Centro Regionale di
Sperimentazione e
Assistenza Agricola
"Franco Ugo"
Azienda speciale della
CCIAA di Savona
17031 Albenga - Regione Rollo, 98
Tel. e fax 0182.554949 - 0182.50712
E-mail: [email protected]
Centro di Competenza per l’Innovazione in Campo Agro-Ambientale
UNIONE EUROPEA
REGIONE LIGURIA
Regolamento CE n. 1257/99
Misura c (3) Formazione Professionale – 3.3 “Progetti dimostrativi”
PROGETTO DIMOSTRATIVO
DIFESA DEL BASILICO A BASSO IMPATTO
AMBIENTALE PER IL CONTENIMENTO DI
PERONOSPORA SP.
Cod. prod. SI10000039
APPROFONDIMENTI
TECNICI
In collaborazione con
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO
26
Peronospora sp. su basilico, una nuova sfida per gli agricoltori
liguri
Da circa due anni, e più precisamente dal mese di settembre del 2003, una grave
epidemia, causata da Peronospora sp.,
ha colpito il basilico, a partire dalle
coltivazioni del basso Piemonte e della Liguria. La malattia si è rapidamente
diffusa, se si eccettua un breve periodo invernale, in Toscana, nel Lazio ed in
Sardegna, causando gravi danni alle coltivazioni, una forte riduzione delle
produzioni e, soprattutto in Liguria dove si concentra una porzione consistente
della produzione nazionale di basilico, una crisi occupazionale degli addetti al
settore. In Europa, infine, la malattia è recentemente segnalata in Svizzera ed in
Germania.
Si tratta del caso abbastanza singolare di un patogeno, che non era mai stato
osservato su coltivazioni da reddito di basilico dopo la sua prima individuazione
nel 1932 in Uganda e che, dopo alcune, casuali, osservazioni in Svizzera su
basilico proveniente dal continente africano, si è manifestato con rapidità e
dannosità su coltivazioni piemontesi e liguri tra loro anche molto distanti in
termini di localizzazione territoriale, diverse per ambienti e per tecniche di
coltivazione (serra, serra-tunnel e piano campo; coltivazione a terra e fuori suolo;
coltivazioni “convenzionali” e con tecniche di agricoltura biologica).
Con altrettanta rapidità, constatato il pericolo di vedere compromesse le
coltivazioni
liguri
di
basilico,
valorizzate
anche
grazie
all’importante
riconoscimento della Denominazione di Origine Protetta (DOP), alcuni soggetti
importanti, tra cui istituzioni scientifiche (Agroinnova dell’Università di Torino),
centri di sperimentazione e assistenza tecnica territoriale (Centro Regionale di
Sperimentazione e Assistenza Agricola) l’amministrazione regionale ligure
27
(Dipartimento assistenza tecnica e qualità delle produzioni) e con l’appoggio di
tutti i basilicoltori e delle loro organizzazioni sindacali, hanno immediatamente
avviato osservazioni e attività di ricerca finalizzate alla soluzione del problema.
In pochi mesi, dopo una prima, rapida determinazione del parassita, che, peraltro,
andrà approfondita, sono state indagate le caratteristiche biologiche in grado di
influenzarne la diffusione e, infine, sono state effettuate prove di lotta, al fine di
verificare l’efficacia dei prodotti autorizzati sulla coltura, ottenendo, infine, anche
l’estensione di etichetta di due prodotti altamente efficaci per il contenimento
della diffusione epidemica della malattia.
Nella convinzione che sia opportuno cogliere di questo progetto dimostrativo
l’occasione per affrontare la complessità della coltivazione del basilico, nelle
pagine che seguono si riassume il lavoro svolto negli ultimi dieci anni su questa
coltura, dedicato dal CeRSAA alla messa a punto delle tecniche di coltivazione e
di difesa, impegnando una sezione importante alla descrizione di Peronospora sp.
e alla messa a punto delle specifiche tecniche di difesa.
28
IL
BASILICO
–
SINTESI
DELLE
PRINCIPALI
TECNICHE
DI
COLTIVAZIONE E DELLE FITOPATIE CARATTERISTICHE DELLA
COLTURA
Introduzione
Il basilico (Ocimum basilicum L.) è una specie orticola "minore", coltivata
in Italia su una superficie superiore ad 80 ha e, particolarmente, in Liguria,
dove è trasformato nel famoso “pesto”. Nel mondo il basilico è coltivato
estensivamente anche in Francia, Egitto, Indonesia, Marocco, in numerosi
Stati degli Stati Uniti, in Grecia, in Israele ed in alcuni Paesi dell'America
Latina.
Tecniche di coltivazione in ambiente protetto
Gli apprestamenti protetti
In ambiente protetto la coltivazione del basilico può essere effettuata
durante tutto l’anno e predilige serre e tunnel dotati di elevati volumi d’aria
e molto luminosi. É una specie esigente dal punto di vista termico, con
ottimi attorno a 22-24°C. La temperatura minima notturna non deve essere
inferiore a 16-17°C.
Il ciclo colturale e le tecniche di coltivazione
La coltivazione va effettuata tra la seconda metà di agosto e il maggio
successivo e prosegue, talvolta, anche in estate, purché sia possibile
29
ottenere una buona ventilazione. Poiché il seme di basilico va posto in
superficie al terreno interrandolo con una semplice rastrellatura, la
preparazione del letto di semina deve essere particolarmente accurata.
Normalmente, quindi, va effettuata una prima lavorazione profonda (a 40 50 cm) facendo seguire una fresatura superficiale per sminuzzare
finemente il primo strato di terreno. Se la semina avviene a spaglio la
densità deve essere di 6-8 g/m² di seme, per poter effettuare raccolte
scalari delle piante per due – tre mesi. É possibile fare ricorso a trasemine
da effettuarsi in prossimità della prima raccolta della coltura e,
successivamente, ogni 20 - 25 giorni a dosi di 5 – 6 g/m² di seme. Se la
semina avviene a file disposte su prose di larghezza variabile tra 0,5 e 1,5
m e distanziate di 0,2 – 0,3 m, la densità di semina deve essere di 3-5
g/m² di seme. Le varietà di basilico da impiegare sono quelle che si
rifanno alla tipologia “genovese”, la più diffusa ed apprezzata.
L’irrigazione va fatta per aspersione nelle ore più fresche del mattino. Su
terreni di medio impasto una buona irrigazione può essere realizzata
distribuendo 2-4 l/m² di acqua.
Dalla semina alla prima raccolta trascorrono circa 30 giorni nel periodo
estivo fino a oltre 60 – 90 in inverno. I fattori determinanti la lunghezza del
ciclo colturale sono essenzialmente la temperatura e la luce. La massa
fogliare prodotta in serra è di circa 800 - 1000 q/ha.
30
Tecniche di coltivazione in pieno campo.
La coltivazione in pieno campo va effettuata su terreni pianeggianti, di
medio impasto o sciolti. La preparazione del terreno deve avvenire a
febbraio-marzo con la lavorazione profonda. Il terreno deve essere
sistemato a prose, per garantire il drenaggio dell’acqua. La semina va
effettuata in aprile/maggio a dosi di 2-3g/m² di seme, interrandolo
leggermente. Gli interventi irrigui, solitamente giornalieri, vanno fatti nelle
ore più fresche del mattino per aspersione, o anche per scorrimento tra le
prose.
In generale, il primo taglio viene effettuato dopo 60 giorni dalla semina e
quelli successivi a distanza di 12-14 giorni dal precedente (20 giorni a
settembre e ottobre). La raccolta avviene per cimatura quando la pianta
raggiunge un’altezza di circa 35 - 40 cm, recidendola la prima volta ad
un’altezza dal suolo di circa 20 cm, mentre i tagli successivi vanno
effettuati sempre sul ricaccio fresco. Con questo sistema, si possono
effettuare 7-10 tagli per stagione con una produzione di circa 400 q/ha di
fogliame. Il prodotto è nettamente diverso da quello raccolto in serra, di
colore verde intenso, con foglie carnose e dall’aroma più pungente.
Tecniche di coltivazione fuori suolo, su bancale ed un vaso.
Il basilico può anche essere coltivato fuori suolo, con rese produttive
elevate, ma si rendono necessarie profonde conoscenze agronomiche.
31
L'allevamento delle piante in vasetto (diametro 10 e 14cm) è più semplice
e maggiormente diffuso, come pure la coltivazione su bancale che
contribuisce a risolvere problemi fitopatologici gravi tipici delle coltivazioni
a terra e facilita anche le operazioni di raccolta.
L’analisi del terreno e la concimazione
Il basilico predilige terreni leggeri, drenanti, ben dotati in sostanza
organica, aventi un pH prossimo alla neutralità ed una conducibilità
elettrica non superiore a 1500-1800 PS/cm. I valori medi di Capacità di
Scambio Cationico ritenuti ottimali vanno da 10 a 20 meq/100g. La
dotazione di sostanza organica nel terreno deve essere sempre buona (58%).
Un terreno adatto alla coltivazione del basilico dovrebbe disporre delle
seguenti quantità elementi nutritivi:
Elemento
Azoto
Fosforo assimilabile
Potassio scambiabile
Espressione
N
totale
(g/Kg)
P
ass.
(mg/Kg)
K sc. (mg/Kg)
pieno campo
2,6
Serra
3,4
100-200
100-200
200-500
200-500
La concimazione può variare in funzione del tipo di terreno, del contenuto
in elementi nutritivi e della tecnica colturale. In ambiente protetto si può
intervenire all’impianto con letame ben maturo (300-500 q/ha) e con la
32
distribuzione di concimi contenenti dosi di azoto, fosforo e potassio indicati
di seguito.
Azoto
Anidride Fosforica
(P2O5)
Ossido di Potassio (K2O)
dose per pieno
campo (Kg/ha)
140
dose per ambiente
protetto (Kg/ha)
140
50
10
19
15
Durante la crescita, in caso di necessità, si può intervenire con
fertirrigazioni aventi un titolo indicativo N:P2O5:K2O=20:5:10 alla dose
massima di 2g di concime ogni litro di acqua, avendo cura di risciacquare
le foglie con acqua al termine della fertirrigazione. Si raccomanda, in ogni
caso, la limitazione dell'impiego di concimi arricchiti con microelementi,
riducendone l'uso all’effettiva necessità desunta dalle analisi del terreno.
33
Le malattie e i parassiti principali del basilico
Le malattie fungine
x Fusariosi vascolare (Fusarium oxysporum f. sp. basilici)
I sintomi sono quelli caratteristici di ogni tracheomicosi: reclinamento
dell’apice vegetativo verso terra, clorosi, avvizzimento e morte della
pianta. Il decorso della malattia può essere molto rapido nelle giovani
piante, che possono morire anche solo dopo 3-4 giorni dalla comparsa dei
primi sintomi.
x Peronospora (Peronospora sp.)
Malattia recentemente segnalata su basilico. Il patogeno colpisce
l’apparato fogliare producendo caratteristiche efflorescenze di colore
chiaro tendenti al bruno. La diffusione della malattia è molto rapida e può
interessare rapidamente intere coltivazioni in serra e in pieno campo.
x Marciume del colletto (Rhizoctonia solani)
Il parassita, molto dannoso in serra, colpisce il colletto delle giovani piante,
provocandone rapidamente la morte che si manifesta con il loro
abbattimento a terra. In coltura, esso attacca a partire da un punto
originando caratteristiche aree tondeggianti ad accrescimento radiale.
x Macchia nera (Colletotrichum gloeosporioides)
La malattia può manifestarsi sui cotiledoni, sul fusto e sulle foglie. Sulle
foglie il parassita origina aree necrotiche tondeggianti di colore bruno
scuro, a contorno netto. L'attacco precoce di C. gleosporioides sui fusti
34
delle plantule nelle prime fasi di sviluppo ne provoca rapidamente la morte
con sintomi molto simili a quelli osservati in presenza di attacchi di
marciume del colletto.
x Marciumi molli dei tessuti (Sclerotinia minor, S. sclerotiorum e Botrytis
cinerea)
Sul basilico i marciumi molli colpiscono le piante in tutti gli stadi di sviluppo
e in tutte le parti aeree, trasformando i tessuti in una massa molle e scura.
S. minor e S. sclerotiorum ricoprono le parti colpite con un feltro bianco sul
quale si differenziano sclerozi scuri. Gli attacchi di Botrytis cinerea sono
riconoscibili per la presenza sugli organi colpiti dalle tipiche fruttificazioni
conidiche grigie.
Gli insetti, gli acari ed i nematodi
x
Tisanotteri (tripidi).
Frankliniella occidentalis provoca vistosi fenomeni di distorsione della
lamina fogliare e dell'apice vegetativo; anche il colore delle foglie può
diventare più scuro e opaco. I tripidi rappresentano un grave problema per
le coltivazioni in ambiente protetto, anche a causa della scarsità di prodotti
efficaci caratterizzati da un breve periodo di sicurezza.
x
Lepidotteri
La specie che più comunemente interessa il basilico è Spodoptera
littoralis. Intense defogliazioni si osservano in ambiente protetto quando, a
35
partire dalle uova deposte sotto la lamina fogliare da adulti alati che vi si
sono introdotti dalle aperture di ventilazione, si sviluppano le forme
giovanili, molto voraci. La presenza dell'insetto è prevalente nel periodo
primaverile, e gli attacchi possono protrarsi anche in autunno.
x
Afidi e acari
Gli afidi e gli acari non rappresentano un pericolo reale per la coltura.
x Nematodi
Attacchi di nematodi galligeni su radici sono osservabili in terreni sciolti,
con la formazione di galle sulle radici e morte della pianta. La diffusione
avviene a macchia d’olio a partire dal luogo della prima infezione e può
essere accelerata con le lavorazioni del terreno, o con l’impiego di
strumenti di lavorazione sporchi di frammenti di terra provenienti da aree
infestate.
