1.0 Premessa 1.1 La fede è per natura sua un fatto dinamico, che chiede la permanenza della crescita, di farsi cioè continuamente cammino verso la realizzazione di se stessi in Cristo, verso la responsabilità nella Chiesa e verso il mondo. Quindi non può essere ritenuta un fatto acquisito una volta per tutte, ma deve essere vissuta in tutta la sua dinamicità e la progressività . 1.2 Una catechesi che ha per interlocutori solo i ragazzi, si riduce il più delle volte alla trasmissione quasi scolastica di una serie di contenuti. Ma questo tipo di catechesi dottrinale dimostra che la comunità cristiana ha ridotto la Parola ad un complesso di verità astratte, ad una specie di ideologia. La comunità che si accontenta di insegnare il catechismo ai ragazzi ha ridotto la catechesi alla comunicazione di un sistema di idee. Ma il contenuto del messaggio cristiano non è un sistema di verità astratte, bensì una Persona: Gesù Cristo. Se la parrocchia mediante la catechesi vuole far incontrare le persone con la Persona di Gesù Cristo, si preoccupa di farlo incontrare in tutte le stagioni della vita, perché tutti possano rigenerare la loro esistenza nel confronto con il Signore Gesù. 2.0 La catechesi degli adulti 2.1 La C.T. (n. 43) parla degli adulti come “fondamentali” per la catechesi permanente: essi sono allo stesso tempo destinatari e promotori dell’attività catechetica . La catechesi degli adulti è il nuovo paradigma e il referente obbligato di tutta la catechesi. Le linee orientatrici e lo spirito dell'attuale Direttorio Catechistico conducono alla seguente conclusione: la catechesi degli adulti deve orientare la catechesi delle altre tappe della vita, e il catecumenato degli adulti deve ispirare tutte le forme di catechesi. 2.2 Eppure oggi gli adulti vivono in un contesto culturale in cui le trasformazioni sono velocissime e rendono rapidamente superate le informazioni, la cultura, la mentalità, i comportamenti. L’adulto di oggi si trova disorientato e ha difficoltà a comprendere l’identità della sua fede, che deve esprimersi nel confronto con nuovi problemi e nuove esigenze. In una parola, o approfondisce continuamente la sua fede o essa viene messa in crisi dal fenomeno dell’obsolescenza religiosa (invecchiamento precoce delle conoscenze) e diventa insignificante. 2.3 La fede dell’adulto non può consistere solo in una risposta ai problemi di coscienza o al bisogno di dare significato alla propria esistenza. La fede per l’adulto deve diventare impegno, responsabilità, missione da svolgere nella famiglia, nella professione, nella comunità politica e sociale. Un cristiano dalla fede matura deve essere in grado di fare sintesi vitale tra vangelo e cultura, tra speranza cristiana e attese umane. 2.4 Il nostro tempo ha bisogno di comunità cristiane adulte ed evangelizzanti. Ci sono troppe comunità statiche, passive, rassegnate di fronte al cambiamento, ripiegate su se stesse. Solo la presenza di cristiani adulti nella fede, sostenuti da un’educazione cristiana permanente, fa diventare missionarie le nostre comunità , in ascolto del bisogno di speranza dell’uomo. Una chiesa senza adulti nella fede si condanna al clericalismo, perché gli unici responsabili della pastorale diventano i sacerdoti; si priva di ministeri, impoverendo così la sua vita e la possibilità di attuare la sua missione; si priva di possibilità missionarie, perché manca di quelle persone che testimoniano la fede nella famiglia, nel mondo del lavoro, della cultura… 2.5 Oggi il problema della catechesi degli adulti si è dilatato enormemente ed è diventato un problema di evangelizzazione degli adulti. Di per sé la catechesi degli adulti è l’approfondimento del messaggio cristiano, fatto con adulti credenti e praticanti, che hanno continuato a percorrere un cammino di fede anche dopo l’iniziazione cristiana avvenuta nella fanciullezza e nella preadolescenza. Ma quanti sono questi adulti oggi? Una minima parte. La maggior parte degli italiani adulti è fatta di: - persone credenti, battezzate e cresimate, ma evangelizzate in modo insufficiente (con un’evangelizzazione circoscritta alla fanciullezza); - persone battezzate e cresimate, ma indifferenti dal punto di vista religioso, che tuttavia vengono a chiedere i sacramenti per sé o per i figli; - persone battezzate che si dichiarano non credenti e che sono in ricerca religiosa; - persone non battezzate, non credenti o non cristiane, che chiedono di diventare cristiane. 