Centro Regionale di Sperimentazione e Assistenza Agricola "Franco Ugo" Azienda speciale della CCIAA di Savona 17031 Albenga - Regione Rollo, 98 Tel. e fax 0182.554949 - 0182.50712 E-mail: [email protected] Centro di Competenza per l’Innovazione in Campo Agro-Ambientale UNIONE EUROPEA REGIONE LIGURIA Regolamento CE n. 1257/99 Misura c (3) Formazione Professionale – 3.3 “Progetti dimostrativi” PROGETTO DIMOSTRATIVO DIFESA DEL BASILICO A BASSO IMPATTO AMBIENTALE PER IL CONTENIMENTO DI PERONOSPORA SP. Cod. prod. SI10000039 APPROFONDIMENTI TECNICI In collaborazione con UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO 26 Peronospora sp. su basilico, una nuova sfida per gli agricoltori liguri Da circa due anni, e più precisamente dal mese di settembre del 2003, una grave epidemia, causata da Peronospora sp., ha colpito il basilico, a partire dalle coltivazioni del basso Piemonte e della Liguria. La malattia si è rapidamente diffusa, se si eccettua un breve periodo invernale, in Toscana, nel Lazio ed in Sardegna, causando gravi danni alle coltivazioni, una forte riduzione delle produzioni e, soprattutto in Liguria dove si concentra una porzione consistente della produzione nazionale di basilico, una crisi occupazionale degli addetti al settore. In Europa, infine, la malattia è recentemente segnalata in Svizzera ed in Germania. Si tratta del caso abbastanza singolare di un patogeno, che non era mai stato osservato su coltivazioni da reddito di basilico dopo la sua prima individuazione nel 1932 in Uganda e che, dopo alcune, casuali, osservazioni in Svizzera su basilico proveniente dal continente africano, si è manifestato con rapidità e dannosità su coltivazioni piemontesi e liguri tra loro anche molto distanti in termini di localizzazione territoriale, diverse per ambienti e per tecniche di coltivazione (serra, serra-tunnel e piano campo; coltivazione a terra e fuori suolo; coltivazioni “convenzionali” e con tecniche di agricoltura biologica). Con altrettanta rapidità, constatato il pericolo di vedere compromesse le coltivazioni liguri di basilico, valorizzate anche grazie all’importante riconoscimento della Denominazione di Origine Protetta (DOP), alcuni soggetti importanti, tra cui istituzioni scientifiche (Agroinnova dell’Università di Torino), centri di sperimentazione e assistenza tecnica territoriale (Centro Regionale di Sperimentazione e Assistenza Agricola) l’amministrazione regionale ligure 27 (Dipartimento assistenza tecnica e qualità delle produzioni) e con l’appoggio di tutti i basilicoltori e delle loro organizzazioni sindacali, hanno immediatamente avviato osservazioni e attività di ricerca finalizzate alla soluzione del problema. In pochi mesi, dopo una prima, rapida determinazione del parassita, che, peraltro, andrà approfondita, sono state indagate le caratteristiche biologiche in grado di influenzarne la diffusione e, infine, sono state effettuate prove di lotta, al fine di verificare l’efficacia dei prodotti autorizzati sulla coltura, ottenendo, infine, anche l’estensione di etichetta di due prodotti altamente efficaci per il contenimento della diffusione epidemica della malattia. Nella convinzione che sia opportuno cogliere di questo progetto dimostrativo l’occasione per affrontare la complessità della coltivazione del basilico, nelle pagine che seguono si riassume il lavoro svolto negli ultimi dieci anni su questa coltura, dedicato dal CeRSAA alla messa a punto delle tecniche di coltivazione e di difesa, impegnando una sezione importante alla descrizione di Peronospora sp. e alla messa a punto delle specifiche tecniche di difesa. 28 IL BASILICO – SINTESI DELLE PRINCIPALI TECNICHE DI COLTIVAZIONE E DELLE FITOPATIE CARATTERISTICHE DELLA COLTURA Introduzione Il basilico (Ocimum basilicum L.) è una specie orticola "minore", coltivata in Italia su una superficie superiore ad 80 ha e, particolarmente, in Liguria, dove è trasformato nel famoso “pesto”. Nel mondo il basilico è coltivato estensivamente anche in Francia, Egitto, Indonesia, Marocco, in numerosi Stati degli Stati Uniti, in Grecia, in Israele ed in alcuni Paesi dell'America Latina. Tecniche di coltivazione in ambiente protetto Gli apprestamenti protetti In ambiente protetto la coltivazione del basilico può essere effettuata durante tutto l’anno e predilige serre e tunnel dotati di elevati volumi d’aria e molto luminosi. É una specie esigente dal punto di vista termico, con ottimi attorno a 22-24°C. La temperatura minima notturna non deve essere inferiore a 16-17°C. Il ciclo colturale e le tecniche di coltivazione La coltivazione va effettuata tra la seconda metà di agosto e il maggio successivo e prosegue, talvolta, anche in estate, purché sia possibile 29 ottenere una buona ventilazione. Poiché il seme di basilico va posto in superficie al terreno interrandolo con una semplice rastrellatura, la preparazione del letto di semina deve essere particolarmente accurata. Normalmente, quindi, va effettuata una prima lavorazione profonda (a 40 50 cm) facendo seguire una fresatura superficiale per sminuzzare finemente il primo strato di terreno. Se la semina avviene a spaglio la densità deve essere di 6-8 g/m² di seme, per poter effettuare raccolte scalari delle piante per due – tre mesi. É possibile fare ricorso a trasemine da effettuarsi in prossimità della prima raccolta della coltura e, successivamente, ogni 20 - 25 giorni a dosi di 5 – 6 g/m² di seme. Se la semina avviene a file disposte su prose di larghezza variabile tra 0,5 e 1,5 m e distanziate di 0,2 – 0,3 m, la densità di semina deve essere di 3-5 g/m² di seme. Le varietà di basilico da impiegare sono quelle che si rifanno alla tipologia “genovese”, la più diffusa ed apprezzata. L’irrigazione va fatta per aspersione nelle ore più fresche del mattino. Su terreni di medio impasto una buona irrigazione può essere realizzata distribuendo 2-4 l/m² di acqua. Dalla semina alla prima raccolta trascorrono circa 30 giorni nel periodo estivo fino a oltre 60 – 90 in inverno. I fattori determinanti la lunghezza del ciclo colturale sono essenzialmente la temperatura e la luce. La massa fogliare prodotta in serra è di circa 800 - 1000 q/ha. 30 Tecniche di coltivazione in pieno campo. La coltivazione in pieno campo va effettuata su terreni pianeggianti, di medio impasto o sciolti. La preparazione del terreno deve avvenire a febbraio-marzo con la lavorazione profonda. Il terreno deve essere sistemato a prose, per garantire il drenaggio dell’acqua. La semina va effettuata in aprile/maggio a dosi di 2-3g/m² di seme, interrandolo leggermente. Gli interventi irrigui, solitamente giornalieri, vanno fatti nelle ore più fresche del mattino per aspersione, o anche per scorrimento tra le prose. In generale, il primo taglio viene effettuato dopo 60 giorni dalla semina e quelli successivi a distanza di 12-14 giorni dal precedente (20 giorni a settembre e ottobre). La raccolta avviene per cimatura quando la pianta raggiunge un’altezza di circa 35 - 40 cm, recidendola la prima volta ad un’altezza dal suolo di circa 20 cm, mentre i tagli successivi vanno effettuati sempre sul ricaccio fresco. Con questo sistema, si possono effettuare 7-10 tagli per stagione con una produzione di circa 400 q/ha di fogliame. Il prodotto è nettamente diverso da quello raccolto in serra, di colore verde intenso, con foglie carnose e dall’aroma più pungente. Tecniche di coltivazione fuori suolo, su bancale ed un vaso. Il basilico può anche essere coltivato fuori suolo, con rese produttive elevate, ma si rendono necessarie profonde conoscenze agronomiche. 31 L'allevamento delle piante in vasetto (diametro 10 e 14cm) è più semplice e maggiormente diffuso, come pure la coltivazione su bancale che contribuisce a risolvere problemi fitopatologici gravi tipici delle coltivazioni a terra e facilita anche le operazioni di raccolta. L’analisi del terreno e la concimazione Il basilico predilige terreni leggeri, drenanti, ben dotati in sostanza organica, aventi un pH prossimo alla neutralità ed una conducibilità elettrica non superiore a 1500-1800 PS/cm. I valori medi di Capacità di Scambio Cationico ritenuti ottimali vanno da 10 a 20 meq/100g. La dotazione di sostanza organica nel terreno deve essere sempre buona (58%). Un terreno adatto alla coltivazione del basilico dovrebbe disporre delle seguenti quantità elementi nutritivi: Elemento Azoto Fosforo assimilabile Potassio scambiabile Espressione N totale (g/Kg) P ass. (mg/Kg) K sc. (mg/Kg) pieno campo 2,6 Serra 3,4 100-200 100-200 200-500 200-500 La concimazione può variare in funzione del tipo di terreno, del contenuto in elementi nutritivi e della tecnica colturale. In ambiente protetto si può intervenire all’impianto con letame ben maturo (300-500 q/ha) e con la 32 distribuzione di concimi contenenti dosi di azoto, fosforo e potassio indicati di seguito. Azoto Anidride Fosforica (P2O5) Ossido di Potassio (K2O) dose per pieno campo (Kg/ha) 140 dose per ambiente protetto (Kg/ha) 140 50 10 19 15 Durante la crescita, in caso di necessità, si può intervenire con fertirrigazioni aventi un titolo indicativo N:P2O5:K2O=20:5:10 alla dose massima di 2g di concime ogni litro di acqua, avendo cura di risciacquare le foglie con acqua al termine della fertirrigazione. Si raccomanda, in ogni caso, la limitazione dell'impiego di concimi arricchiti con microelementi, riducendone l'uso all’effettiva necessità desunta dalle analisi del terreno. 33 Le malattie e i parassiti principali del basilico Le malattie fungine x Fusariosi vascolare (Fusarium oxysporum f. sp. basilici) I sintomi sono quelli caratteristici di ogni tracheomicosi: reclinamento dell’apice vegetativo verso terra, clorosi, avvizzimento e morte della pianta. Il decorso della malattia può essere molto rapido nelle giovani piante, che possono morire anche solo dopo 3-4 giorni dalla comparsa dei primi sintomi. x Peronospora (Peronospora sp.) Malattia recentemente segnalata su basilico. Il patogeno colpisce l’apparato fogliare producendo caratteristiche efflorescenze di colore chiaro tendenti al bruno. La diffusione della malattia è molto rapida e può interessare rapidamente intere coltivazioni in serra e in pieno campo. x Marciume del colletto (Rhizoctonia solani) Il parassita, molto dannoso in serra, colpisce il colletto delle giovani piante, provocandone rapidamente la morte che si manifesta con il loro abbattimento a terra. In coltura, esso attacca a partire da un punto originando caratteristiche aree tondeggianti ad accrescimento radiale. x Macchia nera (Colletotrichum gloeosporioides) La malattia può manifestarsi sui cotiledoni, sul fusto e sulle foglie. Sulle foglie il parassita origina aree necrotiche tondeggianti di colore bruno scuro, a contorno netto. L'attacco precoce di C. gleosporioides sui fusti 34 delle plantule nelle prime fasi di sviluppo ne provoca rapidamente la morte con sintomi molto simili a quelli osservati in presenza di attacchi di marciume del colletto. x Marciumi molli dei tessuti (Sclerotinia minor, S. sclerotiorum e Botrytis cinerea) Sul basilico i marciumi molli colpiscono le piante in tutti gli stadi di sviluppo e in tutte le parti aeree, trasformando i tessuti in una massa molle e scura. S. minor e S. sclerotiorum ricoprono le parti colpite con un feltro bianco sul quale si differenziano sclerozi scuri. Gli attacchi di Botrytis cinerea sono riconoscibili per la presenza sugli organi colpiti dalle tipiche fruttificazioni conidiche grigie. Gli insetti, gli acari ed i nematodi x Tisanotteri (tripidi). Frankliniella occidentalis provoca vistosi fenomeni di distorsione della lamina fogliare e dell'apice vegetativo; anche il colore delle foglie può diventare più scuro e opaco. I tripidi rappresentano un grave problema per le coltivazioni in ambiente protetto, anche a causa della scarsità di prodotti efficaci caratterizzati da un breve periodo di sicurezza. x Lepidotteri La specie che più comunemente interessa il basilico è Spodoptera littoralis. Intense defogliazioni si osservano in ambiente protetto quando, a 35 partire dalle uova deposte sotto la lamina fogliare da adulti alati che vi si sono introdotti dalle aperture di ventilazione, si sviluppano le forme giovanili, molto voraci. La presenza dell'insetto è prevalente nel periodo primaverile, e gli attacchi possono protrarsi anche in autunno. x Afidi e acari Gli afidi e gli acari non rappresentano un pericolo reale per la coltura. x Nematodi Attacchi di nematodi galligeni su radici sono osservabili in terreni sciolti, con la formazione di galle sulle radici e morte della pianta. La diffusione avviene a macchia d’olio a partire dal luogo della prima infezione e può essere accelerata con le lavorazioni del terreno, o con l’impiego di strumenti di lavorazione sporchi di frammenti di terra provenienti da aree infestate. Alterazioni non parassitarie più comuni. x Ingrossamento delle radici. I sintomi sono simili a quelli causati da nematodi galligeni: le piante cessano di accrescersi, ed ingialliscono. L’alterazione è provocata da un eccesso di sali presenti negli strati più superficiali del terreno. x Fenomeni di "stanchezza" del terreno. Ingiallimenti diffusi e arresto di crescita sono legati al continuo ripetersi della coltivazione sullo stesso terreno, con accumulo di sostanze tossiche per le radici delle piante. 