Alterazioni non parassitarie più comuni.
x
Ingrossamento delle radici. I sintomi sono simili a quelli causati da
nematodi galligeni: le piante cessano di accrescersi, ed ingialliscono.
L’alterazione è provocata da un eccesso di sali presenti negli strati più
superficiali del terreno.
x
Fenomeni di "stanchezza" del terreno. Ingiallimenti diffusi e arresto di
crescita sono legati al continuo ripetersi della coltivazione sullo stesso
terreno, con accumulo di sostanze tossiche per le radici delle piante.
36
L’attenuazione o l’eliminazione dell’alterazione può essere ottenuta con la
disinfezione del terreno con vapore o con la solarizzazione.
x
Danni da freddo. Nella stagione invernale si può riscontrare un
ingiallimento dell'apice vegetativo e delle foglie più giovani, causato da
abbassamenti termici non sufficientemente controllati dal riscaldamento.
37
Strategie di difesa utilizzabili su basilico
L'approccio "integrato" per la difesa del basilico risulta un’esigenza
imprescindibile per la sua coltivazione, anche a causa della progressiva
limitazione all'uso di fitofarmaci e della mancanza di nuove registrazioni.
Di seguito si riporta una sintetica indicazione delle tecniche e degli
interventi, diretti e indiretti, di difesa a basso impatto ambientale applicabili
sul basilico.
Interventi di tipo indiretto
Impiego di materiale sano o
risanato
Corretta
adozione
di
pratiche colturali
Interventi di tipo diretto
Impiego di mezzi fisici
Impiego di mezzi biologici
(quando registrati)
Impiego di mezzi chimici
Esempi
Semente certificata esente da F. basilici
Concimazione,
ventilazione,
riscaldamento,
irrigazione, illuminazione, controllo del pH
Esempi
Disinfezione del terreno con vapore e
solarizzazione
Uso di microrganismi antagonisti di parassiti
radicali e fogliari; impiego di predatori e
parassitoidi di insetti
prodotti fitosanitari ammessi
Mezzi di difesa ammessi sul basilico
I prodotti ammessi sul basilico sono pochi e la grande maggioranza è
rappresentata da prodotti "vecchi", ovvero prodotti la cui registrazione
sulla coltura risale a molti anni addietro ed oggi, per motivi igienicosanitari, residuali e applicativi, non vengono di fatto impiegati nella pratica.
In fondo al presente lavoro si riporta un elenco aggiornato di agrofarmaci
attualmente ammessi sulla coltua.
38
IL BASILICO – APPROFONDIMENTI SULLE FITOPATIE E SULLE
STRATEGIE E TECNICHE DI DIFESA
Premessa
Un notevole lavoro tecnico - scientifico è stato compiuto nel quinquennio
1993-1997 da parte del Di.Va.P.R.A. – Patologia Vegetale dell’Università
di Torino e dal Centro Regionale di Sperimentazione e Assistenza
Agricola di Albenga della Camera di Commercio di Savona presso
numerose aziende distribuite su tutto il territorio ligure. Tale lavoro ha
fornito conferme circa la diffusione e l'incidenza dei parassiti del basilico,
e, proseguendo nel tempo in forma di continuo e attento monitoraggio
fitopatologico, ha consentito di realizzare, nei fatti prima che nella forma,
un forte raccordo tra tecnici impegnati nella ricerca, tecnici di campo e
agricoltori, consentendo nel2003 di individuare, altresì, un nuovo
patogeno, Peronospora sp., mai segnalato prima sulle coltivazioni liguri.
In particolare, con l’attuazione del progetto dimostrativo “DIFESA DEL
BASILICO A BASSO IMPATTO AMBIENTALE PER IL CONTENIMENTO
DI PERONOSPORA SP.” (Cod. prog. SI10000039), finanziato dala
Regione Liguria ai sensi del P.S.R. 2000-2006 mis. C(3) (REG CE
1257/99) è stato possibile trasferire nella realtà agricola quanto messo a
punto dalla ricerca scientifica, illustrando agli agricoltori la biologia del
parassita e le strategie di difesa. Il progetto ha, altresì, consentito la
39
conclusione di attività di estensione di etichetta, ai sensi della L. 91/414,
ottenendo per il basilico l’iscrizione in etichetta di agrofarmaci altamente
efficaci nel contenimento di detta fitopatia.
Nuove ed importanti indicazioni, inoltre, sono state ottenute dal confronto
tra le tecniche colturali messe in atto nel levante, e quelle poste in atto nel
ponente ligure, fornendo alcune giustificazioni della diversa incidenza dei
parassiti del basilico nelle due aree così delimitate e utili indicazioni per il
perfezionamento delle tecniche di coltivazione stesse.
I prelievi di materiale vegetale e gli isolamenti dei patogeni effettuati su
questa coltura hanno consentito di impostare prove di lotta contro i
patogeni isolati, valutando le migliori strategie di applicazione dei mezzi di
difesa disponibili, e offrendo agli agricoltori la possibilità di applicare i
risultati ottenuti.
In queste pagine si intende approfondire alcuni aspetti relativi alle malattie
del basilico, approfondendo, in particolare, le conoscenze relative a
Peronospora sp..
40
LE PRINCIPALI MALATTIE FUNGINE CHE INTERESSANO LE COLTURE DI BASILICO.
L'individuazione dei parassiti responsabili delle fitopatie del basilico in
Liguria, in grande maggioranza già segnalati da vari Autori, è stata
effettuata prendendo in considerazione tutte le principali aziende
Il basilico
produttrici di tale specie nelle aree orticole della provincia di Genova, di
Savona (Albenga) e di Imperia (Dianese), anche se, come noto, realtà
produttive sono presenti sulla quasi totalità della zona costiera, da Genova
a Lavagna e da Albenga a Celle Ligure e nel Sarzanese.
In figura si riporta la mappa delle principali aree di coltivazione del basilico
e l'indicazione delle aree ove sono state eseguite indagini fitopatologiche
sulla coltura
41
In tabella 1 viene riportato un elenco dei parassiti isolati da piante infette e
ordinato in base all'importanza che ciascuno di essi riveste nella zona.
Tabella 1: elenco dei parassiti osservati sul basilico disposti in ordine di
importanza
Grado di importanza
Patogeno
1
2
3
4
5
6
7
Fusarium oxysporum f.sp. basilici
Rhizoctonia solani
Colletotrichum gloeosporioides
Sclerotinia minor
Botrytis cinerea
Fusarium tabacinum
Pythium ultimum
Nel loro complesso, questi parassiti possono ridurre anche del 50% la
produzione aziendale potenzialmente ottenibile.
Il riconoscimento dei parassiti fungini.
Fusarium oxysporum f.sp. basilici
I sintomi della tracheofusariosi causata da Fusarium oxysporum f.sp.
basilici, segnalata per la prima volta nell'ex Unione delle Repubbliche
Socialiste Sovietiche sono quelli caratteristici di ogni tracheomicosi (Fig.1):
epinastia, asimmetria, clorosi, avvizzimento cui segue necrosi fogliare. La
necrosi ha andamento basipeto, estendentesi dall'apice all'intera pianta;
sezionando il fusto ed evidenziando i vasi legnosi si possono osservare
estesi e evidenti imbrunimenti. Il decorso della malattia può essere molto
42
rapido nelle giovani piante, che possono morire anche solo dopo 3-4 giorni
dalla comparsa dei primi sintomi; in alternativa, su piante adulte la malattia
ha andamento più lento, ma sempre con esito letale.
Figura 1. Attacchi di fusariosi su basilico
In Liguria tutte le aziende coltivatrici di basilico oggetto dell'azione di
monitoraggio hanno presentato sulle colture gravi attacchi di questo
parassita, particolarmente laddove più elevate sono le temperature
osservate anche nel periodo invernale in ambiente protetto.
43
Rhizoctonia solani
Il parassita attacca piante in qualunque stadio di sviluppo, ma risulta
particolarmente dannoso quando questo colpisce le giovani piante,
provocandone rapidamente la morte che si manifesta con il loro
abbattimento a terra.
Figura 2. Attacchi di R. solani su basilico
R. solani colonizza rapidamente le porzioni più basali del fusto originando
su esse estese aree necrotiche, depresse, zonate e seccherecce, spesso
avvolgenti l'intero asse vegetativo. In coltura, esso attacca a partire da un
punto, generalmente disposto in prossimità di pali di sostegno delle serre
o dei passaggi interni, originando caratteristiche aree tondeggianti ad
44
accrescimento radiale all'interno delle quali la maggior parte delle piante è
abbattuta al suolo (Fig. 2).
In Liguria tutte le aziende coltivatrici di basilico oggetto dell'azione di
monitoraggio hanno presentato sulle colture gravi attacchi di questo
parassita, anche nel periodo invernale.
45
Colletotrichum gloeosporioides
L'attacco del parassita, favorito da elevata umidità negli ambienti di
coltivazione, da prolungati periodi di bagnatura delle foglie, da
temperature di 15-20°C, nonché dalla elevata densità di coltivazione,
condizioni normali per la coltura effettuata in ambiente protetto, si
manifesta già nelle prime fasi di sviluppo della pianta, a carico delle foglie
cotiledonari, del fusto e delle foglie vere.
Figura 2. Necrosi fogliari causate da Colletotrichum gloeosporioides
Sulle foglie il parassita origina aree necrotiche tondeggianti di colore bruno
scuro, seccherecce, a contorno netto, prive di alone clorotico (Fig. 2), in
un primo tempo isolate e poi, in seguito al loro accrescimento, coalescenti
in grandi aree a contorno irregolare, talvolta lacerate al centro. Il parassita
può anche attaccare porzioni di fusto originando su esse estese aree
46
necrotiche dello stesso colore di quelle osservate sulle foglie, spesso
avvolgenti l'intero asse vegetativo. L'attacco di C. gleosporioides sui fusti
delle plantule nelle prime fasi di sviluppo ne provoca rapidamente la morte
con sintomi molto simili a quelli osservati in presenza di attacchi di altri
parassiti del basilico. Nelle serre liguri le condizioni climatiche interne,
caratterizzate soprattutto da elevata umidità ambientale, consentono una
rapida diffusione del parassita.
47
Sclerotinia minor e Botrytis cinerea
Sclerotinia minor è uno dei più gravi parassiti che colpisce la lattuga, la
cicoria, la scarola e l'indivia. Sul basilico, il marciume del colletto colpisce
le piante in tutti gli stadi di sviluppo ma è soprattutto dannoso su quelle
adulte, prossime alla maturazione commerciale, quando le foglie più
vecchie formano, a contatto con il terreno, camere umide molto favorevoli
alle infezioni.
Figura 3. Attacchi di S. minor su basilico
Queste iniziano generalmente nella zona del colletto producendo in pochi
giorni il disfacimento molle dei tessuti, in conseguenza del quale le foglie
ingialliscono, avvizziscono e marciscono. La rapida distruzione dei tessuti
48
può portare al distacco della parte aerea dalla base della pianta oppure,
prima che questo si verifichi, interessare l'intero fusto, trasformandolo in
una massa molle e scura (Fig. 3).
Quando il marciume è prodotto da S. minor o da S. sclerotiorum le parti
colpite vengono ricoperte da un feltro bianco sul quale si differenziano
sclerozi in forma di masserelle globose dapprima grigiastre e mollicce,
quindi nere e di consistenza cuoiosa.
Il comportamento ed i caratteri morfofisiologici dei due funghi sono molto
simili. Essi differiscono essenzialmente per la dimensione degli sclerozi,
notevolmente più piccoli (0,5-2 mm) in S. minor che in S. sclerotiorum (3-9
mm).
Essendo capaci di vita saprofitica attiva, questi parassiti possono
permanere nel terreno a mezzo del loro micelio e superare condizioni
sfavorevoli mediante gli sclerozi, che conservano molto a lungo la loro
vitalità. Le infezioni primarie iniziano in genere a partire dalle ascospore.
Preferiscono terreni leggeri, ben aerati, dove non si verifichino eccessi
d'acqua, fatto, questo, che sembra correlabile con la loro incapacità ad
accrescersi in presenza di elevate concentrazioni di anidride carbonica.
49
Sovente gli attacchi di Sclerotinia sono associati o seguiti (e mascherati)
da attacchi di Botrytis cinerea, riconoscibili per la presenza sugli organi
colpiti dalle tipiche fruttificazioni conidiche grigie del parassita (Fig. 4) e
talvolta di sclerozi di forma appiattita e leggermente convessa,
generalmente aderenti ai tessuti.
