I Viaggi di SHERMAN Numero 3 – Maggio - Giugno 2015 Newsletter di viaggi Las Vegas da città del gioco a capitale dell’intrattenimento Giappone un viaggio fra passato e futuro Barossa Valley dove nascono i vini Australiani Gaspesie un picolo angolo d’europa in nord america In questa newsletter Idee e spunti per viaggi d’autore a pagina 11 Suggestioni dal Sol Levante a pagina18 La fine del Mondo viaggio in Gaspesie a pagina 20 Nuova Caledonia Il fiore del Ciliegio, la sua delicatezza, il breve periodo della sua esistenza, rappresentano per i giapponesi il simbolo della fragilita SHERMANVIAGGI by Intertravel copertina Un momento di riflessione al termine di una scalata mattutina. sinistra Sakura in fiore nella meravigliosa Nara. Chi siamo In questo numero 3 In questo numero Sherman Viaggi è un marchio registrato di Intertravel Co srl Lettera aperta di Caterina Clasadonte «What happens in Vegas...» Cura e Redazione 7 Caterina Clasadonte Uno spot americano diceva “cio che succede a Las Vegas resta a Las Vegas” by Shermanviaggi Suggestioni dal Sol Levante Addetti Banco 11 Alessandro Gemmi Francesco Pastorelli Un viaggio nel passato, fra cultura e tradizioni ed un occhio al futuro, questo è il Giappone odierno by Shermanviaggi Specialisti Prodotto 14 USA Barossa Valley Sapori in libertà by Shermanviaggi La fine del mondo Luca Arioli, Luciano loi, Roberto Rovera 18 Canada 21 Nuova Caledonia Elisabetta Rossi, Luca Arioli, Luciano Loi 22 Uno sguardo sul mondo Australia Il mondo in un click. Tante piccole finestre digitali che ritraggono posti da favola. Ecco le nostre preferite. Speciale Nuova Caledonia e Giappone Viaggio in Gaspesie di Caterina Clasadonte Roberto Rovera Polinesia Roberto Rovera Nuova Zelanda Roberto Rovera Giappone Luca Arioli, Yuri Asahi Contatti Firenze Via de Lamberti 39/41r 50123 Firenze tel 055 217936 [email protected] Milano Via Giovanni da Procida 7 20100 Milano tel 02 3319258 [email protected] www.shermanviaggi.it I Viaggi di Sherman 3 SHERMANVIAGGI by Intertravel Al calar del sole le palme si stagliano sul cielo limpido di Antigua 4 I Viaggi di Sherman SHERMANVIAGGI by Intertravel Lettera aperta di Caterina Clasadonte sotto Passeggiando nello stato di Washington Siamo sinceri: non è un gran momento storico! Qualunque cosa si legga, o si ascolti, ci rimanda ad una società in fase calante. C’è l’Isis e il terrorismo internazionale; c’è la crisi economica e la recessione; ci sono persone che soffrono la fame... Insomma, c’è poco da stare allegri e credo che nessuno di noi lo sia. Tutti, nel nostro piccolo, possiamo e dobbiamo dare un contributo per migliorare questa realtà che, in fondo, è l’unica che abbiamo. Purché non si lasci che rubi e distrugga i nostri sogni! Noi di Sherman speriamo di regalarvene e regalarcene ancora. Un momento di evasione. Un momento onirico. Solo nostro, eppure condiviso. E per una volta io, che pure di parlare non smetterei mai, lascio la parola a Fernando Pessoa, più del sogno del passaggio. Il resto è solo terra e cielo. che in fatto di conoscenza... Sapeva di certo il fatto suo! Viaggiare! Perdere paesi! Essere altro costantemente, non aver radici, per l’anima, da vivere soltanto di vedere! Neanche a me appartenere! Andare avanti, andare dietro l’assenza di avere un fine, e d’ansia di conseguirlo! Viaggiare cosi è viaggio. Ma lo faccio e non ho di mio più del sogno del passaggio. Il resto è solo terra e cielo. Alla prossima, amici viaggiatori! Con l’augurio di partire con una valigia vuota. Che tornerà riempita di nuova essenza! Shermanviaggi by Intertravel I Viaggi di Sherman 5 SHERMANVIAGGI by Intertravel Cirque du Soleil uno spettacolo da non perdere a Las Vegas 6 I Viaggi di Sherman SHERMANVIAGGI by Intertravel sinistra Le Cirque du Soleil è uno degli spettacoli più entusiasmanti. «What happens in Vegas...» Uno spot americano diceva “cio che succede a Las Vegas resta a Las Vegas” by Shermanviaggi Metti due care amiche che si ritrovano dopo molto tempo per un aperitivo in centro. È l’ora in cui il cielo non è più azzurro, ma non è ancora buio: il sole tramonta sfumando l’aria di viola. È un tempo propizio per ricordare e fantasticare e, sogna che ti risogna, le due amiche cavalcano l’onda della libertà. E si regalano un viaggio. Destinazione: Las Vegas! Certo, all’inizio erano un po’ incerte: lo stereotipo di Vegas città di poker e streaptease stava quasi per avere la meglio ma, alla fine... Prima un immenso deserto e poi, come un miraggio, appare Las Vegas e il suo scintillio. Oasi un tempo per i pionieri affaticati, oasi ancora oggi, miglior antidoto a tristezza e