TUTTOSTAMPACCHIA Periodico del Liceo Scientifico e Classico - TRICASE (Le) - Anno IX - Numero 1 - Anno Scolastico 2004-2005 tel.0833.544020 “Quo Usque Tandem” I giovani non tollerano più una società che attenta al diritto alla vita EDITORIALE Eccoci di nuovo. Il vostro giornale d’istituto “Tuttostampacchia” è un mezzo per comunicare, riferire giudizi e valutazioni senza condizionamenti. Tutti possono esprimere quello che vogliono (sempre nell’ordine del rispetto e decenza) : su politica, scuola, ambiente, territorio, sport, musica e attualità, su fatti che ci premono e che meritano di essere trattati. Un giornale scolastico non è solo frutto di esercitazioni didattiche ma è anche l’espressione della volontà di essere presenti nel territorio con la carta stampata. Il “Tuttostampacchia” del liceo Scientifico – Classico di Tricase rappresenta una testimonianza annuale che da un lato qualifica la scuola e dall’altro arricchisce il territorio per le varie tematiche trattate dai giovani studenti. Il progetto, “giornale d’istituto”, con questo numero raggiunge la nona edizione e rappresenta l’impegno di allievi cui va il merito di questa iniziativa. Riteniamo che lo strumento vada sostenuto nel tempo per auspicare, con l’apporto e il contributo di tutti, una maggiore crescita. Diamo appuntamento ai nostri lettori per l’anno prossimo augurando agli studenti e alle loro famiglie un ottimo Natale e uno splendido 2005. MIGLIAIA DI GIOVANI. UN UNICO INTENTO: SCONFIGGERE LA MAFIA QUASI IN MILLE ALLA TAPPA SALENTINA DELLA CAROVANA NAZIONALE ANTIMAFIE Giovedì 2 dicembre a Lecce ha fatto tappa la CAROVANA NAZIONALE ANTIMAFIA in viaggio per la legalità, la democrazia e la giustizia sociale, iniziativa organizzata da LIBERA, agglomerato di associazioni che copre l’intero territorio nazionale e non solo, nato con l’intento di riunire e rappresentare tutte quelle realtà che territorialmente svolgono percorsi ed interventi tesi ad arginare le associazioni mafiose. Oggi LIBERA è un coordinamento di oltre mille gruppi, tra associazioni nazionali, locali e singoli sostenitori che hanno deciso di condividere questo importante impegno civile a favore della creazione di una società alternativa alle mafie. L’azione non violenta di contrasto alle organizzazioni criminali si basa su percorsi che mirano a: Promuovere percorsi di educazione alla cittadinanza attiva e democratica Valorizzare e socializzare l’impegno sociale e civile Elaborare e attuare strategie di lotta non violenta contro il dominio mafioso del territorio <<Non ci resta che continuare a camminare insieme in karawan, sostiene il presidente di LIBERA Don Ciotti, per proteggerci l’un l’altro e combattere questi ‘briganti’- le mafie, i poteri forti e criminali, i mercanti senza scrupoli, i furbi, i corrotti e gli affaristiche rendono impervio il nostro sentiero sulle strade del mondo e della vita. Camminare insieme e con un occhio particolare per i giovani, l’anello più vulnerabile della nostra società e su cui pesa l’eredità di un futuro incerto. I giovani hanno bisogno innanzitutto di stare bene insieme, di potersi esprimere e sperare.>> La Carovana vuole aggregare, aprire nuovi percorsi sul territorio riguardo i diritti socia- li, non solo sul campo del lavoro, ma anche per risollevare la gente che vive in difficoltà: il 30% delle famiglie pugliesi vive sotto la soglia di povertà! Punto nodale siamo noi ragazzi. Dobbiamo smettere di considerare la realtà uno stato di fatto o di dare tutto per scontato: dobbiamo smettere di abituarci ai morti di strada,ai soprusi, ad abbassare la testa; dobbiamo diventare, invece, ‘giocatori’ nella nostra realtà, perché certe partite si giocano solo scendendo in campo. Dobbiamo capire che in questa società è possibile vivere bene, meglio o peggio, e se ci mettiamo da parte e continuiamo a disinteressarci del mondo prima o poi chi governa compirà degli errori, e solo a suo favore, cercando di toglierci anche quei pochi diritti che ci rimangono. E’ deludente pensare che su una popolazione scolastica di oltre 1000 studenti solo in 15 hanno preso parte a questa iniziativa. Nel convegno sui diritti sociali e culturali della legalità, che si è tenuto nel pomeriggio della stessa giornata a Lecce, dove sono intervenuti i segretari provinciali dei sindacati CGIL, CISL e UIL, l’assessore provinciale delle politiche sociali, S. Capone, il magistrato Maritati e il portavoce regionale del terzo settore, Cobianchi, con la coordinazione di don Raffaele, più volte è stata ribadita l’importanza della CONOSCENZA, della CULTURA e della PARTECIPAZIONE con un comportamento fattivo, perché maturi un nuovo senso di responsabilità e cresca , quindi, la cultura della legalità, contro l’omertà, che non ha bisogno di “MEDIATORI”. Dobbiamo vincerla questa scommessa dove tutti siamo chiamati a dare il proprio contributo in prima persona per individuare nuovi percorsi di formazione ed evitare il rischio dell’appiattimento di fronte ad una politica dell’addormentamento. Laura Nicolì 4 F Dedicato al nostro amico Arturo Fracasso: studente 18enne precocemente deceduto in un incidente stradale il 30-05-2004 UN SOGNO MEMORABILE Ricordando il nostro amico Arturo a sei mesi dalla sua prematura scomparsa Ogni giorno conduciamo una vita in cui trovare l’automa che è in noi. C’è un momento ,però, della giornata in cui riviene a galla l’uomo che è in noi: la notte sogniamo. Ed è proprio così che ti ho incontrato, forse perché era forte il desiderio di sapere come stessi conducendo la tua vita. Ho iniziato la nostra “intervista” con te che cercavi di descriverti :<< Sono un tipo allegro, simpatico, sereno,mi piace giocare a calcio (e lì nessuno mi batte!!), adoro scherzare e ridere con tutti>> “E poi? Dai continua a parlarmi di te!” << Ho giocato nella squadra di calcio della scuola e del Tricase, mi divertivo ad uscire con i miei amici, mi piace vedere serenità attorno a me e faccio di tutto per raggiungerla, amo tanto scherzare e le mie battute e i miei scherzi sono imbattibili. >> “Descrivi lo scherzo più bello che ti ricordi” << Ne ho combinate di tutti i colori… Mi ricordo – dice con la solita faccia buffa e sorridente che ha sempre contraddistinto la sua figura – che “brevitas” era la parola che usavo sempre in tutti gli interventi in ogni materia, è la cosa che più mi è rimasta in mente della letteratura latina.>> “Qual è l’avventura più bella che hai condiviso con i tuoi amici?” Dopo una lunga risata, forse perché le immagini più belle e divertenti stavano scorrendo limpide e veloci nella sua mente ha detto: <<Dopo il divertentissimo e indimenticabile viaggio d’istruzione a Venezia dell’anno scorso, l’avventura romana per il 1° Maggio 2002: rivivo quell’esperienza ancora adesso come se l’avessi vissuta poco tempo fa!! >> “Un’ultima cosa e poi ti lascio andare…Quaggiù ci auguriamo di poterti rivedere un giorno e intanto speriamo che tu lassù stia bene. Tu cosa speri?” <<Io vorrei che nessuno soffrisse più per la mia assenza, c’è ancora tanta “gioia di vivere” in me e non voglio ,quindi, vedervi piangere perché io rimarrò SEMPRE vicino a voi e non vi lascerò mai!>> ANNALISA ACCOGLI 5 A sc. Per GIULIA… C’era una volta un ANGELO che stava sperimentando la sua nuova essenza ultraterrena, sospeso fra il nostro mondo e quello dei cieli: voleva a tutti i costi vivere in questo mondo, che era però diventato piccolino per i suoi orizzonti mutati; ma lei, testarda, ricercava un posto più adatto: si accoccolava dentro un fiore, respirava nei sogni degli uomini, scivolava via sugli arcobaleni e con le ali fendeva e dissolveva le nubi autunnali. Eppure, per quanto queste cose fossero divertenti, sentiva che il suo destino era un altro, più nobile e alto. Una notte varcò la soglia che nessun angelo aveva mai avuto il desiderio di varcare: sbirciò nella vita che si era lasciata alle spalle, e la trovò piccola, opaca e limitata…vide il dolore e la gioia, il ricordo e il futuro degli uomini..ma erano così diversi dal suo sentire! Allora trovò la forza e la voglia di seguire il disegno di Dio per lei, si staccò da questo mondo per recarsi dove i colori sono più vividi, gli orizzonti infiniti, la gioia colma ogni cosa e Dio infonde tutto d’amore: comprese, poiché era stata nella vita terrena, cosa fosse la vera vita che ora iniziava per lei…la calma discese nel suo cuore e con le sue ali abbracciò il mondo e piano piano s’insinuò nel cuore di chi amava, col suo immenso amore, con la calma e la gioia…con ciò che era più importante per lei: la SPERANZA! Quell’ANGELO…ci sembra di vederlo…un sorriso capace di illuminare le giornate più tristi, una dolcezza e un bene per gli altri incredibili, una voglia di affrontare tutto sempre con serenità, e caldi abbracci e morbidi baci da donare a chi le era intorno…ecco: GIULIA! Un’AMICIZIA iniziata da una semplice stretta di mano, quel giorno in cui lei veniva nella nostra classe, con sua madre accanto e un pò imbarazzata, Continua a pag. 2 Pg.7 TUTTOSTAMPACCHIA NASCE LA COSTITUZIONE EUROPEA ITALIANI? NO, CITTADINI EUROPEI (25 paesi verso l’Europa politica) “Siamo una sola comunità di valori”. Così Ciampi commosso brinda il 29 Ottobre 2004, quando i capi di stato o di governo dei 25 Stati membri e dei 3 paesi candidati hanno firmato il trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa, che era stato adottato all’unanimità il 18 Giugno 2004. Una volta avvenuta la ratifica, ufficialmente notificata da tutti gli Stati firmatari, il trattato potrà entrare in vigore e prendere effetto in linea di massima, secondo quanto in esso stabilito, il 1° Novembre 2006. La Costituzione Europea rappresenta per gli Stati firmatari un legame che dal primo embrione d’ Europa del ’57 è il ‘ nuovo vincolo che unisce i popoli europei ’ . E’ un atto che dà sostanza alla cittadinanza comune che unisce i 25 paesi e popoli dell’unione, consentendo loro di “riconoscersi in un’ unica comunità di valori” e implica la scongiura da quell’ abisso di tragiche guerre intestine che hanno caratterizzato i tempi passati. “Ispirandosi alle eredità culturali, religiose e umanistiche dell’Europa, da cui si sono sviluppati i valori universali dei diritti inviolabili e inalienabili della persona, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza e dello stato di diritto….”