Figura 4. Attacchi di B. cinerea su basilico
La B. cinerea, che è normalmente presente come parassita di debolezza
su piante debilitate da attacchi parassitari diversi o da condizioni
ambientali sfavorevoli, in particolare dal freddo, può comportarsi come
parassita primario in condizioni di elevata umidità ambientale quali
facilmente si verificano nelle colture forzate in serra o sotto copertura di
50
plastica. In simili condizioni, oltre a poter produrre essa stessa il marciume
del colletto con sintomi che si differenziano, di poco da quelli dovuti alle
Sclerotiniae, la B. cinerea è causa di necrosi e strozzature sui fusti delle
giovani piantine e di marciumi molli del picciolo e del lembo delle foglie,
particolarmente di quelle più vecchie. Le sue infezioni possono provocare
la morte immediata delle giovani piante oppure rimanere dapprima latenti
per manifestarsi successivamente, quando le condizioni ambientali
divengono
favorevoli,
ovvero
in
presenza
di
temperature
non
particolarmente ridotte (minimi raramente inferiori a 17°C) e umidità (8095%) molto elevate. Le lesioni a manicotto che si formano sui rami e sui
fusti determinano sempre la morte delle parti aeree sovrastanti; sopra i
tessuti infetti possono anche formarsi i tipici sclerozi neri, di forma
irregolare, con faccia inferiore generalmente concava.
La velocità di sviluppo ed il potere della Botrytis e delle Sclerotiniae di
degradare i tessuti rappresentano un pericolo molto grave anche dopo la
raccolta, nell'involucro di vendita, nel quale se l'aerazione non è sufficiente
e la temperatura troppo elevata, le infezioni iniziate in campo possono
estendersi e causare ulteriori danni.
La presenza di questi due parassiti è abbastanza diffusa nelle aree di
coltivazione del basilico, con particolare incidenza laddove manca una
attenta gestione dell'umidità ambientale.
51
Pythium ultimum
I funghi del genere Pythium provocano marciumi in preemergenza ed in
postemergenza delle giovani piante e marciumi radicali delle piante adulte.
I primi sono di gran lunga i più frequenti ed importanti in quanto i semi
sotto terra o le piantine appena emerse che ne sono affette muoiono,
lasciando nelle colture ampie fallanze, o dando origine a piante deboli e
malformate (fig. 5).
Figura 5. Attacchi di Pythium sp. su basilico
52
I secondi sono per lo più localizzati agli apici delle radici ed hanno
conseguenze di scarso rilievo per la produttività della coltura.
Numerose sono le specie del genere Pythium responsabili dell'uno e
dell'altro tipo di alterazione; attualmente non è ancora ben noto quale sia
la specie presente in maniera prevalente o esclusiva sul basilico. Si tratta
di funghi compresi con le Phytophthorae nella famiglia delle Pythiaceae,
capaci di vita saprofitica, che in presenza di elevata umidità parassitizzano
le parti delle piante sotterranee o prossime al terreno.
53
I parametri climatici e le tecniche di coltivazione del basilico: la loro
influenza sui parassiti fungini.
Parallelamente al lavoro di individuazione e riconoscimento dei principali
parassiti fungini in grado di arrecare danno alla coltivazione del basilico,
sono stati attentamente valutati i sistemi di coltivazione adottati dai
coltivatori e, all'interno delle serre di coltivazione, i parametri ambientali
principali (temperatura e umidità relativa), riscontrando importanti
differenze tra le aree del levante e del ponente ligure.
Nelle zone del levante, come si è già detto, gli apprestamenti protetti sono,
in maggioranza, molto semplici (serre del tipo "Riviera"), caratterizzati da
strutture in legno o ferro sostenenti il materiale di copertura in plastica o,
più frequentemente, in vetro supportato da una intelaiatura in legno
("vetrine"). Tali serre sono costruite direttamente sulle pendici terrazzate
dei rilievi prospicienti il mare, senza grandi modificazioni della giacitura del
suolo: questo tipo di sistemazione, combinata con l'elevata pendenza del
terreno e con la forte insolazione durante tutta la giornata, comporta la
delimitazione, all'interno delle serre, di un ridotto volume d'aria, di una
ridotta circolazione della stessa e l'esposizione della coltura a repentini
sbalzi di temperatura e ristagni di umidità. Tali fenomeni si manifestano
soprattutto nelle ore notturne, quando si raggiunge facilmente la massima
concentrazione di umidità nell’ambiente, aggravati dalle scarse possibilità
di ventilazione offerte da questo tipo di serra (Fig. 6). Il riscaldamento
54
viene effettuato sia mediante l'impiego di termoventilatori, sia mediante
sistemi a termosifone, mentre il riscaldamento del terreno, mediante
tubazioni posizionate in profondità, è raramente applicato in tutte le zone
di coltivazione prese in esame, a causa degli alti costi che tale pratica
comporta e per il fatto che, tradizionalmente, i produttori sono soliti
incorporare annualmente nel terreno elevati quantitativi di concimi
organici.
Figura 6. Tipiche "vetrine" liguri
L'elevata quantità di seme impiegato/m2, mediamente pari a circa 10-15
g/m2, ma spesso superiore a 30 g, nonché l'adozione della pratica della
trasemina che avviene con la coltura in atto, dopo aver effettuato le prime
55
2-3 raccolte di piante pronte alla vendita, facilita l'instaurarsi ed il
perdurare di un microclima particolarmente umido, ideale per molti
parassiti fungini.
Nella zona del ponente, le strutture all'interno delle quali si alleva il basilico
sono decisamente più evolute dal
punto di vista strutturale e
termodinamico, e pertanto i ricambi d'aria sono più elevati e frequenti.
Esse sono costruite in ferro e vetro ed hanno una altezza al colmo mai
inferiore a 4 m; i ricambi d'aria sono più elevati e frequenti, sia per la
grande superficie apribile ai lati e al colmo delle serre, sia per una precisa
Figura 7. Moderne strutture per la coltivazione del basilico
56
volontà del produttore che, a differenza di quello della zona del levante,
preferisce coltivare il basilico a temperature massime diurne più basse. Il
riscaldamento dell'ambiente di coltivazione avviene prevalentemente
ricorrendo all'impiego di termoventilatori attrezzati con maniche in film
plastico che, correndo lungo l'asse maggiore della serra, operano una più
uniforme distribuzione del calore, contribuendo a rimescolare gli strati
d'aria all'interno della serra (Fig. 7).
La luminosità all'interno di tali strutture è, quindi, decisamente più elevata
rispetto a quella delle serre del levante e ciò comporta un aumento dei
livelli termici ambientali disponibili che, almeno durante le ore del giorno,
contribuiscono a ridurre la presenza di acqua di condensa sull'apparato
fogliare delle piante, rallentando, così, lo sviluppo di patogeni quali B.
cinerea. In base a quanto detto, appare in parte comprensibile l'elevata
presenza
di
patogeni
quali
Rhizoctonia
solani
e
Colletotrichum
gloeosporioides riscontrata nel levante (Tab. 2), rispetto alla situazione
riscontrata nelle zone del ponente. Tali parassiti, infatti, sono favoriti dalle
temperature e dall'umidità relativa elevata, dal forte sbalzo termico tra
giorno e notte, dalle molte ore, sia notturne, sia diurne, durante le quali un
velo d'acqua ricopre l'intera superficie delle piante, nonché dalla bassa
luminosità delle strutture.
57
Tabella 2. Frequenza con la quale sono stati identificati i vari parassiti del
basilico sul totale degli isolamenti effettuati
Zona di
produzione
Frequenza percentuale con la quale sono stati identificati i vari
parassiti del basilico sul totale degli isolamenti effettuati
Fusarium
Rhizoctonia
Colletotrichum
Sclerotinia
Pythium
basilici
solani
gloeosporioides
minor
ultimum
Riviera di
Levante
Riviera di
Ponente
18,0
40,0
40,0
1,8
0,2
40,0
30,0
19,8
10,0
0,2
Legata a fattori parzialmente indipendenti da quelli meramente climatici
appare, invece, la presenza di F. basilici, mentre la giacitura delle serre e,
soprattutto, il fattore umano risultano strategici.
Nella zona del levante, la limitata presenza di attacchi di F. basilici appare
legata all'ubicazione delle aziende produttrici in zone spesso impervie e
quindi difficilmente raggiungibili con i mezzi che abitualmente sono
impiegati per operare la disinfezione del terreno con bromuro di metile o
altri mezzi chimici o con vapore. Il ridotto impiego di tali mezzi e sistemi di
disinfezione ha aperto la strada all’adozione di forme di disinfezione del
terreno, quali la solarizzazione, anche applicata in combinazione con dosi
ridotte di un fumigante, semplici da applicare, a basso impatto ambientale
ed
in
grado
di
ridurre
i
negativi
effetti
del
“vuoto
biologico”;
successivamente a queste, l’applicazione al terreno di un mezzo biologico
in grado di contenere efficacemente gli attacchi di F. basilici, e ormai
ampiamente commercializzato in Italia, ha contribuito a ridurre fortemente
gli attacchi del parassita.
58
La disinfezione del terreno abbinata con l’inoculazione in presemina di
antagonisti di F. basilici si è affermata rapidamente anche nel ponente
ligure e recentemente è stato osservato un calo generalizzato degli
attacchi del parassita in tutte le aree di coltivazione del basilico.
La diffusione dell'applicazione di strategie di difesa integrata anche su
basilico fa seguito, peraltro, alle recenti limitazioni d’impiego del bromuro
di metile, il principale geodisinfestante largamente impiegato in passato, e
ai problemi legati al contenimento dei patogeni del terreno e alle
conseguenze negative del cosiddetto "vuoto biologico", indotte da tutti
quei trattamenti che eliminano pressoché ogni forma di vita nel terreno. Di
fatto, quegli agricoltori che per primi si sono rivolti a pratiche a più ridotto
impatto ambientale, meno distruttive nei confronti della microflora del
terreno e, in ultima analisi, meno costose, ottengono oggi ottimi risultati
nel contenimento di F. basilici.
59
Strategie di difesa utilizzabili su basilico
L'approccio "integrato" per il contenimento dei parassiti del terreno risulta
più che mai un’esigenza imprescindibile per la coltivazione del basilico
che, come abbiamo detto, risente della progressiva limitazione all'uso di
fitofarmaci
precedentemente
ammessi,
della
mancanza
di
nuove
registrazioni, nonché della riduzione delle possibilità di impiego del
bromuro di metile per la disinfezione del terreno.
L’applicazione in campo di sistemi di difesa a basso impatto ambientale
applicabili nel caso della coltivazione del basilico sono sia di tipo diretto,
sia di tipo indiretto e la loro applicazione rappresenta il passo successivo
alla identificazione dei parassiti e alla valutazione delle condizioni
pedoclimatiche della zona (Tab. 3).
Tabella 3. Elenco degli interventi applicabili per il contenimento dei
parassiti fungini nel caso della coltura del basilico.
Interventi di tipo indiretto
Esempi
Impiego di materiale sano o
risanato
Corretta adozione di pratiche
colturali
Semente certificata esente da F.basilici
Interventi di tipo diretto
Esempi
Impiego di mezzi fisici
Impiego di mezzi biologici
(attualmente limitato)
Vapore, solarizzazione
Uso di microrganismi antagonisti di parassiti
radicali; impiego di predatori e parassiti di
insetti
fungicidi, insetticidi e acaricidi
ammessi all'uso
Impiego di mezzi chimici
Concimazione, ventilazione, riscaldamento,
irrigazione, illuminazione, controllo del pH
60
Gli interventi di tipo indiretto
Tra gli interventi di tipo indiretto, di larga applicazione presso i produttori è,
ormai, l'impiego di semente esente da F. basilici, certificata per questo da
Istituti universitari, la quale deve essere posta a dimora su terreno
disinfettato con vapore, o con la solarizzazione o con il bromuro di metile.
Progressivamente sempre più adottate dai produttori sono anche quelle
modifiche alle pratiche colturali quali la concimazione, l'irrigazione, la
ventilazione ed il riscaldamento, in grado di produrre effetti utili sia sulla
coltura, sia sul terreno, sia di contenimento sui parassiti. In particolare, la
pratica
della
ventilazione,
unitamente
al
riscaldamento
notturno,
rappresenta un valido sistema per ridurre l'umidità degli ambienti di
coltivazione e gli sbalzi termici tra il giorno e la notte. Tale pratica, oltre a
sfavorire la condensazione dell'umidità sulle piante, riduce lo stress cui la
coltura viene sottoposta con il risultato di ottenere un prodotto di migliore
qualità. Nel caso di C. gloeosporioides e di B. cinerea, di grande
importanza risulta essere la riduzione del numero delle ore di bagnatura
degli organi epigei delle piante a meno di 6, al di sopra dei quali gli
attacchi vengono fortemente favoriti.
Di un certo interesse appare la tecnica di riscaldamento e ventilazione
attuata
nell'ora
immediatamente
precedente
il
sorgere
del
sole.
L’agricoltore procede all’innalzamento della temperatura dal valore fissato
per la notte a quello fissato per il giorno e, quando la temperatura ha
61
raggiunto il valore desiderato (e comunque non oltre 30 minuti dall'inizio
del riscaldamento), comanda l'apertura delle sportellature laterali e di
colmo, o anche soltanto di quelle di colmo, fino a quando la temperatura
ritorna sui livelli fissati per la notte. A questo punto è possibile richiudere
nuovamente le sportellature procedendo con la gestione dell'ambiente di
coltivazione come normalmente stabilito.
Questa operazione, effettuata nelle ore più fredde del giorno, consente di
ridurre fortemente l'umidità dell'ambiente protetto, riducendo anche il
fenomeno di condensazione del vapore acqueo sulle porzioni epigee delle
piante.
