Università degli Studi di Roma “Tor
Vergata” – Facoltà di Economia
DALLA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA A
QUELLA PER PROGETTI
20 gennaio 2007
Dott. Stefano Maiolo
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Indice

I Parte: La Programmazione Economica

II Parte: Il Progetto

III Parte: La programmazione per
progetti: la programmazione negoziata
I Parte
LA
PROGRAMMAZIONE
ECONOMICA
L’economia positiva e
l’economia normativa
sono i
due rami dell’economia politica
L’economia positiva studia il
comportamento dei diversi tipi di
soggetti e le modalità di funzionamento
dei sistemi economici in cui tali soggetti
operano. Tale studio è compiuto
partendo da ipotesi di comportamento
razionale dei diversi soggetti
L’economia normativa consiste nel
confrontare stati diversi di un sistema
economico dato, oppure comparare
diversi sistemi economici, alla luce di
determinati giudizi di valore. Altresì
l’economia normativa ha anche per
scopo l’elaborazione di nuovi giudizi di
valore, in base ai quali valutare stati e
assetti economici alternativi
Teoria normativa
della Politica Economica
La programmazione economica
serve a dare coerenza e razionalizzare
l'intervento pubblico
Per conseguire un obiettivo di politica
economica è normalmente disponibile più di
uno strumento, ma l'efficacia ed i vincoli
variano da strumento a strumento
Occorre esaminare più strumenti
simultaneamente e scegliere quelli da
utilizzare in modo coerente e razionale
Metodi per esprimere obiettivi
1) obiettivi fissi
2) priorità
3) obiettivi flessibili
Politiche pubbliche distinte in:
a) quantitative
b) qualitative
c) di riforma  modifiche al sistema
e anche:
x) indirette - politica fiscale, politica monetaria.
Y) dirette - razionamento, massimali, vincoli.
… e ancora: automatiche e discrezionali
Una politica economica ha molteplici obiettivi e quale
che sia lo strumento scelto, ogni strumento influenza
più di un obiettivo. I problemi devono essere esaminati
simultaneamente in modo coerente e razionale
I problemi di politica economica hanno natura
intertemporale. Quindi, la loro soluzione richiede una
coerenza ed una razionalità intertemporale
Ciò richiede un
Modello di programmazione
Un modello di programmazione
è una rappresentazione analitica
semplificata del sistema economico
da cui ricavare, quantizzandoli, gli
effetti e gli impatti delle politiche
pubbliche e fornire così un ausilio
importante alle decisioni pubbliche
La programmazione è essenziale per
razionalizzare l’intervento pubblico
Principali approcci:
 onnicomprensiva
centralizzata
 indicativa
 decentrata
di mercato
 per progetti
Omnicomprensiva Centralizzata

Origini: gli esiti (reali/apparenti) dei primi piani
quinquennali sovietici e del controllo centralizzato dello
sforzo bellico in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.

Esperienze importanti: la programmazione
omnicomprensiva centralizzata del Piano Marshall; i piani
quinquennali indiani.

Obiettivi: crescita del PIL, industrializzazione.

Strumenti: controlli diretti ed indiretti sul settore pubblico
e privato, ampio uso di misure discrezionali.
Programmazione indicativa

Origini: il tentativo di coniugare gli aspetti essenziali
della programmazione omnicomprensiva con la
consapevolezza dei fallimenti del nonmercato .

Esperienze principali: la programmazione indicativa
francese dal dopoguerra agli Anni Ottanta, la
programmazione britannica durante i governi laburisti, la
programmazione italiana negli Anni Sessanta e Settanta.

Obiettivi: modernizzazione, ridistribuzione dei redditi.

Strumenti: controlli per lo più indiretti, misure
automatiche al fine di pilotare il settore pubblico e di
orientare il settore privato.
Decentrata di mercato




