REGIONANDO 2000 REGIONE AUTONOMA VALLE D'AOSTA PROGETTO SPERIMENTALE DI RIABILITAZIONE A MEZZO DEL CAVALLO Descrizione: Si tratta di un progetto che mira a consentire ai soggetti disabili di trarre benefici e miglioramenti delle proprie capacità latenti e per il raggiungimento di una propria autonomia attraverso lo svolgimento dell’attività a mezzo del cavallo. La riabilitazione a mezzo del cavallo, così intesa, è da considerarsi un’esperienza corporea e psicologica articolata che consente alla persona disabile di acquisire delle variazioni posturali e toniche significative dal punto di vista fisioterapico e nello stesso tempo di essere partecipe di esperienze emotive importanti derivanti dal rapporto animale-uomo, beneficiando altresì di tutte le implicazioni positive di tipo psicologico che ne derivano. Trova indicazioni in campo neurologico soprattutto per le paralisi cerebrali infantili dove l’andatura del cavallo favorisce il riequilibrio tonico posturale della muscolatura danneggiata: il tutto con una utile simmetrizzazione del carico attraverso una esperienza piacevole e motivante. In campo psichiatrico, attraverso modalità rieducative, è considerata, da un’ampia letteratura, utile nel favorire sia recuperi cognitivi ad esempio relativi alla organizzazione spaziale e alla lateralizzazione, sia esperienze emotive in cui il rapporto con il cavallo addestrato e con l’educatore può aiutare il contenimento dei comportamenti aggressivi e alternativamente l’apertura in caso di atteggiamenti psicotici o inibiti. Sono inoltre riferiti risultati positivi nelle persone cieche o affette da sclerosi multipla, non in fase acuta. L’obiettivo che il progetto sperimentale si pone è quello di consentire ai minori disabili soprattutto, ed adulti in secondo luogo di acquisire delle proprie autonomie raggiungibili con lo svolgimento dell’attività a mezzo del cavallo per trarre benefici e miglioramenti delle proprie capacità latenti. Il progetto, di durata triennale, è iniziato il 1° gennaio 1998 e si concluderà il 31 dicembre 2000, in quanto l’attività di riabilitazione equestre si realizza attraverso un rapporto di lunga durata con le persone disabili, al quale, in alcuni casi di solito eccezionali farà seguito una vera e propria attività presportiva. La partecipazione al progetto avviene a richiesta dell’interessato o di altra persona avente titolo (genitori/tutore/familiare, ecc.) previa visita medica effettuata da un medico dell’U.S.L. sulla base di un piano di intervento individualizzato diretto a rilevare la compatibilità dell’attività equestre rispetto alla disabilità del soggetto, l’assenza di controindicazioni per il medesimo e gli obiettivi funzionali di salute e psico-fisici conseguibili. I soggetti presi in carico per ogni anno di attività sono stati in media 33. Le risorse umane sono costituite da quattro operatori esperti in equitazione e riabilitazione che seguono i 33 soggetti disabili inseriti nell’attività. Al termine di ciascun intervento viene rilasciato un documento attestante gli obiettivi psico-fisici conseguiti e il livello di autonomia raggiunto. Le risorse finanziarie assegnate sono quelle relative all’onere degli operatori impiegati, all’utilizzo della struttura coperta e dei relativi cavalli e si attestano all’incirca sui 240.000.000 annui. Gli strumenti previsti per la valutazione oggettiva dei risultati del progetto riguardano i seguenti elementi: - numero dei soggetti beneficiari; - risposta agli obiettivi preposti e al piano individuale predisposto per ogni soggetto; - qualità dell’intervento effettuato. Il progetto è promosso dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta e attuato in convenzione dall’Associazione Valdostana di Riabilitazione Equestre e Sportiva (A.V.R.E.S.) di Nus e si svolge in località Saint-Christophe. La struttura responsabile del progetto è il Servizio organizzazione e amministrazione attività socio-assistenziali – Dirigente Sig.a Morena DE GAETANO – Tel. 0165/274211 – referente: Ufficio disabili – responsabile Sig.a Marinella PISANI – Tel. 0165/274206 – Fax 0165/238914 – e-mail: [email protected]. REGIONE AUTONOMA VALLE D’AOSTA ASSESSORATO DELLA SANITA’, SALUTE E POLITICHE SOCIALI A.V.R.E.S. ASSOCIAZIONE VALDOSTANA PER LA RIABILITAZIONE EQUESTRE E SPORTIVA U.S.L. UNITA SANITARIA LOCALE INSIEME PER L’INTERVENTO DI RIABILITAZIONE EQUESTRE ASPETTI ORGANIZZATIVI E TIPOLOGIA DELL’UTENZA NELL’AMBITO DELL’INTERAZIONE TRA PUBBLICO E PRIVATO (ESPERIENZA DELLA REGIONE AUTONOMA