linfonodo sentinella si è dimostrata effettivamente in grado di evidenziare linfonodi positivi in cavi ascellari clinicamente negativi studi clinici recenti hanno dimostrato che la linfadenectomia selettiva del linfonodo sentinella può sostituire, ai fini della stadiazione tumorale, la consueta dissezione ascellare completa riducendo morbilità e costi di gestione e di ricovero rispetto alla dissezione ascellare questa procedura garantisce meno dolore ed una migliore mobilità dell'arto. essa presenta un'accuratezza del 96,9%, una sensibilità del 91,2% ed una specificità del 100%. Il tasso di falsi negativi ammonta all'8,8%. La biopsia del linfonodo sentinella può dunque essere considerata come parte della valutazione dello stadio del tumore mammario e può ovviare alla necessità della dissezione ascellare nei pazienti con una biopsia negativa (N Engl J Med 2003) 79 Linfonodo sentinella 80 81 • Controindicazioni assolute • Carcinoma infiammatorio • Linfonodi ascellari positivi (esame clinico, ecografia, FNAC) • Controindicazioni relative o controverse • Chemioterapia neoadiuvante • Carcinoma in situ • Tumore multifocale o multicentrico • Dimensione tumore >3 cm • Dopo chirurgia ascellare e/o mammaria 82 Radioguided Occult Lesion Localization n n n n n La diffusione su larga scala delle indagini strumentali, in particolare della mammografia e dell' ecografia, ha comportato un incremento nell'identificazione di tumori clinicamente occulti. Piccole microcalcificazioni o minime opacità possono infatti essere il segnale mammografico ed ecografico di un'iniziale proliferazione tumorale. La ROLL permette di ottenere una precisa localizzazione preoperatoria della lesione e un'exeresi chirurgica limitata ma radicale Una piccola quantità di un macroaggregato di albumina colloidale marcata con un radioisotopo (Tc-99m) viene iniettata dal radiologo al centro della opacità e vengono acquisite immagini scintigrafiche della mammella Il tracciante radioattivo localizzato nella zona della lesione emette segnali che vengono captati da una sonda per chirurgia radioguidata la quale capta i segnali emessi dalla lesione e individua il punto di massima captazione, che corrisponde al centro della lesione In questo modo il chirurgo potrà definire il limite della resezione chirurgica ed ottenere un pezzo chirurgico a forma sferoidale con la lesione posizionata al centro La successiva radiografia del pezzo chirurgico consentirà sia di verificare che la lesione è stata escissa sia di valutarne la centricità e l'ampiezza dei margini 83 Radioguided Occult Lesion Localization 84 ROLL 85 ELIOT Electron Intraoperative Therapy n n Permette di concentrare direttamente sul tumore alte dosi di radiazioni, in un’unica somministrazione, al momento dell'operazione chirurgica. A questo scopo viene utilizzato un acceleratore lineare mobile che può essere posizionato, tramite un braccio robotico, sul campo operatorio, dove emette un fascio di elettroni direttamente sull’area da irradiare Vantaggi molteplici n n n n n Clinico: la precisione nella localizzazione del bersaglio e l’eliminazione del possibile danno a organi e tessuti vicini alla zona da irradiare, dal punto di vista Individuale: la riduzione del periodo di cura, tempo del ricovero per l'intervento chirurgico, e quindi il rapido reinserimento nella vita famigliare e lavorativa Sociale: la riduzione dei costi sanitari e logistici La metodica era già stata sperimentata nella cura dei tumori rettali, gastrici e ginecologici, nonché dei sarcomi ossei e dei tessuti molli. La massima dose somministrabile (21 Gy) equivale a quella somministrata nel trattamento post-operatorio standard che dura 6 settimane ed anche il livello di tossicità è equivalente a quella del trattamento radioterapico standard postoperatorio 86 Complicanze postoperatorie n n Lesioni vascolari (vasi ascellari con cospicua emorragia) Lesioni nervose n n n n n n n n n Toracico anteriore > ipotrofia dei muscoli pettorali Toraco dorsale > difficoltà nell’adduzione e nell’intrarotazione del braccio Toracico lungo > “scapola alata”, contratture dei fasci superiori del trapezio Intercosto-brachiale > parestesie associata ad anidrosi, algie puntorie all’ascella e alla mammella residua, disestesie-parestesie del braccio o dell’avambraccio Stiramento del plesso brachiale > ipoestesie dei muscoli prossimali