. Ecco proprio l’inizio del preambolo del testo della Costituzione Europea che rende l’idea dei principi che vi sono espressi. L’unione si fonda sul rispetto di tali valori che sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini. Quale miglior connubio tra unità e diversità? Dunque: “ Viva l’Europa”, nella speranza che ciò non resti solo sulla carta. Alessandra Guida VB scient. GIULIA Limpida e luminosa Come una perla Nata dall’oceano Sorridevi radiosa Come un giorno d’estate; Bella, splendevi Come la luna Sul mare d’agosto, Leggera come il vento Amavi la tua vita Recisa all’improvviso Una domenica di maggio Maria Luisa Palumbo PESCATORI Facce rugose Barbe incolte Mani di sole e di fatica Un boccale di birra Reti salate ad asciugare Occhi pensierosi o ridenti Severi e rispettosi delle stagioni Saggezza antica Fede nei nostri padri Voce azzurra e profonda Del nostro mare Bello e traditore Maria Luisa Palumbo I GIOVANI E LA POLITICA Il rapporto è problematico, ma l’interesse è vivo Alcuni mesi fa, prima dell’estate, organizzai per conto del mio Partito politico, di cui sono responsabile provinciale per la cultura e tempo libero, un dibattito sul tema: “ i giovani e l’impegno politico”. La sera del convegno, confesso, avevo una certa preoccupazione. I giovani, forse, non avrebbero aderito, pensavo, dato il loro disinteresse per i temi politici. Dovetti ricredermi, fortunatamente, perché la sala si riempì e il dibattito risultò, poi, interessante. C’erano molti giovani e molte furono le loro domande.Alcuni si chiedevano il significato di politica oggi. Oppure il perché del disinteresse di molta gente, specie i giovani, per la politica. Altri si mostravano preoccupati per l’indifferenza dei cittadini nei confronti dello Stato e si chiedevano quali potevano essere le condizioni per rendere più efficiente un sistema democratico come il nostro. Il significato di politica, oggi. Il termine, spiegai, deriva dal greco Polis, l’antica città-stato, e sta ad indicare l’arte di governare la città. Ma, è questo il punto, essa non deve essere prerogativa di una classe di cittadini, ma un impegno di tutti. Prendere parte alle decisioni che riguardano la collettività è il fondamentale diritto e dovere del cittadino. In poche parole, siamo tutti politici. E perché molti se ne disinteressano? Le cause sono molteplici, osservai. Da una parte le funzioni e i compiti dello Stato nei confronti del cittadino divengono sempre più ampi, dall’altra si va diffondendo tra le persone un certo assenteismo, la tendenza a disinteressarsi, per sfiducia o per individualismo, della cosa pubblica. A volte la vita stessa, tumultuosa, senza dialogo né comunicazione, può indurre al disimpegno sociale. Quali possono essere le conseguenze di quest’indifferenza dei cittadini e dei giovani nei confronti dello stato? Le conseguenze possono essere prima o poi catastrofiche, dissi. Venendo meno ai propri doveri di cittadino, il giovane rischia di perdere anche i diritti garantiti dalla Costituzione, perché chi oggi ha in mano il potere domani potrà anche privarlo delle sue prerogative costituzionali, avendo egli abdicato alla sua funzione. Occuparsi di politica, non rinunciare alle proprie responsabilità, significa anche conservare quella sovranità che la nostra costituzione (Art. I) attribuisce al popolo. Alla fine del dibattito ebbi la sensazione che nei giovani d’oggi l’interesse per la politica è vivo, solo che esso privilegia più l’aspetto teorico che pratico. Lo vive più come fatto culturale che come impegno vivo e partecipato. Non c’è nel giovane l’azione programmata e organizzata dal Partito nel Partito ma una forma di dover esser spontanea e disinteressata vissuta in forma individualizzata ed estemporanea. Forse ciò non basta per garantire una futura sicurezza ed efficienza alla nostra democrazia, ma almeno rimane la speranza di una presa di coscienza più salda e di un loro impegno politico più forte e consapevole per il bene del nostro Paese. Prof. Romeo R. ERMINIO “Un patto intelligente”, questa è la definizione data da un giornalista alla nuova Costituzione Europea firmata il 29 ottobre 2004 e che entrerà in vigore nel 2009 sostituendo, così, i precedenti trattati. Il nuovo testo, adottato dai venticinque Paesi dell’Unione Europea, si compone di 450 articoli raccolti in 270 pagine ed è stato firmato a Roma nella sala degli Oriazi e Curiazi dove, nel 1948, si firmò la Costituzione Italiana. L’obiettivo della Carta è regolare ogni singolo aspetto della vita dell’Europa del futuro. Il primo passo verso l’Europa è stata l’unione monetaria con l’entrata in vigore dell’Euro. Ora si doveva giungere all’unione politica. Ma sarà davvero un “patto intelligente”? Pur necessaria per la stabilità monetaria, la Carta, con la sua rigidità, potrebbe paralizzare i governi limitando la loro sovranità e la loro libertà di manovra mirata allo sviluppo. Infatti, la Costituzione Europea ha le sue linee guida alle quali gli stati devono adattarsi e se in Italia ci sono delle linee contrarie occorrerà modificarle e ciò darebbe voce alle varie opinioni che ancora una volta ponendosi a confronto creerebbero il solito scalpore politico al quale noi italiani assisteremmo confusi. E’ vero anche che queste ipotesi così negative potrebbero lasciare, invece, il posto al comune detto “l’unione fa la forza”, ad un’Europa unita, pronta ad affrontare serenamente tutte le possibili diatribe. In questo vortice di domande, ipotesi e punti interrogativi noi italiani speriamo al positivo e di una cosa siamo certi: se in futuro ci verrà posta la domanda “Italiani?” noi risponderemo “No, cittadini europei”. Elisabetta Nesca I B EROS E LOGOS: in un libro, un insolito “Blind Date” “Eros e Logos sono animati dallo stesso movimento vitale, dall’inventiva e dalla creatività” Queste le parole di Anne Dufourmantelle, giovanissima filosofa e psicoanalista parigina, che in un saggio acuto e sorprendente (“Sesso e filosofia”, Donzelli) ha realizzato ciò a cui nessuno aveva ancora mai pensato: un vero e proprio “blind date” tra il sesso e la filosofia; mettendoli a confronto come in un vero incontro amoroso, la scrittrice si è chiesta: Fotografia di Anne Dufourmantelle, sesso e filosofia si evitano da sempre forse filosofa perché sono entrambi della stessa natura? sostiene la filosofa; “E più precisamente In effetti, a ben pensarci, tutti e due cercail momento di grazia. Il sesso lo vuole no il desiderio, l’essenza delle cose. E sono considerati strumenti pericolosi, subito, vuole l’eternità in un istante. La capaci di sedurre. Sovversivi. “L’interesse filosofia, invece, pensa il tempo, ne scava sessuale è l’ombelico dei nostri sogni, il gli interstizi, cerca il momento in cui centro di ogni attività di pensiero”. Si, per- l’evento si compie. Ma non sappiamo mai ché l’emozione ci fa pensare. E ci pone di davvero quando succede”. Si, perché il fronte a chi siamo veramente. È l’altro, che sesso e la filosofia condividono una forma tanto desideriamo, che ci svela a noi. Tutti di desiderio imprevedibile, direi quasi apocalittico. Lei però dice che neghiamo il i dialoghi di Platone lo testimoniano. “Hanno molto in comune. La fame, per potere del sesso… Che il sesso susciti odio esempio”. Si dice aver fame dell’altro, del lo vediamo tutti i giorni: lo stupro e il comcorpo dell’altro. Ma anche aver fame del mercio dei corpi su Internet sono gli ultivero. E, secondo Socrate, il pensiero è una mi, osceni casi di questa “dissacrazione” fame inestinguibile che va continuamente del sesso. È l’eredità dell’antica diffidenza risvegliata. È quindi il desiderio il tratto verso l’emozione. Perché l’emozione ci che li unisce. E il corpo è il cuore del desi- sorprende, ci disarma, ci invade. È un derio, della parola, il corpo che immagina evento che non puoi prevedere e sconvole ama, che vive e muore, che spera e desi- ge l’ordine dei pensieri, come qualsiasi dera. C’è un motivo di “gelosia” tra sesso altro ordine. e filosofia? Si. “Riguarda il tempo”, Melania Anna Duca IIa A clas. Primo: non dimenticare! Perché le stragi come quelle di Beslan non devono essere dimenticate? Il 15 ottobre si è svolta presso lo stadio Jacovone di Taranto una partita di beneficenza, in cui si fronteggiavano una rappresentanza del parlamento italiano e i deputati della duma federale russa. L’evento, organizzato in memoria delle vittime dell’attentato di Beslan, aveva come obiettivo principale riportare alla memoria il tragico eccidio terroristico, anche per offrire, come afferma il presidente della Camera, “un attestato di solidarietà” alla Russia e in particolare alle singole famiglie, vittime innocenti di un terrorismo ogni giorno più spietato. Il 4 settembre infatti una banda di terroristi ceceni aveva tenuto in ostaggio per lunghissime ore dei bambini e molte loro madri nella palestra di una scuola della piccola città di Beslan, sottoponendo gli infanti prigionieri ad insostenibili torture psicologiche oltre che fisiche. Il numero di vittime era stato agghiacciante: 394 morti, di cui 156 bambini oltre a 448 feriti e centinai di dispersi. Un evento drammatico come questo non può provocare una partecipazione emotiva solo temporanea, destinata ben presto a svanire nel nulla perché considerata lontana dalla nostra realtà, essendosi ormai spenti i riflettori dei media, o sopraffatta da nuove manifestazioni di violenza, ma deve segnare la nostra quotidianità. Ogni evento drammatico non è sterile e non resta impunito solo se cambia il nostro modo di pensare o di essere. La iniziative come quelle del 15 ottobre sono, perciò, significative perché permettono di affermare con forza la posizione degli uomini civili contro la violenza, indipendentemente dalla forma con cui essa si è manifestata e dalla sua matrice ideologica. In secondo luogo, solo tenendo presente l’uomo può esprimere coscienza del ruolo di cittadino del mondo, abbandonando la vecchia concezione solipsistica che lo collocava all’interno della sua monade protettiva. La pace può essere ottenuta solo se ogni uomo si attiva per creare, come ha affermato il ministro dell’istruzione, “una catena di cooperazione” tra i popoli, per “favorire il dialogo e l’integrazione tra culture diverse”. Cesare Marco Ponzo 4^B Pg.3 TUTTOSTAMPACCHIA S.O.S SCABBIA I l Capo di Leuca terrorizzato dalla malattia contagiosa Gallipoli 1, Maglie 7, Poggiardo 13, Casarano 7, Tricase 55…No, no ragazzi non sto “dando i numeri”: questa è la situazione generale riguardante l’epidemia di scabbia diffusa in gran parte nella nostra provincia ed anche al di fuori – si pensi che in un ospedale regionale a Milano si sono registrati intorno ai 200 casi di persone che hanno, ahimè, contagiato la scabbia. Una malattia contagiosa, causata da un parassita che vive sulla superficie della pelle. Per il contagio è necessario un contatto diretto (cute-cute) tra l’uomo malato e l’uomo sano: un contatto generico non è sufficiente per la trasmissione della scabbia. Sintomo caratteristico è il prurito con tipica acutizzazione notturna. Per la cura vi sono dei farmaci acquistabili sotto semplice prescrizione medica . Dunque i casi di contagio nel capo di Leuca ci sono stati e anche tanti, ma nel nostro liceo cosa succede? Giovedì 28 l’azienda sanitaria di Maglie ha avuto un confronto con noi studenti, con i rappresentanti dei genitori, con il corpo docente e il personale ATA, che ha assicurato di operare al massimo per attuare ogni forma di prevenzione e lotta, ha distribuito dei depliant contenenti tutte le informazioni utili. Per fortuna nel nostro