stress. A dirla tutta, le nostre amiche non credono ai loro occhi mentre passeggiano nella Springs Reserve: tra giardini e percorsi naturali, attraversano gli accampamenti che diedero vita alla città; muovendosi tra terreni talvolta aridi, talaltra paludosi, giungono fino al Nevada State Museum e possono ripercorrere l’evoluzione del sito, dalla preistoria ai giorni nostri. La cultura e la storia. Vegas come un libro: copertina lucida e patinata, pagine ricche di contenuti. Cercano un impatto immediato con questa realtà che profuma di fantasia. Lo trovano volando in aliante per dissolversi nella suggestiva maestosità del Red Rock Canyon: scogliere rosse ed enormi lastre si stagliano in un paesaggio desertico. Da un capolavoro della natura a un capolavoro di ingegneria: la diga di Hoover, interamente costruita dall’uomo, va a formare il Lake Mead, il più grande del Paese. E... Che sorpresa! Il lago offre spiagge e baie riparate e tranquille dove prendere il sole o imparare a veleggiare. A questo punto le due amiche sono pronte ad iniziare il viaggio nel lusso originale, a tratti sfrontato, della città che non dorme mai. Smaltito il jet lag nella Spa del Cosmopolitan, ispirata all’intensità e all’immobilità desertica, curiosano nei Forum Shops del Caesars Palace, tra i fasti dell’antica Roma, in cerca dell’abito più bello per la notte che le attende, e già la sentono sulla pelle mentre scoppiettano le bollicine nei calici del Fizz Bar. Elettrizzate come due bambine alle giostre, girano in gondola sui canali del Venetian e ridacchiano: sanno già che saliranno sulla Tour Eiffel dell’Hotel Paris, assisteranno ammutolite allo spettacolo di un vulcano che si incendia all’Hotel Mirage, e dal New York-New York cercheranno di afferrare lo padrone. Abbagliano i neon dell’insegna più fotografata al mondo: «Welcome to Fabulous Las Vegas, Nevada». Ed eccole spumeggiare in un mondo di luci e colori, col naso in su nella hall dell’Hotel Bellagio che incastona l’inestricabile opera d’arte «Fiori di Como» di Dale Chihuly: migliaia di fiori di vetro soffiato e dipinti a mano. Fuori, un enorme lago che si anima di notte per ospitare l’inenarrabile spettacolo delle fontane che danzano come étoile: un po’ chic, un po’ snob. Questo elegantissimo hotel sembra il posto giusto per tentare la fortuna al gioco: un intero piano è occupato da slot machine con strabilianti jackpot a sei zeri mentre la Bobby’s Room, riservata ai giocatori di Prima un immenso deserto e poi, come un miraggio, appare Las Vegas skyline della Grande Mela. Ecco l’essenza del viaggio: il mondo in un batter di ciglia! Il mondo in un’unica passeggiata sui Las Vegas Boulevard South, «The Strip»: più che una passeggiata, una scarica di adrenalina. Lungo questi viali, attori Premi Oscar camminano con nonchalance. E loro accanto, con altrettanta disinvoltura, sebbene colpite dalla genesi di questo mondo in scala. L’attività commerciale cominciò a fiorire solo intorno agli anni Quaranta, dopo la legalizzazione del gioco d’azzardo. Era il crimine, allora, a farla da poker, è abitualmente frequentata da celebrità. Non solo i giocatori sono eccitati dal tintinnio delle fiches e delle monete. In sottofondo un brusio di voci che, talvolta, lascia intuire qualche improperio... Le nostre amiche si aggirano tra i tavoli, elegantissime nei loro nuovi abiti da sera. Aspettano l’inizio di «O», lo spettacolo del Cirque du Soleil, per volteggiare rapite nella celestiale leggerezza rarefatta del mondo acquatico. I Viaggi di Sherman 7 SHERMANVIAGGI by Intertravel È l’alba del giorno dopo. Gli Strip sono a misura di famiglia. Turisti di ogni età si dedicano con estrema soddisfazione allo shopping. Grandi firme a prezzi scontatissimi nella città della fortuna, ma girellare per negozi stuzzica l’appetito. Incuriosite dalla cucina fusion dello chef Matthias Merges, stuzzicate dagli spuntini veloci degli snack bar o dalle torte che sembrano quelle di Nonna Papera, finiscono per scegliere la cremosità di un milk shake da sorseggiare tra una vetrina e l’altra. Trascorrere il resto della giornata è un soffio. A tu per tu con granchi reali e lumache di mare, immerse nei tunnel dell’acquario Shark Reef, mentre specie marine di ogni colore, forma e dimensione nuotano vanitosi. Vorrebbero tentare un’immersione con gli squali per inabissarsi in un vecchio relitto, ma sono distratte dall’enormità del polpo gigante del pacifico – quarantacinque chili di polpo, per intendersi – dal letale pesce scorpione, e soprattutto dai coloratissimi pesci pappagallo nella Caribbean Reef: barriera corallina in pieno deserto: se