 Questo
modulo di approfondimento sulla
Crisi del 1929 è la rielaborazione didattica
di un lavoro svolto dalla studentessa del
Liceo Scientifico Statale N.Rodolico,
Antonella Di Chio (Esame di stato anno
scolastico 2008-09)
 Si è voluto proporre in questa forma per
sottolineare il lavoro eccellente svolto dalla
nostra studentessa, oggi all’Università Luigi
Bocconi con il programma “Talent Scout”
-Durata (1929-1933)
-Rapidità di sviluppo
La depressione apparve ancora più drammatica
perché giunse dopo una fase di espansione che
iniziò con gli anni ‘20.
1) Iniqua distribuzione del reddito: il
5% della popolazione con i redditi
più alti controllava un terzo della
ricchezza nazionale.
2)Cattiva struttura del sistema
bancario
3)Eccesso di prestiti a carattere
speculativo
4)Errata scienza economica:
eccessivo libero mercato
A)Dopo la prima guerra mondiale vi fu un notevole aumento degli investimenti.
Infatti per la LEGGE DI KEYNES l’INVESTIMENTO è
inversamente proporzionale al
direttamente proporzionale al
disponibile
reddito
il reddito disponibile della
popolazione crebbe notevolmente (il
reddito nazionale tra ‘23 e ‘29
aumentò del 23%), grazie
all’aumento dei profitti e dei salari.
tasso di interesse
i tassi d’interesse erano stati
notevolmente ridotti.
Aumentando gli investimenti si accrebbe la PRODUTTIVITA’ delle industrie, in particolare quelle
legate ai beni simbolo della classe media di quel periodo(radio, frigoriferi, macchine,etc), come,
dunque, le industrie automobilistiche, metallurgiche , petrolifere, elettriche. Inoltre si
svilupparono anche il settore edile e quello dei trasporti. Tale sviluppo industriale fu anche
favorito da un’organizzazione scientifica del lavoro degli operai(taylorismo).
All’aumento della produttività, tuttavia, non corrispose una proporzionale crescita del potere
d’acquisto. Ovvero: all’aumento dei prezzi (inflazione) dovuto all’aumento della produttività e
quindi del PIL non corrispose un proporzionale aumento dei salari
B) Mancarono dei limiti alle attività speculative:
Gli acquirenti delle azioni, nel clima di fiducia e ottimismo dei cosiddetti “roaring
years”, compravano secondo una logica puramente speculativa. Gli azionisti non si
preoccupavano della qualità dei titoli acquistati, in quanto non li compravano per
ottenere dividendi, ma solo per rivenderli immediatamente dopo a prezzo
maggiorato, prevedendo una crescita del loro valore a causa dell’aumento della
domanda.
Così il corso dei titoli raddoppiò tra il ‘26 e il ‘29 ma, all’accrescersi del loro valore
non corrispose un effettivo aumento della produzione industriale, la quale, infatti,
aveva raggiunto livelli troppo alti per le reali capacità di assorbimento del mercato
interno.
BOLLA SPECULATIVA
Improvvisamente il valore
dei titoli subì un calo
rapidissimo, pari quasi al
50%(l’indice delle azioni
passò da 316 del settembre
‘29 a 147 del dicembre).
Il 24 Ottobre del 1929
(Giovedì nero) 13 milioni di
azioni vennero vendute a
prezzi notevolmente
inferiori di quelli di
acquisto; 16 milioni
quattro giorni dopo, il 29
ottobre (Martedì nero).
Era il crollo della Borsa di
Wall Street di New York.
Folla fuori dalla Borsa di New York a seguito del
crollo finanziario.
Tale crisi andò a
colpire in particolar
modo il ceto
medio, che era il
principale
sostenitore :della
domanda e degli
investimenti
Famiglia californiana durante la grande depressione. Il cosiddetto
ceto medio fu particolarmente colpito dalla crisi economica.