liceo non sono stati denunciati casi di scabbia: solo qualche voce di corridoio. Valentina De Nuccio III B Scient. CULTURA Un’ adozione… per ricordare SOCIO-MAFIOSA L’iniziativa promossa, di richiedere Cultura socio-mafiosa : è stato questo l’argomento dell’assemblea d’Istituto, tenutasi giorni fa e di grande interesse, anche se purtroppo scarsa è stata la partecipazione dei 1200 alunni studenti del Liceo “Stampacchia” Il sig. Luigi Budano, in passato vittima della mafia, è uno degli esponenti della cultura socio-mafiosa, sorta a Trepuzzi con lo scopo di dare aiuto e assistenza a chi è colpito da fenomeni quali mafia, racket, usura. Nel suo intervento ha dichiarato che in questi anni nel Salento è in atto una lotta alla criminalità che investe diversi stadi della cultura mafiosa; dalla microcriminalità alle grosse organizzazioni dedite al riciclaggio del denaro, fino ad intaccare il livello di pericolose collusioni politiche. La cultura del sig. Budano è che la società salentina possa perdere coscienza della gravità del fenomeno mafioso, che non si combatte attraverso l’omertà, ma va affrontato con la denuncia di eventuali situazioni di “disagio” e una maggiore unione con la magistratura e le forze armate. Anche noi giovani dobbiamo prendere parte a questa “lotta” se vogliamo che da noi dipenda la realizzazione di una società del diritto, dove la legalità sia al centro del vivere civile. MARIAGRAZIA NUZZO 3A scient. UN LICEO IN CRESCITA Nuove tecnologie, aggiornamento dei programmi e qualità nella formazione i punti chiave dell’Istituto Novità interessanti anche quest’anno al Liceo scientifico-classico“G.Stampacchia”. D’importanza rilevante risulta essere l’incremento delle classi tanto che oggi ce ne sono ben 49 che ospitano 1180 studenti. Se da un lato ciò è testimonianza del valore sempre crescente che le famiglie attribuiscono all’educazione scolastica e alla qualità della formazione garantita dal nostro liceo, dall’altro soddisfare le aspettative di una utenza così vasta comporta una sempre maggiore responsabilità da parte del personale docente e degli organi scolastici. Tratto saliente di questa esigenza di rinnovamento è l’aggiornamento dei programmi curricolari e delle procedure metodologicodidattiche finalizzato al miglioramento degli standard formativi. Grazie ai finanziamenti europei, ministeriali, regionali e provinciali, la Scuola ha realizzato interventi strutturali che le hanno consentito di arricchirsi di strumentazioni scientifiche e didattiche avanzate.Oggi la scuola vanta in tutte tre le sue sedi il cablag- gio della rete informatica che permette anche il collegamento tra le stesse, offre ben due laboratori informatici e uno informaticolinguistico nella sede centrale, un laboratorio informatico in ciascuno delle due succursali (di tipo fisso in via Cannizzaro e mobile in via T. D’Aquino). Già da quest’anno è attivo il “sistema SCUOLA-NET” tramite il quale ciascuna famiglia, digitando la propria password, potrà accedere ai servizi della scuola, informandosi in tempo reale dell’andamento scolastico del proprio figlio. Infatti ogni aula è provvista di computer che assume anche la funzione di registro. E’ in via di sviluppo la realizzazione della cupola dell’Osservatorio astronomico, mentre le apparecchiature scientifiche interne sono già state acquistate. Per il futuro si pensa all’ammodernamento dei vari laboratori di fisica, chimica e scienze. Perché tutto ciò possa portare dei vantaggi sono necessari impegno e collaborazione da parte di tutti. Lara Cinelli IVB scient. un’adozione, è nata paradossalmente da un’esperienza dolorosa che ha colpito profondamente tutti noi studenti e docenti dell’Istituto: la tragica morte di Arturo Fracasso e Giulia Riso. Per tener viva la memoria dei nostri due compagni si è pensato solidalmente di adottare Tonny e Samantha, due bambini ruandesi. I rapporti di affetto e solidarietà non si sono certamente esauriti qui: molti studenti, grazie anche al prezioso appoggio dei docenti interessati, hanno voluto contribuire ad alleviare con una ulteriore piccola offerta le gravi difficoltà, soprattutto economiche, in cui versa la famiglia dei due bambini. Spero vivamente che nulla potrà farci tornare sui nostri passi, sollecitandoci anzi a seguitare a tessere quel filo di amicizia e fratellanza instauratosi. Loretta Licchelli, IIA Cl. LETTERA APERTA AL SINDACO DI TRICASE Tricase, lì 24 Novembre 2004 Signor Sindaco, Nelle scorse settimane, il Salento è stato travolto da un’ondata di maltempo. Come al solito le strade nostrane non hanno retto al confronto con le “forze della natura”: smottamenti dappertutto e formazioni di veri e propri torrenti d’acqua hanno creato seri problemi alla circolazione, mettendo in difficoltà e pericolo i cittadini che dovevano raggiungere il posto di lavoro o altro. In molti ci siamo resi definitivamente conto come in queste occasioni, bastino due gocce affinchè la differenza tra Tricase e Venezia, diventi minima: camminare sui marciapiedi è come fare una passeggiata sul bagnoasciuga di una spiaggia: le auto come motoscafi, alzano onde, alte quasi un metro. Raggiungere il Liceo “Stampacchia” è un’impresa: Piazza Galilei è simile ad un isolotto in mezzo ad un lago. Alunni ed insegnanti, per entrare nell’istituto, devono compiere delle acrobazie per evitare un fiume, largo più di due metri, che si viene a formare, ogni volta che piove, nei pressi del marciapiede. Inoltre, nella zona nord della piazza, che rispetto a quella sud è ribassata, si crea un torrente che sembra impazzito, e porta con sè detriti e fango, comportando seri problemi alle autovetture parcheggiate. È indecente che basti poco, affinchè il traffico nelle arterie principali di una città vada in tilt, mettendo i cittadini davanti a seri rischi. L’esempio di Piazza Galilei deve fare molto riflettere e sollecitare a intraprendere si un serio discorso votato alla progettazione di strutture per il deflusso dell’acqua. Una delle soluzioni possibili, è l’installazione di caditoie, adiacenti alla carreggiata, le quali possano raccogliere l’acqua piovana e farla defluire nella fogna “bianca”: il lavoro può essere facilitato dal fatto che la nostra città a differenza di tante altre non è posta su un piano regolare ed ha un inclinazione verso il mare: questo fattore può essere di spiccata rilevanza ai fini del problema; inoltre, almeno per le strade principali di Tricase, è necessario rifare l’asfalto, adottando materiali da anni introdotti sul mercato, che permettono un assorbimento parziale (e non è poco) dell’acqua piovana. L’acqua è uno dei nemici peggiori per un utente della strada: e noi ragazzi, i nostri genitori e i docenti del Liceo Stampacchia, viviamo un grosso disagio, ogni qualvolta cade la pioggia. Il nostro è solo un esempio di un problema più ampio: tutto il sistema stradale tricasino, nonché provinciale, deve essere interessato alla realizzazione di opere per evitare l’accumulo dell’acqua piovana. Bisogna agire in fretta, programmaticamente, senza tante storie, per migliorare le condizioni del nostro degradato sistema viario. Giusto per fare un esempio in piazza Galileo Galilei che recentemente è stata migliorata con servizi e aree verdi, è carente di segnaletica orizzontale per i parcheggi delle auto e dei motocicli: ne va di mezzo la sicurezza dei cittadini. Invitiamo pertanto cortesemente a prendere in sollecita considerazione la nostra richiesta. Con stima I ragazzi e i docenti del Liceo ClassicoScientifico “G. Stampacchia”, Tricase Per comunicazioni si prega di rivolgersi ai Rappresentanti del Comitato Studentesco: Accogli Annalisa e Pizza Alessandro, del Liceo Scientifico – Classico di Tricase. Salento TUTTOSTAMPACCHIA A TAVOLA CON I SALENTINI Viaggio tra i profumi di campagna E’ gradevole l’alito di profumi culinari che soffia tra le terre fertili ed omogenee del Salento. Ci si può smarrire con lo sguardo di fronte a degli appezzamenti infinitamente estesi , nei quali affondano le proprie radici alimenti genuini che spesso troviamo sulle nostre tavole , ortaggi, pomodori , melanzane, peperoni, zucchine che si ergono al di sotto delle spalle curve dei laboriosi contadini. Mentre gli uomini svolgono le loro attività agricole , le donne in un ambiente raccolto, qual è quello del focolare domestico , si prodigano nella preparazione di ricette più disparate che si tramandano di generazione in generazione. Tutto quanto il passato sopravvive nel presente , la parmigiana a base di melanzane fritte , sugo e mozzarella , le peperonate dolci o piccanti , i peperoni fritti o arrostiti , ripieni di carne o riso che appagano anche i palati più esigenti . Da sempre una cucina naturale ha un’infrangibile e solido patto di fedeltà con la genuinità . Nel territorio rigoglioso si distende un mosaico di colori per le diverse colture ; lo spazio viene anche scandito dalle file CASTRO Perla del Salento Quella costa del mare Adriatico,che volge ad est del tacco d’Italia, mostra un mare che farebbe invidia a qualsiasi altra nazione; quelle acque che lambiscono le rocce di Castro lasciano trasparire dall’alto una limpidezza che passeresti ore ed ore ad ammirare. Ora dalla collina, su cui sorge la città alta, si ergono le rovine di un castello e di una chiesetta medievale dal campanile ancora funzionante… E pensare che prima era ancora tutto mare..! Una salita, che fa venire quasi il capogiro a vederla da quassù, funge da collegamento tra Castro, città alta, e Castro marina: l’una, villaggio invernale, l’altra, villaggio estivo, con strade asfaltate e piccoli luoghi di ritrovo: la piazzetta, situata nel centro della piccola marina, che sembra quasi un enorme balcone che si affaccia a strapiombo sul mare; le panchine di quercia per le coppiette o per le anziane signore che nelle lunghe e fresche giornate d’inverno si godono lo splendido tramonto, i videogiochi per i più piccoli. Persino i nomi, attribuiti ai luoghi di ristoro, come “La Roccia” o “ Il Panoramico”, aprono un fantasioso scenario alla vera realtà di questo “Paradiso costiero”….! Qua e là curve, qua e là salite, qua e là discese fanno assaporare l’essenza del relax, della riflessione e dell’ispirazione! Quelle acque, che accompagnano lungo la strada del ritorno, anche a vederle una volta sola, lambiscono il cuore! Valeria Ciardo V A (clas.) interminabili degli ulivi secolari che con le loro fronde gremite di olive fanno la soddisfazione di tutti gli agricoltori ; in l’autunno vengono raccolte e macinate , si ricava un olio extravergine del colore dell’oro . Nei panifici la pasta prende forma e nascono le “puccie” con le olive e le croccanti frise( pane biscottato nei tradizionali forni a legna ), condite con pomodoro, origano e olio d’oliva. Nelle campagne accanto alle piante coltivate nascono anche delle verdure spontanee le “ cicuurieddhe” che accompagnano diversi cibi come il delicato purè di fave .Non potevano mancare anche nei