INTRODUZIONE
Questo lavoro ha lo scopo di approfondire quali sono gli interventi didattici e
formativi dell’allenamento per i giovani che si accostano all’atletica leggera, dove,
attività naturali quali il correre, il saltare, il lanciare vengono progressivamente e
gradualmente razionalizzate e perfezionate, cosi da permettere poi all’atleta evoluto
il raggiungimento di elevati livelli di tecnica e di prestazione sportiva.
La preparazione sportiva e la formazione dell’atleta deve procedere con gradualità,
progressività e propedeuticità: essa richiede diverso tempo e il rispetto di alcune
tappe fondamentali fin dall’infanzia. Infatti bruciare i tempi della preparazione
giovanile alla ricerca di precoci risultati ha avuto molte volte conseguenze negative
sia per l’atleta, che per la sua carriera sportiva. Si è ormai concordi nel considerare il
periodo dell’età evolutiva un momento delicato e importante nella formazione di un
atleta: esso rappresenta una tappa fondamentale nel processo della maturazione e,
pur essendo per questo un momento favorevole sia agli apprendimenti e sia allo
sviluppo delle capacità condizionali, non sembra opportuno finalizzare gli interventi
didattici alla ricerca di risultati immediati ( talvolta abbastanza facili da ottenere
proprio per i rapidi tempi della maturazione organico-funzionale in questo periodo).
Appare invece importante programmare le attività finalizzandole alla costruzione e al
condizionamento
organico,
allo
sviluppo
delle
capacità
coordinative,
all’apprendimento degli elementi fondamentali dei gesti tecnici, per mirare al
raggiungimento di risultati di livello a completa maturazione dell’individuo, quando
cioè egli sarà in grado di esprimere le sue massime potenzialità.
Nel periodo evolutivo diventa pertanto necessario applicare con i giovani, che
praticano l’atletica leggera, una metodologia fondata sulla conoscenza delle
caratteristiche fisiologiche, auxologiche e psicologiche, e che si ponga come
strumento operativo a lungo termine, sia per quanto riguarda l’aspetto condizionale,
che quello propriamente tecnico.
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1-
LO SVILUPPO FISICO DEL BAMBINO E DELL’ADOLESCENTE
“Crescere” è compito dei bambini e degli adolescenti. Questo viaggio dall’infanzia
all’età adulta comporta due processi interagenti: la crescita e lo sviluppo. La crescita
si riferisce all’aumento delle dimensioni del corpo nel suo insieme e delle sue parti:
man mano che i bambini crescono, diventano più alti e più pesanti, aumentano i
tessuti magri e grassi, gli organi crescono di dimensione e cosi via. Lo sviluppo si
riferisce al processo verso lo stato biologicamente maturo.
L’accrescimento e lo sviluppo si svolgono in maniera continua dalla nascita all’età
adulta anche se in modo non uniforme e sono regolati e influenzati da fattori presenti
nell’ambiente oltre che da informazioni genetiche.
Fig. 1- Spinte maturative- Modelli fondamentali ( da Scammon R.E.)
Le tappe principali della crescita sono 3:
l’infanzia;
la pubertà che va dagli 11 ai 15 anni;
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l’adolescenza che va dalla fine della pubertà fino circa ai 22 anni;
Durante i primi anni di vita la velocità di crescita è costante ed elevata,
successivamente presenta una progressiva riduzione, seguita da un periodo
relativamente costante per poi presentare un rapido incremento che culmina in un
picco. La velocità si azzera a crescita ultimata. (Fig. 2, fig. 3)
Fig. 2 - Curva di velocità staturale (Dal Monte, Faina 1983)
I primi anni della scolarità corrispondono a un periodo è relativamente costante e
omogeneo, in cui non si evidenziano differenze tra maschi e femmine. L'incremento
staturale corrisponde circa a 6-7 cm l'anno, mentre l'accrescimento ponderale è pari
a 3 kg l'anno.
Nella
fascia che va dai 5 ai 7 anni, l'incremento staturale prevale su quello
ponderale, si associa una graduale modificazione delle forme del corpo, dove il
bambino
progressivamente tenderà a perdere le caratteristiche dell'infante (arti
corti, addome globoso, tessuto sottocutaneo adiposo).
Il bambino del primo ciclo della scuola elementare si presenterà perciò smagrito, con
scarsa muscolatura, con tono muscolare e posturale basso, lassità legamentosa e
articolare, per cui potrà assumere atteggiamenti posturali scorretti, che tenderanno
generalmente a correggersi spontaneamente.
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Nell’apparato osteo-articolare e muscolare, il processo evolutivo a cui è sottoposto
l’osso, la conseguente minor mineralizzazione (che determina minor robustezza e
maggiore elasticità rispetto all’adulto) nonché la delicata struttura delle cartilagini
fanno in modo che l’osso del fanciullo non sopporti carichi notevoli mentre risente
positivamente di un’attività non intensiva e regolare. Il tessuto muscolare cresce
durante tutta l’età evolutiva ed è legato a un processo di ipertrofia cioè a un’
aumento del volume (A.Rampa, M.C. Salvetti), a tale sviluppo non corrisponde pero
un incremento della forza , che si verifica soltanto dopo lo scatto puberale. L’attività
fisica regolare è responsabile dell’aumento della massa muscolare magra del corpo
a scapito di quella grassa che diminuisce.
Il sistema circolatorio si accresce analogamente allo sviluppo somatico generale. Si
ha un aumento delle dimensione del cuore che ottimizza la sua capacita funzionale,
invece i polmoni aumentano la loro capacità respiratoria. Si ha perciò l’aumento
della capacità di assumere e utilizzare in modo ottimale l’ossigeno, questo dato è
importante perché apre nuove possibilità a uno sviluppo della capacità di resistenza
generale, fino a questa età.
Fig.3 - Curva di velocità ponderale (Del Monte, Faina 1983)
Il periodo successivo, dai 7 agli I2 anni, vede un rallentamento dello sviluppo
staturale e un massimo aumento del peso corporeo. Intorno ai 10 anni le femmine e
agli 11-12 anni i maschi i bambini entrano nella fase della pubertà, dove avvengono
importanti modifiche dal punto di vista endocrino, le cui ghiandole producono gli
ormoni che agiscono sullo sviluppo dei vari organi, che conducono ad un
cambiamento delle forme della psiche del fanciullo in adolescente.
