Voci dai territori occupati 1 luglio 2012 www.bocchescucite.org numero 152 Mamo e la Guernica palestinese La memoria di quella città bombardata dai tedeschi nel '37, fissato da Picasso, denuncia e monito, dolore e orrore per una strage di civili che allora sconvolse il mondo e che oggi, nella tua Gaza, avviene nel silenzio omertoso dei più. “Non si fermano gli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza. 7 morti tra cui una bambina di un anno e mezzo e una decina di feriti in due giorni. Una bambina di circa un anno e mezzo è morta, il suo nome è Hadeel Ahmed Al-Haddad. Suo fratello è stato trasportato allo Shifa Hospital ed altri due membri della famiglia sono rimasti feriti. Un elicottero apache ha lanciato un missile colpendo un'auto nelle vicinanza del quartiere di Zaytoun in Gaza city. Una persona è rimasta ferita. Ancora in serata l’aviazione militare israeliana ha bombardato un sito di allenamento delle brigate Al-Qassam vicino la città di Sheikh Zayed in Beit Lahiya, a nord della Striscia di Gaza. Un uomo è rimasto ferito ed è stato trasportato al Kamal Odwan hospital. Un uomo è rimasto ferito in un attacco israeliano in Deir El Balah, area centrale della Striscia di Gaza, mentre era in motocicletta in Salah Ad Din street. Ismail Abu Owda, 20 anni, e Mohammed Shabat, 23 anni, sono stati uccisi in un attacco israeliano a nord di Beit Hanoun. I due erano membri della resistenza palestinese, brigate AlQuds, braccio armato della Jihad Islamica. Erano in motocicletta al momento dell'attacco. C’è stato anche un attacco da parte di un apache israeliano nella zona di Kherbet Eladas, a nord di Rafah, a sud della Striscia di Gaza, in cui era stata colpita una fabbrica per la lavorazione di metalli. Almeno quattro i feriti. Un caccia F-16 ha poi bombardato una zona in cui opera la resistenza palestinese nel quartiere di Zaitoun in Gaza city. La resistenza palestinese ha risposto agli attacchi israeliani lanciando missili da diversi punti della Striscia di Gaza.” Chissà cosa racconteresti oggi caro Mamo, ad un anno dalla tua laurea all'Accademia di Belle arti di Venezia, se potessi di nuovo rivolgerti ai professori italiani che ti hanno elogiato, riconoscendoti competenza di studioso e impegno civile, quando hai presentato loro la tua tesi sull'arte palestinese durante la Nakba. Chissà se anche tu, come noi in questi giorni, accosteresti questo massacro, questa ennesima, mai finita Nakba, alla memoria di quella città bombardata dai tedeschi nel '37, al ricordo indelebile fissato nell'opera di Picasso, denuncia e monito, dolore e orrore per una strage di civili che allora sconvolse il mondo e che oggi, nella tua Gaza, avviene nel silenzio omertoso dei più. Noi non abbiamo pennelli, come quello che tuo padre ti mise in mano qualche anno fa, facendoti capire quale fosse la tua strada per la lotta verso la liberazione dignitosa e nonviolenta del tuo popolo. I corpi di Ismail Abu Owda, 20 anni, e Mohammed Shabat, 23 anni, nell'obitorio dell'ospedale di Beit Hanoun Abbiamo le parole di Rosa Schiano, che dalla striscia bombardata e assediata ci ha fatto questo lungo, scarno elenco di nomi, di vite spezzate. Un altro attacco in Beit Hanoun ha ucciso due ragazzi, Abdallah Al-Zaneen, 22 anni, e Mohammed Abu Shabab, 24 anni. Vorremmo che almeno qualcuno in più sapesse. Il fratello di Abdallah è stato ricoverato in ospedale in gravi condizioni. Abdallah non era legato a nessun gruppo della resistenza palestinese. La moglie di Abdallah, Rasha, 18 anni, ha lo sguardo perso nel vuoto. Non parla. Inizia a piangere improvvisamente. Giovani donne che crescono in fretta, troppo in fretta. Una delle donne della famiglia tiene in braccio la piccola figlia di Abdallah, Lama, 6 mesi. Due ragazzi sono stati uccisi in un attacco israeliano nella zona di Maghazi, al centro della Striscia di Gaza. Mohammed Bassam Abu Meilq e Joseph Tilbani, entrambi avevano 19 Newsletter anni ed erano legati a gruppi della resistenza palestinese. BoccheScucite Vorremmo con te rendere immortale il loro sguardo, per non lasciar seppellire, insieme ai trucidati di questa