Filosofia teoretica I, Corso 2007-2008 2° Una definizione fenomenologica: “La condizione necessaria e sufficiente della presenza di un’immagine è l’imporsi sul terreno percettivo di una dualità fenomenologica ─ vediamo davanti a noi una superficie, ma la vediamo come il luogo che ospita una profondità apparente e quindi uno spazio figurativo distinto dalla superficie della tela”. queste sono dunque immagini E queste invece non lo sono Nelle raffigurazioni, invece di sommarsi gli uni agli altri, dando vita ad una percezione solidamente strutturata, gli indizi monoculari e binoculari di profondità si divaricano e danno luogo alla dualità fenomenologica delle raffigurazioni – al loro darsi allo sguardo come superfici piane che ospitano una spazialità profonda soltanto apparente. Vediamo una profondità e insieme vediamo che quella profondità non vi è affatto. L’effetto del conflitto tra gli indici di profondità si traduce così in un indebolimento dello spazio figurativo che ci appare insieme meno reale e privo di una tridimensionalità pienamente persuasiva «In the present case, the effect of the conflict is not restricted simply to making the picture “less threedimensional”, as claimed by Koffka; for, in addition to the flattening of the apparent depth of the object, previously noted, it is primarily the character of reality that is impaired. Its destruction see to be the essential condition for the resolution of the conflict. Although integration of a real volume on a fiat surface would be contradictory, in fact only the surface and the traces on it are real, whereas the volume loses all reality» (MICHOTTE 1948: 186). Gli indizi monoculari: 1. l’occlusione 2. La vicinanza alla linea di orizzonte 3. La legge della diminuzione prospettica 4. La prospettiva aerea e la prospettiva dei perdimenti Gli indici binoculari: la differenza di parallasse Gli indici binoculari: la differenza di parallasse La differenza di parallasse non può essere racchiusa nel contenuto rappresentativo che, proprio per questo, ci appare in una sua più debole profondità. Si manifesta invece nella percezione del sostrato della raffigurazione. Vediamo così una superficie reale che ospita una profondità apparente Artifici per dare alle immagini una profondità più persuasiva Le immagini stereoscopiche … … e gli anaglifi Come filosofi, possiamo tuttavia fermarci prima di questi problemi e limitarci ad osservare che vi è immagine perché vi è uno spazio figurativo e che vi è uno spazio figurativo perché, in primo luogo, vediamo una superficie e, in secondo luogo, vediamo che è fatta in modo tale da riproporre alcune strutture percettive che ci consentono di cogliere una profondità apparente. Gli indici monoculari di profondità valgono così, per noi, come forme che caratterizzano la profondità apparente delle immagini. Vi sono dunque strutture percettive che valgono, o sembrano valere, prima di ogni convenzione … Siamo dunque tornati insensibilmente al paradigma dello specchio? Io credo di no e per molte ragioni La prima: nel caso delle immagini, tuttavia, la percezione sa fare molto con poco La seconda: le immagini ci chiedono di vedere qualcosa. Guardiamo una nuvola e domandiamo: “Che cosa ci vedi?” Le raffigurazioni si vedono e vi si vedono oggetti. Per riconoscerli, tuttavia, è talvolta necessario sorreggere la prassi del riconoscimento e guidarla verso la meta. «Guardalo così e vedrai bene che cosa ho disegnato» — ed il senso di queste parole è quello di una promessa che segue ad un ordine: lo vedrai se ti comporterai come ti dico o come recita il titolo che ho dato ai miei scarabocchi. Alla staticità del vedere si intreccia così il compito che il riconoscere pone e l’una e l’altra voce si intrecciano nella percezione di immagine che rivela così la sua interna dualità, il suo essere un vedere che si lega ad un certo comportamento percettivo. Guardo il disegno che hai fatto e vedo un volto, ma se mi dici che è un mio ritratto io cercherò di guardarlo alla luce di un modello e allora vedrò certi tratti che mi erano sfuggiti e darò peso a certe scelte figurative, trascurandone altre. Vi è, talvolta, una vera e propria fatica del riconoscimento e per riuscire a vedere e a riconoscere insieme è necessario lasciare che il nostro sguardo si lasci guidare da un gesto indicatore, da una parola o anche semplicemente da altre, diverse scene percettive