36 L’attenuazione o l’eliminazione dell’alterazione può essere ottenuta con la disinfezione del terreno con vapore o con la solarizzazione. x Danni da freddo. Nella stagione invernale si può riscontrare un ingiallimento dell'apice vegetativo e delle foglie più giovani, causato da abbassamenti termici non sufficientemente controllati dal riscaldamento. 37 Strategie di difesa utilizzabili su basilico L'approccio "integrato" per la difesa del basilico risulta un’esigenza imprescindibile per la sua coltivazione, anche a causa della progressiva limitazione all'uso di fitofarmaci e della mancanza di nuove registrazioni. Di seguito si riporta una sintetica indicazione delle tecniche e degli interventi, diretti e indiretti, di difesa a basso impatto ambientale applicabili sul basilico. Interventi di tipo indiretto Impiego di materiale sano o risanato Corretta adozione di pratiche colturali Interventi di tipo diretto Impiego di mezzi fisici Impiego di mezzi biologici (quando registrati) Impiego di mezzi chimici Esempi Semente certificata esente da F. basilici Concimazione, ventilazione, riscaldamento, irrigazione, illuminazione, controllo del pH Esempi Disinfezione del terreno con vapore e solarizzazione Uso di microrganismi antagonisti di parassiti radicali e fogliari; impiego di predatori e parassitoidi di insetti prodotti fitosanitari ammessi Mezzi di difesa ammessi sul basilico I prodotti ammessi sul basilico sono pochi e la grande maggioranza è rappresentata da prodotti "vecchi", ovvero prodotti la cui registrazione sulla coltura risale a molti anni addietro ed oggi, per motivi igienicosanitari, residuali e applicativi, non vengono di fatto impiegati nella pratica. In fondo al presente lavoro si riporta un elenco aggiornato di agrofarmaci attualmente ammessi sulla coltua. 38 IL BASILICO – APPROFONDIMENTI SULLE FITOPATIE E SULLE STRATEGIE E TECNICHE DI DIFESA Premessa Un notevole lavoro tecnico - scientifico è stato compiuto nel quinquennio 1993-1997 da parte del Di.Va.P.R.A. – Patologia Vegetale dell’Università di Torino e dal Centro Regionale di Sperimentazione e Assistenza Agricola di Albenga della Camera di Commercio di Savona presso numerose aziende distribuite su tutto il territorio ligure. Tale lavoro ha fornito conferme circa la diffusione e l'incidenza dei parassiti del basilico, e, proseguendo nel tempo in forma di continuo e attento monitoraggio fitopatologico, ha consentito di realizzare, nei fatti prima che nella forma, un forte raccordo tra tecnici impegnati nella ricerca, tecnici di campo e agricoltori, consentendo nel2003 di individuare, altresì, un nuovo patogeno, Peronospora sp., mai segnalato prima sulle coltivazioni liguri. In particolare, con l’attuazione del progetto dimostrativo “DIFESA DEL BASILICO A BASSO IMPATTO AMBIENTALE PER IL CONTENIMENTO DI PERONOSPORA SP.” (Cod. prog. SI10000039), finanziato dala Regione Liguria ai sensi del P.S.R. 2000-2006 mis. C(3) (REG CE 1257/99) è stato possibile trasferire nella realtà agricola quanto messo a punto dalla ricerca scientifica, illustrando agli agricoltori la biologia del parassita e le strategie di difesa. Il progetto ha, altresì, consentito la 39 conclusione di attività di estensione di etichetta, ai sensi della L. 91/414, ottenendo per il basilico l’iscrizione in etichetta di agrofarmaci altamente efficaci nel contenimento di detta fitopatia. Nuove ed importanti indicazioni, inoltre, sono state ottenute dal confronto tra le tecniche colturali messe in atto nel levante, e quelle poste in atto nel ponente ligure, fornendo alcune giustificazioni della diversa incidenza dei parassiti del basilico nelle due aree così delimitate e utili indicazioni per il perfezionamento delle tecniche di coltivazione stesse. I prelievi di materiale vegetale e gli isolamenti dei patogeni effettuati su questa coltura hanno consentito di impostare prove di lotta contro i patogeni isolati, valutando le migliori strategie di applicazione dei mezzi di difesa disponibili, e offrendo agli agricoltori la possibilità di applicare i risultati ottenuti. In queste pagine si intende approfondire alcuni aspetti relativi alle malattie del basilico, approfondendo, in particolare, le conoscenze relative a Peronospora sp.. 40 LE PRINCIPALI MALATTIE FUNGINE CHE INTERESSANO LE COLTURE DI BASILICO. L'individuazione dei parassiti responsabili delle fitopatie del basilico in Liguria, in grande maggioranza già segnalati da vari Autori, è stata effettuata prendendo in considerazione tutte le principali aziende Il basilico produttrici di tale specie nelle aree orticole della provincia di Genova, di Savona (Albenga) e di Imperia (Dianese), anche se, come noto, realtà produttive sono presenti sulla quasi totalità della zona costiera, da Genova a Lavagna e da Albenga a Celle Ligure e nel Sarzanese. In figura si riporta la mappa delle principali aree di coltivazione del basilico e l'indicazione delle aree ove sono state eseguite indagini fitopatologiche sulla coltura 41 In tabella 1 viene riportato un elenco dei parassiti isolati da piante infette e ordinato in base all'importanza che ciascuno di essi riveste nella zona. Tabella 1: elenco dei parassiti osservati sul basilico disposti in ordine di importanza Grado di importanza Patogeno 1 2 3 4 5 6 7 Fusarium oxysporum f.sp. basilici Rhizoctonia solani Colletotrichum gloeosporioides Sclerotinia minor Botrytis cinerea Fusarium tabacinum Pythium ultimum Nel loro complesso, questi parassiti possono ridurre anche del 50% la produzione aziendale potenzialmente ottenibile. Il riconoscimento dei parassiti fungini. Fusarium oxysporum f.sp. basilici I sintomi della tracheofusariosi causata da Fusarium oxysporum f.sp. basilici, segnalata per la prima volta nell'ex Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche sono quelli caratteristici di ogni tracheomicosi (Fig.1): epinastia, asimmetria, clorosi, avvizzimento cui segue necrosi fogliare. La necrosi ha andamento basipeto, estendentesi dall'apice all'intera pianta; sezionando il fusto ed evidenziando i vasi legnosi si possono osservare estesi e evidenti imbrunimenti. Il decorso della malattia può essere molto 42 rapido nelle giovani piante, che possono morire anche solo dopo 3-4 giorni dalla comparsa dei primi sintomi; in alternativa, su piante adulte la malattia ha andamento più lento, ma sempre con esito letale. Figura 1. Attacchi di fusariosi su basilico In Liguria tutte le aziende coltivatrici di basilico oggetto dell'azione di monitoraggio hanno presentato sulle colture gravi attacchi di questo parassita, particolarmente laddove più elevate sono le temperature osservate anche nel periodo invernale in ambiente protetto. 43 Rhizoctonia solani Il parassita attacca piante in qualunque stadio di sviluppo, ma risulta particolarmente dannoso quando questo colpisce le giovani piante, provocandone rapidamente la morte che si manifesta con il loro abbattimento a terra. Figura 2. Attacchi di R. solani su basilico R. solani colonizza rapidamente le porzioni più basali del fusto originando su esse estese aree necrotiche, depresse, zonate e seccherecce, spesso avvolgenti l'intero asse vegetativo. In coltura, esso attacca a partire da un punto, generalmente disposto in prossimità di pali di sostegno delle serre o dei passaggi interni, originando caratteristiche aree tondeggianti ad 44 accrescimento radiale all'interno delle quali la maggior parte delle piante è abbattuta al suolo (Fig. 2). In Liguria tutte le aziende coltivatrici di basilico oggetto dell'azione di monitoraggio hanno presentato sulle colture gravi attacchi di questo parassita, anche nel periodo invernale. 45 Colletotrichum gloeosporioides L'attacco del parassita, favorito da elevata umidità negli ambienti di coltivazione, da prolungati periodi di bagnatura delle foglie, da temperature di 15-20°C, nonché dalla elevata densità di coltivazione, condizioni normali per la coltura effettuata in ambiente protetto, si manifesta già nelle prime fasi di sviluppo della pianta, a carico delle foglie cotiledonari, del fusto e delle foglie vere. Figura 2. Necrosi fogliari causate da Colletotrichum gloeosporioides Sulle foglie il parassita origina aree necrotiche tondeggianti di colore bruno scuro, seccherecce, a contorno netto, prive di alone clorotico (Fig. 2), in un primo tempo isolate e poi, in seguito al loro accrescimento, coalescenti in grandi aree a contorno irregolare, talvolta lacerate al centro. Il parassita può anche attaccare porzioni di fusto originando su esse estese aree 46 necrotiche dello stesso colore di quelle osservate sulle foglie, spesso avvolgenti l'intero asse vegetativo. L'attacco di C. gleosporioides sui fusti delle plantule nelle prime fasi di sviluppo ne provoca rapidamente la morte con sintomi molto simili a quelli osservati in presenza di attacchi di altri parassiti del basilico. Nelle serre liguri le condizioni climatiche interne, caratterizzate soprattutto da elevata umidità ambientale, consentono una rapida diffusione del parassita. 47 Sclerotinia minor e Botrytis cinerea Sclerotinia minor è uno dei più gravi parassiti che colpisce la lattuga, la cicoria, la scarola e l'indivia. Sul basilico, il marciume del colletto colpisce le piante in tutti gli stadi di sviluppo ma è soprattutto dannoso su quelle adulte, prossime alla maturazione commerciale, quando le foglie più vecchie formano, a contatto con il terreno, camere umide molto favorevoli alle infezioni. Figura 3. Attacchi di S. minor su basilico Queste iniziano generalmente nella zona del colletto producendo in pochi giorni il disfacimento molle dei tessuti, in conseguenza del quale le foglie ingialliscono, avvizziscono e marciscono. La rapida distruzione dei tessuti 48 può portare al distacco della parte aerea dalla base della pianta oppure, prima che questo si verifichi, interessare l'intero fusto, trasformandolo in una massa molle e scura (Fig. 3). Quando il marciume è prodotto da S. minor o da S. sclerotiorum le parti colpite vengono ricoperte da un feltro bianco sul quale si differenziano sclerozi in forma di masserelle globose dapprima grigiastre e mollicce, quindi nere e di consistenza cuoiosa. Il comportamento ed i caratteri morfofisiologici dei due funghi sono molto simili. Essi differiscono essenzialmente per la dimensione degli sclerozi, notevolmente più piccoli (0,5-2 mm) in S. minor che in S. sclerotiorum (3-9 mm). Essendo capaci di vita saprofitica attiva, questi parassiti possono permanere nel terreno a mezzo del loro micelio e superare condizioni sfavorevoli mediante gli sclerozi, che conservano molto a lungo la loro vitalità. Le infezioni primarie iniziano in genere a partire dalle ascospore. Preferiscono terreni leggeri, ben aerati, dove non si verifichino eccessi d'acqua, fatto, questo, che sembra correlabile con la loro incapacità ad accrescersi in presenza di elevate concentrazioni di anidride carbonica. 