piatti di una terra, che il mare lambisce , pesce fresco e vari crostacei. In realtà la tradizione culinaria è nello sfondo della storia salentina ma non solo , è anche un polo di attrazione turistica . I turisti si recano nella nostra terra per assaggiare i piatti tipici ,partecipano numerosi alle sagre e tra un boccone e l’altro i loro complimenti si librano nell’aria . Nella promozione del territorio si deve contribuire a salvaguardare i piatti tipici DI cercando di mantenere vive le coltivazioni locali e non permetterne l’evanescenza nel tempo . Le “conserve “ sott’olio, i “turciinieddhi” e le “ orecchiette”(pasta tipica “fatta in casa”) e i formaggi sono i grandi protagonisti delle nostre tavole , per i più golosi pasticciotti e la pasta di mandorle. La maggior parte dei turisti cede alle lusinghe dei nostri piatti , alcuni dei quali restano ignoti agli stessi salentini. LUISA RUSSO V A Scient. FIORE CAPPERO Pg.4 SALENTO, PAESE DELLA TERRACOTTA Numerosi laboratori artigianali piazzano i loro prodotti in tutto il mondo La lavorazione di materie prime locali è da sempre un punto di forza per lo sviluppo di un paese che cerca di potenziare e valorizzare la sua economia, facendo affidamento sulle risorse a disposizione e, dunque, su quello che la propria terra può offrire. Può succedere, poi, che questa sia straordinariamente generosa e che contribuisca, pertanto, non solo al progresso, ma persino alla nascita di un paese. E’ questo il caso di numerosi laboratori artigianali per la lavorazione della terracotta, situati nel nostro Salento, che in alcune zone si presenta ricco di depositi argillosi. Questi hanno permesso ai vecchi maestri vasai di dare vita alla più semplice espressione della ceramica, creando splendidi vasi di terracotta, e dunque in argilla, e il cui lavoro è stato di fondamentale importanza per il paese e ne ha influenzato profondamente e sicuramente in positivo l’economia. Da qui, giusto per fare un esempio, deriva il nome di “Cutrofiano”, che si collega all’etimo greco “cutra”, che vuol dire proprio “vaso d’argilla”. Nonostante i codimari cutrofianesi non sfruttino più le cave locali per motivi di pratica ed estetica, l’antica arte della ceramica continua ad essere, però, dominante fra le varie attività artigianali di quella che è in effetti la patria dei vasi salentini: un museo valorizza la ceramica come risorsa primaria, espressione di un aspetto così importante della cultura del proprio paese. Ciò dimostra quanto possono essere determinanti risorse locali, che spesso vengono sottovalutate e trascurate Marina Capece 4 B scient. Leuca, dall’alto della scalinata Meraviglia del Salento A Vecchiareddhra, u Puzzu, e Verduselle: nomi semplici, usuali, che rendono familiari cavità misteriose, le quali di sé nulla narrano se non allo sguardo capace di farsi pietra per carpirne il nascosto segreto, se non all’orecchio in grado di udire il sussurro suadente di antiche sirene. Grotte silenti, spettatrici uniche, insonni, del variegato spettacolo che, nel solare barbaglio, la mutevole massa del mare ad ogni istante offre. Indaco, celeste, luminescente: sfacciato e squillante il colore dell’onda va a spegnersi schivo per antri e anfratti in cui, all’arsura e stupefazione del giorno, subentra il fresco di spuntoni e speroni di roccia. Mute risuonano storie remote, leggende archetipe, liturgie ancestrali nella penombra complice, dove ormai solo occhieggiano valve lucenti di mitili annosi. Magia della caverna, della tenebra matrice: come nel racconto platonico, ad essa è difficile sottrarsi perché la libertà degli spazi aperti, del mare interminato, sempre comporta rischio e fatica. “Frequentate dall’uomo della preistoria, già ricche di depositi archeologici” (D.Valli, Finibus terrae in Salento d’autore, Manni, 2004), tra tenaci fichidindia e capperi fioriti, le grotte che intarsiano la costa adriatica del Capo di Leuca non cessano di ammaliare l’occhio che su di loro si posa e ne fissa l’incanto in immagini di singolare bellezza. Fascino che traspare nelle foto, di sorprendente nitore e luminosità, presentate da Alfonso Riso, all’interno delle “Grotte dei pescatori” della Marina di Novaglie, per “Mostra la costa”, iniziativa promossa dal Circolo Arci di Corsano, Jàpige, nell’ambito di una intelligente campagna di salvaguardia e informazione ambientale. Testimonianza di profondo interesse e attaccamento ai luoghi nativi, la mostra è stata riproposta dal prof. Riso nell’insediamento rupestre di Macurano durante la serata conclusiva di “Discanto Mediano”, 3° edizione della rassegna di cinema a cura dell’Assessorato alla Cultura di Alessano. Sospese ad esili fili, volteggianti alla brezza di dolci serate d’agosto, queste immagini della costa, delle filiere di muretti smerlettati, degli arcaici trulli a ‘mandala’, di Novaglie stesa nel sole, restano vivide nella memoria di un’estate salentina quanto mai ricca di opportunità e suggestioni. Maria A. Bondanese Osservare il mare e il porto di Leuca dal punto più alto della scalinata, mentre il sole muore e colora di un arancione particolare tutto ciò che gli sta sotto, è uno degli spettacoli più belli. Dall’ alto non si vede altro che giochi di colori, sfumature, scie luminose…È questa bellezza che ti porta a perdere ogni legame con la realtà, e inizi, così, ad avventurarti in un mondo fatto di meraviglie naturali. Da quel punto le mani degli alberi, via via che si scende con lo sguardo, si restringono, permettendo agli occhi tinti dell’ arancione del tramonto di scrutare più in là e allargare le incantevoli vedute. Proprio immersa in questo spettacolo naturale, di un autunno che sa ancora di primavera, mi vien da rappresentare il dolce vento che alza e culla le foglie, come la vita, una strada che non sai dove ti porterà, ti conduce su, ti riporta giù, frena e prende velocità; e la cascata, che scorre veloce, mi assomiglia ai pensieri degli uomini o alla fugacità della vita: gioia e infelicità, tenebre e luce… quei getti dell’ acqua, ora più forti ora più deboli, mi riportano a quel pensare… Ilaria Schirinzi V °A Cl. TUTTOSTAMPACCHIA PARCO OTRANTO - LEUCA Il progetto voluto da molti viene contrastato… Ciao ragazzi !!! Lo sapete viviamo in un vero paradiso terrestre, sembra strano ma non tutti lo sanno. Pensate alla nostra costiera tra Otranto e Leuca: area d’eccezionale bellezza paesaggistica, uno dei pochi esempi di costa alta ancora integro dell’Italia peninsulare. Quello compreso tra porto Badisco e Leuca è caratterizzato da una morfologia molto accidentata e con una successione di terrazzi che digradano rapidamente verso il mare. Più dolce e pianeggiante è la litoranea tra Porto Bandisco e Otranto, ricca di cavità con ampi ingressi verso il mare e di diverse grotte, dove sono state rinvenute importanti testimonianze dell’ uomo paleolitico. Quest’area è oggi, purtroppo, devastata dall’abusivismo edilizio, dall’eccessiva urbanizzazione. I bacini sono utilizzati per l’acquacoltura e hanno perso le loro caratteristiche naturali. Non mancano, inoltre, incendi, aperture di strade e abbandono generalizzato di rifiuti solidi di vario tipo. Per rimediare a questa situazione in un futuro si potrà istituire un “Parco regionale naturale” con grande beneficio per l’ambiente, il turismo, l’agricoltura, l’occupazione e lo sviluppo del territorio salentino. Questo presuppone una scelta precisa a favore della difesa del territorio e contro tutti gli abusi che lo deturpano e lo distruggono. Fino ad oggi nulla si è mosso…anzi si sollecita la Regione ad approvare altre colate di cemento per insediamenti di nuovi villaggi turistici, che porteranno grandi vantaggi economici a qualche imprenditore locale, ma non di certo all’intera popolazione e al suo territorio, che, a mio avviso, dall’istituzione del parco può avere un ulteriore elemento d’attrazione, anche attorno all’area parco se si sarà capaci di muovere interessi gastronomici, agrari e culturali. Il parco può quindi, essere inteso come un ponte tra costa ed entroterra dove in ogni modo possono sorgere edifici per lo sviluppo del turismo. Valentina De Nuccio 3 B Scient. SALENTO Salento Pg.5 IN TOUR SUL TACCO D’ITALIA Il Salento costituisce il “tacco” dello “stivale” italiano; fatto risaputo è che il tacco ha il compito di sostenere il peso gravoso di tutto il corpo e deve possedere un’anima interna particolarmente dura: questo è il Salento…una terra arida e allo stesso tempo dolce, una terra di frontiera, ambita per la sua posizione geografica e contesa fra numerosi popoli nella storia. Impresa ardua risulta stabilire quando l’uomo abbia fatto esattamente la sua comparsa sulla terra salentina, ma ben evidente è la traccia lasciata sul territorio, caratterizzato dalla presenza di numerosi monumenti megalitici (dolmen e menhir). Al XII secolo risalgono invece le numerose masserie, forme di insediamenti rurali simili a piccoli fortilizi nati dalla necessità di difendere l’incolumità dei cittadini e del raccolto. Ne sono esempi la masseria Giudice Giorgio a Nardò o la masseria Palanini e la Grotta a Lecce. Forte è il contrasto fra la civiltà contadina delle masserie e delle “paiare”, abitazioni a tronco di cono costituite da una o al massimo due stanze, e quella principesca dei castelli che custodiscono il grande passato dei piccoli centri salentini. Visitare castelli come quello di Tricase, Otranto, Lecce, Nardò, significa fare un salto nel tempo e assicurarsi un’esperienza unica nella ricerca della conoscenza delle nostre ancestrali origini e della nostra storia. Al fascino dei castelli si affianca l’eclettismo delle ville, risalenti al periodo sei-settecentesco, durante il quale il salento fu interessato da una nuova corrente bizzarra, il Barocco, che apportò nella mentalità dei ricchi signorotti una insolita attrazione per la diversità e un particolare interesse verso le culture esotiche. Trionfo del Barocco è certamente la città di Lecce, che vanta un patrimonio monumentale di raro valore artistico, tanto che gli è valso l’appellativo di “Firenze del Sud”: chiese con altari ornati di intricati ricami, guglie e colonne in onore dei santi, cattedrali, campanili e palazzi dall’estetica maestosa e lussureggiante si presentano dinanzi agli occhi ammaliati dei visitatori. Ciò che rende questa terra davvero unica sono le feste in onore dei santi protettori, celebrate sulle note della pizzicata, e le sagre, che permettono una completa immersione nell’atmosfera popolare grazie alla degustazione di vini e degli ottimi piatti della tradizione culinaria salentina. Buona parte del merito dell’esplosione turistica, che la penisola salentina sta vivendo, è dovuta alle sue acque cristalline, alle rocce e alle grotte che si stagliano sul mare, offrendo scenari di straordinaria bellezza. La nostra magnifica terra è pronta ad ospitare tutti coloro che vogliono viaggiare indietro nel tempo, scoprendo da sé come ogni strada, ogni strapiombo