CancerStat Umbria Anno III No. 1 Gennaio 2012 Registro Tumori Umbro di Popolazione ISSN 2039-814X Registro Nominativo delle Cause di Morte Registro Regionale dei Mesoteliomi Direttore: Francesco La Rosa I tumori della vescica Luigi Mearini, Elisabetta Nunzi, Massimo Porena Coordinatore: Fabrizio Stracci Gioia Calagreti, Francesca Cioccoloni, Susanna Ferroni Dipartimento di Specialità MedicoChirurgiche e Sanità pubblica. Sezione di Sanità Pubblica. Università degli Studi di Perugia. Fabrizio Stracci, Fortunato Bianconi, Francesco La Rosa Regione dell’Umbria. Direzione regionale Salute, coesione sociale e società della conoscenza INDICE: Parte I Epidemiologia e fattori di rischio pag. 1 Bibliografia pag. 12 Parte II Anatomia patologica e management clinico pag. 15 Bibliografia pag. 24 CANCERSTAT UMBRIA, ANNO III NO. 1 CANCERSTAT UMBRIA, ANNO III NO. 1 CancerStat Umbria Registro Tumori Umbro di Popolazione Registro Nominativo delle Cause di Morte Registro Regionale dei Mesoteliomi Direttore: Anno III No. 1, Gennaio 2012 ISSN 2039-814X Codice CINECA-ANCE E205269 Pubblicato da: Registro Tumori Umbro di Popolazione Francesco La Rosa Coordinatore: Fabrizio Stracci Collaboratori: Dipartimento di Specialità Medico-Chirurgiche e Sanità Pubblica. Sezione di Sanità Pubblica. Università degli Studi di Perugia. Via del Giochetto 06100 Perugia Anna Maria Petrinelli Daniela Costarelli Fortunato Bianconi Valerio Brunori Daniela D’Alò Silvia Leite Francesco Spano Tel.: +39.075.585.7329 - +39.075.585.7366 Fax: +39.075.585.7317 Email: [email protected] Segreteria: URL: www.rtup.unipg.it Luisa Bisello Regione dell’Umbria. Direzione regionale Salute, coesione sociale e società della conoscenza Emilio Duca Paola Casucci Marcello Catanelli Mariadonata Giaimo CANCERSTAT UMBRIA, ANNO III NO. 1 I TUMORI DELLA VESCICA I tumori della vescica Luigi Mearini1, Elisabetta Nunzi1, Massimo Porena1 Gioia Calagreti2, Francesca Cioccoloni2, Susanna Ferroni2, Fabrizio Stracci3, Fortunato Bianconi3, Francesco La Rosa3 1 2 3 Clinica Urologica, Azienda Ospedaliera di Perugia Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina preventiva, Università di Perugia Registro Tumori Umbro di Popolazione, Dipartimento di Specialità medico-chirurgiche e Sanità pubblica, Università di Perugia Parte I Gioia Calagreti, Francesca Cioccoloni, Susanna Ferroni Fabrizio Stracci, Fortunato Bianconi, Francesco La Rosa EPIDEMIOLOGIA Il cancro della vescica rappresenta un tumore alquanto comune in tutto il mondo: è al 9° posto tra i tumori più frequenti negli uomini, con 273.858 nuovi casi e 108.310 morti l’anno nel mondo; nelle donne, invece, la frequenza è considerevolmente inferiore, con 82.699 nuovi casi/anno e 36.699 morti/anno [1]. Il cancro della vescica rappresenta dunque circa il 3% di tutti i tumori e in ambito urologico è secondo solo al tumore della prostata. Alla diagnosi, è superficiale nel 85% dei casi, infiltrante nel 15%. In generale, il tumore della vescica è una neoplasia che si sviluppa più soventemente nei Paesi industrializzati (Nord America, Australia ed Europa occidentale), dove i tassi d’incidenza sono più elevati rispetto ai Paesi orientali e in via di sviluppo e risulta più frequente nei soggetti di razza caucasica [2]. Negli Stati Uniti, al 1° gennaio 2008, si stima che approssimativamente 537.428 uomini e donne abbiano avuto nel corso della vita una storia di cancro della vescica [3]. Sulla base delle Ricerche dell’Istituto Nazionale di Sorveglianza ed Epidemiologia per il Cancro (SEER), negli USA per il periodo 1973-2007 i tassi di incidenza aggiustati per età hanno mostrato un trend in leggero decremento, con un APC (Annual Percent Change) di -0.4 [4]. In Europa, secondo le ultime linee guida dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica, nel 2006 sono stati diagnosticati 104.400 nuovi casi di carcinoma vescicale, dei quali 82.800 negli uomini e 21.600 nelle donne, con un rapporto maschi/femmine di 3.8/1; si ritiene inoltre che il tumore della vescica sia responsabile del 4.1% delle morti per cancro nell’uomo e dell’1.8% nelle donne [5]. Tra tutti i Paesi dell’Unione Europea, l’Italia si posiziona al secondo posto dopo la Spagna per numero di casi di tumore della vescica, con i più alti tassi di incidenza (tassi aggiustati per età sulla popolazione mondiale), che sono rispettivamente di 29,8 casi ogni 100.000 abitanti negli uomini e 4,7 casi ogni 100.000 abitanti nelle donne [1]. È un dato accertato che l’incidenza del cancro della vescica aumenti proporzionalmente con l’aumentare dell’età: i soggetti di età superiore a 70 anni sviluppano tale patologia con I TUMORI DELLA VESCICA frequenza circa 3 volte maggiore rispetto ai soggetti di età compresa tra i 55 e i 69 anni, mentre risulta più rara nella fascia di età che va dai 30 ai 54 anni. Ugualmente a quanto avviene nel resto del mondo, in Italia il tumore della vescica si sviluppa con maggiore frequenza nei soggetti di sesso maschile, in un rapporto maschi/femmine di 3/1 [6]. Sulla base dei dati dell’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), emerge che in Italia, sia il tasso di incidenza che il tasso di mortalità del cancro della vescica, sono in diminuzione costante in entrambi i sessi. Nel sesso maschile la riduzione della mortalità risulta statisticamente significativa e lievemente più marcata, rispetto al sesso femminile. Per il periodo 1998-2005, secondo i dati dei registri tumori italiani, l’APC dell’incidenza risulta essere di -0.8 (statisticamente significativo) nel sesso maschile e -0.4 nel sesso femminile. Per lo stesso periodo l’APC della mortalità, in costante riduzione in entrambi i sessi, è -1.9 (statisticamente significativo) nei maschi e -1.6 nelle femmine [6]. Il cancro della vescica nel periodo 2003-2005 ha rappresentato in Italia il 10.4% di tutti i tumori incidenti diagnosticati nel sesso maschile, ad esclusione dei tumori non melanomatosi della pelle e il 3% nel sesso femminile. Per lo stesso periodo, si è stimato essere responsabile del 4.9% di tutte le morti per tumore nei maschi e dell’1.9% nelle femmine. Il tasso grezzo medio annuo d’incidenza è stato di 71.4 casi ogni 100.000 uomini e 16.0 casi ogni 100.000 donne [6]. In entrambi i sessi l’andamento del trend di incidenza e mortalità non mostra differenze significative per aree geografiche. All’interno del Paese non si osserva, infatti, un gradiente Nord-Sud nella prevalenza dei tumori vescicali, così pure per l’incidenza. Nell’area coperta dai registri tumori, i dati di prevalenza indicano che al 1° gennaio 2006, in Italia, 180.775 maschi e 42.757 femmine hanno avuto diagnosi di tumore della vescica, nel corso della vita. Di queste, il 18% l’hanno avuta da meno di due anni, il 22% tra 2-5 anni, il 25% da 5-10 anni, il 16% da 10-15 anni, il 9% da 15-20 anni e il 10% da più di 20 anni. Il cancro della vescica risulta un tumore diffuso tra la popolazione maschile situandosi al secondo posto, nel sesso femminile invece risulta più raro, ponendosi all’8° posto [7-8]. Nel nostro Paese la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi si verifica in oltre il 70% dei casi [8]. Andamenti temporali dell’incidenza e della mortalità in Umbria In Umbria, i trend di incidenza e di mortalità non si discostano di molto dai trend italiani e internazionali. I dati del Registro Tumori Umbro di Popolazione, relativi al carcinoma della vescica e riferiti al periodo 1994-2008, sono stati analizzati mediante modelli di regressione joinpoint. Tale analisi consente di rilevare il segmento che meglio descrive l’andamento dei dati inerente il periodo in studio, l’anno in cui viene riscontrato un cambiamento di tendenza è detto joinpoint (figura 1 e figura 2). Nei maschi l’incidenza mostra un trend in aumento, benché non significativo, fino al 2000 con un APC pari a 1.2% , successivamente si ha un’inversione nella tendenza con un decremento statisticamente significativo (-7.0% APC). Nelle femmine Per il periodo 1998-2005, i tassi di incidenza del cancro della vescica presentano un trend decrescente; tale andamento tende ad invertirsi nelle classi di età 50-69 e sopra i 70 anni, in maniera più spiccata nei maschi rispetto alle femmine. Tale fenomeno potrebbe essere imputabile all’effetto dell’invecchiamento della popolazione. 