non è un miracolo, come altro si può chiamare? Poi la voce del torbido le chiama. Sedotte dall’intramontabile fascino di 007, vogliono 8 I Viaggi di Sherman indagare le origini oscure e malavitose di Vegas al Mob Museum. Una mostra interattiva le catapulta nell’intrigante ambiente del FBI, ascoltando intercettazioni reali e seguendo un corso intensivo sull’uso delle armi. Si sentono forti e potenti e si dirigono a passo sicuro verso il cuore del cuore della città. A Freemont Street brillano le insegne al neon più famose al mondo, le band si esibiscono dal vivo accanto a talentuosi artisti di strada. Il Viva Vision si impossessa di loro per pochi, ma ineguagliabili, minuti di luci infinite a tempo di musica. sopra E’ del 1959 il cartello che dà il benvenuto ai visitatori di Las Vegas. centrale e sotto fuori la città. Due immagini della Valley of Fire, appena E intanto si avvicina il tramonto. Vogliono aspettarlo sulla High Roller per vedere dall’alto la magia delle luci che esplodono. Forse vedranno anche il parallelepipedo specchiato del Delano cambiare colore. Domani le attende un’escursione nel deserto a bordo di un fuori strada rosa bubble gum. Domani. Prima c’è un’altra notte da vivere. Perché «what happens in Vegas stays in Vegas». Così pensavano le nostre amiche ricordando l’arzilla vecchina di uno spot del Nevada. Ma oggi... C’è il video esperienziale! E siamo SHERMANVIAGGI by Intertravel direttamente catapultati negli ambienti di Grand Hotel e Casino. Per cui può capitare che ciò che accade a Las Vegas finisca su Facebook o Instagram in fotogrammi dove, per una volta, le uniche star siamo noi e la vita Perciò, amici e amiche, se passate da Las Vegas, fate i bravi! Oppure regalateci un momento della vostra follia con l’hashtag #shermanviaggi. Have a nice hand, players!. sher Basta un “selfie” davanti alle fontane del mitico Bellagio per trasformarci in vere star del nostro viaggio favolosa è la nostra. E, chiunque voglia fare come le nostre gentilissime amiche, che ci hanno omaggiato col diario del loro viaggio speciale, può anche fare riferimento alle nostre pagine de «Il mondo in un click». sopra Il The Winn è il primo hotel che ha cambiato lo stile architettonico di Las Vegas. Finiti i tempi del finto. I Viaggi di Sherman 9 SHERMANVIAGGI by Intertravel 10 I Viaggi di Sherman SHERMANVIAGGI by Intertravel Suggestioni dal Sol Levante Un viaggio nel passato, fra cultura e tradizioni ed un occhio al futuro, questo è il Giappone odierno by Shermanviaggi Una sera un ladro irruppe nella misera capanna di Ryōkan ai piedi della montagna, ma non trovò niente da rubare. Ryōkan disse: «Hai fatto un lungo cammino per farmi visita e non puoi tornare a mani vuote. Ti prego di prendere in regalo i miei vestiti». Il ladro scellerato fuggì portando con sé i poveri abiti e Ryōkan sedette nudo a contemplare la luna. Intanto pensava: «Pover’uomo, avrei voluto dargli anche questa bella luna». Daigu Ryokan fu poeta zen, poeta dell’essenziale. E questo piccolo aneddoto pare essere piuttosto esplicativo. È passata molta acqua sotto i ponti da quanto, verso la metà del Cinquecento, una violenta tempesta spinse un gruppo di portoghesi a bordo di un’imbarcazione cinese verso l’isola di Kyushu. Fu questo l’inizio del Giappone per noi europei. Oggi, collegamenti sempre più comodi e veloci hanno reso l’altro capo del mondo straordinariamente vicino e raggiungibile e gli scambi fra le nostre culture agli antipodi sempre più frequenti e proficui. Eppure è una terra per molti aspetti ancora misteriosa. Un amico rientrato dal suo viaggio raccontava, per esempio, che per orientarsi a Tokyo ha imparato a pensarla in 3D: con uno sviluppo anche verticale. Tokyo, paradiso della modernità. Una società avveniristica che, per nostra grande fortuna, è sempre memore del passato. Tecnologie ultra sofisticate, ritmi di vita frenetici, eppure quei treni velocissimi e puntuali come orologi svizzeri, i mitici Shinkansen, conducono il più delle volte in posticini inaspettati dove è ancora la natura a dettare l’esistenza mentre un’atavica ritualità scandisce le giornate. La natura in Giappone, come una sofisticata dama d’altri tempi, rinnova il guardaroba ad ogni cambio di stagione: rosa come i ciliegi di primavera, verde brillante come le risaie e i bambù dell’estate, rosso come le foglie d’acero e giallo come il ginko per l’autunno, e infine il bianco candido della neve d’inverno. Mutano colori e atmosfere, al punto da regalare ogni volta emozioni nuove. Gli uomini si adeguano, mossi da un profondo attaccamento al corso naturale del tempo. Fluttua il Giappone. Oscilla