A) La domanda di quei prodotti simbolo della classe media si ridusse notevolmente:
riduzione della domanda
SOVRAPPRODUZIONE INDUSTRIALE
B) La riduzione degli investimenti creò una catena di conseguenze che si
ripercossero in modo negativo sull’economia americana, la quale si chiuse in una
sorta di circolo vizioso:
meno INVESTIMENTI
meno PRODUZIONE
meno OCCUPAZIONE
riduzione dei REDDITI
riduzione dei CONSUMI
Il tasso di
disoccupazione passò
dal 3,7% nel 1929
al 24,9% nel 1933,
anno
in cui il numero totale
dei disoccupati era di
circa 13 milioni
riduzione della DOMANDA
I percettori di reddito non consumano,
ma nel contempo non investono il
RISPARMIO per sfiducia
L’INDUSTRIA AMERICANA subì, quindi, anch’essa un crollo precipitoso:
A) La produzione industriale scese del 50% tra ‘29 e ’32
B) Tra Marzo e Dicembre 1929 le vendite automobilistiche scesero dell’83%
C) L’industria perse il 53,5% dai capitali investiti
Essendo il settore industriale strettamente legato a quello BANCARIO, la crisi del’29 vide
anche il FALLIMENTO di MOLTE BANCHE:
- Da un lato i risparmiatori volevano
ritirare il loro denaro dalle banche per
salvarlo o spinti da esigenze di liquidità
-Dall’altro le banche avevano ecceduto nei
prestiti alle aziende, le quali non erano state
in grado di restituire i debiti alle scadenze
CRISI DI LIQUIDITA’ investe molte BANCHE
La crisi bancaria si ripercosse sulla MONETA che venne svalutata
Gli effetti della crisi furono accentuati ulteriormente dalla
CRISI di SOVRAPPRODUZIONE:
Dopo la crisi di sovrapproduzione del 1873-95, gli Stati uniti erano riusciti a trovare
uno sbocco per i propri prodotti nei nuovi mercati delle colonie e, in particolare, nel
Sud-America. Tuttavia, dal momento che tali colonie erano precluse dal commercio
con altre nazioni tramite dazi, in esse mancava una diversificazione dei prodotti, così
che anche il loro mercato giunse a un punto di SATURAZIONE.
Negli Stati Uniti, dunque, si produceva ma non si vendeva
SOVRAPPRODUZIONE
I prezzi dei prodotti crollarono precipitosamente:
A)Il prezzo dei prodotti agricoli scese di oltre il 25%
CRISI del SETTORE AGRICOLO
B)Cali dei prezzi delle materie prime oscillavano tra il 10-34%
C) I prezzi dei prodotti industriali scesero del 50%
I prezzi dei prodotti si ridussero anche perché già dall’Agosto ‘29 i prezzi delle
materie importate erano diminuiti, con il conseguente calo dei prezzi delle merci
interne.
DEFLAZIONE:
domanda
cresce l’offerta a prezzi sempre più bassi
attendismo della
1)
Herbert Hoover(repubblicano): 1929-32
A)Politica di isolamento: protezionismo
Tariffa doganale Hawley-Smoot (Giugno 1930)
aumentò i dazi dal 60 al 100%, riducendo le
esportazioni e innescando una vera e propria
guerra commerciale con gli altri Stati
B)Misure deflazionistiche per la salvaguardia del valore della moneta
(Nel contempo cercò di sostenere i prezzi dei cereali e del cotone tramite la
Grain Stabilization Corporation e la Cotton Stabilization Corporation istituite
nel 1930)
C)Aumento della pressione fiscale
riduzione della domanda
D)Contenimento della spesa pubblica per evitare deficit del bilancio statale:
nessuno stimolo a opere pubbliche
E) Nessun piano di pubblica assistenza( solo 5 dollari a settimana per famiglia)
F)Impose ai dirigenti industriali di mantenere inalterati i salari ma nello stesso
tempo il profitto delle aziende diminuì per la riduzione dei prezzi:
Diminuì il ricavo ma la spesa rimase la stessa
le aziende fallirono,
accrescendo la
disoccupazione
Frankin D. Roosvelt(democratico):1933-45






Si propose di combattere la grande depressione, promuovendo un programma
politico con tre R: "relief, recovery and reform" (cura, risollevamento e
riforma).
Elaborò, infatti, una serie di riforme economiche tra il 1933-37, affidandosi a
un brain trust (“gruppo di fiuducia di cervelli”), dando così origine al
cosiddetto “NEW DEAL”(nuovo corso), termine coniato dal presidente stesso
quando affermò: "Impegno voi, impegno me stesso, per un nuovo contratto
per il popolo americano".
Il presidente Roosvelt basò le proprie teorie sulle idee dell’economista
britannico JOHN MAYNARD KEYNES, autore del libro ”Teoria generale
dell’occupazione, dell’interesse e della moneta”(1936). Quest’ultimo
soseneva:
l’incapacità del mercato di autoregolarsi( al contrario di quanto
sostenevano gli studiosi di economia politica di Smith e Ricardo)
opponendosi alla politica che vigeva a quel tempo negli USA del
“laissez
faire”
la necessità dell’intervento dello Stato nell’economia:
idea di “Stato-imprenditore” che sostenga gli investimenti,
quindi la domanda, riducendo così la disoccupazione.
