Campo gravitazionale statico •Teorie metriche della gravitazione •La Relatività Generale in campo statico •Traiettoria della luce •Precessione di Mercurio •Principio di equivalenza forte •Formalismo Post Newtoniano parametrizzato •Teorie alternative per la gravitazione GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 1/61 Esperimenti locali non gravitazionali (I) Le traiettorie di corpi in caduta libera in qualsiasi campo gravitazionale reale sono approssimativamente parallele se i corpi non sono troppo distanti l’uno dall’altro. Consideriamo per esempio due masse inizialmente ferme in un campo gravitazionale centrale a una distanza R dal centro. y m1 R M D x fy fx Un osservatore nel centro di massa vede le masse avvicinarsi come se fossero attratte l’una dall’altra. m2 La forza che i esercita apparentemente su j è Fij = fy = G M mj D R2 2R proporzionale a D/R. Questi effetti si incontrano nelle deformazioni elastiche come quelle della crosta terrestre sotto l’effetto delle maree. Sono misurati da grandezze del tipo δx/x, che sono adimensionali. GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 2/61 Esperimenti locali non gravitazionali (II) Si parla di esperimenti locali quando gli effetti di marea possono essere trascurati. Un esperimento locale non gravitazionale: 1.si svolge in un laboratorio schermato. 2.ha dimensioni sufficientemente piccole per cui gli effetti di marea sono trascurabili 3.ha effetti di gravitazione propria trascurabili. Tutti gli esperimenti di laboratorio, dove vengono rese trascurabili le influenze esterne, ricadono in questa categoria, eccetto quelli di gravità. GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 3/61 Principio di Equivalenza di Einstein Un sistema di riferimento accelerato è anche equivalente localmente a un sistema dove vi sia un campo gravitazionale. Questo è il Principio di Equivalenza Debole (WEP). Si può scegliere una accelerazione che annulli il campo gravitazionale. In questo caso il sistema di riferimento è in caduta libera. Einstein ha proposto che in un sistema di riferimento in caduta libera si cancellano localmente gli effetti della gravitazione e rimangono valide tutte le altre leggi della fisica. Il Principio di Equivalenza di Einstein (EEP) dice quindi che: 1.Il Principio di Equivalenza Debole (WEP) è valido 2.Il risultato di un esperimento locale non gravitazionale non dipende dalla velocità dell’apparato in caduta libera 3.Il risultato di un esperimento locale non gravitazionale non dipende da dove e quando viene effettuato nell’Universo GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 4/61 Teorie Metriche della Gravitazione Se consideriamo corpi scarichi con massa, composizione e struttura diverse, questi hanno in un campo gravitazionale lo stesso moto a parità di condizioni iniziali. L’EEP suggerisce che il loro moto sia determinato dallo spazio-tempo circostante e non dalla struttura dei corpi, quindi che la gravitazione sia originata da proprietà dello spazio tempo, cioè dalla sua geometria (o curvatura). In un riferimento in caduta libera le altre interazioni sono governate dalla metrica di Minkowski Le altre interazioni si adeguano alla curvatura dello spazio attraverso cambiamenti di sistema di riferimento che si riflettono in cambiamenti della metrica Se EEP è valido allora la gravitazione è un fenomeno geometrico dello spazio tempo. Ovvero dovrà soddisfare: 1.Lo spazio-tempo è dotato di una metrica g 2.Le linee di universo percorse dalle masse di test sono le geodetiche di g 3.Nei riferimenti locali in caduta libera (RLCL) le leggi fisiche non gravitazionali sono quelle della Relatività speciale Questi possono essere considerati postulati per una teoria metrica della gravitazione GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 5/61 Teorie Metriche della Gravitazione (II) Vediamo meglio perché il principio di equivalenza di Einstein ci porta a considerare la gravitazione come un fenomeno di curvatura dello spazio tempo. Il WEP caratterizza lo spazio tempo con delle traiettorie preferite, le linee di universo delle masse di prova in caduta libera. In un riferimento che segue una di queste linee di universo le masse si muovono di moto rettilineo uniforme. Confrontando esperimenti in RLCL con origine coincidente e velocità diverse, l’EEP dice che vi è invarianza di Lorentz: i risultati sono gli stessi. Questa è l’Invarianza Locale di Lorentz (LLI). Ci saranno quindi dei campi tensoriali Ψ(1) , Ψ(2) , . . . nell’Universo che diventano proporzionali alla metrica di Minkowski in un RLCL riducendosi a φ(1) (P)η, φ(2) (P)η, . . . Gli Ψ(i) (P) dipendono dall’evento Diversi Ψ(i) (P) si accoppiano ai vari campi non gravitazionali (bosoni, fermioni, campo elettromagnetico ovvero fotoni . . . ) GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 6/61 Teorie Metriche della Gravitazione (III) Questi esperimenti di test