tra tradizione e avanguardia, tra metamorfosi e identità. Si lascia conoscere. Per questo, probabilmente, dedica grande cura e attenzione alle strutture ricettive. Eppure c’è un modo diverso di penetrare l’anima nipponica: spogliarsi degli abiti occidentali e concedersi di soggiornare in Ryokan. Sì, suona come il nome del poeta ed entrambi sono legati dal minimalismo esistenziale. Un Ryokan è un albergo rimasto immutato nel tempo: Tatami sul pavimento, bagno esterno alla camera, porte scorrevoli quadrettate in legno che danno su ordinatissimi giardini, camere essenziali. L’unico abbellimento è una nicchia, Tokonama, che espone sculture, calligrafie o composizioni Ikebana. Il Futon compare soltanto alla sera, a cena finita, sistemato direttamente sul Tatami. I sapori non sono affatto contagiati da effluvi occidentali, il servizio impeccabile è assolutamente personalizzato: una cameriera esperta, una vera e propria ospite, in genere anziana, si occupa di capire e soddisfare ogni esigenza. Da ogni angolo, il giardino è visibile. Spesso viene allestita la cerimonia del tè. Ecco cos’è un Ryokan: la quintessenza della tradizione, una sorta di viaggio culturale immediato. L’ospitalità è un rituale magico che si esprime, appunto, massimamente nella cerimonia del tè, Chanoyu, simbolo di convivialità e condivisione oltre che di contemplazione. Non c’è posto per il caos o per l’improvvisazione. Ogni dettaglio è minuziosamente curato: la scelta degli ospiti, il giorno, che deve replicare lo splendore della natura, il dipinto o la calligrafia che sarà l’unico ornamento insieme ai fiori e poi, naturalmente, una raffinata selezione di tè e di acqua. I Viaggi di Sherman 11 SHERMANVIAGGI by Intertravel 12 I Viaggi di Sherman SHERMANVIAGGI by Intertravel Si celebra l’armonia, la purezza, la serenità. L’O-cha è deliziosamente amaro, un piacevole pungolo al palato, mitigato dal sapore persistente dei dolci che lo accompagnano. «Ichigo ichie», «ogni volta un incontro»: così si dice durante la cerimonia perché essa ogni volta è speciale, evento unico e irripetibile. La bellezza è semplicità e naturalezza. La bellezza è zen. È la pietra e la sabbia dei giardini, anche di quelli meno noti, ma fortemente suggestivi, di muschio. È la veranda che si affaccia su Ryoan-Ji, per meditare davanti a un capolavoro che evoca isole e mare. È osservare la disposizione simbolica dei fiori: lo stelo più alto è il cielo, quello più basso la terra, l’intermedio è l’uomo. In un cammino che tende all’elevazione spirituale. La leggerezza, la serenità: è anelare assiduo per i Giapponesi che, per ritemprare corpo e mente, si rifugiano negli Onsen. Sono vasche che raccolgono acqua calda di origine vulcanica. I Ryokan, di solito, ne sono forniti. Con addosso solo lo Yokata e calzando un paio di Geta, non serve altro se non dimenticare la fretta, spogliarsi ed entrare in acqua lentamente. Poi rimanere fermi. La rigenerazione sarà assoluta. Tutto questo si può vivere in un Ryokan. Non solo un viaggio, dunque. Ma anche un’ascesa. O meglio, un’ascensione. Possibile, più o meno, in tutte le parti del Giappone. Perché non a Kyoto? Zen e contemplativa, la sua storia millenaria attrae e stupisce visitatori di tutto il mondo. Qui sono state concepite le più suggestive forme d’arte nipponiche, compreso il teatro Kabuki. L’antica Kyoto esiste ancora a Higashiyama, nelle sue abitazioni di legno, i negozi tradizionali e le scale in pietra. Ponticini di legno solcano i canali. S’incontrano ancora le sinistra Il palazzo di Tanzan Shrine sotto Lanterne al festival di Bodom. Nara con la sua tradizione, Osaka con la sua modernità, due facciate di uno stesso mondo. Geishe e la loro elegantissima dignità di donne. Ricca di templi e di suggestioni religiose, ogni luogo di culto è un emblema, e ha molto da raccontare. Kiyomizudera, per esempio, con un santuario dedicato alla dea dell’amore, raccoglie sospiri e lacrime dei cuori innamorati. Di fronte, un sentiero di pietre ordinatamente dislocate: chi riuscirà a percorrerlo saltando sulle pietre a occhi chiusi troverà fortuna in amore. E perché non raggiungere Nara, l’antica capitale? Il Todaiji è un tempio buddista d’importanza storica immensa. È il più grande edificio in legno al mondo e conserva una delle più grandi statue di Buddah in bronzo. Il parco di Nara ospita circa milleduecento cervi che gironzolano liberi: sono messaggeri degli dei per gli scintoisti e ora anche simbolo della città. Il Kasuga Taisha è il santuario più celebre di Nara, col suo colore aranciato e radioso. E che dire di Osaka? Il castello sfarzoso, il