Le vittime della tratta degli esseri umani e gli interventi di
recupero.
La tratta di persone è un reato che consiste nel
compromettere la libertà dell’individuo, sin dal
momento della scelta di lasciare il proprio paese,
attraverso l’ingannevole rappresentazione di
positive opportunità, di fatto inesistenti.
Le legislazione italiana in materia di tratta è tra le più efficaci in
Europa.
Essa non si limita a perseguire penalmente i trafficanti di
persone,ma cerca di individuare le vittime, per incoraggiarle ad
uscire dal giro di sfruttamento e garantirgli protezione sociale.
Es.campagne promozionali del dipartimento Pari Opportunità che
promuovono, in varie lingue, il numero verde per la lotta alla
tratta.
Nonostante la buona legislazione e lo stanziamento annuale di
consistenti risorse finanziarie per progetti rivolti alle vittime
della tratta, probabilmente non c’è abbastanza informazione nei
confronti della comunità, che sarebbe utile per accorgersi del
fenomeno e per aiutarne l’emersione, anche con la
collaborazione dei cittadini.
Es.sfruttamento delle baby prostitute e di minori per
l’accattonaggio.
La tratta di esseri umani può riguardare:
• Donne e minori reclutati ai fini di sfruttamento lavorativo e
sessuale, di utilizzo nell’accattonaggio e di attività criminose.
• Uomini ridotti i stato di asservimento e schiavitù, a causa di
condizioni lavorative di vero e proprio sfruttamento.
• Persone che vengono portate in Italia clandestinamente, a caro
prezzo e a rischio della vita.
• In alcuni casi essa può riguardare giovani donne provenienti da
diversi paesi ( Nigeria, Albania, Romania, Moldavia,Ucraina
ecc.)che vengono portate in Italia con false promesse di lavoro.
• L’ingresso della Romania nell’Unione Europea poteva fare
perdere alle donne di questa nazionalità la protezione prevista
dall’art.18.
Per evitare ciò, con una circolare del 2006, si è previsto che i
benefici dell’art.18 venissero estesi anche ai cittadini dell’Unione
Europea.
Una volte giunte in Italia , queste donne , con la violenza, con le
minacce o con la persuasione, vengono avviate alla
prostituzione.
In alcuni casi si tratta anche di minorenni.
Il loro passaporto viene sequestrato dagli sfruttatori, che possono
anche minacciare ritorsioni verso le loro famiglie d’origine.
Tutti i guadagni della prostituzione vengono trattenuti dagli
sfruttatori, quale rimborso per le spese di viaggio sostenute per
far venire in Italia le donne ( debito sottoscritto
dall’interessata).
La donna può anche essere ceduta da una banda ad un’altra, o
trasferita in altra città se qualcuno si interessa a lei, per aiutarla
ad uscire dal giro della prostituzione.
Una volta l’anno, il dipartimento per le Pari Opportunità presso la
Presidenza del Consiglio dei ministri pubblica un avviso per la
presentazione di programmi di assistenza.
Ciò in base all’art.13 della legge 11 Agosto 2003 n°228, recante
misure contro la tratta di persone e dell’art.1 del regolamento di
attuazione approvato con D.P.R. n°237 del 19/9/2005.
In particolare i programmi devono riguardare progetti
individualizzati di assistenza che garantiscano, in via
transitoria,adeguate condizioni di alloggio, di vitto e di
assistenza sanitaria alle vittime dei reati .
Per i progetti individualizzati è prevista una durata di 3 mesi,
prorogabili di altri 3.
I programmi possono essere presentati dalle regioni, dagli enti
locali e dai soggetti privati iscritti nell’apposita sezione del
registro delle associazioni e degli enti che svolgono attività a
favore di stranieri immigrati, di cui all’art.52 del regolamento di
attuazione del testo unico.