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La pubertà è caratterizzata da una marcata accelerazione della velocità di crescita
lineare e da cambiamenti della composizione corporea e della maturazione
sessuale. Si può quindi affermare che fino alla maturità si assiste ad una serie
costante di trasformazioni che coinvolgono l’individuo non solo negli aspetti morfofunzionali ma nella sua totalità. Tali trasformazioni sono l’indice di un divenire
dinamico di fasi alterne con accelerazioni e stasi che necessitano di un’attività
motoria multilaterale e polivalente. È necessario quindi fare scelte mirate ai bisogni
specifici dell’età cronologica e biologica del soggetto senza mai perdere di vista il
quadro di insieme complessivo del processo di crescita. L’attività sportiva fatta
durante l’età evolutiva crea un bagaglio motorio formato da abilità, capacità
condizionali e coordinative che portano a uno sviluppo armonioso dell’individuo oltre
che di promuovere in ogni piccolo atleta il controllo progressivo e finalizzato del
comportamento motorio. Per questa età i traguardi di sviluppo da perseguire in
campo atletico sono lle capacità coordinative e le capacità condizionali. Le capacità
coordinative dipendono dal grado di maturazione del S.N.C. nonché dai processi
informativi che consentono di ricevere e decodificare segnali provenienti
dall’ambiente circostante e dal proprio corpo, determinando procedure di risposte
integrate ed appropriate. Esse conoscono un periodo di sviluppo intensivo tra i 6 e
11 anni, si basano sulla funzionalità del sistema senso-motorio (organi di senso,
sistema nervoso, muscoli), non sono innate ma si sviluppano tramite schemi motori,
che il bambino acquisisce muovendosi nell’ambiente. Esse costituiscono la base di
una buona capacità senso-motoria di apprendimento, perciò più è elevato il loro
livello, minori saranno i tempi e le difficoltà con le quali verranno appresi movimenti
nuovi e difficili. Esse si sviluppano solo se si propongono ripetute richieste al
sistema senso-motorio del bambino tramite l’esercizio, se il grado di sollecitazione
del livello di queste attività cresce continuamente stimolando e innalzando
l’efficienza degli analizzatori interessati;,se si variano continuamente spazi, tempi e
situazioni.
Tra le capacità coordinative troviamo le capacità di apprendimento, controllo ,
adattamento e trasformazione; le capacità di direzione, di accoppiamento e
combinazione dei movimenti; la capacità di differenziazione, di destrezza, di
combinazione motoria, di equilibrio (statico, dinamico, di volo); la capacità di
orientamento ( spazio-temporale), di ritmo, infine la capacità di reazione e
anticipazione. (Meinel 1984);
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Le capacità motorie che determinano, invece, la condizione fisica del fanciullo, che
sono legate a fattori energetici, metabolici quali la struttura, il peso, la massa
muscolare l’efficienza e la funzionalità degli apparati sono le capacità condizionali.
Sono tradizionalmente considerate capacità condizionali la forza, la velocità o
rapidità, la resistenza e la mobilità articolare. Tali capacità fanno parte integrante del
bagaglio motorio di ogni soggetto, è quindi fondamentale il loro inserimento in un
corretto programma di attività motoria, scegliendo opportunamente tempi e modi,
rispettando alcuni vincoli imposti dalle caratteristiche peculiari dell’età evolutiva.
Prendendo in considerazione la prima citata, la forza, cioè ”la facoltà di vincere una
resistenza esterna o di opporvisi con un impegno muscolare” (V. M. Zaciorskij
1966), notiamo come non esistano particolari differenze fra maschi e femmine fino ai
12 anni, semmai, a circa 11 anni sono le ragazze a mostrare valori di forza poco
superiori ai coetanei in virtù dello sviluppo anticipato.
Fig. 4 –Evoluzione della forza statica in età giovanile (T. Hettinger 1973 )
A partire da questa età, nei ragazzi, si registra una sensibile crescita della forza (gia
a 14 anni i valori fra i sessi sono diversificati); dopo i 16 anni, la capacità di forza nei
maschi è più marcata e raggiunge il picco massimo sui 20 anni, mentre le femmine
raggiungono i valori più elevati sui 17\18 anni. L’allenabilità della forza in relazione
al sesso e all’età come mostra il grafico seguente, è in rapido sviluppo nell’età
giovanile, raggiungendo il 100 % sui 23 anni circa. Nell’età evolutiva è pertanto
possibile influire sul miglioramento della forza, utilizzando le metodiche di lavoro più
adatte. Fino alla pubertà i fattori che influenzano la forza ( ad esempio, il tipo di fibre
muscolari, il diametro della sezione trasversa del muscolo) sono legati agli aspetti
dell’accrescimento a alla maturazione del sistema neuro-muscolare.
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Fig. 5- Andamento della forza nei 2 sessi in riferimento all’età (T. Hettinger 1974).
Tale fenomeno si collega da un lato alla maturazione funzionale del sistema nervoso
centrale e periferico, dall’altro alla rapida evoluzione delle capacità coordinative, che
nel periodo dai 6 agli 11\12 anni sono in costante fase di sviluppo. In età puberale,
gli squilibri coordinativi dovuti all’accrescimento influiscono sulla forza, e pertanto
anche se l’età sensibile per l’incremento della forza decolla a partire dai 12 anni,
l’aumento della capacità d forza si manifesta prepotentemente solo dopo la pubertà.
La seconda capacità condizionale che prendiamo in esame, la velocità, intesa come
“qualità grazie alla quale si effettuano movimenti nel minor tempo possibile” ( E.
Arcelli 1990), si può notare invece che è legata all’andamento dello sviluppo del
sistema nervoso centrale che raggiunge la sua stabilità evolutiva all’insorgere della
pubertà. L’esecuzione dei movimenti risulta lenta ed impacciata fino all’età scolare
presentando nella fascia 8-12 anni un incremento molto significativo, quantificabile
in oltre il 50 % e toccando il picco tra i 18 e i 25 anni , con una netta diversità tra i
sessi, per poi pian piano decadere ( Hodgkins 1963). La capacità di corsa veloce
segue un incremento costante dai 7 anni in avanti per entrambi i sessi, con una
diversificazione a partire dai 13-14 anni a favore dei maschi (Merni-Nicolini 1991). A
partire da questa età si registra una fase di decremento, fino ai 16 anni, seguita poi
da un nuovo sviluppo che porta intorno ai 18 anni a valori definitivi, che si
mantengono costanti nella misura in cui il soggetto continui a sottoporsi a stimoli
allenanti. Questa capacità è in gran parte vincolata dal patrimonio biologico del
singolo soggetto e risulta strettamente collegata con lo sviluppo delle capacità
coordinative e in particolare con l’acquisizione del ritmo. Pertanto i giovani fino
all’età puberale dovranno cimentarsi in attività che stimolino lo sviluppo delle qualità
nervose cioè giochi di destrezza, agilità e che favoriscano l’attivazione dei complessi
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meccanismi del S.N.C. La terza capacità condizionale è la resistenza cioè “ la
capacità di fornire la massima quantità di lavoro relativamente al tempo di
esecuzione e masse muscolari interessate” (E. Arcelli 1990). Nella prima infanzia (
3-5 anni) il bambino mostra scarsa possibilità di sostenere lavori protratti nel tempo
ciò è dovuto a ipertonie e dispersioni energetiche che conducono ad un rapido
affaticamento ( R. Manno 1990). Successivamente tra i 7 e gli 11 anni, migliorando
gli aspetti coordinativi del movimento, sono possibili attività motorie più prolungate.