locali non gravitazionali sono anche indipendenti dalla posizione del sistema di riferimento: è l’Invarianza Locale di Posizione (LPI). Allora, di due casi l’uno: 1.I φ(i) (P) sono costanti e possono essere posti uguali a 1 con opportune unità di misura cosı̀ gli Ψ(i) diventano tutti uguali a η. 2.I φ(i) (P) = c(i) φ(P): sono proporzionali a un singolo campo scalare φ(P), che interviene sia sulla grandezza da misurare che sul campione dell’unità di misura. La misura è il rapporto tra queste grandezze e si ha pertanto cancellazione dei c(i) . Riscalando i c(i) e usando nuovi campi Ψ̄ = φ−1 Ψ la versione locale di Ψ̄ può essere posta uguale a η Ci sono quindi dei campi tensoriali che si riducono a η nei RLCL. Applicando trasformazioni di coordinate al tensore η partendo dal RLCL si deduce che il campo Ψ̄ è unico, ed è rappresentato da un tensore simmetrico g. GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 7/61 Teorie Metriche della Gravitazione (IV) Osserviamo che g possiede delle geodetiche. Per varietà Riemanniane esistono degli spazi localmente piatti che seguono queste geodetiche. Cioè in ogni P vi sono dei riferimenti nei quali X |xα − xα (P)|2 ), ∂gµν /∂xα = 0 in P. gµν (P) = ηµν + O( che seguono queste geodetiche e che chiamiamo riferimenti di Lorentz locali. In questi riferimenti di Lorentz locali le geodetiche sono linee rette. Ma queste linee rette sono anche le traiettorie delle masse di test nei RLCL, quindi i corpi si muovono sulle geodetiche. I riferimenti di Lorentz locali coincidono con i RLCL. Si sottolinea l’importanza dell’Invarianza Locale di Posizione, che consente di avere un unico tensore metrico g. GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 8/61 Vettori e 1-forme In relatività ristretta si usano i quadrivettori, indicati con ~ x, p ~, . . . e con componenti xµ , pµ , . . . E’ stato sviluppato un formalismo che prevede anche delle 1-forme indicate con x̃, p̃, . . . Le componenti sono indicate con xµ , pµ , . . . Nel caso di una varietà con una metrica si può stabilire una corrispondenza tra vettore e 1-forma. Per le componenti: pµ = gµν pµ Si abbassa l’indice usando la metrica. L’archetipo della 1-forma è il numero d’onda, in maniera tale che kµ xµ = φ dia una fase, che è una quantità scalare, invariante. La forma rappresenta le curve di livello, o il gradiente. La derivata covariante di una 1-forma è data da: Vα;µ = Vα,µ − Vν Γναµ GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 9/61 La cinematica in Relatività Generale La densità di energia-impulso determina la curvatura dello spazio-tempo e quindi la metrica, da cui si deducono le geodetiche. In relatività speciale abbiamo leggi del moto che contengono grandezze fisiche che si trasformeranno con un cambiamento di sistema di riferimento Abbiamo anche coordinate e derivate rispetto alle coordinate. La derivata rispetto a una coordinata deve tener conto del sistema di coordinate Dalla derivata parziale semplice ∂V α α = V,µ µ ∂x si passa alla derivata covariante DV α α α = V;µ = V,µ + V ν Γα νµ µ Dx Γα νµ è chiamato simbolo di Cristoffel e si può scrivere in termini di derivata della metrica 1 ρα Γα g (gρν,µ + gρµ,ν − gνµ,ρ ) = νµ 2 GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 10/61 La cinematica in Relatività Generale II La linea retta nel sistema di riferimento localmente piatto si può scrivere come: ~ ∇U ~U = 0 ~ la quadrivelocità. con U Questa diventa in termini di componenti U β U α;β = U β U αβ + Γαµβ U µ U β Usando un parametro λ per descrivere la curva α µ α d dx α dx dx + Γ µβ =0 dλ dλ dλ dλ che è l’equazione della geodetica. Si tratta di una equazione differenziale del second’ordine in xα (λ). Fissata una α posizione iniziale xα 0 e una direzione iniziale U0 si ottiene una unica geodetica. GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 11/61 Quantità conservate Usando la 1-forma pβ = mUβ corrispondente a pµ = mU µ è possibile scrivere l’equazione della geodetica come pα pβ;α = 0 ovvero pα pβ,α − Γγβα pα pγ = 0 o ancora m dpβ = Γγβα pα pγ . dτ Il secondo membro è semplice Γγβα pα pγ = = = 1 γν g (gνβ,α + gνα,β − gαβ,ν )pα pγ 2 1 (gνβ,α + gνα,β − gαβ,ν )g γν pγ pα 2 1 (gνβ,α + gνα,β − gαβ,ν )pν pα 2 GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 12/61 Quantità conservate II Da Γγβα pα pγ = 1 (gνβ,α + gνα,β − gαβ,ν )pν pα , 2 per simmetria di scambio tra ν e α si vede che 1 Γγβα pα pγ = gνα,β pν pα 2 Se la metrica non dipende dalla componente β, dpβ 1 = gνα,β pν pα dτ 2 è costante lungo la traiettoria della particella. m ci dice che pβ GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 13/61 La metrica di Schwarzschild Esiste una metrica relativamente semplice che è soluzione delle equazioni di Einstein nel caso statico con simmetria sferica. Si tratta della metrica di Schwarzschild ds2 = −Zdt2 + Z −1 dr2 + r2 dΩ2 con Z= 2M 1− r e dr2 = dx2 + dy 2 + dy 2 e dΩ2 = dθ2 + sin2 θdφ2 Il limite a grandi distanze è lo spazio di Minkowski. GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 14/61 Equazioni del moto per i fotoni La geodetica ottenuta nel limite dell’ottica geometrica è kν kµ;ν = 0 kµ è il vettore d’onda tangente alla traiettoria del fotone (kµ kµ = 0) Usando il parametro affine σ tale che kµ = dxµ /dσ si ottiene ν λ d2 xµ µ dx dx =0 + Γ νλ dσ 2 dσ dσ Si può sostituire t a σ usando ν λ d2 t 0 dx dx + Γ νλ =0 dσ 2 dσ dσ Si ottiene cosı̀ per le componenti spaziali j dxµ dxν d2 xj dx j 0 + Γ − Γ =0 µν µν dt2 dt dt dt D’altra parte kµ kµ = 0 si può scrivere come dxµ dxν gµν =0 dt dt GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 15/61 Equazioni del moto per i fotoni (II) Parleremo di approssimazione Postnewtoniana quando si introdurranno gli effetti della metrica. Vedremo in maniera più generale che possono esserci delle famiglie di teorie gravitazionali, che hanno effetti simili sulle equazioni del moto, quantificati da parametri. Nelle equazioni del moto entra il parametro Postnewtoniano γ. Nel caso della Relatività Generale, si ha γ=1 In questa approssimazione le equazioni del moto diventano 2 ! 2 j j d~ d~ x dx x d x ~ = −U,j 1 + γ −2 · ∇U (1 + γ), 2 dt dt dt dt 0 = 1 − 2U − |d~ x/dt|2 (1 + 2γU ) All’ordine zero la soluzione di queste equazioni è un moto rettilineo uniforme con velocità 1. GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 16/61 Equazioni del moto per i fotoni (III) Scrivendo xj ≡ ~ nj (t − t0 ) + xjP e sostituendo nella penultima equazione si ottiene l’equazione postnewtoniana per la deviazione xjP dal moto rettilineo uniforme d2 ~ xP ~ − 2~ ~ )], = (1 + γ)[∇U n(~ n · ∇U 2 dt d~ xP ~ n· = −(1 + γ)U dt La soluzione all’ordine zero è il moto rettilineo uniforme Newtoniano xjN = ~ nj (t − t0 ), |~ n| = 1 Viene fatto ampio uso delle seguenti relazioni qui presentate in maniera semplificata Γ000 = −U,0 , Γ00i = −U,i Γ0ij = γδij U,0 Γi00 = −U,i + ∂/∂xi [(β + γ)U 2 ] GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 17/61 Deflessione della luce Secondo quanto detto la traiettoria del fotone è data da x0 (t) = t, ~ x(t) = n(t − te ) + ~ xP (t) ~ xe + ~ con ~ xe posizione della sorgente e te tempo di emissione, ~ xP (te ) = 0 Scomponiamo ~ xp in componenti parallele e perpendicolari xP (t)k = ~ n·~ xP (t) ~ xP (t)⊥ = ~ xP (t) − ~ n[~ n·~ xP (t)] Si ottiene quindi dxP k dt d2 xjP ⊥ dt2 = −(1 + γ)U, = ~ )] (1 + γ)[U,j − ~ nj (~ n · ∇U GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 18/61 Deflessione della luce II Prendendo U = m/r, lungo il percorso non perturbato del fotone m m = U = r(t) |~ xe + ~ n(t − te )| Si può quindi integrare lungo il percorso imperturbato m~b ~ x(t) · ~ n n d ~ xe · ~ ~ xP ⊥ (t) = −(1 + γ) 2 − dt b r(t) re con ~b = ~ n × (~ xe × ~ n) parametro d’impatto In definitiva abbiamo d m~b ~ x(t) · ~ n ~ xe · ~ n ~ xP (t) = −(1 + γ)U~ n − (1 + γ) 2 − dt b r(t) re GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 19/61 Deflessione della luce III Considerando l’angolo θ tra una stella di riferimento (~ xr ) e un’altra stella ! ( ~ nr ~ x⊕ · ~ m b·~ n ~ xe · ~ n cos θ = ~ n·~ nr − (1 + γ) − b b r⊕ re ! ) ~ nr nr ~ xr · ~ nr m br · ~ ~ x⊕ · ~ + − br br r⊕ rr con ~br parametro d’impatto per la sorgente di riferimento Se la sorgente di riferimento è il Sole medesimo, ~br = 0 e si ottiene x⊕ · ~ 1 + γ 2m ~ n ~ xe · ~ n δθ = − 2 b r⊕ re Per un fotone emesso da una stella lontana xe · ~ n/re ≃ −1 re ≫ r ⊕ , ~ nonché, chiamando θ0 la distanza angolare tra il centro del Sole e la stella ~ x⊕ · ~ n/r⊕ ≃ ~ nr · ~ n = cos θ0 si ottiene in definitiva δθ = 1+γ 2 4m b 1 + cos θ0 2 GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 20/61 Deflessione della luce IV La deflessione è composta da un pezzo fisso e da uno di curvatura. Il primo proviene dal principio di equivalenza e il secondo dalla curvatura dello spazio-tempo. Per un raggio che sfiora il sole, θ0 = 0, b ≃ R⊙ ≃ 6.96 × 105 km, m = m⊙ = 1.476 km 1 (1 + γ)1.′′ 75 2 I risultati delle misure ottiche sono del tipo 1 (1 + γ) = 0.95 ± 0.11 2 (R A Brune et al, Astron J 81(1976)452) In contrasto una precisione ben maggiore si ottiene dall’osservazione di impulsi radio con interferometria su grande base (VLBI) D E Lebach et al. PRL 75 (1995) 1439 δθmax = γ = 0.9996 ± 0.0017 Grazie all’osservazione di quasar lontani in occultazione con il sole, in 10 giorni di presa dati è stata raggiunta la precisione indicata. GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 21/61 Ritardo dell’eco radar Se riprendiamo U calcolato lungo la traiettoria non perturbata m m = U = r(t) |~ xe + ~ n(t − te )| possiamo integrare dxP k dt = −(1 + γ)U per ottenere r(t) + ~ x(t) · ~ n xP k (t) = −(1 + γ)m ln re + ~ xe (t) · ~ n Se consideriamo il tempo di andata e ritorno, misurato dal ritardo dell’eco radar x⊕ · ~ n) · (rp + ~ xp · ~ n) (r⊕ + ~ ∆t = 2|~ x⊕ − ~ xp | + 2(1 + γ)m ln d2 