L'irrigazione,
che
per
la
coltivazione
del
basilico
deve
essere
necessariamente effettuata per aspersione, è altresì un fattore di grande
importanza, proprio in forza dell'inevitabile bagnatura delle porzioni
epigee: in questo caso, anche il semplice spostamento dell'orario di
irrigazione dal pomeriggio alla mattina consente di ridurre l'attacco dei
parassiti fogliari. Non sono attualmente disponibili dati sull'influenza della
qualità dell'acqua impiegata per l'irrigazione e la sua influenza sulla qualità
della produzione.
62
Gli interventi di tipo diretto
Tra gli interventi di tipo diretto, di grande importanza per la coltivazione del
basilico assume la disinfezione del terreno, pratica che prevede
l'applicazione di mezzi chimici, o di mezzi fisici, quali il calore umido o
vapore (Fig. 8) e la solarizzazione.
Figura 8. Disinfezione del terreno con vapore
La disinfestazione del terreno con il calore umido può essere applicato
mediante l'immissione di vapore acqueo ad elevata temperatura
(temperature non inferiori a 80°C per non meno di 20 min.), o mediante
l'applicazione della pratica della pacciamatura riscaldante (temperature più
63
basse per lunghi periodi). L'impiego del vapore per la disinfezione del
terreno non ha mai avuto una grande diffusione per la coltivazione del
basilico, sia per gli alti costi di produzione, sia per la già citata dislocazione
orografica di molte serre, sovente raggiungibili soltanto a piedi. Difficoltà
applicative simili sono state già descritte anche per l'impiego del bromuro
di metile (Fig. 9), mentre una efficacia parziale del dazomet è sempre
stata denunciata da parte dei coltivatori.
Figura 9. Disinfezione del terreno con bromuro di metile
In conseguenza di quanto ora detto, nell'ottica di una progressiva e
necessaria riduzione dell'impiego di mezzi chimici sulla coltura e al fine di
64
ridurre i problemi fitopatologici connessi con la formazione del vuoto
biologico conseguente all'applicazione sia del vapore, sia del bromuro di
metile, particolare importanza e diffusione sta assumendo in questi anni
l'applicazione della pacciamatura riscaldante (Fig. 10). Tale tecnica, come
noto, sfrutta il calore generato dal sole per produrre un lento
riscaldamento del terreno a valori termici di 37-50°C con i quali si realizza
una marcata riduzione della microflora del terreno nell'arco di 4 settimane.
Come conseguenza di questo riscaldamento a livelli subletali per la
Figura 10. Disinfezione del terreno mediante l'applicazione della
pacciamatura riscaldante
maggior parte dei microrganismi del terreno, si può osservare una
ritardata germinazione dei propaguli, un loro ridotto sviluppo ed una più
65
marcata sensibilità ai fitofarmaci. Si ha, così, un effetto di selezione sulla
microflora del terreno: mentre parassiti quali Fusarium basilici, Rhizoctonia
solani, Sclerotinia minor, Pythium sp. vengono eliminati o perlomeno
fortemente ridotti, attinomiceti, Trichoderma spp., Pseudomonas sp.
fluorescenti ed altri funghi termofili, pur essendo ridotti di numero
dall'effetto della solarizzazione, sono in grado di ricolonizzare rapidamente
il terreno dopo la fine della pacciamatura
In sintesi, la solarizzazione provoca cambiamenti tali nel terreno da
favorire il costituirsi di un ambiente adatto alla colonizzazione da parte dei
microrganismi, normalmente saprofiti, dotati di maggiore competitività. In
relazione alla integrazione tra i diversi mezzi di lotta disponibili per la
difesa del basilico, anche periodi di pacciamatura riscaldante ridotti a 14 e
21 giorni, associati a ridotti dosaggi di dazomet (40, 50 e 70 g p.a./m2)
forniscono risultati positivi, consentendo l'applicazione della solarizzazione
in serra per periodi più brevi. Anche in pieno campo, la combinazione di
almeno quattro settimane di solarizzazione con una dose ridotta del 50%
rispetto alla dose piena di dazomet consente di ridurre fortemente l'attacco
dei patogeni e di contenere in modo eccellente lo sviluppo delle erbe
infestanti.
66
I mezzi biologici
Relativamente all'impiego di mezzi biologici per il contenimento delle
fitopatie del basilico, attualmente risulta disponibile una strategia di lotta
biologica in grado di ridurre i danni indotti dalla tracheofusariosi su
basilico, già efficacemente applicata, come più sopra ricordato, dai
basilicoltori liguri: esistono, infatti, sul mercato almeno due isolati di
Fusarium sp. antagonisti di F. basilici dotati di elevata attività nel ridurre i
danni causati da tale malattia. Essi sono in grado di persistere nel terriccio
di coltivazione, per cui una unica applicazione, effettuata per miscelazione
al terreno preventivamente disinfettato, eventualmente seguita, nelle
successive semine eseguite senza disinfettare il substrato, dall'uso di
semente conciata con gli stessi, costituisce la migliore strategia di
applicazione soprattutto in una coltura come il basilico, ove è comunissima
la tecnica della trasemina contemporanea o inframmezzata alla raccolta
del prodotto a maturità commerciale.
Altri prodotti si stanno diffondendo sul mercato, tra cui ceppi di
Trichoderma sp. e di Gliocladium sp., applicabili per il contenimento di B.
cinerea e di R. solani; lo sviluppo di questi prodotti è, comunque,
fortemente legato alla possibilità di ottenere una registrazione come
"biofitofarmaci", attualmente lunga e onerosa da ottenere, a fronte di una
importanza economica del mercato del biologico di difficile valutazione.
67
I mezzi chimici
L'impiego dei mezzi chimici, come detto molto ridotto, risulta essere
attualmente indispensabile per il contenimento di patogeni quali C.
gloeosporioides, S. minor e B. cinerea.
Per il contenimento di C. gloeosporioides, solo recentemente segnalato
nelle serre di coltivazione liguri, è fondamentale affiancare alla regolazione
dei parametri ambientali, e particolarmente alla diminuzione del numero di
ore durante le quali le foglie e i fusti delle piante sono ricoperti da un velo
di acqua, l'impiego dei ditiocarbammati ed in particolare dello ziram (121,5
g p.a./hl, uno o due trattamenti) e del tiram (125 g p.a./hl, due trattamenti).
Gli interventi devono essere effettuati quando la pianta si trova allo stadio
di cotiledoni o di iniziale accrescimento delle prime foglie vere, al fine di
contenere i primi attacchi del patogeno e, soprattutto, per non avere
residui di tali fitofarmaci superiori ai limiti massimi ammessi dalla legge.
Tra i prodotti a base di rame, anch'essi ammessi all'uso sul basilico,
sufficiente risulta l'attività dell'idrossido (112 g p.a./hl, due trattamenti).
Analoghe raccomandazioni possono essere formulate per il contenimento
di B.cinerea, mentre contro S. minor, oltre al controllo dei parametri
ambientali sopra citato, l'impiego di dicloran alla dose di 100 g p.a./hl
applicato per bagnatura del terreno alla germinazione dei semi può
limitare la gravità degli attacchi, come pure una notevole riduzione degli
attacchi è garantita dalla disinfezione del terreno.
68
Per limitare i danni da Pythium alle giovani piantine è consigliabile trattare
i semi con Tiram e curare attentamente la sistemazione ed il drenaggio del
terreno. Buoni risultati sono stati ottenuti impiegando prodotti a base di
Propamocarb.
Il contenimento di Rhizoctonia solani è, infine, garantito, oltre che dalla
disinfezione del terreno, anche dall'impiego di tolclophos methyl applicato
per bagnatura del terreno presemina o al momento della semina alla dose
di 1 g di p.a./m2.
69
I PRINCIPALI PARASSITI ANIMALI CHE INTERESSANO LE COLTURE DI BASILICO.
Oltre ai numerosi funghi agenti di malattie sul basilico, alcuni parassiti
animali sono largamente diffusi e possono, in particolari condizioni ed in
alcune stagioni, arrecare gravi danni alla produzione.
In base delle indicazioni tratte da numerosi lavori sviluppati nell’ultimo
decenni, nonché in base alle conoscenze tratte dalla comune pratica
agricola, di seguito si indicano i principali parassiti animali in grado di
arrecare danni alle colture.
Gli insetti.
Tra gli insetti, Tisanotteri (tripidi), afidi e lepidotteri sono quelli che più
frequentemente si incontrano su basilico.
I Tisanotteri.
Tra i numerosi appartenenti a questo Ordine, Frankliniella occidentalis
(Fig. 11) si osserva su basilico con una certa frequenza. Su piantine
giovani e tenere il loro attacco, frequentemente localizzato sull'apice
vegetativo e sulle foglie di più recente formazione, provoca intensi e
vistosi fenomeni di arricciamento della lamina fogliare e, frequentemente,
di completa distorsione dell'apice vegetativo. In conseguenza dell'attacco,
inoltre, le foglie tendono ad ispessirsi e la loro consistenza si accresce
notevolmente; talvolta, particolarmente nei periodi più freddi dell'anno,
70
anche il colore delle foglie può mutare divenendo più cupo e perdendo la
sua naturale brillantezza.
Figura 11. Danni da tripidi su basilico
I tripidi possono colpire la coltura di basilico in tutte le stagioni dell'anno e
rappresentano un grave problema per le coltivazioni in ambiente protetto.
In questo caso, infatti, le condizioni ambientali particolarmente favorevoli
stimolano l'attività di questi parassiti, favorendo la rapida successione
delle generazioni.
La gravità dei danni alle coltivazioni arrecati dai tripidi in ambiente protetto
è particolarmente elevata nel periodo invernale, nel quale la lentezza
dell'accrescimento delle piante, associata alla impossibilità di eseguire
71
trattamenti con prodotti efficaci rispettando i periodi di sicurezza, rende
praticamente impossibile controllare con successo la diffusione degli
attacchi.
Dal punto di vista territoriale, in Liguria non si osservano differenze nella
intensità degli attacchi, anche se questi appaiono più frequenti nelle
coltivazioni protette del levante, ed in particolare nelle aree di coltivazione
poste attorno a Genova.
La difesa nei confronti dei Tisanotteri appare complicata a causa della
ridotta disponibilità di prodotti ammessi e, per quelli autorizzati all'uso,
della notevole lunghezza del periodo di sicurezza che li rende di fatto
inutilizzabili. Oltre a ciò, tutti i prodotti attivi sono "vecchi", ovvero sono
prodotti la cui ammissione all'uso risale agli anni '80 o anche prima.
Questo fatto impone ai basilicoltori l'uso di fitofarmaci sicuramente
superati dal punto di vista ambientale ed igienico sanitario, e quindi
tecnicamente sconsigliabili su produzioni di pregio quali il basilico, e
preclude l'impiego di prodotti di più recente formulazione, peraltro
ammessi su colture simili a questa.
In assenza di prodotti specifici da impiegare per il controllo dei tripidi, è
possibile utilizzare l'estratto di piretro naturale, anche attivato con piperonil
butossido, distribuendo il prodotto la sera, o comunque nelle ore di buio
essendo le piretrine fotolabili, almeno 2-3 volte a intervalli di 3-4 giorni.
Operando in questo modo è possibile ottenere una sensibile riduzione del
72
numero di adulti presenti sulle piante, interrompendo i trattamenti 3 giorni
prima della raccolta. Talvolta, su coltivazioni di basilico invernali, e quindi
particolarmente "tenere", si sconsiglia l'esecuzione del terzo trattamento
con piretrine, che potrebbe causare fenomeni di fitotossicità (ispessimento
e la bollosità internervale della lamina fogliare, e colorazione scura e
brillante delle foglie).
Per il contenimento dei Tisanotteri si sta diffondendo, inoltre, l'impiego
dell'estratto di Azadiracta indica, che unisce ad una certa attività
insetticida una bassa tossicità per gli insetti utili.
Il diserbo o l'eliminazione di piante erbacee o arbustive che possono
accrescersi o sopravvivere nel periodo invernale a ridosso di serre e
tunnel rappresentano la soluzione ideale per eliminare un "serbatoio" di
insetti parassiti e particolarmente di tripidi che da lì possono entrare in
serra. L'eventuale apposizione di reti anti-insetto è, infine, una operazione
complessa e di difficile attuazione pratica. Le reti in tessuto-non tessuto
("teline") o le reti tessute di maglia sufficientemente piccola da poter
impedire
l'ingresso
nelle
serre
limitano,
infatti,
notevolmente
la
circolazione dell'aria negli ambienti protetti e, particolarmente le seconde,
risultano essere, seppure più robuste delle prime, molto costose.
Poiché i tripidi svolgono una parte del loro ciclo vitale negli strati più
superficiali del terreno, è, inoltre, importante ricorrere alla lavorazione del
terreno tra ogni semina, evitando, per quanto possibile, soprattutto in
73
presenza di massicci attacchi del parassita, la pratica della risemina senza
la lavorazione.
Infine, ogni forma di disinfezione del terreno che prevede l'uso di
geodisinfestanti ad ampio spettro d'azione, o del vapore, o della
solarizzazione
contiene
efficacemente
la
diffusione
del
parassita,
eliminandone la presenza dal substrato.
74
I Lepidotteri
La specie che più comunemente interessa il basilico è Spodoptera
littoralis. Questo insetto, in grado di colpire anche gravemente la
coltivazione in serra, è particolarmente diffuso nel ponente ligure.