49 Sovente gli attacchi di Sclerotinia sono associati o seguiti (e mascherati) da attacchi di Botrytis cinerea, riconoscibili per la presenza sugli organi colpiti dalle tipiche fruttificazioni conidiche grigie del parassita (Fig. 4) e talvolta di sclerozi di forma appiattita e leggermente convessa, generalmente aderenti ai tessuti. Figura 4. Attacchi di B. cinerea su basilico La B. cinerea, che è normalmente presente come parassita di debolezza su piante debilitate da attacchi parassitari diversi o da condizioni ambientali sfavorevoli, in particolare dal freddo, può comportarsi come parassita primario in condizioni di elevata umidità ambientale quali facilmente si verificano nelle colture forzate in serra o sotto copertura di 50 plastica. In simili condizioni, oltre a poter produrre essa stessa il marciume del colletto con sintomi che si differenziano, di poco da quelli dovuti alle Sclerotiniae, la B. cinerea è causa di necrosi e strozzature sui fusti delle giovani piantine e di marciumi molli del picciolo e del lembo delle foglie, particolarmente di quelle più vecchie. Le sue infezioni possono provocare la morte immediata delle giovani piante oppure rimanere dapprima latenti per manifestarsi successivamente, quando le condizioni ambientali divengono favorevoli, ovvero in presenza di temperature non particolarmente ridotte (minimi raramente inferiori a 17°C) e umidità (8095%) molto elevate. Le lesioni a manicotto che si formano sui rami e sui fusti determinano sempre la morte delle parti aeree sovrastanti; sopra i tessuti infetti possono anche formarsi i tipici sclerozi neri, di forma irregolare, con faccia inferiore generalmente concava. La velocità di sviluppo ed il potere della Botrytis e delle Sclerotiniae di degradare i tessuti rappresentano un pericolo molto grave anche dopo la raccolta, nell'involucro di vendita, nel quale se l'aerazione non è sufficiente e la temperatura troppo elevata, le infezioni iniziate in campo possono estendersi e causare ulteriori danni. La presenza di questi due parassiti è abbastanza diffusa nelle aree di coltivazione del basilico, con particolare incidenza laddove manca una attenta gestione dell'umidità ambientale. 51 Pythium ultimum I funghi del genere Pythium provocano marciumi in preemergenza ed in postemergenza delle giovani piante e marciumi radicali delle piante adulte. I primi sono di gran lunga i più frequenti ed importanti in quanto i semi sotto terra o le piantine appena emerse che ne sono affette muoiono, lasciando nelle colture ampie fallanze, o dando origine a piante deboli e malformate (fig. 5). Figura 5. Attacchi di Pythium sp. su basilico 52 I secondi sono per lo più localizzati agli apici delle radici ed hanno conseguenze di scarso rilievo per la produttività della coltura. Numerose sono le specie del genere Pythium responsabili dell'uno e dell'altro tipo di alterazione; attualmente non è ancora ben noto quale sia la specie presente in maniera prevalente o esclusiva sul basilico. Si tratta di funghi compresi con le Phytophthorae nella famiglia delle Pythiaceae, capaci di vita saprofitica, che in presenza di elevata umidità parassitizzano le parti delle piante sotterranee o prossime al terreno. 53 I parametri climatici e le tecniche di coltivazione del basilico: la loro influenza sui parassiti fungini. Parallelamente al lavoro di individuazione e riconoscimento dei principali parassiti fungini in grado di arrecare danno alla coltivazione del basilico, sono stati attentamente valutati i sistemi di coltivazione adottati dai coltivatori e, all'interno delle serre di coltivazione, i parametri ambientali principali (temperatura e umidità relativa), riscontrando importanti differenze tra le aree del levante e del ponente ligure. Nelle zone del levante, come si è già detto, gli apprestamenti protetti sono, in maggioranza, molto semplici (serre del tipo "Riviera"), caratterizzati da strutture in legno o ferro sostenenti il materiale di copertura in plastica o, più frequentemente, in vetro supportato da una intelaiatura in legno ("vetrine"). Tali serre sono costruite direttamente sulle pendici terrazzate dei rilievi prospicienti il mare, senza grandi modificazioni della giacitura del suolo: questo tipo di sistemazione, combinata con l'elevata pendenza del terreno e con la forte insolazione durante tutta la giornata, comporta la delimitazione, all'interno delle serre, di un ridotto volume d'aria, di una ridotta circolazione della stessa e l'esposizione della coltura a repentini sbalzi di temperatura e ristagni di umidità. Tali fenomeni si manifestano soprattutto nelle ore notturne, quando si raggiunge facilmente la massima concentrazione di umidità nell’ambiente, aggravati dalle scarse possibilità di ventilazione offerte da questo tipo di serra (Fig. 6). Il riscaldamento 54 viene effettuato sia mediante l'impiego di termoventilatori, sia mediante sistemi a termosifone, mentre il riscaldamento del terreno, mediante tubazioni posizionate in profondità, è raramente applicato in tutte le zone di coltivazione prese in esame, a causa degli alti costi che tale pratica comporta e per il fatto che, tradizionalmente, i produttori sono soliti incorporare annualmente nel terreno elevati quantitativi di concimi organici. Figura 6. Tipiche "vetrine" liguri L'elevata quantità di seme impiegato/m2, mediamente pari a circa 10-15 g/m2, ma spesso superiore a 30 g, nonché l'adozione della pratica della trasemina che avviene con la coltura in atto, dopo aver effettuato le prime 55 2-3 raccolte di piante pronte alla vendita, facilita l'instaurarsi ed il perdurare di un microclima particolarmente umido, ideale per molti parassiti fungini. Nella zona del ponente, le strutture all'interno delle quali si alleva il basilico sono decisamente più evolute dal punto di vista strutturale e termodinamico, e pertanto i ricambi d'aria sono più elevati e frequenti. Esse sono costruite in ferro e vetro ed hanno una altezza al colmo mai inferiore a 4 m; i ricambi d'aria sono più elevati e frequenti, sia per la grande superficie apribile ai lati e al colmo delle serre, sia per una precisa Figura 7. Moderne strutture per la coltivazione del basilico 56 volontà del produttore che, a differenza di quello della zona del levante, preferisce coltivare il basilico a temperature massime diurne più basse. Il riscaldamento dell'ambiente di coltivazione avviene prevalentemente ricorrendo all'impiego di termoventilatori attrezzati con maniche in film plastico che, correndo lungo l'asse maggiore della serra, operano una più uniforme distribuzione del calore, contribuendo a rimescolare gli strati d'aria all'interno della serra (Fig. 7). La luminosità all'interno di tali strutture è, quindi, decisamente più elevata rispetto a quella delle serre del levante e ciò comporta un aumento dei livelli termici ambientali disponibili che, almeno durante le ore del giorno, contribuiscono a ridurre la presenza di acqua di condensa sull'apparato fogliare delle piante, rallentando, così, lo sviluppo di patogeni quali B. cinerea. In base a quanto detto, appare in parte comprensibile l'elevata presenza di patogeni quali Rhizoctonia solani e Colletotrichum gloeosporioides riscontrata nel levante (Tab. 2), rispetto alla situazione riscontrata nelle zone del ponente. Tali parassiti, infatti, sono favoriti dalle temperature e dall'umidità relativa elevata, dal forte sbalzo termico tra giorno e notte, dalle molte ore, sia notturne, sia diurne, durante le quali un velo d'acqua ricopre l'intera superficie delle piante, nonché dalla bassa luminosità delle strutture. 57 Tabella 2. Frequenza con la quale sono stati identificati i vari parassiti del basilico sul totale degli isolamenti effettuati Zona di produzione Frequenza percentuale con la quale sono stati identificati i vari parassiti del basilico sul totale degli isolamenti effettuati Fusarium Rhizoctonia Colletotrichum Sclerotinia Pythium basilici solani gloeosporioides minor ultimum Riviera di Levante Riviera di Ponente 18,0 40,0 40,0 1,8 0,2 40,0 30,0 19,8 10,0 0,2 Legata a fattori parzialmente indipendenti da quelli meramente climatici appare, invece, la presenza di F. basilici, mentre la giacitura delle serre e, soprattutto, il fattore umano risultano strategici. Nella zona del levante, la limitata presenza di attacchi di F. basilici appare legata all'ubicazione delle aziende produttrici in zone spesso impervie e quindi difficilmente raggiungibili con i mezzi che abitualmente sono impiegati per operare la disinfezione del terreno con bromuro di metile o altri mezzi chimici o con vapore. Il ridotto impiego di tali mezzi e sistemi di disinfezione ha aperto la strada all’adozione di forme di disinfezione del terreno, quali la solarizzazione, anche applicata in combinazione con dosi ridotte di un fumigante, semplici da applicare, a basso impatto ambientale ed in grado di ridurre i negativi effetti del “vuoto biologico”; successivamente a queste, l’applicazione al terreno di un mezzo biologico in grado di contenere efficacemente gli attacchi di F. basilici, e ormai ampiamente commercializzato in Italia, ha contribuito a ridurre fortemente gli attacchi del parassita. 58 La disinfezione del terreno abbinata con l’inoculazione in presemina di antagonisti di F. basilici si è affermata rapidamente anche nel ponente ligure e recentemente è stato osservato un calo generalizzato degli attacchi del parassita in tutte le aree di coltivazione del basilico. La diffusione dell'applicazione di strategie di difesa integrata anche su basilico fa seguito, peraltro, alle recenti limitazioni d’impiego del bromuro di metile, il principale geodisinfestante largamente impiegato in passato, e ai problemi legati al contenimento dei patogeni del terreno e alle conseguenze negative del cosiddetto "vuoto biologico", indotte da tutti quei trattamenti che eliminano pressoché ogni forma di vita nel terreno. Di fatto, quegli agricoltori che per primi si sono rivolti a pratiche a più ridotto impatto ambientale, meno distruttive nei confronti della microflora del terreno e, in ultima analisi, meno costose, ottengono oggi ottimi risultati nel contenimento di F. basilici. 59 Strategie di difesa utilizzabili su basilico L'approccio "integrato" per il contenimento dei parassiti del terreno risulta più che mai un’esigenza imprescindibile per la coltivazione del basilico che, come abbiamo detto, risente della progressiva limitazione all'uso di fitofarmaci precedentemente ammessi, della mancanza di nuove registrazioni, nonché della riduzione delle possibilità di impiego del bromuro di metile per la disinfezione del terreno. L’applicazione in campo di sistemi di difesa a basso impatto ambientale applicabili nel caso della coltivazione del basilico sono sia di tipo diretto, sia di tipo indiretto e la loro applicazione rappresenta il passo successivo alla identificazione dei parassiti e alla valutazione delle condizioni pedoclimatiche della zona (Tab. 3). Tabella 3. Elenco degli interventi applicabili per il contenimento dei parassiti fungini nel caso della coltura del basilico. Interventi di tipo indiretto Esempi Impiego di materiale sano o risanato Corretta adozione di pratiche colturali Semente certificata esente da F.basilici Interventi di tipo diretto Esempi Impiego di mezzi fisici Impiego di mezzi biologici (attualmente limitato) Vapore, solarizzazione Uso di microrganismi antagonisti di parassiti radicali; impiego di predatori e parassiti di insetti fungicidi, insetticidi e acaricidi ammessi all'uso Impiego di mezzi chimici Concimazione, ventilazione, riscaldamento, irrigazione, illuminazione, controllo del pH 60 Gli interventi di tipo indiretto Tra gli interventi di tipo indiretto, di larga applicazione presso i produttori è, ormai, l'impiego di semente esente da F. basilici, certificata per questo da Istituti universitari, la quale deve essere posta a dimora su terreno disinfettato con vapore, o con la solarizzazione o con il bromuro di metile. Progressivamente sempre più adottate dai produttori sono anche quelle modifiche alle pratiche colturali quali la concimazione, l'irrigazione, la ventilazione ed il riscaldamento, in grado di produrre effetti utili sia sulla coltura, sia sul terreno, sia di contenimento sui parassiti. In particolare, la pratica della ventilazione, unitamente al riscaldamento notturno, rappresenta un valido sistema per ridurre l'umidità degli ambienti di coltivazione e gli sbalzi termici tra il giorno e la notte. Tale pratica, oltre a sfavorire la condensazione dell'umidità sulle piante, riduce lo stress cui la coltura viene sottoposta con il risultato di ottenere un prodotto di migliore qualità. Nel caso di C. gloeosporioides e di B. cinerea, di grande importanza risulta essere la riduzione del numero delle ore di bagnatura degli organi epigei delle piante a meno di 6, al di sopra dei quali gli attacchi vengono fortemente favoriti. Di un certo interesse appare la tecnica di riscaldamento e ventilazione attuata nell'ora immediatamente precedente il sorgere del sole. L’agricoltore procede all’innalzamento della temperatura dal valore fissato per la notte a quello fissato per il giorno e, quando la temperatura ha 61 raggiunto il valore desiderato (e comunque non oltre 30 minuti dall'inizio del riscaldamento), comanda l'apertura delle sportellature laterali e di colmo, o anche soltanto di quelle di colmo, fino a quando la temperatura ritorna sui livelli fissati per la notte. A questo punto è possibile richiudere nuovamente le sportellature procedendo con la gestione dell'ambiente di coltivazione come normalmente stabilito. Questa operazione, effettuata nelle ore più fredde del giorno, consente di ridurre fortemente l'umidità dell'ambiente protetto, riducendo anche il fenomeno di condensazione del vapore acqueo sulle porzioni epigee delle piante. L'irrigazione, che per la coltivazione del basilico deve essere necessariamente effettuata per aspersione, è altresì un fattore di grande importanza, proprio in forza dell'inevitabile bagnatura delle porzioni epigee: in questo caso, anche il semplice spostamento dell'orario di irrigazione dal pomeriggio alla mattina consente di ridurre l'attacco dei parassiti fogliari. Non sono attualmente disponibili dati sull'influenza della qualità dell'acqua impiegata per l'irrigazione e la sua influenza sulla qualità della produzione. 