Ritratti d’impresa | B. Braun Avitum Italy
L’azienda biomedicale è l’unica del gruppo specializzata
in dispositivi monouso per la nutrizione artificiale
Da Mirandola
ai pazienti
di tutto
il mondo
Trasformare paura e sconforto in energia produttiva.
È quanto hanno saputo fare alla B. Braun Avitum Italy
dopo il terremoto del maggio scorso. Il lavoro
e la dedizione di tutti hanno prodotto un risultato
straordinario: fatturato in crescita, nuove assunzioni
e una sede completamente ricostruita in pochi mesi
di Arianna De Micheli
O
dore di legno che stuzzica i sensi. Buono, balsamico. Dopo
quasi un anno a Mirandola si torna a respirare a pieni polmoni. Anche se, a onor del vero, l’apnea di B. Braun Avitum Italy è durata quanto un battito di ciglia. L’azienda biomedicale, 57 milioni di euro di fatturato previsti per il 2013, in crescita
del 15 per cento rispetto al 2012, ha infatti trattenuto il fiato solo
per un istante. Il 21 maggio, a poche ore da quel fulmine a ciel sereno che è stata la prima di una lunga serie di scosse di terremoto,
l’unità di crisi targata doppia B e votata all’attività di customer service già lavorava a spron battuto. Dove? In un hotel di una Bassa
modenese sotto shock. Ma una settimana dopo il bilancio è stato
peggiore: sei milioni di danni e 3.000 metri quadrati da demolire.
Eppure, gambe in spalla, B. Braun ha marciato subito al galoppo:
70 OUTLOOK - Maggio/Giugno 2013
B. Braun Avitum Italy
nasce nel
a Mirandola
Conta
dipendenti,
assunti
di cui oltre
dopo lo scorso maggio
1991
250
50
2012
50
+8%
2011
2013
15%
Il fatturato
ha superato i
milioni di euro
rispetto al
)
(
si prevede
Per il
una crescita del
Maggio/Giugno 2013 - OUTLOOK 71
Ritratti d’impresa | B. Braun Avitum Italy
La storia | Le radici nel distretto biomedicale
Braun Avitum Italy progetta, produce e vende sistemi terapeutici dedicati a dialisi, aferesi, nutrizione enterale e parenterale e
utilizzati in numerosi altri trattamenti extracorporei del sangue.
Nasce nel 1991 come impresa commerciale (quattro i dipendenti) nel
quartiere industriale di Mirandola, centro nevralgico della «Plastic
valley» modenese, terra di pionieri in campo biomedicale. Il nome di
battesimo allora fu B. Braun Carex, frutto di una joint venture tra B.
Braun Milano e Carex European Group.
Acquisita al 100 per cento da B. Braun Milano nel 1993, un anno più
tardi B. Braun Carex estende il proprio raggio d’azione mutuando da
Carex European Group alcuni rami d’azienda, in primis il settore ricerca e sviluppo. È grazie ai suoi ricercatori che l’azienda può lanciare sul mercato diverse apparecchiature all’avanguardia. Fiori all’occhiello di B. Braun Carex diventano la Diapact Crrt impiegata per la
B.
dialisi in pazienti acuti e la Plasmat Futura nata con lo scopo di trattare in modo selettivo le ipercolesterolemie e le dislipidemie.
Nel 2003 B. Braun Medizintechnologie GmbH delega a B. Braun Carex
l’attività di Regulatory Affairs. La gestione dei rapporti con le autorità
competenti viene infatti trasferita nello stabilimento di Mirandola
(ancora oggi esiste un gruppo di lavoro che si occupa della registrazione di tutti prodotti sfornati dalla divisione). È il 2004 quando B.
Braun Medizintechnologie GmbH acquisisce il 100 per cento delle
azioni di B.Braun Carex. Nel 2008 entrambe le aziende cambiano il
proprio nome rispettivamente in B. Braun Avitum AG e B. Braun Avitum Italy Spa.
B. Braun Avitum Italy è considerato il centro di eccellenza del gruppo
tedesco in materia di tubatismi destinati alla circolazione extracorporea del sangue e per i dispositivi pensati per la nutrizione enterale.
Dopo il disastro, l’amministratore delegato
di B. Braun Avitum Italy Francesco Benatti
è riuscito a convincere la casa madre tedesca
che continuare a credere nella filiale
di Mirandola avrebbe dato ulteriori buoni frutti.