Di solito l'attacco ha inizio quando gli adulti, alati, entrano negli
apprestamenti protetti dalle aperture di ventilazione e, se riescono a
riprodursi nell'ambiente, le forme giovanili causano intensa defogliazione
sulle piante a tutti gli stadi vitali. Gli adulti hanno ali anteriori brunastre e
riflessi talvolta violacei e quelle posteriori biancastre. Le uova, di diametro
di circa 0,6 mm, sono deposte in ovature ricoperte da peli bruno – giallastri
distaccati dall’addome.
L'attività trofica avviene prevalentemente nelle ore notturne, quando i
giovani fuoriescono dal terreno. I danni maggiori vengono procurati alla
coltura dalle prime età larvali, estremamente attivi e "voraci"; gli adulti,
invece, non attaccano il basilico. Le larve neonate hanno il corpo di colore
verde chiaro con capo e scuto pronotale brunastro, mentre in quelle
mature (VI età) il corpo è di colore variabile dal grigio al rossastro o al
giallastro con una linea dorsale e due subdorsali giallastro – rugginose o
grigiastre con puntini gialli segmentali lungo il loro percorso. Ventralmente
il colore è grigio-rossastro o giallastro.
La presenza dell'insetto è prevalente nel periodo primaverile, anche se
attacchi possono protrarsi anche in autunno. Attacchi violenti sono
75
osservabili in quelle aziende nelle quali l'agricoltore non si è avveduto in
tempo delle prime ovideposizioni o delle prime mangiature e le
generazioni si succedono a ritmo serrato in conseguenza delle
ovideposizioni degli adulti. L’insetto si avantaggia di temperature di 2528°C ed in queste condizioni la specie può compiere una generazione in
circa un mese. Anche in questo caso, i problemi legati al contenimento di
questo insetto, come nel caso dei Tisanotteri, sono connessi con la
scarsità e l'inapplicabilità dei pochi prodotti ammessi. I "vecchi" prodotti,
oltre a non avere una sufficiente efficacia, hanno periodi di sicurezza
molto lunghi, tali da renderli praticamente inutilizzabili.
Tra i mezzi biologici, una certa efficacia è stata dimostrata da Bacillus
thuringiensis. La sua attività è conseguenza dell'attività trofica degli insetti,
e poiché questa è elevata particolarmente nelle prime fasi dello sviluppo
larvale, risulta fondamentale, per assicurare una buona efficacia del
trattamento, monitorare attentamente la coltura ed eseguire i primi
trattamenti alla comparsa delle prime forme larvali, o, addirittura, alla
prima osservazione delle ovideposizioni. Queste avvengono normalmente
sulla pagina inferiore delle foglie di basilico, e, alla prima osservazione, si
consiglia di effettuare il primo trattamento, seguito da almeno altri due-tre
a intervalli di sette giorni.
Tra i mezzi di lotta applicabili, alternativi o complementari a quelli chimici e
biologici, l'impiego di reti anti-insetto di maglia sufficientemente fitta da
76
impedire l'entrata in serra degli individui adulti è un buon sistema per
impedire il contatto stesso tra l'ospite (il basilico) ed il parassita. Tali reti
sono disponibili sul mercato, hanno un basso costo e sono relativamente
semplici da opporre alle aperture laterali e di colmo, e non alterano la
ventilazione o la luminosità all'interno delle strutture.
La lavorazione anche superficiale del terreno a fine coltura abbatte la
presenza degli stadi giovanili e di crisalidi presenti nel terreno, come pure
la disinfezione del substrato di coltivazione operata con mezzi chimici o
fisici.
Con minore frequenza si osserva sulle colture di basilico la presenza di
Autografa gamma.
Gli afidi
Gli afidi, di numerosi generi e specie, sono solo sporadicamente
rintracciabili su basilico e la bassa presenza, unita alla relativa semplicità
di contenimento anche con estratti di piretro sinergizzati o non con
piperonil butossido, non costituisce un problema per la coltura. Le specie
più frequentemente rintraccibili sono: Myzus persicae e Macrofiphum
euphorbiae La presenza di colonie di afidi, soprattutto nel periodo
primaverile, è avvertibile ad iniziare dalle aperture di accesso o di
ventilazione degli ambienti protetti. Le prime colonie, pertanto, sono
limitate a poche aree all'interno delle serre e, se il riconoscimento
77
dell'infestazione è tempestivo, uno o due interventi mirati su esse sono
risolutivi. Gli afidi colpiscono tutti i tessuti delle piante e, particolarmente,
le foglie. L'attività trofica di questi insetti consiste nella suzione dei succhi
cellulari
e
linfatici,
e
spesso
causa,
oltre
al
rallentamento
dell'accrescimento, intense distorsioni e accartocciamento delle foglie.
La difesa, che come si è detto deve essere tempestivamente messa in
atto alla prima individuazione dei focolai di infestazione, può essere
effettuata con l'impiego di estratti di piretro, distribuiti come si è detto per
la lotta ai Tisanotteri; in alternativa, è possibile apporre reti anti afidi alle
aperture delle serre, anche se la fittezza delle maglie può ridurre
l'areazione e la luminosità degli ambienti. Anche l'impiego di estratti di
Azadiracta indica può contribuire a ridurre l'intensità degli attacchi.
La lotta biologica, con l'impiego di Crisopidi (Crisopa spp.) o di altri insetti
iperparassiti è scarsamente diffusa, a causa sia della scarsa importanza di
questi parassiti per la coltura, sia della difficoltà di impiegare organismi
che, con le raccolte continue di materiale vegetale, vengono allontanati
dalla coltura.
I minatori fogliari
Liriomyza trifolii e Liriomyza huildobrensis attaccano gravemente il basilico
sia nel periodo estivo in pieno campo, sia, soprattutto, nei periodi freddi
dell'anno in serra o in tunnel. In tali ambienti, infatti, questi insetti trovano
78
le condizioni ideali per il proprio sviluppo e gli attacchi possono diventare
assai gravi e produrre danni alle coltivazioni.
L . trifolii ovidepone all'interno della lamina fogliare e le larve che dalle
uova si sviluppano creano, con la propria attività trofica, delle gallerie
(mine) all'interno del mesofillo fogliare. Tali gallerie sono ben visibili
all'interno delle foglie e, in trasparenza, sono facilmente osservabili sia i
giovani, sia le loro deiezioni. Un foro di uscita al termine della mina
identifica il punto ove l'insetto è fuoriuscito dalla lamina fogliare.
Gli attacchi dei minatori fogliari non sono molto frequenti su basilico, ma,
in caso di diffusione dell'infestazione in coltivazioni in fase di sviluppo, il
suo contenimento risulta essere alquanto complesso, a causa della
mancanza di insetticidi efficaci ammessi sulla coltura e, soprattutto, della
necessità di procedere a raccolte con notevole frequenza. La difesa
risulta, quindi, particolarmente complicata, ed anche l'impiego di
parassitoidi appare difficilmente applicabile, in conseguenza del continuo
allontanamento di piante dagli ambienti di coltivazione come conseguenza
delle raccolte.
Gli acari
Tra gli acari che possono infestare le coltivazioni di basilico, Tetranicus
urticae è il più comune. Gli acari, osservabili esclusivamente in ambiente
protetto, non rappresentano un pericolo reale per la coltura, limitando il
79
proprio attacco a ristrette aree poste nei punti più asciutti. Gli sporadici
attacchi sono osservabili dalla tarda primavera a tutto l'autunno, nei punti
ove la coltura è più esposta al caldo secco, ovvero in prossimità delle
aperture delle serre, o lungo tutti i bordi, o in aree localizzate nelle quali
l'irrigazione è ridotta o mal distribuita. Talvolta, più raramente, attacchi
sono osservabili nel periodo autunnale o invernale in prossimità dei
termoventilatori o dei tubi alettati impiegati per il riscaldamento.
La scarsa frequenza e diffusione degli attacchi rende inutile adottare
metodi di lotta diretti e,
peraltro, sulla coltura non sono attualmente
registrati prodotti ad azione acaricida reperibili sul mercato.
Nella pratica agricola comune, si è osservato che la formazione e la
diffusione di focolai di infezione può essere facilmente ridotta avendo cura
di evitare la formazione di zone asciutte e la presenza di piante soggette a
prolungati periodi di disidratazione.
I nematodi
Anche la presenza di nematodi fogliari e radicali su basilico è
estremamente ridotta in Liguria; i rari attacchi di nematodi su radici sono
stati osservati in terreni sciolti da parte di nematodi galligeni appartenenti
al gen. Meloidogyne. Essa provoca la formazione di vistose galle e
distorsioni delle radici le quali rapidamente perdono la propria funzionalità
provocando la morte della pianta. Come tutti i nematodi presenti nel
80
terreno, anche Meloidogyne sp. si diffonde a macchia d’olio a partire dal
luogo della prima infezione; anche se il movimento proprio del parassita è
molto lento, la diffusione può essere accelerata con le lavorazioni del
terreno, o, comunque, con l’impiego di strumenti di lavorazione sporchi di
frammenti di terra provenienti da aree infestate.
Decisamente infrequenti sono gli attacchi alle foglie, causati da
Aphelencohides spp..
La difesa nei confronti di questi parassiti può essere attuata, in caso di
necessità, mediante la disinfezione del terreno con geodisinfestanti
(bromuro di metile, dazomet, metham-sodio, telone), o con vapore
surriscaldato. La solarizzazione, altro mezzo fisico di disinfezione del
terreno oltre al vapore, risulta essere, invece, scarsamente efficace.
81
INCIDENZA DELLE ALTRE MALATTIE CHE INTERESSANO LE COLTURE DI BASILICO
Batteriosi e fitoplasmosi
Batteriosi
In Liguria non sono ancora stati osservati attacchi di batteri sulle
coltivazioni di basilico, anche se in Sardegna, su quasta coltura, è stata
segnalata Pseudomonas viridiflava, agente di una maculatura necrotica
sulle foglie. Pseudomonas cichorii è, invece, stata segnalata in Louisiana
e in Florida (US).
L’eventuale contenimento di questo parassita può semplicemente
avvenire, impedendo l’instaurarsi nella coltura di condizioni di elevata
umidità, ovvero mantenendo asciutte le piante sia durante il giorno, sia
nelle ore notturne.
Fitoplasmosi
In Liguria non si riportano attacchi di fitoplasmosi.
Virus
Tra i virus, in Liguria il Tomato spotted wilt virus (TSWV) è stato
recentemente rintracciato su questa coltura. Questo parassita è in grado
di infettare centinaia di specie appartenenti ad oltre 40 famiglie ed è
largamente diffuso in molte parti d'Italia. Sul basilico si riscontra raramente
ed i sintomi della malattia variano lievemente in relazione all'età della
82
pianta,
al
momento
dell'infezione
e
alle
condizioni
ambientali.
Comunemente, l'arricciamento fogliare, seguito dalla necrosi delle foglie e
degli apici vegetativi e dalla riduzione dell'accrescimento della pianta sono
i sintomi più comuni.
Il TSWV è trasmesso da tripidi, in particolare da Frankliniella occidentalis,
ormai largamente diffusa anche su questa coltura. I danni maggiori sono
riscontrabili in serra, poiché in essa vi sono le condizioni più favorevoli alla
moltiplicazione del vettore.
La difesa nei confronti di TSWV appare complessa, in quanto contro di
esso, come nei confronti di tutti i virus che colpiscono le piante da orto e
da fiore, non esistono mezzi di lotta diretti. Resta, pertanto, la possibilità di
mettere
in
atto
strategie
di
difesa
indirette,
ovvero:
controllare
frequentemente sulla coltura la presenza eventuale dei vettori o dei primi
sintomi dell'infezione, mantenere le coltivazioni, e soprattutto le aree
attorno agli ambienti di coltivazione, libere da erbe infestanti o da piante
comunque estranee alla coltura, che potrebbero servire da serbatoi per il
virus e per i suoi vettori ed, infine, distruggere tempestivamente ogni
focolaio di infezione, asportando le piante infette assieme a piante,
apparentemente prive di sintomi, ad esse contigue.
Purtroppo, come si è già detto nel paragrafo relativo ai tisanotteri, i
trattamenti insetticidi sono poco o nulla efficaci per contenerne la
83
diffusione, anche in relazione alla necessità, in fase di raccolta, di
raccogliere pianta quasi giornalmente.
Il basilico è anche frequentemente colpito dal virus del mosaico del
cetriolo (CMV) il quale, oltre a produrre mosaicature ed accentuate
distorsioni e deformazioni fogliari, accorcia gli internodi provocando il
conseguente nanismo della pianta. Questo virus, che ha un ampio spettro
di ospiti naturali, valutato in oltre 800 specie, viene trasmesso in maniera
non persistente da circa 75 specie di afidi. Vettori particolarmente efficienti
sono: Aphis gossypii, A. fabae, Macrosiphum euphorbiae, Myzus persicae.
ALTERAZIONI NON PARASSITARIE
Alcune alterazioni a carico delle piante di basilico non hanno origine
parassitaria; esse sono causate da fattori diversi, di seguito brevemente
esposti, e in grado di arrecare danni all'intera pianta, o all'apparato
radicale, o a quello fogliare.
Alterazioni a carico delle radici
Ingrossamento delle radici
Presso aziende coltivatrici di basilico da lungo tempo è stata osservata
una alterazione a carico dell'apparato radicale molto caratteristica. Le
radici, anziché accrescersi regolarmente, dopo un primo periodo di
84
sviluppo arrestano la propria diffusione nel substrato e la pianta, del suo
insieme, cessa il proprio accrescimento.