62 Gli interventi di tipo diretto Tra gli interventi di tipo diretto, di grande importanza per la coltivazione del basilico assume la disinfezione del terreno, pratica che prevede l'applicazione di mezzi chimici, o di mezzi fisici, quali il calore umido o vapore (Fig. 8) e la solarizzazione. Figura 8. Disinfezione del terreno con vapore La disinfestazione del terreno con il calore umido può essere applicato mediante l'immissione di vapore acqueo ad elevata temperatura (temperature non inferiori a 80°C per non meno di 20 min.), o mediante l'applicazione della pratica della pacciamatura riscaldante (temperature più 63 basse per lunghi periodi). L'impiego del vapore per la disinfezione del terreno non ha mai avuto una grande diffusione per la coltivazione del basilico, sia per gli alti costi di produzione, sia per la già citata dislocazione orografica di molte serre, sovente raggiungibili soltanto a piedi. Difficoltà applicative simili sono state già descritte anche per l'impiego del bromuro di metile (Fig. 9), mentre una efficacia parziale del dazomet è sempre stata denunciata da parte dei coltivatori. Figura 9. Disinfezione del terreno con bromuro di metile In conseguenza di quanto ora detto, nell'ottica di una progressiva e necessaria riduzione dell'impiego di mezzi chimici sulla coltura e al fine di 64 ridurre i problemi fitopatologici connessi con la formazione del vuoto biologico conseguente all'applicazione sia del vapore, sia del bromuro di metile, particolare importanza e diffusione sta assumendo in questi anni l'applicazione della pacciamatura riscaldante (Fig. 10). Tale tecnica, come noto, sfrutta il calore generato dal sole per produrre un lento riscaldamento del terreno a valori termici di 37-50°C con i quali si realizza una marcata riduzione della microflora del terreno nell'arco di 4 settimane. Come conseguenza di questo riscaldamento a livelli subletali per la Figura 10. Disinfezione del terreno mediante l'applicazione della pacciamatura riscaldante maggior parte dei microrganismi del terreno, si può osservare una ritardata germinazione dei propaguli, un loro ridotto sviluppo ed una più 65 marcata sensibilità ai fitofarmaci. Si ha, così, un effetto di selezione sulla microflora del terreno: mentre parassiti quali Fusarium basilici, Rhizoctonia solani, Sclerotinia minor, Pythium sp. vengono eliminati o perlomeno fortemente ridotti, attinomiceti, Trichoderma spp., Pseudomonas sp. fluorescenti ed altri funghi termofili, pur essendo ridotti di numero dall'effetto della solarizzazione, sono in grado di ricolonizzare rapidamente il terreno dopo la fine della pacciamatura In sintesi, la solarizzazione provoca cambiamenti tali nel terreno da favorire il costituirsi di un ambiente adatto alla colonizzazione da parte dei microrganismi, normalmente saprofiti, dotati di maggiore competitività. In relazione alla integrazione tra i diversi mezzi di lotta disponibili per la difesa del basilico, anche periodi di pacciamatura riscaldante ridotti a 14 e 21 giorni, associati a ridotti dosaggi di dazomet (40, 50 e 70 g p.a./m2) forniscono risultati positivi, consentendo l'applicazione della solarizzazione in serra per periodi più brevi. Anche in pieno campo, la combinazione di almeno quattro settimane di solarizzazione con una dose ridotta del 50% rispetto alla dose piena di dazomet consente di ridurre fortemente l'attacco dei patogeni e di contenere in modo eccellente lo sviluppo delle erbe infestanti. 66 I mezzi biologici Relativamente all'impiego di mezzi biologici per il contenimento delle fitopatie del basilico, attualmente risulta disponibile una strategia di lotta biologica in grado di ridurre i danni indotti dalla tracheofusariosi su basilico, già efficacemente applicata, come più sopra ricordato, dai basilicoltori liguri: esistono, infatti, sul mercato almeno due isolati di Fusarium sp. antagonisti di F. basilici dotati di elevata attività nel ridurre i danni causati da tale malattia. Essi sono in grado di persistere nel terriccio di coltivazione, per cui una unica applicazione, effettuata per miscelazione al terreno preventivamente disinfettato, eventualmente seguita, nelle successive semine eseguite senza disinfettare il substrato, dall'uso di semente conciata con gli stessi, costituisce la migliore strategia di applicazione soprattutto in una coltura come il basilico, ove è comunissima la tecnica della trasemina contemporanea o inframmezzata alla raccolta del prodotto a maturità commerciale. Altri prodotti si stanno diffondendo sul mercato, tra cui ceppi di Trichoderma sp. e di Gliocladium sp., applicabili per il contenimento di B. cinerea e di R. solani; lo sviluppo di questi prodotti è, comunque, fortemente legato alla possibilità di ottenere una registrazione come "biofitofarmaci", attualmente lunga e onerosa da ottenere, a fronte di una importanza economica del mercato del biologico di difficile valutazione. 67 I mezzi chimici L'impiego dei mezzi chimici, come detto molto ridotto, risulta essere attualmente indispensabile per il contenimento di patogeni quali C. gloeosporioides, S. minor e B. cinerea. Per il contenimento di C. gloeosporioides, solo recentemente segnalato nelle serre di coltivazione liguri, è fondamentale affiancare alla regolazione dei parametri ambientali, e particolarmente alla diminuzione del numero di ore durante le quali le foglie e i fusti delle piante sono ricoperti da un velo di acqua, l'impiego dei ditiocarbammati ed in particolare dello ziram (121,5 g p.a./hl, uno o due trattamenti) e del tiram (125 g p.a./hl, due trattamenti). Gli interventi devono essere effettuati quando la pianta si trova allo stadio di cotiledoni o di iniziale accrescimento delle prime foglie vere, al fine di contenere i primi attacchi del patogeno e, soprattutto, per non avere residui di tali fitofarmaci superiori ai limiti massimi ammessi dalla legge. Tra i prodotti a base di rame, anch'essi ammessi all'uso sul basilico, sufficiente risulta l'attività dell'idrossido (112 g p.a./hl, due trattamenti). Analoghe raccomandazioni possono essere formulate per il contenimento di B.cinerea, mentre contro S. minor, oltre al controllo dei parametri ambientali sopra citato, l'impiego di dicloran alla dose di 100 g p.a./hl applicato per bagnatura del terreno alla germinazione dei semi può limitare la gravità degli attacchi, come pure una notevole riduzione degli attacchi è garantita dalla disinfezione del terreno. 68 Per limitare i danni da Pythium alle giovani piantine è consigliabile trattare i semi con Tiram e curare attentamente la sistemazione ed il drenaggio del terreno. Buoni risultati sono stati ottenuti impiegando prodotti a base di Propamocarb. Il contenimento di Rhizoctonia solani è, infine, garantito, oltre che dalla disinfezione del terreno, anche dall'impiego di tolclophos methyl applicato per bagnatura del terreno presemina o al momento della semina alla dose di 1 g di p.a./m2. 69 I PRINCIPALI PARASSITI ANIMALI CHE INTERESSANO LE COLTURE DI BASILICO. Oltre ai numerosi funghi agenti di malattie sul basilico, alcuni parassiti animali sono largamente diffusi e possono, in particolari condizioni ed in alcune stagioni, arrecare gravi danni alla produzione. In base delle indicazioni tratte da numerosi lavori sviluppati nell’ultimo decenni, nonché in base alle conoscenze tratte dalla comune pratica agricola, di seguito si indicano i principali parassiti animali in grado di arrecare danni alle colture. Gli insetti. Tra gli insetti, Tisanotteri (tripidi), afidi e lepidotteri sono quelli che più frequentemente si incontrano su basilico. I Tisanotteri. Tra i numerosi appartenenti a questo Ordine, Frankliniella occidentalis (Fig. 11) si osserva su basilico con una certa frequenza. Su piantine giovani e tenere il loro attacco, frequentemente localizzato sull'apice vegetativo e sulle foglie di più recente formazione, provoca intensi e vistosi fenomeni di arricciamento della lamina fogliare e, frequentemente, di completa distorsione dell'apice vegetativo. In conseguenza dell'attacco, inoltre, le foglie tendono ad ispessirsi e la loro consistenza si accresce notevolmente; talvolta, particolarmente nei periodi più freddi dell'anno, 70 anche il colore delle foglie può mutare divenendo più cupo e perdendo la sua naturale brillantezza. Figura 11. Danni da tripidi su basilico I tripidi possono colpire la coltura di basilico in tutte le stagioni dell'anno e rappresentano un grave problema per le coltivazioni in ambiente protetto. In questo caso, infatti, le condizioni ambientali particolarmente favorevoli stimolano l'attività di questi parassiti, favorendo la rapida successione delle generazioni. La gravità dei danni alle coltivazioni arrecati dai tripidi in ambiente protetto è particolarmente elevata nel periodo invernale, nel quale la lentezza dell'accrescimento delle piante, associata alla impossibilità di eseguire 71 trattamenti con prodotti efficaci rispettando i periodi di sicurezza, rende praticamente impossibile controllare con successo la diffusione degli attacchi. Dal punto di vista territoriale, in Liguria non si osservano differenze nella intensità degli attacchi, anche se questi appaiono più frequenti nelle coltivazioni protette del levante, ed in particolare nelle aree di coltivazione poste attorno a Genova. La difesa nei confronti dei Tisanotteri appare complicata a causa della ridotta disponibilità di prodotti ammessi e, per quelli autorizzati all'uso, della notevole lunghezza del periodo di sicurezza che li rende di fatto inutilizzabili. Oltre a ciò, tutti i prodotti attivi sono "vecchi", ovvero sono prodotti la cui ammissione all'uso risale agli anni '80 o anche prima. Questo fatto impone ai basilicoltori l'uso di fitofarmaci sicuramente superati dal punto di vista ambientale ed igienico sanitario, e quindi tecnicamente sconsigliabili su produzioni di pregio quali il basilico, e preclude l'impiego di prodotti di più recente formulazione, peraltro ammessi su colture simili a questa. In assenza di prodotti specifici da impiegare per il controllo dei tripidi, è possibile utilizzare l'estratto di piretro naturale, anche attivato con piperonil butossido, distribuendo il prodotto la sera, o comunque nelle ore di buio essendo le piretrine fotolabili, almeno 2-3 volte a intervalli di 3-4 giorni. Operando in questo modo è possibile ottenere una sensibile riduzione del 72 numero di adulti presenti sulle piante, interrompendo i trattamenti 3 giorni prima della raccolta. Talvolta, su coltivazioni di basilico invernali, e quindi particolarmente "tenere", si sconsiglia l'esecuzione del terzo trattamento con piretrine, che potrebbe causare fenomeni di fitotossicità (ispessimento e la bollosità internervale della lamina fogliare, e colorazione scura e brillante delle foglie). Per il contenimento dei Tisanotteri si sta diffondendo, inoltre, l'impiego dell'estratto di Azadiracta indica, che unisce ad una certa attività insetticida una bassa tossicità per gli insetti utili. Il diserbo o l'eliminazione di piante erbacee o arbustive che possono accrescersi o sopravvivere nel periodo invernale a ridosso di serre e tunnel rappresentano la soluzione ideale per eliminare un "serbatoio" di insetti parassiti e particolarmente di tripidi che da lì possono entrare in serra. L'eventuale apposizione di reti anti-insetto è, infine, una operazione complessa e di difficile attuazione pratica. Le reti in tessuto-non tessuto ("teline") o le reti tessute di maglia sufficientemente piccola da poter impedire l'ingresso nelle serre limitano, infatti, notevolmente la circolazione dell'aria negli ambienti protetti e, particolarmente le seconde, risultano essere, seppure più robuste delle prime, molto costose. Poiché i tripidi svolgono una parte del loro ciclo vitale negli strati più superficiali del terreno, è, inoltre, importante ricorrere alla lavorazione del terreno tra ogni semina, evitando, per quanto possibile, soprattutto in 73 presenza di massicci attacchi del parassita, la pratica della risemina senza la lavorazione. Infine, ogni forma di disinfezione del terreno che prevede l'uso di geodisinfestanti ad ampio spettro d'azione, o del vapore, o della solarizzazione contiene efficacemente la diffusione del parassita, eliminandone la presenza dal substrato. 