3.0 Possibili risposte 3.1 Di fronte a questa realtà così variegata, le nostre parrocchie e la comunità cristiana in generale, oggi sono chiamate a dar vita a varie forme di evangelizzazione degli adulti a seconda delle situazioni e delle circostanze: 1) il primo annuncio della fede: sia ai non credenti, che ai credenti e praticanti (tutti hanno bisogno di rinnovare periodicamente la propria fede e adesione a Cristo morto e risorto): cfr. la Nota CEI: “Questa è la nostra fede” (2005); 2) l’iniziazione cristiana degli adulti non battezzati: cf. I Nota CEI sull’iniziazione cristiana; 3) il completamento dell’iniziazione cristiana di adulti solo battezzati o non cresimati: cfr. La III Nota CEI sull’iniziazione cristiana; 4) la rievangelizzazione degli adulti bisognosi di riscoprire “ex novo”: cfr. la III Nota CEI. 5) la catechesi per gli adulti credenti e praticanti: cfr. il Catechismo degli adulti. 6) catechesi liturgica, seguendo l'itinerario annuale della liturgia; 7) catechesi nella forma straordinaria delle missioni popolari; 8) catechesi perfettiva diretta a coloro che hanno un compito di formazione nella comunità; 9) catechesi in occasione di eventi particolarmente significativi della vita personale, familiare, ecclesiale e sociale 10) altri itinerari sistematici, organici e permanenti di catechesi per altre situazioni e circostanze. 3.2 Un’attenzione particolare alla formazione degli adulti, in questo momento storico particolarmente critico, nell’ottica della - per - la famiglia: 1. la formazione cristiana e la catechesi alle coppie dei fidanzati; 2. la formazione cristiana e la catechesi alle coppie-sposi giovani; 3. la catechesi battesimale ai genitori che chiedono il battesimo per i loro figli; 4. la catechesi ai genitori con figli che percorrono l’itinerario di iniziazione cristiana; 5. il sostegno e la formazione cristiana delle coppie-sposi in difficoltà. 3.3 E’ fondamentale come ci ricorda la C.T. al n. 45 che le varie catechesi messe in atto non si “chiudano” in comportamenti stagni senza comunicazione e/o “rotture” tra loro. 4.0 Alcuni passaggi da compiere: • passare da una concezione della parrocchia prevalentemente giuridico-amministrativa a una visione comunionale; la parrocchia segno di Chiesa. La comunione, dono di Dio va resa visibile nel modo di vivere e di agire di una comunità; • passare da una parrocchia intesa prevalentemente come luogo di servizi religiosi garantiti dalla presenza del presbitero a una comunità soggetto di pastorale partecipata e responsabile; • passare da un atteggiamento di conservazione a uno spirito più missionario: evangelizzarsi per evangelizzare. Ciò vuoi dire che anche all'interno della comunità parrocchiale occorre andare a cercare chi non c'è o chi non viene; • passare da una omogeneità che mortifica alla accettazione, alla valorizzazione e alla promozione del pluralismo che arricchisce. Una comunità è tanto più autentica quanto più è articolata e partecipata, capace di unità e capace di accogliere e valorizzare tutto ciò che può costruire comunione e comunità. • Superare il concetto della “sola parrocchia” come luogo per la formazione catechetica valorizzando cammini permanenti proposti da associazioni e movimenti ampiamente riconosciuti e lungamente sperimentati dalla Chiesa che per la loro peculiarità riescono a farsi “prossimi” nei luoghi specifici della “città degli uomini”. 4.1 Un pastorale orientata ad animare una tale comunità deve sapere che tali passaggi sono possibili solo ad alcune condizioni: la capacità di farsi attenti alle persone più che alle strutture e alle cose da fare. Occorre scoprire davvero i doni che lo Spirito suscita nelle persone per fare spazio al dono di ciascuno. l’essere attenti alle persone richiede il superamento di atteggiamenti di sfiducia verso alcuni o di monopolio di alcuni su altri. Concretamente significa saper organizzare la comunità nella prospettiva della teologia dei ministeri, carismi e offici secondo quanto stabilito dal Magistero della Chiesa, senza fughe in avanti e senza incomprensibili regressi. — l'acquisizione di un vero spirito missionario dentro e fuori della comunità. 5.0 Proposta associativa 5.1 Le ragioni • Investire in educazione per affrontare in chiave progettuale i gravi problemi della realtà attuale e dare risposta alle grandi aspettative di giustizia, di pace, di solidarietà che, pur tra tante contraddizioni, emergono come segni del nostro presente. • Sviluppare l'intenzionalità e la responsabilità educativa negli adulti. • Sostenere l'opera educativa della società civile e della comunità cristiana attraverso "luoghi" di compagnia, consapevolezza, competenza. • Portare l'educazione nel cuore delle trasformazioni attraverso un progetto educativo globale e una proposta organica per riscoprire la centralità della persona per un genere diverso di vita basato su autentiche relazioni di comunità e sul dialogo tra le generazioni con un solido ancoraggio ai valori evangelici. 