2 I TUMORI DELLA VESCICA mortalità; linea tratteggiata: trend stimato di mortalità). Standard: popolazione italiana 2001. l’incidenza decresce durante tutto il periodo in esame con un APC pari a -2.7%, statisticamente significativo. La mortalità in entrambi i sessi tende lievemente a diminuire con un APC stimato pari a -1.5% nei maschi e -1.0 nelle femmine. Analizzando il periodo in quinquenni (19941998, 1999- 2003 e 2004-2008) si osserva che i tassi standardizzati di incidenza per 100.000 abitanti diminuiscono progressivamente sia nei maschi sia nelle femmine (tabella 1 e tabella 2). Nel 1994, primo anno di attività del Registro Tumori Umbro di Popolazione sono stati registrati 344 nuovi casi di tumore della vescica, di cui 281 nel sesso maschile e 63 nel sesso femminile, mentre il numero delle morti sono state 82, di cui 66 nei maschi e 16 nelle femmine. Nel 2008, i casi incidenti di cancro della vescica nella Regione Umbria sono stati 230, di cui 180 nei maschi e 50 nelle femmine; le morti 99, di cui 80 uomini e 19 donne [9]. Dall’analisi di periodo 2004-2008 si osserva che il tasso standardizzato di incidenza è 50.9 casi per 100.000 abitanti nei maschi e 10.5 casi ogni 100.000 abitanti nelle femmine, mentre il tasso standardizzato di mortalità è 18.6 casi ogni 100.000 abitanti nel sesso maschile e 3.6 casi ogni 100.000 abitanti nel sesso femminile [9], (tabella 1 e tabella 2). Figura 1. Trend umbro di incidenza e mortalità del cancro della vescica nei maschi (triangolo: tasso osservato di incidenza; linea continua: trend stimato di incidenza; rombo: tasso osservato di mortalità; linea tratteggiata: trend stimato di mortalità). Standard: popolazione italiana 2001. Tabella 1. Numero totale nuovi casi, tassi grezzi e standardizzati di incidenza e mortalità del cancro della vescica per 100000 maschi; periodi 19781982, 1994-1998, 1999-2003, 2004-2008 Incidenza Anni di riferimento N. Tot. nuovi casi Tasso grezzo Tasso stand.(*) 1978-1982 1994-1998 1999-2003 2004-2008 670 1510 1437 1180 33.8 76.5 71.8 56.1 30.6 75.2 67.6 50.9 Mortalità Anni di riferimento Figura 2. Trend umbro di incidenza e mortalità del cancro della vescica nelle femmine (cerchio: tasso osservato di incidenza; linea continua: trend stimato di incidenza; rombo: tasso osservato di 3 N. Tot. morti Tasso grezzo Tasso stand.(*) I TUMORI DELLA VESCICA 1978-1982 1994-1998 1999-2003 2004-2008 (*) popolazione 2001 237 358 422 399 11.9 18.1 21.1 19.0 17.3 20.5 23.4 18.6 standard italiana m+f censimento Tabella 2. Numero totale nuovi casi, tassi grezzi e standardizzati di incidenza e mortalità del cancro della vescica per 100.000 femmine; periodi 19781982, 1994-1998, 1999-2003, 2004-2008 Incidenza Anni di riferimento 1978-1982 1994-1998 1999-2003 2004-2008 N. Tot. nuovi casi Tasso grezzo Tasso stand.(*) 157 358 304 314 7.6 17.0 14.2 14.0 5.9 13.4 11.1 10.5 Figura 3. Tasso di incidenza cancro della vescica 1994-1998, maschi e femmine, Regione Umbria Mortalità Anni di riferimento 1978-1982 1994-1998 1999-2003 2004-2008 N. Tot. morti Tasso grezzo Tasso stand.(*) 67 98 108 107 3.2 4.7 5.1 4.8 4.9 4.1 4.3 3.6 (*) popolazione standard italiana m+f censimento 2001 Figura 4. Tasso di incidenza cancro della vescica 1999-2003, maschi e femmine, Regione Umbria Il cancro della vescica urinaria, in Umbria così come nel resto d’Italia, è più frequente nel sesso maschile, raramente viene diagnosticato prima dei 40 anni e l’incidenza aumenta con l’età; le fasce maggiormente rappresentate sono quelle tra 75 e 79 anni e tra 80-84 anni (figure 3-5). La distribuzione percentuale dei tassi standardizzati di incidenza per il periodo 20062008 delle principali sedi tumorali in Umbria, esclusi i tumori della pelle, mostrano che i tumori infiltranti della vescica si collocano al 4° posto nel sesso maschile con un tasso standardizzato di 7.4% e al 12° nel sesso femminile, con un tasso standardizzato di 2.3% [10]. Figura 5. Tasso di incidenza cancro della vescica 2004-2008, maschi e femmine, Regione Umbria 4 I TUMORI DELLA VESCICA Commento BIBLIOGRAFIA Ugualmente a quanto si verifica in altre sedi tumorali, l’invecchiamento della popolazione italiana sembra essere uno dei fattori maggiormente responsabili dell’aumento della prevalenza del cancro della vescica urinaria. La quantità totale di casi prevalenti è anche dovuta all’elevato livello di incidenza, allo spostamento dell’incidenza verso forme meno invasive e in parte potrebbe essere legato alla diminuzione anche se lieve della mortalità [7], riduzione che potrebbe spiegarsi con il miglior controllo delle comorbidità, piuttosto che con miglioramenti della sopravvivenza specifica per stadio. Alcune differenze che si verificano tra aree diverse sono inoltre imputabili alla grande variabilità nei criteri di raccolta, trattamento ed elaborazione dei dati tra i singoli Registri tumori italiani, relativamente alle lesioni infiltranti e non infiltranti del carcinoma della vescica [11-12]. Facendo un confronto internazionale, la percentuale dei carcinomi non invasivi negli USA, secondo i dati del SEER è del 50%, mentre è solo del 23% per i dati italiani [13]. Relativamente alle modalità di diagnosi precoce, l'esame citologico delle urine potrebbe essere eseguito nella popolazione a rischio aumentando il numero dei casi diagnosticati in fase iniziale. Tuttavia mancano ancora dati in merito ai reali vantaggi sull'applicazione di questa metodica alla popolazione generale. Programmi di diagnosi precoce sono stati suggeriti per popolazioni ad alto rischio come i grandi fumatori [14] o per le classi di lavoratori con rischio occupazionale [15]; al momento tuttavia non ci sono dati conclusivi sulla riduzione della mortalità per carcinoma vescicale in seguito a programmi di screening. 1. Ferlay, F Bray, P Pisani, Parkin DM. Globocan 2002: Cancer Incidence, Mortality and Prevalence Worldwide. IARC Press, Lyon 2004; IARC Cancer Base No. 5 version 2.0. 2. Koay EJ, The BS, Paulino EC, Butler EB. A Surveillance, Epidemiology, and End Results analysis of small cell carcinoma of the bladder: Epidemiology, Prognostic Variables, and Treatment Trends. Cancer 2011. www.wileyonlinelibrary.com 3. www.seer.cancer.gov. 4. Zhang Y, Zhu C, Curado MP, Zheng T, Boyle P. Changing patterns of bladder cancer in USA: evidence of heterogeneous disease. BJU Int 2011. www.wileyonlinelibrary.com. 5. Ferlay J, Autier P, Heanue M, Colombet M, Boyle P. Estimate of the cancer incidence and mortality in Europe in 2006. Ann Oncol 2007; 18 : 581-92. 