dove ~ n è la direzione del fotone durante il ritorno. L’effetto è massimo quando il pianeta è in congiunzione superiore ~ x⊕ · ~ n ≃ r⊕ , ~ xp · ~ n ≃ −rp , d ≃ R⊙ Si ottiene δt = 2(1 + γ)m ln (4r⊕ rp /d2 ) = " 1 (1 + γ) 240 µs − 20 µs ln 2 d R⊙ 2 a rp # GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 22/61 Ritardo dell’eco radar II Sono state fatte misure di tre tipi 1.Il riflettore è costituito dalla superficie di un pianeta (Mercurio o Venere). Problemi di orografia (∼ 5 µs) 2.Il riflettore è attivo: satellite artificiale. Errori in posizione dovuti a accelerazioni spurie, dai sistemi di controllo dell’assetto al vento solare e alla pressione di radiazione (errori di 50 m nella posizione) 3.Il riflettore è un satellite orbitante intorno a un pianeta o ancorato a esso (Mariner 9 intorno a Marte) e la sonda Viking atterrata su Marte. Risultati per (1 + γ)/2 entro 0.1 %. Questo risulta in un limite per il parametro ω delle teorie tensore-scalare ω > 500 1σ GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 23/61 Ritardo dell’eco radar per Venere −4 2.5 x 10 2 1.5 1 0.5 −8 −6 −4 −2 0 2 4 6 8 10 x 10 GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 24/61 Deviazione di onde radio Occultazione delle sorgenti radio extragalattiche 3C273B e 3C279 Suggerimento di I I Shapiro, Science 157 (1967) 806 Prime misure nel 1968 (10 %) poi nel 1971 (7 %) Selezionando per due radiotelescopi la stessa banda di frequenza, molto stretta, si misura il ritardo di fase, per varie frequenze. Derivando la differenza di fase rispetto alla frequenza si ottiene il ritardo di gruppo (che viene usato per evitare l’ambiguità di fase). Il modello adottato per il ritardo è τ (ω, t) = τgeom (t) + τstruc (ω, t) + τplasm (ω, t) + τatm (t) + τinst (ω, t) + τclk (t) Contributi dalla struttura della sorgente, dalla dispersione nella propagazione, dall’atmosfera terrestre, dalla strumentazione e dalle differenze tra gli orologi ai due siti. Il contributo della gravitazione può essere espresso come ( " # ) ~ ~ ˆ γ + 1 GM⊙ |dES | + dES · ŝ + ~ r1 · (dES + ŝ) GME 1 + r̂1 · ŝ τgrav = ln + c c2 c2 1 + r̂2 · ŝ |d~ES | + d~ES · ŝ + ~ r2 · (dˆES + ŝ) ~ r1 , ~ r1 sono le posizioni delle due antenne, d~ES è il vettore tra il centro della Terra e il centro del Sole, ŝ punta alla sorgente distante. Questa equazione è precisa entro qualche picosecondo GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 25/61 Deviazione di onde radio (II) Osservazioni a 2.3, 8.4 e 22.7 GHz, per sottrarre la dispersione del mezzo Nella fase vicina all’occultazione le fluttuazioni nell’attività della corona solare non I(t) consentono l’osservazione a 2.3 GHz (τplasm (t, ω) = ω 2 ) Segnale campionato in 14 bande da 8 MHz distribuite tra le tre frequenze principali Demodulazione in banda base (spostamento a frequenza 0 del centro della banda di 8 MHz) e campionamento a 1 bit (si copia il segno del segnale demodulato) a 16 MHz (corrispondente a 8 MHz) Correzioni diurne e semidiurne per la posizione della crosta terrestre rispetto all’asse di rotazione Differenza tra il tempo universale (rotazione della Terra) e il tempo atomico Nutazione della Terra Mappe della luminosità della sorgente Dispersione ω22 τplasm (t, ω) = 2 [τres (ω2 , t) − τres ω1 , t] ω1 − ω22 τres (ω, t) è il ritardo residuo, una volta applicata la correzione. La precisione è dell’ordine di alcuni picosecondi. GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 26/61 Fonti di errore Atmosfera: equilibrio idrostatico + vapor d’acqua. Il primo è stimato per sorgenti allo zenith usando un barometro, il secondo contributo usando un radiometro per vapor d’acqua τinstr viene determinato dal sistema di calibrazione dei circuiti di rivelazione L’analisi dati prevede di seguire il segnale, cui si sovrappone un rumore bianco, un random walk e un random walk integrato Dai dati sono stati estratti 1.la misura di γ 2.correzioni per la posizione delle sorgenti 3.aggiustamenti giornalieri della posizione del polo terrestre 4.stime del ritardo dovuto alla Terra e alla differenza tra i due orologi 5.La posizione del polo terrestre, la dispersione atmosferica e le differenze tra gli orologi contribuiscono a 0.0011-0.0010 sull’errore di 0.0017 GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 27/61 Precessione del perielio di Mercurio Partiamo dalla metrica di Schwarzschild ds2 = −Zdt2 + Z −1 dr2 + r2 dΩ2 con Z= 2M 1− r e dr2 = dx2 + dy 2 + dy 2 e dΩ2 = dθ2 + sin2 θdφ2 Nel caso di Mercurio Z ≈ 1 − 5 × 10−7 Su una traiettoria si conserva p0 perché la metrica non dipende dal tempo. Siano Ẽ = −p0 /m, L̃ = p0 /m Osserviamo inoltre che se θ = π/2, θ rimane costante. Si ha −1 2M p0 = g 00 p0 = m 1 − Ẽ r dr pr = m dτ 1 pφ = g φφ pφ = m 2 L̃ r GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 28/61 Precessione del perielio di Mercurio II p ~·p ~ = −m2 implica −1 2 −1 m2 L̃2 2M dr 2M 2 2 2 2 2 + m Ẽ + = −m −m Ẽ 1− 1− r dτ r r2 ovvero ! 