VALLE D’AOSTA –ITALIA-) Il contributo che il nostro gruppo può portare a quest’incontro, nasce ripensando all’esperienza concreta di questi anni; essa si realizza in una realtà non estesa ma specifica in cui assetti organizzativi, definizione del ruolo della R.E., rapporti personali all’interno ed all’esterno hanno raggiunto e si sforzano di mantenere un equilibrio sufficientemente buono per essere funzionale alle esigenze dell’utente e integrato nell’ambito di un approccio globale. L’attività iniziata dieci anni or sono dalla convergenza tra le necessità di proporre attività nuove ed interessanti alle persone disabili, ospiti delle strutture diurne della Regione Valle d’Aosta, e la disponibilità in sede d’operatori con competenze equestri approfondite e d’operatori di tipo sanitario che avevano acquisito una prima preparazione nel campo della R.E. Da un punto di vista organizzativo, sono risultati fondamentali i seguenti aspetti: A) La necessità di poter accedere in modo comodo e permanente ad un maneggio coperto con un’adeguata dotazione, qualitativa e quantitativa, di cavalli ed attrezzature. B) Una formazione omogenea sia sul versante equestre che quello riabilitativo degli operatori; in questo senso l’esperienza A.N.I.R.E. c’è stata utile per incominciare mentre l’approccio riabilitativo globale, secondo il pensiero di Milani Comparetti, faceva già parte della nostra modalità di pensare. Va poi considerato dall’appartenenza alla l’apporto importante di questi ultimi anni dato “ASSOCIAZIONE LAPO” “SEZIONE LRE”.(Sezione per lo Studio, la Sperimentazione e l’Aggiornamento nella R.E.) La nostra équipe è così composta: 1) Un medico specializzato in neuropsichiatria infantile e fisiatria. 2) Un medico specializzato in fisiatria. 3) Una fisioterapista con specializzazione in R.E. 4) Un’istruttrice di Volteggio con specializzazione in R.E. 5) Un tecnico d’equitazione F.I.S.E. con specializzazione in R.E. 6) Un’ausiliaria con buona preparazione equestre (frequentato i tirocini organizzati dalla LAPO di Firenze). 7) Un ausiliario con sufficiente preparazione equestre (frequentato i tirocini organizzati dalla LAPO di Firenze. 8) Un veterinario. C) La collaborazione e l’interazione tra strutture private e diverse strutture pubbliche. Il lucido n°1 sintetizza questa relazione, l’A.V.R.E.S., che significa Associazione Valdostana per la Rieducazione Equestre e Sportiva, che presiedo, è un’associazione privata che ha per scopo promuovere lo sviluppo della R.E. in Valle d’Aosta e che si dedica al coordinamento operativo della nostra attuale attività, sia concretamente nell’intervento con le persone disabili sia nella relazione con gli altri enti e con i media sia, gestendo, con la quota associativa la copertura assicurativa d’utenti e operatori (aspetto quest’ultimo che consideriamo di particolare importanza). Cura inoltre i rapporti con le varie associazioni e federazioni nazionali ed internazionali cui è affiliata: LAPO, F.R.D.I. (La Federation Internationale d’Equitation Therapeutique), FISD (Federazione Italiana Sport per Disabili). L’Assessorato Regionale della Sanità e Politiche Sociali interviene appoggiando l’iniziativa presso l’utenza e garantendo il badget necessario a: 1) Coprire la spesa del noleggio del maneggio coperto compresa la sua manutenzione; 2) Coprire la spese per la pensione di n°3 cavalli, comprese le spese veterinarie e di mascalcia; 3) Coprire le spese per l’attrezzatura necessaria, bardatura in genere; 4) Coprire la spesa per in compenso degli operatori (con un contratto di collaborazione coordinata continuativa); 5) Provvedere al trasporto degli utenti provenienti dalle diverse località della regione. L’Azienda Unità Sanitaria Locale interviene permettendo al neuropsichiatra che si occupa dell’utenza in età evolutiva ed al medico che si occupa degli adulti di prestare la loro opera in orario di servizio. La presa in carico avviene su richiesta dell’interessato attraverso un primo incontro che prevede la raccolta anammestica completa, con particolare attenzione all’aspetto motivazionale, la visita medica, con eventuali consulenze, è destinata ad escludere controindicazioni. Vi è poi un colloquio che utilizzando un apposito modulo definisce con l’utente indicazioni e limiti, impegni reciproci e progetto dell’attività che si va ad iniziare. I medici responsabili parteciperanno poi, al maneggio, a verifiche periodiche, con gli altri operatori e con gli utenti, nei mesi successivi. Le persone disabili seguite