6. AIRTum Working Group. I trend storici di incidenza e mortalità 1986-2005. AIRTum Long-term incidence and mortality. In: Trend dei tumori negli anni 2000. Epidemiol Prev 2009; 33 ; suppl 1. 7. AIRTum Working Group. I tumori in Italia. Rapporto 2010. La prevalenza dei tumori in Italia. Epidemiol Prev 2010; 34 ; suppl 2. 8. www.registri-tumori.it. 9. www.rtup.unipg.it – statistiche. 10. Gruppo RTUP. L’incidenza del cancro in Umbria, 2006-2008. Cancer Stat Umbria N. 2; 2010. www.rtup.unipg.it. 11. Patriarca S, Gafà L, Ferretti S et al. Coding criteria of bladder cancer: effects on estimating survival. Epidemiol Prev 2001; 25: 42-7; suppl 3. 12. La Rosa F, Petrinelli AM, Stracci F, Ammetto C, Mastrandrea V. Urinary organ cancer survival in the Umbria region (Italy): follow-up at ten years. Eur Urol 1998; 34: 63-66. 5 I TUMORI DELLA VESCICA 13. Altekruse SF, Kosary CL, Krapcho M et al. SEER Cancer Statistics Review, 1975-2007. National Cancer Institute. Bethesda, MD, 2010. www.seer.cancer.gov. 14. Steiner H, Bergmeister M, Verdorfer I, Granig T, Mikuz G, Bartsch G et al. Early results of bladder cancer screening in a high risk population of heavy smokers. BJU Int 2008; 102 : 291.6. 15. Felknor SA, Delclos Gl, Lerner SP, Burau KD, Wood SM, Lusk CM et al. Bladder cancer screening program for a petrochemical cohort with potential exposure to beta-napthylamine. J Occup Environ Med 2003; 45 : 289-94. 6 I TUMORI DELLA VESCICA EZIOLOGIA , FATTORI DI RISCHIO E FATTORI PROTETTIVI I principali fattori di rischio ritenuti responsabili dello sviluppo del cancro della vescica sono: il fumo e l’esposizione cronica ad amine aromatiche. Accanto a questi, esistono numerosi altri fattori che possono influenzare la carcinogenesi vescicale (tabella 1) [1]. arilamine (amine aromatiche) tra cui la 2naftilamina, la 4-aminobifenil e la benzidina,ma cio’ rimane per ora solo un’ipotesi [9]. Esposizione occupazionale Il cancro della vescica è il primo tumore per il quale è stata suggerita un’associazione tra la presenza di una sostanza chimica e la comparsa di tumore. Nel lontano 1885 in Germania, il dottor Ludwig Rehn osservò che alcuni tintori che lavoravano con coloranti a base di anilina presentavano il cancro della vescica. Quarantasette anni dopo Hueper e Wolfe , dimostrarono che la sostanza responsabile del cancro della vescica non era l’anilina ma la 2naftilamina [10]. A questa sostanza successivamente se ne sono aggiunte molte altre e si è anche osservato che, non solo gli operai di industria di coloranti, ma anche quelli che lavorano con la gomma, con i tessili o che conciano il cuoio, sono ad alto rischio per il cancro della vescica [9,11]. Negli anni ‘90 sono state identificate altre amine aromatiche e composti chimicamente ad esse correlate, responsabili di aumentare il rischio per il cancro della vescica nell’uomo. Tra questi composti vanno ricordati la 2cloroanilina, correlata con la benzidina, che induce un tumore ben differenziato della vescica e la toluidina [9]. Alcune sostanze ritenute responsabili del cancro della vescica sono state identificate negli scarichi delle macchine diesel; tra queste hanno maggiore importanza nella genesi tumorale i composti nitro-aromatici e le nitrosamine. In particolare, i primi sono mutageni e cancerogeni e inducono vari tipi di tumore tra cui quello della vescica, mentre la presenza dei secondi nelle urine si associa alle infezioni delle basse vie urinarie. Tabacco L'associazione tra fumo di sigarette e tumore della vescica è nota da diversi decenni ed è stata osservata in numerosi studi di coorte e caso-controllo [2-5]. Il rischio di tumore della vescica nei fumatori è 2-5 volte più elevato rispetto ai non fumatori ed aumenta con il numero di sigarette e la durata dell'abitudine al fumo; tuttavia sembra variare a seconda del tipo di tabacco utilizzato e del modo di fumarlo. I fumatori di tabacco nero hanno, infatti, un rischio di sviluppare il cancro della vescica, più elevato di quelli che usano tabacco biondo o tabacco di pipa o di sigaro [6]. Gli ex-fumatori hanno un rischio ridotto rispetto ai fumatori correnti, rischio che diminuisce col trascorrere del tempo dalla cessazione [7]. Si calcola che il 30% di tutti i casi di tumore della vescica nelle donne e il 50% negli uomini, possa essere attribuito all’ influenza del fumo di sigaretta [2-5] . Tra i fumatori dei due sessi sono a maggiore rischio di cancro della vescica quelli di sesso femminile [8]. Quale sia l’esatto meccanismo attraverso il quale il fumo di sigaretta causa il cancro della vescica non è stato ancora chiarito, ma è probabile che una o più sostanze presenti nel fumo ne siano responsabili. Tra queste sostanze sono state considerate: gli idrocarburi aromatici policiclici, le aldeidi insature e le 7 I TUMORI DELLA VESCICA Tabella 1. Fattori di rischio e di protezione per il tumore della vescica Fattore di rischio/protezione Effetto sul rischio Tabacco diretto Occupazione Produzione di amine aromatiche, tinture e vernici, verniciatura; industria della gomma; del pellame, dell'alluminio, altre diretto Camionisti ed altri autisti Carcinogeno/meccanismo Valutazione dell'evidenza di cancerogenesi di associazione Amine aromatiche e altri cancerogeni (idrocarburi Sicura policiclici aromatici, nitrosamine) Amine aromatiche e altri cancerogeni chimici Sicura per esposizione ad amine aromatiche, possibile/probabile per altri Scarichi Diesel o ridotta frequenza di svuotamento della vescica Possibile Assunzione con la dieta liquidi inverso nell'acqua arsenico prodotti della disinfezione Caffè Dolcificanti artificiali diretto Diluzione dei carcinogeni/Aumento della frequenza di svuotamento Azione cancerogena diretta diretto diretto Sicura Possibile Metaboliti cancerogeni nelle urine Controversa Non definita negli umani Inadeguata Malattie dell'apparato urinario diretto Infiammazione cronica/alterazioni del metabolismo Schistosoma haematobium Farmaci Fenacetina Ciclofosfamide Acetaminofene Fenobarbital Sicura diretto diretto diretto inverso Familiarità per tumore della diretto vescica Polimorfismi di geni coinvolti nella detossificazione delle amine aromatiche (NAT1/NAT2, GSTM1) Inadeguata Sicura Sicura Controversa Possibile Predisposizione genetica Probabile Per NAT2 diretto se Detossificazione inefficiente delle acetilatore amine aromatiche e conseguente Probabile lento; inverso aumento della produzione di se GSTM1 metaboliti cancerogeni deleto Le infezioni croniche delle vie urinarie comportano un’ aumentato rischio di cancro della vescica [12]. Negli ultimi decenni, il controllo di cancerogeni occupazionali ha contribuito alla recente diminuzione nella mortalità per tumori della vescica, soprattutto negli uomini. Un 8 I TUMORI DELLA VESCICA recente studio ha stimato che la proporzione di tumori della vescica attribuibile a fattori occupazionali in Europa Occidentale è di circa 5-10% [13]. attivazione è effettuata da alcuni enzimi codificati da geni , i cui polimorfismi nelle popolazione implicano una diversa suscettibilità genetica individuale. In particolare, la N-acetiltransferasi (NAT) è un enzima implicato nella detossificazione delle amine aromatiche. Il gene NAT-2 è polimorfico e circa il 50% della popolazione caucasica è acetilatore