Dagli 11 ai 14 anni è possibile inserire forme di resistenza generale, tenendo
presente che il preadolescente è già in grado di stimoli volitivi per impegnarsi in
esercitazioni con tali caratteristiche. Per quanto riguarda la resistenza aerobica il
massimo consumo di ossigeno (VO2 max) fino a 10-11 anni non mostra differenze
significative tra maschi e femmine. In seguito i valori si differenziano a favore dei
ragazzi, che toccano il valore massimo a circa 18 anni, mentre le ragazze lo
raggiungono a 16 anni.
Fig. 6- Valori del massimo consumo di ossigeno in funzione all’ età in maschi e
femmine italiani ( Dal Monte-Faina)
Gli uomini presentano indici di capacità superiori alle donne, ciò è dovuto al fatto che
l’uomo presenta una massa muscolare maggiore e una minor massa grassa rispetto
alla donna, di conseguenza è in grado di utilizzare una maggior quantità di ossigeno
sia in termini assoluti che relativi. L’età dei 12 anni costituisce la soglia per ricercare
l’incremento della resistenza generale. Intorno agli 11-12 anni si ha infatti la
condizione favorevole dei bambini al lavoro di resistenza aerobica , in quanto vi è un
congeniale rapporto fra altezza, peso, forza muscolare e VO2max\kg di peso
corporeo. ( D. Martin 1982). Per la resistenza specifica è consigliabile ricercarne un
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incremento dopo i 15-16 anni per le ragazze e dei 15-17 anni per i maschi; ciò in
virtù di fattori limitanti a livello biologico come la carenza di enzimi coinvolti nel
processo anaerobico e lo smaltimento di acido lattico; infatti i valori della massima
potenza anaerobica lattacida mostrano sensibili e progressivi aumenti con lo
sviluppo adolescenziale.(Fig. 7).
Fig.7 -Valori della massima potenza anaerobica per Kg per sec. In relazione all’età
(Dal Monte-Faina).
Tra le capacità condizionali e quelle coordinative abbiamo la flessibilità o mobilità
articolare che si pone in posizione intermedia tra le due, in quanto molto dipendente
da fattori morfologici. Essa è considerata come “ la capacità di compiere gesti con
l’impiego della escursione articolare più ampia possibile sia in forma attiva che
passiva” ( R. Manno 1988). La mobilità articolare gioca un ruolo fondamentale per la
corretta ed economica esecuzione dei movimenti , se sviluppata insufficientemente
incide negativamente sull’apprendimento delle azioni motorie, può essere causa
d’infortuni e limitare l’utilizzazione di altre capacità motorie. Il periodo che va
dall’infanzia alla pubertà è quello in cui la flessibilità registra la propria fase sensibile
di sviluppo. Il periodo durante il quale è consigliabile svolgere gran parte del lavoro
per sviluppare la mobilità articolare si colloca fra gli 11 e i 14 anni ( M.Grosser, E.
Zimmermann). Da questa analisi emerge come le capacità coordinative e le capacità
condizionali sono indispensabili per la motricità e ammettendo di trovarci nel periodo
della migliore capacità di apprendimento motorio, sarà necessario porre i ragazzi di
fronte alle più svariate espressioni di movimento, sempre in accordo con le
possibilità individuali, affinché possano acquisire ulteriori schemi motori di base altre
che perfezionare quelli precedenti.
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2- L’ALLENAMENTO GIOVANILE:
PROCESSO DI CRESCITA FISICA E PSICOLOGICA
L’allenamento sportivo giovanile è un processo guidato di maturazione fisica e
psicologica, da attuare attraverso la pratica di esercitazioni motorie tendenti a
migliorare:
l’efficienza fisica;
le abilità motorie;
le capacita condizionali e coordinative.
Il principale obiettivo della preparazione sportiva giovanile è quello di una
costruzione di base delle capacità motorie sin dall’infanzia
e di uno sviluppo
armonico generale del fisico in un contesto di educazione e formazione della
personalità. Solo nel rispetto delle leggi che regolano l’accrescimento fisiologico e
psicologico è possibile garantire al bambino e al ragazzo, una sana attività fisica, e
quindi al futuro atleta il risultato sportivo.
Prendendo in esame le varie tappe descritte precedentemente, nei bambini di 6 -7
anni il gioco e la fantasia sono gli elementi dominanti. Il bambino passa dalla fase
esplorativa a quella organizzativa e creativa, è intelligente, concreto, riesce a
costituire semplici schemi operativi e ad apprendere con una certa facilità. Per
quanto riguarda l’attività motoria è indispensabile a questa età utilizzare il gioco, in
tutte le sue forme: individuale, a coppie, collettivo, è il perno sul quale va impostata
la formazione fisica e psicologica. Il gioco favorisce la strutturazione dello "schema
corporeo", ovvero la conoscenza del proprio corpo in tutte le situazioni statiche e
dinamiche nello spazio e nel tempo; oltre alle abilità motorie di base come il
camminare, correre, rotolare, lanciare, afferrare, ecc., possono essere proposti
anche movimenti combinati che richiedono la coordinazione simultanea di segmenti
diversi del corpo. I giochi vanno regolamentati in maniera semplice e su proposta
degli stessi bambini; le caratteristiche volitive, tipiche di questa età, non rendono
gradite attività motorie che presentano impegni monotoni, ripetuti e prolungati.
Dagli 8 agli 11 anni (maschi) e dagli 8 ai 9 anni (femmine) è definita "età della
ragione" (J. Piaget) in quanto ad una più concreta intelligenza fa riscontro una
maggiore consapevolezza di sé; In campo sportivo è in grado di perfezionare le
proprie abilità ed apprenderne altre più complesse, costruendo programmi motori
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sempre più adeguati e rispondenti ai compiti da risolvere. In questo è aiutato anche
dalla maggiore capacità di concentrazione nei movimenti; inoltre, l'accettazione delle
regole e la disponibilità alle varie attività motorie, permettono di poter programmare
delle forme di allenamento contenenti anche elementi tecnici di base propri della
disciplina sportiva prescelta. Il tutto deve essere sempre proposto in forma di gioco e
di rispetto dei principi di progressività e gradualità.
Intorno ai 12-13 anni (maschi) e 10-12 anni (femmine) inizia l’adolescenza che
proseguirà fino a circa i 16 anni per i maschi e ai 14 per le femmine. il giudizio del
gruppo di appartenenza può influenzare notevolmente la propria autostima e, di
conseguenza, la maggiore o minore fiducia in se stessi. Questa è definita l’età
"difficile" in quanto non si è più bambini ma non si è neanche adulti. L'immagine
corporea subisce delle continue variazioni con influenze alterne sulla forza
muscolare e sulle capacità coordinative che non riescono a trovare punti solidi di
riferimento; l’attività motoria e sportiva può assumere un ruolo determinante sia
come canale di sfogo della naturale esuberanza, sia come formazione ed
educazione generale; tutte le capacità motorie possono essere sviluppate senza
pericolo purché si seguano sempre i criteri di progressività, gradualità e simmetria
del lavoro; inoltre, il miglioramento del trofismo muscolare può essere molto utile per
prevenire gli atteggiamenti viziati ed i paramorfismi.
