- Annalisa Dameri P.h.D., ricercatore, prof. Aggr., ICAR 18 - Politecnico di Torino - DAD - Ilaria Fiore, dottoranda - Politecnico di Torino- DAD “En busca de una arquitectura nacional”. La ricerca di uno stile nazionale tra Renaixença e modernismo catalano Negli stessi anni in cui in Italia si discute su quale architettura possa rappresentare la nazione finalmente unita, in cui il paesaggio dell’età giolittiana diventa il motore primario delle riflessioni di Camillo Boito (1836-1914) e di una vasta sfera artistica, in Catalunya, a Barcellona, sono le opere di professori, architetti professionisti, maestri d’opera e storici dell’arte che alimentano l’impegno critico e operativo nello studio dei caratteri fondativi di uno stile nazionale catalano. Da qui, prende corpo un dibattito parallelo, peculiare e equivalente a quanto anima la cultura architettonica europea degli stessi anni. Fa da sfondo la “Renaixença”, che dagli anni Trenta dell’Ottocento sino al secolo successivo, oltre ad accogliere le rivendicazioni d’indipendenza dal potere madrileno, celebra il catalanismo patriottico, religioso, politico, letterario e artistico che, indirizzato al Romanticismo europeo, celebra e auspica nell’Oda a la Pàtria di Aribau (testo pubblicato nel 1833 nel diario “El Vapor”) un profondo rinnovamento culturale. Se nel 1880 il saggio boitiano “Sullo stile futuro dell’architettura italiana” rilancia le posizioni di matrice hegeliana per cui l’arte, come Idea, è la rappresentazione degli ideali di un popolo, di una nazione, a Barcellona, la stessa “ossessione” è paradigma in “En busca de una arquitectura nacional”, pubblicato nel 1878 da Lluís Domènech i Montaner (18501923) in “La Reinaxença”. «¿Podemos tener hoy en dia una verdadera arquitectura nacional?¿Podremos tenerla en un futuro próximo?». Da queste domande si origina la critica dell’architettura moderna dell’autore, pienamente in linea con quanto teorizzato diversi anni prima dal suo maestro, Elies Rogent i Amat (1821-1897), all’interno delle lezioni “Teoria general de Arte Arquitectónico i de Estudio de los edificios desde el punto de vista de su fin social” impartite dalla Càtedra de Composició II nella Escola d’Arquitectura di Barcelona. Rogent e i suoi allievi Domenech i Montaner e Puig i Cadafalch (1867-1956), se pur coscienti dell’impossibilità di trovare immediatamente uno stile attuale per «constituir una arquitectura moderna i nacional» (Domenech i Muntaner, 1878), giungono a individuare razionalmente e scientificamente la direzione corretta nell’eclettismo critico, così come lo definisce Pere Hereu Payet nel testo Vers una arquitectura nacional pubblicato nel 1987. Secondo l’autore, l’idea di eclettismo critico di Rogent espresso nella ricerca delle «formas en el pasado estático-estetico de razas y civilizaciones anteriores. Tomando de cada una los elementos que puede asimilar» è la stessa riflessione sviluppata con lucidità da Domenech i Muntaner nell’articolo del 1878. Alla critica del presente, ricco di suggerimenti ma privo di una direzione, Domenech i Muntaner affianca l’indagine sul passato, “studiandolo assiduamente, ricercando con ferma convinzione quello che serve fare oggi”, dichiarandosi “convincte del ecleticisme”. Da qui, la distruzione dell’unità stilistica, la riduzione del patrimonio di forme a materiale manipolabile per un nuovo lessico a servizio dell’uso e delle necessità di una nuova società e il considerare l’architettura del passato quale percorso necessario verso l’architettura del futuro. Pertanto, legame con la tradizione, attaccamento alla storia, studio delle architetture della propria terra, sono le vie predilette verso la ricerca delle proprie radici culturali e, quindi, architettoniche. Da questo momento si moltiplica l’interesse verso l’indagine, la catalogazione, la tutela, la conservazione e il restauro di un passato comune che trova già nel 1844 il riconoscimento istituzionale nella Comisiones Provinciales de Monumentos Históricos y Artísticos della città di Barcellona. Per Rogent, il restauro è il lavoro, in una formulazione di stampo violettiano, atto a consolidare un’identità nazionale. I restauri obbligano la conoscenza e la comprensione degli stili nazionali e delle scuole locali, testimoni storici dell’originalità della nazione. Prende corpo così l’approccio scientifico al monumento che vede come tassello imprescindibile lo studio storico. Nel 1876 è fondata l’Associació Catalanista d’Excursions Científiques, di cui fanno parte tra gli altri Domench i Montaner e Puig i Cadafalch, ove si istituiscono corsi di archeologia, letteratura, storia, geologia e sigillografia al fine di studiare la storia catalana per mezzo di escursioni e salvare gran parte dei suoi tesori archeologici. A tal proposito è significativo il volume che raccoglie le fotografie di paesaggi e monumenti delle province catalane, l’Àlbum Pintoresc Monumental de Catalunya, pubblicato nel 1878. Il tema del viaggio assume una ruolo emblematico nella formazione professionale di molti architetti catalani; infatti, proprio dal 1880 periodiche campagne di “excursions artisticas por visitar los diversos e importantissimos tesores arquitectonico que Catalunya contiene” sono promosse da Rogent tra i membri dell’Asociación de Arquitectos de Catalunya (fondata nel 1874). L’iniziativa avrebbe innescato le prime pubblicazioni scientifiche, una serie di monografie sulle opere viste, favorendo la messa in pratica del binomio tra escursionismo operativo e lezione accademica. Proprio negli anni in cui la direzione della Escola Provincial d'Arquitectura di Barcelona è sotto la direzione di Elies Rogent (1871-1889) e poi di Lluís Domènech i Montaner (1900, 1905-1919), le escursioni diventano una passaggio obbligato, un momento didattico e formativo nei curricula dei giovani studenti di architettura. Oltre, alla mera osservazione, “copiar perfiles y tomar notas”, i gruppi di lavoro supervisionati dal direttore costituiscono un archivio documentale (fotografie, appunti e disegni dal vero) dei monumenti visitati. L’apporto teorico offerto da Rogent non solo ai propri allievi ma all’intero crogiuolo culturale e professionale catalano, è ciò che nella pratica verrà riformulato, secondo strade differenti, dagli esponenti del Modernismo catalano. Tra gli altri, gli esempi di “architettura moderna” costruiti da Domench i Montaner e Puig i Cadafalch per le Exposiciones Universales, prima del 1888 poi del 1929, raccontano lo sforzo per offrire alla nuova società, una nuova architettura che guarda al passato come fonte critica di rilettura del presente. Ma è nelle parole di Ignasi Solà de Morales che si racchiude la strada per comprendere l’architettura della fine del XIX e degli inizi del XX secolo : “ogni epoca abbia la propria architettura […] e la spiegazione del significato debba avvalersi della conoscenza globale, culturale, tecnica e sociale del tempo in cui ogni architettura è stata prodotta” (I. Sola de Morales, 1987).