CAMPAGNANO di ROMA Cenni Storici Le più antiche testimonianze - Gli Etruschi L'insediamento più antico accertato, risalente all'età del bronzo, intorno al 1500 a.C. compare a ovest di Monte Razzano, nei pressi della valle di Baccano e del lago di Martignano. Nell'antichità, opere intense di disboscamento sembrano essere avvenute soltanto a partire dal VI secolo a.C. All'VIII secolo a.C. vengono datati un piccolo insediamento a Mola dei Monti, già occupato nell'Età del Bronzo, ed una necropoli di un centinaio di tombe in località Costa del Follettino; inoltre nel 1985, durante i lavori agricoli, è stata individuata una tomba isolata nella zona compresa tra Monte dell'Impiccato e Poggio del Mello; la datazione dall'VIII secolo a.C. è determinata in base al corredo contenente pochissima ceramica e molti oggetti di bronzo. Nel VII secolo a.C. si assiste al tentativo di ricolonizzare le alture di Monte Sant'Angelo, situato fra la valle di Baccano e il lago di Martignano. Tutte le tombe di questo periodo somigliano molto più a quelle dei territori falisco e capenate, che a quelle del territorio veiente, poiché, gravitando nell'orbita veiente, l'area in esame subisce l'influenza di quella cultura formatasi tra la Sabina, i Monti Cimini e il Tevere. Agli Etruschi si deve la tagliata (una gola artificiale) del VII secolo a.C. che collega la valle di Baccano con il lago di Martignano. L’età romana Successivamente alla sconfitta della città etrusca di Veio, il territorio di Campagnano fu teatro di scontri tra Etruschi e Romani. Con l'inizio del III secolo a.C. iniziò il ripopolamento dell'area, che, dopo la presa di Falerii nel 241 a.C., entrò a far parte del dominio romano. Sulla sommità del monte Razzano viene eretto un tempietto dedicato a Bacco, da cui ha origine il toponimo di ad Baccanas dato alla Valle di Baccano. Nel I secolo a.C. in Monte Sant'Angelo nacque un insediamento che sopravvive fino al II secolo d.C. L'età imperiale vede un periodo di intenso aumento demografico e dell'abitato, parallelamente al rinnovato interesse per l'Etruria settentrionale e per la via Cassia. Nella valle di Baccano, a ridosso della strada romana sorse la Mansio ad Vacanas, ovvero una stazione di posta, per il ristoro dei viaggiatori ed il cambio dei cavalli. Costruita nel I secolo d.C. su strutture di epoca repubblicana, la mansio era composta da un'area adibita al riposo del viaggiatore (impianti termali e botteghe), un'area adibita alla cura dei cavalli (stalle e rimesse), un'area adibita alle attività pubbliche (caserma dei soldati, piazza del mercato, portico con fontana). Gli scavi qui condotti hanno confermato il percorso della strada, segnalato negli antichi itinerari. Durante la crisi del III secolo iniziò il fenomeno del lento abbandono delle campagne intorno a Roma. La "Villa dei Severi", al km 26 della via Cassia, è stata interpretata come quella di proprietà dell'imperatore Caracalla, dove nel III secolo sarebbe avvenuto il martirio di sant'Alessandro, vescovo di Baccano. Allo stesso periodo si riferiscono i resti di due cimiteri cristiani presso Baccano, in uno dei quali sarebbe stato sepolto il santo. Tra VIII e IX secolo dai fondi romani ormai disabitati nascono le Domuscultae, zone destinate all'agricoltura a coltura mista, amministrate dal Papa che nell'VIII secolo inizia a governare economicamente il territorio. Le Domuscultae nacquero con lo scopo di ricolonizzare la campagna romana disabitata e allo stesso tempo difenderla e amministrarla. Abbiamo nel 1076 le prime documentazioni scritte dell'esistenza di Campagnano, all'epoca dello smembramento della Domusculta Capracorum. Con la caduta della Domusculta ebbe inizio la fase di incastellamento di Campagnano: gli abitanti dei borghi sparsi nel territorio limitrofo si trasferirono in luoghi di difesa e iniziarono a fortificare la rocca tufacea dell'attuale borgo di Campagnano. Medioevo e Rinascimento Alla caduta dell'impero il territorio di Campagnano era occupato soltanto da sparsi nuclei abitati, il più rilevante dei quali era il vicus Baccanensis. Le continue pressioni di Ostrogoti, Visigoti, 1 Longobardi, Franchi e Saraceni provocarono l'abbandono delle zone rurali: i contadini si rifugiarono nella città, lasciando