Il Fascismo
L’affermazione dei totalitarismi in
Europa
La fase liberale (1922-1924)
Discorso del 16 novembre 1922 o “discorso del bivacco”
Signori, quello che io compio oggi, in questa Aula, è un atto di formale deferenza verso di
voi e per il quale non vi chiedo nessun attestato di speciale riconoscenza. Da molti,
anzi da troppi anni, le crisi di Governo erano poste e risolte dalla Camera attraverso
più o meno tortuose manovre ed agguati, tanto che una crisi veniva regolarmente
qualificata come un assalto, ed il Ministero rappresentato da una traballante diligenza
postale. Ora è accaduto per la seconda volta, nel volgere di un decennio, che il
popolo italiano - nella sua parte migliore - ha scavalcato un Ministero e si è dato un
Governo al di fuori, al disopra e contro ogni designazione del Parlamento.
Il decennio di cui vi parlo sta fra il maggio del 1915 e l'ottobre del 1922.
Lascio ai melanconici zelatori del supercostituzionalismo il compito di dissertare più o
meno lamentosamente su ciò. Io affermo che la rivoluzione ha i suoi diritti. Aggiungo,
perché ognuno lo sappia, che io sono qui per difendere e potenziare al massimo
grado la rivoluzione delle «camicie nere», inserendola intimamente come forza di
sviluppo, di progresso e di equilibrio nella storia della Nazione. Mi sono rifiutato di
stravincere, e potevo stravincere. Mi sono imposto dei limiti. Mi sono detto che la
migliore saggezza è quella che non ci abbandona dopo la vittoria. Con 300 mila
giovani armati di tutto punto, decisi a tutto e quasi misticamente pronti ad un mio
ordine, io potevo castigare tutti coloro che hanno diffamato e tentato di infangare il
Fascismo. Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo
sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo:
ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto.
La fase liberale (1922-1924)
Renzo De Felice, uno dei massimi storici del fenomeno
mussoliniano, definisce questo periodo “liberale”. Il primo governo
Mussolini annoverava infatti, tra le sue fila, volti noti del movimento
liberale.
I provvedimenti principali del periodo sono:
La creazione della Milizia volontaria per la
sicurezza nazionale (MVSN): le “camicie nere”
diventavano un esercito regolare di partito
L’abrogazione della tassa sulla successione e sulle
rendite azionarie
La riforma della scuola del filosofo G.Gentile
La nuova legge elettorale (Legge Acerbo)
L’istituzione del Gran Consiglio del Fascismo
La riforma scolastica
Il fascismo intuì da subito l’importanza della formazione
“fascista” delle nuove generazioni. A proporre la riforma
fu il filosofo Giovanni Gentile, autore anche del
Manifesto degli intellettuali fascisti a cui Benedetto Croce
contrappose il Manifesto degli intellettuali anti-fascisti.
La Legge Acerbo
La legge proposta dal sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio, Giacomo Acerbo, è il primo tentativo del
Partito fascista d’impossessarsi dell’apparato statale.
Essa stabiliva infatti che alla lista che avesse
ottenuto la maggioranza relativa dei voti a livello
nazionale - purché avesse almeno il 25% venivano assegnati i 2/3 dei seggi in tutte le
circoscrizioni mentre gli scranni rimanenti erano
assegnati alle altre liste in proporzione ai voti
ottenuti e secondo ordine di preferenza
personale.
Questi i risultati delle elezioni del
1924
PNF
60,09 %
PPI
9,01 %
PCI
3,74 %
PSU
5,90 %
PSI
5,03 %
Furono 375 i seggi “fascisti”, circa 160 quelli d’opposizione
Una voce contro, l’onorevole Matteotti
MATTEOTTI - Noi abbiamo avuto da parte della Giunta delle elezioni la proposta di
convalidazione di numerosi colleghi. Ci opponiamo a questa proposta...
(UNA VOCE - E' una provocazione).
MATTEOTTI - ... perché se nominalmente la maggioranza governativa ha ottenuto quattro milioni
di voti, noi sappiamo che questo risultato è la conseguenza di una mostruosa violenza.
(Dai loro banchi, i fascisti mostrano i pugni all'oratore. Nell'emiciclo, i più violenti cercano di slanciarsi
contro Matteotti. Impassibile al suo banco, Mussolini, lo sguardo corrucciato, assiste alla scena senza
fare un gesto, senza dire una parola).
MATTEOTTI - Per dichiarazione esplicita del capo dei fascismo, il governo non considerava la
sua sorte legata al responso elettorale. Anche se messo in minoranza sarebbe rimasto al potere...
STARACE - Proprio così, abbiamo il potere e lo conserveremo.
