Da Il Sole 24 Ore del 21 marzo 2014 L'OCCUPAZIONE E LA TECNOLOGIA Il lavoro da fare al tempo dei robot Più istruzione e una riforma fiscale suggerita da Milton Friedman Laura Tyson Nel loro nuovo convincente libro The Second Machine Age Erik Brynjolfsson e Andrew McAfee documentano i progressi dell'intelligenza artificiale che permettono ai computer di spingersi oltre ciò che erano in grado di fare pochi anni fa. I considerevoli passi avanti dell'intelligenza artificiale, assieme alla connessione degli esseri umani di ogni regione del pianeta in un comune network digitale, consentirà di mettere a punto nuove tecnologie, nuovi beni e nuovi servizi. Gli autori sono ottimisti in relazione ai benefici che le macchine intelligenti potranno apportare all'economia e tuttavia mettono in guardia: la distribuzione di questi benefici sarà squilibrata. I loro timori sono legittimi. Negli ultimi trent'anni, e perfino prima delle importanti conquiste dell'intelligenza artificiale, i computer hanno continuato a soppiantare e riprodurre il lavoro manuale degli esseri umani. I progressi nelle tecnologie informatiche e delle comunicazioni hanno permesso ai datori di lavoro di delocalizzare compiti di routine che le macchine non sono in grado di svolgere al posto dei lavoratori. A causa di questo avvicendamento, la percentuale di posti di lavoro che richiedono competenze medie si è rapidamente ridotta, sia negli Usa sia in Europa. La richiesta di lavoratori in grado di eseguire mansioni di routine è scesa a un ritmo vorticoso negli ultimi decenni, facendo piazza pulita di mestieri ben retribuiti e che richiedono competenze medie. Il progresso tecnologico oltretutto è stato discriminante dal punto di vista delle competenze: ha aumentato la domanda di lavoratori aventi qualifiche tali da occupare posti di lavoro che comportano funzioni cognitive e mansioni astratte, eliminando occupazioni di routine mediamente qualificate. Il progresso tecnologico è stato uno dei fattori determinanti all'origine della comparsa di forti e crescenti disuguaglianze tra le retribuzioni dei lavoratori aventi un diploma di laurea (o più alto) e quelle dei lavoratori con livelli inferiori di istruzione. Queste differenze sono perdurate nell'ultimo decennio, sebbene una tiepida crescita e la soppressione dei posti di lavoro per la diffusione di macchine più intelligenti abbiano indebolito in parte la domanda di occupazione per personale altamente qualificato. Molti lavoratori laureati sono stati costretti a scendere qualche gradino della scala occupazionale, accettando posti di lavoro in genere occupati da lavoratori meno qualificati di loro, e questi ultimi a loro volta sono stati spinti ancora più in basso, quando non sono stati estromessi del tutto dalla forza lavoro. Di conseguenza, i salari reali dei lavoratori privi di istruzione universitaria sono precipitati molto più indietro. Il passaggio a tecnologie altamente qualificate (SBTC, skill-biased technological change, NdT) ha innescato una maggiore sperequazione nei redditi da lavoro sia nei vari rami occupazionali sia trasversalmente a essi, che a sua volta ha alimentato il dilagare di una distribuzione squilibrata del reddito in generale. L'automazione con macchine intelligenti e l'interconnessione globale oltre a ciò hanno aggravato le disparità di reddito in altri due modi: allargando da una parte i confini e la portata dei mercati globali per le eccellenze migliori in una molteplicità di settori (l'effetto del "chi vince piglia tutto") e dall'altra generando un plusvalore enorme o rendite da monopolio con la creazione e la titolarità di proprietà intellettuale e di capitale intangibile. È plausibile che macchine sempre più intelligenti e connessioni globali sempre più compatte facciano peggiorare i trend sfavorevoli del mercato del lavoro e allargare le sperequazioni salariali. Un recente studio condotto su 702 tipologie di occupazione ha riscontrato che è a rischio quasi la metà della