Ecco quello che ha fatto lo spagnolo da
quando è tornato dal Giro al giorno in cui
ha salutato tutti per andare al Tour. Due
settimane di recupero con Jesus Hernandez
Poi, appuntamento a Navacerrada, non
lontano da Madrid. Alle dieci allenamento
e sosta a Casa Juanito per un toast
al pomodoro e un caffè...
Contador
a casa sua
Come lavora
e come vive
Lo spagnolo
28 anni
è professionista
dal 2003
Ainara Hernando
Il Contador che attacca e vince, che
frantuma senza pietà i suoi rivali, sicuro,
che punta il bersaglio e centra la vittoria
con il suo colpo sempre vincente. Il
Contador schiacciante, con la sua superiorità travolgente lo conoscono ormai
tutti. Migliaia di obiettivi hanno immortalato i suoi trionfi, i suoi colpi ai rivali
che, impotenti e distrutti, nulla possono
fare per seguirlo. Centinaia di telecamere hanno catturato queste immagini,
quelle del miglior ciclista del mondo.
Però c’è sempre un prima e anche un
dopo.
Quello che nessuno vede, Alberto
Contador Velasco, il ragazzino di Pinto
che un giorno eredita la bicicletta da
suo fratello Fran, quello che ora
è il suo manager. Il più grande
aveva preso dei voti eccellenti a scuola e i genitori gliene
comprarono una migliore. E la vecchia, ovviamente, passò al piccolo Alberto che in un
mese già fece soffrire
il fratello maggiore. A
14 anni vinse una
mountain bike, prese
il gioco sul serio e iniziò a vincere. A 19,
era già professionista.
Poco è cambiato nel frattempo, niente
di più. Continua tirando col suo passo,
appuntando ogni corsa vinta che finisce
nel suo palmares. E poco, niente di più è
cambiato in questo Alberto Contador
Velasco. La persona, il bambino che ora
si è fatto ragazzo. Gli stessi amici, le
stesse passioni e le stesse abitudini.
Allenarsi e divertirsi. Vivere. Quando
i flash si spengono, quando le telecamere se ne vanno, fa capolino la persona.
E’ difficile vederlo, ora più che mai, dopo che per il caso di positività al clenbuterolo, si è rinchiuso nella cerchia delle
persone fidate, ha abbandonato quasi
completamente la sua spontaneità e appare ieratico, quasi seguendo un copione già scritto. E arriva alle corse e massacra, quasi disumano, i suoi avversari.
«Però soffre come
tutti gli altri», dice
la fidanzata
Macarena,
quella di
sempre.
«Al Giro, quando mi chiamava la sera
dopo la tappa, c’erano giorni che lo trovavo stanchissimo, morto», ricorda. Non
sembrava, tutto è sembrato facile. «No,
per niente, c’è molto lavoro dietro, molto lavoro che non si vede», spiega proprio Alberto.
Questo lavoro, gli allenamenti e l’alimentazione del campione, la base per
essere il migliore. Non c’è un manuale
di istruzioni per vincere tutte le corse di
tre settimane cui si partecipa, fa parte di
un talento naturale, viene in dotazione a
un corpo, il suo, che recupera giorno dopo giorno come pochi gli sforzi cui viene
sottoposto.
Un metabolismo, nuovamente il suo,
che non ha bisogno di diete estreme per
mettere a posto il peso, fra i 61,5 e i 62
chili, e mantenere lo stato di forma ideale. Il Giro d’Italia ha lasciato il segno,
anche troppo. Per questo, a giugno Alberto lo ha dedicato al riposo per recuperare gli sforzi di una corsa tanto estrema come quella italiana. Le uscite di
quattro o cinque ore che avrebbe fatto
in quegli stessi giorni se non avesse corso il Giro le ha rimpiazzate con l’abbandono della bicicletta durante la prima
settimana di giugno.
«Siamo usciti per la prima volta cinque giorni dopo la fine del Giro», ricorda Jesus Hernandez, suo compagno di
A giugno, dopo il Giro
riposo e recupero
Dopo aver vinto il Giro
d’Italia, Contador ha dedicato
il mese di giugno al riposo e
al recupero e per le prime
due settimane ha fatto
uscite di un paio d’ore.
Poi è partito per la
ricognizione delle
tappe alpine del Tour.
In alto a destra, al via
della sua “marcha
cicloturista” che si è
corsa a Pinto l’11
giugno.
squadra, di stanza e di allenamento, suo
confidente e amico.
