I prodotti tipici e le ricette della tradizione gastronomica romana. Questa varietà di zucchina si distingue dalle altre per la sua tipica forma un po’ curva e le sfaccettature dagli spigoli ben evidenti, un colore verde chiaro ed un pronunciato sapore tendente all'amarognolo. zucchina romanesca Molto usati anche i suoi fiori, meglio noti come fiori di zucca, che nella tradizione romana vengono farciti di mozzarella ed acciughe, impastellati e fritti. Fiori di zucca 600 g di fiori di zucca 3 acciughe sotto sale 100 g di provatura 100 g di farina 2 albumi 1 cucchiaio di prezzemolo tritato olio extra vergine d’oliva sale fritti Si scelgano fiori di zucca freschissimi. Vuotate i fiori di zucca e farciteli con un pezzetto di formaggio e uno di acciuga, quindi richiudeteli. Preparate una pastella con 2 dl di acqua fredda, farina e un pizzico di sale, aggiungete 2 cucchiai di olio e fate riposare per almeno un’ora. Unite gli albumi montati a neve. Immergete i fiori nella pastella e friggeteli in una padella con olio bollente. Asciugateli con un foglio di carta assorbente e serviteli caldi. La porchetta è un prodotto tipico locale, ormai diffuso su tutto il territorio; la più rinomata è la Porchetta di Ariccia, conosciuta in tutto il mondo. L’arte della porchetta risale ai tempi dei Romani e, in particolare, si dice che l’Imperatore Nerone, ne fosse talmente ghiotto da eleggerlo a suo piatto preferito. Porchetta La porchetta viene preparata con carne di suino, la quale dopo essere stata disossata viene opportunamente condita con spezie ed altri aromi naturali a dosaggio predeterminato. Prima di iniziare il processo di cottura il suino disossato e condito viene legato intorno ad una barra di acciaio per l'immissione nei forni. Nel 1950 viene istituita la Sagra della Porchetta, una delle feste tradizionali più importanti del Lazio. Il prodotto “Porchetta di Ariccia" è in fase di ottenimento della Indicazione Geografica Protetta (IGP). Il pane di Genzano, che ha origine nell'omonimo comune, è un pane casereccio di farina di grano tenero, acqua, lievito naturale e sale che veniva normalmente preparato in famiglia. La fase di impasto consiste nella preparazione pane di genzano IGP del lievito naturale e delle caratteristiche forme, dette “brighe”, che vengono poi fatte cuocere in forni a legna meglio conosciuti come "soccie".Il prodotto ha ottenuto l'Indicazione Geografica Protetta (IGP). Bruschetta 8 fette di pane casereccio 350 g di pomodoro 1 mazzetto di basilico olio extra-vergine d'oliva 1 cucchiaino di capperi 40 g di olive snocciolate sale al pomodoro Lavate sotto acqua corrente fredda il basilico, asciugatelo delicatamente con un canovaccio, quindi spezzettate le foglie. Tagliate a pezzetti le olive snocciolate. Fate scottare in acqua in ebollizione i pomodori, scolateli, sbucciateli, eliminate l'acqua di vegetazione e i semi, quindi tagliateli a dadini. Mettete in una ciotola il pomodoro a pezzetti, il basilico, i capperi e le olive, irrorate con l'olio e salate a gusto. Fate tostare leggermente in forno le fette di pane casereccio, distribuitevi sopra il composto al pomodoro, quindi servite. Questa varietà di broccolo, il cui nome deriva da "brocco" ovvero il germoglio, è tipica della campagna romana e si differenzia dalle altre appunto per l'emissione di germogli secondari e per la caratteristica forma a punta. broccolo romanesco Al gusto, si presenta dolce. Pasta e broccoli 300 gr di pasta 150 gr di cotenne 50 gr di prosciutto, grasso e magro un broccolo romanesco un po’ di olio e di strutto 2 spicchi di aglio 20 gr di salsa di pomodoro. Preparare un battuto con prosciutto pestato insieme all'aglio e metterlo a soffriggere con lo strutto. Al suo indorarsi, aggiungere i fiori di un broccolo romanesco, puliti e tagliati a pezzetti. Dopo poco aggiungere il pomodoro passato, il sale, il pepe, le cotenne di maiale già cotte, col loro brodo. Lasciare bollire fino a che i broccoli non saranno cotti. Aggiungere gli spaghetti spezzati e i cannolicchi e togliere la pentola dal fuoco quando la pasta è al dente; aggiungere abbondante pecorino. Conosciuta già ai tempi dei Romani, la carota odierna conserva ben poco delle sue origini, a cominciare dal colore. Nell'antichità, le prime carote erano bianche, viola, rosa, gialle, verdi e nere; la