Guernica senza fine, la loro muta domanda sospesa. Perché? BoccheScucite Puoi leggere il racconto di Mamo in Voglia di normalità, finestre di resistenza nonviolenta palestinese, Edizioni Paoline 2 Il gesto compiuto in queste ore dall'UNESCO ha una portata enorme! E' un sussulto di dignità della comunità internazionale che riconosce che la Palestina esiste e che non solo su Betlemme ma su Gerusalemme e tutta la West-Bank è tempo di chiudere con l'occupazione israeliana e la colonizzazione della terra palestinese. A pochi giorni, poi, dalla frenata dell'Accordo Santa SedeIsraele, giunge da Pax Christi International una sollecitazione forte e chiara per la prossima sessione mondiale di settembre del Consiglio Onu per i Diritti Umani. Non riconoscete l'annessione di Gerusalemme! Una denuncia di Pax Christi International La drammatica situazione di Gerusalemme richiede una soluzione urgente di fronte all'accumularsi di sempre più numerose violazioni dei diritti umani nei confronti della popolazione palestinese. La comunità internazionale, la Santa Sede e Pax Christi International non riconoscono l'annessione israeliana di Gerusalemme. La comunità internazionale considera e continua a ritenere Gerusalemme Est territorio occupato. Pax Christi International chiede l'immediata cessazione delle demolizioni di case e di trasferimenti illegali della popolazione. Chiede un processo equo e trasparente per chi viene detenuto e la libertà di movimento per tutti gli abitanti di Gerusalemme. Pax Christi International sollecita la nomina di un Relatore speciale dell'ONU per Gerusalemme. Data l'importanza della città per i musulma- Newsletter BoccheScucite ni, ebrei e cristiani in tutto il mondo e dato che sono ben note le violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale, è importante che si adotti un sistema di monitoraggio e un meccanismo a servizio della comunità internazionale. La comunità internazionale, la Santa Sede e Pax Christi International non riconoscono l'annessione israeliana di Gerusalemme. Pax Christi International sollecita l'adozione di una Risoluzione che inviti tutti i membri delle Nazioni Unite a garantire che essi non contribuiscano a queste ripetute violazioni a Gerusalemme Est, ad esempio attraverso investimenti in società coinvolte nella costruzione di insediamenti o nella demolizione delle case a Gerusalemme est. Pax Christi International riafferma con forza il suo sostegno perché la città sia realmente accessibile a tutti e gli abitanti dei due popoli e di tutte le fedi possano vivere, lavorare e invocare Dio, fianco a fianco in pace. 3 Volete uscire dalla crisi? Imitate Israele... Lettera aperta dell'Associazione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese onlus ai giornali democratici Si dimentica che il coraggio non sta nell’uso della forza, ma nel tentativo di far rispettare i diritti violati da chi è più forte. “Laboratorio Israele” ovvero “Start-up Nation” di Dan Senor e Saul Singer, diventa l’occasione per il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, per rendere omaggio al “modello Israele”, con tanto di invito rivolto ai giovani italiani a emularne l’esempio per rilanciare la nostra poco creativa economia. I migliori avranno un viaggio premio in Israele per conoscere e imparare direttamente “come possa costruirsi un ecosistema dell’innovazione efficiente” dice Zingaretti, e aggiunge il suo auspicio che questi giovani tornino con “la voglia di replicare quello che hanno visto”. Potrebbe essere una minaccia e invece è una speranza! Nel programma non è detto se il 4 e 5 luglio al teatro India, dove si svolgerà l’evento, saranno premiati gli studenti capaci di deviare l’acqua altrui nel proprio giardino e ottenere dichiarazioni di benemerenza per aver migliorato il paesaggio; né è spiegato se verrà premiato chi sa sparare con mano ferma sui bambini o sulla Croce Rossa (versione italiana della Mezzaluna che, con le sue ambulanze, disturba le azioni dell’esercito israeliano). Non si parla neanche dell’importanza dell’esperienza militare e del ruolo delle forze armate, argomento