A)Aumento della spesa pubblica (senza paure per il deficit di bilancio):
Lo “Stato-imprenditore” investì in opere pubbliche e infrastrutture (in
particolare la Tennessee Valley Authority e il NIRA promossero la creazione di
grandi opere pubbliche). In tal modo:
-2/3 milioni di disoccupati furono assorbiti dalla crescente necessità di
manodopera
-le aziende private furono notevolmente stimolate per la realizzazione
delle opere pubbliche
B) Ridistribuzione verso il basso della ricchezza per evitare una sproporzione nei
redditi, prelevando risorse dalla tassazione di grandi patrimoni
C) Creazione di un Welfare State(Stato assistenziale) attraverso il Social Security
Act, che istituiva una serie di ammortizzatori sociali: misure in materia di
disoccupazione, anzianità, salari minimi, lavoro minorile, orari di lavoro,
riconoscimento dei sindacati. In tal modo:
Si sostiene la forza lavoro disoccupata
aumenta la domanda, quindi la
produzione
D) Politica inflazionistica: svalutazione del dollaro del 40%(approvazione dell’
Emergency Banking Relief Act il 20 Marzo 1933). In tal modo si ebbe:
- stimolo per spesa pubblica
- stimolo per esportazioni
E)Contenimento della produzione agricola ( per regolare il rapporto domanda-offerta)
tramite: -riduzione della superficie coltivata
- concessione di sussidi agli agricoltori
F) Riorganizzazione del sistema bancario e finanziario:
- più controlli in Borsa per contenere la speculazione: istituzione della SEC (Securities and
Exchange Commission)
-riduzione dello strapotere dei grandi gruppi finanziari e delle Corporations
-separazione di banche di deposito e banche d’affari
•Tale riforma del sistema capitalistico, che mutò la politica del laissez-faire in dirigismo dello
Stato, consentì una ripresa dell’economia statunitense, a partire dal 1933.
•Tuttavia la Scuola austriaca e in particolare l’economista Rothbard sostengono al contrario
che il New Deal roosveltiano fu tutt’altro che miracoloso. Secondo la visone “austriaca”,
infatti, l’eccessivo peso dello Stato nell’economia contribuì a dilatare gli effetti della crisi, la
quale sarebbe durata meno senza gli errori commessi in ambito di politica economica.
Nel 1937, effettivamente, si rivelarono di nuovo segni di recessione, la quale, però non si
estese perché il mondo aveva già imboccato la strada del RIARMO e della GUERRA.
L’unico rimedio che consentirà di risanare in
modo permanente l’economia statunitense
sarà proprio
la SECONDA GUERRA MONDIALE
La crisi del’29 si allargò a macchia d’olio in vari paesi
europei(Gran Bretagna, Francia, Belgio, Italia, Olanda,
Svizzera, Austria e Germania).
Ciò è essenzialmente legato a due elementi:
1) Tra il 1925 e il 1929 gli Usa prestarono ai Paesi europei, stremati
dalle perdite economiche della Prima Guerra Mondiale, circa 3
miliardi di dollari. Con il piano Dawes, ad esempio, gli USA
offrivano ingenti capitali a breve termine (il cosiddetto “hot
money”) alla Germania, la quale, li utilizzava per investimenti a
medio/lungo termine. In tal modo la Germania poteva ripagare i
propri debiti con Gran Bretagna e Francia, le quali, a loro volta
risanavano i debiti con gli Stati Uniti. Il ritiro dei prestiti
americani a causa della crisi ebbe in tal modo ripercussioni
negative su tutti i paesi indebitati.
2) Mancava un paese guida credibile, in ambito economico e finanziario, in grado di
risolvere tale situazione. Dal 1922, con la conferenza di Genova, vari Paesi europei
avevano adottato il sistema del gold exchange standard, per il quale oltre ad avere
riserve auree, avevano anche riserve in sterline. Quando fu colpita dalla crisi anche
la Gran Bretagna, che aveva un ruolo regolatore dell’economia internazionale,
tutti gli altri Paesi del gold exchange standard subirono pesanti conseguenze.
Quando, infatti, nel 1931 il valore della sterlina rispetto al dollaro scese quasi del
30%, le monete di altri 25 Paesi europei seguirono la sterlina nel suo ribasso.