5.2 obiettivi • Riportare nella Chiesa e nella società la centralità dell'opera educativa. • Formare autentiche coscienze educanti, sostenute da profonde motivazioni etiche ed evangeliche. • Ricercare un comune orientamento tra gli educatori, raccogliendo le domande più vere dell'uomo contemporaneo. • Offrire occasioni e modalità di studio e di confronto per ricercare il filo di un organico e unitario progetto educativo 5.3 I destinatari L’Azione Cattolica e al suo interno il MIEAC si rivolgono a quanti, a vario titolo, sono coinvolti nel processo educativo: genitori, insegnanti, catechisti, animatori, volontari... e intendono impegnarsi per offrire un servizio specifico nel campo educativo: dentro e oltre la Babele educativa. Appare necessario nella babele della comunicazione riuscire a stabilire dinamiche relazionali positive, capaci di mettere in relazione identità diverse, in una rete di interscambio, in cui la diversità viene assunta come ricchezza e non come rischio: nel rapporto tra le generazioni, i giovani sono portatori, pur nell'ambivalenza, del valore simbolico di una speranza fortemente presente anche nei momenti di transizione e di complessità. In tale prospettiva, si intende: • promuovere un dialogo efficace tra le diverse agenzie educative, mettendo gli educatori in comunicazione, perché attraverso una condivisa solidarietà, possano sottrarsi al rischio dell'isolamento improduttivo e dell'irrilevanza; aiutare a progettare insieme percorsi ed itinerari educativi mirati alla scoperta del "volto" dell'altro (Lévinas) e alla sua valorizzazione; • mettere i diversi soggetti in condizione di operare una lettura sapienziale della realtà, per cogliere i germi di novità e di speranza presenti nella storia, per disegnare un futuro più rispondente all'autentica vocazione dell'uomo e alla sua dignità; • facilitare il dialogo tra le generazioni, riscoprendo la passione per l'impegno educativo, come chiamata esigente a condividere con gli altri la corresponsabilità; promuovere la maturazione di un'autentica esperienza di fede adulta, in grado di restituire alla vita il senso plenario, in rapporto solidale con Dio e con i fratelli. 5.4 Strumenti e modalità Creando le condizioni per costruire un'agorà: uno spazio di dialogo, di confronto, di progettualità partecipata e condivisa. Uno spazio di mediazione, dove: • si accoglie la sfida per un impegno educativo volto a "costruire" comunità nel territorio, a individuare i punti di partenza e gli aspetti essenziali e cruciali su cui far convergere le diverse esigenze soggettive, a creare "luoghi" che siano palestre d'accoglienza del diverso da sé e di un senso di comunità che non si stanca di allargare i propri confini; • si scorge la diffusa presenza di una religiosità che viene utilizzata, spesso, per rafforzare senso d'appartenenza, identità e nazionalismi; giustificare se stessi, i propri atti di violenza, gli interessi economici e geopolitici; rinchiudersi in una comoda e astratta "purezza" fideistica. In un contesto del genere, a cosa è chiamata la comunità cristiana? Mediante quali atteggiamenti, percorsi e dinamiche si deve esprimere la sua testimonianza evangelica? È realizzabile, non solo sul piano teorico, ma nelle realtà locali e a portata d'individuo, la "convivialità delle differenze"? In tale direzione, è necessario alimentare la conoscenza delle diverse culture per valorizzarne gli aspetti positivi, impegnandosi nello stesso tempo a costruire percorsi educativi di dialogo interculturale, di accoglienza, di ascolto, di condivisione. I temi della pace, dello sviluppo sostenibile, dei diritti umani, della giustizia, dell'interdipendenza globale, della salvaguardia del creato possono costituire un orizzonte di approfondimento e di impegno da condividere con quanti oggi si interrogano sul senso della vita e sul futuro dell'umanità. • si sperimenta la passione per la polis e per le persone che la abitano; si pratica la lettura dei fenomeni, l'analisi dei bisogni e gli interessi in campo;si ricercano vie praticabili perché le scelte siano orientate alla crescita complessiva della società e al bene delle persone;si individuano linee di impegno comune; • si ritrovano sinergie con il territorio per lavorare su progetti condivisi; • si mobilitano le coscienze per esprimere la denuncia di situazioni che violano i diritti umani; • si impara l'arte della “partecipazione” e della “politica”. “Mirare non ad una presenza nelle realtà temporali, ma ad una ricostruzione delle coscienze che potrà poi esprimersi con un peso culturale e finalmente sociale e politico”. (Giuseppe Dossetti