Educazione degli adulti/Educazione alla «genitorialità» Alcuni assunti di fondo: «Non si ‘nasce’ genitori nel momento in cui ‘nasce’ un figlio»: il ruolo e il compito genitoriale, come ruolo e compito educativo, si apprende (permanentemente) Come si apprende? - Imitazione, esperienza, autoformazione - Supporto e processi formativi ad hoc Dispense a solo uso didattico interno © Elena Marescotti 2014/2015 Educazione degli adulti/Educazione alla «genitorialità» Genitorialità: - Funzione biologica/normativa - Funzione di cura - Funzione educativa Dispense a solo uso didattico interno © Elena Marescotti 2014/2015 Varietà di forme di «sostegno» e di «formazione» alla genitorialità: «Mary Poppins» (1934) Dispense a solo uso didattico interno © Elena Marescotti 2014/2015 Varietà di forme di «sostegno» e di «formazione» alla genitorialità: «SOS Tata» (2005) Dispense a solo uso didattico interno © Elena Marescotti 2014/2015 Varietà di forme di «sostegno» e di «formazione» alla genitorialità: «La Scuola per Genitori» di Paolo Crepet (2004) Dispense a solo uso didattico interno © Elena Marescotti 2014/2015 Varietà di forme di «sostegno» e di «formazione» alla genitorialità: L’Associazionismo genitoriale La collaborazione tra scuole/famiglie/università/enti locali La ricerca in ambito sociologico (famiglia) La ricerca in ambito psicologico (relazioni e dinamiche familiari) - La ricerca in ambito pedagogico (educazione familiare, «pedagogia della famiglia») - Dispense a solo uso didattico interno © Elena Marescotti 2014/2015 Per una «storia/teoria» dell’educazione alla genitorialità: un esempio Emma Tettoni (Novara 1859 – Bergamo 1891) Letterata, insegnante al collegio-convitto femminile Uccellis di Udine, all’Istituto Femminile, poi Scuola Magistrale, di Rovigo (di cui fu anche direttrice) e, infine, a Bergamo Autrice di racconti, poesie e di quattro «conferenze pedagogiche» Rapporto epistolare con Giosuè Carducci, di cui fu allieva all’Università di Bologna (ove fu anche compagna di studi di Giovanni Pascoli), e al quale si rivolse più volte per esprimergli la sua sincera ammirazione, per chiedergli aiuti e raccomandazioni al fine di una collocazione lavorativa, ma anche per lamentare la sua solitudine e per riferire degli «scandali» che le sue posizioni a favore dell’educazione femminile sollevarono Dispense a solo uso didattico interno © Elena Marescotti 2014/2015 Per una «storia» dell’educazione alla genitorialità: un esempio L’attività “conferenziera” rappresenta sicuramente un momento di affermazione dell’intellighenzia femminile: il parlare in pubblico, ad un pubblico (e non solo far circolare per iscritto i propri discorsi), presso circoli, accademie, associazioni (ovvero al di fuori delle mura domestiche/scolastiche) rinnova, per non dire scardina, il modello di donna “taciturna” e “silenziosa” – in senso lato – soprattutto per ciò che concerne temi e argomenti di pressoché esclusivo appannaggio maschile: la politica, l’economia, l’arte, la scienza… o, comunque, culturalmente impegnativi e al di là della conversazione “decorativa”, fatta di convenevoli, frasi fatte e poco più Già questo aspetto, pertanto, è educativamente rilevante, a prescindere dai contenuti di tali conferenze, poiché allarga, di principio, non solo la condivisione del momento fruitivo della conoscenza ma, anche, di quello creativo: come a dire che le donne oltre a “ricevere” il sapere, sanno e possono “offrirlo” Dispense a solo uso didattico interno © Elena Marescotti 2014/2015 Le quattro «conferenze pedagogiche» di Emma Tettoni E. Tettoni, L’amore nell’educazione della donna. Discorso letto all’Accademia dei Concordi di Rovigo la sera del 27 marzo 1884, Rovigo, R. Stabilimento tipografico di A. Minelli, 1884, pp. 28. E. Tettoni, Il lavoro della donna. Conferenza letta dalla signora Emma Tettoni all’Accademia dei Concordi di Rovigo, in “Letture per le giovinette”, periodico mensile fondato e diretto dalla C.ssa Della Rocca Castiglione (fascicolo 2, pp. 110-115; fascicolo 3, pp. 197-204; vol. 8°, Biblioteca dell’Istituto per le figlie dei militari, Torino, 1887). E. Tettoni, Le scienziate italiane, in La donna italiana descritta da scrittrici italiane in una serie di conferenze tenute