Dopo i 13 anni (maschi) e dopo i 14 anni (femmine), l’incertezza psicologica oscilla
ancora tra fiducia e diffidenza verso il prossimo, c’è il desiderio di indipendenza,
voglia di conoscere la realtà dell’adulto e tendenza a chiudersi in se stesso; il
bisogno di trovare e affermare la propria personalità porta facilmente a rifiutare i
modelli comportamentali imposti o insegnati; il punto di equilibrio di questo disagio
psicologico, ansia, spirito di contraddizione e incoerenza, arriverà solo 3-4 anni più
tardi. Questo è il momento della scelta, spesso definitiva, verso una specifica attività
sportiva, attività che può diventare importante nella formazione globale della
personalità; l’esperienza del gruppo sportivo e l’accettazione delle norme
comportamentali che esso impone, possono essere utili per una identificazione
collettiva e quindi acquisizione di sicurezza delle proprie azioni; l’elemento
agonistico, , può essere importante per la costruzione armonica del corpo, per dare
tono e forza ai muscoli e per rafforzare la propria autostima. L’allenamento servirà a
migliorare il bagaglio psico-fisico che l’atleta possiede , aiutandolo ad estrinsecare
tale corredo personale in comportamenti efficaci che gli consentano di favorire e
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migliorare atteggiamenti e comportamenti sempre più autonomi e di responsabilità,
inducendo a un buon controllo emotivo, a una buona adattabilità, a una valida
autostima, a una buona capacità di socializzazione e a una maggior tolleranza alle
frustrazioni. Al processo di allenamento occorre dare un carattere di organicità e
progressività attraverso una attività motoria e sportiva equilibrata ed efficace, infatti
poiché lo sviluppo dell’allenamento è strettamente legato ai continui adattamenti che
esso provoca nell’organismo, si dovrà considerare:
1) in quale tappa evolutiva si trova il soggetto;
2) )in che modo la sua struttura biologica in crescita risponde agli stimoli
dell’allenamento;
3) come si modificano e come si evolvono le sue caratteristiche somatiche e
funzionali;
4) come varia l’allenabilità delle diverse capacità motorie in relazione al
processo di crescita;
Occorre allora che l’allenamento del giovane sia un progetto a lunga scadenza del
quale andranno precisate:
-le diverse tappe in relazione all’età;
i contenuti di queste tappe;
i mezzi e i metodi;
gli obiettivi a breve a medio e a lungo termine;
Il progetto dovrà durare almeno una decina d’anni e quanto più la prestazione è
complessa in termini tecnici, tanto maggiore sarà il tempo necessario per poter
esprimere al massimo il potenziale atletico
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4- IL LAVORO MULTILATERALE INTESO COME STRUMENTO
CONTRO LA SPECIALIZZAZIONE PRECOCE
I contenuti della “tappa dell’allenamento giovanile” devono essere l’occasione per i
giovani atleti di vivere molte esperienze sportive, che permettano la formazione di un
vasto patrimonio motorio, dal quale attingere nel passaggio dalla fase formativa
all’attività più specificatamente orientata. Considerando la complessità
delle
capacità richieste in qualsiasi delle specialità sportive, risulta evidente come l’atleta
non debba in ogni caso svolgere una ‘attività di allenamento unilaterale: per esempio
il corridore di velocità correre sempre velocemente per migliorare la sua velocità
massima; il calciatore concentrarsi solo sulla esecuzione dei calci alla palla; e così
via... In definitiva, un allenamento così povero di mezzi, quindi standardizzato, nel
volgere di breve tempo condurrebbe certamente ad un miglioramento della
prestazione,
anche
se
limitato,
provocandone,
in
seguito,
l’arresto
e
successivamente, il calo.
Al contrario, l’analisi di una qualsiasi disciplina sportiva mette sempre in luce il
carattere complesso delle qualità richieste all’atleta: non esistono discipline sportive
caratterizzate da una sola espressione di qualità fisiche, ma piuttosto discipline in
cui entrano in gioco più qualità fisiche. All’atleta si richiede sempre il possesso di
una molteplicità di capacità fisiche e motorie. In Atletica Leggera, soprattutto nelle
categorie giovanili di Ragazzi (12-13 anni) e Cadetti (14-15), assume una notevole
importanza il lavoro multilaterale. La preparazione multilaterale è si di carattere
generale, ma deve essere strategicamente organizzata con esercizi e metodi mirati
alla disciplina sportiva praticata, per garantire lo sviluppo di un livello adeguato delle
qualità fisiche per rendere il lavoro più vario, non stereotipato. Per multilateralità
specifica si intende l’apprendimento della tecnica di base delle specialità sportive e
nelle età successive l’utilizzo con maestria e padronanza degli esercizi della
formazione speciale. Andranno sviluppate (Cenni di teoria dell’allenamento, A. La
Torre, I.Nicolini 1994): le capacità coordinative ( capacità di controllo motorio, di
trasformazione, di accoppiamento e combinazione dei movimenti, di equilibrio, di
orientamento, di reazione , di ritmo, l’abilità, la destrezza); le capacità condizionali
(forza, resistenza, rapidità); l’ efficienza muscolare; la mobilità articolare; la tecnica
corretta. L’allenamento dei giovani deve essere qualitativamente differente da quello
degli adulti, infatti è molto diversa la qualità di risposta dei giovani e degli adulti
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all’esercizio fisico. Ne deriva la necessità di programmare un piano di allenamento, i
metodi adeguati all’età che non siano la “brutta copia” dei programmi di atleti evoluti.
Nella costruzione di un piano di allenamento vanno considerati i seguenti criteri:
alternanza tra carichi di diverso tipo (forza, resistenza di varia natura, velocità,
rapidità, destrezza); alternanza tra carico e recupero; progressività nelle quantità di
lavoro; consapevolezza, intesa come capacità di essere al corrente delle finalità
dell’allenamento. Il periodo della formazione giovanile deve garantire una vasta e
completa gamma di stimoli, modellata sulle caratteristiche, sulle capacità di
apprendimento e di adattamento del ragazzo, tenendo presente la specialità verso la
quale manifesterà maggiori propensioni. La progressività e lo sviluppo dei carichi di
allenamento deve rientrare in una strategia sistematica. La strada da seguire nei
diversi settori (corse, salti e lanci) è quella di far provare ai giovani un ventaglio di
proposte di specialità affini per favorire una “buona scelta”. Questo consentirà di
valutare le capacità di prestazione prima di arrivare alla scelta della disciplina e
all’impostazione della tappa di specializzazione. Nelle categorie successive (Allievi e
Juniores) il lavoro multilaterale dovrà essere invece associato ad allenamenti più
specifici per formare l’atleta di alto livello. L’approccio multilaterale nella formazione
giovanile può essere una validissima arma contro i pericoli insiti nella
specializzazione precoce, ovvero un prematuro intervento unilaterale tendente ad
esasperare gli aspetti specifici della disciplina praticata. Se qualora lo sviluppo
avvenisse in senso unilaterale e orientato verso una sola delle qualità fisiche (quella
ritenuta essenziale), le capacità di prestazione migliorerebbero fino ad un certo
livello, per poi arrestarsi inesorabilmente come se si fosse frapposta una barriera
all’ulteriore sviluppo. Il progresso delle capacità è possibile quindi ottenerlo
attraverso il miglioramento di quelle qualità che si pensa determinino, non
direttamente, il miglioramento delle capacità e della prestazione e costituiscano il
necessario
supporto
per
le
qualità
fisiche
fondamentali.
