20 Cammello Fantasia La cappa color cammello doppio petto di Dsquared2. tra lamoda parentesi animali Pelliccia Pallini e strisce di pelle di diverso colore per la cappa di Valentino, lunga con cappuccio e pencil skirt coordinata. La versione “plaid”, nei toni del grigio, di Roberto Cavalli. Affascinante, misteriosa, rétro... la cappa torna a far parlare di sé LINDA D’ADDIO A ffascinante, misteriosa, dal sapore vagamente retrò, la cappa è sicuramente un capospalla di “carattere”. Proposto e rivisitato da moltissimi marchi nelle collezioni di mezza stagione, è praticamente una costante degli ultimi anni, una variante al classico giaccone, o addirittura al cappotto nelle declinazioni più lunghe e pesanti, che ogni trendsetter che si rispetti aspira ad annoverare fra i capi del proprio guardaroba. Più costruita del mantello, corta o lunga, con o senza cappuccio, la versione più tradizionale la vuole senza maniche, con due aperture per far passare le braccia. Indossata come mantello da sera dai gentiluomini all’inizio dell’Ottocento, nel XII secolo aveva due grandi spacchi per far uscire le braccia ed era completata da una corta mantellina; il XVI secolo, invece, la voleva “alla spagnola”, lunga fino ai piedi, con un ampio cappuccio e una striscia di panno ripiegata sulla spalla destra. Fedele alle origini oppure completamente rinnovata nelle forme, nei materiali e nelle proporzioni, lunga o cortissima, sfila su moltissime passerelle della prossima stagione autunnale. Di ispirazione fiabesca, bon ton, sportiva o seducente, la cappa diventa un capospalla versatile, da usare a tutte le ore e in moltissime occasioni. In cammello, la più classica, in pelle patch o superimbottita le più nuove. Ma le varianti e le derivazioni sul tema “cappa” sono davvero infinite e non finiscono di stupire. Le più sportive potranno tranquillamente portarle con i jeans e se volessero pure con il tacco 12; le più romantiche non sapranno in- Si porta di giorno e pure la sera, lunga o corta, sportiva o superchic vece resistere alla versioni lunghe con cappuccio e farfalle, o in materiali preziosi e setosi. Alle freddolose consigliamo i modelli plaid dall’appeal superchic o i “morbidosi” in caldissimo cashmere oppure doubleface per farsi coccolare nelle giornate più rigide. Da quelle classiche in panno nero a quelle con il collo di pelliccia, da quelle con forme ben sagomate a quelle bianche con ricami neri, fino ai modelli in lana multicolor, in fantasie tartan e agli inserti con le borchie. Militare, satin, in velluto o bon ton l’importante è “averla” e indossarla come più vi piace. È morbidissima e avvolgente quasi come una coperta la cappa di The Row, rigida stile “coat” la versione di Sportmax. Come un poncho, ma totalmente ripulito, in versione iper minimal e geometrica quella di Gareth Pugh. Ironica, quella di Moschino, che la trasforma in un sacchetto di popcorn. Preziosa quella di Roberto Cavalli, decorata con pelliccia. Fantasia a pallini, ripresa anche su abiti e pencil skirt, la proposta in pelle al polpaccio con cappuccio di Valentino; più romantica declinata su tessuto prezioso e tema farfalle. Simile ad un trench in color cammello la versione di Dsquared2 abbinata ad una bag in maculato. Superimbottita la cappa viola e nera di Comme des Garçons. E ancora, in pelliccia il modello antifreddo di Michael Kors. Arancio, simile ad un cappotto, con cintura e collo dai revers superampi, la proposta di Mark Fast. Corta con colletto e ricami preziosi la proposta di Luisa Beccaria. Nera con balza di pizzo la cappa in velluto di Erdem. Nel