/ passa... / ...PAROLE << di non usarlo lo si perde anche. Il vero problema è che anche a livello politico non si pensa più “a lungo termine”. Si cercano soluzioni immediate. Per “tappare i buchi”. E così facendo ci si dimentica che è solo attraverso l’educazione che si formano i cittadini di domani. I tuoi libri in italiano sono stati tradotti in francese e viceversa. Trattandosi di testi “complessi”, come affronti il rapporto con la traduzione? Trasportare concetti culturali da una realtà culturale all’altra che implicazioni ha? Il tema della traduzione è complicato perché si pensa in modo diverso a seconda della lingua con cui si scrive. Io, fino ad ora, ho scelto di scrivere in francese o in italiano a seconda del tema. E, poi, i miei libri sono stati tradotti da altri. Pensavo di non essere capace di tradurmi, visto che per tradurre veramente bene bisogna essere capaci di “tradire” quello che si dice per farne qualcosa di leggermente diverso. Nel futuro, però, vorrei cercare di tradurmi da sola. Anche a costo di “tradirmi”. Perché almeno così, se sbaglio, sbaglio da sola... Quali sono i nuovi argomenti a cui ti dedicherai? Il prossimo tema su cui mi vorrei concentrare è l’amore. È sempre l’amore che ci fa agire. Anzi, per dirlo meglio, è sempre l’amore che ci “agisce” dall’interno. Sono profondamente convinta che, nell’esistenza, tutto sia sempre una questione di amore. L’amore della vita. L’amore per se stessi. L’amore per gli altri. Anche se per amare veramente bisognerebbe essere capaci di abbandonarsi. Talvolta anche a chi, forse, quest’abbandono non lo vuole. Perché ha paura. Perché a sua volta cerca di proteggersi. Ma almeno ci si muove. E non si resta bloccati lì, sempre nello stesPP so punto. IL ROVESCIO DELLA SABBIA Il direttore della Kulturfabrik di Esch/Alzette presenta la sua raccolta di poesie nel quadro del Festival del cinema italiano di Villerupt (Fancia) domenica 4 novembre Tradotto e curato da Maria Luisa Caldognetto il piccolo poema in prosa di Serge Basso de March «Il rovescio della sabbia», presentato a Roma nel settembre scorso, è stato pubblicato dalle edizioni romane Empirìa, la stessa che edita Portante, poeta, scrittore e giornalista lussemburghese (di origine abruzzese), premio Mallarmé 2002. Il filo conduttore tra questi due autori è la stessa Caldognetto, presidente dell’Associazione Convivium (www.convivium. lu), già traduttrice di Portante e autrice di numerosi saggi sulla storia degli italiani nel Granducato in Lussemburgo. «Durante il Printemps des poétes 2012 - racconta la professoressa che insegna anche italiano all’Università di Treviri, in Germania - ho chiesto ad Elio Pecora, rappresentante italiano di quell’assise europea di poesia, se avesse voluto scrivere la prefazione della raccolta di poesie di Serge. Ha accettato con entusiasmo». «Il rovescio della sabbia è risalire il tempo, tornare nei luoghi dell’infanzia, riappropriarsi di quelle prime verità» dice Elio Pecora ed è anche come guardarsi allo specchio, ritrovare sensazioni e ricordi che sono dell’autore, ma anche di chi, come molti di noi, ha vissuto l’espatrio e lo status di «figlio di emigrato». Serge Basso, conosciutissimo anche come direttore della Kulturfabrik di Esch/Alzette, si guarda indietro, cerca tra i ricordi, con il cuore sulla punta del metronomo, ci regala momenti di vita vissuta e passata. Ci racconta una storia familiare «pure non è nostalgia né si estenua in elegismo il mondo evocato. Piuttosto la malinconia intride la voce quieta» (cit. Pecora). Ci sono, allora, le domeniche di farina, quando si preparavano tagliatelle e gnocchi; c’è il rito della rasatura del padre con il rasoio che assorbiva tutte le sfide del mondo. C’è la radio della sera che catturava le ore. Le paure di bimbo, la visita del dottore, il gioco delle biglie nel cortile della scuola, i gatti, il parrucchiere. Gentilmente Basso ci fa entrare nel suo mondo di riminiscenze delicate, quasi in punta di piedi. Con un omaggio ai genitori (raffigurati nei disegni di Cherruault), figure imponenti nella loro forza di costruirsi una nuova vita. È il 1919 quando la mamma, ad appena cinque anni, emigra dall’Italia a piedi. È il 1922 quando le camicie nere marciarono su Roma e il papà decide di fuggire. È il 22 marzo 1960 quando Serge, ultimo di 7 figli, si affaccia al mondo. Un mondo che il nostro autore si guadagna ogni giorno, sotto il tavolo e mangiando patate anche grazie al grande sforzo dei genitori e della famiglia per imparare a vivere in un contesto «altro», che Serge ha fatto suo e che vuole trasmettere anche alle figlie, alle quali è dedicata questa raccolta. (Picci) novembre 2012 PassaParola / 29