lento, ossia ha ridotta attività di questo enzima ed ha quindi, un rischio più elevato, di circa il 40%, di sviluppare il tumore della vescica [21]. Bi et al [22] hanno registrato una prevalenza di acetilatore lento, dal 10 al 30% tra gli asiatici di Cina e Giappone. Inoltre studi nel Nord America hanno riscontrato un'alta percentuale di acetilatore lento tra le persone professionalmente esposte a ammine aromatiche [23]. Più incerto è il ruolo della glutatione-Stransferasi M1 (GSTM1), anch'essa coinvolta nella detossificazione di diversi cancerogeni, anche se è possibile che individui con un allele non funzionante della GSTM1 abbiano un rischio più elevato di carcinoma della vescica [24]. Sesso Gli uomini hanno un rischio significativamente più elevato di sviluppare il cancro alla vescica rispetto alle donne [14-15]. L’ aumento di rischio può variare tra tre e cinque volte [1619] ed è particolarmente riscontrato nei paesi industrializzati. Ciò avrebbe potuto suggerire un’associazione con l’esposizione professionale ma alcuni ricercatori hanno riportato una maggiore incidenza fra gli uomini, anche dopo aggiustamenti effettuati per occupazione [17-18]. Razza Oltre al sesso, anche la razza può influire sul rischio di sviluppare il cancro alla vescica. E’ stato osservato che il rischio è maggiore negli uomini di razza bianca rispetto alle persone di altra provenienza razziale[14]. Sebbene l'incidenza di cancro alla vescica nella popolazione generale sia più alta tra i bianchi, Schultz e Loomis [20] sostengono che il lavoro possa essere un’importante discriminante. Nei lavoratori con maggiore esposizione ad agenti cancerogeni, si ha, infatti, una più alta incidenza rispetto alle popolazioni in cui vi è una oggettiva minoranza di tali occupazioni. Fattori Dietetici Oltre a fattori di rischio genetici, fattori ambientali come la dieta, l'assunzione di liquidi, il consumo di dolcificanti artificiali, il caffè e il luogo di residenza, possono influenzare il rischio di sviluppare il cancro alla vescica. Diversi componenti degli alimenti e loro metaboliti sono eliminati con le urine e di conseguenza un loro ruolo nella carcinogenesi vescicale è verosimile anche se non dimostrato. La maggior parte degli studi ha riportato una relazione inversa tra consumo di frutta e verdura e rischio di tumore della vescica per un possibile effetto positivo di antiossidanti, quali vitamina C, E e carotenoidi, anche se le inferenze a riguardo restano incerte [18]. Storia Familiare I familiari di primo grado di pazienti con tumori della vescica hanno un rischio circa doppio di sviluppare a loro volta un cancro della vescica, il rischio appare più elevato in giovane età [18]. Biomarcatori di suscettibilità Per esercitare il loro effetto cancerogeno, le amine aromatiche richiedono un'attivazione a specie reattive che si legano al DNA. Questa 9 I TUMORI DELLA VESCICA a fattori di confondimento come il fumo di sigarette, poiché i consumi di caffè e di tabacco sono direttamente correlati [18]. Una meta-analisi di 38 articoli su dieta e rischio di tumore della vescica ha sostenuto l’ipotesi che l’assunzione di frutta e verdura riduca il rischio di cancro alla vescica; stimando un rischio relativo (RR) di 0.7 per elevati consumi di vegetali, di 0.8 per la frutta, e di 1.4 per i grassi. Non è comunque possibile oggi definire con chiarezza una dieta a basso rischio per tumore della vescica [25]. Dolcificanti artificiali La saccarina a dosi elevate è cancerogena nei roditori; un notevole allarme sulla questione fu sollevato negli anni ’70 [29]. Nell'uomo, tuttavia, l'insieme delle evidenze epidemiologiche disponibili consentono oggi di escludere ogni associazione tra saccarina o altri dolcificanti artificiali e tumore della vescica. Di conseguenza, l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha riclassificato la saccarina spostandola dal gruppo 2B (possibilmente cancerogeno per l'uomo) al Gruppo 3 (non classificabile come cancerogeno nell'uomo) [29]. Consumo di liquidi ed origine delle acque Un elevato consumo di liquidi diluisce i metaboliti nelle urine ed aumenta la frequenza della minzione, riducendo di conseguenza il contatto dei cancerogeni con l'epitelio vescicale. L'apparente protezione è simile per l'acqua e per altre bevande, ma i dati disponibili non sono concordanti, forse anche per la difficoltà di misurare il consumo globale di liquidi [26]. Anche la natura dell'acqua bevuta può essere rilevante; alcuni studi sembrerebbero riportare un eccesso di rischio per le acque clorizzate [27,28] , mentre è noto che acque contaminate da arsenico in alcune regioni dell'Asia e dell'America del Sud e del Centro siano associate ad un elevato rischio dei tumori della vescica e anche di numerose altre neoplasie [27]. Luogo di residenza Il rischio di cancro alla vescica è più elevato nelle aree industriali e nelle aree urbane rispetto a quelle rurali .Le possibili spiegazioni sono: la presenza di industrie , l’esposizione professionale a sostanze cancerogene e le emissioni dei gas dei veicoli. In più vi possono essere anche fattori legati allo stile di vita più diffuso nelle aree urbane, per esempio la sedentarietà, che possono rappresentare anche fattori di rischio per il cancro della vescica [14,30]. Caffè Non vi è evidenza di un effetto cancerogeno del caffè o della caffeina in animali da esperimento. Nell'uomo, tuttavia, la potenziale associazione tra caffè e rischio di tumore della vescica è dibattuta da oltre 30 anni e sull'argomento sono stati pubblicati più di 30 studi epidemiologici[18]. Nel complesso, questi studi consentono oggi di escludere una rilevante associazione tra caffè e tumore della vescica, anche se un'associazione modesta resta aperta a discussione, pur in assenza di una relazione dose-rischio. Non è chiaro, inoltre, se questa associazione sia reale o piuttosto dovuta Trattamenti radioterapici Un aumento dell'incidenza di neoplasie secondarie della vescica è stata riportata dopo trattamento con radioterapia esterna (EBRT) per neoplasie ginecologiche e per tumore della prostata. Visto che, il cancro della vescica richiede molto tempo per svilupparsi, i pazienti trattati con radiazioni in giovane età sono a più alto rischio e dovrebbero essere seguiti da vicino [31-32]. 