che, tuttavia, verrà sicuramente affrontato durante la presentazione del libro di Senor e Singer, dato che gli autori – opinionisti del Wall Street Journal e consulenti del governo statunitense - lo individuano come uno dei fattori chiave su cui si fonda la miracolosa crescita economica dello stato “ebraico” e affermano che il lungo servizio di leva obbligatoria rappresenta l’elemento capace di far acquisire ai giovani soldati (gli stessi che troviamo ai check point o sui carri armati) le vere e autentiche competenze manageriali da reinvestire nel civile, realizzando quello che fa dire a Shimon Peres, nella sua postfazione al volume, che Israele non è soltanto un paese, ma “un modo di pensare”. E noi aggiungiamo: “purtroppo anche un modo di agire, di cui fanno le spese, da oltre 64 anni, i palestinesi, colpevoli di essere e voler essere PALESTINESI nella loro terra”. rando la legalità internazionale? Utilizzando le tecnologie avanzate per effettuare omicidi senza processo e, dato l’invidiabile livello tecnologico, senza rischio per gli assassini? e ancora, data la complicità internazionale, senza sanzioni per i mandanti? Diciamo a Zingaretti no, grazie, facciamo a meno di questo modello e rivolgiamo a quegli stessi studenti e docenti che il 4 e il 5 luglio saranno al teatro India, l’invito a ricordare che la Startup Nation, la nazione pioniera, è quella dove il coraggio non fa rima col diritto, ma con l’occupazione illecita o addirittura, e la storia dell’America ce lo ricorda, col genocidio.(...) Ebbene, Zingaretti, sicuramente confortato da altri amministratori di questo nostro Paese che perde pezzi e smarrisce il senso della Costituzione repubblicana, si permette di presentare Israele come modello da imitare! Zingaretti dimentica che il coraggio non sta nell’uso della forza, ma nel tentativo di far rispettare i diritti violati da chi è più forte. Questo non può essere né dimenticato, né mercanteggiato. Per questo non abbiamo remore, leggendo le dichiarazioni di Zingaretti, a dire forte e chiaro VERGOGNA ! e invitiamo i cittadini romani a pensarci bene prima di votarlo come sindaco di Roma alle prossime elezioni … potrebbe offrire il Campidoglio ai coloni e definire il dono come innovazione creativa! [email protected] Ma veramente Zingaretti vuole che l’Italia, a cominciare da Roma, trovi una nuova prosperità calpestando impunemente i diritti umani? Igno- Newsletter BoccheScucite 4 È tempo di rivedere la questione palestinese. Intervista a Ilan Pappè di Paul Weinberg (*) 31 maggio 2012. Lo storico israeliano Ilan Pappé, in visita in Canada, è stato intervistato da. Paul Weinberg sul suo lavoro di contrasto al mito israeliano, sulla soluzione per uno Stato unico e sulla campagna Boicottaggio. Paul Weinberg: Gli storici israeliani, oggi, considerano davvero tutta la storia del conflitto, a partire dagli avvenimenti del 1948 implicandovi l'espulsione degli abitanti palestinesi da quello che costituisce oggi Israele? Fino a che punto gli archivi in Israele sono accessibili? Ilan Pappé: Gli storici abbracciano in modi differenti questo controverso capitolo della Storia. Ciò dipende molto dalla loro posizione riguardo al conflitto attuale, perchè questi avvenimenti fanno parte della nostra realtà contemporanea in Israele e in Palestina. Ci sono due approcci di base al conflitto: uno sionista e uno palestinese. Quello che è successo nel corso degli ultimi 20 – 25 anni è che la maggior parte degli storici di professione, e con loro una grande parte della popolazione, hanno avuto la tendenza di considerare le prospettiva sionista. un falso tentativo di coprire un crimine commesso contro i palestinesi nel 1948, quando la metà di loro è stata espulsa con la forza dalla sua patria. Lo sviluppo più interessante a questo riguardo è che parecchi storici sionisti, contrariamente ai loro predecessori nella presentazione di una Newsletter BoccheScucite storiografia sionista, ammettono che la metà della popolazione indigena della Palestina è stata espulsa, ma vedono questo come un atto giustificato di legittima difesa. Perciò, per loro, l'ultima tappa del