74 I Lepidotteri La specie che più comunemente interessa il basilico è Spodoptera littoralis. Questo insetto, in grado di colpire anche gravemente la coltivazione in serra, è particolarmente diffuso nel ponente ligure. Di solito l'attacco ha inizio quando gli adulti, alati, entrano negli apprestamenti protetti dalle aperture di ventilazione e, se riescono a riprodursi nell'ambiente, le forme giovanili causano intensa defogliazione sulle piante a tutti gli stadi vitali. Gli adulti hanno ali anteriori brunastre e riflessi talvolta violacei e quelle posteriori biancastre. Le uova, di diametro di circa 0,6 mm, sono deposte in ovature ricoperte da peli bruno – giallastri distaccati dall’addome. L'attività trofica avviene prevalentemente nelle ore notturne, quando i giovani fuoriescono dal terreno. I danni maggiori vengono procurati alla coltura dalle prime età larvali, estremamente attivi e "voraci"; gli adulti, invece, non attaccano il basilico. Le larve neonate hanno il corpo di colore verde chiaro con capo e scuto pronotale brunastro, mentre in quelle mature (VI età) il corpo è di colore variabile dal grigio al rossastro o al giallastro con una linea dorsale e due subdorsali giallastro – rugginose o grigiastre con puntini gialli segmentali lungo il loro percorso. Ventralmente il colore è grigio-rossastro o giallastro. La presenza dell'insetto è prevalente nel periodo primaverile, anche se attacchi possono protrarsi anche in autunno. Attacchi violenti sono 75 osservabili in quelle aziende nelle quali l'agricoltore non si è avveduto in tempo delle prime ovideposizioni o delle prime mangiature e le generazioni si succedono a ritmo serrato in conseguenza delle ovideposizioni degli adulti. L’insetto si avantaggia di temperature di 2528°C ed in queste condizioni la specie può compiere una generazione in circa un mese. Anche in questo caso, i problemi legati al contenimento di questo insetto, come nel caso dei Tisanotteri, sono connessi con la scarsità e l'inapplicabilità dei pochi prodotti ammessi. I "vecchi" prodotti, oltre a non avere una sufficiente efficacia, hanno periodi di sicurezza molto lunghi, tali da renderli praticamente inutilizzabili. Tra i mezzi biologici, una certa efficacia è stata dimostrata da Bacillus thuringiensis. La sua attività è conseguenza dell'attività trofica degli insetti, e poiché questa è elevata particolarmente nelle prime fasi dello sviluppo larvale, risulta fondamentale, per assicurare una buona efficacia del trattamento, monitorare attentamente la coltura ed eseguire i primi trattamenti alla comparsa delle prime forme larvali, o, addirittura, alla prima osservazione delle ovideposizioni. Queste avvengono normalmente sulla pagina inferiore delle foglie di basilico, e, alla prima osservazione, si consiglia di effettuare il primo trattamento, seguito da almeno altri due-tre a intervalli di sette giorni. Tra i mezzi di lotta applicabili, alternativi o complementari a quelli chimici e biologici, l'impiego di reti anti-insetto di maglia sufficientemente fitta da 76 impedire l'entrata in serra degli individui adulti è un buon sistema per impedire il contatto stesso tra l'ospite (il basilico) ed il parassita. Tali reti sono disponibili sul mercato, hanno un basso costo e sono relativamente semplici da opporre alle aperture laterali e di colmo, e non alterano la ventilazione o la luminosità all'interno delle strutture. La lavorazione anche superficiale del terreno a fine coltura abbatte la presenza degli stadi giovanili e di crisalidi presenti nel terreno, come pure la disinfezione del substrato di coltivazione operata con mezzi chimici o fisici. Con minore frequenza si osserva sulle colture di basilico la presenza di Autografa gamma. Gli afidi Gli afidi, di numerosi generi e specie, sono solo sporadicamente rintracciabili su basilico e la bassa presenza, unita alla relativa semplicità di contenimento anche con estratti di piretro sinergizzati o non con piperonil butossido, non costituisce un problema per la coltura. Le specie più frequentemente rintraccibili sono: Myzus persicae e Macrofiphum euphorbiae La presenza di colonie di afidi, soprattutto nel periodo primaverile, è avvertibile ad iniziare dalle aperture di accesso o di ventilazione degli ambienti protetti. Le prime colonie, pertanto, sono limitate a poche aree all'interno delle serre e, se il riconoscimento 77 dell'infestazione è tempestivo, uno o due interventi mirati su esse sono risolutivi. Gli afidi colpiscono tutti i tessuti delle piante e, particolarmente, le foglie. L'attività trofica di questi insetti consiste nella suzione dei succhi cellulari e linfatici, e spesso causa, oltre al rallentamento dell'accrescimento, intense distorsioni e accartocciamento delle foglie. La difesa, che come si è detto deve essere tempestivamente messa in atto alla prima individuazione dei focolai di infestazione, può essere effettuata con l'impiego di estratti di piretro, distribuiti come si è detto per la lotta ai Tisanotteri; in alternativa, è possibile apporre reti anti afidi alle aperture delle serre, anche se la fittezza delle maglie può ridurre l'areazione e la luminosità degli ambienti. Anche l'impiego di estratti di Azadiracta indica può contribuire a ridurre l'intensità degli attacchi. La lotta biologica, con l'impiego di Crisopidi (Crisopa spp.) o di altri insetti iperparassiti è scarsamente diffusa, a causa sia della scarsa importanza di questi parassiti per la coltura, sia della difficoltà di impiegare organismi che, con le raccolte continue di materiale vegetale, vengono allontanati dalla coltura. I minatori fogliari Liriomyza trifolii e Liriomyza huildobrensis attaccano gravemente il basilico sia nel periodo estivo in pieno campo, sia, soprattutto, nei periodi freddi dell'anno in serra o in tunnel. In tali ambienti, infatti, questi insetti trovano 78 le condizioni ideali per il proprio sviluppo e gli attacchi possono diventare assai gravi e produrre danni alle coltivazioni. L . trifolii ovidepone all'interno della lamina fogliare e le larve che dalle uova si sviluppano creano, con la propria attività trofica, delle gallerie (mine) all'interno del mesofillo fogliare. Tali gallerie sono ben visibili all'interno delle foglie e, in trasparenza, sono facilmente osservabili sia i giovani, sia le loro deiezioni. Un foro di uscita al termine della mina identifica il punto ove l'insetto è fuoriuscito dalla lamina fogliare. Gli attacchi dei minatori fogliari non sono molto frequenti su basilico, ma, in caso di diffusione dell'infestazione in coltivazioni in fase di sviluppo, il suo contenimento risulta essere alquanto complesso, a causa della mancanza di insetticidi efficaci ammessi sulla coltura e, soprattutto, della necessità di procedere a raccolte con notevole frequenza. La difesa risulta, quindi, particolarmente complicata, ed anche l'impiego di parassitoidi appare difficilmente applicabile, in conseguenza del continuo allontanamento di piante dagli ambienti di coltivazione come conseguenza delle raccolte. Gli acari Tra gli acari che possono infestare le coltivazioni di basilico, Tetranicus urticae è il più comune. Gli acari, osservabili esclusivamente in ambiente protetto, non rappresentano un pericolo reale per la coltura, limitando il 79 proprio attacco a ristrette aree poste nei punti più asciutti. Gli sporadici attacchi sono osservabili dalla tarda primavera a tutto l'autunno, nei punti ove la coltura è più esposta al caldo secco, ovvero in prossimità delle aperture delle serre, o lungo tutti i bordi, o in aree localizzate nelle quali l'irrigazione è ridotta o mal distribuita. Talvolta, più raramente, attacchi sono osservabili nel periodo autunnale o invernale in prossimità dei termoventilatori o dei tubi alettati impiegati per il riscaldamento. La scarsa frequenza e diffusione degli attacchi rende inutile adottare metodi di lotta diretti e, peraltro, sulla coltura non sono attualmente registrati prodotti ad azione acaricida reperibili sul mercato. Nella pratica agricola comune, si è osservato che la formazione e la diffusione di focolai di infezione può essere facilmente ridotta avendo cura di evitare la formazione di zone asciutte e la presenza di piante soggette a prolungati periodi di disidratazione. I nematodi Anche la presenza di nematodi fogliari e radicali su basilico è estremamente ridotta in Liguria; i rari attacchi di nematodi su radici sono stati osservati in terreni sciolti da parte di nematodi galligeni appartenenti al gen. Meloidogyne. Essa provoca la formazione di vistose galle e distorsioni delle radici le quali rapidamente perdono la propria funzionalità provocando la morte della pianta. Come tutti i nematodi presenti nel 80 terreno, anche Meloidogyne sp. si diffonde a macchia d’olio a partire dal luogo della prima infezione; anche se il movimento proprio del parassita è molto lento, la diffusione può essere accelerata con le lavorazioni del terreno, o, comunque, con l’impiego di strumenti di lavorazione sporchi di frammenti di terra provenienti da aree infestate. Decisamente infrequenti sono gli attacchi alle foglie, causati da Aphelencohides spp.. La difesa nei confronti di questi parassiti può essere attuata, in caso di necessità, mediante la disinfezione del terreno con geodisinfestanti (bromuro di metile, dazomet, metham-sodio, telone), o con vapore surriscaldato. La solarizzazione, altro mezzo fisico di disinfezione del terreno oltre al vapore, risulta essere, invece, scarsamente efficace. 