Inoltre
una
SPECIALIZZAZIONE PRECOCE può comportare seri rischi come:
-la trasformazione e specializzazione precoce degli organi e apparati più sollecitati;
-la perdita di interesse a causa della monotona ripetitività delle esercitazioni;
Queste due situazioni possono avere come conseguenza: la stagnazione delle
prestazioni in quanto l’atleta possiede un ristretto bagaglio di schemi motori e quindi
riesce ad operare solo in determinate situazioni standardizzate; la facilità di traumi
all’apparato locomotore in quanto il sistema muscolare presenta squilibri tra le varie
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regioni del corpo; l’insorhenza o l’ accentuazione di atteggiamenti viziati;
l’abbandono precoce della disciplina praticata per mancanza di nuovi stimoli motori
e psicologici.
Il concetto di multilateralità nel processo di allenamento, che ha una sua validità in
senso assoluto, diventa addirittura il principio informatore dell’allenamento in età
giovanile. (C.Vittori, P.Bellotti, A.Donati )
4a- La programmazione
.Anche quando si opera con i giovani è necessario per una reale efficacia
dell’allenamento, programmare le attività, cioè, organizzare e pianificare il proprio
intervento scegliendo gli obiettivi, individuando a mezzi e metodi dosando
adeguatamente quantità ed intensità del lavoro e la loro distribuzione nel tempo.
Nella programmazione di un’attività sportiva a lungo termine va innanzitutto
considerata la distribuzione del lavoro generale e del lavoro speciale: il lavoro
generale consiste negli esercizi finalizzati allo sviluppo delle capacità condizionali, e
delle abilità motorie di base. Il lavoro speciale, invece, prende in considerazione il
lavoro specifico e l’apprendimento tecnico. All’interno del processo di allenamento, il
lavoro generale e il lavoro speciale hanno una distribuzione percentuale diversa
nelle diverse età. Nelle prima fase, fino ai 10 anni, il lavoro sarà esclusivamente
generale e ludico. A partire dagli 11-12 anni diminuirà la percentuale di lavoro
generale con l’introduzione del lavoro speciale. Nelle età successive aumenterà
progressivamente la percentuale di lavoro speciale. Sulla base delle preferenze e
delle caratteristiche di ognuno si avrà quindi l’inizio delle specializzazione.
Fig. 8- Tappe di formazione fisica e di allenamento sportivo (da Hahn, 1983)
4b-Aspetti metodologici
I principi metodologici fondamentali da tenere presente durante l'attività giovanile e
la singola seduta di allenamento sono:
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1) Grado di difficoltà degli esercizi: è importante proporre esercitazioni nuove o
comunque con difficoltà crescenti in modo da stimolare in ogni seduta le capacità di
apprendimento motorio. I parametri che si possono considerare in una progressione
di questo tipo sono le difficoltà dipendenti dalla novità del gesto, un movimento
completamente
sconosciuto
o
piccole
varianti
proposte
in
un'azione
già
automatizzata possono creare difficoltà nell'esecuzione motoria; difficoltà relative
alla
coordinazione
intersegmentaria,,
se
vengono
impegnati
più
segmenti
contemporaneamente si accresce la difficoltà dell'esercizio; difficoltà dipendenti
dall'equilibrio, posizioni insolite o con una base di appoggio ridotta nelle varie fasi
dell' esecuzione del movimento possono aumentare la difficoltà; difficoltà dipendenti
dalle variazioni di velocità, frequenza, ritmo e spostamento nello spazio; difficoltà
dipendenti dall'intensità del carico utilizzato; difficoltà dipendenti dall'affaticamento.
2) Successione degli esercizi: gli esercizi non devono impegnare per un numero
elevato di volte lo stesso gruppo muscolare. Infatti interessare più gruppi muscolari
in una successione di esercizi assicura un adeguato recupero locale.
3) Il carico nelle esercitazioni: è indispensabile dosare in modo opportuno il carico
dell’allenamento; i parametri da tener presenti nel dosaggio del carico nelle sedute
sono l’intensità dell’esercizio, la velocità o ritmo di esecuzione, il numero delle
ripetizioni per ogni serie e il numero delle serie, le pause di recupero;
4) Lavoro di potenziamento: è indispensabile essere certi che il giovane non presenti
evidenti vizi del portamento, scompensi a livello del rachide, vizi cardiaci; il carico
dovrà essere dosato in funzione all’età, nel periodo puberale e prepuberale sarà
opportuno scegliere esercizi a carico naturale o con sovraccarichi molto leggeri.
5) Frequenza degli allenamenti: a livello giovanile bastano 2 o 3
sedute di
allenamento settimanali. Due sedute settimanali possono già determinare discreti
miglioramenti specialmente con i principianti.
4c- La seduta di allenamento
La seduta di allenamento sarà suddivisa in Riscaldamento, attraverso esercitazioni
varie che preparino l'organismo ad eseguire il tema centrale dell'allenamento. In
questa prima fase, oltre alla corsa blanda, sono molto utili le andature che oltre che
avere un maggior impegno coordinativo rendono la seduta diversa, più stimolante
dal punto di vista dell’apprendimento, dell’attenzione e delle partecipazione;
Sviluppo del tema della seduta attraverso esercitazioni generali e specifiche; Attività
finali o ludiche sul tema dell’allenamento;
- 16 -
5- LA PROPOSTA OPERATIVA, MULTILATERALE
Esempi di esercitazioni per il riscaldamento:
1) Camminare con presa di contatto al suolo
con il tallone; varianti: in fila, sulle righe della
palestra, intercalando con azioni di corsa.
2) Camminare con circonduzioni delle braccia;
varianti: cambiando direzione, di corsa, con
movimenti diversi delle braccia.
3) Passi saltellati corti a ritmi sostenuti;
varianti: cambiando direzione, con movimenti
diversi delle
braccia (oscillazioni, slanci
circonduzioni si vari piani).
4) Corsa laterale incrociata avanti e dietro.
Varianti: cambiare direzione, velocità, con le
ginocchia alte.
5) Corsa calciata dietro mantenendo le
ginocchia basse. variante: diverse frequenze di
movimento, diverse successioni(Esempio: sx,
sx, dx, dx), combinazione di movimenti con gli
arti superiori, con spinte diverse come intensità
del piede a terra.
6) Corsa a ginocchia alte. variante: diverse
direzioni, frequenze, successioni, combinazioni
di movimenti con arti superiori (slanci, spinte).