2 2 2M dr L̃ = Ẽ 2 − 1 − 1+ 2 dτ r r Si può definire un potenziale efficace 2M Ṽ 2 (r) = 1 − r 1+ L̃2 r2 ! Con il potenziale efficace si possono trovare i punti di inversione della traiettoria radiale L’equazione del moto in r si scrive come 2 dr 2 dr d r dṼ 2 (r) dr 2 2 = Ẽ − Ṽ (r), 2 =− 2 dτ dτ dτ dr dτ d2 r = dτ 2 che corrisponde al caso Newtoniano 1 dṼ 2 (r) − 2 dr d2 r d m 2 = − Φ(r) dt dr GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 29/61 Precessione del perielio di Mercurio III Se poniamo l’accelerazione radiale uguale a zero si hanno i punti di equilibrio stabili e instabili in r " !# 2 2M L̃ d =0 = 1− 1+ 2 dr r r porta a 2M r2 1+ L̃2 r2 ! 2M −2 1− r L̃2 r3 2M r2 + 2M L̃2 − 2rL̃2 + 4M L̃2 = 0 E si ottiene L̃2 r= 1± 2M s 1− 12M 2 L̃2 Se i raggi per un’orbita circolare stabile e instabile coincidono, L̃2 = 12M 2 Quindi r = 6M : questo è il raggio dell’orbita stabile più stretta GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 30/61 Precessione del perielio di Mercurio Le equazioni di Eulero-Lagrange d ∂K − ∂xµ du ∂K ∂ ẋµ =0 si possono scrivere per una geodetica in termini di 2K ≡ gµν ẋµ ẋν = α con u parametro affine e α = +1 per traiettorie di tipo tempo, α = 0 per la luce. Consideriamo il moto in uno spazio con la metrica di Schwarzschild c2 dτ 2 = c2 Zdt2 − dr2 /Z − r2 dθ2 − r2 sin2 θdφ2 con Z = 1 − 2GM/rc2 Nel caso di Mercurio Z ≈ 1 − 5 × 10−7 Si ha pertanto 2K = Z ṫ2 − Z −1 ṙ2 − r2 θ̇2 − r2 sin2 θφ̇2 = 1 dove il punto significa derivazione rispetto al tempo proprio. Si pone ora c = 1 GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 31/61 Precessione del perielio di Mercurio Le equazioni di Eulero-Lagrange d ∂K − ∂xµ du ∂K ∂ ẋµ =0 si possono scrivere per una geodetica in termini di 2K ≡ gµν ẋµ ẋν = α con u parametro affine e α = +1 per traiettorie di tipo tempo, α = 0 per la luce. Consideriamo il moto in uno spazio con la metrica di Schwarzschild c2 dτ 2 = c2 Zdt2 − dr2 /Z − r2 dθ2 − r2 sin2 θdφ2 con Z = 1 − 2GM/rc2 Nel caso di Mercurio Z ≈ 1 − 5 × 10−7 Si ha pertanto 2K = Z ṫ2 − Z −1 ṙ2 − r2 θ̇2 − r2 sin2 θφ̇2 = 1 dove il punto significa derivazione rispetto al tempo proprio. Si pone ora c = 1 GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 32/61 Precessione del perielio di Mercurio (II) Possiamo scrivere le equazioni di Eulero-Lagrange d ∂K ∂K − = 0, 2K = Z ṫ2 − Z −1 ṙ2 − r2 θ̇2 − r2 sin2 θφ̇2 = 1 µ µ ∂x du ∂ ẋ per µ = t, θ e φ, ottenendo d (Z ṫ) = 0, dτ d 2 (r θ̇) − r2 sin θ cos θφ̇2 = 0, dτ d 2 (r sin2 θφ̇) = 0 dτ Consideriamo la seconda equazione: con un moto inizialmente nel piano abbiamo θ = π/2 e θ̇ = 0 da cui si ottiene θ̈ = 0. Allora θ = π/2 e l’ultima equazione rappresenta la conservazione del momento angolare d 2 (r φ̇) = 0, r2 φ̇ = h dτ Analogamente la prima equazione dà la relazione Z ṫ = k con k costante GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 33/61 Precessione del perielio di Mercurio (III) L’equazione per K diventa 2 2K = Z ṫ − Z −1 2 2 2 2 2 ṙ2 1 = Z ṫ − − r2 φ̇2 . Z 2 2 ṙ − r θ̇ − r sin θφ̇ = 1, Usando i risultati precedenti la si può riscrivere come k2 Z −1 − Z −1 ṙ2 − r2 φ̇2 = 1 Moltiplicando per m2 si ottiene m2 ṙ2 m = m Z ṫ − − m2 r2 φ̇2 . Z 2 2 2 Se Z = 1 questa si riduce alla relazione m2 = E 2 − p2 GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 34/61 Precessione del perielio di Mercurio (IV) Poniamo u = r−1 , ottenendo dalla conservazione del momento angolare r2 φ̇ = h 2rṙ φ̇ + r2 φ̈, ṙ = −h du dφ Si ottiene in definitiva du dφ 2 k2 − 1 2M +u = + u + 2M u3 2 2 h h 2 e derivando rispetto a φ d2 u M + u = + 3M u2 2 2 dφ h che rappresenta un moto armonico per u = r −1 con una piccola perturbazione. GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 35/61 Precessione del perielio di Mercurio (V) Poniamo ε = 3M 2 /h2 e calcolando la correzione ε(h2 u2 /M ) lungo la traiettoria imperturbata si ottiene M [1 + eφ sin φ + e2 (3 − cos 2φ)/6] 2 h dove e è l’eccentricità dell’orbita. Il termine importante è quello che contiene φ e che si cumula nel tempo. In definitiva M u ≃ 2 {1 + e cos[φ(1 − ε)]} h u ≃ u0 + ε La precessione del perielio risulta essere 24π 3 a2 6πGM 2πε ≃ 2 2 = c T (1 − e2 ) c2 a(1 − e2 ) dove a è il semiasse maggiore e T il periodo dell’orbita. Semiasse maggiore dell’orbita di Mercurio : a = h2 /GM c2 (1 − e2 ) = 0.4 UA, periodo : 0.24 anni, eccentricità e = 0.206 GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 36/61 Precessione del perielio di Mercurio e PPN La precessione del perielio di Mercurio includendo anche i termini PPN si scrive come (G = c = 1) ∆ω̃ = + + 1 6πM [ (2 + 2γ − β) a(1 − e2 ) 3 1 (2α1 − α2 + α3 + 2ζ2 )µ/M 6 J2 (R2 /2M [a(1 − e2 )])] J2 è il momento di quadrupolo del Sole (J2 ∼ 1 × 10−7 ). Sostituendo i valori si ottiene ω̃˙ = λp ≡ 42.