10 I TUMORI DELLA VESCICA Trattamenti farmacologici L'associazione tra frequente consumo di fenacetina e rischio di tumore della vescica ha condotto all'eliminazione di questo analgesico [1]. Un altro farmaco associato al rischio di tumore della vescica è la ciclofosfamide, un agente alchilante utilizzato nella terapia di malattie neoplastiche, linfoproliferative e altre malattie non neoplastiche , che è stato correlato con lo sviluppo di cancro della vescica muscolo-invasivo (MIBC) con un periodo di latenza di 6-13 anni [33-34]. L'acroleina è un metabolita della ciclofosfamide ed è responsabile dell'aumento di incidenza di cancro alla vescica [33]. Resta invece non definita l'associazione con il paracetamolo [18]. Studi epidemiologici hanno indicato una stretta relazione tra le infezioni del tratto urinario e l’insorgenza del cancro della vescica soprattutto in soggetti di sesso femminile. A conferma di ciò è stato osservato che soggetti paraplegici, portatori di catetere, con infezioni croniche del tratto urinario ed elevate quantità di nitrosamine volatili nelle urine, nel tempo possono presentare un cancro della vescica. Ne deriva che la formazione di nitrosamine endogene, osservate sia nei soggetti paraplegici che in quelli affetti da Schistosomiasi, ha un ruolo molto importante nella carcinogenesi del cancro della vescica [17]. Anche le cistiti croniche, quelle aspecifiche ricorrenti e la calcolosi urinaria sono state correlate a un rischio circa doppio di tumore della vescica. Tuttavia, la precisa quantificazione di questi fattori di rischio resta incerta, anche per gli errori dovuti ad un accurato riscontro di patologie urinarie nei pazienti [18]. Infestazioni parassitarie ed altre patologie urinarie L’infestazione da Schistosoma haematobium, parassita endemico nella Valle del fiume Nilo in Egitto ed in molte altre aree dell’Africa (Tanzania, Malawi..),in Iraq e in Kuwait, è stata correlata per più di un secolo come maggior imputato nello sviluppo del tumore squamocellulare della vescica, ma le tendenze negli ultimi anni stanno cambiando, probabilmente a causa di un migliore controllo della malattia nelle popolazioni rurali [25,35]. Il meccanismo attraverso cui lo Schistosoma induce il cancro della vescica non è ancora definito. Tuttavia due fattori sembrano importanti: 1) l’elevata proliferazione dell’epitelio come conseguenza dei processi di infiammazione e di rigenerazione che sono responsabili di errori genetici spontanei generalmente causa del cancro della vescica come di altri organi; 2) il fatto che molti pazienti in concomitanza con l’infestazione da Schistosoma hanno infezioni del tratto urinario con presenza di nitrosamine volatili nelle urine [36,37]. Coloranti per i capelli L'associazione tra coloranti per capelli e rischio di carcinoma della vescica è stata ipotizzata in numerosi studi, sia di coorte che casocontrollo, per un totale di oltre 5.000 casi, ma il R.R. globale rimane compreso tra 1.0 e 1.1 per le utilizzatrici di coloranti rispetto alle non utilizzatrici [38-40]. La professione di parrucchiere o barbiere era stata associata ad aumentato rischio di tumore della vescica in passato [41], sebbene non fossero note le esposizioni rilevanti. E' possibile che l'aumentato rischio fosse dovuto a differenze nel fumo o in altre abitudini di vita nei parrucchieri e barbieri rispetto alla popolazione generale [39]. 11 I TUMORI DELLA VESCICA BIBLIOGRAFIA 1. Silverman DT, Morrison AS , Devesa SS. Bladder Cancer. In: Cancer Epidemiology and Prevention 2nd ed. Schottenfeld D, Fraumeni JF Jr. Eds, Oxford University Press 1996; 1156-79. 2. Silverman DT, Devesa SS, Moore LL. Bladder Cancer. In: Cancer Epidemiology and Prevention. Schottenfeld D, Fraumeni JF Jr Eds, Oxford University Press 2006; 1101-27. 3. Bjerregaard BK, Raaschou-Nielsen O, Sorensen M, et al. Tobacco smoke and bladder cancer. In: the European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition. Int J Cancer 2006; 119:2412-6. 4. Pitard A, Brennan P, Clavel J, et al. Cigar, pipe, and cigarette smoking and bladder cancer risk in European men. Cancer Causes Control 2001; 12:551-6. 5. Samanic C, Kogevinas M, Dosemeci M, et al. 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Componenti istotipiche diverse possono essere presenti in seno all’urotelioma ed è verosimile che rivestano un significato prognostico e terapeutico. La distribuzione degli istotipi varia nelle diverse popolazioni; l’urotelioma è più frequente in Europa e Nord America, in Egitto ed in alcune dell’Africa e dell’Asia prevale l’istotipo squamoso, secondario all’infezione endemica da Schistosoma. Anche istotipi rari devono essere considerati nella diagnostica differenziale, quali carcinomi neuroendocrini a piccole cellule, tumori mesenchimali, linfomi e lesioni metastatiche. TNM CLASSIFICAZIONE E GRADING La classificazione TNM è il metodo più usato per classificare il grado di diffusione del cancro, recentemente è stata pubblicata una settima edizione, in vigore dal 2010, ma non ci sono T, Tumore primitivo T0 Non evidenza di malattia TX Materiale non sufficiente Tis Carcinoma in situ Ta Non infiltrante la tonaca sottomucosa T1 Infiltrante la tonaca sottomucosa T2a Infiltrante la metà interna della tonaca muscolare T2b Infiltrante la metà esterna della tonaca muscolare T3a Infiltrazione microscopica del grasso perivescicale T3b Infiltrazione macroscopica del grasso perivescicale (massa extravescicale) T4a Infiltrazione organi viciniori (prostata, utero, vagina) T4b Infiltrazione parete pelvica e/o addominale N, Linfonodi regionali NX Il coinvolgimento linfonodale non può essere definito N0 Assenza di metastasi linfonodali N1 Metastasi in un singolo linfonodo nella pelvi (ipogastrico, otturatorio, iliaco esterno o presacrale) N2 Metastasi in linfonodi multipli nella pelvi (ipogastrici, otturatori, iliaci esterni o presacrali) N3 Metastasi in un linfonodo iliaco comune M, Metastasi a distanza MX La diffusione metastatica non può essere accertata M0 Assenza di metastasi a distanza M1 Presenza di metastasi a distanza 15 I TUMORI DELLA VESCICA Il termine “superficiale” è ancora oggi adoperato per riferirsi ai tumori vescicali di categoria Ta, T1, Tis, ovvero limitati alla sottomucosa e non infiltranti la tonaca muscolare. Il termine comprende neoplasie assai diverse da un punto di vista biologico e prognostico e sottostima le potenzialità di progressione che possono avere tumori di alto grado compresi in questa categoria. Recentemente queste categorie nel loro insieme vengono indicate come uroteliomi non muscoloinvasivi (NMI), da tener distinte dalle altre definite invece muscolo invasive, limitandosi ovvero a descrivere la loro estensione anatomica in seno alla parete vescicale, comprendendo neoplasie di diversa prognosi che possono comunque essere trattate endoscopicamente. Nella maggior parte dei casi, le neoplasie che insorgono durante il follow-up dopo resezione endoscopica dell’urotelioma vescicale NMI si manifestano in sede diversa da quella iniziale: esse sono perciò “nuovi tumori”. La “recidiva vera” è quella che si presenta nella stessa sede del tumore primario e può anche essere secondaria ad una incompleta asportazione endoscopica. Ciò malgrado il termine “recidiva” è comunemente accettato per indicare tumori vescicali che si presentano durante il follow-up sia nella stessa sede che in sedi diverse da quella del tumore primario. Gli uroteliomi non muscolo invasivi vengono distinti in base sia a criteri citologici che istologici in neoplasie papillari uroteliali di bassa potenzialità neoplastica (PUNLMP, papillary urothelial neoplasm of low malignant potential), caratterizzate da bassa atipia, dagli uroteliomi di basso (LG, low grade) ed alto (HG, high grade). Il papilloma è composto da un delicato nucleo fibrovascolare coperta da urotelio normale. Il PUNLMP è definito come una crescita papillare fibrovascolare coperta da urotelio proliferato normale che supera il normale spessore. Anche se i PUNLMP hanno un rischio trascurabile di progressione, non sono del tutto benigni e hanno la tendenza a recidivare. Il gruppo urotelioma papillare di basso grado include tutte gli ex grado 1 (OMS 1973) e alcuni ex gradi 2 (se esiste una variazione di caratteristiche architettoniche e citologiche ad alto ingrandimento), il resto appartiene all’alto grado. Questa classificazione del 2004 che subentra a quella