Origini: dar coerenza all'intervento pubblico facendo perno
sull'interazione tra i diversi livelli di governo, da un lato, e
tra questi ultimi e gli altri soggetti economici, dall'altro
nonché facendo scaturire da tale interazione parametri di
valutazione e criteri di selezione per le scelte pubbliche.
Obiettivi: riassetto strutturale a medio termine.
Esperienze: la programmazione francese dalla metà degli
Anni Ottanta, il tentativo di rilanciare la programmazione
italiana, le programmazioni decentrate per favorire la
transizione dei Paesi dell'Europa Centrale ed Orientale.
Strumenti : vasto impiego dell'analisi costi benefici anche
per il vaglio degli altri strumenti (controlli diretti ed
indiretti, misure automatiche ed istituzionali)
Programmazione per progetti
Metodo in base al quale
Obiettivi, strategie, programmi, parametri di
valutazione, criteri di scelta vengono definiti
per interazione
 La valutazione è in prima istanza
responsabilità di chi identifica e prepara i
progetti
 Criteri di scelta e parametri di valutazione
sono scelti alla luce di obiettivi e vincoli di
programmazione

Nella programmazione per progetti

I programmi tengono conto della
produttività degli investimenti nei vari
settori/aree (dato fornito dall’analisi micro)

Esperienze: la programmazione negoziata,
nei vari istituti che la rappresentano, dai
primi anni ’80 ad oggi.
Logica dell’intervento 1
Approccio TOP-DOWN
da alto  a basso
Ogni intervento è programmato in un contesto, che fa
riferimento a un obiettivo globale, che ispira la
strategia dell'intervento e dà origine a diversi
obiettivi specifici
Ciascun obiettivo specifico viene attuato attraverso
delle misure, che consentono il conseguimento degli
obiettivi operativi
Logica dell’intervento 2
Approccio BOTTOM-UP
da basso  ad alto
A. La strategia dell'intervento è definita a livello locale
a partire dalle attività (è espressione del partenariato
locale)
B. Ogni intervento è programmato in un contesto
specifico e consente il conseguimento di obiettivi
definiti ad un livello più elevato (ad esempio
programmi di sviluppo locale)
I Parte
Il Progetto
Analogico
Epigenetico
Opportunista
Cosa è un progetto/1

Schema o parte di uno schema per investire risorse
che può venire analizzato e valutato come un’unità
indipendente (Little and Mirrlees, OCSE 1973)

Attività in cui si impiegano risorse per ottenere un
beneficio (Gittinger, NU 1972)

Uso coordinato di risorse per la produzione di beni e
servizi che aumenta il benessere nazionale rispetto
alla situazione senza progetto (Helmers, BM 1979)
Cosa è un progetto/2
Azione puntuale e/o insieme di attività
integrate mirate a raggiungere
obiettivi predeterminati
in un dato lasso di tempo (da t0 a t1),
secondo un preciso piano d’azione
Il Ciclo del Progetto
Programmazione
Valutazioni preliminare (Studio di prefattibilità/fattibilità)
Valutazione ex-ante (analisi
Salto di irreversibilità
Attuazione / Realizzazione
Gestione:
-Monitoring
-Valutazione concomitante (in itinere)
-Auditing
Valutazione ex-post
Riprogrammazione
economico/finanziaria
Nuovo ciclo di programmazione