Le proposte devono contenere:
• Una relazione illustrativa sulla tipologia e la natura degli
interventi, contenente indicazioni circa gli obiettivi da
perseguire,i tempi di avvio e di realizzazione, le fasi, le
metodologie utilizzate e la tipologia delle azioni, il numero e la
tipologia dei destinatari dell’intervento, con l’eventuale
diversificazione degli ambiti di sfruttamento, della provenienza
delle vittime, dell’età e del genere.
• La rete dei soggetti pubblici e privati coinvolti.
• Le risorse umane utilizzate,con le relative competenze, le
strutture, gli immobili e le attrezzature occorrenti.
• Indicazioni circa il carattere innovativo del progetto.
• Un’analisi costi-benefici relativa alle finalità da perseguire.
• Una scheda relativa alla natura e alle caratteristiche del
soggetto proponente, con l’indicazione delle esperienze
maturate.
I migliori progetti vengono poi finanziati per un anno.
L’80% del finanziamento è a carico delle risorse statali, il 20% a
carico della regione o degli enti locali.
Da Marzo 2002 a d Aprile/ Maggio 2006 sono stati cofinanziati in
Italia 490 progetti, che hanno assistito circa 11.541 persone, di
cui 748 minori di anni 18 ( dati Dossier statistico Caritas 2007)
Circa 45.331 unità ( prevalentemente donne) hanno contattato i
progetti ed hanno ricevuto una prima assistenza, soprattutto
vittime di sfruttamento sessuale. Non vi sono invece molte
denunzie di sfruttamento lavorativo, anche se questo sembra
essere un fenomeno emergente.
Es.offerte di lavoro con misere retribuzioni, senza garanzie di
giorno libero, ferie ecc.
Gli interventi di prima assistenza hanno riguardato
accompagnamento presso strutture sanitarie, consulenza
legale e psicologica.
L’esperienza del progetto Maddalena
A Palermo il fenomeno della prostituzione è abbastanza diffuso.
Da diversi anni il mercato è stato occupato da donne straniere,
prevalentemente nigeriane.
Per diversi anni è stato attivo in città il progetto Maddalena.
Esso si basava su 3 azioni:
• Un recapito telefonico per le segnalazioni, in rete con i numeri
verdi per la lotta alla tratta;
• Un’unità di strada, composta da mediatore, assistente sociale
e/o psicologo, esperti in materia;
• Un centro di accoglienza ad indirizzo segreto in cui inserire le
donne che decidevano di sottrarsi alla tratta.
L’unità di strada, in orari notturni, si recava nei luoghi
abitualmente frequentati dalle prostitute, offrendo loro qualcosa di
caldo, profilattici, la possibilità di scambiare 2 chiacchere.
In taluni casi emergeva il bisogno di una visita medica, per la
quale gli operatori contattavano i servizi pubblici e si
occupavano dell’accompagnamento.
Venivano fornite anche informazioni sulla possibilità di uscire
dalla tratta e sull’esistenza di case rifugio ad indirizzo segreto.
Alle donne venivano lasciati i recapiti telefonici degli operatori.
Venivano date inoltre informazioni sulla possibilità, prevista
dall’art.18 del T.U. sull’immigrazione, di chiedere il permesso di
soggiorno per motivi di protezione sociale.
Art.18 Soggiorno per motivi di protezione sociale
“Quando, nel corso di operazioni di polizia, di indagini o di un
procedimento per taluno dei delitti (…), ovvero nel corso di
interventi assistenziali dei servizi sociali degli enti locali, siano
accertate situazioni di violenza o grave sfruttamento nei
confronti di uno straniero, ed emergano concreti pericoli per la
sua incolumità, per effetto dei tentativi di sottrarsi ai
condizionamenti di un’associazione dedita ad uno dei predetti
delitti o delle dichiarazioni rese nel corso delle indagini
preliminari o del giudizio, il Questore, anche su proposta del
Procuratore della Repubblica o con parere favorevole della
stessa autorità,rilascia uno speciale permesso di soggiorno per
consentire allo straniero di sottrarsi alla violenza ed ai
condizionamenti dell’organizzazione criminale (…)
(…)e di partecipare ad un programma di assistenza ed
integrazione sociale”.