precedentemente in uso del 1973 è raccomandata in quanto dovrebbe portare ad una classificazione più uniforme in base al rischio potenziale, ma la maggior parte dei lavori scientifici e delle casistiche ad oggi pubblicate hanno adottato la classificazione WHO 1973; è pertanto consigliabile che oggi le neoplasie vescicali vengano indicate con entrambe le classificazioni 1973 e 2004. GRADING WHO 1973 Papilloma uroteliale Grado 1: carcinoma ben differenziato Grado 2: carcinoma moderatamente differenziato Grado 3: carcinoma scarsamente differenziato GRADING WHO 2004 Papilloma uroteliale Neoplasia papillare uroteliale a basso potenziale di malignità (PUNLMP) Urotelioma papillare di basso grado (LG) Urotelioma papillare di alto grado (HG) SINTOMATOLOGIA L’ematuria è il principale, e spesso unico, segno delle neoplasie uroteliali della vescica di prima diagnosi, spesso asintomatica. In alcuni pazienti può associarsi ad urgenza minzionale, disuria, pollachiuria, stranguria e ritenzione urinaria secondaria alla formazione di coaguli. Pollachiuria, urgenza minzionale e disuria sono anche sintomi del carcinoma vescicale in situ. Neoplasie voluminose, anche se non infiltranti, 16 I TUMORI DELLA VESCICA possono essere responsabili di coliche renali ed idronefrosi, quando insorgenti in immediata prossimità degli osti ureterali, o raramente di ritenzione urinaria se in prossimità del collo vescicale o coinvolgenti l’uretra. Nelle neoplasie più avanzate possono essere inoltre presenti tutti i sintomi legati alle ostruzione del tratto urinario . L’ecografia è solo il primo step, in quanto non è diagnostica, e necessita sempre di un corretto approfondimento. ENDOSCOPIA La diagnosi di cancro alla vescica dipende in ultima analisi dall’esame cistoscopico effettuato generalmente in ambulatorio, utilizzando strumenti flessibili. Se un tumore della vescica è stato visualizzato in studi di imaging in precedenza, con un forte sospetto clinico, come dopo una semplice ecografia, una cistoscopia diagnostica può essere omessa in quanto il paziente sarà sottoposto a resezione endoscopica con valutazione istologica del pezzo asportato (TUR-BT). La cistoscopia permette una accurata valutazione del sito, dimensione, numero e aspetto (papillare o solido) dei tumori, nonché delle alterazioni della mucosa eventualmente presenti. L’esame cistoscopico presenta una elevata specificità, la quale però non è mai assoluta anche in mani esperte in quanto l’accuratezza diagnostica dipende da numerosi fattori quali il tempo di osservazione, la tolleranza del paziente, l’eventuale sanguinamento indotto e la presenza di alterazioni infiammatorie della mucosa vescicale. La cistoscopia presenta, inoltre, gli svantaggi di essere un esame relativamente invasivo, anche nella versione con strumenti flessibili, costoso e non scevro di complicanze, quali infezioni urinarie (10% circa) e stenosi uretrali nel maschio. L’uso della cistoscopia a fluorescenza appare incrementare ulteriormente l’accuratezza diagnostica, particolarmente per quanto riguarda il carcinoma in situ. DIAGNOSI ESAME OBIETTIVO L’anamnesi con attenta valutazione delle abitudini di vita, delle possibili esposizioni a fattori di rischio, della familiarità e della sintomatologia è il primo passo per il sospetto diagnostico. L'esame obiettivo è generalmente negativo nei pazienti con malattia non muscolo invasiva. L’esame fisico dovrebbe includere la palpazione bimanuale rettale e vaginale. Una massa palpabile pelvica potrebbe essere trovata in pazienti con tumori localmente avanzati. ECOGRAFIA Malgrado la diagnosi dei tumori vescicali non muscolo-invasivi sia essenzialmente affidata all’esame endoscopico, l’ecografia oggi rappresenta il primo approccio diagnostico al paziente con ematuria e costituisce inoltre un completamento dell’iter diagnostico consentendo una valutazione preliminare dell’alta via escretrice. L’esame ecografico della vescica, eseguito ad adeguato riempimento, consente di definire la presenza, sede e dimensioni di una eventuale neoformazione vescicale. E’ una tecnica semplice, di rapido utilizzo, utile per tutte le lesioni superiori ai 5 mm; al di sotto di queste dimensioni, la metodica è limitata per definizione. CITOLOGIE URINARIE I tumori transizionali della vescica presentano, rispetto ad altre neoplasie, caratteristiche peculiari che ne favoriscono lo studio dal punto di vista biologico e soprattutto diagnostico. I tumori, infatti, vengono a trovarsi in continuo 17 I TUMORI DELLA VESCICA contatto con l’urina, nella quale possono essere rilasciate notevoli quantità di cellule. In linea teorica risulta pertanto possibile ottenere materiale biologico senza ricorrere ad approcci invasivi. Un marcatore diagnostico deve riuscire a rilevare la presenza di un tumore e a monitorarla durante la terapia e il follow-up. Nei tumori superficiali della vescica la caratterizzazione biologica può trovare applicazione in tre diversi scenari: 1) per migliorare l’accuratezza diagnostica nei soggetti in cui si sospetta, per la prima volta, una neoplasia; 2) nello screening dei soggetti a rischio, ad esempio quelli esposti a noti carcinogeni quali le amine aromatiche, la ciclofosfamide, l’irradiazione pelvica; 3) nel controllo dei soggetti che hanno già subito un trattamento endoscopico di tumori transizionali, allo scopo di migliorare l’accuratezza diagnostica e diminuire la frequenza di esami invasivi e costosi quali la cistoscopia. Sino ad oggi, la citologia urinaria ha rappresentato lo standard di riferimento per tutti gli altri test diagnostici. L’esame citologico comunque risulta fortemente dipendente dall’esperienza dell’osservatore e pertanto è difficilmente standardizzabile e fornisce scarse informazioni nel caso di tumori a basso grado. Nel corso degli ultimi anni sono stati messi a punto numerosi test per migliorare l’accuratezza diagnostica delle neoplasie vescicali e l’industria biomedica continua a proporne di nuovi. Tali test possono essere suddivisi in 2 fondamentali categorie: 1) quelli ad interpretazione rapida, che sono anche di semplice esecuzione tecnica e che vengono effettuati e valutati dall’operatore sanitario al momento della visita del paziente, con produzione di un campione di urina; 2) quelli ad interpretazione differita, che richiedono l’invio in laboratori specializzati e l’impiego di tecnologie più o meno complesse. Del primo gruppo fanno parte i test BTA (bladder tumor antigen), stat (frazione H del complemento), UBC (urinary bladder cancer) rapid (citocheratine 8-18) e FDP (fibrinogen degradation products), mentre nel secondo si trovano BTA trak, NMP22 (nuclear matrix protein 22), Telomerasi e FISH (fluorescenza in situ di cromosomi); tra questi BTA stat, NMP22, uCyt+/Immunocyt e FSH UroVysion sono stati approvati dalla U.S. Food and Drug Administration [2]. I valori globali di sensibilità e specificità dei vari marcatori urinari più frequentemente utilizzati nella diagnostica delle neoplasie vescicali ed i rispettivi intervalli di confidenza al 95% sono riportati in tabella 1. Tabella 1 Le figure 1 e 2, rielaborate da una recente metaanalisi sull’argomento [3], rappresentano 18 I TUMORI DELLA VESCICA graficamente la sensibilità e la specificità dei vari marcatori espressi come mediana ed intervallo di confidenza al 95%. Figura 1. Sensibilità dei vari marcatori urinari