«Dalla Germania abbiamo ottenuto carta bianca.
Il timore di un abbandono
non è mai diventato reale»
52 nuove assunzioni a partire dalla fatidica tarda primavera 2012 (attualmente la forza lavoro supera le
250 unità), un fatturato record a luglio (5,2 milioni di
euro in un solo mese) e un aiuto concreto ai dipendenti
orfani di casa. Sostegno subito tradotto in cifra: 70.000
euro versati a una dozzina di proprietari di abitazioni
di «classe E» (la più grave) racimolati grazie a una raccolta di fondi che ha visto agire in tandem la casa madre e la consociata milanese. Senza dimenticare il sostanzioso premio natalizio, in totale 140.000 euro, offerto a tutti coloro che hanno saputo trasformare paura e sconforto in energia produttiva.
«Il 29 maggio», ricorda Francesco Benatti, amministratore delegato di B. Braun Avitum Italy, «eravamo
tutti qui, in azienda. La scossa è stata tremenda ma
non ha fatto vittime. Sono rimasto colpito dalla grande
competenza dimostrata dai nostri vigili del fuoco che
hanno recuperato un’enorme quantità di materie prime sommerse dalle macerie». Il dopo è la storia non retorica di un percorso virtuoso. Il cui merito aggiunto
sta nell’avere convinto la casa madre tedesca che con-
Lo stabilimento di Mirandola è il solo del gruppo multinazionale
a produrre dispositivi monouso per la nutrizione artificiale
e ha un impianto interno automatizzato
per la sterilizzazione a ossido di etilene
Fa parte del gruppo biomedicale tedesco B. Braun
anni nel settore della salute
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Maggio/Giugno 2013 - OUTLOOK 73
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Ritratti d’impresa | B. Braun Avitum Italy
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Braun Avitum Italy, con sede a Mirandola, e B. Braun Milano
sono società del gruppo B. Braun, che vanta oltre 170 anni di
esperienza nel mondo della salute ed è presente in Italia con una
filiale estera sin dal 1922. Il colosso biomedicale tedesco, il cui
quartier generale è Melsungen, comune di 14.000 anime del
distretto di Kassel, è di proprietà di Ludwig Georg Braun, diretto
discendente del padre fondatore. Forte di un giro d’affari che
supera i cinque miliardi di euro l’anno, il gruppo risulta tra i meno
indebitati al mondo perché di fatto autofinanziato.
È attivo in 56 Paesi (dall’Europa all’America, dall’Africa all’Asia e
all’Australia) e può contare su una forza lavoro di oltre 46.000 persone. Sono trentamila gli articoli in catalogo, quattro le divisioni:
Hospital Care, il cui campo d’azione contempla anestesia e terapia
intensiva e infusionale; Aesculap, che si occupa della produzione
di strumentazione chirurgica, protesi ortopediche e soluzioni cardiologiche, Opm (Out Patient Market) che si rivolge ai malati cronici, ai pazienti costretti a una lunga degenza domiciliare; B. Braun
Avitum focalizzata sulla circolazione extracorporea (emodialisi,
dialisi per acuti e aferesi).
Lo stabilimento di Mirandola, il solo a produrre dispositivi monouso per la nutrizione artificiale, vanta un impianto interno automatizzato (e oggi raddoppiato) per la sterilizzazione a ossido di etilene. B. Braun Avitum Italy conta oltre 250 dipendenti, di cui una
cinquantina assunti dopo lo scorso maggio, e nel 2012 ha superato i 50 milioni di euro di fatturato, in crescita dell’8 per cento
rispetto all’anno precedente. Si prevede per il 2013 una crescita di
15 punti percentuali e dunque un giro d’affari che toccherà i 57
milioni di euro.
tinuare a credere nella filiale di Mirandola, l’unica in
tutto il gruppo a sfornare dispositivi monouso per la nutrizione artificiale, avrebbe dato ulteriori buoni frutti.
«Dalla Germania, per quanto concerne la ricostruzione, abbiamo ottenuto carta bianca. Il timore di un eventuale abbandono? Intangibile, mai diventato reale.
Certo, gli ostacoli non sono mancati. Da un giorno all’altro, per ovviare alle inevitabili difficoltà organizzative e logistiche, siamo stati costretti a inventare un nuovo sistema per produrre e distribuire le nostre merci.
Ha funzionato meglio di quanto ci si potesse attendere.