Estraendo le radici dal terreno, si nota la presenza di una radice fittonante
molto fragile e di piccole dimensioni, mentre le radici secondarie, che da
essa si dipartono, appaiono brevi, tozze, con caratteristici rigonfiamenti
lungo il proprio asse e all'apice. Tali sintomi possono ricordare l'attacco di
nematodi galligeni e, sovente, una diagnosi affrettata può condurre a
queste errate conclusioni. L'alterazione è legata al forte accumulo di sali
nel terreno che, frequentemente, si osserva in serre nelle quali da lungo
tempo si coltiva basilico e dove solo raramente il terreno viene lasciato a
riposo o accoglie altre colture. Negli strati superficiali si rilevano
concentrazioni saline molto elevate (conducibilità elettrica > 2000-2500
µS/cm), in conseguenza della frequente fertirrigazione o dell'impiego di
acque di falda saline o del ridotto rimescolamento del terreno. La
attenuazione di questo fenomeno può essere ottenuta dilavando,
possibilmente con acqua piovana o con acqua di falda poco salina, il
2
substrato di coltivazione con volumi di almeno 20-30 litri di acqua/m di
terreno.
85
Alterazioni a carico dell'intera pianta
Fenomeni di "stanchezza" del terreno
Come nel caso precedente, in aziende che da più tempo coltivano il
basilico in nonocoltura, si può registrare una riduzione nell'accrescimento
delle piante, fino ad una interruzione quasi completa del loro sviluppo già
a partire dalle prime fasi successive alla germinazione.
Questo fenomeno, osservato in numerose aziende sia del levante, sia del
ponente ligure, è stato oggetto di studio da parte del Di.Va.P.R.A.Patologia vegetale dell'Università di Torino. I risultati dei lavori condotti
hanno permesso di concludere che tale alterazione non è legata ad attività
di microrganismi parassiti della pianta, bensì appare legata al frequente
ritorno della coltivazione del basilico sul medesimo appezzamento e,
quindi, alla induzione di fenomeni di “stanchezza” del terreno. Detti
fenomeni sono probabilmente causati da un accumulo di sostanze
tossiche per le radici delle piante di basilico, in grado di rallentarne o
impedirne lo sviluppo e la loro attenuazione o eliminazione può essere
ottenuta
provvedendo
alla
disinfezione
del
terreno
con
vapore
surriscaldato o con la solarizzazione. Dalle prove sperimentali effettuate si
rileva, infatti, che l’innalzamento delle temperature del terreno ai valori
tipici del trattamento con vapore o della pacciamatura riscaldante
consente di eliminare, o di attenuare fortemente, tale aterazione. A nulla
vale, invece, la disinfezione del terreno con mezzi chimici, o il dilavamento
86
del substrato, mentre, particolarmente per le coltivazioni in bancale
sopraelevato, la sostituzione di almeno il 50% del substrato in esso
contenuto consente di riprendere regolarmente la coltivazione.
Fenomeni di interruzione dello sviluppo
Fenomeni di interruzione dell'accrescimento di piante basilico in tutti gli
stati di sviluppo possono essere osservati in terreni recentemente
sottoposti a coltivazione e prima mai, o solo sporadicamente, coltivati, o
portanti in superficie da profonde sistemazioni del suolo.
L'interruzione dello sviluppo avviene, in genere, dopo un iniziale, corretto
accrescimento delle piante e sembra legato a carenze di numerosi
elementi minerali e ad un ridotto, o quasi assente, contenuto di sostanza
organica. Le piante allevate in queste condizioni presentano una radice
fittonante molto esile che si approfondisce molto nel terreno e risulta quasi
priva di radici secondarie.
Interventi con fertilizzanti minerali o organici tendono ad attenuare il
fenomeno, ma non sembrano risolutivi, mentre l'apporto ripetuto di
massicce dosi di concimi organici e minerali al terreno mediante la
lavorazione dello stesso tende ad attenuare, nel tempo, il fenomeno. Tale
alterazione non è ancora stata studiata approfonditamente, anche perchè
molto rara, e, pertanto, non sono noti con precisione fattori nutritivi in
grado di provocarla, se assenti, o di attenuarla, se immessi nel terreno.
87
Alterazioni a carico delle foglie
Danni da freddo.
Nella stagione invernale è comune osservare, nelle coltivazioni in
ambiente protetto, un intenso ingiallimento dell'apice vegetativo e,
particolarmente, delle foglie più giovani, causato dal protrarsi di
abbassamenti termici non sufficientemente controllati dal riscaldamento.
Questo fenomeno è comune anche in pieno campo nel periodo
primaverile in occasione di ritorni di freddo repentini, o nelle ultime
coltivazioni
autunnali.
L'ingiallimento
degli
apici
vegetativi,
con
conseguente rallentamento anche vistoso della crescita, è particolarmente
evidente su giovani piante e meno visibile su piante adulte prossime alla
raccolta.
Distorsioni e bollosità della lamina fogliare.
Con una certa frequenza, in primavera ed in autunno sia in ambiente
protetto, sia in pieno campo, è possibile che si manifesti una alterazione
della superficie fogliare, che da liscia, o limitatamente bollosa, può
diventare fortemente bollosa ed in casi estremi distorcersi vistosamente.
La colorazione della foglia non cambia, come pure e portamento
complessivo della pianta. Raramente, oltre alla bollosità e alle distorsioni
delle foglie, si manifesta un giallume simile a quello presedentemente
descritto.
88
Questo fenomeno appare legato agli sbalzi termici caratteristici delle
stagioni dell'anno più fresche, ed in particolare alla differenza di
temperatura tra il giorno e la notte. Normalmente, tali alterazioni non
provocano danno alla coltura, ma possono essere confuse con attacchi
iniziali di tracheofusariosi. Tuttavia, in questo caso, l'arricciamento e la
bollosità delle foglie non è accompagnato dalla presenza degli altri sintomi
caratteristici dell'attacco di Fusarium basilici.
Danni da fitotossicità
In Liguria non sono mai stati osservati e documentati danni alle
coltivazioni di basilico provocati da sostanze inquinanti disperse
nell'ambiente o comunque presenti nell'atmosfera. I rari fenomeni di
fitotossicità sono sempre stati riferibili ad effetti dell'impiego di fitofarmaci,
tra cui soprattutto prodotti a base di dodina o di metam-sodio; altre volte,
eccessi nel dosaggio di fertilizzanti minerali distribuiti per aspersione
soprachioma hanno indotto fenomeni di arricciamento fogliare o di necrosi
dei bordi delle foglie transitori, o di scarsa importanza.
89
GLI SVILUPPI DELLA DIFESA ALLE AVVERSITÀ DEL BASILICO
LA DIFFUSIONE SUL TERRITORIO LIGURE DELLA PERONOSPORA
FOGLIARE
Il lavoro di ricognizione sul territorio della presenza dei parassiti animali e
vegetali che colpiscono il basilico è continuo e nel tempo ha messo in
evidenza quali siano quelli principali in grado di arrecare gravi danni alla
coltura e quelli osservabili più sporadicamente.
La diversa presenza nelle due principali aree di coltivazione, in termini
quantitativi, dei patogeni vegetali ed, in parte, di quelli animali, va messa
in relazione con le notevoli differenze strutturali riscontrate, tra cui la
diversa conformazione degli apprestamenti protetti e la diversa tipologia
dei materiali impiegati per la loro costruzione, nonché le diversità
riscontrate nella pratica colturale, peraltro in parte condizionate dalla
stessa natura degli apprestamenti protetti.
A questo proposito, si può prevedere una parziale riduzione, nel tempo, di
queste differenze in relazione alla progressiva sostituzione delle vecchie
serre in legno e vetro del levante ligure con le nuove, più efficienti, serre
già normalmente diffuse nel ponente. I vincoli imposti dall'orografia delle
aree di coltivazione del basilico attorno a Genova, impediranno,
comunque, in molti casi, la costruzione di serre aventi un elevato volume
90
di aria al proprio interno, rimanendo pur sempre esposte alla forte
insolazione tipica delle zone prospicienti il mare.
L'adozione di sistemi di lotta integrata contro i patogeni, in relazione alla
progressiva limitazione di impiego dei mezzi chimici per motivi ambientali
e igienico-sanitari o meramente economici, sta radicalmente cambiando
l'approccio dei coltivatori nei confronti della coltura, e del mercato. Si
stanno affermando iniziative volte a promuovere il basilico come coltura di
pregio non solo per le qualità aromatiche ad essa proprie, ma anche come
esempio di coltivazione compatibile con l'ambiente naturale, sociale ed
economico che la circonda: la coltivazione del basilico, storicamente
legata all'area metropolitana genovese, è destinata sempre più a fare
parte
integrante
del
panorama
suburbano,
come
conseguenza
dell'espansione della città, ponendo problemi circa la compatibilità tra
attività agricola e ambiente urbano stesso. Dal punto di vista tecnico, le
metodologie attualmente disponibili per rendere possibile la riduzione
dell'impiego dei mezzi chimici, mediante l'adozione di mezzi diversi, quali i
biologici, i fisici ed i genetici, in parte sono già in grado di risolvere alcuni
dei principali problemi della coltura. L'applicazione della solarizzazione,
combinata o meno con dosi ridotte di un fumigante, è in grado di ridurre
fortemente i problemi legati ai parassiti del terreno, mentre l'adozione di
corrette pratiche di irrigazione, ventilazione e riscaldamento degli ambienti
di coltivazione, può contribuire notevolmente al contenimento dei parassiti
91
della porzione subaerea. L'applicabilità di tali strategie risulta, talvolta,
ridotta dalle esigenze del mercato che richiede il prodotto anche nel
periodo estivo limitando, di fatto, le possibilità di eseguire la solarizzazione
proprio nel periodo più caldo, mentre i problemi connessi con il costo
dell'energia per il riscaldamento degli ambienti di coltivazione può in parte
ridurre, nel periodo invernale, la convenienza economica della pratica
della ventilazione. Pur conoscendo le perplessità e le difficoltà manifestate
dai produttori verso questo "approccio integrato" per la coltivazione del
basilico, è pur vero che una corretta informazione ed una assistenza
tecnica attenta possono aiutare gli stessi a gestire la coltura in maniera
tale da trarre i migliori risultati offerti da strategie di difesa ad impatto
ambientale sempre più basso al minor costo possibile. La valutazione
dell'applicabilità di strategie di lotta biologica e integrata alla coltivazione
del basilico può, dunque, costituire un modello per altre colture ed un
interessante "banco di prova" ove valutare non soltanto il costo economico
di tali strategie, ma anche il "costo ambientale" connesso con
l'applicazione della sola lotta chimica.
La comparsa, infine, dal 2003 della peronospora fogliare ha causato un
ulteriore, pesante, aggravio alle aziende agricole per la difesa dalle
fitopatie, facendo in qualche caso “saltare” strategie di difesa messe a
punto nel tempo. Tale situazione, preoccupante e grave, è, tuttavia,
servita da stimolo per l’amministrazione Regionale e per tutti i soggetti
92
coinvolti nel settore della ricerca, della sperimentazione e dell’assistenza
tecnica per fare fronte comune e, primi in Italia, a realizzare quella filiera di
comando e di azione che ha permesso l’estensione di etichetta di alcuni
agrofarmaci al basilico, per il contenimento di questa malattia.
Nelle pagine seguenti si approfondisce la conoscenza di Peronospora sp.,
illustrando, più specificamente, i risultati del progetto dimostrativo “DIFESA
DEL
BASILICO
A
BASSO
IMPATTO
AMBIENTALE
PER
IL
CONTENIMENTO DI PERONOSPORA SP.” (Cod. prog. SI10000039),
finanziato dala Regione Liguria ai sensi del P.S.R. 2000-2006 mis. C(3)
(REG CE 1257/99).
Al fine di rendere più semplice ed immediata la comprensione di alcuni
aspetti biologici e fitopatologici di Peronospora sp., si riporta in forma di
presentazione il lavoro svolto nell’ambito del progetto, allegando anche le
pubblicazioni scientifiche più significative.
93
LA PERONOSPORA DEL BASILICO IN ITALIA: RISULTATI DELLA
SPERIMENTAZIONE
Il patogeno
L’agente causale della malattia è una Peronospora sp. (Minuto et al.,
2003; Garibaldi et al., 2004) in precedenza mai osservata nel nostro
Paese ed in Europa. Prove di patogenicità condotte su oltre 20 specie
appartenenti al genere Salvia, sensibile a P. lamii (McMillan e Graves,
1994), fanno ritenere che questa peronospora non appartenga alla stessa
specie P. lamii, come indicato da altri autori (Martini et al., 2004) e studi
più approfonditi sono attualmente in corso per identificala con precisione,
anche a livello di specie (Garibaldi et al., dati non pubblicati).
I sintomi della malattia
Il patogeno attacca l’apparato fogliare, su cui, inizialmente, provoca una
leggera clorosi, delimitata dalle nervature fogliari. Successivamente, in 23 giorni il giallume diviene più evidente e sulla pagina fogliare inferiore, si
manifesta un’abbondante ed evidente evasione micelica, di colore grigioolivastro, più o meno intenso. Il parassita manifesta sintomi simili anche
sui cotiledoni di piante appena emerse. Sulle foglie più gravemente
colpite, ed in condizioni climatiche particolarmente favorevoli, come in
94
ambiente protetto, una più limitata fruttificazione è osservabile anche sulla
pagina fogliare superiore. Le infezioni sono favorite da condizioni termiche
di 20-25°C e da lunghi periodi di bagnatura (Garibaldi et al., in
preparazione).
