Sommario Rassegna Stampa Pagina Testata Rubrica Rubrica Data Titolo Pag. Formiche.net 13/10/2015 TURCHIA, TUTTE LE DIFFICOLT? DI ERDOGAN 2 Wired.it 25/09/2015 MEDITERRANEO, LA CRISI ACCORCIA IL DIVARIO NORD-SUD 4 Formiche.net 17/09/2015 CHE SUCCEDE IN TURCHIA AI PROFUGHI? 7 Quotidianodelnord.it 16/09/2015 PAESI DEL MEDITERRANEO, CON LA CRISI DISOCCUPAZIONE E MIGRAZIONI PROBLEMI TRASVERSALI 9 ItalyNews.it 14/09/2015 MEDITERRANEO, CON LA CRISI IL DIVARIO SI RIDUCE 12 Sanitaliaweb.it 14/09/2015 MEDITERRANEO, CON LA CRISI IL DIVARIO SI RIDUCE 14 Affaritaliani.it 12/09/2015 MIGRANTI, REDDITO PRO-CAPITE E INVESTIMENTI. COSI' LI AIUTIAMO A CASA LORO 17 Reportcampania.it 12/09/2015 MEDITERRANEO, CON LA CRISI IL DIVARIO SI RIDUCE 19 Aise.it 11/09/2015 MEDITERRANEO: CON LA CRISI IL DIVARIO SI RIDUCE 22 Aise.it 11/09/2015 MEDITERRANEO: CON LA CRISI IL DIVARIO SI RIDUCE/ I DATI DEL RAPPORTO ISSM-CNR 23 Denaro.it 11/09/2015 AREA MED, RAPPORTO ISSM-CNR DI NAPOLI: CON LA CRISI SI RIDUCE IL GAP NORD-SUD 24 Ildenaro.it 11/09/2015 AREA MED, RAPPORTO ISSM-CNR DI NAPOLI: CON LA CRISI SI RIDUCE IL GAP NORD-SUD 27 Insalute.it 11/09/2015 CNR. MEDITERRANEO, CON LA CRISI IL DIVARIO SI RIDUCE 30 Ladiscussione.org 11/09/2015 MEDITERRANEO: RAPPORTO ISSM-CNR, CON LA CRISI IL DIVARIO SI RIDUCE 33 Meteoweb.eu 11/09/2015 RICERCA: NEL MEDITERRANEO CON LA CRISI IL DIVARIO SI RIDUCE 34 Soldiweb.com 11/09/2015 MARE NOSTRUM, IL QUADRO RESTA IN CHIAROSCURO 39 Cnr - siti web Cnr 22/23 la Gazzetta del Mezzogiorno 07/10/2015 COSI' NEL MEDITERRANEO NASCE E SI AFFERMA DIRITTO DI MIGRARE 40 7 Corriere Adriatico 14/09/2015 LA DISOCCUPAZIONE E' UN FENOMENO TRASVERSALE 42 6 Il Quotidiano del Sud - Irpinia 14/09/2015 "LAVORO, LA CRISI DEL MEDITERRANEO" 43 29 il Denaro 12/09/2015 AREA MED, CON LA CRISI NORD E SUD PIU' VICINI 44 13-10-2015 Data Pagina Foglio CHI SIAMO 13 RASSEGNA STAMPA BLOG RIVISTA ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER SEGUICI SU Oct 2015 Invia Cerca nel sito PALAZZI Formiche 1 / 2 Feluche SPREAD FELUCHE AL VERDE JAMES BOND PORPORA EASY USA 2016 Turchia, tutte le difficoltà di Erdogan Turchia, tutte le difficoltà di Erdogan 13 - 10 - 2015 Emanuele Rossi FOTO Sinodo, ecco chi sono i 13 cardinali mugugnanti che hanno scritto a Papa Francesco. Le foto FOTO La gestione della situazione interna rischia di sfuggire di mano al presidente, tra le accuse di incapacità di garantire la sicurezza al Paese e complotti, e con i curdi che sono ormai sul piede di guerra e lo Stato islamico che ha avviato le proprie azioni incontrollabili. Chi è Müller, il cardinale che sbuffa sulle procedure del Sinodo. Le foto di Pizzi FOTO IL FRONTE ESTERNO De Vito, Frongia, Raggi e Stefano. Chi sono i più grillini a Roma secondo Casaleggio. Le foto 058509 Ma i problemi per Erdogan arrivano anche dall’esterno, e rischiano di far abbassare ancora di più i consensi elettorali del presidente. Il Financial Times ha scritto che l’intervento russo nella guerra civile siriana al fianco del regime potrebbe avere ripercussioni sui rapporti economici tra Mosca e Ankara. La Turchia è nemica della Siria, e molto del controverso lassismo nei confronti del traffico di armi e uomini diretti al jihad siriano si deve anche a questo: il governo lasciava muovere i combattenti diretti ai gruppi ribelli siriani, anche all’IS, che andavano a combattere un nemico al posto suo, e in cambio otteneva anche una sorta di tacita pace interna (prima degli ultimi mesi non c’erano mai stati attentati dell’IS in Turchia). Codice abbonamento: RUSSIA E TURCHIA AGLI ANTIPODI Ora Russia e Turchia si trovano su due lati opposti e inconciliabili del conflitto siriano, con programmi opposti: la Turchia vuole per prima cosa togliere di mezzo Assad, la Russia no. Posizioni distanti da sempre, ma finora tenute sedate dall’assenza di un impegno aperto e diretto nel conflitto proxy siriano. La tensione tra i due Paesi s’è alzata quando caccia di Mosca in missione di bombardamento sulla Siria hanno violato lo Cnr - siti web Pag. 2 13-10-2015 Data Pagina Foglio spazio aereo turco: circostanza che s’è ripetuta più volte in questi dieci giorni di raid russi e sempre giustificata dal Cremlino come un errore di navigazione (improbabile, visto le tecnologie