Nessun cliente in Italia infatti ha patito ritardi nelle
consegne. Inoltre, nonostante un parziale stop produttivo di 40 giorni, siamo riusciti a mantenere le forniture alle consociate estere. E questo anche grazie alla disponibilità di una rete di fornitori di lunga data tra i quali, uno in particolare, ha concesso a B. Braun l'uso della propria camera bianca per una delocalizzazione temporanea».
Incontriamo Benatti il giorno stesso dell’inaugura-
B. Braun Avitum ha appena inaugurato il nuovo stabilimento.
Una struttura in legno antisismica, resistente al fuoco, ecosostenibile
ad alto risparmio energetico. Un investimento di sette milioni di euro,
che comprende il raddoppio del sistema di sterilizzazione a ossido
di etilene già operativo dallo scorso fine gennaio. «È la dimostrazione
di quanto sia utile lavorare insieme, anche in una condizione
di emergenza. Solo così l’impossibile diventa possibile»
Maggio/Giugno 2013 - OUTLOOK 75
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Ritratti d’impresa | B. Braun Avitum Italy
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zione del nuovo stabilimento. Una struttura in legno
antisismica, resistente al fuoco, ecosostenibile ad alto
risparmio energetico. Un investimento pari a sette milioni di euro, che comprende il raddoppio del sistema
di sterilizzazione a ossido di etilene già operativo dallo
scorso fine gennaio. «È questa l’ennesima dimostrazione di quanto sia utile lavorare insieme, in particolare
in una condizione di emergenza. Solo così l’impossibile
diventa possibile». Convinzione che da sempre accompagna Benatti e ribadita dal motto «All together now»
stampato a chiare lettere sulle maglie aziendali. Mirandolese doc e uomo B. Braun dell’ora zero («Ero qui ancora prima che l’azienda fosse fondata 21 anni or sono»), l’amministratore delegato occupa un posto d’onore nella rosa dei più strenui sostenitori dell’Area Nord.
Un territorio, a suo dire, da difendere con impegno e il
cui valore aggiunto si identifica «nella possibilità di fare rete grazie a un network di fornitori che altrove non
esiste». Ed è quindi con comprensibile rammarico che
il nostro ospite è costretto a riconoscere il persistere di
un disagio tutto italiano. «Abbiamo dovuto aspettare il
terremoto perché fosse possibile costruire, previa demolizione di un terzo dello stabile offeso dal sisma, una
struttura all’avanguardia. In tempi rapidissimi. Basti
pensare che la prima pietra, anzi il pilastro numero uno
è stato posato lo scorso 2 ottobre. Il vero fardello che
pesa sulle spalle delle imprese del territorio non è l’endemica carenza infrastrutturale, peraltro ancora senza soluzione, bensì una burocrazia tanto miope quanto
avida. Non dico di eliminare i necessari vincoli legali,
chiedo piuttosto di semplificare le leggi attuali, soggette a mille interpretazioni tra loro in contrasto. È mai
possibile che, a fronte di un progetto già concordato con
l’autorità, nel nostro Paese otto mesi risultino insuffi-
56
«Da maggio
non sono
mancate
le difficoltà»,
ricorda Benatti.
«Da un giorno
all’altro
siamo stati
costretti
a inventare
un nuovo sistema
per produrre
e distribuire
le merci.
Ha funzionato:
nessun cliente
in Italia
ha patito ritardi
nelle consegne
e nonostante
uno stop
produttivo
di 40 giorni
siamo riusciti
a mantenere
le forniture
alle consociate
estere»
46.000 dipendenti
30.000 articoli
B. Braun è attiva in
Paesi con oltre
Il suo catalogo contiene
4
Ha divisioni:
Hospital Care: anestesia e terapia intensiva e infusionale
Aesculap: strumentazione chirurgica, protesi ortopediche
e soluzioni cardiologiche
Out Patient Market: si rivolge ai malati cronici, ai pazienti costretti
a una lunga degenza domiciliare
B. Braun Avitum: circolazione extracorporea
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cienti per ottenere una concessione edilizia?
In Germania, nel medesimo lasso di tempo,
riescono a edificare un’intera fabbrica».
La sensazione è però che Francesco Benatti per nessuna ragione tradirebbe le proprie radici. Lo stesso dicasi di Giuliana Gavioli, direttore delle risorse umane e relazioni esterne di B. Braun Avitum Italy, emblema di un’azienda tenace che dell’abilità e della fo rza di spirito ha fatto asso nella manica.
