Geometria Differenziale: Parte 3
Sommario
Isometrie dirette e inverse. Proprietà delle matrici ortogonali. Teoremi di rigidità.
Superfici parametrizzate. Superfici date con equazione cartesiana. Esercizi.
1
Isometrie dirette e inverse
Ricordiamo che un’isometria di f : Rn → Rn si scrive:
f (x) = Ax + b,
dove A è una matrice ortogonale e b è un vettore fissato. f si dice diretta se det A = 1, inversa
se det A = −1. In R2 , una rotazione è un’isometria diretta, mentre la riflessione attorno a una
retta è un’isometria inversa.
1.1
Matrici ortogonali
Ricordiamo che una matrice quadrata A, di tipo n × n, si dice ortogonale se
AAt = I.
(1)
Quindi una matrice è ortogonale se e solo se è invertibile, e l’inversa coincide con la trasposta.
Ne segue anche che At A = I. Applicando la formula di Binet ad ambo i membri della (1), e
tenendo conto del fatto che det A = det(At ), otteniamo che:
•
se A è una matrice ortogonale allora det A = ±1.
• L’insieme delle matrici ortogonali di ordine n si denota con O(n) (detto anche gruppo ortogonale di ordine n). Il sottoinsieme formato dalle matrici ortogonali aventi determinante 1 è
denotato con SO(n) (gruppo speciale ortogonale di ordine n).
Le seguenti proprietà sono di facile verifica: I ∈ O(n); se A, B ∈ O(n) allora AB ∈ O(n) e se
A ∈ O(n) allora A−1 ∈ O(n).
Esempio. Introduciamo le seguenti matrici 2 × 2:
cos θ − sin θ
cos θ sin θ
Rθ =
, Sθ =
,
sin θ cos θ
sin θ − cos θ
1
θ ∈ R.
Verificare che Rθ Rφ = Rθ+φ ; in effetti Rθ rappresenta (rispetto alla base canonica di R2 )
l’applicazione lineare data dalla rotazione di θ radianti intorno all’origine, in senso antiorario.
In particolare, se θ = π/2:
0 −1
Rπ/2 = J =
.
1 0
cosicché J 2 = −I. È chiaro che si ha, per ogni θ:
det Rθ = 1.
D’altra parte, un calcolo mostra che Sθ2 = I per ogni θ; in effetti, non è difficile dimostrare che
Sθ rappresenta la simmetria (riflessione) del piano attorno alla retta per l’origine che forma un
angolo θ/2 con l’asse x. Si ha, per ogni θ:
det Sθ = −1.
Le matrici ortogonali di ordine 2 sono rotazioni Rθ o simmetrie Sθ , per qualche θ ∈ R:
Proposizione 1. Si ha:
O(2) = {Rθ , Sθ : θ ∈ R},
SO(2) = {Rθ : θ ∈ R}.
La proprietà che segue mostra che una matrice è ortogonale se e solo se conserva il prodotto
scalare canonico di Rn ; poichè il prodotto scalare determina la norma di vettori (quindi la
distanza di due punti), risulta che una matrice ortogonale definisce, in particolare, un’isometria
di Rn (che, in piu’, è lineare per la struttura di spazio vettoriale di Rn ).
Teorema 2.
a) Una matrice A ∈ Mat(n × n) è ortogonale se e solo se
hAu, Avi = hu, vi
per ogni u, v ∈ Rn .
b) Se A è una matrice ortogonale, allora |Av| = |v| per ogni v ∈ Rn ; inoltre, per ogni u, v ∈ Rn :
d(Au, Av) = d(u, v).
Dimostrazione. Data una qualunque matrice A ∈ Mat(n × n), e dati due vettori u, v ∈ Rn si
ha sempre:
hAu, vi = hu, At vi.
(2)
Infatti, sia aij l’elemento di riga i e colonna j della matrice A. Se (e1 , . . . , en ) è la base canonica
di Rn , allora le colonne di A sono Ae1 , Ae2 , . . . , Aen . Questo implica che:
hAei , ej i = aij = hei , At ej i
per ogni i, j. Dunque (2) è vera per i vettori della base canonica. Scrivendo i vettori arbitrari u e