all’Esposizione Beatrice in Firenze, Firenze, Stabilimento G. Civelli Editore, 1890, pp. 263-288. Emma Tettoni, Le colpe delle madri nell’educazione infantile. Conferenza letta a Bergamo la sera del 10 aprile 1891, Rovigo, Minelli, 1891, pp. 5-32. Dispense a solo uso didattico interno © Elena Marescotti 2014/2015 Il «pensiero pedagogico» di Emma Tettoni “Un’altra delle mie disperazioni è quella di far ragionare e pensare colla loro testa le mie allieve: pesta pesta, in qualche momento mi par quasi d’aver ottenuto qualchecosa: ma in fondo vedo che son state rovinate fin dai primi anni di scuola: pare che nel Decalogo dei loro maestri vi fosse anche questo comandamento ‘tu non ragionerai’ ed esse rimangono fedeli alla parola divina” da una lettera di Emma Tettoni a Giosuè Carducci, scritta il 3 maggio 1884 (Museo di Casa Carducci, Carteggio Carducci, n. 31107) Dispense a solo uso didattico interno © Elena Marescotti 2014/2015 «Le colpe delle madri nell’educazione infantile» In questa ultima sua conferenza, Emma Tettoni si rivolge al ruolo e alle responsabilità educative della madre nei confronti dei figli, a partire dalla denuncia delle “colpe”, vale a dire degli errori che, spesso, queste compiono, perché, appunto, non adeguatamente formate ad un compito che, dunque, non si risolve nell’istinto naturale né tantomeno nel buonsenso, bensì richiede cognizioni e consapevolezze ad hoc. Dispense a solo uso didattico interno © Elena Marescotti 2014/2015 «Le colpe delle madri nell’educazione infantile» L’incipit di questo suo discorso è “un mettere le mani avanti”: Emma Tettoni, nubile, senza figli, sa bene della diffidenza che le sue parole relative alle colpe delle madri nell’educazione dei figli potrebbero incontrare, e previene efficacemente la più ovvia delle obiezioni “Io so bene che molti di voi, venendo qui ad ascoltarmi, avranno detto o pensato: ma con quale diritto costei che non è madre, viene a parlare alle madri, e quasi sembra volersi erigere a giudice, o almeno a censore delle loro colpe? A quelli che avessero detto o pensato così, io domanderò se dal medico che cura le loro malattie, esiga che egli le abbia prima provate tutte in se stesso… A me, i non pochi anni passati educando e studiando le opere degli educatori, hanno dato quasi una maternità morale… I bimbi… io li ho veduti… e li ho seguiti, e li ho studiati… Mi assolvano almeno quelle tra voi, o signore, che hanno talvolta censurato i maestri dei propri figli senza aver mai insegnato” Dispense a solo uso didattico interno © Elena Marescotti 2014/2015 «Le colpe delle madri nell’educazione infantile» Dalla sua esperienza di insegnante e, più in generale, di persona comune che osserva con attenzione quanto la circonda e che riflette sulle sue letture, precipuamente pedagogiche ma non solo, Emma Tettoni ricava tutta una serie di esempi di “cattive” condotte materne, gravide di svariate conseguenze: il malcelato e velenoso orgoglio che le madri provano quando narrano delle disubbidienze dei figli attenuandone la gravità il non sapersi sorvegliare e contenere circa parole e gesti inappropriati alla presenza dei bambini l’abitudine a mentire davanti ai propri figli per giustificarne una qualche negligenza. Ma si riferisce anche a ben più gravi situazioni: l’alto tasso di mortalità infantile, in parte dovuto all’ignoranza relativa alle malattie a trasmissione ereditaria, o a rimedi casalinghi errati, come eccessive dosi di oppio somministrate ai bambini per farli dormire bambini diventati cattivi perché privati dell’affetto, o precocemente piegati dal lavoro, o mortificati da brutali castighi bambine di fatto abbandonate nei collegi o che proprio dalla madre hanno avuto rivelazione di vizi e bassezze. Dispense a solo uso didattico interno © Elena Marescotti 2014/2015 «Le colpe delle madri nell’educazione infantile» Il campo delle colpe delle madri è assai vasto, sostiene Emma Tettoni. E se è vero che degli errori più comuni – stringere i neonati nelle fasce o “sbatacchiarli” nella culla – di tanto in tanto parlano i giornali, è altrettanto vero che degli aspetti più importanti non ci si cura a sufficienza. Questa conferenza, dunque, intende rimediare a tale lacuna e, soprattutto, concentrarsi sulle