«Le prime due settimane non abbiamo fatto molto, assecondando quello
che ci chiedeva il nostro corpo, senza
mai superare le due ore».
L’obiettivo era recuperare, perché
«più allenati di quanto eravamo tornati
dal Giro - spiega - era impossibile essere». Ma il riposo è durato poco, perché a
metà giugno Alberto e Jesus hanno fatto le valige e sono salpati verso le Alpi.
E lì, insieme agli altri corridori della Saxo Bank, hanno iniziato ad esplorare le
tappe del Tour de France.
«Allora sì che abbiamo iniziato a fare
allenamenti più duri, di cui c’è bisogno
In allenamento
con Hernandez
compagno e amico
dopo il riposo». Da quattro a cinque ore
esplorando le tappe della corsa, inclusa
la cronometro.
Situazioni speciali solo perché le circostanze lo hanno richiesto. Il cammino
di Alberto Contador verso il Tour de
France si è basato sul recupero e il riposo, niente a che vedere con le stagioni
precedenti, nelle quali la corsa francese
è stato il centro e l’obiettivo di un anno
intero.
Se così è, «faccio blocchi di allenamento, con tre o quattro giorni duri e
poi di recupero per i due successivi»,
commenta proprio Alberto. Così ha fatto per preparare il Giro, quando si è ra-
Contador. Nella settimana prima dell’inizio del Tour hanno utilizzato anche
la bicicletta da cronometro.
«Alla fine dell’allenamento, Alberto
ha fatto del lavoro dietro macchina per
due o tre ore. Fino a quel momento non
c’eravamo allenati per la crono».
Sia preparando un grande Giro, una
corsa di una settimana o un semplice allenamento giornaliero, Alberto è «impegnato al cento per cento», spiegano i
suoi amici più vicini. «E’ molto professionale, si concentra al massimo su qualunque obiettivo per il quale sta lottano.
Non esce mai semplicemente per pedalare. Molti professionisti restano a bocca
Quando punta
un obiettivo
è concentrato
al massimo
cia. Sempre lo stesso rituale: «Esce alle
dieci del mattino, si allena, ci chiama e
andiamo a Casa Juanito, il bar dove
ogni mattina mangiamo un toast col pomodoro e il caffé. E’ una tradizione che
iniziò proprio Alberto, perché da sempre mangiavamo focacce o ciambelle e
così invece siamo passati a un’alimentazione sana, che è diventata un classico
per tutti gli amici».
Con loro si allena, che piova o che ci
sia il sole.
«Non gli costa uscire se c’è cattivo
tempo», spiega suo fratello Fran che in
molte occasioni diventa compagno di
pedalata sulla sierra di Madrid. «Se piove molto - continua - aspetta che passi,
altrimenti non gli importa bagnarsi».
«Se la giornata è molto brutta - precisa Alberto - mi fermo in casa pedalando
sui rulli, ma se il giorno dopo non migliora, mi organizzo per andare due o
tre giorni a Betera».
Laggiù, a nove chilometri da Valencia,
ha comprato una casa per fuggirsene al
caldo, al sole e alle temperature più alte.
Patricio, un altro dei suoi amici che
ugualmente lo segue in bici, spiega che
«esce per fare i suoi lavori specifici e poi
ci chiama per sapere dove siamo e viene
con noi. Se deve fare la distanza, lo accompagniamo».
Paco interviene a sua volta per spiegare che «generalmente quello che fa con
noi è lasciar andare le gambe». Ovvio,
«perché se esci ad allenarti con lui, sai
che ti tocca fare la tua parte», ride Patricio.
«Generalmente, è lui che tira noi e noi
continuiamo a soffrire per tutto il tempo
e in fondo ci piace farlo. Quando è tornato dal Giro ed è uscito con noi, ci ha
fatto soffrire e si rideva, diceva che
era bastato un mese di sua
assenza perché il livello
del gruppetto si abbassasse», ricorda
dolcemente.
«A volte mi dispiace per Jesus
Hernandez, per-
dunato a Sierra Nevada, e così avrebbe
fatto ora se non avesse disputato la corsa rosa. In qualunque caso, «quando gli
allenamenti sono duri, non superiamo le
cinque ore. Non arriviamo mai a farne
sette, salvo rare circostanze. Ad esempio se ci perdiamo...», scherza Jesus
Hernandez.