v come combinazione lineare dei vettori della base canonica, e usando le proprietà di bilinearità
del prodotto scalare, si dimostra la (2) in generale.
2
Dimostriamo a). Supponiamo che A sia ortogonale; dunque At A = I e, per la (2):
hAu, Avi = hu, At Avi = hu, vi per ogni u, v.
Viceversa, supponiamo che si abbia hAu, Avi = hu, vi per ogni u, v: abbiamo allora hu, At Avi =
hu, vi per ogni u. Di conseguenza At Av = v per ogni v, e dunque
At A = I.
Questo dimostra che A è una matrice ortogonale.
p
Dimostriamo ora b). Sappiamo che |v| = hv, vi dunque, per la a), si ha
p
p
|Av| = hAv, Avi = hv, vi = |v|.
Riguardo alla seconda affermazione, ricordiamo che la distanza di due punti u, v di Rn si ottiene
come norma della differenza tra u e v:
d(u, v) = |u − v|.
Dunque, per quanto appena detto:
d(Au, Av) = |Au − Av| = |A(u − v)| = |u − v| = d(u, v).
La proposizione seguente è una facile conseguenza della proprietà precedente.
Proposizione 3.
a) Una matrice è ortogonale se e solo se le sue colonne formano una base ortonormale di Rn ;
quindi, A trasforma basi ortonormali in basi ortonormali.
b) Date due basi ortonormali B = (v1 , . . . , vn ), B 0 = (w1 , . . . , wn ) esiste un’unica matrice A ∈
O(n) che trasforma B in B 0 , cioè tale che Avi = wi per ogni i = 1, . . . n.
• Una base ortonormale (u1 , . . . , un ) si dice positivamente (risp. negativamente) orientata se
il determinante della matrice di colonne u1 , . . . , un vale 1 (risp. −1).
Esempio. In R2 , se v ha
unitaria, allorala base ortonormale (v, Jv) è positivamente
norma
v1
−v2
orientata. Infatti, se v =
allora Jv =
dunque det(v, Jv) = v12 + v22 = 1.
v2
v1
• Date due basi ortonormali positivamente orientate esiste un’unica matrice ortogonale di
determinante 1 che trasforma l’una nell’altra. Dunque A ∈ SO(n) se e solo se A trasforma basi
ortonormali positivamente orientate in basi ortonormali positivamente orientate.
3
1.2
La curvatura è invariante per isometrie
Sia ora α : [0, L] → R2 una curva piana PAC, e sia f : R2 → R2 un’isometria diretta. Dunque
f (x) = Ax + b
dove A ∈ SO(n) e b è il vettore di traslazione. Otteniamo una seconda curva β : [0, L] → R2
semplicemente componendo α con f :
β = f ◦ α.
Teorema 4. Nella notazione precedente, sia kα (s) la curvatura di α in s, e sia kβ (s) la curvatura
di β in s. Allora:
kα (s) = kβ (s).
Dimostrazione. Se scriviamo
α(s) =
abbiamo
x(s)
y(s)
x(s)
β(s) = A
+ b,
y(s)
dunque:
0 x (s)
= Aα0 (s).
β (s) = A 0
y (s)
0
(3)
Indichiamo con Tα (s), Tβ (s) i versori tangenti di α e β, e con Nα (s), Nβ (s) i rispettivi versori
normali. La relazione (3) si scrive:
Tβ (s) = ATα (s).
Siccome f è diretta, A conserva l’orientazione, dunque
Nβ (s) = ANα (s).
Ora:
Tβ0 (s) = ATα0 (s) = kα (s)ANα (s) = kα (s)Nβ (s).
D’altra parte, per definizione abbiamo anche:
Tβ0 (s) = kβ (s)Nβ (s),
dunque kα (s) = kβ (s).
•
Verificare che, se f è un’isometria inversa, allora kβ (s) = −kα (s) per ogni s.
4
2
Teoremi di rigidità per le curve
2.1
Curve piane
x0
y0
Teorema 5. Data una funzione k̄ : [0, L] → R, un punto α0 =
e un vettore unitario
cos θ0
T0 =
esiste un’unica curva α : [0, L] → R2 parametrizzata dall’ascissa curvilinea tale
sin θ0
che

