Giovanni De Santis (a cura di), Salute e Solidarietà,
Decimo Seminario Internazionale di Geografia Medica
(Roma, 16-18.12.2010), Atti in Onore di Cosimo Palagiano
Perugia, Edizioni Guerra, 2012, pp. 715-728
ISBN 978-88-557-0472-4
Cristiano Pesaresi * e Miriam Marta *
PECULIARITÀ GEOGRAFICHE DELLE CAUSE DI MORTE
NELLA PROVINCIA DI ROMA
GEOGRAPHIC PECULIARITIES OF DEATH CAUSES IN ROME PROVINCE
Riassunto – Il presente lavoro si inserisce nel quadro del progetto di ricerca internazionale
interuniversitario Analisi medica e geografica delle agglomerazioni urbane in differenti
condizioni naturali e socioeconomiche, per lo studio comparato delle aree metropolitane
di Roma e di Mosca. In particolare, vengono messe in evidenza alcune dinamiche relative
alla popolazione e alla mortalità, nella provincia di Roma, tra il 1981 e il 2007, per poi
focalizzare l’attenzione sulle cause di morte nel 2001. Con l’ausilio dei Sistemi Informativi
Geografici (Gis) è stata condotta un’analisi a scala comunale, che ha permesso di far risaltare
l’entità dei valori registrati in determinati contesti e la presenza di assi e areali di forte
concentrazione, con riferimento alle malattie del sistema circolatorio e ai tumori. È stata
a seguito valutata la qualità ambientale della provincia, a partire dall’uso del suolo, per
evidenziare l’esistenza e la localizzazione sul territorio di attività antropiche nocive per la
salute. Questo studio consente, così, di avanzare considerazioni preliminari sul rapporto
tra le principali cause di morte e i livelli di qualità ambientale che si rilevano nelle diverse
aree della provincia di Roma.
Abstract – This paper is one of the result of the activities led in the framework of the international and interuniversity research project Medical and geographical analysis of urban
conglomerations in different natural and socio-economic conditions, aimed at comparing
the metropolitan areas of Rome and Moscow. Particularly, some dynamics of population and
mortality, in Rome province, were investigated between 1981 and 2007; then the attention
was devoted to the causes of death in 2001. Through the support of Gis, the analysis of
the municipalities of the Rome province underlined which are the cases and axes showing the highest values for diseases of the circulatory system and neoplasms. Moreover an
evaluation of the environmental quality of the Rome province was conducted, based on
the land use map, in order to indicate the presence and the localization of unhealthy human activities. Therefore, the analysis proposed in this paper let us to investigate some
* Dip. di Scienze Documentarie, Linguistico-Filologiche e Geografiche della Sapienza
Università di Roma.
Il lavoro è frutto delle riflessioni congiunte degli Autori, ma in particolare C. Pesaresi,
ha redatto i §§ 1, 2 e 3 e M. Marta i §§ 4 e 5.
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relationship between the distribution of the main causes of death and the different levels
of environmental quality of the various areas of the Rome province.
Parole chiave: cause di morte, Gis, qualità ambientale, provincia di Roma.
Keywords: causes of death, Gis, environmental quality, Rome province.
1. Introduzione
Nel 2008, insieme a un gruppo di geografi dell’Università di Mosca “Lomonosov”,
abbiamo avviato il progetto internazionale interuniversitario Analisi medica e geografica delle agglomerazioni urbane in differenti condizioni naturali e socioeconomiche (Medical and geographical analysis of urban conglomerations in different natural
and socio-economic conditions) per lo studio combinato delle aree metropolitane di
Roma e di Mosca. In particolare, la ricerca ha tra i suoi obiettivi comparativi quelli
di individuare, anche tramite cartografia digitale ad hoc, condizioni di eventuali
analogie o forti discrepanze tra la realtà romana, compresi i comuni che gravitano
attorno alla capitale e quelli della provincia in genere (Pesaresi, Marta and Palagiano, in stampa), e la realtà moscovita, considerando tutti i comuni dell’oblast
(Malkhazova et al., 2007; Malkhazova, Shartova and Prasolova, 2010).
Le analisi, pianificate e iniziate dopo aver definito metodologie e selezionato
indicatori comuni (con alcuni adattamenti indotti dalle diversità territoriali,
socioeconomiche e di raccolta dei dati), tendono a incentrarsi principalmente su
una serie di aspetti sinteticamente riconducibili a:
– componente demografico-sociale (variazioni demografiche, anziani per bambino, indice di vecchiaia, stranieri per 100 residenti, ecc.);
– offerta sanitaria (medici e infermieri per 10.000 ab., posti letto negli ospedali...);
– domanda sanitaria (accessi e giorni di degenza nelle strutture pubbliche e
private, ecc.);
– cause di morte;
– fattori di rischio, suddivisibili in base alla recente letteratura (Palagiano e
Pesaresi, 2011, p. 285) in “stili di vita e abitudini comportamentali” ed “esposizione a fonti ed elementi inquinanti”.