′′ 98λp secolo− 1 1 [ (2 + 2γ − β) + 3 × 10−4 (J2 /10−7 )] 3 GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 37/61 Precessione del perielio di Mercurio e PPN (II) I contributi alla precessione del perielio sono ′′ /secolo Causa Precessione dei poli periodo 25800 anni Venere ∼ 5025.6 277.8 Terra 90.0 Marte 2.5 Giove 153.6 Saturno 7.3 Altri 0.2 Totale 5557.0 Osservato 5599.7 Da questo si ottiene 1 (2 + 2γ − β) = 3 1.005 ± 0.020(1966-1971 Shapiro et al, 1972) 1.003 ± 0.005(1966-1976 Shapiro et al, 1976) Differenza 42.7 Controversia sollevata con una stima di J2 fatta da Dicke (1974) J2 = (2.47 ± 0.23) × 10−5 sufficiente a introdurre una deviazione di 4′′ /secolo molto superiore alla precisione raggiunta, che poteva essere spiegata con ω di Brans-Dicke circa uguale a 5. Controversia sedata con ulteriori misure sul Sole GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 38/61 Fisica Newtoniana Moto Newtoniano nel sistema solare. Entro una precisione di 10−5 i raggi di luce si muovono lungo linee rette e le masse di prova secondo ~ ~a = ∇U dove (unità geometriche) 2 x, t) = ∇ U = −4πρ, U (~ Z ρ(~ x′ , t) 3 ′ d x |~ x−~ x′ | ~ ~a è l’accelerazione spaziale e ∇U è il gradiente tridimensionale. Un fluido ideale segue le equazioni di Eulero ~ ∂ρ/∂t + ∇·(ρ~ v) = 0, ρd~v /dt = ~ − ∇p, ~ ρ∇U d/dt = ~ ∂/∂t + ~v · ∇ GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 39/61 Parametrizzazione Post Newtoniana Si desidera studiare la gravitazione come teoria metrica, nel sistema solare con basse velocità e piccola curvatura Applicando a un corpo istantaneamente fermo in un campo statico l’equazione per la geodetica α β d2 xµ µ dx dx + Γ αβ =0 dτ 2 dτ dτ si ottiene ak = d2 xk /dt2 = −Γk00 = 1 kl g g00,l 2 A grandi distanze la metrica si riduce alla metrica di Minkowski gµν → ηµν = diag(−1, 1, 1, 1) La gravitazione di Newton si ottiene se g jk ≃ δ jk , g00 ≃ −1 + 2U GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 40/61 Parametrizzazione Post Newtoniana II Gravitazione di Newton: g jk ≃ δ jk , g00 ≃ −1 + 2U In questa approssimazione, con un tensore impulso-energia per fluidi perfetti dato da T 00 = ρ, T 0j = ρv j , T jk = ρv j v k + pδ jk le equazioni di Eulero sono equivalenti a µ µν µ νρ 00 T µν ≃ T µν =0 ;ν = T ,ν + Γ νρ T ,ν + Γ 00 T tenendo solo i termini del prim’ordine in v 2 ∼ U ∼ p/ρ Questa è la meccanica Newtoniana. Occorre aggiungere termini Post Newtoniani GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 41/61 Formalismo PPN: termini da tenere Occorre valutare i termini di energia cinetica e energia potenziale Otteniamo l’ordine di U in v 2 attraverso l’espansione del viriale v2 . U La pressione p nel Sole e nei pianeti è di solito minore della densità di energia gravitazionale ρU . p/ρ . U (p/ρ ∼ 10−5 per il Sole, ∼ 10−10 per la Terra) Altre forme di energia (termica, elastica, di radiazione) sono piccole: la densità specifica di energia Π = u/ρc2 (densità di energia u fratto densità di energia a riposo) è Π .U (Π ∼ 10−5 per il Sole, ∼ 10−10 per la Terra) GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 42/61 Formalismo PPN: termini da tenere II L’ordine di infinitesimo è quindi U ∼ v 2 ∼ p/ρ ∼ Π ∼ O(2) e termini in v sono O(1), U v sono O(3), ecc. L’evoluzione del sistema è governata dalla velocità dei singoli componenti ~ da cui |∂/∂t| ∼ O(1) ∂/∂t ∼ ~v · ∇, |∂/∂x| GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 43/61 Formalismo PPN: termini da tenere (III) Partiamo dall’azione in un riferimento di Lorentz locale con coordinate xµ̂ per una singola massa e il campo elettromagnetico 1/2 Z Z dxµ̂ dxν̂ −ηµ̂ν̂ dt + e Aµ̂ dxµ̂ IN G = −m0 dt dt Z 1 − η µ̂α̂ ην̂ β̂ Fµ̂ν̂ Fα̂β̂ (−η̂)−1/2 d4 x̂ 16π Dove Fµν = Aν,µ − Aµ,ν η̂ = det ηµ̂ν̂ In un riferimento qualsiasi si dimostra che Z Z dxµ dxµ 1/2 IN G = −m0 −gµν dt + e Aµ dxµ dt dt Z 1 − η µα ηνβ Fµν Fαβ (−|g|)−1/2 d4 x 16π Dove Fµν = Aν;µ − Aµ;ν La derivata covariante ; ha sostituito la derivata parziale , ηµν diventa gµν e (−η)1/2 d4 x (−g)1/2 d4 x Il Principio di Equivalenza è all’opera GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 44/61 Formalismo PPN: termini da tenere (IV) Per una particella scarica la Lagrangiana si riduce a Z L = −m0 (−g00 − 2g0j v j − gjk v j v k )1/2 dt Nel limite Newtoniano dato da g jk ≃ δ jk , g00 ≃ −1 + 2U possiamo scrivere la Lagrangiana della meccanica Newtoniana L = (1 − 2U − v 2 )1/2 che è di ordine 2. Il termine successivo non può essere dispari: cambia segno con l’inversione del tempo ed è quindi dissipativo. La Meccanica Post Newtoniana deve quindi includere l’ordine 4. Termini di ordine 5 violano la conservazione dell’energia in appossimazione postnewtoniana. Termini di ordine 7 rappresentano perdita di energia per irraggiamento gravitazionale. GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 45/61 Meccanica Post Newtoniana Partendo dalla Lagrangiana Newtoniana L = 1 − 2U − v 2 , g jk ≃ δ jk , g00 ≃ −1 + 2U si troveranno all’ordine 4 ulteriori termini: L = {1 − 2U − v 2 − g00 [O(4)] − 2g0j [O(3)]v j − gjk [O(2)]v j v k }1/2 occorre quindi conoscere g00 all’ordine O(4), g0j all’ordine O(3) e gjk all’ordine O(2) Nel caso di un raggio di luce newtoniano la Lagrangiana sarà 0 = L = {1 − v 2 }1/2 , v 2 = 1 All’ordine post newtoniano successivo vi saranno ulteriori termini 0 = L = {1 − 2U − v 2 − gjk [O(2)]v j v k }1/2 , v 2 = 1 occorre quindi conoscere g00 all’ordine O(2) e gjk all’ordine O(2) Le equazioni idrodinamiche T µν ;ν = 0 risulteranno consistenti se il tensore impulso-energia T µν = (ρ + ρΠ + p)uµ uν + pg µν viene sviluppato in questa maniera T 00 ∼ ρO(2), T 0j ∼ ρO(3), T jk ∼ ρO(4) GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 46/61 Sistema di riferimento Post Newtoniano Occorre anche considerare il sistema di coordinate. Scegliendo un sistema di coordinate in caduta libera rispetto al modello cosmologico e a riposo rispetto a un sistema per il quale l’Universo appare isotropo si ha ds2 = −dt2 + [a(t)/a0 ]2 (1 + kr2 /4a20 )−2 δij dxi dxj + hµν dxµ dxν dove a = a(t), a0 ≡ a(t0 ) è il fattore cosmologico, e k è il parametro di curvatura (k = 0, ±1). L’ultimo termine rappresenta la deviazione dovuta al sistema Post Newtoniano In un punto che si trova a r0 e a un istante t0 si può scegliere un riferimento tale che t′ = t, ′ xj = xj (1 − kr02 /4a20 )−1 dove ′ ds2 = (ηµν + h′µν )dxµ dxν ′ Il raggio r0 deve essere abbastanza grande affinché hµν ∼ M/r0 ≪ 1 però non troppo grande perché compaiano deviazioni cosmologiche, cioè più piccolo dei termini postnewtoniani di ordine (M/r)2 . Si deve quindi avere (M/r0 )2 & ((r0 /a0 )2 . Per a0 ∼ 1010 anni luce e M = M ⊙, r0 . 1011 km ≃ 103 AU . GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 47/61 Potenziali Post Newtoniani La parte spaziale della metrica gjk deve essere un tensore per le rotazioni. I termini che possono apparire sono tensori per rotazioni spaziali gjk [O(2)] : U δjk , Ujk , con U = Z ρ 3 ′ d x |~ x−~ x′ | Ujk ≡ Z ρ(~ x′ , t)(x − x′ )j (x − x′ )k 3 ′ d x |~ x−~ x′ |3 vettori spaziali g0j [O(3)] : Vj , Wj , con Vj ≡ Wj ≡ Z Z ρ(~ x′ , t)vj 3 ′ d x |~ x−~ x′ | ρ(~ x′ , t)vk′ (x − x′ )k (x − x′ )j |~ x−~ x′ |3 d3 x′ GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 48/61 Potenziali Post Newtoniani II oppure scalari g00 [O(4)] : U 2 , ΦW , Φ1 , Φ2 Φ3 , Φ4 , A, B con A= B= ΦW = Z Z Z x−~ x′ )]2 3 ′ ρ′ [~v ′ · (~ d x |~ x−~ x′ |3 ρ′ d~v ′ 3 ′ ′ (~ x−~ x )· d x |~ x−~ x′ | dt x−~ x′ ′ ′′ ~ ρρ · |~ x−~ x′ |3 ~ x′ − ~ x′′ ~ x−~ x′′ − ′ |~ x−~ x′′ | |~ x −~ x′′ Φ1 = Z ρ′ v ′2 3 ′ d x |~ x−~ x′ | Φ2 = Z ρ′ U ′ 3 ′ d x ′ |~ x−~ x| Φ3 = Z ρ′ Π ′ d3 x′ ′ |~ x−~ x| Φ4 = Z p′ 3 ′ x d |~ x−~ x′ | d3 x′ d3 x′′ GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 49/61 Metrica PPN La metrica completa nel riferimento in quiete si scrive g00 = −1 + 2U − 2βU 2 − 2ξΦW + (2γ + 2 + α3 + ζ1 − 2ξ)Φ1 +2(3γ − 2β + 1 + ζ2 + ξ)Φ2 + 2(1 + ξ3 )Φ3 + 2(3γ + 3ζ4 − 2ξ)Φ4 g0j = gij = −(ζ1 − 2ξ)A 1 − (4γ + 3 + α1 − α2 + ζ1 − 2ξ)Vj 2 1 − (1 + α2 − ζ1 + 2ξ)Wj 2 (1 + 2γU )δij GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 50/61 Tensore Energia-impulso, equazioni del moto Tensore energia impulso T 00 = ρ(1 + Π + v 2 + 2U ) T 0i = ρ(1 + Π + v 2 + 2U + p/ρ)v i T ij = ρv i v j (1 + Π + v 2 + 2U p/ρ) + pδ ij (1 − 2γU ) Le equazioni del moto sono T µν ν =0 d2 xµ /dλ2 + Γµνλ dxν /dλdxλ /dλ = 0 µ F µν ν = 4πJ , Fµν = Aν;µ − Aµ;ν GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 51/61 Metrica PPN completa La metrica completa, incluse trasformazioni di Lorentz di parametro w µ , si scrive g00 = −1 + 2U − 2βU 2 − 2ξΦW + (2γ + 2 + α3 + ζ1 − 2ξ)Φ1 +2(3γ − 2β + 1 + ζ2 + ξ)Φ2 + 2(1 + ξ3 )Φ3 + 2(3γ + 3ζ4 − 2ξ)Φ4 g0j = gij = −(ζ1 − 2ξ)A − (α1 − α2 − α3 )w2 U − α2 wi wj Uij + (2α3 − α1 )wi Vi 1 − (4γ + 3 + α1 − α2 + ζ1 − 2ξ)Vj 2 1 − (1 + α2 − ζ1 + 2ξ)Wj 2 1 − (α1 − 2α2 )wj U − α2 wk Ujk 2 (1 + 2γU )δij La famiglia completa di parametri, che comprende effetti di rotazione, riferimenti privilegiati, velocità della radiazione gravitazionale diversa dalla velocità della luce, portano alla famiglia di parametri γ, β, ξ, α1 , α2 , α3 , ζ1 , ζ2 , ζ3 , ζ4 GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 52/61 Metrica PPN Una primitiva versione del formalismo PPN studiata da Eddington, Robertson e Schiff, con un sole sferico non rotante e pianeti che siano punti materiali produce una metrica g00 = −1 + 2M/r − 2β(M/r)2 g0j = 0 gjk = (1 + 2γM/r)δjk dove M è la massa del Sole e β e γ sono due parametri PPN. Il significato di γ viene dato dal calcolo del tensore di Riemann Rijkl = (3γM/r 3 )(~ nj ~ nk δil + ~ ni ~ nl δjk − ~ ni ~ nk δjl − ~ nj ~ nl δik − 2 2 δjk δil + δik δjl ) 3 3 con ~ n=~ x/r, versore di ~ x. γ misura quanto la massa curva lo spazio tempo. Il parametro β misura quanto il termine non lineare (M/r)2 appare nella componente g00 della metrica (ha senso solo nella gauge PostNewtoniana) GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 53/61 