x0



 α(0) = y0
(4)

α0 (0) = T0



kα (s) = k̄(s) per ogni s ∈ [0, L].
dove kα (s) indica la curvatura di α in s.
Dimostrazione. Iniziamo dall’esistenza. Definiamo una funzione θ : [0, L] → R come segue:
Z s
θ(s) =
k̄(u) du + θ0 .
0
Siano:
Z s



cos θ(u) du + x0
 x(s) =
Z 0s


 y(s) =
sin θ(u) du + y0
0
e si consideri la curva α : [0, L] → R2 definita da:
x(s)
.
α(s) =
y(s)
Vogliamo dimostrare che
αsoddisfa i requisiti del teorema. Ora è chiaro dalla definizione di
x0
x(s) e y(s) che α(0) =
. Inoltre:
y0
0 cos θ(s)
x (s)
0
α (s) =
=
sin θ(s)
y 0 (s)
cos θ0
quindi α0 (0) =
= T0 ; inoltre α è parametrizzata dall’ascissa curvilinea, poichè |α0 (s)| =
sin θ0
1 per ogni s. Si ha:
− sin θ(s) · θ0 (s)
00
α (s) =
cos θ(s) · θ0 (s)
Dunque:
kα (s) = det(α0 (s), α00 (s))
cos θ(s) − sin θ(s) · θ0 (s)
=
sin θ(s) cos θ(s) · θ0 (s) = θ0 (s)
= k̄(s)
5
ed effettivamente α ha curvatura prescritta da k̄.
Unicità. Supponiamo che β : [0, L] → R2 sia una seconda curva che verifica (4), dunque, in
particolare,
kβ (s) = k̄(s)
per ogni s ∈ [0, L]. Sia Tα (s) (risp. Tβ (s)) il versore tangente di α (risp. β). Notiamo che
Tα (0) = Tβ (0) = T0 .
Vogliamo dimostrare che Tα (s) = Tβ (s) per ogni s. A tale scopo, consideriamo la funzione
ψ(s) = hTα (s), Tβ (s)i.
Si ha:
ψ(0) = 1;
se dimostriamo che ψ 0 (s) = 0 per ogni s allora ψ(s) = 1 per ogni s e questo implica che
Tα (s) = Tβ (s) per ogni s. Ora:
ψ 0 (s) = hTα0 (s), Tβ (s)i + hTα (s), Tβ0 (s)i
= k̄(s)hNα (s), Tβ (s)i + k̄(s)hTα (s), Nβ (s)i
Ora Nα (s) = JTα (s) e Nβ (s) = JTβ (s); la matrice di rotazione J soddisfa J 2 = −I, e inoltre,
poichè è ortogonale, conserva il prodotto scalare, dunque hJu, Jvi = hu, vi per ogni u, v ∈ R2 .
Dunque:
hNα (s), Tβ (s)i = hJTα (s), Tβ (s)i
= hJ 2 Tα (s), JTβ (s)i
= −hTα (s), Nβ (s)i
cioè hNα (s), Tβ (s)i = −hTα (s), Nβ (s)i, quindi ψ 0 (s) = 0 e Tα (s) = Tβ (s) per ogni s.
Infine, poichè β(0) = α(0) otteniamo, per ogni s:
Z s
Z
β(s) =
Tβ (u) du + β(0) =
0
s
Tα (u) du + α(0) = α(s),
0
e il teorema è dimostrato.
Per una dimostrazione alternativa, vedere la sezione successiva.
2.2
Curve dello spazio
Risulta che curvatura e torsione di una curva dello spazio sono invarianti per isometrie dirette
(vedi Esercizio 5). In questa sezione dimostreremo che, a meno di isometrie, esiste un’unica
curva con curvatura e torsione assegnate.
6
Data una curva biregolare α : [0, L] → R sia (T (s), N (s), B(s)) il suo riferimento di Frenet in s.
Allora si ha:


0
−kα (s)
0
0
τα (s)
(T 0 (s), N 0 (s), B 0 (s)) = (T (s), N (s), B(s)) kα (s)
0
−τα (s)
0
Denotiamo con X(s) la matrice 3 × 3 di colonne T (s), N (s), B(s). La matrice X(s) è ortogonale,
e caratterizza il riferimento di Frenet in ciascun punto. Le formule di Frenet si esprimono in
forma matriciale:
X 0 (s) = X(s)A(s)
(5)
dove