(Adesso tutta la Camera grida contemporaneamente. Una voce erompe: - Vi insegneremo a rispettarci a
colpi di calcio di fucile nella schiena! Un'altra voce apostrofa: - Siete un branco di vigliacchi! Padrone di
sé stesso, Matteotti lascia affievolirsi il tumulto, senza raccogliere le interruzioni).
MATTEOTTI - Per sostenere questi propositi del governo, c'è una milizia armata...(A Destra - Viva
la milizia!)- ...che non è al servizio dello Stato, né al servizio del paese, ma al servizio d'un partito...
(- Basta! Basta! - si grida a destra. - Cacciatelo dalla tribuna!)
(Adesso l'oratore denuncia la lunga serie delle violenze; l'impossibilità degli elettori dell'opposizione di
raccogliere liberamente le firme per la proclamazione delle candidature; l'impossibilità per i candidati di
prendere contatto coi corpo elettorale; l'interdizione della propaganda; le violenze contro la stampa.
Al banco del governo, Mussolini non pronuncia una parola per ottenere il rispetto del suo avversario. Ha
il mento appoggiato sulle braccia incrociate sul banco e rimane immobile, impenetrabile. Adesso l'oratore
socialista allarga il dibattito. Invoca, al di sopra delle dottrine, il sentimento di giustizia).
MATTEOTTI - Badate, il soffocamento della libertà conduce ad errori dei quali il popolo ha
provato che sa guarire. La tirannia determina la morte della nazione...
(Le violenze della destra raddoppiano. Tutti insieme i deputati urlano e insultano. Affaticato dal lungo
sforzo, Matteotti non cede. Nessuna traccia di demagogia nel suo discorso. Egli espone dei fatti, dice ciò
che ha visto, oppone agli insulti dei documenti. La sua perorazione è di una grande sobrietà).
MATTEOTTI - Voi volete rigettare il paese indietro, verso l'assolutismo. Noi difendiamo la libera
sovranità dei popolo italiano, al quale rivolgiamo il nostro saluto e del quale salvaguarderemo la
dignità domandando che si faccia luce sulle elezioni.
(In piedi la sinistra acclama Matteotti. A destra si grida:-Venduto! Traditore! Provocatore!).
Reazioni al discorso
L’onorevole
Matteotti
venne rapito e
ucciso
qualche
giorno dopo,
ma il
cadavere
venne
occultato.
Alcuni deputati dell’opposizione si
ritirarono dal Parlamento evocando
simbolicamente la secessione
dell’Aventino della plebe romana.
Il ritrovamento del cadavere fece
vacillare il governo Mussolini…
Mussolini doveva
confrontarsi con la
base del partito che
chiedeva la svolta
totalitaria
La svolta totalitaria
Sono io, o signori, che levo in quest'Aula l'accusa contro me stesso. Si è detto che io avrei fondato una Ceka. Dove?
Quando? In qual modo? Nessuno potrebbe dirlo! Veramente c'è stata una Ceka in Russia, che ha giustiziato
senza processo, dalle centocinquanta alle centosessantamila persone, secondo statistiche quasi ufficiali. C'è stata
una Ceka in Russia, che ha esercitato il terrore sistematicamente su tutta la classe borghese e sui membri singoli
della borghesia. Una Ceka, che diceva di essere la rossa spada della rivoluzione.
Ma la Ceka italiana non è mai esistita.
Nessuno mi ha negato fino ad oggi queste tre qualità: una discreta intelligenza, molto coraggio e un sovrano
disprezzo del vile denaro.
Se io avessi fondato una Ceka, l'avrei fondata seguendo i criteri che ho sempre posto a presidio di quella violenza
che non può essere espulsa dalla storia. Ho sempre detto, e qui lo ricordano quelli che mi hanno seguito in questi
cinque anni di dura battaglia, che la violenza, per essere risolutiva, deve essere chirurgica, intelligente,
cavalleresca.
Ora i gesti di questa sedicente Ceka sono stati sempre inintelligenti, incomposti, stupidi.
Ma potete proprio pensare che nel giorno successivo a quello del Santo Natale, giorno nel quale tutti gli spiriti
sono portati alle immagini pietose e buone, io potessi ordinare un'aggressione alle l0 del mattino in via Francesco
Crispi, a Roma, dopo il mio discorso di Monterotondo, che è stato f orse il discorso più pacificatore che io abbia
pronunziato in due anni di Governo? Risparmiatemi di pensarmi così cretino.
… Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io
solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto.
Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il fascismo non è
stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la
colpa! Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!
Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico e morale, ebbene a me la
responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l'ho creato con una propaganda che va
dall'intervento ad oggi.
In questi ultimi giorni non solo i fascisti, ma molti cittadini si domandavano: c'è un Governo? Ci sono degli uomini o
ci sono dei fantocci? Questi uomini hanno una dignità come uomini? E ne hanno una anche come Governo?