Gli effetti di tale crollo nei vari Paesi europei furono analoghi a
quelli negli USA:
a)Diminuzione dei prezzi (ovunque i prezzi scesero dal 10 al 33%)
b)Crolli in Borsa
c)Chiusura di banche e industrie
d)Aumento della disoccupazione: secondo la Società delle Nazioni nel 1932 la
disoccupazione superava i 25 milioni di unità. Ad esempio:
-in Germania i disoccupati da 2,5 milioni arrivarono a 6 milioni (tale fattore
costituì la base del consenso per il nazismo)
-in Gran Bretagna da 1,5 milioni a 3 milioni
e)Calo della produzione industriale:
Stato
1930
1931
1932
1933
1934
1935
83
69
55
63
69
79
94
86
89
95
105
114
99
85
74
83
79
72
59
68
83
96
Austria
91
78
66
68
75
Italia
93
84
77
83
85
Svezia
Cecosl
ovacchi
a
Ungher
ia
Roman
ia
Bulgari
a
U.R.S.S
.
102
97
89
93
111
91
64
60
67
70
87
82
88
99
107
105
82
101
126
107
103
98
103
Stati
Uniti
Gran
Bretag
na
Francia
Germa
nia
86
104
183
La seguente tabella riporta gli indici della produzione
industriale negli anni immediatamente seguenti la
crisi del 1929 ponendo come riferimento a 100 il
valore nel 1929.
A) Adozione di misure protezionistiche e tariffe doganali
più elevate per ridurre le importazioni ed incentivare
produzione interna. Ad esempio in Inghilterra con la
conferenza di Ottawa del ’32 fu emanato l’ Import Duties
Act, che imponeva dazi superiori al 33%.
Riduzione del commercio internazionale : da 68 miliardi di
dollari di merci scambiate nel 1929 si passò a 24 milioni
nel 1933
B) Controllo dei cambi monetari
C) Politica di svalutazione delle monete
politica del
denaro a buon
mercato
D)Misure legislative di sicurezza sociale
E)Partecipazione dello Stato nell’economia nazionale:
-incentivi a lavori pubblici
-sostegno alle industrie maggiormente depresse( ad esempio in Italia nel ‘33 fu
istituito l’IRI, istituto di ricostruzione industriale)
-tra il ‘33 e il ‘34 da parte di Germania e Italia fu adottata una politica di
ampliamento degli armamenti: le commesse statali sostenevano vari settori,
quali quello automobilistico, aereonautico, siderurgico, etc.
Spese militari, in percentuale del PIL in alcuni paesi, dal 1929 al 1938
Anni
Germania
Italia
Francia
Gran Bretagna
URSS
USA
Giappone
1929-32
0,9
3,7
3,8
2
3,4
0,9
2,5
1933
3,2
5,5
4
2,1
4,1
1
1,6
1934
4,4
6,8
6,3
3,9
18,3
1,2
2,4
1935
8,9
7,3
7,4
5,1
26,4
1,1
2,3
1936
11,4
15,7
8,2
7,1
12,8
1,1
2,1
1937
14,4
16,1
7,1
9,4
13,7
1,1
5,2
1938
28,2
9,2
7,2
12,8
19,7
1,3
9,8
- Oggi come allora la crisi economica ha avuto il
suo epicentro negli Stati Uniti, espandendosi poi
in tutto il resto del mondo
- La crisi attuale ha causato un aumento del
tasso di disoccupazione in USA dell’8,1%(dati
inerenti al febbraio 2009). Anche nel ’29 la
disoccupazione aumentò, benché in modo più
incisivo( circa del 25%)
- Anche oggi, come nel ’29, i prezzi dei prodotti hanno subito un brusco calo, in base a
quel fenomeno definito DEFLAZIONE.
Come si può osservare dal grafico, in cui la linea blu indica l’andamento dei prezzi a partire dal
Gennaio 2008, mentre la linea rossa quello a partire dal Gennaio 1929, in entrambi i casi è
iniziato un brusco calo dei prezzi dall’ autunno sia del 1929 che del 2008.