Questo parassita, il cui periodo di incubazione, in condizioni non favorevoli
al completamento del suo ciclo vitale, può anche superare i 25-30 giorni,
può passare inosservato durante le fasi di raccolta, condizionamento e
avvio alla fase di commercializzazione delle piante vive, o di rametti con
foglie. In questi casi, quando il confezionamento avviene in sacchetti di
polietilene, o in vassoi chiusi con film plastici, il fogliame delle piante
infette in campo continua il proprio processo di alterazione, e, nel giro di
12-24 ore, anche in presenza di basse temperature, degenera fino a
presentare
vasti
e
disordinati
annerimenti,
rendendo
del
tutto
incommerciabile il prodotto.
La diffusione del patogeno
L’esplosione epidemica degli attacchi di peronospora, consistente nella
segnalazione di attacchi quasi contemporanei del patogeno in aree poste
in zone geograficamente anche molto distanti ha fatto supporre che la
fonte dell’infezione potesse essere legata all’impiego di materiale
riproduttivo infetto; tale ipotesi, è stata sperimentalmente confermata in
una serie di ricerche condotte ad Albenga e a Grugliasco (TO) (Garibaldi
95
et al., 2004 a). La rapidità della diffusione del patogeno è, inoltre, anche
conseguenza del fatto che gli orticoltori impiegano pochissime selezioni di
basilico di una medesima tipologia, quella Genovese. Peraltro, non risulta
che, oltre al materiale propagativo, altri fattori produttivi possano essere
considerati quale potenziale fonte di inoculo, potendo escludere lo
scambio di materiale propagativo infetto tra i produttori di basilico, o la
produzione di giovani piante da ricoltivare a terra in vivai preventivamente
colpiti dall’infezione.
In letteratura sono noti altri esempi di diffusione, mediante seme, di agenti
di peronospora: tra questi citiamo Plasmopara nivea su prezzemolo
(D’Ercole, 1990). Inoltre, su basilico è stata dimostrata la trasmissione per
seme di Fusarium oxysporum f. sp. basilici (Martini e Gullino, 1991;
Gamliel et al., 1996).: la messa a punto di tecniche di diagnosi molecolare
ha di molto semplificato la rapida identificazione di partite di semi infette
con quest’ultimo patogeno.
Il basso livello di contaminazione del seme osservato (< 0,02 %),
sufficiente comunque a spiegare la rapida diffusione del patogeno,
unitamente alla non facile messa a punto di un saggio biologico
perfettamente riproducibile, complica il saggio della sanità delle sementi
con i test tradizionali, rendendo necessario mettere a punto, con l’ausilio di
tecniche molecolari, metodi che permettano di individuare e quantificare la
presenza di Peronospora sp. in partite di semi, facilitandone la rapida
96
identificazione e certificazione (Garibaldi et al., 2004 a) e rendendo
necessaria la massima prudenza nell’uso del materiale di moltiplicazione
da parte dell’agricoltore, provvedendo a contenere il parassita già nelle
prime fasi di produzione del basilico.
La difesa della coltura
E’ proprio la difesa della coltura ad aver assorbito molto del lavoro di
ricerca e sperimentazione inizialmente pianificato da Agroinnova e dal
CeRSAA, per rallentare, inizialmente, e bloccare, poi, l’epidemia della
malattia, cercando di fornire agli agricoltori non solo strumenti efficaci in
grado di risolvere questo problema, ma di consentire una protezione
costante, nel tempo, delle coltivazioni.
In questo caso, la stretta collaborazione tra ricercatori e tecnici, con i
responsabili dell’assessorato agricoltura della Regione Liguria e le
associazioni sindacali agricole ha permesso di creare un gruppo di lavoro
efficiente e attivo per valutare con rapidità l’efficacia dei mezzi di difesa
immediatamente disponibili per l’agricoltore, permettendo l’applicazione di
procedure di estensione di etichetta di altri prodotti, non autorizzati su
basilico.
Tra i fungicidi
thiram
e
attivi contro le peronospore, ed autorizzati su basilico,
ziram,
hanno
manifestato
un’attività
discreta,
mentre
propamocarb e ossicloruro di rame non risultano in grado di contenere in
97
modo sufficiente gli attacchi di peronospora, particolarmente in presenza
di attacchi molto intensi del parassita (tabella 1). Inoltre, sono sufficienti
tre-quattro trattamenti fogliari con rameici per imbrattare le foglie,
rendendo non commerciabili le piante (Minuto et al., 2004).
Per alcuni dei prodotti non autorizzati sono state intraprese, da parte della
Regione Liguria, azioni destinate ad ottenere una estensione di etichetta,
in base a quanto stabilito dal D.L. 17/03/1995 n. 1994, già sfruttato in
passato, sempre su questa coltura, per ottenere l’estensione di etichetta
del tolclofos-metile, dalla lattuga, per la lotta a Rhizoctonia solani (Gullino,
1999). Le prove di lotta hanno permesso di evidenziare che, in presenza
di intensi attacchi di peronospora, metalaxyl M + rame e azoxystrobin
sono in grado di proteggere efficacemente la coltura; queste prove, unite
alla verifica dell’ammontare dei residui dei fitofarmaci sulla coltura, hanno
permesso di ottenere l’estensione definitiva di etichetta del metalaxyl M in
miscela con rame ossicloruro per l’impiego in ambiente protetto ed in
pieno campo (M. Storace, comunicazione personale) e la formulazione
dell’istanza di estensione di etichetta di azoxystrobin su basilico in pieno
campo, contestualmente a quella di autorizzazione all’impiego del prodotto
su lattuga. Il percorso tecnico e amministrativo tracciato, oltre a risolvere
concretamente il grave problema dell’epidemia di peronospora su basilico,
potrebbe essere concretamente utilizzato come riferimento operativo per
ottenere altre estensioni di etichetta, con la consapevolezza che, quando
98
le capacità dei ricercatori si uniscono con una particolare efficienza e
sensibilità delle istituzioni pubbliche è concretamente possibile risolvere i
problemi della difesa delle colture minori. Probabilmente, la difesa chimica
di queste colture, tipiche di ristretti areali, non rappresenta la soluzione
definitiva ai problemi della loro difesa, che è strettamente legata alla
valorizzazione e alla promozione del territorio, ma può risultare utile nella
lotta a gravi fenomeni epidemici osservati nel caso della diffusione di nuovi
patogeni, come è accaduto su basilico, o per la lotta a malattie altrimenti
ben difficilmente contenibili. Nel caso specifico del basilico, per esempio, i
mezzi autorizzati in agricoltura biologica non sono stati sufficienti a
contenere la peronospora, risultando inefficaci, in presenza di gravi
attacchi, i derivati rameici e i prodotti a base di polvere di roccia e scheletri
di diatomee. Infine, l’eventuale adozione di tecniche agronomiche, quali la
riduzione della densità di coltivazione, o la diminuzione e l’opportuna
localizzazione durante il giorno dell’irrigazione a pioggia, pur se utili da un
punto di vista generale, quando sono state applicate, dagli agricoltori
liguri, in assenza di mezzi chimici efficaci, si sono dimostrati insufficienti.
Conclusioni
Quanto accaduto su basilico ci rammenta fino a che punto, almeno nelle
fasi iniziali, la comparsa di un nuovo patogeno possa mettere in difficoltà
un intero comparto produttivo e che questo fenomeno, improvviso ed
99
imprevedibile, non sia da ritenersi ascrivibile solo a quanto avvenuto in
passato, per esempio nel caso della peronospora su patata (Schumann,
1991). Anzi, con la riduzione dei mezzi di difesa per le colture minori, forse
ciò che è accaduto su basilico potrà diventare un fatto più comune proprio
su queste colture per le quali la difesa chimica è sempre più insufficiente e
quella biologica ancora da mettere a punto in molti casi. In questo quadro
assumono grande importanza la competenza delle strutture che si
occupano di ricerca e di sperimentazione, l’assistenza tecnica, la
formazione degli imprenditori agricoli e la capacità dei funzionari pubblici,
preposti alla gestione del comparto agricolo, nel mostrare flessibilità e
determinazione.
Ringraziamenti
Lavoro svolto con un contributo della Regione Liguria.
Lavori citati
D’Ercole N. (1990) La peronospora del prezzemolo. Colture Protette, 19
(11), 117-118.
Gamliel A., Katan T., Yunis H., Katan J. (1996) Fusarium wilt and crown
rot of sweet basil: involvement of soilborne and airborne inoculum.
Phytopathology, 86: 56-62.
100
Garibaldi A., Minuto A,. Minuto G., Gullino M.L. (2004) - First report of
downy mildew on basil (Ocimum basilicum) in Italy. Plant Disease, 88,
312.
Garibaldi A., Minuto G., Bertetti D., Gullino M.L. (2004 a) Seed
transmission of Peronospora sp. of basil. In stampa.
Gullino M.L. (1999) Basilico, un fungicida contro la rizottonia. Terra e Vita,
40 (37), 69.
Martini P., Gullino M.L. (1991) Trasmissibilità per seme di Fusarium
oxysporum f. sp. basilici, agente della tracheofusariosi del basilico.
Informatore fitopatologico, 41 (9) 59-61.
Martini P., Rapetti S., Bozzano G., Bassetti G. (2004) Segnalazione in
Italia di Peronospora lamii su basilico (Ocimum basilicum L.) . Notiziario
sulla Protezione delle piante, 17 (Nuova Serie), 79-82.
Mc. Millan R.T., Graves W.R. (1994) First report of downy mildew of Salvia
in Florida. Plant Disease, 78: 317.
Minuto A., Pensa P., Garibaldi A. (2003) Gravi attacchi di una
peronospora su basilico in Liguria. Informatore fitopatologico – La Difesa
delle piante, 53 (12), 45-47.
Minuto G., Minuto A., Gullino M.L., Garibaldi, A. (2004). Lotta chimica alla
peronospora del basilico: primi risultati. Informatore fitopatologico – La
difesa delle piante, 54 (4): 54-57.
101
Schumann G. L. (1991) Plant diseases: their biology and social impact.
American Phytopathological Society, St Paul, MN, USA, 397 pagine.
102
Tabella 1 - Effetto dei trattamenti sulla incidenza (% di piante colpite) e
gravità (% di foglie colpite per pianta) di peronospora su basilico al termine
del ciclo colturale (Albenga, 05/12/03)
Trattamento
Prodotto
commerciale
impiegato
Previcur
Ortiva
g/ha di p.a.
% piante
infette
% foglie
colpite per
pianta
18,7bcd
12,2abcd
0,0a
54,6bc*
Propamocarb
2166
45,9abc
Azoxystrobin
250
0,0a
Metalaxyl M + rame
Ridomil gold R
75+1200
0,0a
0,0a
ossicloruro
Thiram
Pomarsol 50 WG
980
15,0ab
4,7abc
Ziram
Pomarsol Z WG
1215
13,9ab
4,2ab
Mancozeb
Crittox MZ 80
1600
44,0abc
12,1abcd
Ossicloruro di rame
Cupravit
552
70,9c
18,5bcd
Ossicloruro di rame
Cuproxat S.D.I.
570
72,6c
19,5cd
Ossicloruro di rame
Cuproxat S.D.I.
760
69,5c
19,6cd
Fosetil alluminio
Arpel WDG
2000
49,3abc
14,7abcd
Polvere di roccia
Umica **
10000
72,5c
20,7d
* Le medie della medesima colonna seguite dalla stessa lettera non differiscono
significativamente tra di loro con una probabilità del 5% secondo il test di Duncan.
** Miscela di polvere di roccia e scheletri di diatomee
Numero di foglie per pianta nelle due prove al momento dell’esecuzione dei trattamenti:
1° trattamento: 6 foglie; trattamenti successivi: 8 foglie.
Date delle inoculazioni. 22/10 – 04/11 – 10/11. Date dei trattamenti. 23/10 – 30/10 –
06/11 – 13/11.
103
Centro Regionale di Sperimentazione ed Assistenza Agricola (CeRSAA)
Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Savona
REGIONE LIGURIA
Piano di Sviluppo Rurale - Progetti dimostrativi
Peronospora
sp. su basilico
Peronospora
sp.
Nuovo parassita fogliare
Nuove informazioni sulla
del basilico
biologica
del parassita
Mezzi di difesa recentemente autorizzati
Prime segnalazioni
della presenza del patogeno
1932-33 - Uganda
2001 – Svizzera
(da basilico importato dall’Africa)
2003 (primavera)
– Svizzera
2003 (estate) – Piemonte
2003 (autunno)
– Liguria
2004
- Toscana
- Lazio
- Sardegna
- Sicilia
2005
- Tutte le aree di produzione di basilico
104
Diffusione territoriale del parassita
in Liguria a giugno 2005
Provincia di Imperia: presenza diffusa
Provincia di Savona: presenza limitata; Albenga solo
casi sporadici
Provincia di Genova: presenza diffusa nel
genovesato
Provincia di La Spezia: solo presenza estiva
Sintomi di attacco
Primi sintomi fogliari
105
Sintomi di attacco
Sintomi in coltura
Sintomi di attacco
Sintomi sulla pagina fogliare superiore
106
Sintomi di attacco
Evasione
Sintomi di attacco
Sintomi finali
107
Sintomi di attacco
Sintomi finali
Il Patogeno
Famiglia Peronosporaceae
Genere Peronospora
Parassita biotrofico obbligato
Possibile produzione di oospore
(strutture di resistenza, durevoli nel terreno)
Si trasmette per seme
Diffusione favorita da presenza di velo d’acqua
sulle piante
108
Aggiornamenti sulla biologia di Peronospora sp.