In aggiunta, si è deciso di considerare l’uso del suolo, in modo da avvalersi di
metodologie integrate con cui riconoscere elementi potenzialmente nocivi che caratterizzano il territorio, aree che richiedono imminenti operazioni di bonifica (Gazerro,
Inelmen e Secco, 1989, p. 82), zone a elevata qualità ambientale che al contrario
potrebbero fungere da fattori “repulsivi” per certi tipi di malattie. D’altronde, la
geostatistica applicabile mediante i Gis è stata inizialmente utilizzata proprio per
studiare e monitorare l’inquinamento dell’aria e la contaminazione del suolo, determinando significativi benefici in campo geomedico (Mitchell, 2005, p. 5).
Il gruppo di ricerca della Sapienza Università di Roma è costituito, oltre che dagli
Autori del presente articolo, da Cosimo Palagiano, responsabile, Marco Maggioli e Rossella Belluso; la responsabile del gruppo di ricerca dell’Università di Mosca “Lomonosov” è
Svetlana M. Malkhazova.
L’area metropolitana di Roma, istituita con la L. 140/1990, non è mai entrata in
vigore e la sua delimitazione corrisponde, di fatto, al territorio della provincia. Sull’area
metropolitana di Roma si veda Cristaldi (1996 e 2003).
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Dal punto di vista operativo e interpretativo, sono stati così creati 2 Sistemi
Informativi Geografici in grado di interfacciarsi e di “dialogare tra loro”. La
conseguente cartografia computerizzata favorisce il “confronto a distanza” tra
il contesto romano e quello moscovita e, simultaneamente, consente un’analisi
particolareggiata condotta sui singoli comuni di ogni contesto. Tramite questi
screening è possibile identificare gli areali e gli assi di forte concentrazione, le zone
interessate solo marginalmente dai fenomeni e dai problemi indagati, gli ambiti
dove si rilevano i valori massimi e minimi. Avendo poi considerato la componente
temporale, tali elaborazioni mettono in evidenza le più importanti modificazioni
registrate nel corso degli anni, mostrando i nuovi volti che connotano i territori in
esame e portando a ricercare le cause di simili cambiamenti. Inoltre, nello specifico
della realtà romana, la combinazione di dati quantitativi e qualitativi permette
numerose sovrapposizioni di layers volte a far emergere fattori di rischio e nessi
preliminari di causa-effetto a livello locale. La struttura del sistema e l’ampia
banca dati costruita, quindi, consentono di realizzare le elaborazioni cartografiche in funzione di diversi criteri e a seconda che si voglia privilegiare l’ottica
sincronica, per “fotografare” la situazione in un determinato anno e riflettere in
chiave distributiva, o quella diacronica, per seguire l’evoluzione di un fenomeno
e individuare le fasi salienti che hanno portato all’assetto attuale.
2. Popolazione e cause di morte, dal 1981 al 2007
Secondo i dati censuari, la popolazione della provincia di Roma ha registrato,
negli ultimi decenni, un andamento altalenante, passando dai 3.695.961 ab. del
1981 ai 3.761.067 del 1991, per poi scendere a 3.700.424 nel 2001. Il numero di
decessi, invece, è progressivamente aumentato: dai 29.769 decessi del 1981, si è
arrivati ai 33.027 del 1991 e ai 34.059 del 2001.
Come diretta conseguenza di queste differenti dinamiche, il tasso di mortalità
è progressivamente cresciuto dall’8,05‰, all’8,78‰, al 9,20‰ (Fig. 1).
Fig. 1 - Popolazione (in centinaia), numero di decessi e tasso di mortalità (‰), nella provincia di Roma, nel 1981, 1991, 2001 e 2007.
Fonte: Ns. elab. su dati Istat.
Considerando dati più aggiornati, e in particolare quelli del 2007, poiché sono i
più recenti appositamente forniti dall’Istat per le cause di morte a scala comunale,
717
è possibile osservare un’altra variazione. Infatti, la popolazione, stando ai dati
contenuti nel Bilancio demografico e popolazione residente (31.12.2007), ha denotato un forte incremento e ha raggiunto quota 4.061.543 ab. Il numero di decessi,
dal suo canto, è continuato a salire, assestandosi a 35.849, ma fortunatamente è
aumentato in maniera proporzionalmente meno rilevante rispetto ai residenti.