colore di stagione, rosa polvere, il modello di Chloé. Tocca a terra la cappa con ricami dorati di Blumarine; con strascico e look tono su tono la proposta di Elie Saab. [email protected] Uomo Da vero gentleman la cappa in abbinamento perfetto al completo. Di Ports 1961. Scrivete Inviate le vostre domande al veterinario del Caffè [email protected] Potete scrivergli anche entrando nella pagina web del sito www.caffe.ch cliccando sulla rubrica “Qua la zampa” La leucemia dei gatti è un rischio, l’arma migliore è la vaccinazione La domanda La risposta di Stefano Boltri E icuramente lei ha detto una verità sacrosanta affermando che tale malattia è ancora ben presente nella realtà dei gatti di strada che vivono liberi e si muovono a piacimento. Da un punto di vista prettamente scientifico, l’agente patogeno della leucosi felina è un “retrovirus” la cui trasmissione può avvenire sia per via orizzontale, che per via verticale, e cioè tra madre e feto. La trasmissione per via orizzontale avviene soprattutto per mezzo della saliva, in cui la concentrazione virale è superiore a quella del sangue; da ciò ne consegue che il leccamento e la condivisione di ciotole e lettiere assume una notevole importanza. La trasmissione per via verticale può avvenire per via transplacentare o attraverso il leccamento dei piccoli. Una volta entrato in contatto con l’organismo, le possibilità sono due: circoscrizione ed eliminazione del virus, oppure ingresso nella fase viremica e sviluppo della malattia. Purtroppo in questo secondo caso, si innescano meccanismi carcinogenetici gregio dottore, sono perfettamente conscio che la leucemia felina è argomento trito e ritrito da riviste più o meno specializzate, internet e allevatori vari. Tuttavia, nonostante tutte queste informazioni, la leucemia mi sembra sia una patologia sempre presente, soprattutto nei gatti che hanno la libertà e la fortuna di muoversi all’aperto e sono a contatto con altri felini più o meno randagi. Personalmente ho avuto la sfortuna di imbattermi in questo “flagello” per ben due volte e quindi l’argomento mi interessa molto. Vorrei perciò conoscere il punto di vista scientifico sul decorso e sulle nuove strategie per la profilassi e la terapia di tale patologia. S caratterizzati dallo sviluppo di linfomi o leucemie con le conseguenze ben conosciute sia ai veterinari che ai proprietari. Devo solo ricordare anche una possibile presenza di anemie e neutropenie persistenti o cicliche e disturbi tipo enteriti gravi, problemi epatici e neurologici. La diagnosi di tale patologia si effettua anche a livello ambulatoriale con test ematici rapidi oppure con test Pcr effettuati da laboratori. Il problema a mio avviso più importante è rappresentato dal cosiddetto “periodo finestra”, ovvero un tempo durante il quale non è possibile evidenziare la presenza del virus anche se esso ha già infettato l’animale. Come sempre la prevenzione è l’arma più importante e valida che si può mettere in campo e quindi la vaccinazione è una valida protezione. Per la terapia, l’obiettivo principale è la lotta contro la malattia indotta dal virus e le varie coinfezioni che si possono instaurare. Negli ultimi anni l’unica sostanza che ha ottenuto risultati incoraggianti è l’interferone felino a dosi di 1 milione di unità/kg per 5 giorni e ripetuto dopo due settimane e ancora dopo due mesi. #$'#. $ * # # '# )" '# +' $)## ',- ( # '# )## )' #.. + # $ # # #$'#' ' * # )! * +' ±ç´¤»ëÓÓ®ëèëÞêꢺà¬ç±Øç´¤ ±ç´¤»ë×ë°ª¢çë ç·®ÞæÛº¼Üà»ÖÓ°®×«»®Ð¯ºªÆ漬¼Æ´ª´ª·º¯¡ê׶ÖÆÜ«Æ ÐЪ¶±Øç´¤ ( $''# # #. "#.. ,,, $'$#.+ '' ' $ $' ( /% )#