sono state 55 di cui 31 di sesso maschile e 24 di sesso femminile; utilizzando una classificazione tradizionale 21 (di cui 12 maschi) presentavano una disabilità psichica, 14 (di cui 6 maschi) presentavano una disabilità fisica, 8 (di cui 6 maschi) una disabilità sensoriale ed infine in 12 casi (di cui 7 maschi) era presente un grave quadro pluripatologico. E’ possibile commentare i dati soprariportati affermando che la tipologia dell’utenza risulta sovrapponibile a quella che afferisce alle altre strutture sanitarie specialistiche di diagnosi e cura o scolastiche, con la deduzione dunque che l’incidenza della “selezione” iniziale dovuta a controindicazione non risulta specifica né significativa. Si può aggiungere che in 13 casi su 55 era presente anche una patologia ulteriore, tra le più frequenti l’epilessia e le cardiopatie. Da un punto di vista quantitativo va specificato che le forme classificate come fisiche sono generalmente dei quadri di paralisi cerebrale infantile, cui si associa ritardo mentale nelle forme miste; le patologie psichiche sono costituite da ritardo mentale (nella maggioranza dei casi sindrome di Down), disturbi psicotici con associato autismo, ed infine disturbi comportamentali e della condotta particolarmente severi. I lucidi n°2 e 3 sintetizzano, ancora sul piano descrittivo dell’utenza l’età d’inizio dell’intervento di R.E.: ci sembra degno di una riflessione in comune il fatto che il limite inferiore si situa sui 4 anni e che 37 volte su 55 l’attività viene proposta a persone in età infanto-giovanile. Relativamente poi all’intervento segnaliamo che per 13 persone su 14 con patologia fisica era contemporaneamente in atto un approccio fisioterapico diretto e 20 persone su 55 praticavano anche uno sport (generalmente nuoto o sci); quest’ultimo dato sembra suggerire come l’attività equestre sia in ogni caso un’attività “gradita” alla persona con disabilità. Analizzando ulteriormente l’intervento esso si configura come “Ippoterapia” in 16 casi e come “Rieducazione Equestre” in 33 casi; sul piano tecnico esso si è realizzato al passo 35 volte, al trotto 20 volte e al galoppo 5 volte, il Volteggio è stato utilizzato per 7 bambini come pure il Maternage in 4 casi sempre in età evolutiva. La frequenza delle sedute è stata settimanale nella quasi totalità dei casi (54/55) la durata del trattamento è stata poi inferire a tre mesi in 5 casi, compresa fra tre mesi e un anno in 12 casi e superiore ad un anno in 38 casi (di cui 21 per oltre tre anni). Il lucido n°4 tenta di evidenziare l’evoluzione dinamica delle competenze acquisite, essa purtroppo si riferisce solo alle specifiche competenze equestri nell’ottica dell’autonomia e dell’integrazione nella popolazione dei “cavalieri” ma risulta anche molto significativo come siano favoriti un migliore assetto posturale, l’acquisizione in generale di una maggiore autostima, l’apertura alla relazione sociale nel rispetto delle “regole di maneggio” e delle esigenze che derivano dal rapporto con l’animale, fattore quest’ultimo che ci sembra molto importante per il miglioramento dei ragazzi con diversi disturbi della condotta. In conclusione ci sembra ovviamente di poter confermare la positività della nostra esperienza ed in questo senso sono indirizzate anche le affermazioni degli utenti che si dicono soddisfatti 51 volte su 55 (tra cui sono compresi anche alcuni che per diverso motivo hanno dovuto sospendere l’attività); ci sembra che questo risultato consegua al fatto di aver usufruito di un assetto organizzativo stabile, adeguatamente finanziato e sostenuto e da un approccio sostanzialmente realistico, coerente e motivato degli operatori coinvolti. Naturalmente si sono evidenziate, nel trascorrere degli anni, anche molte difficoltà che andranno affrontate in futuro, tra esse le più evidenti sono: 1) L’acquisizione di protocolli di valutazione clinica più accurati ed omogenei, sia rispetto la patologia sia rispetto all’intervento ed ai risultati dello stesso; 2) Lo sviluppo di un maggiore collegamento con le altre strutture che hanno finalità riabilitative e con le strutture scolastiche e educative; 3) La possibilità di usufruire di una rete di consulenti, in particolare di tipo fisioterapico e ortopedico stabile ed accessibile; 4) L’impegno a dedicare più tempo agli incontri tra operatori e tra operatori e utenti ed i loro familiari, incontri indispensabili per garantire, realmente, lo sviluppo di un progetto riabilitativo “a misura” della persona disabile.