0
−kα (s)
0
0
τα (s)
A(s) = kα (s)
0
−τα (s)
0
e dove X 0 (s) denota la matrice che si ottiene derivando le entrate di X(s). Nel linguaggio
dell’analisi, la (5) è un sistema omogeneo di equazioni differenziali lineari, e il riferimento di
Frenet X(s) è dunque una soluzione di tale sistema.
In effetti, il seguente lemma, che è conseguenza della teoria delle equazioni differenziali, ci sarà
utile.
Lemma 6.
a) Sia A : [0, L] → Mat(n × n) una funzione matriciale di s ∈ [0, L], che assumeremo continua.
Allora, l’equazione differenziale
(
X 0 (s) = X(s)A(s)
(6)
X(0) = X0
nell’incognita X(s) ∈ Mat(n × n) e con dato iniziale X0 ∈ Mat(n × n), ammette un’unica
soluzione X(s).
b) Se la matrice A(s) è antisimmetrica per ogni s, e se il dato iniziale X0 è una matrice ortogonale (risp. X0 ∈ SO(n)) allora la soluzione X(s) è una matrice ortogonale per ogni s ∈ [0, L]
(risp. X(s) ∈ SO(n) per ogni s).
Dimostrazione. a) L’esistenza e unicità della soluzione del problema (6) è conseguenza della
teoria delle equazioni differenziali.
b) Supponiamo ora che A(s) sia antisimmetrica per ogni s. Vogliamo dimostrare che
X(s)X(s)t = I
per ogni s. Ora, prendendo la trasposta ad ambo i membri di (6) otteniamo:
(X 0 (s))t = A(s)t X(s)t .
7
Poichè la trasposta della derivata è uguale alla derivata della trasposta, si ha (X 0 (s))t =
d
(X(s)t ); siccome A(s) è antisimmetrica (A(s)t = −A(s)) otteniamo
ds
d
(X(s)t ) = −A(s)X(s)t .
ds
Dunque:
d
d
d
(X(s)X(s)t ) = X(s) · X(s)t + X(s) · (X(s)t )
ds
ds
ds
= X(s)A(s)X(s)t − X(s)A(s)X(s)t
= 0.
Poichè X(0)X(0)t = I, si ha in effetti X(s)X(s)t = I per ogni s, dunque X(s) è ortogonale per
ogni s. Infine, se det X(0) = 1 allora, per la continuità della funzione s 7→ det X(s), si deve
avere det X(s) = 1 per ogni s.
Dimostriamo ora il seguente teorema di rigidità.
Teorema
 7. Date due funzioni: k̄ : [0, L] → R, τ̄ : [0, L] → R (con k̄ > 0), dato un punto
x0
α0 =  y0  e data una terna ortonormale (T0 , N0 , B0 ) positivamente orientata, esiste un’unica
z0
curva biregolare α : [0, L] → R3 con α(0) = α0 , avente riferimento di Frenet (T0 , N0 , B0 ) in
s = 0 e tale che:
kα (s) = k̄(s), τα (s) = τ̄ (s) per ogni s ∈ [0, L].
(7)
Dimostrazione. Consideriamo il sistema di equazioni differenziali nell’incognita X(s) ∈ Mat(3×
3):
X 0 (s) = X(s)Ā(s),
(8)
dove