teatro di marionette... Osaka è una città giovane, modaiola; è considerata la capitale culinaria del Giappone. Dotombori è una zona vivace, vistosa, appariscente. Qui si cucinano ottimi Okonomiyaki. Cotti su una piastra che, normalmente, fa parte del tavolo stesso, proprio come si vedeva una volta nei cartoon made in Japan. Non solo Sushi, ovviamente, ma, ad esempio, Teriyaki Udon, o Takoyaki di polpo... Qualunque cosa si scelga, sono sapori che conquistano le menti aperte e i palati raffinati, anche quelli più golosi: il gelato al sesamo bianco e nero è davvero una prelibatezza. E non disperino neanche i carnivori perché la carne, qui, contrariamente a quanto si possa pensare, è una delle migliori al mondo. I più temerari, invece, cercheranno il Fugu: i ristoranti autorizzati a cucinarlo espongono una grande insegna a forma di pesce palla. Un attimo di contemplazione merita la fila di lanterne fuori dalle porte: è davvero un altro mondo! In questo momento il Giappone si prepara all’estate: ci sono posti di mare incantevoli! Ma estate è soprattutto sinonimo di festa e fuochi d’artificio. L’Hanabi Taikai è un’immersione sociale. Fiumane di persone sfoggiano lo Yokata, in un tripudio di acconciature originali e accessori stravaganti mentre gli immancabili ventagli offrono una parvenza di sollievo dal caldo. Poi cala il buio e i razzi colorati esplodono in mille forme diverse. Ogni esplosione è un sussulto, un coro che ti stupisce all’unisono. Ancora molto c’è da raccontare, luoghi da visitare, poesie da leggere, negozi da «saccheggiare» e, soprattutto, storia da vivere e da rivivere. Il Giappone non si esaurisce certo in poche righe. Infatti, altre suggestioni ci attendono ma, per adesso………… arrivederci a presto! sher I Viaggi di Sherman 13 SHERMANVIAGGI by Intertravel Barossa Valley Sapori in libertà by Shermanviaggi 14 I Viaggi di Sherman SHERMANVIAGGI by Intertravel I Viaggi di Sherman 15 SHERMANVIAGGI by Intertravel destra Barossa Valley, un cartello ci indica quanto siamo distanti dalle maggiori capitali mondiali sotto Incontri ravvicinati nel Sud Australia Lo scoppio sembra un rullo di tamburi. Poi il calore della fiamma e, finalmente, la mongolfiera si libra e vola. Sospesi tra le nuvole in compagnia del vento. Forse è il modo più suggestivo per scoprire una meravigliosa parte del sud dell’Australia: la Barossa Valley. Quando la luce del tramonto si fa rossa è quasi prepotente. Colora i campi coltivati con cura e le piante di vite sono puntini verdi in fila perfetta, come bambini che, all’uscita di scuola, si tengono per mano. Talvolta anche le foglie si colorano di rosso. Tornati a terra, si può solo ammirare e assaporare piano un paesaggio che ricorda alcune zone della Maremma Toscana, ma poi offre riparo sotto alberi di eucalipto, già dimora di teneri koala che osservano curiosi, mentre un canguro continua sornione il suo giro, incurante dei grandi palloni colorati che si rincorrono nel cielo. Questa è l’anima della Barossa Valley, una delle più antiche regioni produttrici di vino. Quando gli europei partirono in cerca di fortuna verso il nuovo mondo i tedeschi, in fuga dalle persecuzioni della Slesia, attuale Polonia, scelsero proprio questa zona per fermarsi: era il lontano 1842, ma quell’antico fascino vive ancora, intatto. C’è una panetteria nei pressi di Tanunda, l’Apex Bakery, famosa per il suo pane nero. I pronipoti raccontano con fierezza del loro bisnonno, Apex appunto, giunto dall’Europa in cerca di fortuna. Pare che per sbarcare il lunario dormisse in bottega. Lo spazio per stendersi non c’era e così, in cerca di calore e morbidezza, si accovacciava sui grandi teli di lino che avvolgevano l’impasto. Il pane lievitava protetto dal calore umano e, riconoscente, si gonfiava per regalare un po’ di sollievo, un po’ di leggerezza. Da allora di strada ne è stata fatta tanta. Le diversità climatiche del territorio offrono come per magia uve molto diverse; il caldo clima continentale regala uve mature e vini liquorosi. Ci fu un’epoca in cui l’attività vinicola non era così fiorente e si focalizzava sulla produzione di vini rossi da tavola; ma intorno al 1980 un gruppo di famiglie, viticoltori da generazioni, decise di rilanciare il loro purtroppo inflazionato vitigno di punta, lo shiraz, trasformandolo in un vino corposo, carico di note speziate e, talvolta, cioccolatose. Ciò che catapultò la regione al primo posto nel settore dei vini australiani. La valle del «liquid sunshine» deve il suo nome a un curioso errore di trascrizione: vista la vittoria britannica sui francesi nella battaglia di Barrosa, in Portogallo, il