• Il parassita a 20°C di temperatura ha un tempo di incubazione di
circa 20 giorni;
• Predilige clima caldo-umido
• Temperature inferiori a 18-16°C bloccano la riproduzione e la
diffusione
Mezzi di lotta autorizzati
Rame D.M. 22 luglio 2003 (G.U. n. 232 del 6.10.2003, s.o. n. 158)
p.s. 3 giorni
(con Decreto 22 luglio 2003 - G.U. n. 232 del 6.10.2003, s.o. n. 158 - è stato portato da 20 a 3 giorni
l'intervallo minimo di sicurezza su fragola, ortaggi e patata).
r.m.a. 20 mg/Kg
Tiram (alchil ditiocarbammati, autorizzati in serra)
D.M. 19 maggio 2000 (s.o. G.U. n. 207 del 5.9.2000)
p.s. 10 giorni
r.m.a. 3 mg/Kg (nuovo limite ottenuto da armonizzazione comunitaria dei residui)
Ziram (alchil ditiocarbammati, autorizzati in serra)
D.M. 8 giugno 2001 (G.U. n. 203 del 1.9.2001 - Suppl. Ordinario n. 223)
p.s. 10 giorni
r.m.a. 5 mg/Kg (limite provvisorio in attesa di armonizzazione comunitaria dei residui)
Propamocarb D.M. 19 maggio 2000 (s.o. G.U. n. 207 del 5.9.2000)
p.s. 10 giorni
r.m.a. 5 mg/Kg (limite provvisorio in attesa di armonizzazione comunitaria dei residui)
109
Problemi per l’applicazione
di questi prodotti
• Limitata efficacia
• Possibile accumulo di residui sulla coltura, con riflessi
negativi sul valore del r.m.a.
• Rame: necessità di rivedere il valore di r.m.a. sulla base del
nuovo periodo di sicurezza
Nuove estensioni definitiva di etichetta
(D.L. 17/03/95 n. 194 – applicazione della Dir. 91/414/CEE )
Metalaxil M 2,5% + rame da ossicloruro 40%
(p. c. Ridomil Gold R)
Xn-nocivo - polvere bagnabile, n. reg. 10107 del 27/7/99
p.s. 20 giorni
r.m.a.: 2 mg/Kg di metalaxyl M
20 mg/Kg di rame
Impiego autorizzato su tutti gli ortaggi a foglia e erbe fresche
- lattughe e simili
- spinaci e simili
- erbe fresche e aromatiche
110
Modalita' di impiego
• 2-3 Kg/ha per aspersione fogliare
• 1trattamento in funzione della stagione e della rapidità di
sviluppo delle piante
• Non esistono problemi di accumulo di prodotto nella pianta
Nuove estensioni definitiva di etichetta
(D.L. 17/03/95 n. 194 – applicazione della Dir. 91/414/CEE )
Azoxystrobin p.a. 23,20% (250 gl)
(p. c. Ortiva)
Non classificato – sospensione concentrata, n° reg. 10161 del 24/9/99
p.s. 7 giorni
r.m.a.: 3 mg/Kg di metalaxyl M
Impiego autorizzato su tutti gli ortaggi a foglia e erbe fresche
- lattughe e simili
- erbe fresche e aromatiche
111
Modalita' di impiego
• 0,8 - 1 Kg/ha per aspersione fogliare
• 1-2 trattamenti in funzione della stagione e della rapidità di
sviluppo delle piante
• L’evoluzione dei residui è molto rapida
Evoluzione del livello medio di residui di Azoxistrobin e di
Metalaxil M + rame ossicloruro su piante di basilico
14
12
10
8
6
4
r.m.a. ortiva
r.m.a. Ridomil Gold R
2
0
-1
1
3
Azoxistrobin
7
14
21
28
Metalaxil M + Rame
112
Evoluzione del livello di residui di Azoxistrobin e di Metalaxil M
+ rame ossicloruro su piante di basilico in pieno campo
14
12
10
8
6
4
r.m.a. ortiva
r.m.a. Ridomil Gold R
2
0
-1
1
3
7
Azoxistrobin
Azoxistrobin pieno campo
14
21
28
Metalaxil M + Rame
Metalaxil M + Rame pieno campo
Evoluzione del livello di residui di Azoxistrobin e di Metalaxil M
+ rame ossicloruro su piante di basilico in ambiente protetto
14
12
10
8
6
4
r.m.a. ortiva
r.m.a. Ridomil Gold R
2
0
-1
1
3
Azoxistrobin
Azoxistrobin serra
7
14
21
28
Metalaxil M + Rame
Metalaxil M + Rame serra
113
Osservazioni sull’uso dei prodotti antiperonosporici recentemente
autorizzati su basilico:
- Metalaxil M + rame ossicloruro (p.s. 20 giorni) è caratterizzato da una efficacia
prolungata nel tempo (il patogeno riprende la propria diffusione sulla coltura 21-28
giorni dopo l’ultimo trattamento, secondo le condizioni ambientali e colturali)
- Azoxistrobin (p.s. 7 giorni) ha un’efficacia più limitata nel tempo (il patogeno riprende
la propria diffusione sulla coltura circa 14 giorni dopo l’ultimo trattamento, secondo le
condizioni ambientali e colturali)
- la durata del periodo di efficacia di Metalaxil M + rame ossicloruro e Azoxistrobin
dipende dal ritmo di crescita della coltura
- Metalaxil M + rame ossicloruro e Azoxistrobin sono entrambi prodotti a rischio di
induzione di resistenza: si raccomanda un impiego estremamente attento
- Metalaxil M + rame ossicloruro e Azoxistrobin sono entrambi prodotti mobili
all’interno della pianta; bagnare eccessivamente la pianta durante il trattamento può
risultare inutile
Proposta di protocollo di difesa antiperonosporica su basilico
LOTTA CHIMICA – COLTIVAZIONE SENZA TRASEMINA
Protocollo A – previsione di una bassa pressione della malattia (condizioni ambientali
sfavorevoli, tipo di tecnica colturale, …)
6HPLQD
*HUPLQD
]LRQH
6YLOXSSR
FRWLOHGRQLHSULPH
IRJOLHYHUH
Metalaxil M + Cu
6YLOXSSRᩊHᩊSDOFRIRJOLDUH
&UHVFLWDGHOODSLDQWD
5DFFROWD
Rameici (a 20 o a 3 gg di p.s.)
Protocollo B – previsione di una alta pressione della malattia (condizioni ambientali
favorevoli, densità colturale, tipo di irrigazione, …)
6HPLQD
*HUPLQD
]LRQH
6YLOXSSR
FRWLOHGRQLHSULPH
IRJOLHYHUH
Metalaxil M + Cu
6YLOXSSRᩊHᩊSDOFRIRJOLDUH
&UHVFLWDGHOODSLDQWD
Azoxistrobin max 2 interventi
5DFFROWD
Rameici ( 3 gg di p.s.)
Tiram o Ziram
114
Proposta di protocollo di difesa antiperonosporica su basilico
LOTTA CHIMICA – COLTIVAZIONE CON TRASEMINA
Protocollo B – previsione di una alta pressione della malattia (condizioni ambientali
favorevoli, densità colturale, tipo di irrigazione, …)
6HPL
QD
*HU
PLQD
]LRQ
H
6YLOXSSR
FRWLOHGRQLH
SULPHIRJOLH
YHUH
6YLOXSSRᩊHᩊSDOFR
IRJOLDUH
&UHVFLWDGHOODSLDQWD
Metalaxil M + Cu Azoxistrobin max 2 interv.
5DFFROWD
7UDV
HPLQ
D
*HU
PLQD
]LRQH
6YLOXSSR
FRWLOHGRQLH
SULPHIRJOLH
YHUH
Interruzione raccolta
20 giorni
6YLOXSSRᩊHᩊ
SDOFRIRJOLDUH
&UHVFLWDGHOODSLDQWD
5DFFROWD
Tiram o Ziram
Metalaxil M + Cu Azoxistrobin max 2 interv.
Proposta di protocollo di difesa antiperonosporica su basilico
LOTTA CHIMICA – COLTIVAZIONE CON TRASEMINA
Protocollo A – previsione di una bassa pressione della malattia (condizioni ambientali
sfavorevoli, tipo di tecnica colturale, …)
6HPL
QD
*HU
PLQD
]LRQ
H
6YLOXSSR
FRWLOHGRQLH
SULPHIRJOLH
YHUH
Metalaxil M + Cu
6YLOXSSRᩊHᩊSDOFR
IRJOLDUH
&UHVFLWDGHOODSLDQWD
Rameici
(a 20 o a 3 gg di p.s.)
5DFFROWD
7UDV
HPLQ
D
*HU
PLQD
]LRQH
6YLOXSSR
FRWLOHGRQLH
SULPHIRJOLH
YHUH
Metalaxil M + Cu
6YLOXSSRᩊHᩊ
SDOFRIRJOLDUH
&UHVFLWDGHOODSLDQWD
5DFFROWD
Rameici
(a 20 o a 3 gg di p.s.)
115
Proposta di protocollo di difesa antiperonosporica su basilico
LOTTA BIOLOGICA – COLTIVAZIONE SENZA TRASEMINA
Protocollo A – previsione di una bassa pressione della malattia (condizioni ambientali
sfavorevoli, tipo di tecnica colturale, …)
6HPLQD
*HUPLQD
]LRQH
6YLOXSSR
FRWLOHGRQLHSULPH
IRJOLHYHUH
6YLOXSSRᩊHᩊSDOFRIRJOLDUH
Ridotta densità colturale
No irrigazione a pioggia
&UHVFLWDGHOODSLDQWD
5DFFROWD
Rameici (a 20 o a 3 gg di p.s.) anche a base organica
No irrigazione a pioggia
Protocollo B – previsione di una alta pressione della malattia (condizioni ambientali
favorevoli, densità colturale, tipo di irrigazione, …)
6HPLQD
*HUPLQD
]LRQH
6YLOXSSR
FRWLOHGRQLHSULPH
IRJOLHYHUH
6YLOXSSRᩊHᩊSDOFRIRJOLDUH
Coltivazione a file
No irrigazione a pioggia
&UHVFLWDGHOODSLDQWD
5DFFROWD
Rameici (a 20 o a 3 gg di p.s.) anche a base organica
No irrigazione a pioggia
Proposta di protocollo di difesa antiperonosporica su basilico
LOTTA BIOLOGICA – COLTIVAZIONE CON TRASEMINA
Si consiglia di non adottare la pratica della trasemina se esiste anche un minimo rischio
di attacco di peronospora
116
AGROFARMACI ATTUALMENTE AUTORIZZATI SU BASILICO
(AGG. MAGGIO 2006)
Nome prodotto
AZADIRACTINA
AZINFOS-METILE
AZOXYSTROBIN
BACILLUS T. SUB.
AIZAWAI
BACILLUS T. SUB.
KURSTAKI
BEAUVERIA
BASSIANA
CARBARIL
DICLORAN
DIQUAT
DODINA
ETOFENPROX
FENITROTION
MALATION
METALAXIL-M
METALDEIDE
METIOCARB
METIOCARB
PIPERONIL
BUTOSSIDO
PIRETRINE
PROPAMOCARB
RAME
ROTENONE
SALI DI POTASSIO
DEGLI ACIDI GRASSI
SALI DI POTASSIO
DEGLI ACIDI GRASSI
SPINOSAD
STREPTOMYCES
GRISEOVIRIDIS
TIRAM
TOLCLOFOS-METILE
ZIRAM
ZOLFO
Famiglia
DERIVATI VEGETALI
FOSFORGANICI
ANALOGHI DELLE
STROBILURINE
A BASE DI
MICRORGANISMI
A BASE DI
MICRORGANISMI
A BASE DI
MICRORGANISMI
CARBAMMATI
NITROANILINE
DIPIRIDILICI
GUANIDINE
FENOSSIBENZIL ETERI
FOSFORGANICI
FOSFORGANICI
ACILALANINE
ALDEIDI
CARBAMMATI
CARBAMMATI
VARI
DERIVATI VEGETALI
CARBAMMATI
COMPOSTI DEL RAME
DERIVATI VEGETALI
SPINOSOIDI
A BASE DI
MICRORGANISMI
DIALCHIL
DITIOCARBAMMATI
TIOFOSFATI
DIALCHIL
DITIOCARBAMMATI
Tipologia
INSETTICIDI
INSETTICIDI
FUNGICIDI
p.s.
3
20
7
Note
BIO
INSETTICIDI
3
BIO
INSETTICIDI
3
BIO
INSETTICIDI
-
BIO
INSETTICIDI
FUNGICIDI
DISERBANTI
FUNGICIDI
INSETTICIDI
INSETTICIDI
INSETTICIDI
FUNGICIDI
LIMACIDI
INSETTICIDI
LIMACIDI
7
20
30
10
7
20
20
15
20
21
21
2
INSETTICIDI
FUNGICIDI
FUNGICIDI
INSETTICIDI
ACARICIDI
2
20
3
10
-
BIO
BIO
BIO
INSETTICIDI
-
BIO
INSETTICIDI
FUNGICIDI
3
-
BIO
FUNGICIDI
10
FUNGICIDI
FUNGICIDI
10
FUNGICIDI
5
BIO
BIO
BIO
117
Scarica

APPROFONDIMENTI TECNICI