81 INCIDENZA DELLE ALTRE MALATTIE CHE INTERESSANO LE COLTURE DI BASILICO Batteriosi e fitoplasmosi Batteriosi In Liguria non sono ancora stati osservati attacchi di batteri sulle coltivazioni di basilico, anche se in Sardegna, su quasta coltura, è stata segnalata Pseudomonas viridiflava, agente di una maculatura necrotica sulle foglie. Pseudomonas cichorii è, invece, stata segnalata in Louisiana e in Florida (US). L’eventuale contenimento di questo parassita può semplicemente avvenire, impedendo l’instaurarsi nella coltura di condizioni di elevata umidità, ovvero mantenendo asciutte le piante sia durante il giorno, sia nelle ore notturne. Fitoplasmosi In Liguria non si riportano attacchi di fitoplasmosi. Virus Tra i virus, in Liguria il Tomato spotted wilt virus (TSWV) è stato recentemente rintracciato su questa coltura. Questo parassita è in grado di infettare centinaia di specie appartenenti ad oltre 40 famiglie ed è largamente diffuso in molte parti d'Italia. Sul basilico si riscontra raramente ed i sintomi della malattia variano lievemente in relazione all'età della 82 pianta, al momento dell'infezione e alle condizioni ambientali. Comunemente, l'arricciamento fogliare, seguito dalla necrosi delle foglie e degli apici vegetativi e dalla riduzione dell'accrescimento della pianta sono i sintomi più comuni. Il TSWV è trasmesso da tripidi, in particolare da Frankliniella occidentalis, ormai largamente diffusa anche su questa coltura. I danni maggiori sono riscontrabili in serra, poiché in essa vi sono le condizioni più favorevoli alla moltiplicazione del vettore. La difesa nei confronti di TSWV appare complessa, in quanto contro di esso, come nei confronti di tutti i virus che colpiscono le piante da orto e da fiore, non esistono mezzi di lotta diretti. Resta, pertanto, la possibilità di mettere in atto strategie di difesa indirette, ovvero: controllare frequentemente sulla coltura la presenza eventuale dei vettori o dei primi sintomi dell'infezione, mantenere le coltivazioni, e soprattutto le aree attorno agli ambienti di coltivazione, libere da erbe infestanti o da piante comunque estranee alla coltura, che potrebbero servire da serbatoi per il virus e per i suoi vettori ed, infine, distruggere tempestivamente ogni focolaio di infezione, asportando le piante infette assieme a piante, apparentemente prive di sintomi, ad esse contigue. Purtroppo, come si è già detto nel paragrafo relativo ai tisanotteri, i trattamenti insetticidi sono poco o nulla efficaci per contenerne la 83 diffusione, anche in relazione alla necessità, in fase di raccolta, di raccogliere pianta quasi giornalmente. Il basilico è anche frequentemente colpito dal virus del mosaico del cetriolo (CMV) il quale, oltre a produrre mosaicature ed accentuate distorsioni e deformazioni fogliari, accorcia gli internodi provocando il conseguente nanismo della pianta. Questo virus, che ha un ampio spettro di ospiti naturali, valutato in oltre 800 specie, viene trasmesso in maniera non persistente da circa 75 specie di afidi. Vettori particolarmente efficienti sono: Aphis gossypii, A. fabae, Macrosiphum euphorbiae, Myzus persicae. ALTERAZIONI NON PARASSITARIE Alcune alterazioni a carico delle piante di basilico non hanno origine parassitaria; esse sono causate da fattori diversi, di seguito brevemente esposti, e in grado di arrecare danni all'intera pianta, o all'apparato radicale, o a quello fogliare. Alterazioni a carico delle radici Ingrossamento delle radici Presso aziende coltivatrici di basilico da lungo tempo è stata osservata una alterazione a carico dell'apparato radicale molto caratteristica. Le radici, anziché accrescersi regolarmente, dopo un primo periodo di 84 sviluppo arrestano la propria diffusione nel substrato e la pianta, del suo insieme, cessa il proprio accrescimento. Estraendo le radici dal terreno, si nota la presenza di una radice fittonante molto fragile e di piccole dimensioni, mentre le radici secondarie, che da essa si dipartono, appaiono brevi, tozze, con caratteristici rigonfiamenti lungo il proprio asse e all'apice. Tali sintomi possono ricordare l'attacco di nematodi galligeni e, sovente, una diagnosi affrettata può condurre a queste errate conclusioni. L'alterazione è legata al forte accumulo di sali nel terreno che, frequentemente, si osserva in serre nelle quali da lungo tempo si coltiva basilico e dove solo raramente il terreno viene lasciato a riposo o accoglie altre colture. Negli strati superficiali si rilevano concentrazioni saline molto elevate (conducibilità elettrica > 2000-2500 µS/cm), in conseguenza della frequente fertirrigazione o dell'impiego di acque di falda saline o del ridotto rimescolamento del terreno. La attenuazione di questo fenomeno può essere ottenuta dilavando, possibilmente con acqua piovana o con acqua di falda poco salina, il 2 substrato di coltivazione con volumi di almeno 20-30 litri di acqua/m di terreno. 85 Alterazioni a carico dell'intera pianta Fenomeni di "stanchezza" del terreno Come nel caso precedente, in aziende che da più tempo coltivano il basilico in nonocoltura, si può registrare una riduzione nell'accrescimento delle piante, fino ad una interruzione quasi completa del loro sviluppo già a partire dalle prime fasi successive alla germinazione. Questo fenomeno, osservato in numerose aziende sia del levante, sia del ponente ligure, è stato oggetto di studio da parte del Di.Va.P.R.A.Patologia vegetale dell'Università di Torino. I risultati dei lavori condotti hanno permesso di concludere che tale alterazione non è legata ad attività di microrganismi parassiti della pianta, bensì appare legata al frequente ritorno della coltivazione del basilico sul medesimo appezzamento e, quindi, alla induzione di fenomeni di “stanchezza” del terreno. Detti fenomeni sono probabilmente causati da un accumulo di sostanze tossiche per le radici delle piante di basilico, in grado di rallentarne o impedirne lo sviluppo e la loro attenuazione o eliminazione può essere ottenuta provvedendo alla disinfezione del terreno con vapore surriscaldato o con la solarizzazione. Dalle prove sperimentali effettuate si rileva, infatti, che l’innalzamento delle temperature del terreno ai valori tipici del trattamento con vapore o della pacciamatura riscaldante consente di eliminare, o di attenuare fortemente, tale aterazione. A nulla vale, invece, la disinfezione del terreno con mezzi chimici, o il dilavamento 86 del substrato, mentre, particolarmente per le coltivazioni in bancale sopraelevato, la sostituzione di almeno il 50% del substrato in esso contenuto consente di riprendere regolarmente la coltivazione. Fenomeni di interruzione dello sviluppo Fenomeni di interruzione dell'accrescimento di piante basilico in tutti gli stati di sviluppo possono essere osservati in terreni recentemente sottoposti a coltivazione e prima mai, o solo sporadicamente, coltivati, o portanti in superficie da profonde sistemazioni del suolo. L'interruzione dello sviluppo avviene, in genere, dopo un iniziale, corretto accrescimento delle piante e sembra legato a carenze di numerosi elementi minerali e ad un ridotto, o quasi assente, contenuto di sostanza organica. Le piante allevate in queste condizioni presentano una radice fittonante molto esile che si approfondisce molto nel terreno e risulta quasi priva di radici secondarie. Interventi con fertilizzanti minerali o organici tendono ad attenuare il fenomeno, ma non sembrano risolutivi, mentre l'apporto ripetuto di massicce dosi di concimi organici e minerali al terreno mediante la lavorazione dello stesso tende ad attenuare, nel tempo, il fenomeno. Tale alterazione non è ancora stata studiata approfonditamente, anche perchè molto rara, e, pertanto, non sono noti con precisione fattori nutritivi in grado di provocarla, se assenti, o di attenuarla, se immessi nel terreno. 87 Alterazioni a carico delle foglie Danni da freddo. Nella stagione invernale è comune osservare, nelle coltivazioni in ambiente protetto, un intenso ingiallimento dell'apice vegetativo e, particolarmente, delle foglie più giovani, causato dal protrarsi di abbassamenti termici non sufficientemente controllati dal riscaldamento. Questo fenomeno è comune anche in pieno campo nel periodo primaverile in occasione di ritorni di freddo repentini, o nelle ultime coltivazioni autunnali. L'ingiallimento degli apici vegetativi, con conseguente rallentamento anche vistoso della crescita, è particolarmente evidente su giovani piante e meno visibile su piante adulte prossime alla raccolta. Distorsioni e bollosità della lamina fogliare. Con una certa frequenza, in primavera ed in autunno sia in ambiente protetto, sia in pieno campo, è possibile che si manifesti una alterazione della superficie fogliare, che da liscia, o limitatamente bollosa, può diventare fortemente bollosa ed in casi estremi distorcersi vistosamente. La colorazione della foglia non cambia, come pure e portamento complessivo della pianta. Raramente, oltre alla bollosità e alle distorsioni delle foglie, si manifesta un giallume simile a quello presedentemente descritto. 88 Questo fenomeno appare legato agli sbalzi termici caratteristici delle stagioni dell'anno più fresche, ed in particolare alla differenza di temperatura tra il giorno e la notte. Normalmente, tali alterazioni non provocano danno alla coltura, ma possono essere confuse con attacchi iniziali di tracheofusariosi. Tuttavia, in questo caso, l'arricciamento e la bollosità delle foglie non è accompagnato dalla presenza degli altri sintomi caratteristici dell'attacco di Fusarium basilici. Danni da fitotossicità In Liguria non sono mai stati osservati e documentati danni alle coltivazioni di basilico provocati da sostanze inquinanti disperse nell'ambiente o comunque presenti nell'atmosfera. I rari fenomeni di fitotossicità sono sempre stati riferibili ad effetti dell'impiego di fitofarmaci, tra cui soprattutto prodotti a base di dodina o di metam-sodio; altre volte, eccessi nel dosaggio di fertilizzanti minerali distribuiti per aspersione soprachioma hanno indotto fenomeni di arricciamento fogliare o di necrosi dei bordi delle foglie transitori, o di scarsa importanza. 89 GLI SVILUPPI DELLA DIFESA ALLE AVVERSITÀ DEL BASILICO LA DIFFUSIONE SUL TERRITORIO LIGURE DELLA PERONOSPORA FOGLIARE Il lavoro di ricognizione sul territorio della presenza dei parassiti animali e vegetali che colpiscono il basilico è continuo e nel tempo ha messo in evidenza quali siano quelli principali in grado di arrecare gravi danni alla coltura e quelli osservabili più sporadicamente. La diversa presenza nelle due principali aree di coltivazione, in termini quantitativi, dei patogeni vegetali ed, in parte, di quelli animali, va messa in relazione con le notevoli differenze strutturali riscontrate, tra cui la diversa conformazione degli apprestamenti protetti e la diversa tipologia dei materiali impiegati per la loro costruzione, nonché le diversità riscontrate nella pratica colturale, peraltro in parte condizionate dalla stessa natura degli apprestamenti protetti. A questo proposito, si può prevedere una parziale riduzione, nel tempo, di queste differenze in relazione alla progressiva sostituzione delle vecchie serre in legno e vetro del levante ligure con le nuove, più efficienti, serre già normalmente diffuse nel ponente. I vincoli imposti dall'orografia delle aree di coltivazione del basilico attorno a Genova, impediranno, comunque, in molti casi, la costruzione di serre aventi un elevato volume 90 di aria al proprio interno, rimanendo pur sempre esposte alla forte insolazione tipica delle zone prospicienti il mare. L'adozione di sistemi di lotta integrata contro i patogeni, in relazione alla progressiva limitazione di impiego dei mezzi chimici per motivi ambientali e igienico-sanitari o meramente economici, sta radicalmente cambiando l'approccio dei coltivatori nei confronti della coltura, e del mercato. Si stanno affermando iniziative volte a promuovere il basilico come coltura di pregio non solo per le qualità aromatiche ad essa proprie, ma anche come esempio di coltivazione compatibile con l'ambiente naturale, sociale ed economico che la circonda: la coltivazione del basilico, storicamente legata all'area metropolitana genovese, è destinata sempre più a fare parte integrante del panorama suburbano, come conseguenza dell'espansione della città, ponendo problemi circa la compatibilità tra attività agricola e ambiente urbano stesso. Dal punto di vista tecnico, le metodologie attualmente disponibili per rendere possibile la riduzione dell'impiego dei mezzi chimici, mediante l'adozione di mezzi diversi, quali i biologici, i fisici ed i genetici, in parte sono già in grado di risolvere alcuni dei principali problemi della coltura. L'applicazione della solarizzazione, combinata o meno con dosi ridotte di un fumigante, è in grado di ridurre fortemente i problemi legati ai parassiti del terreno, mentre l'adozione di corrette pratiche di irrigazione, ventilazione e riscaldamento degli ambienti di coltivazione, può contribuire notevolmente al contenimento dei parassiti 91 della porzione subaerea. L'applicabilità di tali strategie risulta, talvolta, ridotta dalle esigenze del mercato che richiede il prodotto anche nel periodo estivo limitando, di fatto, le possibilità di eseguire la solarizzazione proprio nel periodo più caldo, mentre i problemi connessi con il costo dell'energia per il riscaldamento degli ambienti di coltivazione può in parte ridurre, nel periodo invernale, la convenienza economica della pratica della ventilazione. Pur conoscendo le perplessità