colonnello William Light pensò di omaggiare i vincitori rendendo eterno il ricordo di quel trionfo, ma il trascrittore ebbe un attimo di defaiance e quella che avrebbe dovuto 16 I Viaggi di Sherman SHERMANVIAGGI by Intertravel sotto La Barossa Valley ospita oltre 80 cantine e 160 aziende vinicole. essere Barrosa Valley divenne per sempre Barossa. Ma poco importa: ciò che conta è che l’eccellenza qui vive in botti di legno pregiato, a partire dai vitigni più rinomati: shiraz e grenache. Ad oggi, la Barossa Valley può vantare oltre ottanta cantine e poco meno di duecento aziende vinicole, cui si affiancano notevoli ristoranti pluripremiati che dei prodotti di stagione a chilometro zero hanno fatto una vera e propria filosofia culinaria. Quasi tutte le cantine sono aperte al pubblico, le altre sono ben liete di aprire su prenotazione. Volendo godere di un itinerario enogastronomico, alcune soste sono imprescindibili. Grant Burge, per esempio: il cioccolato, le marmellate e perfino la deliziosa fruitcake sono offerti rigorosamente in versione liquorosa. Ardesia blu: questo è il tema dominante della Seppeltsfield Wines, fondata nel 1851 che, con pazienza e passione, aspetta che il Para Port invecchi per ben cento anni. Langmel Winery ospita il più antico vitigno australiano, attivo da centosessanta anni: il Freedom Shiraz. E mentre il Jacob’s Creack fu la prima vigna commerciale, l’Heritage Trail offre degustazioni a spasso nel tempo e nella storia. Dal nord al sud della valle, tutto parla di vino, di cultura, di storia. Le escursioni si possono personalizzare: oltre alla mongolfiera, si può visitare in moto o in auto d’epoca, in elicottero o in carrozza, oppure semplicemente pedalando in libertà tra il verde dei filari e gli intensi colori del cielo. Qualunque percorso si scelga, il risultato sarà comunque una profonda condivisione della cultura indigena attraverso la degustazione dei loro vini e la conoscenza dei loro sapori: pane, formaggi e carni affumicate tipiche della zona. Tra i posti più rinomati c’è senz’altro Angastone: il reverendo Angas era un pastore luretano che si prodigò per l’inserimento dei nuovi immigrati tedeschi. Il tedesco è una lingua ancora conosciuta e parlata e forte si mantiene il legame culturale con le terre d’origine. Qui vive, e soprattutto cucina, Maggie Beer, il volto televisivo della cucina australiana. E poi c’è Tanunda! Un giardino elegante, trapunto di palme, conduce alle deliziose cantine dello Château. Il personale, preparato e gioviale, si diletta ad illustrare la storia del luogo mentre uno shiraz deliziosamente frizzante solletica la lingua, induce alla scioltezza. Viene quasi voglia di sposarsi qui, come ha appena fatto quella coppia raggiante che scende, quasi volteggiando, da una carrozza trainata dai cavalli bianchi. Come dar loro torto? Sorseggiare Three Graces tra gli arredi scuri di gum tree: chi ben comincia... Volendo, si possono creare itinerari davvero romantici: si può godere di un pic nic all’ombra di eucalipti rossi, cenare nella deliziosa verandina annessa alla cantina di Grant Burge... Oppure ci si può rilassare e giocare a golf. Una pausa dal vino ci si può concedere visitando il Kaisertuhl Conservation Park: il trekking si rivela una sorpresa decisamente inaspettata tra canguri avvezzi alle fotocamere e una frescura rigenerante. Non si può, d’altra parte, ripartire senza aver fatto un salto all’Abbey Antiques: un mercatino delle pulci dentro una suggestiva abbazia. Gli appassionati di storia impareranno tutto, ma proprio tutto, visitando il Barossa Museum. Se siete già pronti a partire, ricordate che a febbraio ha luogo il Cellar Door Wine festival, aprile è l’Aussie Wine Month e ad agosto si svolge il celebre Barossa Gourmet Week End. Un’ultima raccomandazione: che la valigia sia capiente e spaziosa! Non saranno poche le cose che vorrete portare con voi. Solo, non preoccupatevi per le bottiglie: assaggiate, scegliete e... Ordinatele! Probabilmente al vostro rientro saranno già ad aspettarvi sul pianerottolo di casa per regalarvi un ultima, lunga, sorsata di vacanza. sher I Viaggi di Sherman 17 SHERMANVIAGGI by Intertravel La fine del mondo Viaggio in Gaspesie di Caterina Clasadonte Alla fine del mondo c’è una penisola. I suoi colori sono nitidi e vibranti: il verde dei boschi incornicia il blu dell’acqua e, come culla, protegge piccoli villaggi di pescatori, villaggi antichi, persone estremamente ospitali. È la Gaspésie, dove il vento profuma di salsedine. Non è molto grande, ma è senz’altro fulcro storico della Nuova Francia: accolse Jaques Cartier nel 1535 