…Ora io oso dire che il problema sarà risolto. Il fascismo, Governo e Partito, sono in piena efficienza.
Signori!
Vi siete fatte delle illusioni! Voi avete creduto che il fascismo fosse finito perché io lo comprimevo, che fosse morto
perché io lo castigavo e poi avevo anche la crudeltà di dirlo. Ma se io mettessi la centesima parte dell'energia che
ho messo a comprimerlo, a scatenarlo, voi vedreste allora.
Non ci sarà bisogno di questo, perché il Governo è abbastanza forte per stroncare in pieno definitivamente la
sedizione dell'Aventino. L'Italia, o signori, vuole la pace, vuole la tranquillità, vuole la calma laboriosa.
Noi, questa tranquillità, questa calma laboriosa gliela daremo con l'amore, se è possibile, e con la forza, se sarà
necessario.
Voi state certi che nelle quarantott'ore successive a questo mio discorso, la situazione sarà chiarita su tutta l'area.
Tutti sappiamo che ciò che ho in animo non è capriccio di persona, non è libidine di Governo, non è passione
ignobile, ma è soltanto amore sconfinato e possente per la patria.
Il Gran Consiglio del Fascismo
…si sovrappose al governo dello Stato, era presieduto
da Mussolini, ma era superiore nello stesso tempo al
capo del partito…Intorno ad esso, nel corso degli anni, il
Fascismo costruì il sistema totalitario
Le leggi fascistissime
I partiti antifascisti vengono aboliti
Gli oppositori conoscono il confino, l’esilio e, nel
peggiore dei casi, la morte (Tribunale speciale per la
difesa dello Stato)
Abolito il diritto di sciopero
Sciolte le organizzazioni sindacali, la tessera del
partito diventa una credenziale necessaria per
l’accesso al mondo del lavoro
Il Parlamento venne esautorato, pieni poteri al
capo del partito e al listone fascista eletto tramite
plebiscito (si o no). Nel 1929 il 98,4% degli
italiani votò SI.
La Tessera
L’anticlericale scende a
compromessi…(ancora una volta)
1929, nel Palazzo del Laterano vengono
sottoscritti i patti lateranensi, accordo tra Stato e
Chiesa che influenzerà la vita politica e sociale
dell’Italia negli anni avvenire…
La Chiesa riconosceva, in cambio di un lauto
risarcimento, Roma capitale
Il cattolicesimo divenne sola religione dello Stato
L’ora di religione nelle scuole statali e valore
civile del matrimonio religioso
Pio XI definì Mussolini “uomo della Provvidenza”
Politica economica
Protezionismo
Controllo dei prezzi dei beni di prima necessità
Piano di lavori pubblici per combattere la
disoccupazione
La battaglia del grano per sostenere la domanda
interna
La bonifica integrale (Agro-pontino,Piana del
Sele)
Le nuove città (Littoria, Ivrea, Sabaudia…)
Completamento acquedotto del Sele
Fascismo, vita quotidiana e
propaganda
Le ferie pagate, le assicurazioni, l’assegno di
maternità (INFPS)
L’Opera nazionale Dopolavoro
L’Opera nazionale maternità ed infanzia
La politica demografica:
tassa sul celibato
incentivi alle famiglie prolifiche
La divisa obbligatoria nei dì di festa e il saluto
romano
Fascismo, vita quotidiana e
propaganda
Figli della lupa, Balilla e Avanguardisti
Le colonie
GUF
Il libro di testo unico nelle scuole
Obbligatorio il giuramento di fedeltà al regime
per gli insegnanti
Il Min Cul Pop e il controllo della cultura e della
stampa
Cinecittà
Le veline…
*Il Corriere della Sera e il Mattino hanno pubblicato due disegni riproducenti
il Duce. Uno è piaciuto, l’altro no; vale quindi, anche per i disegni, la norma
vigente per le fotografie e cioè che debbono essere precedentemente
presentate all’Ufficio stampa del Capo del Governo per avere
l’autorizzazione alla pubblicazione.
*Il Duce ha fatto un viaggio in Sicilia. Vietato pubblicare le foto che lo
ritraggono mentre danza.
*È un errore politico pubblicare sui giornali fotografie di ricordi socialisti,
comunisti, ecc. “Il Lavoro Fascista” ha pubblicato una fotografia della testata
dell’“AVANTI!”, col risultato di richiamare sul giornale sovversivo anche
l’attenzione dei giovani che non lo lessero e neanche lo conobbero (…).Le
fotografie di avvenimenti e panorami italiani devono essere sempre
esaminate dal punto di vista dell’effetto politico. Così se si tratta di folle,
scartare le fotografie con spazi vuoti; se si tratta di nuove strade, zone
monumentali, ecc., scartare quelle che non danno una buona impressione
di ordine di attività, di traffico, ecc. (…)
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