-Come evidenzia la studiosa di storia economica Amity Shlaes nel libro “The
Forgotten Man”, le risposte alla crisi adottate dall’attuale presidente americano
Barack Obama richiamano alcuni intereventi presi dopo la crisi del ‘29:
a) La proposta del “Buy American” dell’attuale presidente americano per incentivare la
produzione interna statunitense ricorda le misure protezionistiche adottate dal presidente
Hoover dopo lo scoppio della crisi negli anni ‘30.
b) Con misure analoghe a quelle del presidente Roosvelt, Obama, nella presentazione della
prima proposta di legge di bilancio del febbraio 2009, ha presentato un mix di riduzioni fiscali
per il ceto medio (redditi inferiori ai 250mila dollari l’anno) e un aumento della pressione fiscale
per i più abbienti. Inoltre il presidente ha detto che il suo bilancio si prefigge di rendere
l’assistenza sanitaria più accessibile ai milioni di americani che hanno perso il posto. Obama ha
parlato di un sussidio che aiuterà sette milioni di americani che hanno perso il lavoro a
conservare la mutua che avevano prima del licenziamento.
c) Obama, ricordando le linee guida del New Deal roosveltiano, ha investito somme ingenti per
stimolare l’economia e salvare il sistema finanziario, accrescendo notevolmente la spesa
pubblica.
d) Lo stesso attuale presidente americano ha definito la proposta di riforma finanziaria fatta a
metà del giugno di quest’anno la più profonda svolta nelle regole della finanza dalla Grande
Depressione. Egli ha attribuito maggiori poteri alla Fed e alla Sec, ha creato un’Authority ( la
Consumer Financial Protection Agency) a tutela dei consumatori, con l’obiettivo di “creare un
quadro che consenta di promuovere l’innovazione scoraggiando ogni abuso”.
-Studiosi come Barry Eichengreen , professore di Economia e
Scienze Politiche a Berkeley ed ex Senior Policy Advisor al Fondo
Monetario Internazionale, e Kevin H. O’Rourke , professore di
economia al Trinity College di Dublino, mettono in parallelo la
crisi del 29 e la crisi attuale, per concludere che la crisi attuale
sembra essere peggiore della crisi del 1929, in particolare se si
guardano i dati su base mondiale anziché prendere in
considerazione i dati dei soli USA. Ciò è bene evidente se si
osservano alcuni grafici relativi alla produzione industriale, al
mercaro azioniario e al volume del commercio mondiali.
Fonte: Eichengreen and O’Rourke (2009).
Fonte: Global Financial Database.
Fonte: League of Nations Monthly Bulletin
of Statistics
-Altri personaggi di rilievo nell’economia mondiale, mostrano, al contrario, un
atteggiamento più ottimista verso l’attuale crisi economica.
Paul Krugman, premio nobel per l’economia nel 2008, ha definito quella che stiamo
vivendo una “Mezza Grande Depressione”, sostenendo che il crollo attuale stia
procedendo con ritmi più soft, riferendosi, tuttavia, solo all’economia statunitense.
Il presidente della Fed Ben Bernanke, ha affermato, inoltre, che il rischio di piombare in
un nuovo ’29 sia stato evitato e che già a partire dal 2010 si potranno evidenziare segni
di ripresa.
In effetti oggi si prevede un tasso di crescita negativa nell’ordine del 2-3% di Pil, che è
notevolmente inferiore rispetto al crollo del Pil americano(di circa il 30%) dopo il ‘29.
Al giorno d’oggi, inoltre, la risposte politiche da parte dei vari governi sono state più
rapide e organismi quali la WTO e l’Unione Europea creano condizioni di cooperazione
internazionale più favorevoli.
Tuttavia se da un lato le possibilità di ripresa delle economie sono maggiori,
attualmente bisogna fare i conti con alcuni elementi aggravanti, quali i mass media, che
spesso intimoriscono i consumatori e non sempre forniscono corrette informazioni
riguardo ciò che stiamo vivendo.
Non è, dunque, possibile prevedere con esattezza se le
risposte attuate dai vari governi saranno efficaci, oppure
quali saranno le evoluzioni di tale recessione, in cui siamo
coinvolti da solo un anno.
Dopo il ’29, infatti, l’economia statunitense ha continuato a
contrarsi fino alla seconda guerra mondiale, che ha
caratterizzato l’unica reale via d’uscita dalla crisi.
Bisogna solo sperare che gli eventi non si ripetano nel
presente in modo analogo con cui si sono sviluppati in
passato…
BIBLIOGRAFIA:
- Marco Cattini: “L’Europa verso il mercato globale”
- Tommaso Detti, Giovanni Gozzini: “Storia contemporanea”
- Luigi De Rosa: “ La crisi economica del 1929”
- John Kenneth Galbraith: “The Great Crash, 1929”- Amity Shlaes: “The Forgotten Man”
- articoli di giornale de “Il Sole 24 ORE”, “La Stampa” e “La Repubblica”
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La grande depressione del 1929 in Usa