7) Andature con slancio della gamba tesa;
varianti: in avanti, in fuori, in dietro, con dei
saltelli.
8) Andatura con flessione e spinta della
gamba. Varianti: in avanti, in fuori, con saltelli
a ritmi diversi con movimenti combinati degli
arti superiori.
9) Andature combinate: saltelli con flessioni e
slanci degli arti inferiori nelle diverse direzioni
combinati con spinte, slanci, e circonduzioni
contemporanee o successive degli arti
superiori sui vari piani
- 17 -
Esercizi per gli arti inferiori:
1) Camminare con gambe semipiegate. Varianti:
diversa ampiezza del passo, spostamenti frontali,
laterali o all’indietro, diversa angolazione del
ginocchio
2) Andature con affondi. Varianti: slancio con
gamba, andatura con piegata avanti a spinta
verso l’alto con piccoli sovraccarichi.
3) Saltelli a gambe semipiegate. Varianti:
diversa
angolazione
del
ginocchio,
spostamento del corpo verso l’alto o in avanti,
fasi di appoggio lunghe o brevi, con vari
movimenti delle braccia (slanci, oscillazioni
circonduzioni contemporanee o alternate), con
partenza da fermo a piedi uniti e arrivo nella
sabbia.
4) Partendo da seduti schiena contro schiena
alzarsi in piedi contemporaneamente e ritorno.
Varianti: ritmi di esecuzioni diversi.
5)Piegamenti su una gamba appoggiandosi ad
un compagno. Variante: in appoggio al muro o
alla spalliera, su un gradone o di fianco a una
panca,
a
coppie
che
lavorano
contemporaneamente.
6) Spinte degli arti inferiori con opposizione del
compagno. Varianti. Appoggio alle piante dei
piedi del compagno con i glutei o con il petto,
resistenza passiva o attiva. Piegamenti delle
gambe con un compagno sulle spalle
7)Balzi sui gradoni.( o gradini) Varianti:apiedi
pari, con un piede, successivi
(sx,sx,sx9alternati ( sx,dx,sx,dx), corsa in
salita.
8) Balzi tra gli ostacoli. Variante: diverse
altezze degli ostacoli, diverse distanze, con
movimenti diversi in volo degli arti inferiori e
superiori, successivi alternati.
9) Salire e scendere da1 gradino o una
panca. Variante: movimento delle gambe
successive, alternato, con balzo verso l’alto,
con cambio di ritmo.
10) Adatatura sugli avampiedi, andatura sui
talloni, andatura tallone avampiede, andatura
sul bordo esterno ed interno del piede
- 18 -
11) Saltelli con la funicella: piedi pari, skip,
piede dx, piede sx, salti alternati, 2 giri di
funicella un salto, “pinocchietto”, “vispa
teresa”…..varianti: Saltelli laterali superando
una fune.
12) Saltelli e balzi con superamento di piccoli
ostacoli. Varianti: su di un piede, piedi pari,
skip….
13) In piedi, gambe divaricate, panca
framezzo saltelli pari con salita sulla pana e
discesa.
14) Saltelli a piedi uniti da terra au panca con
una fila di panche parallele. Varianti: da terra
sulla panca, con spinta verso l’alto dalla
panca, con caduta e rimbalzo da terra.
Esercizi per arti superiori (cingolo scapolo-omerale e braccio)
1) Piegamento delle braccia partendo da in
ginocchio, busto inclinato avanti, mani in
appoggio a terra all’altezza del petto.
Varianti: diverso il passo tra le mani, con
slancio alterato verso l’alto dietro di una
gamba,
contemporaneo,
alternato
o
successivo alla spinta delle braccia.
2) Estendere le braccia partendo da seduti,
gambe tese in avanti, mani in appoggio
rialzato dietro. Variante: slancio di una
gamba verso l’alto, slancio di tutte due le
gambe in fuori.
4) Arrampicarsi al palco di salita. Varianti:
3) Piegamenti
delle
braccia
appoggio
alle
alla
pertica, o alla
fune,
con in
o senza
l’aiuto
parallele.
Varianti:
con spinta
dei piedi
a 2
delle gambe,
con gambe
a squadra,
con
terra,
gambe a squadra.
funi o con
2 pertiche.
Esercizi per gli addominali:
1) Dalla posizione supini con i gomiti a
terra, gambe tese, effettuare piccoli slanci
delle gambe tese alternati o
contemporanei. Unire o divaricare la
gambe
2) Circonduzioni e oscillazioni laterali delle
gambe con dorso alla spalliera
impugnando a braccia tese in alto.
3) Flessione contemporanea busto e
gambe con partenza da supini.
- 19 -
4) Flessione delle gambe da supini su
piano inclinato. Variante: diverse posizioni
delle gambe ( FLESSE O TESE)
5) Da supini portare le gambe tese verso le
mani del compagno mentre si impugnano
le 2 caviglie, frenare la caduta dopo la
pinta del compagno.
Policoncorrenza :
1) Lanci a 2 mani dal petto. Varianti:
partenza
da
eretti,
con
gambe
semipiegate, e piegate, da seduti, con
salto verso l’alto o verso l’avanti, diverse
traiettorie e direzioni della palla.
2) Lanci verso dietro. Varinti: piedi uniti o
divaricati,
partenza
(seduti,
eretti,
gambesemipiegate, con flessione del busto
in avanti.)
3) Lanci a 2 mani da dietro sopra il capo.
Varianti: piedi uniti o divaricati, partenza (
seduti, eretti, gambe semipiegate, con
flessione del busto in avanti)
4) Lanci laterali e con torsione. Varianti:
per sotto, per fuori, con salto, preceduti da
una flessione del busto.
5) Lanci a una mano. Varianti: da sopra, da
sotto, con spinta, in fuori
6) Lanci della palla con gli arti inferiori.
Varianti: da supini con slancio delle gambe
flesse o tese, da seduti con spinta delle
gambe.
7) Passaggi del pallone con flessione ed
estensione del busto. Variante: passaggio
per sopra, per sotto con distanze diverse
tra i soggetti
8) Passaggi del pallone da supini o da
seduti. Varianti: pallone sopra il capo a
braccia tese o flesse, gambe tese o flesse.
9) Passaggi del pallone con inclinazione
laterale, torsione o circonduzione del
tronco.