Il risultato è stato un ridimensionamento del tasso di mortalità, sceso a 8,83‰
e, dunque, tornato all’incirca ai livelli del 1991, grazie anche al cospicuo arrivo
di immigrati stranieri che, determinando un ringiovanimento della popolazione,
fanno diminuire la mortalità relativa .
Per ciò che concerne la struttura della popolazione, alcuni spunti utili per delineare un primo quadro di insieme sono forniti dal numero di anziani per bambino.
Tale indicatore, preso in esame al 2001, mette in evidenza che la situazione della
provincia di Roma (3,31) ricalca pienamente quella della regione Lazio (3,36) e quella
italiana nel suo insieme (3,39). Nel confronto con le altre realtà laziali, la provincia
di Roma risulta la meno invecchiata dopo quella costiera di Latina (2,69), mentre a
denunciare i valori maggiori è quella interna e più montana di Rieti (4,74). All’interno
della provincia di Roma non mancano, però, casi di pronunciato invecchiamento, in
cui si oltrepassa la soglia dei 10 anziani per bambino (Cervara di Roma 16,33, Vivaro
Romano 11,86, Vallepietra 11,80, Rocca Canterano 11,00 e Marano Equo 10,50) e
dove questo fattore critico innalza i valori del tasso di mortalità (Cervara di Roma
14,86‰, Vivaro Romano 13,45‰, Vallepietra 13,30‰, Rocca Canterano 27,89‰, al
secondo posto della classifica provinciale, e Marano Equo 13,02‰).
Relativamente alle cause di morte (Fig. 2), in linea con le tendenze registrate a
scala nazionale, il maggior numero di decessi (in totale 34.059), nel 2001, è stato
provocato dalle malattie del sistema circolatorio (13.919, pari al 40,9%) e dai tumori (10.450, 30,7%). Seguono, a notevole distanza dalle prime 2 cause e con un
Fig. 2 - Morti per causa, nella provincia di Roma, nel 2001.
Fonte: Ns. elab. su dati Istat.
Secondo i dati Istat contenuti nel fascicolo Popolazione straniera residente al 1°
gennaio per età e sesso, dal 2003 al 2010 il numero di stranieri residenti è quasi triplicato,
passando da 142.379 a 405.657 unità (170.219 nel 2004, 206.412 nel 2005, 228.205 nel
2006, 278.540 nel 2007, 321.887 nel 2008, 366.360 nel 2009).
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contributo, tra loro, di simile entità, le malattie del sistema respiratorio (1.839,
5,4%), le cause esterne di traumatismo e avvelenamento (1.801, 5,3%) e le malattie dell’apparato digerente (1.620, 4,8%).
Dal momento che le malattie del sistema circolatorio e i tumori, considerati
assieme, sono responsabili di oltre il 70% dei decessi, può essere interessante
effettuare un’analisi di lungo periodo (1981-2007) volta a evidenziare le diverse
dinamiche e gli anni di picco e a ipotizzare le possibili evoluzioni future (Fig. 3).
Fig. 3 - Andamento temporale dei tumori e delle malattie del sistema circolatorio, nella
provincia di Roma, tra il 1981 e il 2007. Le linee tratteggiate indicano i trend nei periodi
considerati. Vengono riportati i valori riferiti agli anni dei censimenti, quelli del 2003
(prima della rottura della serie storica) e quelli del 2007.
Fonte: Ns. elab. su dati Istat.
Per quanto riguarda le malattie del sistema circolatorio, si è passati dai 12.857
decessi del 1981 ai 13.758 del 2007. In particolare, dopo un paio di anni di incremento, che hanno portato al primo picco del 1983 (13.707 decessi), vi sono state
una certa flessione e una successiva ondulazione fino al picco del 1991 (13.559). Un
nuovo periodo di bassi e alti si è protratto sino al picco del 1998 (14.353 decessi),
cui hanno fatto seguito 3 anni di lieve flessione (13.919 nel 2001). Il valore più
alto, nel corso della serie storica considerata, è stato registrato nel 2003 (14.682),
che può essere ritenuto l’anno di massimo picco. All’indomani della rottura della
serie storica per gli anni 2004 e 2005, per i quali non si dispone di dati comparabili a questa scala per problemi di revisione nella classificazione internazionale
delle malattie, i decessi dovuti alle malattie del sistema circolatorio sono tornati
indietro, anche se con tendenza alla crescita.