e, secoli dopo, assistette al compiersi del destino mentre Francia e Inghilterra combattevano in mare. Accade di sentirsi fluttuare tra le immagini di un libro in questo posto ancestrale che in lingua mic mac si chiama proprio «fine della terra». Il bello deve ancora venire. E un’idea precisa del bello la rende il parco nazionale di Île Bonaventure e du Rocher Percé: un gioiello della natura disegnato dal mare e dal tempo. Una roccia maestosa e poi il contrasto: il rosso della terra contro il blu del mare. Racconta una storia geologica passata, di quando l’isola era ancora attaccata alla terra ferma. Ma «il mostro gigante, trapassato da un enorme occhio ora verde, ora grigio, ora blu o viola, secondo gli umori del mare» racconta anche l’intensa storia tra un giovane ufficiale della marina francese e la sua promessa sposa. Dopo essersi giurati amore eterno, il giovane fu inviato nella Nuova Francia. Il dolore del distacco convinse la fanciulla ad imbarcarsi per raggiungere il suo uomo. Nei pressi di Terranova, però, la nave fu attaccata dai pirati. La fanciulla sopravvisse all’ardua battaglia, ma il capitan pirata la chiese in moglie, raggirandola con la vaga promessa di poter incontrare ancora una volta il suo amato, giunti al forte di San Lorenzo. Ma, mentre si accingevano alle celebrazioni, la fanciulla si gettò nel blu profondo del mare e annegò, avvolta da una fitta nebbia che rese impossibile ogni tentativo di soccorso. Il mattino seguente, diradata la nebbia, i pirati spagnoli furono terrorizzati dall’apparizione di una roccia gigante, nella quale credettero di rinvenire le sembianze della fanciulla che infliggeva loro una maledizione. Non fecero in tempo a virare: lo schianto contro la roccia non lasciò loro scampo alcuno. La gente, incredula lungo le rive, ammutolì vedendo che lì dove la nave 18 I Viaggi di Sherman era ormeggiata si ergeva dal nulla una roccia a forma di vela. Pare che il fantasma della fanciulla veleggi ancora da quella parti, lungo quelle scogliere dalle quali si scorge, candido, il collo sinuoso delle sule bassane. I presupposti ci sono tutti perché il tour della Gaspésie assuma i contorni della favola. C’è il mare. C’è la montagna. E i parchi. Il Forillon non è grande come altri parchi canadesi, ma è una gemma di mare, scogli e boschi. Mentre l’acqua delle cascate pare sgorgare dagli alberi prima di correre sulla roccia, i boschi proteggono una ricca fauna selvatica e sulle scogliere planano migliaia di uccelli marini. Le foche, invece, preferiscono riposarsi a riva. Ripropone l’antico villaggio di pescatori. Quell’atmosfera, fatta di odori, sapori e piccoli oggetti, c’è ancora nel magazzino di Hyman stipato di ricordi. Intanto, il piccolo faro di Cap Gaspé rimane arroccato. Ogni tanto una luce: un bagliore salvifico che si staglia all’orizzonte. Sulla sabbia della Penouille si gioca come lucertole col sole. L’acqua è calda, salata, paludosa. La fitta nebbia che di tanto in tanto l’avvolge, sale dal mare come vapore. A Baie de Chaleur c’è una lingua di sabbia, una delle più belle al mondo. Sfocia l’Eel River qui: il fiume diventa mare mentre il mare diventa fiume e l’acqua ha sapore doppio. Un paradiso per aquile, aironi, falchi pellegrini. Sono calde anche le acque che bagnano Bonaventura, scintillano le luci del lungomare di Paspebiac. Di sicuro colpisce la spiaggia rossa di San Godfrey. Di sicuro ammalia la Baia di Port Daniel. «Giacimenti» fossili nel Miguasha. Colmano i gap nella storia dell’evoluzione della vita sulla terra. Sono un tripudio di colori i fiori dei Jardins de Métis. Scivola lungo il fiume la canoa, tra i boschi e i laghi del Parc National de la Gaspésie, aspettando che arrivino i caribù. S’impone la maestosità del Sentiero Internazionale degli Appalaches. Tanto c’è da vedere. Poi, come sempre, la differenza è nel «sentire». E la Gaspésie sembra essere fatta apposta per «sentire». sinistra Una gita in canoa nei tranquilli laghi della Gaspesie SHERMANVIAGGI by Intertravel Saltare su un pick up e percorrere la 132 fino a Matane, seguendo i fari. I salmoni risalgono il fiume fin dentro al downtown e i pescatori fremono lungo la Promenade des Captains. Chiacchierano molto volentieri. Amano parlare delle loro tradizioni. Con squisita e inusuale gentilezza, svelano i trucchi della pesca e, tra una dritta e l’altra, esortano a seguire la rotta delle balene. Ce ne sono tante, attirate dagli immensi banchi di crostacei. Nel San Lorenzo nuota addirittura la balenottera azzurra e le megattere si esibiscono in straordinarie evoluzioni. Se, invece, tra le increspature dell’acqua