questioni fondamentali: “Io fermerò il mio pensiero – afferma l’Autrice – solamente su alcune idee che a me paiono più importanti, perché riguardano i due elementi più essenziali che formano l’educatore e l’educazione – intelligenza e sentimento” Dispense a solo uso didattico interno © Elena Marescotti 2014/2015 «Le colpe delle madri nell’educazione infantile» In primis, dunque, l’intelligenza. L’intelligenza, nella concezione di Emma Tettoni, non si contrappone all’istinto, bensì lo integra, lo completa, per andare al di là della mera sopravvivenza. L’istinto materno non basta per educare, proprio perché sfugge al dominio della razionalità e, se è vero che induce all’azione, è altrettanto vero che non ci conduce alla consapevolezza del perché di tale azione. “Io non voglio negare la importanza dell’istinto materno; ma finché restiamo nel campo dell’istinto, la madre umana non è superiore alla madre degli animali; e tutti gli esempi di eroismo materno non saranno mai più mirabili di quello della chioccia che affronta un grosso cane furioso… Questo è l’istinto materno, mirabile tra i mirabili; esso può bastare a far compiere atti sublimi…; ma può bastare all’opera educativa?” Dispense a solo uso didattico interno © Elena Marescotti 2014/2015 «Le colpe delle madri nell’educazione infantile» Dispense a solo uso didattico interno © Elena Marescotti 2014/2015 Il senso autentico dell’educazione va decisamente al di là di quello che lamenta essere l’accezione comune: l’educazione non è solo l’allevamento e, soprattutto, non è qualcosa che si ripete sempre nello stesso modo, come avviene quando il gatto insegna, ad esempio, ai suoi gattini lo slancio, oppure, mutatis mutandis, quando una madre abitua il suo bimbo a mangiare con la forchetta… L’educazione è assai più complessa. Per educazione, “si intende formare un carattere” e, quindi, avere per sé o contro di sé mille elementi: “le tendenze ereditarie recenti e remote, le disposizioni speciali dell’organismo, le attitudini intellettuali, le energie della volontà, la potenza del sentimento, e altri e altri ancora che si uniscono, si fondono, si completano sempre in modo diverso nei diversi organismi”. Come si può credere, quindi, che per un compito così complesso ed impegnativo, “che spaventa”, che è un’opera sempre nuova, possa bastare l’istinto?. La guida, dunque, deve partire non dall’istinto, ma dall’intelligenza, dall’intelligenza “che sa”, afferma la Tettoni, ed è proprio questa una grave colpa delle madri: “che non sanno”. «Le colpe delle madri nell’educazione infantile» Dispense a solo uso didattico interno © Elena Marescotti 2014/2015 Cosa significa “sapere” in merito all’educazione? Sapere non è certo aver sentito dire! “Per poter sapere bisogna aver pensato profondamente”, bisogna conoscere la parola di chi ha fatto ricerca in questo settore, bisogna che il nostro pensiero diventi una forte e luminosa guida del nostro operare, “in modo che l’interno impulso non dica soltanto: fa’ questo, ma sopraggiunga il perché del suo comando” In educazione, dunque, non si può andare avanti a caso, facendo quello che si è sempre visto fare, istinto e imitazione non possono essere una valida guida perché, sostanzialmente, nulla hanno a che fare con l’approccio scientifico alla questione Emma Tettoni si riferisce, infatti, a questo punto dell’argomentazione, alla Pedagogia, una scienza, dice, così bella che ha la disgrazia di avere un nome così brutto e di evocare argomenti noiosi, di non essere considerata a pieno titolo nel bagaglio culturale di tutte le persone, tanto che ci si ritiene colti se si sa di letteratura, di musica, di arte… ma non di educazione e di pedagogia. «Le colpe delle madri nell’educazione infantile» Dispense a solo uso didattico interno © Elena Marescotti 2014/2015 In secundis, il sentimento. Anche a questo proposito ci sono diverse credenze comuni da smantellare alla luce della ragione e, in primo luogo, Emma Tettoni si sofferma su una superficiale significazione del sentimento di bontà. In particolare, di questo sentimento, che solitamente si ritiene essere il requisito fondamentale di una madre, la Nostra denuncia l’accezione passiva, ovvero il considerare la bontà come “il non far