e parestesie all’arto superiore in toto (legato alla posizione sul letto operatorio) Borsite sottoacromiale > dolore a livello del terzo esterno della clavicola Limitazione scapolo-omerale alla flessione, estensione, extrarotazione del braccio e della scapola Flebiti, tromboflebiti, edemi transitori, linfangiti Braccio grosso post-mastectomia (linfedema) 10-20% delle pazienti. Può presentarsi nel periodo postoperatorio (per mancata mobilizzazione dei liquidi dopo il trauma chirurgico; ha risoluzione spontanea in pochi giorni ed è possibile prevenirlo con il precoce drenaggio posturale e la mobilizzazione dell’arto) oppure insorgere gradualmente dopo 6-12 settimane interessando tutto l’arto compresa la mano (ha evoluzione lenta e progressiva. L’entità del linfedema è proporzionale al danno chirurgico delle vie linfatiche. Si può trattare con FANS e diuretici, cicli di massoterapia, bendaggi elastici dell’arto, sedute di presso-depressoterapia mediante camere ad aria gonfiate in sequenza disto-prossimale, laser di basso livello); può manifestarsi a distanza di anni dall’intervento per l’occlusione dei vasi linfatici residui per recidiva della neoplasia, linfangite reattiva, compressione ab-estrinseco, terapia locale con 87 cortisonici Radioterapia n n n la radioterapia postoperatoria è indicata come complemento al trattamento chirurgico di mastectomia radicale in forme tumorali avanzate o dopo mastectomia segmentaria per ridurre la frequenza delle recidive locali (foci occulti nella catena mammaria interna e nello spessore della parete toracica sottomammaria) la radioterapia palliativa, associata alla chemioterapia è indicata nei tumori in fase avanzata al fine di ridurre le manifestazioni loco-regionali e a distanza Controindicazioni alla radioterapia n n n n Malattia multifocale occulta Precedenti terapie radianti al polmone, alla parete toracica, alla mammella Gravidanza Complicanze della radioterapia n n n n Astenia Eritema cutaneo Fratture costali Linfedema del braccio 88 QUART 89 Chemioterapia n n n n terapia adiuvante nei tumori al II e III stadio con linfonodi ascellari positivi ma senza metastasi a distanza l’obiettivo della chemioterapia adiuvante è di eradicare metastasi occulte a distanza e cellule neoplastiche residue mentre questi foci sono piccoli ed ancora vulnerabili ai chemioterapici vengono praticati cicli di polichemioterapia con epirubicina e CMF (ciclofosfamide, metotrexathe, 5-fluorouracile) con un netto miglioramento sia dell’intervallo libero da malattia che della sopravvivenza la chemioterapia riduttiva (neoadiuvante) è invece riservata ai casi di carcinoma infiammatorio o nelle pazienti al IV stadio al fine di ridurre la massa neoplastica e consentirne quindi una più facile rimozione 90 L'ElettroChemioTerapia è la combinazione dell' effetto indotto sui tessuti tumorali dall'Elettroporazione sui tessuti tumorali associata alla somministrazione di farmaci Gli impulsi elettrici sono applicati direttamente sulla zona tumorale I chemioterapici maggiormente indicati sono la Bleomicina ed il Cisplatino Il trattamento locale è effettuato ambulatorialmente in singola seduta e può essere ripetuto, è ben tollerato e privo di effetti collaterali significativi 91 Ormonoterapia n n n n n Il carcinoma della mammella è un tumore estrogeno dipendente in cui gli ormoni hanno un ruolo di promotori della malattia (i contraccettivi estro-progestinici non aumentano il rischio; la terapia sostitutiva in menopausa con alte dosi di estrogeni determinano un aumento di incidenza molto contenuto) la risposta al trattamento ormonale nelle pazienti recettori positive è del 60% mentre scende sotto il 10% in quelle recettori negative trattamento ormonale di tipo chirurgico (ovariectomia, surrenalectomia) [quasi del tutto abbandonato] trattamento farmacologico (antiestrogeni, inibitori delle aromatasi, antiprolattinici, progestinici, LH-RH analoghi) nelle donne RE+ in postmenopausa è indicata la somministrazione in sequenza di chemioterapia e quindi di antiestrogeni (tamoxifene) per 5 anni 92 Chemioprevenzione n n n n n n n Consiste nell’interruzione del processo di cancerogenesi mediante composti chimici o sostanze presenti nella dieta Il Tamoxifene riduce del 32% il rischio di cancro della mammella, ma non ha alcun effetto sulla sopravvivenza. La riduzione del rischio riguarda