Figura 2. Specificità dei vari marcatori urinari Occorre inoltre tenere presente che condizioni associate, come ad esempio la presenza di infezione urinaria, pregresso trattamento con BCG, ematuria, ipertrofia prostatica benigna, possono rendere inaffidabili le informazioni fornite dai test. Dall’analisi della tabella e delle figure riportate, appare evidente come i nuovi test diagnostici superino in sensibilità, ma non in specificità, la citologia urinaria, particolarmente per tumori di basso grado e stadio. Per contro, la sensibilità dei vari marcatori urinari non è sufficientemente alta da sostituire la cistoscopia come standard diagnostico di riferimento. Attualmente i pazienti affetti da neoplasie vescicali superficiali vengono sottoposti a controlli cistoscopici periodici preceduti da esame citopatologico delle cellule del sedimento 19 I TUMORI DELLA VESCICA urinario (citologia urinaria), su tre campioni. Esistono varie opzioni di frequenza delle cistoscopie in assenza di recidive, generalmente effettuate ad intervalli trimestrali per il primo anno, semestrali per i seguenti due anni ed annuali per altri due. Controlli trimestrali più prolungati si rendono necessari in pazienti con neoplasie di alto grado e nel carcinoma in situ [4]. sembra essere migliore nelle donne e nei soggetti con malattia insorta prima dei 50 anni. L’elemento più caratterizzante delle neoplasie vescicali superficiali (Ta-T1, CIS) è l’elevato tasso di recidività locale; i fattori prognostici più importanti a questo riguardo sono nell’ordine: il numero di foci di malattia, il tasso di recidiva (nel caso di malattia non in prima diagnosi), il grado di differenziazione ed il volume tumorale. Tutti questi fattori devono essere valutati globalmente, dato che il tasso di recidive può andare dal 2% nelle forme a basso rischio (TaG1 unifocale) al 48-66% delle forme ad alto rischio di recidiva (presenza di CIS, T1G3, multifocalità). La presenza di CIS o di stadio T1 o di grado elevato condiziona anche una possibile evoluzione verso forme infiltranti. I fattori prognostici più importanti delle neoplasie infiltranti sono invece lo stadio ed il grado; vanno inoltre prese in considerazione le condizioni generali e l’età al momento della diagnosi. IMAGING L’urografia trova oggi un impiego più limitato rispetto al passato. L’uro-TC, che ha sostituito completamente la vecchia urografia, consente di studiare contemporaneamente l’alta via escretrice, fornendo informazioni sullo stato del parenchima renale, su eventuali interessamenti linfonodali e sulle possibili cause non neoplastiche di ematuria. Lo studio TC della vescica permette di definire accuratamente sede e volume della lesione, assieme a dati sullo stadio locale (interessamento della parete vescicale) o su eventuale sconfinamento negli organi vicini (prostata, vescicole seminali, retto, vagina, etc.). La scintigrafia ossea viene impiegata nella stadiazione delle neoplasie infiltranti o ad alto rischio. L’ effettuazione della radiografia del torace non può essere omessa nell’ambito di una stadiazione completa, specie in presenza di neoplasie ad alto rischio di disseminazione. TERAPIA Una differenza profonda esiste fra il trattamento delle neoplasie vescicali superficiali, a buona prognosi, e quello delle neoplasie vescicali infiltranti, localmente avanzate o metastatiche. Nel primo caso il trattamento di scelta è rappresentato dalla resezione transuretrale del tumore vescicale (TUR-BT), seguita da una chemio o immunoterapia adiuvante postoperatoria endovescicale. Nel secondo caso l’intervento endoscopico ha solo finalità diagnostiche (TUR di staging) e la radicalità oncologica è ottenibile solo mediante interventi demolitivi (cistectomia radicale) o radioterapia. Sono possibili, in un numero ristretto di casi, interventi conservativi o trattamenti integrati bladder-sparing (chemioterapia, chirurgia, radioterapia). PROGNOSI I principali fattori prognostici delle neoplasie vescicali sono rappresentati dal volume tumorale, dalla presenza di multifocalità (tipica delle neoplasie transizionali), dallo stadio e dal grado. La sopravvivenza media a 5 anni è pari a circa il 75-85% per le neoplasie superficiali, e intorno al 50-60% e 20%, rispettivamente per le forme localmente avanzate e metastatiche. La prognosi 20 I TUMORI DELLA VESCICA nell’uomo, lo stesso più isteroannessectomia ed eventuale uretrectomia nella donna) [6-9]. Alla fase demolitiva segue quella ricostruttiva con l’effettuazione della derivazione urinaria prescelta; le più frequentemente utilizzate sono: Uretero-cutaneo-stomia, è la soluzione più semplice e veloce, in essa i singoli ureteri vengono anastomizzati alla cute; è assai sgradevole la gestione delle due stomie che peraltro vanno spesso incontro a complicanze (infezioni, stenosi stomali); per questo motivo si preferisce oggi, di gran lunga, la soluzione di seguito descritta più agevole da gestire e meno gravata da complicanze; Uretero-ileo-cutaneo-stomia, si diversifica dalla precedente per l’interposizione di un’ansa ileale tra gli ureteri, e per lo sbocco, unico, alla cute; serbatoio intestinale continente anastomizzato alla cute che viene vuotato con cateterismo; serbatoio sigmoido-rettale: in disuso la classica neovescica rettale, ne viene proposta una variante che prevede la detubulizzazione intestinale per ridurre la pressione endoluminale; Neovescica ortotopica, un tratto di intestino (ileo o colon) viene isolato, detubulizzato e riconfigurato a formare un serbatoio a bassa pressione che viene riconnesso agli ureteri e all’uretra in sede pelvica, consentendo di urinare in maniera fisiologica e con assoluto rispetto dell’immagine corporea. La chemioterapia costituisce il trattamento di scelta della malattia metastatica. Terapia chirurgica Terapia endoscopica La resezione transuretrale del tumore vescicale (TUR-BT) offre un vantaggio sostanziale rispetto alla semplice folgorazione termica: il campionamento istologico. Indicazione di tipo diagnostico-terapeutico è rappresentata da tumori anche di considerevoli dimensioni, ma esenti da infiltrazione profonda (Ta-T1). Indicazione di tipo diagnostico è la campionatura a scopo stadiante (TUR di staging a tutto spessore), essenziale per stabilire il successivo trattamento delle neoplasie infiltranti. L’esame istologico del tessuto prelevato mediante TUR fornisce, infatti, informazioni dettagliate sulle caratteristiche della lesione: papillarità, profondità di invasione, grado istologico, tipo di vascolarizzazione. La resezione vescicale endoscopica transuretrale (TUR-BT), presenta un alto, seppur variabile, rischio di recidiva (3085%). Tale rischio anche nei tumori a basso grado è rispettivamente del 34%, 50% e 64% a 2, 5 e 10 anni [5]. Anche se di non facile interpretazione, è stata sottolineata l'importanza del fattore radicalità chirurgica. La sopravvivenza a cinque anni è intorno al 50% nei pazienti con invasione della tonaca muscolare superficiale e meno del 20% nei soggetti con invasione profonda della muscolare o interessamento del pericistio. Cause di insuccesso possono essere la comparsa sia di recidive pelviche che di metastasi a distanza. Cistectomia radicale Rappresenta l’intervento standard per le neoplasie vescicali infiltranti la tonaca muscolare (stadi T2 ed anche T3a) rispondendo in maniera ottimale ai criteri