del male”, quando in realtà è da intendersi come un qualcosa che si conquista solo dopo “un lungo e faticoso tirocinio”: anche la bontà, dunque, è il frutto di un apprendimento, di un’azione intenzionalmente ed esplicitamente formativa. La bontà non è e non deve essere inerzia, bensì, nel suo significato più pieno e pregnante, la si ravvisa soltanto laddove si punta a qualcosa di più, ad un ideale più alto di vita umana. E, soprattutto, la bontà non si contrappone, come purtroppo comunemente si crede, al rigore e alla severità, né a quell’impegno che ogni madre dovrebbe dimostrare nell’essere sempre più attenta ai propri comportamenti e all’ambiente, in senso lato, in cui i bambini crescono «Le colpe delle madri nell’educazione infantile» Dispense a solo uso didattico interno © Elena Marescotti 2014/2015 “Se i giovani crescono volgari e indifferenti ad ogni cosa gentile, è colpa delle madri; se a vent’anni… non pensano all’avvenire che per cercare il mezzo di guadagnare – non importa come – molto denaro, è colpa delle madri; se, divenuti uomini, dicono che la virtù è un nome, che la donna è un gingillo o una merce, che la vita vale solo in quanto si gode; se dicono queste ed altre più basse cose o più gravi bestemmie, e se a forza di ripeterle se ne convincono, e se quando ne sono convinti, operano in conseguenza, è colpa delle madri; e non solo delle madri cattive, ma anche di quelle che il mondo chiama buone… perché esser buoni non basta: bisogna essere moralmente alti”. In ultima analisi, allora, vediamo come Emma Tettoni sproni il suo uditorio ad interrogarsi sui problemi dell’educazione dei figli, ad assumersi la responsabilità di avere “nelle mani il destino di una creatura umana” e, quindi, a formarsi e ad auto-formarsi in questo senso, leggendo, confrontandosi con altri, andando a ricercare le idee nelle opere dei pedagogisti e, non ultimo, sollecitando a non accontentarsi mai della mediocrità. «Le colpe delle madri nell’educazione infantile» Dispense a solo uso didattico interno © Elena Marescotti 2014/2015 Soprattutto nella parte finale della Conferenza, dunque, pare emergere in tutta la sua gravità la colpa principale della madre e, se vogliamo, dell’individuo adulto in generale: una sorta di “indifferenza educativa”, cagione di un ambiente sociale ove per imitazione più che per riflessiva progettualità, e con sguardo miope per ciò che concerne l’idea di sviluppo e progresso, si tende a “lasciarsi vivere” piuttosto che ricercare e impegnarsi a realizzare un ideale di vita umana. L’ultimo rimprovero, l’ultimo monito che Emma Tettoni indirizza al suo pubblico, e ai suoi lettori – contemporanei e posteri che siano – riguarda, in effetti, un richiamo all’attenzione educativa a sé e al prossimo, ovvero alle proprie e altrui potenzialità e possibilità di permanente trasformazione migliorativa: “se vedete splendere la luce di un’idea senza farla vostra, voi siete colpevoli; se passate accanto ad una nobile virtù senza seguirla, siete colpevoli; se, potendo aver alta l’anima, vi contentate della mediocrità, siete colpevoli”. «Le colpe delle madri nell’educazione infantile» Dispense a solo uso didattico interno © Elena Marescotti 2014/2015 Soprattutto nella parte finale della Conferenza, dunque, pare emergere in tutta la sua gravità la colpa principale della madre e, se vogliamo, dell’individuo adulto in generale: una sorta di “indifferenza educativa”, cagione di un ambiente sociale ove per imitazione più che per riflessiva progettualità, e con sguardo miope per ciò che concerne l’idea di sviluppo e progresso, si tende a “lasciarsi vivere” piuttosto che ricercare e impegnarsi a realizzare un ideale di vita umana. L’ultimo rimprovero, l’ultimo monito che Emma Tettoni indirizza al suo pubblico, e ai suoi lettori – contemporanei e posteri che siano – riguarda, in effetti, un richiamo all’attenzione educativa a sé e al prossimo, ovvero alle proprie e altrui potenzialità e possibilità di permanente trasformazione migliorativa: “se vedete splendere la luce di un’idea senza farla vostra, voi siete colpevoli; se passate accanto ad una nobile virtù senza seguirla, siete colpevoli; se, potendo aver alta l’anima, vi contentate della mediocrità, siete colpevoli”.