solo tumori con recettori per gli estrogeni positivi. La durata ottimale della terapia con TAM è di 5 anni, il suo effetto biologico si protrae per altri 10 anni dopo sospensione dell’assunzione Il TAM è stato usato insieme alla terapia ormonale sostitutiva (HRT) per la menopausa L’uso del TAM sembra essere di utilità nei pazienti a rischio portatrici di mutazione BRCA1 e BRCA2 Altre sostanze utilizzate nella chemioprevenzione sono: il Raloxifene (riduce significativamente il rischio relativo di sviluppare carcinomi mammari invasivi), gli inibitori dell’aromatasi (Anastozolo è in grado di ridurre del 58% l’incidenza di un tumore mammario controlaterale; Letrozolo, Exemestane) Allo stato attuale, al di fuori di studi clinici controllati, l’uso di Tamoxifene + HRT o di un inibitore dell’aromatasi per ridurre il rischio di cancro della mammella non è raccomandato 93 Terapia molecolare n n n n n n Sono in sperimentazione numerosi farmaci diretti contro bersagli molecolari specifici Farmaci anti-EGFR (Epidermal Growth Factor Receptor) utili nel trattamento del carcinoma della mammella metastatizzato: sono anticorpi monoclonali anti-recettori (IMC-225); inibitori della tirosi-chinasi (IRESSA, TARCEVA); coniugati ligando-tossina e oligonucleotidi antisenso in grado di inibire la trascrizione dell’EGFR Terapie anti-HER2 (gene overespresso nel 25% di tutte le neoplasie mammarie): anticorpi monoclonali antirecettore (HERCEPTIN), inibitori della sintesi della proteina HER2, vaccini anti-HER2 Insulin-Like Growth Factor-I-Receptor è spesso iperespresso nel carcinoma mammario. Il trattamento con Tamoxifen è in grado di ridurre i livelli circolanti di IGF-I, simile effetto hanno alcuni analoghi della somatostatina STI571 (utilizzato nel trattamento dei GIST portatori di mutazione c-kit e di alcune forme di leucemia) è dotato di attività inibitrice sul Platelet-Derived Growth Factor Receptor e KIT entrambi iperespressi nell’80% dei carcinomi Inibitori della farnesil-transferasi, enzima chiave nel processo di modificazioni post-traslazionali che portano la proteina Ras ad esplicare la propria attività a livello della membrana cellulare. Farmaci in fase di studio sono: Zarnestra, Ionafarnib, BMS21662, L778,123 94 Follow-up n n n n n il follow-up è l’insieme di accertamenti clinici e strumentali programmati successivamente al trattamento della neoplasia primaria per il controllo dell’evoluzione della malattia e delle condizioni cliniche della paziente, anche in relazione ai trattamenti effettuati l’obiettivo immediato e diretto del followup è di ottenere una diagnosi tempestiva di ripresa della malattia possibilmente anticipata rispetto alla sua espressione sintomatica. Ciò potrebbe consentire, attraverso trattamenti articolati sulla base della sede e dell’estensione della ripresa, possibili benefici alla paziente in termini di qualità e quantità di vita l’esame clinico periodico, cadenzato sul rischio temporale di ricaduta, oltre a consentire la diagnosi di ripresa loco-regionale in fase asintomatica e a mettere in evidenza eventuali iniziali sintomi di metastasi a distanza, è utile per il controllo degli effetti tardivi del trattamento, per fornire utili suggerimenti riabilitativi inoltre è ben accetto alla paziente per motivi di ordine psicologico le indagini strumentali, che hanno dimostrato una capacità di anticipazione diagnostica della ripresa in pazienti con iniziale sintomatologia, sono la scintigrafia ossea, la radiografia del torace, l’ecografia epatica, il CA 15-3 e la mammografia il loro impiego indiscriminato in pazienti asintomatiche va evitato 95 Sopravvivenza 96 Ricostruzione della mammella n n L'intervento di ricostruzione mammaria ha avuto in questi ultimi anni un notevole impulso. La ricostruzione mammaria è stata anche avvantaggiata dall’impiego sempre più frequente di interventi meno demolitivi Possono essere sottoposti a ricostruzione gli esiti di: n n n n n Preferibile ricorrere, quando possibile, alla ricostruzione immediata per n n n n n Mastectomia sottocutanea Quadrantectomia Mastectomia radicale modificata Mastectomia radicale (Halsted) attenuare il senso di mutilazione derivante dalla mastectomia e la conseguente reazione ansioso-depressiva evitare un ulteriore tempo chirurgico La situazione anatomica alla fine dell’intervento di mastectomia è però tale da rendere