scivolano dorsi candidi, beh... Quelle sono piccole balene beluga. E sì, i crostacei vivono qui. E anche l’aragosta, regina del mare della Gaspé. Ci sono tanti piccoli segreti per pescarla e gustarla al meglio. Sono buongustai in Gaspésie. È la regione gourmand del Canada. E, se il pick up parcheggiato lungo la strada ci ricorda che siamo in Nord America, i sapori ci riportano in Europa, in Francia, con qualche tocco di originalità atlantica. Ovviamente, a cena, pesce. Hanno il miglior merluzzo del mondo. Se ne può seguire tutto il processo di lavorazione: tagliato a mano, un lieve tocco di sale e poi rimane sulle reti stesse, a crogiolarsi al sole, per cinque lunghe settimane, cullato dalla brezza oceanica. Ha un altro sapore il pesce qui. Sarà il paesaggio. Prendi, per esempio, Gaspé: piccoli villaggi di pescatori punteggiano le coste frastagliate. Piccoli borghi, casette colorate, protetti dai fari, impettite sentinelle a cui nulla sfugge. sinistra Le foreste del Quebec sono come una tavolozza di colori di un pittore A Percé l’astice è freschissimo tutto l’anno, mantenuto in vita in gabbie immerse nell’acqua. Stupisce dapprima, ma poi conquista, l’accoppiata mare-formaggio: la scioglievolezza del caprino sulla carnosità delle capesante non lascia spazio a dubbio alcuno. E tanto, tanto pesce nella bouillabaisse: si sente bene la delicatezza del salmone selvaggio. A proposito di salmone: l’affumicato migliore è a Mont Saint Louis. Tra una chiacchiera e l’altra, i fari hanno acceso la fantasia. Bisogna vederli tutti! Cap des Rosiers ha il faro più grande del Canada: se è limpido, si vede fino all’ Île d’Anticosti. Brilla di rosso il faro di La Martre, pare un mulino a vento e, come per incantesimo, spunta il faro di Cap Madeleine, mentre il custode prepara bagel fragranti con salmone affumicato, neanche a dirlo! Forse, però, il più bello è il faro di Pointe à la Renommée. Alla fine di una lunga strada sterrata. Intanto, le onde dell’Atlantico si infrangono fragorose mentre il cielo si fa rosa. E il mare si fa rosa. Tanto che non si distingue più l’orizzonte. sher I Viaggi di Sherman 19 SHERMANVIAGGI by Intertravel 20 I Viaggi di Sherman SHERMANVIAGGI by Intertravel Nuova Caledonia Questo Mese il nostro carissimo Luigi è stato per noi in Giappone e Nuova Caledonia ed ha voluto condividere le sue emozioni. Per questo motivo nella sezione Uno sguardo sul Mondo abbiamo deciso di dedicare tutto lo spazio a questa magnifica ed insolita destinazione. Ad oggi il numero dei turisti che trascorrono una vacanza in Nuova Caledonia è contenuto e questo la rende ancor più affascinante ed interessante. Un paradiso naturale, come lo era la Polinesia trenta anni or sono. In un mondo dove tutto è ipertecnologico, dove tutto è veloce e si misura in byte, qui il lento trascorrere del tempo regala emozioni uniche. Un posto dove si può riscoprire il piacere di una passeggiata sulla spiaggia, soli, una barca di pescatori all’orizzonte, la brezza che ci accarezza ed il profumo dei pini. Questa è la Nuova Caledonia. Grazie per averci regalato le vostre emozioni che custodiremo in queste pagine... sher I Viaggi di Sherman 21 SHERMANVIAGGI by Intertravel Uno sguardo sul mondo Il mondo in un click. Tante piccole finestre digitali che ritraggono posti da favola. Ecco le nostre preferite. Speciale Nuova Caledonia e Giappone Il nostro Luigi e sua moglie Tiziana ci hanno gentilmente inviato le foto del loro viaggio in Giappone e Nuova Caledonia. Grazie per aver condiviso con noi le vostre emozioni in queste pagine e su Instagram #shermanviaggi. Nuova Caledonia Tramonti boreali. Il sole si specchia all’orizzonte, la giornata volge al termine in questo paradiso incantato. (foto di Luigi Calabresi) Isola dei Pini - Nuova Caledonia Lunga 18 Km e larga solo 14 KM l’Isola dei Pini è una meraviglia naturale. (foto di Luigi Calabresi) 22 I Viaggi di Sherman SHERMANVIAGGI by Intertravel Ouvéa- Nuova Caledonia Anche in Nuova Caledonia il calcio è popolare fra i ragazzi dell’isola. Questa “squadra” ha subito aconsentito ad una foto ufficiale. (foto di Luigi Calabresi) Kyoto - Giappone Le lanterne illuminano un lungo tunnel nei colori del rosso e del nero. Le ombre e le luci si rincorrono al passagio di quanti salgono al santuario dedicato allo spirito Inari (foto di Luigi Calabresi) INVIA LE TUE FOTO: La foto di un tuo viaggio inviala a [email protected] o usa l’hastag #shermanviaggi su Instagram. Le foto più belle saranno pubblicate sui prossimi numeri della nostra newsletter. #shermanviaggi I Viaggi di Sherman 23 SHERMANVIAGGI by Intertravel 24 I Viaggi di Sherman