Dopo lo stage con la squadra sulle Alpi, Alberto e Jesus Hernandez sono tornati a radunarsi a Navacerrada, la montagna madrilena vicino alla casa del
campione spagnolo.
«Così abbiamo continuato mantenendo il ritmo e facendo le salite che conosciamo», spiega il gregario di Alberto
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aperta perché sembra
sempre che si alleni per
vincere il Tour de France».
Il suo amico Paco racconta che «cerca sempre di avere compagnia», sia del suo
amico Jesus Hernandez o
dei suoi amici di sempre,
quelli che continuano
a formare il circolo delle persone di fidu-
ché lo porta al limite. Se esci ad allenarti
con loro, vai a 35 all’ora per quattro ore,
e questo a ritmo normale, lui va tranquillo, con i battiti normali e parlando spiega un suo amico - ed è molto peggio
quando prende la bici da cronometro,
perché a volte si mette a 60 all’ora. In
una rotonda ti prende almeno dieci metri di vantaggio...».
Sempre competitivo, Alberto Contador. Vincere tutto quello che affronta.
Gareggiare per il madrileno è sinonimo
di vincere. Qualunque cosa sia, «vuol
sempre vincere», spiega Paco. «Quando
ancora viveva a casa dei suoi genitori
(da tre anni è andato a vivere da solo e
Vuole vincere sempre
anche alla Play Station
Competitivo allo stato puro, Alberto
Contador - racconta chi lo conosce
bene - vuole vincere sempre, anche
quando gioca alla Play Station. Ma gli
amici con cui si allena quando è a casa
sottolineano anche l’estrema
professionalità con le quali lo
spagnolo prepara gli appuntamenti
più importanti della sua stagione:
«Non esce mai solo per “pedalare” spiegano - ma sembra che si alleni
sempre per vincere il Tour». A sinistra
al Giro d’Italia in maglia rosa con la
fidanzata Macarena.
ora abita con Macarena alle porte di
Pinto, ndr) suo fratello Fran - ricorda
Patricio - ci raccontava che doveva farsi
battere alla Play Station per poter andare a dormire, perché sennò non avrebbe
smesso di giocare.
«E quando era nelle giovanili, andavamo a vederlo alle corse e diceva che
quando era in camera pensava che il
giorno dopo avrebbe vinto».
Come adesso. Mentalità vincente insaziabile, ambizioso però anche umano,
quello di sempre.
«Non è cambiato in niente» concordano Paco, Gelo, Jorge, Juan, Jesus, Patricio e Mario. Gli amici di sempre e anche
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di adesso. «Quando usciamo con lui,
cerchiamo di non parlare di ciclismo.
Andiamo sui kart, a giocare a bowling o
al cinema». A volte usciamo a cena «però sta molto attento a tutto - precisa Patricio - e cerca di stare sempre seduto.
Cura moltissimo il tempo del riposo,
tanto come quello dell’allenamento».
Così passa i suoi periodi liberi, sempre,
almeno finché non arrivano le due settimane di vigilia di un grande Giro.
«In quel caso quasi non lo vediamo, si
dedica ad allenarsi e riposarsi».
Lo conferma proprio Alberto: «Metto
le gambe sul tavolo, mi piace stare così,
senza pensare a niente». Quando però
dispone di più tempo libero, specialmente in inverno o dopo il Tour de
France, ne approfitta per andare a caccia con il suo cane “Tour” e con suo suocero. «Mi piace - spiega - e mi riesce bene andare in montagna come mantenimento della forma, però non divento
matto. Caccio quello che capita e a volte
vado anche a pescare con Paco».
Alberto prima di tutto è una persona
«molto di famiglia». La maggior parte
delle serate, dopo l’allenamento di tutti i
giorni e il riposo che segue, va a casa di
suo padre «o nella campagna che abbiamo comprato da poco a Chincon, a Sud
di Pinto», commenta suo fratello Fran.
«Gli piace molto la campagna, e passa le
serate lì con nostro padre Francisco. Lo
rilassa. Abbiamo un orto e le galline, gli
piacciono molto gli animali e coltiviamo
lattuga, pomodori...».
Un’alimentazione casareccia. Questa
è un’altra delle virtù di Alberto Contador, «può mangiare tutto», a parte il fatto che ora ha portato all’estremo l’attenzione per la carne, dopo lo spiacevole
episodio che ancora lo investe della positività per clenbuterolo, risultato di una
bistecca contaminata.