più difficoltoso il reperimento dei piani chirurgici adatti al posizionamento dell’impianto. La ricostruzione differita d’altronde non può essere praticata che dopo una media di 4-5 mesi dopo l'intervento La scelta della tecnica ricostruttiva deve adattarsi alle condizioni locali. Tra l’intervento più semplice (introduzione della protesi sottopettorale) e quelli più complessi (trasporto di lembi muscolo cutanei) esistono molteplici possibilità chirurgiche, da utilizzare in base a molteplici fattori (età, aspettative della paziente, qualità dei tessuti nella sede dell’intervento, forma e volume del seno controlaterale) L’esito della ricostruzione è molto spesso una salienza mammaria a forma di cono, che rimane anche in stazione eretta piuttosto piena e non assume il caratteristico aspetto ricadente. Per ottenere una migliore simmetria finale intervenire anche sul seno residuo correggendone forma e volume 97 Ricostruzione della mammella n n n Nella mastectomia sottocutanea la ricostruzione immediata è praticamente obbligata. La retrazione cutanea che si sviluppa in poco tempo è un fattore molto sfavorevole per la ricostruzione differita. L’impianto della protesi deve essere al di sotto del piano muscolare, e quindi quasi sempre di volume limitato, a meno di scegliere una protesi ad espansione Gli esiti di quadrantectomia sono nella maggioranza dei casi soddisfacenti dal punto di vista estetico. Solo il 15% dei casi necessitano di correzione plastica. Molto importante in questi casi è la correzione immediata, in quanto gli esiti della radioterapia, necessaria in questi pazienti, riducono le possibilità chirurgiche di rimodellamento a distanza. In caso di deformità molto gravi, in cui non è possibile un rimodellamento con i tessuti della stessa mammella, è necessario trasferire un lembo muscolo-cutaneo Nelle mastectomie radicali, nei casi in cui il muscolo grande pettorale sia presente e la cute della regione mammaria sia sufficiente a rivestire un nuovo cono mammario, è possibile la costruzione di una neomammella con il semplice impianto di una protesi. La tasca chirurgica viene creata immediatamente al di sopra del piano costale, sollevando i tessuti molli esistenti. Nel caso di ricostruzione immediata, grande cura bisogna porre nel fare in modo che il piano muscolo fasciale grande pettoraleserrato-fascia di connessione con l’obliquo venga mantenuto intatto. Nel caso di ricostruzione differita gli elementi anatomici sono connessi da tessuto cicatriziale e sollevati insieme dal piano costale. Se la cute è insufficiente o anelastica e inadatta ad accettare una protesi adeguata si ricorre alla ricostruzione con trasferimento di tessuti (lembo toraco-dorsale, lembo di gran dorsale o di retto addominale) 98 Carcinoma mammario in età senile n n n n n n n n n n La diagnosi è spesso clinica e si osservano più facilmente neoplasie metastatizzate a causa di una certa negligenza da parte della paziente anziana Ogni nodulo che compare in età senile è sospetto per cancro L’iter diagnostico non differisce da quello della paziente giovane Il trattamento deve tener conto dello stadio della neoplasia ma anche dello stato generale e delle patologie associate (40% dei casi). La maggior parte delle pazienti è in grado di sopportare un trattamento chirurgico adeguato in anestesia generale; ma talvolta necessaria l’anestesia locale, che consente di eseguire una tumorectomia o una quadrantectomia Le indicazioni al trattamento conservativo o demolitivo, così come quelle al trattamento radioterapico, sono sovrapponibili a quelle delle pazienti giovani In pazienti in età molto avanzata le indicazioni alla radioterapia devono essere valutate tenendo conto del rischio di recidiva locale e dell’aspettativa di vita L’ormonoterapia con antiestrogeni è la terapia adiuvante di scelta perché riduce il tasso di recidive, di tumori controlaterali e di mortalità La sensibilità e gli effetti secondari della chemioterapia sono aumentati per la diminuzione della rigenerazione midollare e per un maggiore rischio di infezione in caso di neutropenia: ciò limita l’impiego della chemioterapia e richiede particolare attenzione perché è difficile prevedere quale sarà la tolleranza al trattamento L’associazione chemio/ormonoterapia può avere rischi tossici e perciò da evitare nelle donne con età bologica avanzata 99 100