L’Helicobacter Pilory La sua forma è oggettivamente bizzarra, con lunghi flagelli che si muovono come fossero delle eliche, da qui il suo nome Helicobacter Pylori (Hp). E’ un microbo che ha la particolarità di riuscire a vivere nello stomaco in un ambiente estremamente ostile a causa della sua acidità causando con la sua presenza una infiammazione della mucosa gastrica (gastrite). Lo stomaco produce acido cloridrico concentrato ed enzimi digestivi che possono sciogliere e digerire una bistecca o gli altri alimenti e con essi tutti i microbi presenti nel cibo. L’HP ha escogitato un trucco che gli consente di sopravvivere nell’inferno chimico. Infatti, realizza con la complicità del muco dello stomaco una bolla di sopravvivenza in cui l’acidità sparisce. Il trucco del HP è un enzima chiamato Ureasi (un operaio specializzato) che lui possiede, capace di neutralizzare l’acido che lo raggiunge tamponandolo con il bicarbonato e l’ammonio che si formano per opera dell’Ureasi che modifica l’urea, abbondantemente presente nel muco dello stomaco. Questa diminuzione locale di acidità nella zona dove l’HP si è insediato, fa scattare un meccanismo di allerta dello stomaco, che ingannato da una falsa diminuzione di acidità immette grandi quantità di acido cloridrico contribuendo così all’istaurarsi della gastrite. Un importante esame di laboratorio per diagnosticare la presenza del HP si basa proprio sull’attività dell’Ureasi ed è l’Urea Breth Test, esame di facile esecuzione con alcune limitazioni che vedremo di seguito. Un altro caposaldo della resistenza del Hp consiste nel fatto che le difese immunitarie naturali dell'organismo non possono raggiungerlo all’interno del muco gastrico. Il sistema immunitario risponde all'infezione da Hp inviando truppe specializzate, i linfociti T "Killer", i neutrofili ed altri fattori di difesa, ma questi non riescono a raggiungerlo perché non penetrano agevolmente la barriera mucosa dello stomaco. I globuli bianchi si accumulano sempre più, molti di loro muoiono sul campo liberando le sostanze tossiche che utilizzano quando catturano un batterio per ucciderlo, contribuendo ad aumentare l’infiammazione della mucosa, inoltre, l’ultima beffa è rappresentata dal fatto che i nutrienti e i sostegni logistici inviati in supporto del sistema immunitario sono utilizzati da HP per nutrirsi e duplicarsi. Ci sono diverse famiglie di Helicobacter con caratteristiche comuni, ma con importanti differenze che ne determinano diversi livelli di aggressività. Abbiamo detto all’inizio che la forma del HP è piuttosto bizzarra e le sfaccettature o le caratteristiche con cui si presenta al sistema immunitario sono numerose. Ci sono in particolare quindici proteine (fig.1) che costituiscono l’identikit del HP verso le quali il sistema immunitario produce anticorpi specifici. Queste proteine hanno grandezze e pesi differenti e ad ognuna di queste corrispondono capacità operative del batterio. Esistono, infatti, ceppi batterici che possiedono, come abbiamo visto, la proteina Ureasi B (peso di 66 kD), ed altri più virulenti che producono delle citotossine associate a un più severo danno tissutale. Si tratta della citotossina vacuolizzante VacA (peso di 95kD) e della citotossina CagA (peso di 120 kD) le quali producono un danno cellulare amplificando la risposta infiammatoria delle mucose predisponendo in tal modo una eventuale trasformazione oncologica. Nella tabella che segue si vedono le 15 proteine, le loro caratteristiche e la loro specificità (alcune sono tipiche dell’HP, altre in comune con diversi batteri intestinali). DIAGNOSI La Western Blot per l’Helicobacter Pylori WB HP Il Gold Standard per la identificazione dell’HP è la Western Blot. Su una striscia di materiale particolare sono state adese le proteine che caratterizzano