possono svelare suggestive e meravigliose attrattive, e vogliono divertirsi magari facendo un bel tuffo nel blu. Mariangela Carbone IV B scient SARA’ ALLARGATA LA STRADA MAGLIE-LEUCA La strada statale Maglie-Leuca, denominata 275, secondo le ultime notizie giornalistiche sarà allargata, cioè modificata a quattro corsie. Questa strada, per la sua pericolosità è stata battezzata la “strada della morte” perché si sono verificati numerosi incidenti mortali. Per questo molti cittadini ed un comitato, definito “quattro corsie per lo sviluppo e la vita”, da diversi anni hanno chiesto con insistenza al governo nazionale la possibilità che la strada diventi a quattro corsie, più sicura e accessibile a numerosi veicoli. Secondo gli esperti, dopo il finanziamento di 165 milioni di euro, ottenuto dal CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) occorreranno due anni per la sua completa costruzione. Sul progetto di questa strada ci sono opinioni e pareri diversi. Secondo alcuni essa è stata progettata per creare un collegamento veloce da Maglie a Santa Maria di Leuca e immettersi poi sulla strada che arriva fino a Gallipoli. Altri, in particolare “ITALIA NOSTRA”, “LEGAMBIENTE” e altre associazioni e rappresentanti politici, ritengono che, così come è stata progettata, questa statale Maglie-Leuca danneggerebbe alcuni siti storici archeologici (Macurano in Alessano, Patù, ecc.), introducendo una forte cementizzazione in un territorio di particolare importanza paesaggistica e ambientale. In pratica i cosiddetti ambientalisti non sono in linea di principio contrari alla realizzazione di questa strada, ma sono fortemente contrari al tipo di progetto che è stato presentato e ai danni che la realizzazione potrebbe arrecare al territorio del basso Salento. Pertanto gli ambientalisti hanno promosso alcune iniziative pubbliche per sostenere le loro opinioni. Personalmente ritengo che il nostro territorio sia già ben servito di strade e che questi ingenti somme, impegnate per la realizzazione di una nuova strada, potrebbero essere utilizzate in un modo migliore per uno sviluppo sostenibile. Carlo Accogli III°B Scient. “E PUR SI MUOVE” Regione, Provincia, Comuni, Pro Loco, Aziende di promozione turistica all’opera Molta gente aspetta con ansia di partecipare allo spettacolo che si consuma nelle code autostradali, di accatastarsi sulle spiagge, di sgomitare per entrare in una discoteca Vip. Per questi le vacanze non sono riposo, svago, ma sofferenza di massa, confortati dalla fatica comune, dalla spinta misteriosa del “partire”. Non possono vivere, divertirsi, amare se non stanno pigiate assieme, se uno non vede l’altro. Altri volano di città in città per convincersi che in fin dei conti le città sono fisicamente quasi tutte identiche. Stessi grattacieli, stessi parchi, stesse chiese, …Tornano convinti che le differenze stanno nel vissuto dei paesi visitati, certi che la bellezza delle cose acquista altro valore se si conosce la loro storia. Altri ancora cercano paradisi sperduti. La vera vacanza è la sintesi di tutto ciò. Nel Salento, in poco spazio, abbiamo le potenzialità per ottenere questa sintesi di vacanza ideale. Purtroppo, pochi conoscono il Salento, le sue bellezze naturali, storie e tradizioni. In passato pochi si sono interessati a noi, al nostro territorio. Ultimamente però qualcosa è cambiato. Le TV in alcune occasioni (Giro d’Italia, …) hanno divulgato in diverse nazioni, bellezze naturali, beni culturali e artistici, mare, storia e tradizioni del Salento. Hanno portato nelle case degli italiani meraviglie, tradizioni e mestieri persino dell’estremo lembo del Sud Salento, di Leuca e dintorni. Si è parlato del mito di “Leukos” legato alla Sirena bianca Leucasia che avrebbe dato il nome alla terra dei due mari considerata, fin dai tempi remoti, unica e sacra. La proposta di esperti di considerare Area Marina Protetta (17 in tutta Italia, 2 nel Salento) i 50 Km della fascia costiera Otranto – Leuca di eccezionale bellezza e purezza ambientale, tempestata di grotte che la rendono zona costiera di elevato interesse nazionale ed europeo. Il Premio Barocco a Gallipoli, forte richiamo di personaggi di elevato spessore culturale. Le molteplici e interessanti manifestazioni svolte a Otranto, “Porta d’Oriente”, crocevia di popoli, miti e religioni, scrigno di culture orientali e occidentali legate da un continuo rapporto odio–amore. Tutto ciò costituisce una potente miscela attrattiva la cui esplosione porterebbe al nostro territorio arricchimento culturale ed economico. Il sole, le bellezze naturali, le opere d’arte, le tradizioni forti e colorate, la ricchezza e il silenzio delle nostre campagne, la propaganda non bastano. Occorre l’impegno delle Istituzioni e della popolazione del Salento per rendere accessibili tali risorse, crescere e attrezzarci meglio. I risultati positivi ottenuti alla “Bit” (Borsa turismo) di Milano e alla fiera del “tempo libero” di Vicenza confermano una forte attenzione verso il “prodotto del Salento”. Bisogna però potenziare la cosiddetta “rete di accoglienza”, sistema attraverso il quale il turista viene guidato in maniera organizzata a cono- scere le bellezze e il patrimonio del territorio. Le Istituzioni devono investire su fondi a carattere etico, nella direzione della responsabilità sociale delle imprese interessate in modo tale che la crescita si trasformi in sviluppo del territorio senza rischiare la tenuta del nostro modello sociale. A tale scopo devono premurarsi di rendere fruibili testi di legge, programmi comunitari, corsi di formazione. Devono impegnarsi per alleggerire il vincolo paesaggistico delle nostre zone che impedisce la realizzazione di insediamenti turistici belli e in linea con i canoni rurali del territorio. Occorre: creare un “data base” mirato, un archivio generale del Salento da realizzare con la collaborazione di Amministrazioni, Chiese, Università, Associazioni, Aziende, … che riporti tutto il patrimonio naturale, religioso, storico, culturale, artistico, agricolo, artigianale; migliorare le comunicazioni stradali, portuali e aeree; valorizzare la pietra leccese, anima del Salento che segna la fede e la realtà civile di un passato ancora vivo nel presente, distintivo della civiltà di un popolo; sostenere gli operatori turistici e l’imprenditoria del settore; incentivare l’impegno dei privati con i “bed & breakfast”; offrire percorsi ciclo–turistici a gente con una cultura più aperta che si vuole coniugare con l’ambiente e scoprirne i sapori. Occorre insomma ricercare azioni e iniziative per valorizzare globalmente l’identità del territorio e per offrire ospitalità, eventi, manifestazioni anche fuori dal periodo estivo. Un turismo che non vive delle sole risorse fisiche ma che si completa soprattutto con la conoscenza del vissuto del territorio. Francesco De Salvo MORCIANO DI LEUCA RINVENUTO ANTICO FRANTOIO IPOGEO MEDIOEVALE Morciano, terra ricca di uliveti, vigneti, tradizioni ma anche di storia. Una storia così lunga che ai nostri giorni non possiamo affermare di conoscerla compiutamente; infatti numerose sono le popolazioni che hanno lasciato i loro segni su questa terra (iapigi, greci, messapi, romani, bizantini e scorrerie piratesche, etc) dalle quali abbiamo molte testimonianze non solo scritte ma anche materiali. Sono soprattutto messapi – romani – bizantini, che hanno segnato la storia in termini positivi di questo paese. Antiche cisterne e antichissimi frantoi oleari, ora in disuso, testimoniano il loro passaggio a Morciano di Leuca; grazie ad una straordinaria scoperta, tra il 1999-2000 è stato rinvenuto uno straordinario trappeto ipogeo medioevale, sottostante ad un immobile del XVI sec. che sino al 1970 era destinato a frantoio oleario. L’ipogeo è stato rinvenuto dal presidente della ProLoco Antonio Renzo, dopo aver osservato alcuni basoli posti in maniera diversa rispetto alla restante pavimentazione. Dopo aver rimosso tali basoli ci si e’ calati nella parte sottostante e, con grande meraviglia dei presenti, e’ venuto alla luce l’ipogeo colmo di acqua vegetativa. La sua funzione era quella di macinare le olive, utilizzando un’unica macina in pietra con dei torchi alla calabrese; la costruzione di questa struttura e’ stata effettuata in modo tale da non permettere al prodotto un’alterazione. Infatti nel medioevo si pensava che la temperatura nei sotterranei potesse dare una maggiore qualita’ all’olio. Il trappeto medioevale, sito in Morciano di Leuca, adiacente alla Chiesa Madre e’, oggi, sotto la tutela della ProLoco ed accessibile al pubblico. Lo stato di conservazione di questa struttura e’ senza dubbio ottimo, mentre lo stesso non si puo’ dire di frantoi oleari rinvenuti anch’essi nel sottosuolo, durante dei lavori di ristrutturazione nella p.zza di San Giovanni Elemosiniere (Morciano): questi frantoi hanno subito lievi danni a causa della scarsa attenzione durante i lavori, oltre all’ostruzione di alcune vasche con materiale di risulta. La caratteristica piu’ importante dei trappeti ipogei, rinvenuti in Morciano di Leuca (circa 20 ad opera della Pro-Loco), è dovuta al fatto che detti ipogei sono stati ricavati da un riutilizzo di antichi granai di epoca precedente che rende suggestiva al visitatore l’osservazione. La roccia superiore infatti che costituisce la volta dei trappeti è costituita da una serie di sezioni di granai con le chiusure originali in pietra. Tutto questo fa parte del patrimonio messapico (400 a.C) modificato poi in epoca bizantina. Morciano, terra di culture, terra di lavoro, terra di storia, e’ stata per l’onore di tutti noi una preziosa pergamena dove le piu’ antiche e importanti popolazioni del mondo hanno lasciato la loro irremovibile ed eterna firma. CHRISTIAN PLACI’ 4A SC. J’accuse: la famiglia e la società TUTTOSTAMPACCHIA Pg.6 Il disagio giovanile riporta in primo piano la crisi della famiglia e della società. Il 21 ottobre è giunta al Preside del Liceo Parini di Milano una lettera nella quale quattro studenti (tre ragazze ed un ragazzo) confessano di aver allagato la scuola per evitare il compito di greco. Da sabato sera 33 rubinetti aperti avevano lasciato fluire un vero e proprio fiume d’acqua che in poco tempo aveva invaso la scuola. Lunedì mattina il disastro si è palesato agli occhi dei bidelli, impossibilitati ad intervenire direttamente. Questo è solo un ulteriore tassello nel variegato puzzle del disagio giovanile. C’è chi sostiene che un gesto del genere è da considerarsi come un semplice atto di ribellione giovanile, da cui l’età di transizione è caratterizzata, ma, a nostro avviso, arrecare un danno di 500mila euro è un po’ eccessivo per esprimere una condizione di puro disagio adolescenziale. Sostanzialmente il gesto dei liceali può essere paragonato al pianto di un neonato, che tenta in questo modo di manifestare un suo bisogno: il reato di cui si sono macchiati i quattro ragazzi è indice, come afferma lo