Con riferimento ai tumori, si è passati dai 7.683 decessi del 1981 agli 11.684
del 2007. La dinamica mostra un incremento continuo fino al 1989 (9.630 decessi),
cui ha fatto seguito una fase di bassi e alti sino al picco del 1994 (10.165), a sua
volta succeduto da un periodo di incertezza. Dopo il nuovo picco del 2000 (10.543
decessi), vi è stata una momentanea e lieve flessione nel 2001 (10.450) e poi la
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tendenza è stata decisamente orientata alla crescita. Di conseguenza, nel 2003
(11.111 decessi) si è osservato il valore più alto fino ad allora rilevato e, dopo l’interruzione degli anni 2004 e 2005, i livelli sono continuati ad aumentare, con il
2007 che ha rappresentato l’anno di massimo picco.
Confrontando le dinamiche registrate dalle malattie del sistema circolatorio
e dai tumori, si evince che la differenza di peso è andata fortemente diminuendo,
visto che nel 1981 le malattie del sistema circolatorio hanno causato 5.174 decessi in più, mentre tale valore scende a 2.074 nel 2007. Inoltre, gli anni soggetti a
flessione, nel caso dei tumori, sono stati meno frequenti e, ancora, le linee di tendenza evidenziano, per i tumori, un trend crescente nettamente più pronunciato.
Pertanto, nel medio periodo (all’incirca un trentennio), in assenza di fenomeni
“estranei” in grado di alterare significativamente i trend, potrebbe verificarsi non
solo un ulteriore avvicinamento dei valori, bensì un sorpasso da parte dei tumori,
che diventerebbero la prima causa di morte nella provincia di Roma.
3. Mortalità per malattie del sistema circolatorio e tumori nel 2001: le aree di forte
concentrazione
Per ciò che concerne le malattie del sistema circolatorio (Fig. 4), l’analisi dei
dati del 2001, disaggregati a scala comunale, fa risaltare una notevole eterogeneità di situazioni . Infatti, in 25 comuni (su un totale di 121) oltre la metà
dei decessi è attribuibile a queste malattie, con alcuni contesti in cui si supera
il 70% (Civitella San Paolo 70,6%, Roccagiovine 71,4%, Riofreddo 75,0%) e con
il caso limite di Camerata Nuova, nell’estremità orientale della provincia, dove
si raggiunge il tetto dell’85,7%. Dal lato opposto, emergono comuni in cui non vi
sono stati decessi dovuti a malattie del sistema circolatorio (Saracinesco e Vivaro
Romano) o dove i valori sono piuttosto contenuti (Trevignano Romano 17,4%, Magliano Romano 18,2%, Marano Equo 20,0%). Tuttavia, va tenuto presente che sia
i 3 comuni con i massimi valori sia i 2 comuni esenti da decessi per malattie del
sistema circolatorio sono centri demograficamente molto piccoli, con un numero di
abitanti sensibilmente inferiore alle 1.000 unità (Saracinesco, addirittura, conta
appena 178 ab.) e, pertanto, soggetti a forte variabilità, nel senso che di anno in
anno si potrebbero manifestare condizioni alquanto differenti. Comunque, oltre
a essere interessanti per individuare quali comuni sembrano “predisposti” a tali
patologie, questi dati sono utili per comprendere l’entità dei valori raggiungibili
nei contesti in esame. Dal punto di vista degli areali e degli assi di maggiore o
minore concentrazione, sono soprattutto i comuni del settore orientale a denunciare
preoccupanti condizioni e, in particolare, spicca l’asse sub-verticale che parte da
Monteflavio (53,8%), a nord, e giunge senza soluzione di continuità a Genazzano
(53,3%), a sud. Lateralmente, ai margini di questo asse, si nota qualche comune
caratterizzato da bassi valori. Per il resto, l’analisi distributiva mette in evidenza
una certa policromia e frequentemente si osserva la vicinanza di comuni con valori
alti a comuni con valori bassi.
Volgendo l’attenzione sui tumori (Fig. 5), ci si trova di fronte a una situazione
In questo lavoro è stata considerata la mortalità percentuale riferita al 2001 per rimanere aderenti ai dati ufficiali dell’ultimo censimento. Dal punto di vista delle classi, sono
state definite quattro fasce, contrassegnate da valori bassi, medio-bassi (il limite superiore
è rappresentato dal valore provinciale), medio-alti e alti.
720
Fig. 4 - Mortalità percentuale dovuta alle malattie del sistema circolatorio, nei diversi
comuni della provincia di Roma, nel 2001.
Fonte: Ns. elab. su dati Istat.