di radicalità oncologica (legati soprattutto alla frequente multifocalità delle neoplasie vescicali ed alla frequente sottostadiazione clinica). Nel corso dell’intervento si effettua una linfadenectomia pelvica di staging seguita da rimozione della vescica, prostata e vescicole seminali (cisto-prostato-vesciculectomia Radioterapia La radioterapia sembra fornire risultati inferiori a quelli della cistectomia nel controllo della malattia infiltrante la tonaca muscolare; è gravata inoltre possono da effetti collaterali acuti e 21 I TUMORI DELLA VESCICA possono variare in base al farmaco prescelto ed ai protocolli utilizzati. La tossicità è in genere costituita dalla sola cistite chimica che può manifestarsi nel 15-25% dei casi. Il trattamento adiuvante delle forme ad alto rischio (neoplasie superficiali ma in stadio T1 grado 3 o CIS) è costituito da un ciclo di immunoterapia endovescicale con BCG (Bacillo di CalmetteGuérin), particolarmente efficace nel trattamento del CIS, raggiungendo un tasso di risposta completa tra l’83 ed il 93% ma con un tasso di recidiva pari al 50% [11-13]. Lo schema di terapia più utilizzato prevede una fase di induzione, con 6 instillazioni settimanali, seguita, in assenza di recidive, da richiami a 3, 6, 12 mesi e poi ogni 6 mesi fino a tre anni. La tossicità del trattamento con BCG è superiore a quella da chemioterapici poiché nel 6% dei casi possono manifestarsi febbre, reazioni allergiche, vaccinosi (prostatiti, ascessi renali, etc.) o anche sepsi. La chemioterapia sistemica per via endovenosa costituisce il trattamento di scelta dei carcinomi vescicali in fase avanzata (metastatici o recidivati dopo chirurgia e/o radioterapia e non più trattabili localmente). Al momento attuale i farmaci più efficaci per il trattamento delle forme uroteliali sono il cisplatino, la gemcitabina, i taxani, il methotrexate, la vinblastina e le antracicline (adriamicina, farmorubicina), 5fluorouracile. Gli schemi di polichemioterapia più utilizzati, con circa il 30-60% di risposte complete e parziali, sono M-VAC (methotrexate, vinblastina, adriamicina, cisplatino) e cisplatino/gemcitabina CG, CMV (cisplatino, methotrexate, vinblastina), CM (cisplatino, methotrexate), cisplatino/5-fluorouracile, cisplatino/adriamicina, CarboMV. I principali effetti collaterali della chemioterapia sistemica sono midollari (leuco-piastrinopenia), gastroenterici (nausea e vomito), renali ed uditivi. La loro comparsa ed entità, come la tossicità di altro tipo (cardiaca, neurologica, etc.), dipendono dallo schema di terapia prescelto, dai dosaggi dei farmaci utilizzati, da un’appropriata terapia di cronici quali: irritazione vescicale, contrattura vescicale, proctite attinica, ostruzione intestinale; tranne i primi due gli altri eventi sono piuttosto infrequenti. È importante tenere presente che l’effettuazione di una radioterapia radicale comporta un aumento sensibile delle difficoltà operatorie nel caso di una successiva, eventuale, cistectomia di salvataggio (gravata da una morbilità elevata e da complicazioni piuttosto gravi). Un impiego frequente della radioterapia è quello palliativo per il controllo del sanguinamento o del dolore da metastasi ossee in soggetti con neoplasie non operabili per età troppo avanzata, condizioni generali compromesse o stadio troppo avanzato. La radioterapia può essere vantaggiosamente utilizzata nell’ambito di trattamenti integrati multidisciplinari aventi come obiettivo la preservazione d’organo, nel caso di piccole neoplasie infiltranti di grado medio-basso. In quest’ambito il trattamento radiante viene associato alla chemioterapia ed alla TUR radicale. Chemioterapia ed immunoterapia Nell’ambito della chemioterapia occorre distinguere fra trattamento locale endocavitario e chemioterapia sistemica. La chemioterapia endovescicale viene utilizzata prevalentemente a scopo adiuvante (riduzione del rischio di recidive) e la scelta del tipo di trattamento endovescicale più appropriato da effettuarsi dopo la TUR-BT è legata ai fattori di rischio presenti. In soggetti a basso-medio rischio di recidive può esser sufficiente la sola TUR-BT e un’instillazione precoce con epirubicina, mitomicina, capaci di ridurre significativamente il tasso di recidive locali (dal 48.8% al 36.7% [10], oppure un trattamento endovescicale adiuvante sequenziale. Lo schema di trattamento prevede, in genere, l’effettuazione di 4-8 instillazioni iniziali settimanali seguite, in assenza di recidive, da richiami mensili. I dosaggi dei farmaci 22 I TUMORI DELLA VESCICA supporto e, ovviamente, dalle condizioni generali del paziente. La chemioterapia sistemica neoadiuvante per forme muscolo-invasive, applicabile solo in pazienti selezionati e con buon performance status e funzionalità renale conservata e contenete cisplatico combinato con altri chemioterapici, sembrerebbe migliorare la sopravvivenza globale a 5 anni del 5-7%, indipendentemente dal tipo di trattamento definitivo adottato [14-15]. 23 I TUMORI DELLA VESCICA prognostic significance. Hum Pathol 2006; 37: 726-34. 9. Revelo MP, Cookson MS, Chang SS, Shook MF, Smith JA Jr., Shappell SB. Incidence and location of prostate and urothelial carcinoma in prostates from cystoprostatectomies: implications for possible apical sparing surgery. J Urol 2004; 171: 646-51. 10.Sylvester RJ, Oosterlinck W, van der Meijden AP. A single immediate postoperative instillation of chemotherapy decreases the risk of recurrence in patients with stage Ta T1 bladder cancer: a metaanalysis of published results of randomized clinical trials. 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Numero1 - Ultime pubblicazioni dei collaboratori del RTUP. - Technology assessment della metodica di prelievo e di preparazione della citologia in fase liquida (LBC – Liquid Based Citology) per l’utilizzo routinario nello screening per la prevenzione del tumore della cervice uterina in tutte le fasce di età e per la ricerca del Papilloma Virus Umano ad alto rischio oncogeno (HPV – DNA HR) come test primario nelle fasce di età da 35 a 64 anni durata prevista: 12 mesi / 8000 donne). Numero 2 L’incidenza del cancro in Umbria, 2006-2008. Numero 3 - Il Registro Rumori Infantili Umbro-Marchigiano. - La ricerca dei tumori professionali nell’ambito del progetto OCCAM. Numero 4 Il quadro epidemiologico per la programmazione della prevenzione oncologica regionale in Umbria. Numero 5 - Incontro con il Gruppo multidisciplinare regionale per le neoplasie tiroidee in Umbria. Perugia 28/29 ottobre 2010. Tavola rotonda: Utilità della creazione di registri regionali dei carcinomi della tiroide. o L’esperienza del gruppo multidisciplinare regionale per le neoplasie della tiroide. o Registro Tumori Umbro di Popolazione (RTUP) e carcinoma della tiroide. Numero 6 - Incontro con il Gruppo multidisciplinare regionale per le neoplasie tiroidee in Umbria. Perugia 28/29 ottobre 2010. Tavola rotonda: Utilità della creazione di registri regionali dei carcinomi della tiroide. o Registro Siciliano dei Tumori della tiroide. - Convegno: Nuove acquisizioni nella gestione clinica del carcinoma della tiroide di origine follicolare: cosa dicono le linee guida? Numero 7 - Neoformazioni della cute e del cavo orale. Melanoma. Terni 13.11.2010 o L’epidemiologia dei tumori cutanei in Umbria. o Prevenzione primaria e secondaria dei tumori cutanei. 27