PAGINA 15 LA GAZZETTA DEL VARA Calice al Cornoviglio Uffici Comunali Calice Capoluogo tel 0187/936309 fax 0187/936451 Piano di Madrignano tel 0187/935644 fax 0187/935580 e-mail: [email protected] Ufficio Anagrafe Responsabile Paita Lucia Piano di Madrignano: dal Lunedì al Venerdì -11 Calice: Sabato 9-12 Ufficio Tecnico Responsabile Geom. Ceravolo Nicola Piano di Madrignano: Lun, Merc, Ven, 9-11 Calice: Martedì 9.30-11.30 Ufficio Tributi Responsabile Dr.ssa Mancuso Raffaella Piano di Madrignano: Martedì e Giovedì 9-11 Calice: Lunedì 9-11 Polizia Municipale Responsabile Scattina Ezio Calice: Giovedì 9.30-11.30 Assistente Sociale Responsabile Patrizia Tempesti Piano di Madrignano: Lunedì 9-11 Medico Dr. Bocchia Alessandro Calice: Martedì e Venerdì ore 9-11 Giovedì ore 16.30-17.30 CGIL sede Calice Venerdì 9-11 CISL sede di Calice al Cornoviglio, mercoledì 9-12 CIA sede Calice Sabato 9-12 EPACACalice: Giovedì 10-12 Madrignano: 1° e 3° martedì del mese 15-16Sindaco Geom. Alberto Battilani VicesindacoTomà Rinaldo, Assessor i: Tomà Rinaldo, Aldo Remedi, Mario Scampelli, Alessandra Rossi, Consiglieri: Roberto Verelli, Marco Angeletti, Stefano Franceschini, Elisa Corio Cosa accadde l’ 8 ottobre 1943 Il maggiore generale in pensione Daniele Bucchioni ci ricorda quello che avvenne nel calicese e attorno a Rocchetta Vara: un enorme operazione di rastrellamento compiuta dai nazisti che lasciarono sul campo 200 partigiani uccisi e altri 300 furono fatti prigionieri. Ciò accadde l’ 8 ottobre 1943. Tra i caduti si ricordano quelli di Borseda: Fausto Rapallini e Vittorio Cecchi; Oreste Andreoni e Massimo Paolini. Gli scontri tra la prima compagnia del battaglione “Val di Vara Giustizia e Libertà” e le forze nazifasciste provenienti da Rocchetta si verificano sulla linea ponte Bastia e Foce di Borseda. Dopo quattro ore di combattimento e di contenimento dell’ offensiva nazista cade Pietro Spezia accanto a lui c’ è Daniele Bucchioni che con raffiche a ventaglio difende la posizione sul monte Cornoviglio. Si unisce a loro Vincenzo Selvaggio che viene catturato e finito perché si rifiuta di parlare. Dopo questi scontri i nazi-fascisti sfogano la loro rabbia sugli inermi, sulle case e sul bestiame. Nel suo diario custodito presso l’ archivio di Stato il prefetto della Spezia Turchi scriveva: “truppe germaniche ed italiane hanno effettuato dall’ 8 all’ 11 ottobre un rastrellamento contro i fuorilegge del calicese. Ben 200 ribelli sono stati uccisi e 300 sono stati fatti prigionieri. Parteciparono alle operazioni tremila soldati tedeschi e mille della R.S.I., che il mattino dell’ 8 ottobre occuparono le alture che circondano il fosso di Calice per un rastrellamento a pettine di tutta la zona. Una compagnia di S.S. tedesche venne schierata fra Usurana e Gambella e costituiva un muro contro il quale sarebbero andati a cozzare coloro che fossero riusciti a sfuggire ai rastrellatori. Tale reparto venne poi fatto spostare a foce di Borseda per esigenze operative e costituito con elementi della X Mas. Si trovavano in zona, accantonati nella cascina del Cucchero sopra l’ abitato di Borseda, il comando della Brigata Val di Vara ed il primo battaglione. Il reparto venne schierato lungo il crinale fra Monte Bastia ed il Castellano per contrastare la colonna che saliva da Rocchetta Vara – Veppo”. Riportiamo in proposito quanto scriveva sul giornale “Il Lavoro” Emilio Cerulli: “il prefetto Turchi, evidentemente per giustificare l’ umiliazione delle perdite subite dai rastrellatori, fatte scendere a circa un centinaio, si inventa la totale distruzione della brigata partigiana. Certamente nella stesura del piano operativo redatto dai tedeschi non era stato messo in conto la tattica e la tenacia del nemico che si voleva annientare. Arte e terza eta’: una mostra alla pinacoteca David Beghè Il tavolo della presidenza dell’ incontro e una romantica immagine della chiesa che c’ è in piazza del Leone sotto il castello Si può essere creativi nella terza età? Gli esperti, da tempo, rispondono di sì. Una prova di questo teorema è la mostra che è stata appena inaugurata nella pinacoteca “David Beghé”, all’interno del castello di Calice al Cornoviglio. I protagonisti della retrospettiva hanno tutti scoperto, in età avanzata, una sana passione per la pittura e le arti figurative. L’idea di organizzare l’insolita mostra è venuta all’architetto Joannis Tziros, celebre progettista di grandi opere, nato a Cipro ma residente a Milano, nonché alla moglie Maria Evelina Lavazza. Riordinando gli archivi di famiglia, la coppia ha recuperato quadri di Melis Tziros (padre dell’architetto), Fortunato Lavazza (nonno di Maria Evelina), Graziella Manara, amica ed artista del collage. E’ nata, così, un’iniziativa che ha valenza culturale, ma anche sociale, perché sono tanti, anzi troppi, gli anziani che oggi si sentono inutili e rischiano di cadere nel tunnel della depressione. Non a caso, la mostra calicese è stata presentata al pubblico domenica 5 settembre da Aldo Remedi, assessore ai Servizi Sociali del Comune. Sono intervenuti, quindi, Flavio Cucco, presidente dell’associazione “David Beghé”, Vittorio Paita, presidente della Pro Loco e numerosi ospiti che hanno voluto testimoniare come, dopo il pensionamento, la vita possa migliorare. L’inaugurazione di “Arte e creatività per una terza età più vitale” è stata, infine, impreziosita da un concerto di musica classica. Kentaro Kitaya (tenore) e Miki Morinishi (pianista) hanno eseguito arie di celebri opere, chiudendo la serata in un’atmosfera raffinata. Elogio della vecchiaia Paradossalmente mi verrebbe voglia di affermare che la vecchiaia inizia troppo tardi. Liberatomi in maniera definitiva del mestiere – si trattava di una cosiddetta libera professione – il giorno in cui ho potuto dire “basta” mi sono sentito un uomo rinato, un uomo risuscitato….avevo raggiunto l’età della vecchiaia, la temuta terza età, con la gioia nel cuore. Mi consideravo addirittura un privilegiato: ero, infatti, arrivato sano e salvo al traguardo, alla meta da tempo ambita, desiderata, sognata. L’abbandono di quel mestiere obbligatoriamente accettato, lo spogliarmi di una veste che mi diventava sempre più stretta, ingombrante, soffocante, il potere depositare le armi e i bagagli della competitività: tutto questo l’ho vissuto ed apprezzato come una vera e propria affrancazione. Ho alzato le mani in segno di una liberatoria capitolazione gridando nel contempo “alleluia, alleluia”. Da quel momento mi sono riappacificato con il mondo, con il prossimo, con me stesso appropriandomi quella serenità di spirito necessario, secondo me, al giusto vivere. Potevo disporre del mio tempo, farne ciò che volevo e ad offrirmi quest’impagabile opportunità fu ed è tuttora la vecchiaia! Pensate: il “mio” tempo realmente tutto per me, un tempo da scandire a mio piacimento, ritmarlo a mio gusto. Allungarlo, protrarlo, consumarlo pian piano, sminuzzandolo mediante la lentezza dei gesti, la quiete interiore, le lunghe pause riflessive, i consapevoli indugi, i silenzi prolungati. Bandire la fretta, la vera nemica del tempo. Disponevo di un patrimonio da gestire come volevo: tale un capitale che da buon ligure mi proponevo di “spendere” con parsimonia, spicciolo dopo spicciolo, ossia minuto dopo minuto. Spenderlo ricavandone, beninteso, un vantaggio, un guadagno seppur minimo ma tutto e solo spirituale e mentale. Compito non facile, credetemi. Privo di manualità, senza inclinazioni poetiche, incapace di esercitare una qualsiasi delle tante arti figurative, stonato come una campana lesionata per cui nessun complesso canoro mi accettava, ah quelle belle corali! mancante di doti musicali da non poter maneggiare sopportabilmente