le piccole proprietà, che vennero accorpate ai grandi possedimenti. Nel Medioevo presso la Valle di Baccano, transitava la Via Francigena o Romea, di cui la Mansio ad Vacanas costituiva luogo di sosta. In particolare, nell'Itinerario di Sigerico, con il nome di Bacane essa costituiva la III Subambsio in uscita da Roma. A Baccano nell'XI secolo è attestata la presenza di un borgo, detto di Sant'Alessandro, sotto la giurisdizione del Vaticano. Nel 1270 è testimoniato lo statuto di Campagnano fra il popolo e il Cardinale Riccardo Annibaldi, e fu uno dei primi statuti della Campagna Romana. Nel 1410 il senato di Roma vende la città di Campagnano a Gentile Orsini. Con gli Orsini inizia il periodo d'oro di Campagnano, che subisce grandi trasformazioni urbanistiche. Diventa nel XV secolo meta di soggiorni di papi, cardinali, nobili di alto rango con i seguiti delle loro corti, per godere dei benefici della campagna mentre a Roma infuriava la peste nera. Gli Orsini fecero costruire, all'incirca nella prima metà del XV secolo, un castello che ebbe notevole importanza militare, strategica e architettonica nell'alto Lazio rinascimentale che venne in parte demolito nel XVIII secolo. Artisti come Francesco di Giorgio Martini, Giacomo Del Duca (allievo di Michelangelo Buonarroti) e Francesco de Gnocchis parteciparono a realizzare questo periodo glorioso della famiglia Orsini e di Campagnano. Nel 1558 Campagnano e altri castelli, vengono annessi al ducato di Bracciano. Età moderna Nel 1662, Papa Alessandro VII (Fabio Chigi, 1599 - 1667) autorizza la vendita della città a Flavio Chigi (1631-1693), suo nipote. Dal XVII al XIX secolo con il governo della famiglia Chigi, sotto il controllo del papato, Campagnano vede un periodo di grandi trasformazioni. Vengono tracciate nuove strade, modificato l'assetto urbano con la costruzione di nuovi edifici, la demolizione di alcuni edifici vecchi e il restauro di altri, ma soprattutto si attuano i lavori di bonifica dei laghi paludosi di Baccano e di Stracciacappe. Fra il '600 e il '700 viene costruito un nuovo borgo, più a sud rispetto al borgo medievale chiamato il Borgo Paolino, oggi corrispondente a Corso Vittorio Emanuele, e viene costruita la colossale Porta Romana, oggi chiamata semplicemente "l'Arco" dai campagnanesi, che diventa ben presto un simbolo dell'intera cittadina. L'espansione dell'abitato di Campagnano che si ha in questo periodo porta al graduale abbandono e del centro storico, che durerà fino alla fine del XIX secolo. Il borgo verrà rivalutato e restaurato solo con l'inizio del XX secolo. Nel 1870 Campagnano come tutte le altre città dello Stato Pontificio viene annesso al Regno d'Italia insieme alle frazioni di Cesano (poi divenuto parte del comune di Roma) e di Magliano che si distaccarono come comuni autonomi rispettivamente nel 1925 e nel 1958. Cosa vedere Palazzo Venturi: E' uno degli edifici storici di Campagnano di Roma che attualmente ospita il Museo Archeologico, l’Archivio Storico Comunale, la Biblioteca Comunale e il Centro culturale permanente. Fontana dei Delfini: Costruita in stile Barocco la fontana è composta da due delfini e una campana. Palazzo Municipale: Si tratta di un palazzo costruito intorno all’800 in stile Neogotico. Parco di Veio: Il Parco Naturale Regionale di Veio, con i suoi 14.984 ettari, è il quarto parco per estensione del Lazio ed è stato istituito alla fine degli Anni '90. M ONTE G ELATO Oggi meta di scampagnate e località particolarmente amata dagli sceneggiatori di cinema e pubblicità, Monte Gelato è uno dei luoghi storici più significativi della Valle del Treja. Una serie di campagne di scavo – ultima quella condotta da una missione anglo italiana tra il 1986 ed il 1990 – 2 ha raccolto sufficienti elementi per poter oggi tracciare un quadro abbastanza definito del popolamento della zona nel corso dei secoli. Le prime tracce significative, dopo una lunga frequentazione preistorica, appartengono ad una villa del I secolo a.C. Si tratta del periodo dell’impero di Augusto ed è probabile che la costruzione fosse la lussuosa residenza di campagna di un nobile personaggio che svolgeva la sua funzione pubblica nella non lontana Veio. Poi, col passare dei secoli, la villa cambiò: davanti alla sua facciata venne realizzata una strada selciata che aveva lo scopo di rendere più facile il trasporto dei prodotti agricoli verso Roma e la villa si arricchì di un piccolo complesso termale probabilmente destinato ai viaggiatori. In questo periodo, non lontano dal complesso della villa, venne costruito un mausoleo che doveva essere il mausoleo funebre di un’importante famiglia. Al periodo d’oro seguì una fase di declino, che gli archeologi associano ai periodi di turbolenza legati all’ascesa al potere romano dell’imperatore Settimio Severo (193-211 d.C.9, che causarono ritorsioni e distruzioni delle campagne. Poi, in epoca tardo romana, il complesso venne nuovamente popolato ma la sua funzione era cambiata: si trattava ora di un insediamento popolare, dedito all’agricoltura e all’allevamento, oltre che al commercio della calce ottenuta demolendo le antiche strutture di marmo. In questo periodo, siamo già infatti entrati nell’epoca dello sviluppo del Cristianesimo come religione di stato, venne fondata una piccola chiesa, nel cui pavimento sono stati rinvenuti i resti di sepolture che probabilmente servivano a conservare reliquie oggetto di venerazione. Il crescente potere della chiesa fece la sua comparsa a Monte Gelato verso la fine dell’ottavo secolo. In questo periodo i papi diedero vita ad una serie di “domuscultae”, cioè di insediamenti agricoli direttamente controllati dal clero, nati con lo scopo di rifornire di viveri e derrate i poveri di Roma. Il centro dell’azienda agricola papale fondata da Adriano I (772-795 d.C.) – il cui nome era Capracorum – si trovava non lontano da Veio ma la tenuta comprendeva una serie di piccoli borghi distaccati tra cui quello di Monte Gelato. Le cronache, a questo riguardano, parlano della “Chiesa di San Giovanni della Tregia”, che è il probabile nome della piccola chiesa nata a poca distanza dallo scorrere del fiume. Altro indizio che lega la domusculta a Monte Gelato è la presenza di un luogo tradizionalmente noto come Crepacuore non lontano dalla Mola di Monte Gelato: gli storici lo hanno collegato al nome Capracorum. La chiesa divenne importante e raccolse attorno a sé numerose sepolture (che gli studi hanno rivelato essere tombe di contadini) fino a che, attorno all’anno Mille, l’insediamento venne abbandonato nuovamente. Era il periodo in cui le popolazioni delle campagne si rifugiavano in luoghi facilmente difendibili; in quest’epoca nacquero gli insediamenti medievali di Mazzano e Calcata. La popolazione di Monte Gelato si trasferì a poca distanza: le cronache del 1053 parlano dell’abitato di Castrum Capracorum che nacque a poca distanza dal fiume, sull’altura oggi nota come Castellaccio. Attorno alla torre vennero realizzate delle mura di blocchi ed un fossato per la difesa, mentre sull’altura (poco studiata a causa dell’imponente copertura della vegetazione) crebbero le case dei contadini e dei pastori. Più tardi, nel XIII secolo, l’area di Monte Gelato venne abbandonata definitivamente anche se, del popolamento e dell’importanza del sito, rimane testimone il mulino realizzato sulle acque del Treja. Il Cinema a Monte Gelato Nel 1950 giunge a Monte Gelato Roberto Rossellini in cerca di un set adatto per le riprese di “Francesco giullare di Dio”: lo scorrere del fiume è ideale per ambientare alcuni momenti del viaggio dei frati verso Roma. Dopo l’esperienza di Rossellini, Monte Gelato diviene una location ambita. Nel corso degli anni ai soldati romani seguono indiani e cowboys, a Zorro i muscoli oliati degli eroi del film mitologico. Tra le pellicole che ci raccontano la storia fantastica delle cascate di Monte Gelato sono, tra le altre, “Orlando e i paladini di Francia”, “La regina di Saba”, “Le fatiche di Ercole”, “Costantino il grande”. Tutto il territorio di Mazzano e Calcata diviene teatro di posa e spesso le produzioni costruiscono set che verranno riutilizzati per film successivi. Alla metà degli anni Sessanta, tramontata la mitologia, appare all’orizzonte il filone del western “all’italiana”: “Per qualche dollaro in più”, le parodie di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, alcuni film della coppia Bud Spencer-Terence Hill e di tutti i vari derivati dal “Decameron” di Pasolini. 3