e le difficoltà manifestate dai produttori verso questo "approccio integrato" per la coltivazione del basilico, è pur vero che una corretta informazione ed una assistenza tecnica attenta possono aiutare gli stessi a gestire la coltura in maniera tale da trarre i migliori risultati offerti da strategie di difesa ad impatto ambientale sempre più basso al minor costo possibile. La valutazione dell'applicabilità di strategie di lotta biologica e integrata alla coltivazione del basilico può, dunque, costituire un modello per altre colture ed un interessante "banco di prova" ove valutare non soltanto il costo economico di tali strategie, ma anche il "costo ambientale" connesso con l'applicazione della sola lotta chimica. La comparsa, infine, dal 2003 della peronospora fogliare ha causato un ulteriore, pesante, aggravio alle aziende agricole per la difesa dalle fitopatie, facendo in qualche caso “saltare” strategie di difesa messe a punto nel tempo. Tale situazione, preoccupante e grave, è, tuttavia, servita da stimolo per l’amministrazione Regionale e per tutti i soggetti 92 coinvolti nel settore della ricerca, della sperimentazione e dell’assistenza tecnica per fare fronte comune e, primi in Italia, a realizzare quella filiera di comando e di azione che ha permesso l’estensione di etichetta di alcuni agrofarmaci al basilico, per il contenimento di questa malattia. Nelle pagine seguenti si approfondisce la conoscenza di Peronospora sp., illustrando, più specificamente, i risultati del progetto dimostrativo “DIFESA DEL BASILICO A BASSO IMPATTO AMBIENTALE PER IL CONTENIMENTO DI PERONOSPORA SP.” (Cod. prog. SI10000039), finanziato dala Regione Liguria ai sensi del P.S.R. 2000-2006 mis. C(3) (REG CE 1257/99). Al fine di rendere più semplice ed immediata la comprensione di alcuni aspetti biologici e fitopatologici di Peronospora sp., si riporta in forma di presentazione il lavoro svolto nell’ambito del progetto, allegando anche le pubblicazioni scientifiche più significative. 93 LA PERONOSPORA DEL BASILICO IN ITALIA: RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE Il patogeno L’agente causale della malattia è una Peronospora sp. (Minuto et al., 2003; Garibaldi et al., 2004) in precedenza mai osservata nel nostro Paese ed in Europa. Prove di patogenicità condotte su oltre 20 specie appartenenti al genere Salvia, sensibile a P. lamii (McMillan e Graves, 1994), fanno ritenere che questa peronospora non appartenga alla stessa specie P. lamii, come indicato da altri autori (Martini et al., 2004) e studi più approfonditi sono attualmente in corso per identificala con precisione, anche a livello di specie (Garibaldi et al., dati non pubblicati). I sintomi della malattia Il patogeno attacca l’apparato fogliare, su cui, inizialmente, provoca una leggera clorosi, delimitata dalle nervature fogliari. Successivamente, in 23 giorni il giallume diviene più evidente e sulla pagina fogliare inferiore, si manifesta un’abbondante ed evidente evasione micelica, di colore grigioolivastro, più o meno intenso. Il parassita manifesta sintomi simili anche sui cotiledoni di piante appena emerse. Sulle foglie più gravemente colpite, ed in condizioni climatiche particolarmente favorevoli, come in 94 ambiente protetto, una più limitata fruttificazione è osservabile anche sulla pagina fogliare superiore. Le infezioni sono favorite da condizioni termiche di 20-25°C e da lunghi periodi di bagnatura (Garibaldi et al., in preparazione). Questo parassita, il cui periodo di incubazione, in condizioni non favorevoli al completamento del suo ciclo vitale, può anche superare i 25-30 giorni, può passare inosservato durante le fasi di raccolta, condizionamento e avvio alla fase di commercializzazione delle piante vive, o di rametti con foglie. In questi casi, quando il confezionamento avviene in sacchetti di polietilene, o in vassoi chiusi con film plastici, il fogliame delle piante infette in campo continua il proprio processo di alterazione, e, nel giro di 12-24 ore, anche in presenza di basse temperature, degenera fino a presentare vasti e disordinati annerimenti, rendendo del tutto incommerciabile il prodotto. La diffusione del patogeno L’esplosione epidemica degli attacchi di peronospora, consistente nella segnalazione di attacchi quasi contemporanei del patogeno in aree poste in zone geograficamente anche molto distanti ha fatto supporre che la fonte dell’infezione potesse essere legata all’impiego di materiale riproduttivo infetto; tale ipotesi, è stata sperimentalmente confermata in una serie di ricerche condotte ad Albenga e a Grugliasco (TO) (Garibaldi 95 et al., 2004 a). La rapidità della diffusione del patogeno è, inoltre, anche conseguenza del fatto che gli orticoltori impiegano pochissime selezioni di basilico di una medesima tipologia, quella Genovese. Peraltro, non risulta che, oltre al materiale propagativo, altri fattori produttivi possano essere considerati quale potenziale fonte di inoculo, potendo escludere lo scambio di materiale propagativo infetto tra i produttori di basilico, o la produzione di giovani piante da ricoltivare a terra in vivai preventivamente colpiti dall’infezione. In letteratura sono noti altri esempi di diffusione, mediante seme, di agenti di peronospora: tra questi citiamo Plasmopara nivea su prezzemolo (D’Ercole, 1990). Inoltre, su basilico è stata dimostrata la trasmissione per seme di Fusarium oxysporum f. sp. basilici (Martini e Gullino, 1991; Gamliel et al., 1996).: la messa a punto di tecniche di diagnosi molecolare ha di molto semplificato la rapida identificazione di partite di semi infette con quest’ultimo patogeno. Il basso livello di contaminazione del seme osservato (< 0,02 %), sufficiente comunque a spiegare la rapida diffusione del patogeno, unitamente alla non facile messa a punto di un saggio biologico perfettamente riproducibile, complica il saggio della sanità delle sementi con i test tradizionali, rendendo necessario mettere a punto, con l’ausilio di tecniche molecolari, metodi che permettano di individuare e quantificare la presenza di Peronospora sp. in partite di semi, facilitandone la rapida 96 identificazione e certificazione (Garibaldi et al., 2004 a) e rendendo necessaria la massima prudenza nell’uso del materiale di moltiplicazione da parte dell’agricoltore, provvedendo a contenere il parassita già nelle prime fasi di produzione del basilico. La difesa della coltura E’ proprio la difesa della coltura ad aver assorbito molto del lavoro di ricerca e sperimentazione inizialmente pianificato da Agroinnova e dal CeRSAA, per rallentare, inizialmente, e bloccare, poi, l’epidemia della malattia, cercando di fornire agli agricoltori non solo strumenti efficaci in grado di risolvere questo problema, ma di consentire una protezione costante, nel tempo, delle coltivazioni. In questo caso, la stretta collaborazione tra ricercatori e tecnici, con i responsabili dell’assessorato agricoltura della Regione Liguria e le associazioni sindacali agricole ha permesso di creare un gruppo di lavoro efficiente e attivo per valutare con rapidità l’efficacia dei mezzi di difesa immediatamente disponibili per l’agricoltore, permettendo l’applicazione di procedure di estensione di etichetta di altri prodotti, non autorizzati su basilico. Tra i fungicidi thiram e attivi contro le peronospore, ed autorizzati su basilico, ziram, hanno manifestato un’attività discreta, mentre propamocarb e ossicloruro di rame non risultano in grado di contenere in 97 modo sufficiente gli attacchi di peronospora, particolarmente in presenza di attacchi molto intensi del parassita (tabella 1). Inoltre, sono sufficienti tre-quattro trattamenti fogliari con rameici per imbrattare le foglie, rendendo non commerciabili le piante (Minuto et al., 2004). Per alcuni dei prodotti non autorizzati sono state intraprese, da parte della Regione Liguria, azioni destinate ad ottenere una estensione di etichetta, in base a quanto stabilito dal D.L. 17/03/1995 n. 1994, già sfruttato in passato, sempre su questa coltura, per ottenere l’estensione di etichetta del tolclofos-metile, dalla lattuga, per la lotta a Rhizoctonia solani (Gullino, 1999). Le prove di lotta hanno permesso di evidenziare che, in presenza di intensi attacchi di peronospora, metalaxyl M + rame e azoxystrobin sono in grado di proteggere efficacemente la coltura; queste prove, unite alla verifica dell’ammontare dei residui dei fitofarmaci sulla coltura, hanno permesso di ottenere l’estensione definitiva di etichetta del metalaxyl M in miscela con rame ossicloruro per l’impiego in ambiente protetto ed in pieno campo (M. Storace, comunicazione personale) e la formulazione dell’istanza di estensione di etichetta di azoxystrobin su basilico in pieno campo, contestualmente a quella di autorizzazione all’impiego del prodotto su lattuga. Il percorso tecnico e amministrativo tracciato, oltre a risolvere concretamente il grave problema dell’epidemia di peronospora su basilico, potrebbe essere concretamente utilizzato come riferimento operativo per ottenere altre estensioni di etichetta, con la consapevolezza che, quando 98 le capacità dei ricercatori si uniscono con una particolare efficienza e sensibilità delle istituzioni pubbliche è concretamente possibile risolvere i problemi della difesa delle colture minori. Probabilmente, la difesa chimica di queste colture, tipiche di ristretti areali, non rappresenta la soluzione definitiva ai problemi della loro difesa, che è strettamente legata alla valorizzazione e alla promozione del territorio, ma può risultare utile nella lotta a gravi fenomeni epidemici osservati nel caso della diffusione di nuovi patogeni, come è accaduto su basilico, o per la lotta a malattie altrimenti ben difficilmente contenibili. Nel caso specifico del basilico, per esempio, i mezzi autorizzati in agricoltura biologica non sono stati sufficienti a contenere la peronospora, risultando inefficaci, in presenza di gravi attacchi, i derivati rameici e i prodotti a base di polvere di roccia e scheletri di diatomee. Infine, l’eventuale adozione di tecniche agronomiche, quali la riduzione della densità di coltivazione, o la diminuzione e l’opportuna localizzazione durante il giorno dell’irrigazione a pioggia, pur se utili da un punto di vista generale, quando sono state applicate, dagli agricoltori liguri, in assenza di mezzi chimici efficaci, si sono dimostrati insufficienti. Conclusioni Quanto accaduto su basilico ci rammenta fino a che punto, almeno nelle fasi iniziali, la comparsa di un nuovo patogeno possa mettere in difficoltà un intero comparto produttivo e che questo fenomeno, improvviso ed 99 imprevedibile, non sia da ritenersi ascrivibile solo a quanto avvenuto in passato, per esempio nel caso della peronospora su patata (Schumann, 1991). Anzi, con la riduzione dei mezzi di difesa per le colture minori, forse ciò che è accaduto su basilico potrà diventare un fatto più comune proprio su queste colture per le quali la difesa chimica è sempre più insufficiente e quella biologica ancora da mettere a punto in molti casi. In questo quadro assumono grande importanza la competenza delle strutture che si occupano di ricerca e di sperimentazione, l’assistenza tecnica, la formazione degli imprenditori agricoli e la capacità dei funzionari pubblici, preposti alla gestione del comparto agricolo, nel mostrare flessibilità e determinazione. Ringraziamenti Lavoro svolto con un contributo della Regione Liguria. Lavori citati D’Ercole N. (1990) La peronospora del prezzemolo. Colture Protette, 19 (11), 117-118. Gamliel A., Katan T., Yunis H., Katan J. (1996) Fusarium wilt and crown rot of sweet basil: involvement of soilborne and airborne inoculum. Phytopathology, 86: 56-62. 