- 20 -
Giochi di squadra:
2 )Pallacanestro
1)Pallavolo
4) Calcio
3)Pallamano
Esercitazioni a corpo
1)Capovolta avanti, capovolta indietro,
2) Ruota, verticale;
3) Capovolta indietro alla verticale, verticale capovolta;
- 21 -
Esercitazioni su panche:
1)Salto sulla panca e successivo salto sul
materasso
3)Saltare a gambe unite la panca disposta
per il lungo, con appoggio anticipato delle
mani
2) Traslocazione con il corpo prono, le mani in
presa ai bordi della panca
4) Passare sotto la panca strisciando sul petto
aiutandosi con le braccia e con le mani
4d- Test motori per la valutazione e verifica delle capacità
Si è ribadito più volte il fatto che l’obiettivo principale dell’allenamento giovanile è
quello di assicurare ai giovani una valida base per un successivo perfezionamento
sportivo; in particolare il controllo della preparazione costituisce uno dei punti di
riferimento dell’allenatore per l’elaborazione dei programmi di allenamento.Per
verificare l’acquisizione e il raggiungimento dei diversi obiettivi si possono utilizzare i
“test da campo” che forniscono utili informazioni sul livello e sul grado di sviluppo
degli schemi motori, delle abilità tecniche e delle capacità condizionali, sia a livello
individuale che collettivo. Dal punto di vista organizzativo e funzionale presentano
indiscutibili vantaggi, quali: la facilità di applicazione, in quanto sono realizzabili in
tutte le realtà e le condizioni operative; la praticità di realizzazione, perché non
necessitano di materiali sofisticati e costosi, la semplicità di attuazione, visto che
non richiedono personale specializzato; E’ opportuno scegliere accuratamente i test
da seguire, gli istruttori devono conoscere le modalità di somministrazione e provare
preventivamente la misurazione; le schede per il rilevamento sono preparate
precedentemente e contengono le altre notizie informative come il curriculum
dell’atleta e i dati antropometrici; gli atleti devono essere adeguatamente preparati
sotto il punto di vista fisiologico e psicologico, Inoltre devono essere motivati ad
offrire una prestazione adeguata alle proprie possibilità.
- 22 -
Esempi di alcuni test per la valutazione della capacità di forza:
1) Salto in lungo da fermo
2) Salto quintuplo a piedi pari
Obiettivo: forza dinamica arti inferiori, capacità
motorie generali;
Materiale: decametro, picchetto, gesso, rastrello per
sabbia
Descrizione: il soggetto si pone in stazione eretta ,
piedi leggermente divaricati con la punta dietro la
linea di partenza. Si prepara al salto piegando le
gambe e portando le braccia indietro, quindi salta
slanciando le braccia in avanti e ricadendo nella buca
di sabbia a piedi pari..
Obiettivo: forza dinamica arti inferiori, capacità
motorie generali;
Materiale: decametro, picchetto, gesso, rastrello per
sabbia;
Descrizione: il soggetto si pone in stazione eretta,
piedi leggermente divaricati con la punta dietro la
linea di partenza. Dopo un leggero piegamento sulle
gambe effettua 5 salti con piedi sempre leggermente
divaricati in successione continua, senza soste tra i
salti e senza piegare troppo le gambe.
Test per la valutazione delle rapidtà:
1) Sprint 30 metri ( sia con partenza da fermo che in corsa lanciata)
Obiettivo: rapidità, forza veloce arti inferiori,
Materiale: cronometro, 2 paletti, strisce di partenza e arrivo
Descrizione: il ragazzo parte in piedi, senza comando, con un
piede avanti davanti all’altro, appena dietro la linea di partenza
e corre al massimo della velocità fino all’arrivo, posto 3 metri
oltre i 30 misurati e contrassegnato da una striscia visibile a
terra a da 2 paletti laterali. Due paletti saranno posti sia ai 30 m
che ai 15m, per il tempo parziale.
Test per la valutazione della capacità di resistenza:
-Prove di valutazione della capacità aerobica:
1) Test di Cooper
Obiettivo: capacità di resistenza aerobica
Materiale: cronometro
Descrizione: la prova consiste in una corsa continua di 12
minuti con lo scopo di percorrere più metri possibili. I risultati
conseguiti sono confrontabili con la tabella a fianco.
- 23 -
2)Test di Margaria
Obiettivo: capacità di resistenza aerobica
Materiale: cronometro
Descrizione: l’individuo dopo la rilevazione della frequenza
cardiaca a riposo, deve eseguire 2 prove distinte:
- compie 15 salite-discese al minuto di uno scalino alto 40 cm
per la durata di 4 secondi; al termine si registrano m le
pulsazioni per 1 minuto continuo (FC1);
-allorchè la frequenza cardiaca ritorna al livello iniziale, il
soggetto esegue 25 salite- discese del medesimo scalino,
sempre per un periodo di 4 minuti; conclusa la prova si rilevano
le pulsazioni
per un minuto (FC2). Si ricorre a un
nomogramma specifico su cui vanno riportati i valori delle
rilevazioni cardiache effettuate.
3) Test progressivo di Corsa –Navetta di 20 metri di Leger
20m
Obiettivo: capacità di resistenza aerobica
Materiale: dispositivo acustico
Descrizione: l’individuo si dispone dietro una linea e al via corre
continuamente da una linea all’altra (disposta 20 metri dalla
precedente) eseguendo ogni volta un rapido dietrofront. Il test
consiste proprio in questa corsa di andata e ritorno cercando di
adeguarsi al ritmo imposto sa segnali sonori registrati su un’
audiocassetta ed emessi da un registratore. Ad ogni segnale
l’individuo deve trovarsi in corrispondenza di una linea, con uno
scarto di 1 o 2 metri. L’intervallo fra i segnali via diminuisce,
costringendo il soggetto ad incrementare la propria velocità con
un grado di aumento ogni minuto (progressivamente numerato
ed indicato sul nastro registrato). Quando l’individuo non riesce
più ad adeguarsi al ritmo imposto , la prova è considerata
terminata e l’ultimo grado di incremento conseguito è l’indice
per valutare il e VO2max .
-Prove di valutazione della soglia anaerobica lattacida
1) Test di Conconi
Obiettivo: valutazione della soglia anaerobica lattacida.
Materiale: cronometro, cardiofrequenzimetro
Descrizione: il test consiste in una corsa continua a
velocità crescente della durata di 10-12 minuti ( 24003200) da effettuarsi sulla pista di atletica, dove ogni
200 metri viene posto un punto per l’incremento della
velocità. All’inizio l’atleta corre con un intensità di corsa
predefinita (8-10 km/h), ogni 200 metri la velocità
aumenta in modo costante, pari a 0,5 km/h, ad ogni
passaggio dai punti si registra il tempo e la frequenza
cardiaca grazie al cardiofrequenzimetro. La prova
termina quando l’individuo non è piu in grado di
adeguarsi alle variazioni di velocità imposte.
- 24 -
-Prove di valutazione della capacità anaerobica lattacida:
1) Test dei 300 m
Obiettivo: capacità di resistenza anaerobica lattacida
Materiale: cronometro
Descrizione: Sulla pista di atletica si esegue una corsa
piana veloce di 300 metri , con partenza da fermo.
Test per la valutazione delle mobilità articolare:
1)Cingolo scapolo-omerale
2)Flessione del tronco
Obiettivo: mobilità cingolo scapolo-omerale.
Materiale: bacchetta a sezione tonda graduata, con
tacche ogni 5 cm. Della lunghezza di almeno 1.20.
Descrizione: il soggetto impugna la bacchetta alle sue
estremità. In posizione eretta, con le braccia tese, la
bacchetta avanti bassa, il soggetto effettua una
circonduzione per l’asse passante per le spalle fino a
toccare il corpo posteriormente con la bacchetta e
ritorna nella posizione di partenza, mantenendo
sempre le braccia tese. Il test va eseguito con prove
successive
stringendo
progressivamente
l’impugnatura.