Fig. 5 - Mortalità percentuale dovuta ai tumori, nei diversi comuni della provincia di
Roma, nel 2001.
Fonte: Ns. elab. su dati Istat.
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complessivamente contrassegnata da maggiore compattezza distributiva, da cui
esulano alcuni casi con valori elevati, che risultano sparsi sul territorio provinciale. Tendenzialmente, procedendo dalla zona costiera verso l’interno, i valori
vanno degradando e nel settore orientale si addensa il maggior numero di centri
con bassi valori. Proprio nella porzione est del territorio provinciale si distingue,
però, anche l’unico areale (di dimensioni circoscritte) costituito da comuni con alti
valori. Da sudovest verso nordest si succedono: Cerreto Laziale (44,4%), Rocca Canterano (42,9%), Marano Equo (50,0%), Agosta (41,2%), Cervara di Roma (42,9%),
più Roviano (43,8%), immediatamente a nord di Marano Equo. Al vertice della
graduatoria si pone, poi, Vivaro Romano (66,7%), posto a nord di tale areale.
In un’ottica di sintesi, sovrapponendo i layers e combinando i dati relativi
alle malattie del sistema circolatorio e dei tumori è, a questo punto, possibile far
emergere alcune peculiarità, tra le quali si sottolineano le seguenti:
– in tutti i comuni dove il 60% o più dei decessi è causato da malattie del sistema
circolatorio, la mortalità percentuale connessa con i tumori è bassa (addirittura, a
Roccagiovine e a Capranica Prenestina, in cui le malattie del sistema circolatorio
hanno provocato, rispettivamente, il 71,4% e il 66,7% dei decessi, non vi sono stati
casi di mortalità per tumori);
– in 2 comuni, Camerata Nuova (85,7% malattie del sistema circolatorio e
14,3% tumori) e Cerreto Laziale (55,6% e 44,4%), il 100% dei decessi è causato
dalle malattie del sistema circolatorio e dai tumori;
– in 2 comuni, Saracinesco (0% malattie del sistema circolatorio e 33,3% tumori) e
Cineto Romano (31,3% e 6,3%), i decessi provocati dall’insieme malattie del sistema
circolatorio più tumori ammontano a una quota sensibilmente inferiore al 40%;
– in tutti i comuni in cui oltre il 45% dei decessi è causato da tumori, la mortalità
percentuale dovuta alle malattie del sistema circolatorio è bassa (ad esempio a
Vivaro Romano i tumori hanno provocato il 66,7% dei decessi, mentre la mortalità
per malattie del sistema circolatorio è stata nulla, oppure a Magliano Romano
tali valori ammontano rispettivamente a 54,5% e 18,2%).
4. Salute e qualità ambientale nelle aree urbane
Molte ricerche hanno dimostrato la correlazione positiva tra l’aumento e/o
l’insorgenza di alcune patologie e l’inquinamento ambientale. L’inquinamento
atmosferico ed elettromagnetico, la presenza di sostanze inquinanti nell’acqua,
le emissioni legate ai rifiuti, per citarne solo alcuni, hanno un deciso impatto
sulla salute (Ispra, 2010). In quest’ottica, occorre sottolineare che i diversi tipi
di inquinamento assumono, nelle aree urbane, un effetto cumulativo assai più
dannoso dei singoli effetti. È nelle città che l’inquinamento ambientale raggiunge i livelli più critici, a causa dell’elevata concentrazione di attività umane, ed è
pertanto su queste aree che si deve focalizzare l’attenzione; può essere, inoltre,
particolarmente utile allargare l’indagine ai comuni circostanti e a quelli dove è
minore la pressione antropica, in modo da favorire analisi comparative.
Il traffico veicolare rappresenta una delle minacce maggiori per la qualità ambientale delle città. Le emissioni delle autovetture si sommano a quelle prodotte
dagli impianti termoelettrici e industriali, favorendo la concentrazione di sostanze
nocive nell’atmosfera anche a grandi distanze. L’elevata produzione di rifiuti e
le difficoltà associate alla loro gestione sono un altro aspetto determinante della
qualità urbana, così come il deterioramento delle risorse idriche e la presenza di
722
siti inquinati spesso associati ad attività dismesse. Accanto a queste criticità più
note, effetti dannosi sulla salute sono provocati dall’inquinamento legato agli
agenti fisici (rumore e onde elettromagnetiche) e alla presenza di sostanze nocive
negli ambienti interni, in particolare il radon che sembra aumentare il rischio di
insorgenza di tumore polmonare (Palagiano e Pesaresi, 2011, p. 304). Così, negli
ultimi anni la valutazione della Indoor Air Quality (Iaq) ha assunto un’importanza
crescente soprattutto nei grandi agglomerati urbani sebbene ancora manchino
precisi riferimenti normativi (Ispra, 2010).