stesso preside del liceo di via Goito, di una crisi dei valori “dello studio e della fatica”, che caratterizza la società odierna e interessa in particolar modo i giovani. Tale fenomeno parte proprio dalla famiglia, cellula della società, in quanto nella realtà consumistica in cui viviamo tutto sembra un diritto dei figli, che arrivano a rimproverare il genitore nel momento in cui non riesce a soddisfare a pieno le loro esigenze: in questo CHI VOLA IN ALTO Oltre le acque del mediterraneo Finalmente a casa! Le due volontarie italiane dell’ONG sono state rilasciate dopo 21 giorni di sequestro. Giorni terribili, hanno dichiarato, ma solo all’inizio, poiché hanno presto compreso che non sarebbero state ammazzate. “Siamo state trattate con molto rispetto. Ci hanno sequestrato perché siamo italiane, quando hanno compreso qual era il nostro lavoro, è migliorato il rapporto.” ha spiegato Simona Torretta. Dopo aver ringraziato il popolo iracheno e italiano per la solidarietà e tutti coloro che si sono mobilitati in favore del rilascio, hanno entrambe dichiarato di aver intenzione di tornare presto in Iraq per proseguire la loro attività; “E’ la vita. Nei momenti di sconforto abbiamo trovato la forza in quello che abbiamo fatto.” Questo coraggio che permane nelle parole delle due ragazze, la loro energia, la loro forza ci ha lasciato un po’ perplessi. Infatti, dopo un’esperienza simile, negli occhi delle due donne brillano ancora i ricordi dell’attività svolta in collaborazione con gli altri volontari. Dunque questa scelta così carica di sensibilità per le sofferenze altrui è tanto forte da essere quasi incisa negli animi. Come anche quella di Gino Strada, fondatore di EMERGENCY, il medico di pace, sostenitore convinto di un’attività che tiene uniti uomini e donne, giunti da ogni parte del pianeta per lenire le ferite di terre distrutte dalla guerra e dalla povertà. Perché tutto questo? Perché rischiare la vita, perché perdere tempo laggiù? Forse perché da troppo tempo ormai la civiltà occidentale ignora che il valore di una vita umana è sempre lo stesso, che un pompiere di New York non è diverso da chi cerca di estrarre dei corpi dalle macerie dei villaggi bombardati dai “signori della guerra”, assetati di petrolio e potere. Hanno solo ingrossato le file di milioni di civili morti per le guerre di quest’ epoca che chiamiamo “dopoguerra”. Non è con l’odio che si porta la pace. Forse per questo Simona Torretta e Simona Pari sono tanto entusiaste e impazienti di tornare in Iraq, perché portare un po’ di sollievo ad un popolo agonizzante dà più gioia di una vita sicura. “IMAGINE ALL THE PEOPLE LIVING LIFE IN PEACE” disse una volta John Lennon in una delle sue canzoni più belle:crediamoci! Mariagrazia Zippo IV G modo i giovani non riescono ad attribuire ad ogni cosa ricevuta il giusto valore, non riescono cioè a comprendere quante ore di lavoro dei genitori si trovano in quel cellulare ultimo modello piuttosto che in quel computer o in quei pantaloni firmati. Inoltre il nucleo famigliare non riesce più a fornire due figure genitoriali affidabili, differenti ma complementari, portatrici di valori e modelli di comportamento che costituiscono un punto di riferimento fermo per l’adolescente, essendo spesso disgregato a causa di divorzi tutti finalizzati a far prevalere l’interesse del singolo coniuge sull’unione famigliare. Questa realtà non fa altro che diminuire le differenze fra uomo e donna e paradossalmente causa una sorta di inversione dei ruoli; purtroppo non è un caso che le artefici del disastro del Parini siano proprio tre ragazze, a testimonianza di una omologazione appiattita sul peggio dei modelli maschili. Per questo motivo il giovane, affidato dai genitori lavoratori alle cure di “mamma TV” sin dalla sua più tenera età, si trova bombardato da quei modelli alquanto superficiali che i media promuovono, costituiti spesso da persone scaltre e capaci di sfruttare a loro favore i mass media, come l’ormai mitico Costantino. Pertanto le personalità più forti (in continua diminuzione) e quelle più insicure tendono ad omologarsi con i modelli proposti per raggiungere la loro ricchezza (materiale) e la loro fama (spesso temporanea), mettendo al primo posto il raggiungimento della perfezione, ovviamente nell’accezione attuale del termine, che pone al primo posto l’esteriorità, piuttosto che la cultura o i valori morali. Prova ne è la lista, abbastanza lunga perché possa passare inosservata, di giovani, tra cui una diciottenne, morti a causa di farmaci assunti per dimagrire o di diete fai-da-te seguite secondo l’OMS (l’Organizzazione Mondiale per la Sanità) da ben sette italiani su dieci, per conseguire una forma fisica impeccabile per la fatidica quanto ormai tradizionale “prova-costume”. Cosa dobbiamo aspettarci da una generazione come la nostra che compra oltre 120mila copie del libro “Costantino desnudo”, in cui vengono esaltate le gesta del mito del momento maggiormente portatrici di alti valori morali, tra cui si annoverano la schiavitù dagli steroidi, la dipendenza dalla cocaina durata due anni, il lancio di un professore da una finestra e l’induzione di una sua fidanzata ad interrompere due gravidanze, che potevano costituire ostacoli per il suo successo. Pertanto non crediamo sia opportuno parlare in casi come questo del Parini di semplici bravate adolescenziali, simboli di un generico ribellismo contro tutto il mondo adulto e ogni sua imposizione, ma bisognerebbe considerarlo come un indice puntato contro una famiglia e una società adulta incapaci di svolgere il loro ruolo. Mariangela Carbone & Cesare Ponzo, IV B BRANCO ASSASSINO: un’altra vittima “ Vi prego costituitevi, vi prego costituitevi. Fatelo per la memoria di Giusy , lei dall’altro mondo vi guarderà, vi perdonerà pure”. Con queste parole la madre di Giuseppina Potenza, la quindicenne massacrata il 12 Novembre 2004 a colpi di pietra e ritrovata in un tratturo alla periferia di Manfredonia, lancia un appello agli assassini. E’ questo un altro delitto che si aggiunge all’interminabile lista di omicidi che ultimamente vede coinvolte sempre più giovani vittime. Purtroppo ci ritroviamo di fronte ad una situazione che va peggiorando di giorno in giorno e che sta diventando uno degli aspetti più negativi dell’Italia. Ormai nel nostro paese la vita umana sembra non avere più alcun valore: si uccide, si violenta, si ferisce senza nessun ritegno. Ricorderete infatti casi analoghi come il delitto di Cogne o ancora quello di Novi Ligure per poi andare all’agghiacciante confessione del capo delle “ Bestie di Satana “. Tutti fatti di cronaca ugualmente sconvolgenti che hanno fatto parlare giornali e TV ma che col passare degli anni, come è successo tante altre volte, verranno archiviati. La scomparsa di questi ragazzi, quindi, sarà stata inutile se i colpevoli non sconteranno la giusta pena e giustizia non sarà fatta. Ma se s’intende far rispettare la giustizia, è necessario riprendere un cammino comune di civiltà e cercare di migliorare la convivenza umana. In questo cammino anche la scuola è chiamata a svolgere la sua parte e a proporre, in misura anche maggiore di quanto già non faccia, le tematiche connesse alla legalità, ossia al rispetto e alla pratica della legge, che è poi la condizione fondamentale perché nel nostro Paese vi siano Libertà, giustizia e pace. Daniela e Ilaria Cazzato IV A Scient. …A PROPOSITO DI INGIUSTIZIA! INCONTRO CON UN DETENUTO DELLE CARCERI DI PALAZZO GALLONE Le diverse epoche, i vari tasselli che compongono la storia sono caratterizzati da un continuo cambiamento sociale, politico e religioso dell’uomo. C’è stato un tempo in cui “l’uomo spadroneggiava sull’uomo” ; mi spiego: c’è stato un tempo in cui i più forti vincevano e i più deboli non solo perdevano, ma soprattutto perivano; c’è stato un tempo in cui “quelli dal sangue color oro (o blu)” passeggiavano vestiti dei loro gioielli, dei loro lussuosi abiti, calpestando i sentimenti di “quelli dal sangue color marrone”, marrone come il colore della terra; c’è stato un tempo in cui l’uomo ricco e potente faceva sparare dai suoi soldati sulla folla affamata, su genitori che speravano di tornare a casa dai loro figli per portar loro un pezzo di pane necessario a farli vivere almeno un altro po’. Chissà quante volte sarà capitato nella storia che un uomo abbia rubato quel pezzo di pane e poi si sia ritrovato chiuso in una cella a contare e ricontare i giorni trascorsi lì dentro fino a perderne il conto. Lo scorso settembre, con la mia classe e le docenti di Italiano e Filosofia (alcuni alunni della II e della III B Cl sono stati le nostre esperte ‘guide turistiche’), ho visitato un posto particolare: PALAZZO GALLONE e, come amante della storia, non potevano non impressionarmi le prigioni. Non le avevo mai viste, però non mi sentivo spaesato, forse perché è così che me le prefiguravo: una “scatola in cui sono contenuti i pianti, i dolori, le sofferenze della gente”. Ho cercato allora di immaginare quanto potesse essere dura la vita in quella scatola, ho provato a immaginare un detenuto ed ecco quello che ho visto: ho visto un uomo, anche se dal modo in cui è trattato sembra più una bestia (anzi le bestie sono trattate meglio), vestito di stracci che a malapena nasconde le ferite delle torture, con il volto mascherato dai lunghi capelli e dalla folta barba. Provo a guardarlo negli occhi e non vedo niente, solo il buio, il vuoto. Provo a parlargli ma rimane sempre lì immobile: in fondo, cosa avrebbe da dirmi? Solo di una moglie e dei figli lasciati senza un marito e un padre, solo di genitori e fratelli lasciati senza un figlio e un fratello: e già, perché in quella scatola ci sono anche ragazzi, adolescenti, bambini. Intanto nel suo silenzio continuo a fissare la stanza e vedo sui muri dei disegni e lì ,in basso, sono segnati con delle tacche i giorni passati in carcere: sono troppi…troppo pochi, l’ultimo poi quasi non si intravede, forse è proprio in quel giorno che ha perso del tutto la speranza di uscire da questa scatola infernale. COSIMO MARUCCIA I B Class. NEL TERZO MILLENNIO SI PUÒ ANCORA PARLARE DI RAZZISMO? “Il marchio di Caino è ancora scritto sulla nostra fronte” “Alle soglie del nuovo millennio, non esiste persona <diversa>. Non esiste una sola persona che sia inferiore ad un’altra. Chi è veramente inferiore è il razzista, perché la sua mente troppo piccola non può contenere un pensiero come l’<uomo>”. Recitava pressappoco così il testo di una “pubblicità progresso” di qualche anno fa; parole perentorie, dure che dovrebbero giungere all’ orecchio di molti di noi, ancora sopraffatti da un odio irragionevole che ci porta a crocifiggere chi ai nostri occhi, specchio di una mente grottesca e spesso appannata da insulsi pregiudizi, appare un “diverso”. Ma in realtà come può la mia minuscola mente arrogarsi il diritto di discriminare, di considerare fratello un uomo nato nel mio paese e “diverso”, inferiore, chi magari ha delle abitudini e una cultura differente dalla mia? Sono queste alcune delle domande che dovremmo porci, domande che non possono però avere una risposta plausibile, perché la parola “diverso”, in una società che ha ormai accorciato le distanze fra gli uomini grazie all’avvicendarsi dei rapporti internazionali, non ha ragion d’essere. Sarebbe bello poter gridare che la “tragica cecità degli uomini”, che Martin Luter King tanto rimproverava, è ormai tramontata; che la Shoah è una vergogna dell’umanità che mai più si ripeterà; che un colore e un odore diversi non peseranno più. Eppure purtroppo- “il marchio di Caino”come aveva affermato Papa Giovanni XIII- “è ancora scritto sulla nostra fronte”: molti nostri fratelli Abele giacciono ancora insanguinati e in lacrime per colpa nostra. Sono troppi, e ancora troppi a cadere dentro le nostre fauci voraci, troppi a vedersi trattare come estranei, troppi che pur lavorando nel nostro Paese e contribuendo così alla crescita della nostra comunità si vedono sbattere una porta in faccia non appena chiedono aiuto, troppe le vittime di gesti di stampo razzista. E questo se già per morale è riprovevole, in un mondo aperto quale il nostro non è, nel modo più assoluto, ammissibile. È proprio ora di rimboccarsi le maniche, di impegnarsi per costruire un mondo più a misura di tutti, dove il reciproco rispetto e la fratellanza non siano un’utopia, ma al contrario una base solida su cui costruire tutti i rapporti fra gli uomini, così che la “diversità” possa essere motivo di crescita. RUBERTO FEDERICA V B Pg.2 TUTTOSTAMPACCHIA Continua dalla prima... PER GIULIA... con lo sguardo alla ricerca di volti conosciuti…si trasferiva dallo Scientifico al Classico, quel 21 Ottobre di due anni fa…un’AMICIZIA che durerà per SEMPRE! Entrava in classe con i suoi 5 minuti di ritardo, con una scusa bella e pronta per i prof…il suo “Seven” blu sulla spalla, i suoi “Vogue” neri sulla punta del naso, una delle sue immancabili cinte intorno alla vita, una dolce “Club rossa” in bocca…sotto il banco, il suo tè alla pesca, le “Croccantelle” al bacon e i bigliettini già ritagliati da mandare…sul banco, gli sfoghi delle ore più noiose di lezione e gli “schemini” dei posti in camera della mancata gita a Napoli…nel borsellino, specchio e “Labello”…dietro il borsellino il suo “Nokia”, pronto a ricevere messaggi e squilli di qualche amico o ammiratore…la battuta, il consiglio, il rimedio sempre pronti…qualcosa da raccontare ogni mattina: un ragazzo conosciuto, l’ultimo pettegolezzo, la maglietta comprata, la trama di un film, una nuova canzone, un messaggio ricevuto, un giro in scooter, la divertentissima festa della sera prima…qualcosa di nuovo ce l’aveva sempre…e ancora adesso, continua a sussurrarci in silenzio nel cuore cose che noi non riusciamo neppure a comprendere… Così GIULIA, adagiata nel nostro cuore, VIVE ANCORA CON NOI, sostenendoci e ridendo delle cose che ci fanno arrabbiare, ma che per lei, che sa tutto, sono così buffe! GIULIA È CON NOI, durante le lezioni, le assemblee e le lezioni di danza; È nei nostri sorrisi, nelle nostre lacrime e nei nostri sogni…Lei, se la starà passando di sicuro alla grande in quella vita, che non ha nessun paragone con questa! 1974-2004 LETTERA DA UN COMPAGNO DI CLASSE Ora che è giunta improvvisa ma ineludibile la scadenza temporale del trentennale della nostra “maturità classica” (siamo storicamente i primi maturati del Classico di Tricase),con il lento diradarsi della foschia sui ricordi,mi induco ad una riverente rilettura degli appunti di una fase esaltante e mai piu’ ripetuta della mia vita. Intendo farlo insieme a voi,compagni di quel viaggio durato cinque anni,un lustro che si pone nell’età del ferro della nostra esistenza;vissuto apparentemente con la usuale quotidianità,non vi sono lezioni per il mondo né rivelazioni da scuotere le coscienze.Eravamo l’unica classe di un umilissimo liceo,di una anonima sezione distaccata,(da Casarano)senza glorie, blasoni ed orpelli,adolescente in quanto nata con noi ma che cresceva con noi. Affezionati l’un l’altro,vivevamo le stesse sensazioni per l’ampio respiro degli spazi aperti,per il gusto del vento,per la luce del sole e la freschezza mattutina del futuro ci inebriava. Eravamo esaltati da episodi forse inconsistenti ed inesprimibili ma,certo,meritevoli di essere vissuti. A volte mi sorprendo a sognare di ritornare a quei tempi e,spesso,rivisito quella vecchia costruzione (accanto la caserma dei Carabinieri)a risentire l’odore del gesso,della carta e,rivedendo quei muri avviliti dal tempo,come in un sottofondo lontano,ascolto il brusio inequivocabile di una scolaresca.Tutti sognano ma non allo stesso modo e non le stesse cose ed ancora oggi vago nei ripostigli polverosi della memoria per ritrovare quelle passioni mai dimenticate. Insieme a 16 altri compagni nel 1969 ci trovammo ad essere la prima EUTANASIA: La sua…IA Cl. DIRITTO DI MORTE?…NO, DOVERE DI VIVERE! Correva solo il 400 a.c. quando Ippocrate di Cos nei suoi giuramenti si chiese quanto fosse lecito procurarsi volontariamente la morte per sfuggire a sofferenze fisiche e travagli interiori. A più di venticinque secoli di distanza, sempre più numerosi sono gli uomini che offuscati dal dolore, perdono di vista il dono della vita non desiderando altro che la fine del proprio soggiorno nel mondo. Diffusasi soprattutto a partire dagli anni 70’, la pratica dell’ eutanasia , cioè la morte assistita e volontaria voluta in seguito all’ insopportabilità del dolore, è oggi un tema socialmente scottante che assume continuamente nuove sfumature e che suscita inevitabilmente consensi ed obiezioni. Il dibattito etico – filosofico sorto sulla questione verte intorno a profondi interrogativi che non richiedono solo competenze specificamente mediche ma che abbracciano anche tematiche morali ed antropologiche: quali sono le condizioni necessarie per stabilire la legalità o l’ illegalità dell’ eutanasia? L’ uomo ha davvero il diritto “onnipotente” di disporre in maniera assolutistica della propria vita e di chiederne la soppressione una volta che questa sia ritenuta “senza valore”? Ma una volta affermato che la vita può essere soppressa, a chi spetterà poi il diritto di stabilire quando e soprattutto se possa essere ritenuta “senza valore”? Di fronte a tali quesiti di grande rilievo non poteva certo mancare la opinione religiosa che considera la vita come dono di Dio e che inquadra l’ uomo come beneficiario e responsabile, ma non come proprietario. La Chiesa Cattolica supporta questa tesi riproponendo l’ insegnamento di Giovanni Paolo II nell’ enciclica Evangelium: “Anche se non motivata dal rifiuto egoistico di farsi carico dell’esistenza di chi soffre, l’eutanasia deve dirsi una falsa pietà, anzi una preoccupante “perversione” di essa: la vera “compassione”, infatti, rende solidale col dolore altrui, non sopprime colui del quale non si può sopportare la sofferenza. [...]” Ciò nonostante, a partire dalla seconda metà del novecento, nazioni come l’ Olanda, il Belgio e l’ Australia hanno legalizzato la pratica dell’ eutanasia e il numero dei “casi” sottoposti a morte anticipata ed assistita è drasticamente aumentato. Ma considerando la connessione tra suicidio ed eutanasia come stretta ed inscindibile, è aumentato drasticamente anche il numero di chi ha timbrato un “biglietto di non ritorno”, semplicemente perché non aveva più voglia di vivere, di lottare contro le sofferenze, di far fronte al dolore umano che senza dubbio è inscindibile dall’esperienza della vita stessa. In questi casi, pertanto, non si è forse di fronte ad una svalutazione assolutamente ingiustificata dell’esistenza che va chiaramente oltre ogni tipo di dolore fisico e che si nasconde dietro al falso diritto dell’ uomo di recidere autonomamente la propria vita? La vita è un dono e va presa come tale. Non esiste alcun diritto che permetta all’uomo di stabilirne la fine ma esiste solo il dovere di viverla con le sue gioie e i suoi dolori, con le sue sconfitte e con le sue vittorie. Veronica Trani 3^B classe,l’unica,del Ginnasio di Tricase, i prototipi di un liceo ancora in fasce. Inizialmente sistemati ove il buon senso avrebbe sconsigliato di ospitare dei terremotati,iniziammo questo percorso con la ingenua freschezza dei quattordici anni;troppo giovani per comprendere o essere artefici della “rivoluzione culturale” che in quegli anni avveniva,fummo trascinati nel fiume in piena degli eventi anche se,poi,la realtà della vita ha avuto la meglio sulle improbabili utopie ideologiche che pure,nella loro contrastante diversità,non hanno mai impedito che l’amicizia fosse il fulcro,il collante dei nostri rapporti piu’ profondi. I docenti,poi,erano per lo piu’ di prima nomina, quasi a voler saggiare e mettere alla prova le loro doti professionali con noi in un tempo in cui la correttezza ed il rispetto erano l’elemento fondante del nostro rapportarci ad essi.L’arroganza ci era sconosciuta. Con loro abbiamo assaporato la finezza espressiva Dantesca,la profondità della filosofia Kantiana,l’arte letteraria del Greco e del Latino,apprendimento che appariva allora inutile,vacuo,effimero,privo di concretezza ma che,col tempo,abbiamo apprezzato come autentica spiritualità della esistenza. Di fronte a questo,le intemperanze giacobine di qualcuno non hanno affatto sbiadito l’icona del corpo docente che rimane un fattore indissolubile della esperienza scolastica. Forse su quei banchi la cultura,quella vera,aulica, profonda,quella che eleva a traguardi inusuali non l’abbiamo mai operata,visto che eravamo accompagnati da quel sospiroso “…potrebbe fare di piu’”paradigma di potenzialità sopite e,dunque,lo studio sistematico era un timido optional a cui pochissimi si dedicavano e,in LA PSICOLOGIA DEI COLORI Perché ci vestiamo solo con certi colori? Perché le confezioni dei prodotti che acquistiamo seguono uno standard cromatico? La relazione uomo-colore è stata studiata a lungo negli ultimi due secoli: basti pensare al saggio “Teoria dei colori”, redatto da Wolfgang Goethe nel 1810, secondo il quale l’impressione visiva riflette in realtà quanto avviene nella nostra psiche e nel nostro corpo. I colori ci aiutano quindi a scegliere e a capire la nostra personalità, quella di chi ci è vicino e i segreti delle cose che ci circondano. CHE COLORE PREFERISCI? GIALLO: preferito dagli estroversi, da chi fa subito amicizia e nello stesso tempo è molto onesto con sé stesso, portato alla modernità ed al successo. ROSSO: è scelto dalle persone sincere ed oneste, ma che non conoscono mezze misure. BLU: incertezza, paure, confusioni, si agitano nell’animo di queste persone che, per altro, possono apparire tranquille ed equilibrate. Risulta invece sgradito a chi è solitario, ma senza tristezze. ROSA: è amato dai tipi generosi,comprensivi, affabili, in genere buoni conversatori.VERDE: tinta prediletta dai grandi pianificatori, che