0
−k̄(s)
0
0
τ̄ (s) .
Ā(s) = k̄(s)
0
−τ̄ (s)
0
Dal lemma precedente, sappiamo che la soluzione X(s) di (8) esiste ed è univocamente determinata dalle condizioni iniziali. Come condizioni iniziali imponiamo:
X(0) = (T0 , N0 , B0 ),
la matrice di colonne T0 , N0 , B0 . Dunque X(0) ∈ SO(3) e, ancora per il lemma precedente,
X(s) ∈ SO(3) per ogni s. Indichiamo con
t(s), n(s), b(s)
le colonne di X(s) che dunque formano una base ortonormale positivamente orientata. Consideriamo ora la curva:
Z s
α(s) =
t(u) du + α0 .
0
8
Vogliamo dimostrare che α(s) è l’unica curva che soddisfa i requisiti del teorema; in particolare
α è biregolare e, se indichiamo con (T (s), N (s), B(s)) il riferimento di Frenet di α, allora:
(T (s), N (s), B(s)) = (t(s), n(s), b(s))
per ogni s. Notiamo che α0 (s) = t(s), che ha norma 1, e α(0) = α0 ; dunque α è regolare, ed è
parametrizzata dall’ascissa curvilinea. Quindi:
T (s) = t(s).
Ora:
α00 (s) = t0 (s) = k̄(s)n(s).
Poichè k̄(s) > 0 per ogni s, risulta che α00 (s) 6= 0; dunque α è biregolare. Sappiamo che
α00 (s) = kα (s)N (s);
siccome k̄(s) e’ positivo, si ha necessariamente
kα (s) = k̄(s)
per ogni s, e dunque N (s) = n(s). Infine, poichè (T (s), N (s), B(s)) e (t(s), n(s), b(s)) sono
entrambe positivamente orientate, abbiamo necessariamente
B(s) = b(s)
Dunque i riferimenti (T (s), N (s), B(s)) e (t(s), n(s), b(s)) coincidono in ogni punto; in altre
parole, la terna (t(s), n(s), b(s)) è il riferimento di Frenet di α. A questo punto, è immediato
verificare che τα (s) = τ̄ (s) per ogni s, e l’esitenza è dimostrata. Infine, l’unicità è conseguenza
dell’unicità della soluzione con dato iniziale fissato. Il teorema è dunque dimostrato.
Corollario 8. Date due funzioni differenziabili k̄(s), τ̄ (s) definite su [0, L], con k̄(s) > 0 per ogni
s, esiste almeno una curva biregolare, parametrizzata dall’ascissa curvilinea, α : [0, L] → R3 ,
avente curvatura e torsione prescritte, rispettivamente, da k̄(s) e τ̄ (s). Se β : [0, L] → R3 è
un’altra tale curva, allora esiste un’isometria diretta f di R3 tale che β = f ◦ α.
Dimostrazione. L’esistenza è stata dimostrata precedentemente. Dimostriamo l’unicità a meno
di isometrie dirette. Detti Fα (s) = (Tα (s), Nα (s), Bα (s)) e Fβ (s) = (Tβ (s), Nβ (s), Bβ (s)) i
riferimenti di Frenet di α e β, rispettivamente, sia A la matrice ortogonale che trasforma Fα (0)
in Fβ (0); notiamo che det A = 1, poichè il riferimento di Frenet è positivamente orientato per
ogni s. Consideriamo l’isometria diretta
f (x) = Ax + b,
dove b = β(0) − Aα(0), e consideriamo la curva f ◦ α. Notiamo che, siccome f è un’isometria
diretta, f ◦ α ha curvatura e torsione uguali a quelle di α, quindi prescritte da k̄ e τ̄ . ora
f ◦ α(0) = f (α(0)) = β(0)
e, per costruzione, f ◦ α ha riferimento di Frenet in s = 0 uguale a quello di β: dunque per
l’unicità nel teorema precedente, si deve avere f ◦ α = β.
9
3
Superfici
Una superficie parametrizzata dello spazio è una funzione differenziabile Σ : Ω → R3 dove Ω è
un dominio del piano R2 . Dette u, v le coordinate di un punto di D, possiamo dunque scrivere


x(u, v)
Σ(u, v) = y(u, v)
z(u, v)
che spesso scriveremo anche


 x = x(u, v)
y = y(u, v) ,


z = z(u, v)
(u, v) ∈ Ω.
L’immagine di Σ è dunque un pezzo di superficie dello spazio.
3.1
Superfici regolari
Consideriamo i vettori ottenuti derivando la funzione vettoriale Σ rispetto a u e a v:
 
 
xu
xv
Σu =  yu  , Σv =  yv  .
zu
zv
Notiamo che Σu , Σv associano a ciascun punto di Ω un vettore di R3 ; sono quindi campi vettoriali
sulla superficie. Se i vettori Σu , Σv sono linermente indipendenti diremo che la superficie Σ è
regolare in (u, v). In tal caso:
• il piano dello spazio passante per il punto P = Σ(u, v) parallelo ai vettori Σu e Σv è detto
piano tangente a Σ in P .
• il vettore Σu ∧ Σv è ortogonale sia a Σu che a Σv : dunque è ortogonale al piano tangente. Il
versore
1
Σu ∧ Σv
N=
|Σu ∧ Σv |
è detto versore normale alla superficie Σ nel punto dato.
• Le curve u = c dove c è una costante, sono curve regolari la cui traccia è interamente
contenuta nella superficie. Tali curve sono regolari poichè il vettore tangente a u = c è Σv .
Stessa cosa per le curve v = c, con vettore tangente Σu . Tali curve sono dette linee coordinate
della data parametrizzazione.
Dunque, data una superficie Σ, possiamo definire il piano tangente e il versore normale in ogni
punto dove Σ è regolare. Notiamo anche che la condizione di regolarità è equivalente a richiedere
che la matrice jacobiana di Σ:


xu xv
JΣ =  yu yv 
z u zv
abbia rango massimo (cioè due). Questo equivale a dire che il differenziale di Σ, in quanto
applicazione lineare da R2 a R3 , è iniettivo in ciascun punto.
10
4
4.1
Esempi
Sfera
Si consideri l’applicazione:


 x = R cos u cos v
y = R sin u cos v


z = R sin v
dove u ∈ [0, 2π), v ∈ (− π2 , π2 ). Notiamo che
x(u, v)2 + y(u, v)2 + z(u, v)2 = R2
dunque le formule descrivono una parametrizzazione della sfera di centro l’origine e raggio R.
Si ha:




−R sin u cos v
−R cos u sin v
Σu =  R cos u cos v  , Σv =  −R sin u sin v  .
0
R cos v
Si vede che i tre minori della matrice jacobiana hanno determinante:
R2 cos u cos2 v,
R2 sin u cos2 v,
R2 sin v cos v,
che si annullano contemporaneamente solo quando v = ± π2 (tali valori corrispondono ai poli
(0, 0, 1), (0, 0, −1)).
• Le curve v = c sono mappate nella circonferenza (parallelo) di raggio ρ = R cos c, che giace
sul piano z = R sin c. In particolare, per c = 0, otteniamo il cerchio massimo, intersezione della
sfera con il piano z = 0, e per c = π/2.
   
0
0
• Le curve u = c sono meridiani, tutti passanti per il poli 0 e  0 .
1
−1
4.2
Piano
Le formule


 x = 2 − u + 2v
y =u+v


z = 3 + 3v
 
2
dove (u, v) ∈ R2 parametrizzano un piano; precisamente, il piano passante per P = 0
3
 
 
−1
2



1
parallelo ai vettori w1 =
e w2 = 1. Per ottenere la sua equazione cartesiana, basta
0
3
eliminare i parametri u, v. Otteniamo l’equazione
x + y − z + 1 = 0.
11
In generale, l’applicazione dipendente da u, v:


 x = x0 + a1 u + a2 v
y = y0 + b1 u + b2 v


z = z0 + c1 u + c2 v
parametrizza un piano dello spazio.
4.3
Cilindro
Le formule:


 x = R cos u
y = R sin u


z=v
parametrizzano il cilindro circolare retto; eliminando i parametri, infatti, otteniamo l’equazione
cartesiana
x2 + y 2 = R2 ,
nelle incognite x, y, z. Si ha:


−R sin u
Σu =  R cos u  ,
0
 
0
Σv = 0
1
La matrice jacobiana è:


−R sin u 0
 R cos u 0
0
1
e si vede che ha rango 2 per ogni u, v (poiché sin u e cos u non possono annullarsi contemporaneamente). Dunque Σ è regolare per ogni u, v.
• Le linee coordinate u = c sono rette parallele all’asse z; le linee coordinate v = c sono
circonferenze di raggio R che giacciono sul piano z = c.
4.4
Cono
Le formule:


 x = v cos u
y = v sin u


z=v
parametrizzano il cono di equazione:
x2 + y 2 = z 2 ,
12
ottenuta eliminando i parametri u e v. Abbiamo:




−v sin u
cos u
Σu =  v cos u  , Σv =  sin u  .
0
1
 
0

Se v = 0 abbiamo Σu = 0 dunque Σ(u, 0) = 0 è un punto singolare. Se v 6= 0 il minore
0
formato dalle prime due righe e prime due colonne ha determinante
−v sin u cos u
2
v cos u sin u = −v
quindi diverso da zero. Ne segue che la superficie è regolare per ogni v 6= 0, quindi in ogni punto
dell’immagine diverso dall’origine.
Le linee coordinate u = c sono rette passanti per l’origine, che formano
con l’asse z un angolo
p
costante. Le linee coordinate v = c sono circonferenze di raggio |c|, giacenti sul piano z = c.
• Vedere su quale dominio l’applicazione Σ è iniettiva.
5
5.1
Superfici in equazione cartesiana
Grafici di funzioni
Una superficie si puo’ ottenere anche come grafico di una funzione delle variabili x, y:
z = f (x, y).
In tal caso, una parametrizzazione, su un dominio Ω dove f è differenziabile, sarà:


x = u
y=v


z = f (u, v)
e dunque la matrice jacobiana è:


1 0
JΣ =  0 1 
fu fv
che ha evidentemente rango 2 per ogni u, v. Dunque il grafico di una funzione si può sempre
parametrizzare in modo regolare.
5.2
Funzioni implicite
Data una funzione f delle variabili x, y, z e dato c ∈ R consideriamo la superficie di livello
f −1 (c), di equazione:
f (x, y, z) = c,
13
Diremo che f −1 (c) è regolare in un suo punto p, se, in un intorno di p, essa ammette una
parametrizzazione regolare. 1
Il seguente fatto generalizza l’analogo risultato per le curve:
Sia p ∈ f −1 (c). Se ∇f (p) 6= 0 allora f −1 (c) è regolare in p.
•
• Se c è un valore regolare di f (nel senso che f −1 (c) non contiene punti critici di f ) allora
f −1 (c) è una superficie regolare in ogni suo punto.
Esempio. Consideriamo l’equazione
x2 + y 2 − z 2 = 0.
quindi f (x, y, z) = 0 con f (x, y, z) = x2 + y 2 − z 2 . Ora il gradiente:


2x
∇f =  2y 
−2z
si annulla solo nell’origine; dunque l’unico valore critico è c = 0, e di conseguenza le soluzioni di
x2 + y 2 − z 2 = c,
c 6= 0
definiscono una superficie regolare dello spazio. Inoltre l’insieme
Γ = {(x, y, z) : x2 + y 2 − z 2 = 0} \ {(0, 0, 0)}
è, anch’esso, una superficie regolare.
6
Esercizi
sin(2t) cos t
Esercizio 1. a) Data la curva piana α : [0, 2π] →
definita da α(t) =
,
sin(2t) sin t
stabilire i valori di t per i quali α è regolare; per tali valori, determinare la curvatura di α.
R2
b) È vero che α è iniettiva ? Disegnare la traccia di α.
c) Calcolare r(t), la distanza di α(t) dall’origine.
Esercizio 2. Data la curva α : [0, L] → R2 , parametrizzata dall’ascissa curvilinea, e dato un
numero r > 0, si consideri la curva βr : [0, L] → R2 definita da:
βr (s) = α(s) + rN (s),
dove N (s) = Jα0 (s) è il versore normale di α.
a) Per quali valori di r la curva βr è regolare in s ?
b) Per tali valori, calcolare la curvatura di βr .
Questo significa che esiste > 0 (eventualmente molto piccolo) tale che l’insieme f −1 (c) ∩ B(p, ) si può
parametrizzare in modo regolare, dove B(p, ) = {x ∈ R3 : d(x, p) < } è la palla aperta di centro p e raggio .
1
14
c) Se α parametrizza la circonferenza di raggio R, qual è la traccia di βr ?
d) In generale, qual è la traccia di βr ?
Esercizio 3. Si consideri la superficie parametrizzata:


 x = v cos u
y = v sin u (u, v) ∈ R2 .


z=u
a) Descrivere le linee coordinate u = c e v = c.
b) Determinare il piano tangente alla superficie nel punto (−2, 0, π) della sua immagine, corrispondente ai valori u = π, v = 2 dei parametri.
c) Determinare il versore normale nel punto generico (u, v).
Esercizio 4. Sia A una matrice ortogonale di ordine 3. Dati u, v ∈ R3 , dimostrare che:
(
A(u ∧ v) se det A = 1,
Au ∧ Av =
− A(u ∧ v) se det A = −1.
(Suggerimento: dimostrare la formula per i vettori della base canonica, e poi estendere per
linearità).
Esercizio 5. Sia α : [0, L] → R3 una curva parametrizzata dall’ascissa curvilinea, sia f un’isometria di R3 e sia β l’immagine di α tramite f , cioè β = f ◦ α. Dimostrare che kβ (s) = kα (s)
per ogni s, e inoltre:
(
τα (s) se f è diretta,
τβ (s) =
− τα (s) se f è inversa.
(Usare i risultati dell’esercizio precedente).
Esercizio 6. Si consideri la superficie


1 x y
Σ = {(x, y, z) ∈ R3 : det x 1 z  = 0}.
y z 1
Quali punti occorre rimuovere da Σ per avere una superficie regolare ?
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Appunti 3