In Italia l’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (Apat,
oggi Ispra) ha avviato nel 2003 il progetto “Qualità ambientale nelle aree metropolitane italiane” finalizzato a valutare le città sulla base delle performance ambientali registrate in relazione a diverse tematiche (energia, emissioni in atmosfera,
qualità dell’aria; trasporti; qualità delle acque; rifiuti; sostenibilità locale; natura;
aree dismesse; esposizione al radon, inquinamento acustico, elettromagnetico,
indoor). La prima edizione ha visto l’analisi di 8 città, la seconda è stata estesa
alle 14 città metropolitane, con l’aggiunta di approfondimenti legati al territorio, al suolo e alla pianificazione. Nell’ultimo Rapporto (VI edizione, 2010) l’analisi
ha interessato 34 città, in rappresentanza delle principali aree urbane di tutte
le regioni italiane, a dimostrazione della crescente importanza della valutazione
della qualità ambientale in questi contesti, come testimoniano il progressivo
coinvolgimento degli Enti locali nell’iniziativa e la firma di un protocollo d’intesa
con l’Associazione Nazionale Comuni Italiani.
Per quello che riguarda la situazione ambientale delle principali città italiane
esistono alcuni fattori di pressione piuttosto significativi. Una delle principali
determinanti negative è rappresentata dall’aumento generalizzato delle superfici impermeabilizzate, causato dall’espansione edilizia e urbana e dalle nuove
infrastrutture, vale a dire dal crescente e progressivo consumo di suolo. Lo sprawl
urbano, a scapito dei territori agricoli e naturali, rappresenta una grave e spesso
sottovalutata pressione sul territorio e sull’ambiente. La ricerca di una maggiore
qualità abitativa in termini di tipologie edilizie e urbane a bassa densità, la necessità di nuove infrastrutture di trasporto stradale e ferroviario, lo scarso intervento del settore pubblico in questo settore sviluppano un incremento crescente
del fenomeno dell’urbanizzazione che, inoltre, si dimostra spesso indipendente
dall’aumento demografico (Marta, 2010).
I dati del Rapporto testimoniano un incremento delle superfici artificiali
generalizzato ma che assume carattere di particolare criticità nelle aree già fortemente urbanizzate. Significativo è proprio il valore ottenuto per il comune di
Roma dove le superfici impermeabilizzate sono cresciute, tra il 1998 e il 2005, di
336 ettari l’anno.
La produzione dei rifiuti urbani è sicuramente uno degli indicatori di maggiore
pressione nelle città italiane, non solo in termini ambientali ma anche dal punto
di vista economico. Le 34 città oggetto del Rapporto rappresentano circa il 20%
della popolazione italiana e il 23% circa della produzione totale di rifiuti urbani
dell’intero territorio nazionale. La produzione di rifiuti è complessivamente aumentata dal 2005 al 2007 (+1,3% circa), seppure in misura inferiore a quanto è
avvenuto a livello nazionale (+2,8%). Tuttavia, sebbene la crescita percentuale
complessiva dei rifiuti urbani sia inferiore alla media nazionale, i valori di produzione pro capite risultano generalmente superiori sia al resto del Paese sia
rispetto ai contesti territoriali di appartenenza delle diverse città.
723
Altro fattore di criticità per le città italiane è rappresentato dall’inquinamento
atmosferico. Sebbene la qualità dell’aria sia in miglioramento, grazie anche alle
normative entrate in vigore a partire dagli anni Novanta, preoccupano ancora
le emissioni di sostanze nocive associate al traffico veicolare soprattutto nelle
città più grandi, tra cui ovviamente spicca Roma. In città, il trasporto stradale è,
infatti, la principale sorgente di inquinamento atmosferico. D’altra parte il tasso
di motorizzazione delle città italiane è di gran lunga tra i più alti d’Europa e non
si intravedono segnali di diminuzione. L’elevata congestione del traffico stradale
è, inoltre, fonte di un’altra piaga italiana, vale a dire l’elevata frequenza di incidenti stradali, spesso mortali. Osservando le statistiche, la gravità del fenomeno
è impressionante: 13 morti e 849 feriti al giorno. Nel 2008 il 76,8% degli incidenti
mortali si è verificato nelle strade urbane, con oltre 2.000 morti. Per quello che
riguarda, più in generale, la mobilità, il sistema tende a evolversi ma troppo lentamente e non sempre nella direzione auspicata: gli obiettivi principali di riduzione
della congestione e delle emissioni inquinanti, di abbattimento della frequenza e
della gravità degli eventi incidentali sono ancora lontani.