tentativo storiografico di comprendere questi avvenimenti, è la diffusione di un dibattito morale che permetta di sapere se, in nome di una supposta minaccia, possono essere giustificati pulizia etnica e massacri. Bisogna fare in modo che vi sia una pressione dall’esterno verso l’oppressore e uno sforzo di educazione all’interno per cambiare le relazioni di potere nello Stato già esistente. Gli archivi in Israele sono stati in genere accessibili. Ma ogni elemento che oggi è considerato potenzialmente nocivo all'immagine dello Stato è ormai di difficile accesso. In ogni caso è possibile, per ora, lavorare per avere una migliore comprensione della situazione del '48 e oltre. PW: Di cosa trattano oggi le sue ricerche universitarie? IP : Lavoro a molti progetti. Tra essi, uno si intitola: “L'idea di Israele”. Si tratta di una storia del potere e del sapere. Un altro lavoro verte sulla storia degli inizi dell'occupazione del 1967. 5 PW: Perché lei vive in Inghilterra e non in Israele? È pericoloso per lei vivere in Israele, nelle circostanze politiche attuali? IP: Cerco di vivere in tutti e due i luoghi, ma devo lavorare in Inghilterra perchè sono stato espulso dal milieu universitario israeliano. Non penso che il pericolo, per le persone come me, dipenda dal luogo in cui si vive. Dipende piuttosto dal grado di disperazione degli israeliani e dei loro sostenitori all'interno come all'esterno. Dipende anche dal loro grado di rinuncia ai principi democratici. PW: Come inquadra lei la soluzione per uno Stato unico? È possibile per due nazioni ostili vivere in un unico Stato? Lo chiedo da canadese, da persona che vive in uno stato binazionale che funziona, nonostante tutto. IP: Di fatto c'è già una soluzione a uno Stato unico: non c'è che un solo stato e un regime di controllo della terra tra la Giordania e il Mediterraneo. Dunque la questione non è di ottenere che delle nazioni ostili vivano insieme, ma di convincere gli oppressori di mettere fine all'oppressione. Bisogna allora fare in modo che vi sia una pressione dall'esterno verso l'oppressore e uno sforzo di educazione all'interno per cambiare le relazioni di potere nello Stato già esistente. (*) Paul Weinberg è giornalista indipendente e scrittore a Toronto. Newsletter PW: Norman Finkelstein dice che una soluzione a due Stati è ancora possibile in virtù del diritto internazionale, anche con il grande numero di coloni ebrei sulla terra palestinese. Sottolinea ugualmente che la campagna di boicottaggio e disinvestimento contro Israele non BoccheScucite ha veramente funzionato. Quale è la sua risposta? IP: Penso che le soluzioni a due Stati siano superate. Solo una persona che non ha trascorso un certo tempo nei territori Occupati può ancora pensare che ci sia la possibilità di creare un qualsiasi Stato laggiù, anche con la volontà internazionale di imporre questa soluzione. Ma questa volontà internazionale di fatto non c'è, perché le élites politiche sono reticenti a porla in essere. Dunque, la realtà è quella di un solo Stato. Le élites politiche in occidente sono ugualmente reticenti a fermare l'oppressione sul terreno, come lo erano al culmine dell'apartheid in Sudafrica. Dunque, c'era bisogno, e c'è ancora, di una forte pressione della società civile sulle élites politiche per cambiare i vertici. E questo è il ruolo essenziale che il movimento BDS gioca e giocherà. L'unica possibilità reale, l'unica carta da giocare che resta ai palestinesi nei confronti degli israeliani, è di accordare una legittimità morale e internazionale agli ebrei in Palestina. Il movimento BDS mette in evidenza che, malgrado tutta la sua potenza, Israele non riceverà mai questa legittimità finchè i palestinesi non gliela accorderanno (l'ha ben capito Netanyahou quando ha voluto, a dispetto dello scompiglio creatosi in seno alla direzione dell'AP, che Israele fosse riconosciuto come Stato ebraico). A parte i nuovi sforzi per ricomporre l'unità palestinese e la questione di riorganizzazione della rappresentanza, (la resurrezione dell'OLP), il movimento BDS è ciò che è più importante in Palestina nel prossimo decennio. 