tutte le famiglie di HP (antigeni altamente purificati) che si sono distribuite sulla striscia a seconda del loro peso molecolare. Su questa striscia si fa migrare il sangue del soggetto in esame e se sono presenti anticorpi nei confronti delle proteine vengono evidenziati colorando la striscia nel punto dove si incontrano antigene e anticorpo. In tal modo si può classificare quale ceppo batterico di HP è presente, se quello di Tipo 1 con le due citotossine VacA e CagA, oppure quello di Tipo 2 con la presenza delle altre proteine senza le prime due (ceppi meno pericolosi e aggressivi). Il valore aggiunto più prezioso della WB HP è l’identificazione di tutte le “bande di anticorpi” presenti che possono essere coinvolti, tramite il meccanismo del Mimetismo molecolare nella patogenesi di altre malattie correlate. Ricordiamo ad esempio il legame fra HP e Tireopatie, fra HP e Aterosclerosi o attacchi cardiaci o l’interazione fra HP e attività piastrinica. Gli Omeopati immunologi tengono in grande conto le informazioni fornite dalla WB HP proprio per le reazioni crociate o i meccanismi di mimetismo molecolare che le 15 bande di anticorpi possono attivare. (fig. 2) Test del respiro all'urea marcata (Urea Breath Test) Viene eseguito generalmente al mattino, dopo un digiuno di almeno 6 ore. Si somministra una bustina di citrato di sodio e dopo 10 minuti, soffiando in un'apposita provetta, viene raccolto un primo campione di aria espirata. Viene quindi somministrata al paziente una piccola compressa di Urea-C13 e viene raccolto un nuovo campione di aria espirata in un'altra provetta dopo circa 30 minuti. Dalla quantità di CO2 marcata presente nel respiro dopo 30 minuti, si risale alla presenza di Hp nello stomaco; l'Hp, infatti, come già visto, scinde l'urea in bicarbonato (e quindi anche CO2) ed ammoniaca e quindi nel paziente con una infezione da Hp, la CO2 marcata espirata dopo mezz'ora sarà di superiore a quella espirata da una persona senza infezione. Questo test è rapido, indolore, economico e molto affidabile: rileva la presenza di Hp in tempo reale e può essere utilizzato anche per controllare se una eventuale terapia praticata è stata efficace nell'eradicare l'infezione da Hp. Ha un grande limite: identifica solo le famiglie di HP che esprimono la proteina p66 o UreasiB. Se il test è positivo non ci sono dubbi, ma la negatività non può escludere la presenza magari di un HP di Tipo 1 ma che ha poco espressa la proteina p66. Ricerca dell’antigene fecale dell’H. Pylori Questa metodica ricerca nelle feci, la presenza di un antigene del Hp, il cosiddetto antigene fecale (HpSA). La presenza dell'antigene è segno di infezione in atto. La diagnosi più completa ed elegante è quella effettuata tramite la WB HP che identifica il tipo di HP e la ricerca dell’antigene fecale che ne testimonia la presenza “in atto”. Ricerca degli anticorpi anti-Helicobacter (esame del sangue) Con un semplice prelievo di sangue, si possono ricercare gli anticorpi anti-Helicobacter Pylori con la metodica ELISA. Si tratta di un test economico ed abbastanza rapido, che tuttavia presenta importanti limiti. Il test si basa su un corredo di antigeni non molto purificati (da qui il suo basso costo). Le positività sono sicure ma non identificano il tipo di HP; le negatività non sono certe. Esofagogastroduodenoscopia (EGDS) Non è certamente il Test di elezione per fare diagnosi a causa della sua invasività. Ovviamente nel corso di un indagine endoscopica dello stomaco vengono comunque fatte alcune biopsie della mucosa la dove più evidente appare la presenza di un danno tissutale. In questo contesto oltre l’esame istologico viene ricercata la presenza dell’HP. Anche in questo caso la negatività non è certa in quanto la biopsia potrebbe aver preso solo un pezzo di tessuto sano.