Per quanto concerne l’inquinamento acustico, l’analisi relativa alle 34 città
considerate ribadisce la situazione già descritta nelle precedenti edizioni del
Rapporto e riscontrabile anche a livello nazionale: pochi sono i provvedimenti
messi in atto e senza un’adeguata pianificazione strategica.
Dunque la qualità ambientale delle città italiane è passibile di tangibili miglioramenti anche se non bisogna sottovalutare alcuni passi avanti compiuti negli ultimi
anni, come la maggiore sensibilità degli Enti locali nei riguardi dei temi ambientali
e la diffusione degli strumenti di certificazione ambientale (Ispra, 2010).
Crescente importanza, sia negli studi sia nelle politiche urbane, hanno assunto
negli ultimi anni le aree verdi. Fattori come la qualità, l’accessibilità e la fruibilità
dei parchi urbani, e delle aree naturali in genere, sono elementi fondamentali per
il miglioramento della vita dei cittadini. Le aree verdi hanno, infatti, funzioni ricreative, educative, per le relazioni sociali e, perciò, aumentano la vivibilità delle
città. A questi benefici si aggiungono quelli di carattere ambientale ed ecologico,
come il miglioramento del clima urbano, l’assorbimento degli inquinanti atmosferici, la riduzione dei livelli di rumore, la stabilizzazione del suolo, la riduzione
dell’erosione, la conservazione della biodiversità, la connessione con le altre aree
naturali urbane ed extra-urbane (Marta, 2010).
5. Un’analisi sperimentale della qualità ambientale della provincia di Roma
Nella letteratura scientifica e nelle attività delle organizzazioni internazionali
crescente rilevanza è stata attribuita all’analisi dell’uso del suolo come indicatore
chiave per leggere i cambiamenti ambientali (Dale, 1997; Turner, 1994). L’intensificazione delle attività antropiche sta, infatti, provocando un forte cambiamento
delle pratiche di uso con notevoli implicazioni sul sistema ambientale. I cambiamenti nella copertura del suolo si ripercuotono ad esempio sulla qualità dell’acqua e del terreno o sulle funzioni e i processi ecosistemici (Pesaresi, Marta and
Palagiano, in stampa). Una delle dinamiche che desta maggiori preoccupazioni
è l’espansione delle aree urbane (sprawl) a scapito delle aree agricole e naturali
residue nelle città, che avviene prevalentemente a causa della crescita delle superfici edilizie e commerciali. La proliferazione dei nuovi quartieri residenziali
e delle infrastrutture nelle città ha notevoli ripercussioni sul traffico veicolare,
724
725
Fonte: Ns. elab. sulla carta dell’uso del suolo della Provincia di Roma (2010).
Fig. 6 - La qualità ambientale della provincia di Roma.
quindi sull’aumento della congestione e dell’inquinamento atmosferico, ma anche
sulla riduzione della biodiversità, sulla frammentazione degli ecosistemi naturali,
sul clima urbano; da non sottovalutare sono anche gli effetti sugli aspetti sociali
della vita urbana, che influiscono fortemente sulla salute degli abitanti.
L’analisi dell’uso del suolo di un’area urbana può dunque costituire un utile
strumento per valutare la qualità ambientale, così come la valutazione dei cambiamenti avvenuti in un arco di tempo può fornire indicazioni utili per investigare se la
qualità ambientale sia stata oggetto di un miglioramento o di un peggioramento.
Per la provincia di Roma, in particolare, è stata effettuata già una prima valutazione della qualità ambientale sulla base degli usi attuali ed è stato condotto uno
studio diacronico sul cambiamento occorso nel comune tra il 1980 e il 2001 (Pesaresi,
Marta and Palagiano, in stampa). La metodologia applicata in questo lavoro consente di eseguire un ulteriore passo in avanti, giacché permette di tradurre le classi
di uso del suolo in classi di qualità ambientale, per avere una misura diretta dello
stato dell’ambiente della provincia di Roma e per poter effettuare una comparazione
tra diverse aree provinciali. La letteratura scientifica internazionale annovera dettagliati lavori di questo genere (Ricotta et al., 2003), mentre il primo effettuato a
livello nazionale è stato quello proposto da Pizzolotto e Brandmayer circa 15 anni fa
(1996). Inoltre, di recente, C. Blasi ha applicato una simile metodologia proprio alla
provincia di Roma (elaborato 4.2 - Copertura del suolo e qualità ambientale del Ptpg,
2010 ). Tali studi permettono di pervenire a una valutazione della qualità ambientale
soprattutto in funzione ecologica e naturalistica mentre, per il presente lavoro, è stato
scelto di evidenziare gli usi sulla base dei rischi potenziali per la salute, secondo una
legenda appositamente definita (Tab. 1). I livelli di qualità più bassa corrispondono
alle attività e alla presenza di siti più nocivi, come le aree industriali e le discariche,
mentre la qualità più elevata è riscontrabile nelle aree naturali.