Obiettivo: mobilità tronco
Materiale: banchetto con taratura in centimetri negativa
e positiva.
Descrizione: il ragazzo si pone seduto con i piedi
completamente aderenti al banchetto, le gambe
estese; al via flette molto lentamente il busto con le
braccia tese in avanti e passando sopra la lamina
graduata raggiunge la massima misura possibile
rimanendo per un po’ con la testa tra le braccia.
Circuito di destrezza per le abilità motorie generali ( un esempio)
Obiettivo: abilità motorie generali
Materiale: 6 bacchette a sezione tonda, 6 paletti (h= m
1.20 ca.), 2 materassini, 4 ostacoli, strisce di arrivo e
partenza, 1 cronometro;
Descrizione: il ragazzo si schiera alla partenza, quando è
pronto parte e corre ponendo i piedi negli spazi tra le
bacchette, senza saltarne nessuna; quindi corre a slalom
tra i paletti; effettua una capovolta avanti e una indietro,
supera il primo ostacolo e poi passa sotto il medesimo,
supera quindi 2 ostacoli, compie una corsa a navetta
(AVANTI ,INDIETRO, AVANTI) toccando con una mano i
2 ostacoli che delimitano lo spazio della corsa a navetta
e , infine, corre in velocità fino all’arrivo.
- 25 -
5- IL RUOLO DEL TECNICO E IL SUO RAPPORTO CON IL
GIOVANE ATLETA
Il tecnico è la persona più vicina ai giovani atleti durante l’attività sportiva: egli deve
seguire, gratificare, stimolare, spronare e motivare i ragazzi sia sul campo che
durante una gara. Egli non deve spingere i ragazzi troppo velocemente verso
importanti prestazioni, ma preoccuparsi di favorire e rendere sempre più assidua e
motivata la loro presenza sul campo, per arrivare poi nell'età della piena
realizzazione delle potenzialità psicofisiche. Il tecnico deve favorire nel ragazzo il
gusto di realizzarsi attraverso lo sport, senza creare la psicosi della riuscita ad ogni
costo. In questo senso va data la giusta importanza e collocazione alle esperienze
agonistiche sia positive che negative, che dovranno servire al ragazzo come
strumenti di verifica e di autovalutazione e al tecnico forniranno informazioni più
complete sulla disciplina da scegliere nelle tappe future. La formazione di una
mentalità vincente passa attraverso numerose esperienze di confronto da svolgersi
sia nell'ambito del gruppo di allenamento, sia partecipando a vere e proprie gare:
affrontare numerosi confronti aiuterà a "sdrammatizzare" sia i momenti di
insuccesso che quelli positivi. Il tecnico dovrà suscitare e stimolare nel ragazzo la
disponibilità al lavoro e dovrà avere e saper comunicare pazienza, ricordandosi che
l'apprendimento, richiede tempi lunghi di assimilazione. Per aiutare il ragazzo a
costruirsi una reale "autonomia", il tecnico deve favorire un clima di reciproca stima
e fiducia. In particolare va data priorità al lavoro di gruppo, sia come momento
aggregante sia come momento di superamento delle difficoltà individuali. Il tecnico
dovrà valutare il grado di maturazione dei soggetti e dovrà in particolare osservare
l'interesse del ragazzo per l'allenamento, valutabile attraverso l'impegno messo nelle
esercitazioni; la capacità di apprendere, che si evidenzia nel grado di acquisizione
degli esercizi atletici presenti nel piano di lavoro.Il tecnico dovrà favorire e stimolare
la voglia di competere e di mettersi in gioco, per superare anzitutto se stessi e, nel
tempo, anche gli altri.
In alcuni ragazzi c'è una gran voglia di vincere che va incoraggiata. L'ambizione personale sostenuta dall'allenamento deve traguardare nella voglia di primeggiare.
L'avviamento in queste fasce d'età dovrà essere ludico e divertente. L'obbiettivo
finale resta, comunque, la grande prestazione.
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CONCLUSIONI
Da tempo immemorabile, i ragazzi si divertono ad allenarsi, a fare a gara e a
confrontarsi l’uno con l’altro. L’atletica leggera, con la sua varietà di stimoli, di
competizioni, fornisce un’occasione ideale per questo tipo di interazione tra
coetanei. Se si vuole che l’atletica giovanile continui ad essere un’attività stimolante,
un processo di maturazione fisica e psicologica, è necessario utilizzare, come
metodo d’allenamento, la multilateralità, il cui obiettivo principale è quello di una
costruzione delle capacità motorie e di uno sviluppo armonico generale del fisico. A
tal proposito ci è sembrato di grande rilevanza soffermarci sull’importanza di questo
metodo che dovrà essere generalizzato ed estensivo, teso anche ad interessare sia
fattori condizionali che coordinativi. Risulta quindi di estrema importanza ricorrere
anche alla proposta di esercitazioni in forma ludica per l’acquisizione delle capacità
di base caratteristiche dell’atletica leggera quali il correre, il saltare, il lanciare, per
poi sviluppare le abilità motorie più complesse e specifiche della disciplina praticata
perché una buona padronanza di tali abilità diventerà fondamentale per un
perfezionamento nell’età evoluta.
A conclusione di questo lavoro ci sembra che la tendenza alla multilateralità abbia
tutte le caratteristiche per ridare all’atletica quell’ aspetto giocoso e divertente ma
allo stesso tempo stimolate e allenante che sembrava aver peduto, grazie ai
seguenti punti chiave:
-proporre un’attività sportiva generale ma efficace ;
-rivoluzionare il concetto di “atletica” visto come sport di squadra -offrire la più vasta
gamma di stimoli motori che consentano di migliorare la propria prestazione sportiva
-utilizzare test e verifiche sui campi che stimolino il ragazzo a migliorarsi;
- 27 -
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Juvenilia
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PETROV V., TUCCIARONE G., PERICOLI R., AVOGARO R:, DI MOLFETTA D.,
SILVAGGI N., SIMEON S.,BRICHESE G., GUARNELLI G.,“Il
Manuale dell’allenatore di Atletica Leggera”, 1’,2’ e 3’parte, Centro Studi & Ricerche
-Articoli di Centro Studi e Ricerche (Atletica Studi):
-VITTORI C., BELLOTTI P., DONATI A.--“Allenamento sportivo e qualità fisiche”, -“Analisi degli
aspetti fondamentali dell’allenamento sportivo”
-LOCATELLI E., -“La programmazione dell’allenamento giovanile”, “I contenuti tecnici per lo
sviluppo della nuova strategia federale nel settore giovanile(10-17 anni)”
-SPAGOLIA G:, BORTOLI L., POZZER L.-“L’avviamento all’atletica leggera”
Siti internet visitati:
www.fidal.it;
www.sportraining.net
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Tendenze moderne dell`allenamento giovanile in atletica leggera