100 Garibaldi A., Minuto A,. Minuto G., Gullino M.L. (2004) - First report of downy mildew on basil (Ocimum basilicum) in Italy. Plant Disease, 88, 312. Garibaldi A., Minuto G., Bertetti D., Gullino M.L. (2004 a) Seed transmission of Peronospora sp. of basil. In stampa. Gullino M.L. (1999) Basilico, un fungicida contro la rizottonia. Terra e Vita, 40 (37), 69. Martini P., Gullino M.L. (1991) Trasmissibilità per seme di Fusarium oxysporum f. sp. basilici, agente della tracheofusariosi del basilico. Informatore fitopatologico, 41 (9) 59-61. Martini P., Rapetti S., Bozzano G., Bassetti G. (2004) Segnalazione in Italia di Peronospora lamii su basilico (Ocimum basilicum L.) . Notiziario sulla Protezione delle piante, 17 (Nuova Serie), 79-82. Mc. Millan R.T., Graves W.R. (1994) First report of downy mildew of Salvia in Florida. Plant Disease, 78: 317. Minuto A., Pensa P., Garibaldi A. (2003) Gravi attacchi di una peronospora su basilico in Liguria. Informatore fitopatologico – La Difesa delle piante, 53 (12), 45-47. Minuto G., Minuto A., Gullino M.L., Garibaldi, A. (2004). Lotta chimica alla peronospora del basilico: primi risultati. Informatore fitopatologico – La difesa delle piante, 54 (4): 54-57. 101 Schumann G. L. (1991) Plant diseases: their biology and social impact. American Phytopathological Society, St Paul, MN, USA, 397 pagine. 102 Tabella 1 - Effetto dei trattamenti sulla incidenza (% di piante colpite) e gravità (% di foglie colpite per pianta) di peronospora su basilico al termine del ciclo colturale (Albenga, 05/12/03) Trattamento Prodotto commerciale impiegato Previcur Ortiva g/ha di p.a. % piante infette % foglie colpite per pianta 18,7bcd 12,2abcd 0,0a 54,6bc* Propamocarb 2166 45,9abc Azoxystrobin 250 0,0a Metalaxyl M + rame Ridomil gold R 75+1200 0,0a 0,0a ossicloruro Thiram Pomarsol 50 WG 980 15,0ab 4,7abc Ziram Pomarsol Z WG 1215 13,9ab 4,2ab Mancozeb Crittox MZ 80 1600 44,0abc 12,1abcd Ossicloruro di rame Cupravit 552 70,9c 18,5bcd Ossicloruro di rame Cuproxat S.D.I. 570 72,6c 19,5cd Ossicloruro di rame Cuproxat S.D.I. 760 69,5c 19,6cd Fosetil alluminio Arpel WDG 2000 49,3abc 14,7abcd Polvere di roccia Umica ** 10000 72,5c 20,7d * Le medie della medesima colonna seguite dalla stessa lettera non differiscono significativamente tra di loro con una probabilità del 5% secondo il test di Duncan. ** Miscela di polvere di roccia e scheletri di diatomee Numero di foglie per pianta nelle due prove al momento dell’esecuzione dei trattamenti: 1° trattamento: 6 foglie; trattamenti successivi: 8 foglie. Date delle inoculazioni. 22/10 – 04/11 – 10/11. Date dei trattamenti. 23/10 – 30/10 – 06/11 – 13/11. 103 Centro Regionale di Sperimentazione ed Assistenza Agricola (CeRSAA) Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Savona REGIONE LIGURIA Piano di Sviluppo Rurale - Progetti dimostrativi Peronospora sp. su basilico Peronospora sp. Nuovo parassita fogliare Nuove informazioni sulla del basilico biologica del parassita Mezzi di difesa recentemente autorizzati Prime segnalazioni della presenza del patogeno 1932-33 - Uganda 2001 – Svizzera (da basilico importato dall’Africa) 2003 (primavera) – Svizzera 2003 (estate) – Piemonte 2003 (autunno) – Liguria 2004 - Toscana - Lazio - Sardegna - Sicilia 2005 - Tutte le aree di produzione di basilico 104 Diffusione territoriale del parassita in Liguria a giugno 2005 Provincia di Imperia: presenza diffusa Provincia di Savona: presenza limitata; Albenga solo casi sporadici Provincia di Genova: presenza diffusa nel genovesato Provincia di La Spezia: solo presenza estiva Sintomi di attacco Primi sintomi fogliari 105 Sintomi di attacco Sintomi in coltura Sintomi di attacco Sintomi sulla pagina fogliare superiore 106 Sintomi di attacco Evasione Sintomi di attacco Sintomi finali 107 Sintomi di attacco Sintomi finali Il Patogeno Famiglia Peronosporaceae Genere Peronospora Parassita biotrofico obbligato Possibile produzione di oospore (strutture di resistenza, durevoli nel terreno) Si trasmette per seme Diffusione favorita da presenza di velo d’acqua sulle piante 108 Aggiornamenti sulla biologia di Peronospora sp. • Il parassita a 20°C di temperatura ha un tempo di incubazione di circa 20 giorni; • Predilige clima caldo-umido • Temperature inferiori a 18-16°C bloccano la riproduzione e la diffusione Mezzi di lotta autorizzati Rame D.M. 22 luglio 2003 (G.U. n. 232 del 6.10.2003, s.o. n. 158) p.s. 3 giorni (con Decreto 22 luglio 2003 - G.U. n. 232 del 6.10.2003, s.o. n. 158 - è stato portato da 20 a 3 giorni l'intervallo minimo di sicurezza su fragola, ortaggi e patata). r.m.a. 20 mg/Kg Tiram (alchil ditiocarbammati, autorizzati in serra) D.M. 19 maggio 2000 (s.o. G.U. n. 207 del 5.9.2000) p.s. 10 giorni r.m.a. 3 mg/Kg (nuovo limite ottenuto da armonizzazione comunitaria dei residui) Ziram (alchil ditiocarbammati, autorizzati in serra) D.M. 8 giugno 2001 (G.U. n. 203 del 1.9.2001 - Suppl. Ordinario n. 223) p.s. 10 giorni r.m.a. 5 mg/Kg (limite provvisorio in attesa di armonizzazione comunitaria dei residui) Propamocarb D.M. 19 maggio 2000 (s.o. G.U. n. 207 del 5.9.2000) p.s. 10 giorni r.m.a. 5 mg/Kg (limite provvisorio in attesa di armonizzazione comunitaria dei residui) 109 Problemi per l’applicazione di questi prodotti • Limitata efficacia • Possibile accumulo di residui sulla coltura, con riflessi negativi sul valore del r.m.a. • Rame: necessità di rivedere il valore di r.m.a. sulla base del nuovo periodo di sicurezza Nuove estensioni definitiva di etichetta (D.L. 17/03/95 n. 194 – applicazione della Dir. 91/414/CEE ) Metalaxil M 2,5% + rame da ossicloruro 40% (p. c. Ridomil Gold R) Xn-nocivo - polvere bagnabile, n. reg. 10107 del 27/7/99 p.s. 20 giorni r.m.a.: 2 mg/Kg di metalaxyl M 20 mg/Kg di rame Impiego autorizzato su tutti gli ortaggi a foglia e erbe fresche - lattughe e simili - spinaci e simili - erbe fresche e aromatiche 110 Modalita' di impiego • 2-3 Kg/ha per aspersione fogliare • 1trattamento in funzione della stagione e della rapidità di sviluppo delle piante • Non esistono problemi di accumulo di prodotto nella pianta Nuove estensioni definitiva di etichetta (D.L. 17/03/95 n. 194 – applicazione della Dir. 91/414/CEE ) Azoxystrobin p.a. 23,20% (250 gl) (p. c. Ortiva) Non classificato – sospensione concentrata, n° reg. 10161 del 24/9/99 p.s. 7 giorni r.m.a.: 3 mg/Kg di metalaxyl M Impiego autorizzato su tutti gli ortaggi a foglia e erbe fresche - lattughe e simili - erbe fresche e aromatiche 111 Modalita' di impiego • 0,8 - 1 Kg/ha per aspersione fogliare • 1-2 trattamenti in funzione della stagione e della rapidità di sviluppo delle piante • L’evoluzione dei residui è molto rapida Evoluzione del livello medio di residui di Azoxistrobin e di Metalaxil M + rame ossicloruro su piante di basilico 14 12 10 8 6 4 r.m.a. ortiva r.m.a. Ridomil Gold R 2 0 -1 1 3 Azoxistrobin 7 14 21 28 Metalaxil M + Rame 112 Evoluzione del livello di residui di Azoxistrobin e di Metalaxil M + rame ossicloruro su piante di basilico in pieno campo 14 12 10 8 6 4 r.m.a. ortiva r.m.a. Ridomil Gold R 2 0 -1 1 3 7 Azoxistrobin Azoxistrobin pieno campo 14 21 28 Metalaxil M + Rame Metalaxil M + Rame pieno campo Evoluzione del livello di residui di Azoxistrobin e di Metalaxil M + rame ossicloruro su piante di basilico in ambiente protetto 14 12 10 8 6 4 r.m.a. ortiva r.m.a. Ridomil Gold R 2 0 -1 1 3 Azoxistrobin Azoxistrobin serra 7 14 21 28 Metalaxil M + Rame Metalaxil M + Rame serra 113 Osservazioni sull’uso dei prodotti antiperonosporici recentemente autorizzati su basilico: - Metalaxil M + rame ossicloruro (p.s. 20 giorni) è caratterizzato da una efficacia prolungata nel tempo (il patogeno riprende la propria diffusione sulla coltura 21-28 giorni dopo l’ultimo trattamento, secondo le condizioni ambientali e colturali) - Azoxistrobin (p.s. 7 giorni) ha un’efficacia più limitata nel tempo (il patogeno riprende la propria diffusione sulla coltura circa 14 giorni dopo l’ultimo trattamento, secondo le condizioni ambientali e colturali) - la durata del periodo di efficacia di Metalaxil M + rame ossicloruro e Azoxistrobin dipende dal ritmo di crescita della coltura - Metalaxil M + rame ossicloruro e Azoxistrobin sono entrambi prodotti a rischio di induzione di resistenza: si raccomanda un impiego estremamente attento - Metalaxil M + rame ossicloruro e Azoxistrobin sono entrambi prodotti mobili all’interno della pianta; bagnare eccessivamente la pianta durante il trattamento può risultare inutile Proposta di protocollo di difesa antiperonosporica su basilico LOTTA CHIMICA – COLTIVAZIONE SENZA TRASEMINA Protocollo A – previsione di una bassa pressione della malattia (condizioni ambientali sfavorevoli, tipo di tecnica colturale, …) 6HPLQD *HUPLQD ]LRQH 6YLOXSSR FRWLOHGRQLHSULPH IRJOLHYHUH Metalaxil M + Cu 6YLOXSSRᩊHᩊSDOFRIRJOLDUH &UHVFLWDGHOODSLDQWD 5DFFROWD Rameici (a 20 o a 3 gg di p.s.) Protocollo B – previsione di una alta pressione della malattia (condizioni ambientali favorevoli, densità colturale, tipo di irrigazione, …) 6HPLQD *HUPLQD ]LRQH 6YLOXSSR FRWLOHGRQLHSULPH IRJOLHYHUH Metalaxil M + Cu 6YLOXSSRᩊHᩊSDOFRIRJOLDUH &UHVFLWDGHOODSLDQWD Azoxistrobin max 2 interventi 5DFFROWD Rameici ( 3 gg di p.s.) Tiram o Ziram 114 Proposta di protocollo di difesa antiperonosporica su basilico LOTTA CHIMICA – COLTIVAZIONE CON TRASEMINA Protocollo B – previsione di una alta pressione della malattia (condizioni ambientali favorevoli, densità colturale, tipo di irrigazione, …) 6HPL QD *HU PLQD ]LRQ H 6YLOXSSR FRWLOHGRQLH SULPHIRJOLH YHUH 6YLOXSSRᩊHᩊSDOFR IRJOLDUH &UHVFLWDGHOODSLDQWD Metalaxil M + Cu Azoxistrobin max 2 interv. 5DFFROWD 7UDV HPLQ D *HU PLQD ]LRQH 6YLOXSSR FRWLOHGRQLH SULPHIRJOLH YHUH Interruzione raccolta 20 giorni 6YLOXSSRᩊHᩊ SDOFRIRJOLDUH &UHVFLWDGHOODSLDQWD 5DFFROWD Tiram o Ziram Metalaxil M + Cu Azoxistrobin max 2 interv. Proposta di protocollo di difesa antiperonosporica su basilico LOTTA CHIMICA – COLTIVAZIONE CON TRASEMINA Protocollo A – previsione di una bassa pressione della malattia (condizioni ambientali sfavorevoli, tipo di tecnica colturale, …) 6HPL QD *HU PLQD ]LRQ H 6YLOXSSR FRWLOHGRQLH SULPHIRJOLH YHUH Metalaxil M + Cu 6YLOXSSRᩊHᩊSDOFR IRJOLDUH &UHVFLWDGHOODSLDQWD Rameici (a 20 o a 3 gg di p.s.) 5DFFROWD 7UDV HPLQ D *HU PLQD ]LRQH 6YLOXSSR FRWLOHGRQLH SULPHIRJOLH YHUH Metalaxil M + Cu 6YLOXSSRᩊHᩊ SDOFRIRJOLDUH &UHVFLWDGHOODSLDQWD 5DFFROWD Rameici (a 20 o a 3 gg di p.s.) 115 Proposta di protocollo di difesa antiperonosporica su basilico LOTTA BIOLOGICA – COLTIVAZIONE SENZA TRASEMINA Protocollo A – previsione di una bassa pressione della malattia (condizioni ambientali sfavorevoli, tipo di tecnica colturale, …) 6HPLQD *HUPLQD ]LRQH 6YLOXSSR FRWLOHGRQLHSULPH IRJOLHYHUH 6YLOXSSRᩊHᩊSDOFRIRJOLDUH Ridotta densità colturale No irrigazione a pioggia &UHVFLWDGHOODSLDQWD 5DFFROWD Rameici (a 20 o a 3 gg di p.s.) anche a base organica No irrigazione a pioggia Protocollo B – previsione di una alta pressione della malattia (condizioni ambientali favorevoli, densità colturale, tipo di irrigazione, …) 6HPLQD *HUPLQD ]LRQH 6YLOXSSR FRWLOHGRQLHSULPH IRJOLHYHUH 6YLOXSSRᩊHᩊSDOFRIRJOLDUH Coltivazione a file No irrigazione a pioggia &UHVFLWDGHOODSLDQWD 5DFFROWD Rameici (a 20 o a 3 gg di p.s.) anche a base organica No irrigazione a pioggia Proposta di protocollo di difesa antiperonosporica su basilico LOTTA BIOLOGICA – COLTIVAZIONE CON TRASEMINA Si consiglia di non adottare la pratica della trasemina se esiste anche un minimo rischio di attacco di peronospora 116 AGROFARMACI ATTUALMENTE AUTORIZZATI SU BASILICO (AGG. MAGGIO 2006) Nome prodotto AZADIRACTINA AZINFOS-METILE AZOXYSTROBIN BACILLUS T. SUB. AIZAWAI BACILLUS T. SUB. KURSTAKI BEAUVERIA BASSIANA CARBARIL DICLORAN DIQUAT DODINA ETOFENPROX FENITROTION MALATION METALAXIL-M METALDEIDE METIOCARB METIOCARB PIPERONIL BUTOSSIDO PIRETRINE PROPAMOCARB RAME ROTENONE SALI DI POTASSIO DEGLI ACIDI GRASSI SALI DI POTASSIO DEGLI ACIDI GRASSI SPINOSAD STREPTOMYCES GRISEOVIRIDIS TIRAM TOLCLOFOS-METILE ZIRAM ZOLFO Famiglia DERIVATI VEGETALI FOSFORGANICI ANALOGHI DELLE STROBILURINE A BASE DI MICRORGANISMI A BASE DI MICRORGANISMI A BASE DI MICRORGANISMI CARBAMMATI NITROANILINE DIPIRIDILICI GUANIDINE FENOSSIBENZIL ETERI FOSFORGANICI FOSFORGANICI ACILALANINE ALDEIDI CARBAMMATI CARBAMMATI VARI DERIVATI VEGETALI CARBAMMATI COMPOSTI DEL RAME DERIVATI VEGETALI SPINOSOIDI A BASE DI MICRORGANISMI DIALCHIL DITIOCARBAMMATI TIOFOSFATI DIALCHIL DITIOCARBAMMATI Tipologia INSETTICIDI INSETTICIDI FUNGICIDI p.s. 3 20 7 Note BIO INSETTICIDI 3 BIO INSETTICIDI 3 BIO INSETTICIDI - BIO INSETTICIDI FUNGICIDI DISERBANTI FUNGICIDI INSETTICIDI INSETTICIDI INSETTICIDI FUNGICIDI LIMACIDI INSETTICIDI LIMACIDI 7 20 30 10 7 20 20 15 20 21 21 2 INSETTICIDI FUNGICIDI FUNGICIDI INSETTICIDI ACARICIDI 2 20 3 10 - BIO BIO BIO INSETTICIDI - BIO INSETTICIDI FUNGICIDI 3 - BIO FUNGICIDI 10 FUNGICIDI FUNGICIDI 10 FUNGICIDI 5 BIO BIO BIO 117