Tab. 1 - Corrispondenza tra i livelli di qualità ambientale e le classi di uso del suolo.
Fonte: Ns. elab. sulla carta dell’uso del suolo della Provincia di Roma (2010).
La carta della qualità ambientale del Ptpg della Provincia di Roma è consultabile
insieme a tutti gli altri elaborati grafici alla pagina web: http://ptpg.provincia.roma.it
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In generale è possibile affermare che la provincia di Roma presenta buoni livelli
di qualità ambientale (Tab. 2 e Fig. 6): le percentuali raggiunte dalle classi a qualità
bassa e molto bassa superano di poco il 13% mentre, da sola, la classe a qualità molto
alta supera il 36%. La forte caratterizzazione naturale e agricola della provincia di
Roma costituisce sicuramente un fattore positivo per la situazione ambientale oltre
che un aspetto di unicità nel panorama delle metropoli europee.
Tab. 2 - Distribuzione (%) dei diversi livelli di qualità ambientale sulla superficie
totale provinciale.
Livelli di qualità ambientale molto bassa bassa media
alta
molto alta
%
4,4
8,8
33,9
16,6
36,3
Fonte: Ns. elab. sulla carta dell’uso del suolo della Provincia di Roma (2010).
Tra le zone più critiche si trovano le aree soggette a maggiore urbanizzazione,
fra cui spiccano ovviamente Roma e il litorale, dove insistono anche molte attività
antropiche dal forte impatto. Si possono distinguere nettamente anche gli assi che
da Roma partono verso l’area di Tivoli e della Sabina laziale. La cintura esterna
della provincia, nel settore nord-occidentale e orientale, dove sono presenti i
principali parchi naturali e le aree montuose, è quella che registra una maggiore
qualità ambientale. Più diversificata è, invece, la situazione nel versante meridionale, oggetto, tra l’altro, di numerosi conflitti proprio nell’uso del suolo per la
compresenza di attività industriali, agricoltura ed espansione edilizia.
A parte questa caratterizzazione complessiva e tenendo sempre presente il
livello medio-buono della qualità ambientale provinciale, è opportuno sottolineare che il contesto territoriale appare assai frammentato, proprio in virtù della
sovrapposizione tra usi differenti.
Abbastanza evidente, in linea generale, è la relazione inversa tra mortalità per
tumori e qualità ambientale, come testimonia il gradiente che, procedendo dalla
zona costiera e da Roma verso l’interno, vede i valori di mortalità per neoplasie
diminuire – nel settore orientale si concentra il maggior numero di comuni con
bassi valori – e quelli di qualità ambientale aumentare. Fanno, però, eccezione
rispetto a questa tendenza, e riducono la significatività della relazione, quasi tutti
i comuni più colpiti dai tumori.
La mortalità per malattie del sistema circolatorio appare, nel suo insieme,
meno “legata” alla qualità ambientale. Parecchi centri del settore orientale, contrassegnati dalla presenza di considerevoli aree naturali, mostrano ad esempio
valori molto preoccupanti di mortalità per problemi cardiovascolari. Si dissociano,
invece, comuni quali Tolfa (nell’estremità nord-occidentale), Montelanico (nella
punta sud-orientale), oppure Cervara di Roma e Saracinesco (nel settore orientale),
dove vi è forte corrispondenza tra pregevole qualità ambientale e bassa mortalità
per malattie del sistema circolatorio.
Vista l’eterogeneità delle situazioni, sviluppi futuri della ricerca potrebbero,
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allora, servire a rilevare proprio le “micro-caratteristiche” ambientali delle diverse
realtà locali, per valutare la loro portata in funzione delle cause di morte e in relazione agli altri fattori di rischio. Inoltre, così come già effettuato per l’area studio
del comune di Roma (Pesaresi, Marta and Palagiano, in stampa), un ulteriore
approfondimento potrebbe consistere in analisi diacroniche alla stessa scala e in
una comparazione tra l’evoluzione della mortalità e i cambiamenti riscontrati
nella qualità ambientale negli ultimi decenni.
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Peculiarità geografiche delle cause di morte nella provincia di Roma