forza occupata degli Usa. Se poi avessero ragione Brynjolfsson e McAfee, il processo di sostituzione dei lavoratori sarebbe più rapido del previsto. Come dovrebbero reagire i policy-maker? È importante prendere atto che all'origine della lenta crescita dei posti di lavoro dell'ultimo decennio sono la debole domanda aggregata e l'anemica crescita economica, e non un'accelerazione del tasso di sostituzione dei lavoratori. In tali condizioni, la politica monetaria dovrebbe restare in grado di agevolare le cose e si dovrebbe evitare di imporre un'ulteriore austerità fiscale. In secondo luogo, è indispensabile migliorare i livelli di istruzione della forza lavoro. Gli effetti della tecnologia sulle prospettive occupazionali e salariali dei lavoratori continueranno per il prossimo futuro a dipendere fortemente dal livello di istruzione. Quanto maggiore sarà il livello di istruzione, tanto minore sarà la probabilità di essere sostituiti da una macchina. Gli Usa si collocano all'undicesimo posto della classifica dei paesi sviluppati per ciò che concerne le percentuali di americani aventi un diploma di scuola superiore, e sono l'unico paese sviluppato nel quale le percentuali dei laureati nella fascia d'età 25-34 anni non superano quelle dei laureati nella fascia d'età 55-64 anni. Nelle ultime (2012) graduatorie sul superamento di test internazionali di valutazione gli adolescenti statunitensi si sono collocati sotto la media Ocse, e per la precisione sono scesi al 31esimo posto per la matematica, al 24esimo per le scienze, all'undicesimo per la lettura. Dopo essersi classificati per decenni al primo posto per le percentuali di laureati, gli Usa sono scesi adesso al 16esimo. Per di più, negli ultimi decenni negli Usa si sono dilatati a dismisura i divari sia del grado di istruzione raggiunto sia del conseguimento della laurea in base al livello di reddito. Quando le macchine intelligenti diventeranno ancora più potenti, metteranno in pericolo una caratteristica fondamentale dell'economia statunitense: la maggior parte della popolazione si guadagna uno stipendio con il proprio lavoro. Che accadrà, dunque, quando l'attività lavorativa di un gran numero di americani diventerà tecnologicamente superflua oppure quando perderà del tutto il potere di imporre un reddito adeguato ad assicurare uno standard di vita minimamente dignitoso? Sono milioni i lavoratori americani già arrivati a questo punto. I provvedimenti politici a breve termine sono evidenti: aumentare il salario minimo portandolo a un livello tale da mantenere al di sopra della soglia di povertà un lavoratore a tempo pieno e la sua famiglia, ed estendere l'Eitc (Earned-income tax credit, credito d'imposta, NdT) ai lavoratori senza figli. Il presidente Barack Obama ha proposto di adottare entrambi. Sul lungo periodo, però, si dovrebbero prendere in considerazione politiche molto più radicali - quali l'introduzione di un'imposta negativa sul reddito o un reddito minimo allo scopo di fornire la garanzia di uno stile di vita minimamente dignitoso a prescindere dallo status occupazionale del lavoratore e dai salari di mercato. Alcuni decenni fa, quando ci si poteva imbattere in macchine intelligenti e androidi soltanto nella fantascienza e non nel mondo reale, Milton Friedman, paladino del capitalismo del libero mercato, raccomandò energicamente di approvare l'imposta negativa sul reddito per aiutare i poveri senza compromettere il loro incentivo a lavorare, e propose di finanziare tale aiuto con una tassa progressiva sui consumi. In conclusione, se i benefici derivanti dall'intelligenza artificiale e dal processo di digitalizzazione saranno ripartiti generosamente o se invece continueranno ad arricchire soltanto una minoranza della popolazione dipenderà non tanto da come sono progettate le macchine intelligenti, ma da come saranno concepite e strutturate le politiche intelligenti, quelle più consone alla nuova era dell'automazione. (Traduzione di Anna Bissanti)