«Sta molto attento alla carne che
mangia». Non si fida. Però al momento
di imporsi una dieta. «Non deve essere
molto rigoroso perché non ingrassa mol-
to. Non deve pesare i grammi delle cose
che mangia né controllare il suo peso dice Fran - non si priva di nulla, ad eccezione della pasticceria industriale, come
è logico».
«Le due settimane successive al Giro commenta Jesus Hernandez - devi prendere peso, è logico. Avevamo voglia di
mangiare tutto ciò che non avevamo potuto al Giro, poi abbiamo ricominciato a
starci più attenti. Sulle Alpi siamo tornati ad allenarci più tardi per saltare il
pranzo, altrimenti facevamo la colazione, il pranzo e la cena in modo normale,
senza alimenti grassi e molti carboidrati».
Alberto «per metabolismo ha bisogno di mangiare qualcosa ogni ora in
piccole quantità, tipo barrette energetiche. Per quanto possa essere allenato,
se non mangia, va in riserva», specifica
Patricio.
«Ogni tanto ci togliamo qualche capriccio», sorride Hernandez, che spiega
anche che «non appena iniziamo a starci
attenti, stiamo bene, non abbiamo problemi con il peso». Alberto mangia di
tutto, «ad eccezione del riso col latte ammette - che potrà sembrarvi strano,
ma non mi piace».
Succede la stessa cosa quando è in
corsa, anche se «la colazione è molto
La dieta? Non
ingrassa molto
Com’è il Contador nella vita
di tutti i giorni, lontano dalle
corse? Un ragazzo semplice
che va a giocare a bowling o
al cinema con gli amici.
D’inverno ama andare a
caccia col suo cane Tour
oppure a pesca. E per quanto
riguarda la dieta, al contrario
di tanti suoi colleghi, Alberto
non ha bisogno di pesare tutto per
tenere il peso sotto controllo. «Non
ingrassa molto - spiega il fratello Fran
- per cui non si priva di nulla».
sostanziosa e mangia durante le tappe»,
afferma Jesus Hernandez. Lui è quello
che accompagna il campione spagnolo
sulla bicicletta, al ristorante e a volte anche in stanza, dopo il massaggio, quando
arriva il momento di riposarsi.
«Vediamo dei film nel computer - racconta - non leggiamo libri. Alberto chiama i suoi genitori, i suoi amici e Macarena».
«Ci chiama costantemente - racconta
Patricio
-
CHI E’ ALBERTO CONTADOR
Un fuoriclasse
delle corse a tappe
Alberto Contador è nato a Pinto
nel dicembre del 1982. Pesa 62 chili
ed è alto 1,77. Convive con la sua fidanzata Macarena.
Nelle colline intorno a Madrid ha
cominciato a gareggiare da adolescente (15 anni) dimostrando sin da
subito la sua classe, tanto da passare
professionista nel 2003, a soli 21 anni nella Once di Manolo Saiz. Nel
2004 rischiò di morire per un aneurisma. Formidabile scalatore, uno
dei pochissimi, se non l’unico, capace di scattare in salita nel ciclismo
moderno, è anche un ottimo cronoman.
Ha un feeling unico con le corse a
tappe. Alla vigilia dell’ultimo Tour
de France vantava tre successi nella
corsa francese (2007, 2009 e 2010),
una Vuelta (2008) e due Giri d’Italia, quello del 2008 e l’ultimo. Ama
anche le brevi corse a tappe, ha vinto, tra l’altro, due Parigi-Nizza e
due Giri dei Paesi Baschi. Da questa stagione è passato alla corte
di Bjarne Riis alla Saxo Bank.
chiedendoci quando andremo a fargli visita».
Prima di dormire si
chiude nell’intimità della camera, «non può
uscire a farsi una passeggiata negli ambienti dell’hotel, perché
passerebbe la vita firmando autografi e
facendo foto. Gli
piacerebbe pure, lo
fa molto volentieri
e non si nega mai
agli appassionati,
però in quel caso
non riposerebbe», fa
notare Jacinto Vidarte, suo addetto stampa. Nel calore della
camera, «accende il
computer, legge un po’
quello che si pubblica
su internet e poi vediamo i film che abbiamo
selezionato prima della
corsa», continua Jesus Hernandez, che si siede al suo
fianco per vedere il film, prima
che Alberto spenga la luce e si
metta a dormire, pensando, come quando era un ragazzo, che
il giorno successivo andrà a
vincere.
Ainara Hernando
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Lo spagnolo 28 anni è professionista dal 2003