Il limite PPN della Relatività Generale L’azione per la Relatività Generale è Z I = (16πG)−1 R(−g)1/2 d4 x + IN G (qA , gµν ) (R scalare di Ricci) dalla quale si ottiene all’approssimazione postnewtoniana la metrica g00 = g0j = gij = −1 + 2U − 2U 2 + 4Φ1 + 4Φ2 + 2Φ3 + 6Φ4 , 7 1 − Vj − Wj , 2 2 (1 + 2U )δij GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 54/61 Il limite PPN della Relatività Generale (II) Riprendendo la metrica all’approssimazione postnewtoniana g00 = g0j = gij = −1 + 2U − 2U 2 + 4Φ1 + 4Φ2 + 2Φ3 + 6Φ4 , 7 1 − Vj − Wj , 2 2 (1 + 2U )δij , confrontando con l’espressione per la metrica PPN g00 = −1 + 2U − 2βU 2 − 2ξΦW + (2γ + 2 + α3 + ζ1 − 2ξ)Φ1 +2(3γ − 2β + 1 + ζ2 + ξ)Φ2 + 2(1 + ξ3 )Φ3 + 2(3γ + 3ζ4 − 2ξ)Φ4 g0j = gij = −(ζ1 − 2ξ)A 1 − (4γ + 3 + α1 − α2 + ζ1 − 2ξ)Vj 2 1 − (1 + α2 − ζ1 + 2ξ)Wj 2 (1 + 2γU )δij , si ottengono i valori dei parametri PPN per la Relatività Generale γ=β=1 e gli altri parametri sono 0. GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 55/61 Teoria di Brans-Dicke La teoria è caratterizzata da uno scalare dinamico φ con azione Z I = (16π)−1 [φR − φ−1 ω(φ)g µν φ,µ φ,ν + 2φλ(φ)] ×(−g)1/2 d4 x + IN G (qA , gµν ) Si ottiene, usando le definizioni ω = ω(φ0 ), ω ′ ≡ dω/dφ|φ0 Λ ≡ ω ′ (3 + 2ω)−2 (4 + 2ω)−1 g00 = g0j = gij = 3 + 2ω −1 + 2U − 2(1 + Λ)U 2 + 4 Φ1 4 + 2ω 1 + 2ω 1+ω − Λ Φ2 + 2Φ3 + 6 Φ4 , +4 4 + 2ω 2+ω 1 10 + 7ω 1 − Vj − Wj , 2 2+ω 2 1+ω U δij 1+2 2+ω GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 56/61 Teoria di Brans-Dicke (II) In unità geometriche abbiamo imposto Gtoday ≡ φ−1 0 4 + 2ω 3 + 2ω =1 Se φ0 (parametro cosmologico) varia nel tempo, Gtoday può variare. I parametri PPN diventano 1+ω γ= , β =1+Λ 2+ω gli altri parametri sono nulli. ω → ∞ riconduce la teoria di Brans-Dicke alla GR. GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 57/61 Parametri del formalismo PPN Parametro Riferimento a GR GR Semiconservative Conservative γ Curvatura prodotta 1 γ γ β Non linearità 1 β β ξ Posizione privilegiata 0 ξ ξ αi Riferimento privilegiati ~ Conservazione L 0 α1−2 0 0 0 0 α3 , ζi Teoria Limiti PPN di varie teorie Funzioni libere Parametri cosmologici γ β ξ GR (g) – – 1 1 0 Scalar-tensor (g, φ) ω(φ) φ0 1 0 Vector-tensor (g, K) ω, η, ǫ, τ K 1+ω 2+ω γ′ β′ 0 GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 58/61 Principio di equivalenza forte Se applichiamo il formalismo PPN a una qualsiasi teoria metrica possiamo avere termini di massa inerziale e massa gravitazionale passiva diversi. Alla stessa approssimazione possono essere presenti termini tensoriali di massa provenienti dai momenti di quadrupolo. Il rapporto 10 2 2 1 (mP /mI )a = 1 + Ωa /ma 4β − γ − 3 − ξ − α1 + α2 − ζ1 − ζ2 3 3 3 3 con Z 1 ρ∗ ρ∗′ 3 3 ′ Ωa = − d xd x 2 a |~ x−~ x′ | è una fonte di violazione di SEP. Siccome la Luna ha una energia gravitazionale propria minore di quella della Terra, la caduta verso il Sole sarà diversa. Si avrà un’orbita polarizzata verso il Sole e la distanza Terra-Luna sarà modulata secondo δr ≃ 9.2η cos (ω0 − ωs )t m dove ω0 è la velocità angolare della Luna sulla sua orbita e ωs è quella della Terra. GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 59/61 Principio di equivalenza forte (II) Misura del caduta della Terra e della Luna verso il Sole: Lunar Ranging experiment. J. G. Williams, X. X. Newhall, and J. O. Dickey, PRD 53(1996)6730. Un laser manda impulsi di 1018 fotoni lunghi 200 ps. Questi vengono riflessi da tre matrici di catarifrangenti depositati sulla Luna. In condizioni favorevoli un fotone viene rivelato ogni qualche secondo. La precisione raggiunta ora è di 2-3 cm. Una eventuale violazione del principio di equivalenza forte si tradurrebbe in una distanza Terra-Luna modulata con la fase della Luna, con periodo 29.53 giorni (1/29.53 = 1/27.32 − 1/365.24). Modello usato: effemeridi JPL (www.jpl.nasa.gov) Effetti relativistici nella misura medesima ! B S + r S + r S + (1 + γ)µ /c2 rij r s (1 + γ)µs i j ij tj − ti = + ln S + (1 + γ)µ /c2 c c3 riS + rjS − rij s ! E + rE + rE r (1 + γ)µs i j ij + ln E c3 riE + rjE − rij L’apice B indica le coordinate nel riferimento del baricentro del sistema solare, l’apice E in quelle terrestri e l’apice S in quelle solari. µS = GM⊙ e µE = GME . L’effetto del Sole è di 7.6 m, quello della Terra 4 cm e quello della Luna 0.7 mm. GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 60/61 Principio di equivalenza forte (III) Chiamando UG l’energia gravitazionale della Luna, la violazione del principio di equivalenza forte si scrive come UG MG −1=η MI mc2 e nel formalismo PPN si ha η = 4β − γ − 3 Una accurata analisi dei dati ha consentito di ottenere Soluzione Parametro Valore Principio di equivalenza Geodetic precession K η GP (3.2 ± 4.6) × 10−13 −0.003 ± 0.007 PPN della linearità β 1.003 ± 0.005 e della curvatura γ 1.000 ± 0.005 Variazione di G Ġ/G (1 ± 8) × 10−12 /yr GravSp 3 AA 2009-2010 – p. 61/61