Figlia di Mirandola almeno quanto il suo amministratore delegato, la Gavioli, sempre in
prima fila nel promuovere agli occhi della casa madre l’eccellenza locale, lotta ogni giorno per irrobustire quel filo ancora sottile che
lega (o dovrebbe legare) l’universo imprenditoriale al mondo della cultura e della ricerca. «Una sintonia, quella tra azien de e luoghi del sapere, che ancora in Italia stenta a
prendere piede ma senza dubbio indispensabile allo sviluppo di nuovi prodotti. È grazie all’impegno di Giuliana se riusciamo a
lavorare spesso in tandem con l’Università
di Modena e Reggio Emilia e il Policlinico di
Modena. Non è un caso se siamo riusciti a
essere tra i vincitori del bando “Ricerca,
innovazione e crescita” della Regione Emil ia-Romagna, che prevede un finanziamento pubblico a fronte di un impegno industriale e occupazionale. La domanda di partecipazione porta la data del 15 maggio 2012»,
tiene a sottolineare Benatti. Per poi aggiungere: «Dopo il terremoto non ci siamo tirati
indietro. Anzi, abbiamo confermato la forte
volontà di continuare a crescere e investire
in questa direzione. Il termine previsto per
raggiungere l’incremento del 10 per cento è
il 31 dicembre 2014, ma contiamo di anticipare i tempi». Potenza di quel saper fare che
in molti ci invidiano. Ciò non toglie che dal
confronto con i big d’Europa, Germania in
testa, il Belpaese rimedi spesso figure imbarazzanti. Cosa che accade puntualmente
quando a tenere banco sono i tempi di riscossione. Nel 2009 l’esposizione creditizia
di B. Braun Avitum nei co nfronti del sistema sanitario nostrano sfiora i 18 milioni di
euro.
Quattro anni dopo è cambiato qualcosa?
Benatti accenna un sorriso mesto, la domanda non lo coglie impreparato. Un paio
di mesi dopo i drammatici eventi sismici dello scorso anno, balenò la speranza che la
pubblica amministrazione sentisse l’onere
di pagare i debiti. E qualche ente regionale
lo fece. Ma è evidente che non sono bastati
due o tre buoni esempi per risolvere, o comunque dare una svolta definitiva, all’annosa questione. «Si è aperto uno spiraglio. Da
parte degli ospedali pubblici non ho però avuto alc un sentore di una reale volontà di migliorare la situazione. Manca in tal senso un
impegno puntuale e costante. E per noi diventa ogni giorno più difficile giustificare agli occhi della casa madre un ritardo nel riscuotere i crediti prossimo ai 300 giorni. Per
i colleghi tedeschi è inconcepibile. E intanto
la B. Braun non ha mai chiesto il sostegno
degli istituti bancari».
Ludwig Georg Braun: è lui il grande
finanziatore, il deus ex machina di un impero da oltre cinque miliardi di fatturato all’anno cui lo stabilimento di Mirandola contribuisce per l’1 per cento; è lui alla guida di
una delle realtà industriali meno indebitate
al mondo e nel mondo presente ovunque.
Europa, Stati Uniti, America del Sud, Asia,
Australia, Nuova Zelanda: il colosso tedesco
non conosce confini, eppure conserv a un’impronta familiare fuori dal comune, abbastanza rara per una multinazionale. «Il primo a
identificare nei valori familiari un importante fattore di crescita», conferma Benatti,
che di questa famiglia allargata è parte attiva da oltre vent’anni, «è lo stesso Braun che
ha trasmesso questo suo principio a ognuno
di noi». Sottointeso: noi della Bassa modenese. Un fazzoletto di terra votato all’e ccellenza industriale e artigiana che, suo malgrado, sta vivendo per effetto del terremoto
il suo «ingrato» momento di notorietà. Sarà
sufficiente per ripartire e promuovere con
rinnovato vigore i propri talenti? Una valutazione in proposito è forse prematura. «Mirandola è oggi sotto i riflettori e gode dell’attenzione di enti impegnati nel sociale», riflette Benatti. «Un esempio nell’ambito del nostro settore è, per esempio, il campus biomedicale dedicato alla formazione e in fase di
debutto: un regalo agli istituti locali da parte della Fondazione La Stampa-Specchio dei
tempi». Il mare, si sa, è fatto di gocce.
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