Questo permesso di soggiorno ha la durata di 6 mesi e può essere
rinnovato per un anno, o per il maggior periodo occorrente per
motivi di giustizia.Esso è revocato in caso di interruzione del
programma o di condotta incompatibile con le finalità dello
stesso.
Il permesso di soggiorno per protezione sociale consente
l’accesso ai servizi socioassistenziali e allo studio, nonché
l’iscrizione nelle liste di collocamento e lo svolgimento di
lavoro subordinato.
Se, alla scadenza, l’interessato ha un contratto di lavoro, il
permesso può essere ulteriormente prorogato.
Il permesso può anche essere convertito in permesso per motivi
di studio.
Ai fini del rilascio del permesso di soggiorno per motivi di
protezione sociale, non è necessariamente richiesta da parte della
vittima denuncia né collaborazione alle indagini.
Ciò perché molte vittime della tratta potrebbero avere paura di
ritorsioni nei loro riguardi o verso la loro famiglia rimasta nel
paese di origine.
L’art.18 prevede infatti che tale permesso di soggiorno possa
essere rilasciato anche quando la situazione è accertata nel
corso d’interventi assistenziali dei servizi sociali degli enti
locali.
Ciò non toglie, però, che le forze dell’ordine cercano di ottenere
denunzie e collaborazioni per perseguire gli autori del reato.
Es.Esperienza con la signora nigeriana.Raccolta della
storia,consultazione di un book fotografico, appostamenti,
invito a presentare denunzia ecc.
Gli interventi del servizio sociale comunale
La situazione può essere conosciuta grazie ad un colloquio con il
diretto interessato.
Più spesso c’è una segnalazione da parte della Questura o di
associazioni che si occupano di lotta alla tratta.Sono poche…
Abbiamo avuto una segnalazione di un ganese, una di un rumeno,
una di un cinese, tre di nigeriane.
Le persone ricevono informazioni sul permesso di soggiorno per
motivi di protezione sociale, che si richiede direttamente in
Questura e sul programma di protezione sociale, che deve
essere concordato, avviato e monitorato.
Il programma va redatto per iscritto e deve prevedere obiettivi e
attività. Ogni 3 mesi va inviata in Questura una relazione di
verifica.
Durante il periodo di protezione sociale la persona non può
allontanarsi dalla città presso il cui centro viene inserita,nè avere
contatti con gli ambienti precedentemente frequentati, se questi
fanno parte del giro da cui è uscita.
L’obiettivo generale è l’integrazione sociale della persona e la sua
fuoriuscita definitiva dal giro della tratta.
Obiettivi specifici possono essere:
L’inserimento in una struttura protetta, a volte in un’altra città;
• L’apprendimento della lingua italiana;
• Lo sviluppo di capacità lavorative;
• Il conseguimento di un titolo di studio;
• L’avvio di borse lavoro ( formazione pratica in imprese );
• L’inserimento in un’attività lavorativa;
• La regolarizzazione dei documenti;
• L’inserimento in contesti relazionali sani ( contesti di
volontariato,associazioni culturali, ricreative, sportive ecc.)
Il dossier Caritas evidenzia la positiva conclusione della maggior
parte dei programmi di integrazione sociale.
Nel 2006 su 1234 progetti avviati, hanno ottenuto il permesso di
soggiorno 927 persone ( il 75%).
Alcuni possono anche rinunziare, perché trovano troppo difficile
rispettare le regole del programma.
Altri possono chiedere il rimpatrio assistito che prevede , oltre ad
un aiuto per ottenere i documenti di viaggio, l’organizzazione
del viaggio e un aiuto economico per avviare un’attività
lavorativa nel proprio paese di origine.
In Italia un ente che si occupa di rimpatrio assistito è l’O.I.M.
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Le vittime della tratta