nessun strumento, anche il più semplice …… ho dovuto fare di necessità virtù e rifugiarmi, tapino tapino, nella ricerca e nella narrazione di semplici storie nostrane e tentare di raccontare un passato recente che va, più o meno, dalla metà dell’ottocento a quasi tutto il novecento e che concerne specificamente il vissuto dei nostri avi, la dura vita di una volta in questa Valle, i paesaggi domi e selvaggi di questi monti liguri. Spolverare fatti, incarnare umili personaggi, ridare la parola ai muti volti della nostra stirpe paesana….loro sì, interrogarli, ascoltarli, interpretarli. Data la mia vetusta età ho fatto in tempo a captare ancora echi e voci di quel mondo lontano e cercare di salvarlo dall’oblio mi è sembrato quasi un dovere civico, una laica missione. Ecco ciò che tento di fare. Nel mio caso non parlerei né di arte e né di creatività ma semplicemente di un coltivare la memoria, di un rivangare il passato, di un utilizzare la penna come si usa appunto nei campi la vanga. Dissotterrare vecchie radici, disseppellire ceppi, riesumare sostanze sepolte. Mi sono messo dunque, “a cuntà”, a raccontare, ma non lo faccio con la voce, come usavano, beati loro, i nostri vecchi, non, ciò non è più possibile, oggigiorno purtroppo mancano … le orecchie! “ Pe’ puei cuntà”, per poter raccontare mi tocca scrivere. Non è facile farlo da vecchi. Do da leggere le mie storielle a dei rassegnati miei amici, a dei riluttanti miei familiari, a dei benevoli miei conoscenti e mi preme in questa sede far sapere che ho allargato il mio personalissimo e ristrettissimo “uditorio” grazie alla Gazzetta del Vara, il periodico della nostra Valle diretto dal dottor Vecchietti, che generosamente ha già pubblicato alcuni dei miei raccontini. Vi prevengo, la prossima volta potrei leggervene una delle mie storielle. Attenti! Termino ringraziando il Comune di Calice al Cornoviglio per avermi invitato e a tutti voi, qui presenti rivolgo un cordiale saluto oltre ad un sentito ringraziamento nell’ aver “spesu quattru citti du vosciu tempu pe’ stà a sentì quattru de mèiè ciarle”. Alberto Righetti In mostra l’ antica attività dei cestai Chi, da molto tempo conosce la Valle del Vara, ricorderà anche l’attività dei cestai. Erano artigiani che con le canne costruivano cesti di tutte le dimensioni e misure. ; ad ogni fiera erano presenti con i loro “prodotti” che avevano tante e svariate forme. Per ricordare quell’attività che ha dovuto smettere per l’arrivo di nuovi materiali, fino al 17 ottobre nel Castello Doria Malaspina di Calice al Cornoviglio, per iniziativa dell’amministrazione comunale, per testimoniare il modo di lavorare la terra nel Novecento da parte dei nostri nonni e bisnonni, si terrà la mostra dei cestai . Il sindaco di Calice Alberto Battilani, a proposito di tale iniziativa ha dichiarato:” la nostra è la conclusione di una ricerca storica e documentaristica relativa all’attività dei cestai della zona”. Sono infatti esposti i prodotti dei cestai della media e bassa Val di Vara. Si possono ammirare oggetti di un mondo che oggi appare lontano lontano nel tempo, ma che hanno contribuito in modo assai rilevante alla storia della Valle del Vara. In quell’epoca le strade di comunicazione si contavano sulla punta delle dita e quindi, solo a piedi si raggiungevano paesi come Suvero, Serò, Zignago, Bozzolo,Ripalta, Cassana, Mangia, Cornice, tanto per citarne alcuni; l’attività dei cestai ha contribuito a dare fama ad una zona chiusa in se stessa.. Ecco perché nella dichiarazione il sindaco di Calice aggiunge:”Il risultato è un quadro che testimonia l’importanza che ha avuto l’attività di questi artigiani nella commercializzazione anche in considerazione del volume di prodotto realizzato che spesso ha raggiunto quantità industriali”. Lumas antica macelleria della nera Via Romana n°52 Ceparana (SP) tel. 0187 934333