non lasciano nulla al caso o alla fantasia. ARANCIONE: è il colore dell’ottimista che cerca sempre il lato positivo della vita e l’affronta con serenità e allegria. MARRONE: ricorda la terra ed è gradito a persone di buon senso, amanti della tradizione, tranquille ed affettuose. BIANCO: rivela ordine mentale come pure una certa propensione al misticismo. Mariangela Carbone, IVB scientifico ogni caso,nessuno di noi ha “…eretto un monumento piu’ duraturo del bronzo” ma,nella relatività dell’impegno profuso abbiamo certamente appreso il rispetto,la umiltà,la umanità;valori non scontatamente acquisibili ma che sono le componenti del gusto terapeutico della conoscenza. Erano gli indimenticabili anni settanta in un’età generatrice dei sentimenti piu’ casti come l’amicizia e l’amore, foriero di quelle tachicardie amorose che oggi, dato il tasso di colesterolo,sarebbero letali. Candidamente ingenui,eravamo soggetti a facili rossori dopo tutto,si era la generazione che era andata a letto dopo Carosello ed il nostro quotidiano era privo di quei bisbigli elettronici che saturano l’etere delle nuove leve e le improvvise tempeste ormonali venivano placate ricorrendo a metodi del tutto autarchici. παντα ρει Nel bene o nel male,certamente tutto passa;è un fattore irrinunciabile del trascorrere della vita. Ciò che conta è che non passi senza lasciar traccia e quella scuola ha lasciato una eredità fatta di cose semplici ma ormai rare da trovare nell’ipermercato dell’oggi,ove la smania di apparire ha sbaragliato il buon gusto dell’essere. Sommessamente vi dico grazie,compagni e docenti,nella convinzione che le mie sensazioni siano condivise da tutti voi. Ai giovani che casualmente incapperanno in questi miei pensieri posso solo dire di non essere così arrogante da crederci migliori ne tanto masochista da reputarci peggiori;eravamo soltanto figli di quell’epoca. Un ricordo va a chi ci ha dovuto lasciare per sottostare ad un crudele tributo prematuramente reclamato dalla vita ma che certamente nella sua essenza spirituale è accanto a noi. Quando avrete l’occasione di passare da quella scuola,fermatevi un attimo a ricordare che là siamo stati studenti e…….. ragazzi. Un ex alunno del Ginnasio - Liceo di Tricase Gabriele Marasco AH… L´ADOLESCIENZA... CHE VITA!!!! “No ai giornali e al caffè`, solo sms appena svegli”.Questi sono i ragazzi d’oggi, che si stringono nelle spalle quando si pongono loro domande a cui non sanno rispondere.Tre giri di “kefiah” intorno al collo, ombelico scoperto anche d’inverno, jeans a vita bassa, slip colorati in mostra ..sono un po’ menefreghisti, s’interessano solo delle cose che li riguardano, e la politica ? il 19,4 %ha detto di interessarsi, e di questi il 60 % e´ di sinistra, gli antiberlusconi ; “tanto i politici fanno schifo”, ha detto una ragazza , “non fanno niente di buono”.La paghetta settimanale e´una vera disgrazia, i genitori pur di soddisfare i propri figli , consegnano loro 400 euro settimanali, che sono spesi tra sigarette, pizze, birre, cd e tanta erba. L´ erba e´ come un rito, s’inizia a 13 anni, e poi ci sono il bullismo e gli atti vandalici.Gli psicologi affermano che questa generazione e´quella cresciuta senza favole perché non si sogna più, accusano i giovani di creare “film”, recitare una parte nella propria vita, forse e´quello che ci ha spiegato Pirandello, parlando delle maschere.I ragazzi hanno tante risorse ma sono tentati dall´avere tutto e subito ; la cosa che mi preoccupa e´ che le loro aspirazioni si fermano ai reality show, ai personaggi tv, non vogliono evolversi, secondo molti e´ più ´ facile andare in tv e diventare famosi che frequentare delle università e laurearsi.Per fortuna un dato positivo c´ è: i ragazzi non sono più ´ attaccati alla famiglia tanto da restare trentenni a casa, mantenuti , ma vogliono volare liberi per scoprire le meraviglie del mondo, magari lavorando con i servizi sociali o come militari. Purtroppo i tempi cambiano e pure i ragazzi ; chissa´ che non abbassino la patente ai 16 anni?! Anna Aurora Linnea Ciccarese IIA Sc. Pg.8 TUTTOSTAMPACCHIA Rappresentare la caricatura significa disegnare l’immagine di qualcuno esagerandone volutamente i particolari tipici, con intenti umoristici o satirici. Lo scopo delle caricature è infatti sempre quello di suscitare il riso, anche se a volte è una risata che lascia...il sorriso in bocca! (Grimaldi IV A scient.) A TAVOLA DA ATLETA: REGOLE D’ORO PER LO SPORTIVO DI QUALUNQUE ETÀ IL ROCK ANCORA UNA VOLTA IN AIUTO DELL’AFRICA A diciannove anni dal Live Aid, il più grande concerto rock della storia che raccolse 140 miliardi di dollari per salvare l’Africa dal flagello della carestia, esce il DVD del concerto benefico dell’85. Bob Geldof ci riprova: ha trasformato il megaconcerto il un quadruplo DVD di dieci ore e passa, completato da documenti inediti per far rivivere l’evento rock del 13 luglio 1985. All’impresa parteciparono gratuitamente artisti del calibro di Sting, David Bowie, U2, Mick Jagger, Elton John, Boy George, Duran Duran,… Geldof ha messo il DVD Live Aid all’asta, e i diritti sono stati acquistati, con un assegno a sette cifre, dalla Warner Music. Gli artisti, ovviamente, hanno rinunciato ai diritti di autore. Nel video mancano solo i Led Zeppelin,sul web corre voce di una mancata autorizzazione da parte loro, in cambio avrebbero versato soldi al fondo pro Africa. Tutti i proventi delle vendite, fino all’ultimo penny, saranno destinati al Dalfur, in Sudan. Bob Geldof, oggi membro della Commissione Africana, durante un’intervista ha detto: “vorrei che tutti facessero il possibile per far diventare questo DVD il più venduto del prossimo Natale. Questo non è solo il DVD di un concerto, è un’ancora di salvezza.” Alessia Cosi IIA scient. Ecco i suggerimenti giusti per chi ama fare sport Decidere di essere uno sportivo comporta sempre molti sacrifici, soprattutto per chi fa sul serio e vuole diventare un atleta a livello agonistico. Questo non significa che chi fa sport per puro piacere personale non abbia delle regole da seguire. Eccone alcune che possono fare al caso vostro: Praticare quotidianamente attività sportive; Distribuire l’alimentazione giornaliera in cinque pasti; Fare un’abbondante e genuina colazione; A pranzo mangiare pasta, frutta e verdura alcune ore prima dell’allenamento pomeridiano; Non far mancare nell’alimentazione quotidiana latte, yogurt e formaggi; Consumare sempre cibi leggeri e ricchi di sostanze antiossidanti; Bere acqua e the a sazietà; Controllare regolarmente le proprie condizioni fisiche dal medico di fiducia per non avere spiacevoli sorprese; Ricordarsi che l’utilizzo di sostanze dopanti è pericoloso per la propria salute ed assolutamente contrario allo stesso spirito dello sport. VISITATE Il sito http://www.liceiscientifici.it/ stampacchia.tricase il NOSTRO GIORNALE D’ISTITUTO ON-LINE Anna Corsanello IV A Scient. Dirigente scolastico: Prof. Francesco Renzo Responsabile: Prof. Giovanni Nuzzo Comitato di redazione: Prof. Carmelo Anastasio Studenti: Bitonti Angelica, Trani Veronica, Carbone Cesare, Corsanello Anna, Ciardo Valeria, Ciccarese Aurora, Roberto Luana, Licchelli Stefano, Licchelli Loretta, Ruberti Emanuela, Scappaviva Elisa, Zollino Mariella, Candido Chiara, Carbone Donato. Collaboratori : Bitonti Angelica, Bortone Alessandro, Carbone Donato, Calzolaro Erica, Candido Chiara, Capece Marina, Carbone Mariangela, Carbone Cesare, Cassiano Alice, Cazzato Ilaria, Cazzato Daniela, Chiuri Rocco, Ciardo Valeria, Ciccarese A.Aurora, Cinelli Lara, Corsanello Anna, D’amico Antonio, De Giorgi Agnese, De Giorgi Diego,De Micheli Laura, De Nuccio Valentina, Duca Melania, Elia Antonella, Graps Giampiero, Grecuccio Stefano, Grezio Maria Lucia, Guerra Antonella, Licchelli Loretta, Licchelli Stafano, Roberto Luana, Marzo Carmine, Miranda Angela, Montefusco Antonio, Panico Gianluca, Ponzo Cesare Marco, Nuzzello Ippazio, Ruberti Emanuela, Scappaviva Elisa, Serafini Monica, Sergi Marica, Simone Lucia, Sodero Francesca, Stefanachi Filenia, Storti Stefano, Trani Veronica, Villanova Francesca, Volpe Alice, Zollino Mariella. Stampa: Imago Pubblicità Lucugnano tel.0833.784262 Stampato su carta riciclata I BABY DEL LECCE TRA LE GRANDI I “terribili” ragazzi di Zeman protagonisti della favola salentina Siamo ormai a circa un terzo del campionato italiano di calcio 2004/2005 e la squadra rivelazione di questo torneo sembra proprio essere il nostro Lecce: l’attacco tra i più prolifici della serie A, una classifica che fa sognare un posto in Europa, la rosa più giovane della massima serie ed un gioco a dir poco spettacolare, sono fattori primi di questo Lecce, che vince e convince. Sembra proprio che sia l’annata buona per una società che merita questo ed altro per il lavoro svolto: è il terzo anno nel quale i vertici massimi della compagine salentina, con un occhio al bilancio, hanno messo su una squadra di giovani talenti, provenienti dai balcani o dal Sud America, volta a divertire col bel gioco e che soprattutto vince. E i frutti si vedono: cosa dire dell’uruguaiano Chevanton, scoperto dal Lecce e poi passato dopo due stagioni memorabili, con la promozione nella massima categoria e la salvezza raggiunta in anticipo, nelle file del Monaco, club vice campione d’Europa? dei giallorossi Boijnov, Vucinic, Ledesma, Cassetti e altri, usciti dal vivaio e oggetto di contesa delle “grandi” già dal prossimo gennaio, alla riapertura del calciomercato? Giovani che, pur peccando di inesperienza, mettono giornalmente in campo la propria grinta e determinazione di far bene. Il tutto sotto il controllo tecnico dell’espertissimo Zdenek Zeman, volto ormai vecchio del calcio italiano, il quale, dato per perso dalla critica sportiva nello scorso giugno per il suo gioco propenso esclusivamente all’attacco ed con una difesa destinata a prender molti gol, si è tolto non poche soddisfazioni. Nonostante ciò, il 4-3-3 sembra proprio lo schema giusto per una squadra decisa ad imporre il gioco, per le caratteristiche dei giocatori, e a divertire i suppotters giallorossi che oltretutto meritano un occhio di riguardo. Da Torino a Palermo non esiste trasferta che possa dirsi lontana per loro, che amano questa squadra , amano il Salento e amano il calcio. Quale spot pubblicitario più efficace per una Terra, quella salentina proiettata verso l’Europa, e chissà se potrà farlo grazie al calcio. Sogni a parte, ci auguriamo che giunga al più presto la certezza della permanenza in serie A, per poi guardare in alto. FORZA GIALLOROSSI!!! Giampiero Graps III B Scient. Le risultanze Visitatori: 15350 Articoli inseriti in rete: 76 Immagini inserite in rete: 72 Sezioni presenti nel sito: ambiente e territorio, primo piano, cronaca, costume e società, giovani, istruzione, la nostra scuola, musica, sport, riflessioni, poesie, recensioni. Classifica: Primi in Puglia per numero di articoli. 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