colorazione arancione è frutto di selezioni ed incroci ad opera degli olandesi che desideravano ottenere un ortaggio che avesse lo stesso colore della Camera d'Orange. carota di maccarese o di fiumicino La produzione è concentrata sul litorale nella zona di Maccarese, da cui prende la denominazione, dal momento che la carota predilige terreni profondi e freschi, ben drenati e tendenti al sabbioso. Torta di carote 300 g di carote 100 g zucchero canna 100 g di zucchero bianco 250 g di mandorle sbucciate 1 cucchiaino di miele 5 albumi 2 tuorli il succo di 4 arance Grattugiate nel mixer le mandorle e la carote. Mettetele in una terrina e aggiungete i due tipi di zucchero, il miele, i tuorli d'uovo e il succo delle arance. Amalgamate energicamente il tutto e per ultimi aggiungete gli albumi montati a neve ben ferma. Foderate la vostra tortiera del diametro di circa 25 cm. con la carta da forno, versateci l'impasto di carote e infornate a 160° per circa un ora e un quarto fino a quando, premendo il suo centro, risulterà soda. Sfornatela e lasciatela riposare su di una gratella per circa 2 ore. Prodotto “antico” nel senso più nobile della parola. Consumato da sempre, ospite immancabile sulle mense dell’antica Roma e considerato cibo degli dei, era impiegato come dolcificante in molti piatti e utilizzato anche nella preparazione del vino. Abbinato alla giuncata costituiva uno splendido dessert. il miele E’ stato l’unica sostanza dolcificante fino al 1500. Oggi è considerato un alimento vero e proprio di alto valore nutritivo e comunque una valida alternativa allo zucchero perché facilmente assimilabile e meno calorico. Mostaccioli 1 kg di farina 1kg misto di nocciole noci e mandorle 1kg di miele Impastare la farina con il miele, le noci, le nocciole e le mandorle insieme. Lavorarla e ricavarne dei filoncini. Disporre i filoncini sulla piastra del forno e far cuocere a calore moderato per una ventina di minuti. Togliere dalla piastra e tagliarli a fette ancora caldi. Rimetterli in forno per 5 minuti, servirli. Questo salame, che viene generalmente prodotto e consumato a Pasqua, è tipicamente romano. Si prepara con carne suina di prima scelta finemente macinata, mischiata a lardelli e condita con sale, pepe, aglio e vino, ed insaccata in budello naturale, a volte anche di ovino. Corallina La peculiarità del prodotto risiede nella stagionatura e nella conservazione: dopo una giornata in un locale con braciere a legna e carbone, la carne viene appesa per due-tre mesi in un locale ventilato per poi essere conservata, secondo l'antichissima tradizione, sotto la cenere. È il formaggio originario della campagna Laziale. Il Pecorino Romano è prodotto esclusivamente con latte di pecora. Questo formaggio, o almeno la sua tecnica, viene da molto lontano. il pecorino DOP romano Ne parla Omero e lo descrive in maniera abbastanza dettagliata Columella. La pecora è stata per secoli un importante fattore di sviluppo per le popolazioni del bacino del Mediterraneo ed il formaggio ha rappresentato una parte non secondaria del reddito degli allevatori. Fave e pecorino Fave fresche Pecorino romano Sgranate le fave e mangiatele con il pecorino. Naturalmente questa pietanza la si consuma nel periodo primaverile quando è il tempo della fava fresca. La Pizza Bianca di Roma nasce dalla necessità dei fornai antichi di stabilire la temperatura dei forni a legna per la panificazione. Dovendo trovare un indicatore che fosse rapido, preciso ed economico, si pensò all'utilizzo di un impasto semplice da infornare direttamente senza l'utilizzo di teglie per accertare che il forno fosse alla temperatura giusta per la cottura del pane. la pizza bianca di Roma Questo impasto, fatto di farina, acqua, sale, malto, lievito di birra ed olio, è noto oggi come la Pizza Bianca di Roma. E' stata avviata l’istanza di riconoscimento dell'Indicazione Geografica Protetta (IGP). Pizza prosciutto 250 gr di pizza bianca di Roma 150 gr di fichi bianchi e rossi 70 gr di prosciutto di montagna sottilissimo e fichi Aprite la pizza nel senso della lunghezza. Spellate i fichi ed eliminate il pane in eccesso. Spalmate i fichi sulla metà inferiore della pizza, premeteci sopra l'altra metà e riponete in frigo fino al momento del consumo. Arrivato il momento aprite la pizza, disponete il prosciutto, richiudete.