Valutazione e tecniche utilizzate
Fasi del
programma/progetto
Fasi di valutazione
Tecniche
utilizzate
Stima degli
indicatori
Programmazione
Valutazione exante
Analisi di impatto
socio economico
Analisi costi
benefici
Attuazione
Verifica
Valutazione in
itinere
Valutazione expost
Analisi
Multicriteria
Analisi degli
indicatori
Analisi di efficienza e di
efficacia
Analisi di impatto (Pil,
Occ.) per programma
III Parte
La programmazione per
progetti: la
programmazione negoziata
La programmazione negoziata e le politiche di
sviluppo locale (1)
Le politiche di sviluppo locale hanno
alla base comune il filone teorico della
crescita endogena, secondo la quale
lo sviluppo di un sistema nasce dalla
valorizzazione delle risorse interne
(tangibili e, soprattutto, intangibili).
La programmazione negoziata e le
politiche di sviluppo locale (2)
Le politiche di sviluppo economico
locale
attuate
attraverso
la
programmazione negoziata seguono
una serie ben definita di fasi,
fondamentali per individuare le
finalità e gli obiettivi raggiungibili
attraverso l’iniziativa.
Le fasi di individuazione di una politica di
sviluppo locale (1)
Una buona politica di sviluppo locale merita una attenta
fase di valutazione ex-ante. Nell’analisi conoscitiva che
individua le generalità di una politica di sviluppo locale
ricordiamo una prima fase che tende a individuare gli
indirizzi fondamentali. Questo primo pool di dati serve
ad identificare:
- natura dei soggetti proponenti,
- localizzazione geografica.
Natura dei soggetti proponenti
Imprese di grande dimensione o gruppi nazionali o
internazionali di rilevante dimensione
Consorzi di piccole e medie imprese
Rappresentanze di distretti industriali
Partenariato pubblico-privato (PPP)
Natura dei soggetti proponenti
Settore di attività
Parametri di identificazione
delle PMI
1
Industria e Agro-alimentare
Piccola
Media
Impresa
Impresa
Servizi
Piccola
Impresa
Media
Impresa
Numero di DIPENDENTI
(meno di)
50
250
20
95
FATTURATO NETTO
(non superiore a) Mln di €
7
40
2,7
15
TOTALE DI BILANCIO
(non superiore a) Mln di €
5
27
1,9
10,1
2
3
INDIPENDENZA DA
IMPRESE
PARTECIPANTI
Il Capitale sociale o i diritti di voto non devono essere
detenuti per il 25% o più da una impresa, o
congiuntamente da più imprese, di dimensioni superiori.
Localizzazione geografica e intensità di aiuti
per attività industriali nel regime transitorio
(2006 – inizio 2007)
Territori
obiettivo Calabria
1
deroga Basilicata,
87.3.a
Campania,
Puglia, Sicilia e
Sardegna
P.I.
M.I.
G.I.
Contr. Finanz. Contr. Finanz. Contr. Finanz.
conto
Agev.
conto
Agev.
conto
Agev.
capitale
capitale
capitale
50
25
50
25
44,4
22,2
41
20,5
41
20,5
31,2
15,6
Molise in deroga 87.3.c
26,7
15
26,7
15
17,7
15
Abruzzo in deroga 87.3.c
24,4
15
24,4
15
17,7
15
Comuni centro/nord in
deroga 87.3.c
13,7
15
11,1
15
7,1
15
Comuni centro/nord e
Abruzzo obiettivo 2
10
15
4,2
15
-
-
Le fasi di individuazione di una politica di
sviluppo locale (2)
LE SCELTE
Una seconda indagine è attuata allo scopo di individuare le
scelte promosse nello specifico territorio. Si ha in tal caso:

analisi settoriale dell’area,

analisi settoriale dei progetti di impresa promossi,

analisi della negoziazione delle parti coinvolte,

opere infrastrutturali per tipologia di intervento,

impatto ambientale,

priorità accordata in fase di progettazione.
Le fasi di individuazione di una politica di
sviluppo locale (3)
Un ulteriore gruppo di studio è quello che
mira a conoscere i risultati previsti in fase di
progettazione (valutazione ex-ante). Questa
fase si colloca, quindi, come strumento
conoscitivo delle misure e dei risultati
conseguibili, nell’ipotesi ottimale che i
progetti d’impresa presentati trovino esito
favorevole.
Gli istituti della Programmazione Negoziata
Intesa istituzionale di programma
Accordo di programma quadro
Patti territoriali
Contratti di programma
Contratti d’area
Contratti di localizzazione
Intesa istituzionale di programma (1)
Strumento con il quale sono stabiliti
congiuntamente tra il Governo e la
Giunta di ciascuna Regione o
Provincia autonoma gli obiettivi da
conseguire ed i settori nei quali è
indispensabile l’azione congiunta.
Intesa istituzionale di programma (2)
Oggetto dell’Intesa:
collaborazione finalizzata alla
realizzazione di un piano pluriennale
di interventi di interesse comune e
funzionalmente collegati
Accordo di Programma Quadro (1)
Strumento di programmazione negoziata,
con il quale amministrazioni pubbliche e
soggetti privati concordano tempi, modalità
di attuazione e risorse finanziarie da
destinare all’attuazione di una o più parti di
un’intesa istituzionale di programma
Accordo di Programma Quadro (2)
Contenuti
•Attività e interventi da realizzare
•Soggetti responsabili dell’attuazione delle attività stessa
•Eventuali conferenze di servizi o convenzioni necessarie per
l’attuazione dell’accordo
•Impegni di ciascun soggetto
•Indicazione del responsabile cui competono poteri sostituivi
in caso di inadempienza o inerzie
•Risorse finanziarie occorrenti le procedure di controllo e
monitoraggio
Contratti di programma (1)
Contratto stipulato tra
l’amministrazione statale competente,
grandi imprese, consorzi di piccole e
medie imprese e rappresentanze di
distretti industriali per la realizzazione
di interventi oggetto di
programmazione negoziata.
Contratti di programma (2)
Soggetti proponenti:
imprese di grandi dimensioni o gruppi nazionali o
internazionali di rilevante dimensione industriale
consorzi di piccole e medie imprese, anche sotto
forma di cooperative, operanti in uno o più settori
rappresentanze dei distretti industriali, agricoli,
agroalimentari ed ittici
Aree territoriali:
aree depresse: Ob. 1, Ob. 2, 87.3.c
Settori ammessi:
Industria, agricoltura, turismo e servizi annessi
Contratti di programma approvati dal CIPE dal 1996 al 2003
Patti territoriali
Accordo tra soggetti pubblici e privati
per l'individuazione, ai fini di una
realizzazione coordinata, di interventi
di diversa natura finalizzati alla
promozione dello sviluppo locale.
I Patti Territoriali in Italia - http://servizi.tesoro.it/patti_territoriali/
Dati aggiornati al
15/05/2001
Contratti d’area
Strumento operativo concordato tra
amministrazioni, anche locali,
rappresentanze dei lavoratori e dei
datori di lavoro, per la realizzazione di
azioni finalizzate ad accelerare lo
sviluppo e la creazione di nuova
occupazione in territori circoscritti.
I Contratti d’Area in Italia
Contratti di localizzazione
Il Contratto di Localizzazione è uno strumento agevolativo finalizzato
all’attrazione di investimenti di imprese estere in Italia.
 possono accedere alle agevolazioni le imprese estere ovvero le
imprese italiane controllate da investitori esteri; il controllo deve essere
esercitato attraverso la disponibilità della maggioranza assoluta del
capitale sociale e deve essere mantenuto per un periodo di almeno 5
anni successivo alla stipula del contratto; la governance dell’azienda
deve rimanere in capo ai soci stranieri;
 possono accedere allo strumento agevolativo unicamente le medie e
le grandi imprese e non sono ammessi i consorzi;
 sono considerate ammissibili le iniziative proposte nel settore
dell’industria manifatturiera, dell’energia rinnovabile, dei servizi e del
turismo; sono pertanto esclusi i settori del commercio, delle costruzioni
e delle estrazioni minerali. Acquistano carattere prioritario le proposte
che presentano elevate caratteristiche di innovatività di processo e/o
di prodotto;
 il territorio di applicazione è quello delle regioni del Mezzogiorno,
ovvero le regioni Obiettivo 1, l’Abruzzo e il Molise.
VALUTAZIONE DELLA
PROGRAMMAZIONE PER PROGETTI
Indici di efficacia tecnica
Indice medio di profitto (E)
ROIAj
E
n
j
Indici di efficacia tecnica
Indice medio di attivazione occupazionale (S)
S 
K
L
j
j
j
K

L
j
L=occupati aggiuntivi a regime; K= investimenti produttivi
Indici di efficacia tecnica
Indice di relazione funzionale (F)
KB
R 
K
R= rapporto tra investimenti
in iniziative produttive legate
funzionalmente ad almeno
una infrastruttura (KB) e
ammontare totale degli
investimenti in iniziative
produttive (K)
Per R = 0 F = 0,9
Per 1/3  R  0, F = 1,05
Per R  2/3, F = 1,10
In assenza di infrastrutture F = 1
Standardizzazione degli indici
Per ogni patto, ogni singolo indice parziale E,
S e F calcolato come sopra indicato, è
standardizzato rapportando il suo valore alla
media dei valori che quello stesso indice
parziale assume per tutti i Patti ammessi al
bando. Per ogni patto “l’indice sintetico
standardizzato” W è quindi ottenuto come
media semplice dei tre indici standardizzati
Correzione equitativa dell’indice W:
“indice corretto”
L’indice W per ogni patto è infine sottoposto ad una
correzione equitativa, dividendolo per un “fattore di
correzione”. Per ogni patto questo fattore è misurato dal
rapporto tra il valore aggiunto (VA) pro capite della
provincia su cui insiste il Patto e il VA pro capite nazionale.
Per la misura dei VA pro capite provinciali si fa riferimento
alle stime più recenti dell’Istituto Tagliacarne. L’indice
corretto è quindi impiegato per stilare la graduatoria finale
di merito dei patti ammessi a partecipare al bando.
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