6 Aiuto! Fermate l'islam Non si parla d'altro. L'Occidente trema per l'elezione del presidente islamico Mohammed Morsy dei Fratelli Musulmani. L'islam fa paura. E ne sanno qualcosa tutti quelli che, anche a proposito di Palestina, devono sopportare tanti cattolici che continuano a ripetere che i cristiani lasciano la Palestina per colpa dei musulmani (e non invece dell'insopportabile peso dell'occupazione). Ma allora, tornando all'Egitto, è ancora una volta preziosa e pungente la nostra Paola Caridi Che commenta la paura del mondo alla notizia delle elezioni egiziane: “Ci preoccupiamo molto. Moltissimo. Estenuante. Ah, ovviamente la pagliuzza è evangelicamente più grande della trave: che anche in Italia il ruolo della religione (cattolica) sia tanto importante da incidere sulla nostra, di legislazione, quando si parla di temi etici, non sembra fare scalpore. Ma se a incidere sulla dimensione pubblica è un’altra fede, l’islam, allora questa ingerenza diventa scandalosa. Gli arabi ci accusano del doppio standard, dei due pesi e delle due misure: la ragione è evidente” Paola Caridi (www.invisiblearabs.com) Non più muri Se hai uno smartphone verrai rimandato direttamente al sito... Come creare una mostra fotografica sul Muro in Palestina (di Ruggero Da Ros) Il muro tra Israele e Palestina è diverso. I tanti altri muri della storia, presente e passata, sorgono per separare, questo rinchiude milioni di persone in un’immensa prigione a cielo aperto. Alto fino a 9 metri e lungo 750 km, non corre lungo la linea di confine, ma penetra profondamente in Cisgiordania, frantumandola in isole di terra. Malgrado questo avvenga nel nostro Mediterraneo poco se ne sa e raramente le sue immagini vengono diffuse dai media: ancora tante persone lo confondono con il Muro del Pianto. Se questa situazione non ti lascia indifferente e vuoi farla conoscere nella tua città, CREA TU STESSO UNA MOSTRA SUL MURO. Io ti spedisco senza spese le mie foto in formato digitale, rimangono a tuo carico solo le stampe e con qualche decina di euro puoi già avere una mostra. La mia, creata per caso due anni fa, ha sempre girato nelle scuole, nelle serate a tema e nelle biblioteche ed è ogni volta sorprendente come aumenti la richiesta ad ogni allestimento. Trovi tutte le istruzioni sul sito: http://www.nonpiumuri.altervista.org/ Sud di Hebron, comunità palestinesi sotto attacco di Connie Hackbarth, Alternative Information Center Israele prosegue con le sua politiche di trasferimento forzato contro la popolazione palestinese nelle colline a Sud di Hebron: lunedì mattina consegnati cinque ordine di demolizione e di stop dei lavori a palestinesi del villaggio di Tuba. Questo dopo la scia di 50 ordini di demolizioni consegnati la scorsa settimana al villaggio di Susiya, ordini che cancelleranno la comunità dalle mappe. In un comunicato dello scorso lunedì, l’Unione Europea ha fatto appello a Israele perché fermi il trasferimento forzato dei palestinesi residenti in Area C. Sono circa 150mila i palestinesi che vivono in Area C, oltre il 60% della Cisgiordania che comprende anche le aree di Tuba e delle colline a Sud di Hebron. L’appello è giunto dopo che un gruppo di diplomatici europei ha fatto visita al villaggio di Susiya venerdì “per mostrare la loro preoccupazione per l’impatto umanitario e le implicazioni politiche dovute ai recenti ordini di demolizione consegnati a 50 residenti”, si legge nel comunicato stampa. L’Unione Europea ha richiamato Israele, perché “rispetti i proprio obblighi riguardanti le condizioni di vita della popolazione palestinese . Newsletter BoccheScucite Tutti i destinatari della mail sono inseriti in copia nascosta (L. 675/96). Gli indirizzi ai quali mandiamo la comunicazione sono selezionati e verificati, ma può succedere che il messaggio pervenga anche a persone non interessate. VI CHIEDIAMO SCUSA se ciò è accaduto. Se non volete più ricevere "BoccheScucite" o ulteriori messaggi collettivi, vi preghiamo di segnalarcelo mandando un messaggio a [email protected] con oggetto: RIMUOVI, e verrete immediatamente rimossi dalla mailing list. 7