dei jet). Erdogan è chiaramente irritato perché, nonostante la visita ufficiale a Mosca il mese scorso, non è stato avvertito dal suo omologo Vladimir Putin dell’inizio delle operazioni siriane. LA NATO INVOCATA Il presidente turco ha invocato l’aiuto Nato in seguito agli sconfinamenti aerei russi (in particolare l’articolo 5 dell’accordo di alleanza, quello secondo cui l’aggressione a un paese membro rappresenta un’aggressione all’intera Nato), chiedendo l’invio di rinforzi, per deterrenza. E attacca Putin anche minacciando di far saltare l’affare della costruzione di una centrale nucleare in Turchia, un incarico da 20 miliardi di dollari, per il momento in mano a ditte russe di consulenza. Ma il rapporto tra Mosca e Ankara è più di dipendenza che di interdipendenza: la Russia è il secondo partner commerciale della Turchia, che prende dalla Russia oltre il 60% di gas naturale, rendendola vulnerabile ad eventuali interruzioni sulle forniture. 2 / 2 FOTO Cucuzza, Maggioni, Moretti Polegato, Ruspoli e Ughi al Premio America. Foto di Pizzi LA CONTROVERSA GESTIONE DEI PROFUGHI SIRIANI Tra i problemi “esterni” di Erdogan, c’è anche la crisi migratoria. La Turchia chiede all’Europa maggiore sostegno nell’accoglienza ai migranti, e la Commissione avrebbe pronto un piano da 1 miliardo di euro: Erdogan agli occhi del mondo su questo tema parte da una condizione di credito, avendo già fatto spazio nei suoi territori a milioni di rifugiati del conflitto siriano, e si teme che altri ne arriveranno visto che le operazioni russe dirette contro i gruppi combattenti di Hama, Homs e Idlib, potrebbero portare ad un ulteriore esodo massiccio da queste aree. Però, come sostiene la ricercatrice dell’Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo del Cnr Eugenia Ferragina su Formiche.net, «La Turchia non è un paese povero [differentemente dal Libano, dall'Iraq, o al limite anche dalla Giordania, che hanno ricevuto altrettanti migranti. ndr], ma ha semplicemente predisposto campi polverosi, senza servizi, senza assistenza di nessun genere». E dunque, sotto quest’ottica, il governo turco ricoprirebbe anche sulla questione-migranti un ruolo controverso: starebbe sfruttando l’esternalità prodotte dalla guerra civile in Siria per i propri interessi. Mostrarsi operoso nell’accoglienza ai migranti, potrebbe servire per costruirsi un credito internazionale da spendere davanti alle accuse varie sull’autoritarismo. FOTO Pizzi ricorda un Ignazio Marino (ora defenestrato) molto coccolato dal Pd e da Renzi… Foto di archivio I PROSSIMI APPUNTAMENTI Sabato il Cancelliere tedesco Angela Merkel sarà in Turchia per incontrare il presidente Erdogan e il premier Davutoglu, con cui aveva già tenuto un bilaterale qualche settimana fa, a margine dell’Assemblea generale della Nazioni Unite. Si discuterà di immigrazione, tema su cui la Merkel s’è fortemente spesa dichiarando accoglienza senza limiti ai profughi siriani, forse anche nel tentativo di coinvolgere gli altri Paesi. Si discuterà anche della crisi siriana e delle possibili risoluzioni, un coinvolgimento che potrebbe migliorare i rapporti tra Turchia e UE, e ci si aspetta sbandieramenti dei media di stato, come propaganda elettorale. FOTO De Bortoli, Mieli e Scott Jovane. La sera andavamo in via Rizzoli… Archivio Pizzi Chi ha letto questo ha letto anche: Turchia, perché la strage di Ankara è opera dell’Isis Come si muove Isis in Turchia 12 - 10 - 2015 Emanuele Rossi Appuntamenti 24 ottobre Cnr - siti web 058509 Emanuele Rossi Codice abbonamento: 13 - 10 - 2015 “Corruzione e competitività” con la Fondazione Iniziativa Subalpina Pag. 3 Data 25-09-2015 Pagina Foglio HOT TOPIC HOME .IT ATTUALITÀ INTERNET GADGET MOBILE SCIENZA ECONOMIA LIFESTYLE PLAY LOL IDEE JOBS MORE SPAZIO ECONOMIA 1 / 3 AMBIENTE BUFALE VEDI TUTTI APPLE BUSINESS … 3 SEGUI WIRED SU Mediterraneo, la crisi accorcia il divario NordSud 542k 229k 152k 12k VIDEO Tra crisi economica, disastro libico, e la guerra in Siria il Mediterraneo continua a essere un’area determinante per l’economia europea, ma l’EU sembra non accorgersene Marco Boscolo Giornalista 058509 Pubblicato settembre 25, 2015 Codice abbonamento: (La CMA CGM Jules Verne, la più grande portacontainer del mondo – Foto: Gerry Images) Cnr - siti web Pag. 4 25-09-2015 Data Pagina 2 / 3 Foglio Se gli anni Cinquanta vedevano una divaricazione tra l’economia dell’Europa mediterranea e quella dell’Africa settentrionale, la indirizzata verso il benessere del boom postbellico (con certi distinguo) e la seconda ancora imbrigliata da residui coloniali e arretratezza socio-politica, la crisi economica dalla quale stiamo uscendo a fatica ha segnato un riavvicinamento. Non che si tratti di un allineamento nella crescita e nello sviluppo, ma di sicuro economie come quella tunisina, marocchina o egiziana, più incentrate sui mercati interni rispetto a quelle europee, hanno sentito di meno la crisi mondiale, continuando con tutte le difficoltà a crescere e migliorare. 30 Nuovo su Wired Ecco su cosa si baseranno Jurassic World 2 e 3 12:13 NOVITÀ Il ritratto del Mare Nostrum che emerge dall’edizione 2015 del Innovation Award Rapporto sulle economia del Mediterraneo è in chiaroscuro, a volte apparentemente contraddittorio. Ma restituisce AZIENDE AZIENDE un’immagine più aderente alla realtà delle analisi politiche che i governi europei stanno sviluppando attorno alle tratte migratorie. Memio “Gli indicatori economici continuano a mostrare tassi di crescita importanti per l’area del Maghreb e per l’Egitto”, spiega la curatrice del rapporto Eugenia Ferragina, ricercatrice all’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del CNR di Napoli. Questo, SCOPRI GLI INNOVATORI SUPPORTED BY nonostante siano presenti situazioni di tensione come quella libica e quella egiziana. “Durante gli anni Novanta”, continua Ferragina, “molti paesi di Wired Jobs quell’area sono stati oggetto di importanti piani di Cerchi Lavoro? aggiustamento“, qualcosa di simile alle riforme di cui si parla Scrivi qui la tua professione molto oggi in Europa. “Non si può dimenticare che hanno portato a impatti talvolta anche devastanti sul divario sociale, peggiorandolo”, ma i processi di liberalizzazione sono stati il POWERED BY traino di processi di trasformazione che hanno permesso almeno a una parte di quelle società di farsi trainare dall’economia in crescita. Così oggi le differenze risultano meno marcate che in TOP GALLERY passato. 1 E l’Italia? Il nostro paese si è allineato alle posizioni dell’Europa, non riuscendo davvero a cogliere le opportunità economiche che 300 serie tv da non perdere il Mediterraneo presenta. Tra le economie del Vecchio Continente, 2 siamo tra i principali partner commerciali dell’area mediterranee. di fronte a regimi politici poco democratici di alcuni paesi”. E il Cnr - siti web 50 film davvero innovativi Codice abbonamento: mosso in modo maldestro”, spiega Ferragina, “chiudendo gli occhi 058509 Ma ciononostante, “nel corso degli anni il nostro paese si è spesso Pag. 5 25-09-2015 Data Pagina Foglio 3 / 3 disastro libico, certo non solo italiano, è la conferma lampante. In 3 generale, la politica sul Mediterraneo dell’Italia e dei paesi del Sud dell’Europa “è stata debole sia sul fronte politico che su quello Guarda le immagini più divertenti da condividere su WhatsApp economico”. La situazione dei profughi, con l’emigrazione di Siria e Libia che 4 ha raggiunto i livelli dell’area balcanica durante il conflitto degli anni Novanta, è un banco di prova determinante per capire che I migliori smartphone del mondo strada l’Europa e l’Italia vogliono prendere nei prossimi anni. “L’EU dovrebbe agire sul piano umanitario e politico, ma dovrebbe 5 capire che l’unica soluzione deriva dal guardare il fenomeno nel suo complesso” e lavorare in concerto con i paesi limitrofi a quelli in conflitto aperto. La vera domanda “non è quanti profughi, ma Le 50 foto più assurde di sempre perché”, ragiona Ferragina. Domanda che al momento viene elusa non solo dall’Italia, ma dall’Europa tutta. WIRED PROMOTION WIRED AUDI INNOVATION AWARD Scopri le soluzioni più innovative per la mobilità del futuro This opera is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported License. Vuoi ricevere aggiornamenti su questo argomento? ... Segui 3 0 commenti 1 person listening LIFESTYLE Backstage bloopers 3 – Firenze + Segui Condividi Commenta 058509 Nuovi | Vecchi Cnr - siti web Codice abbonamento: HOT SU WIRED Pag. 6 17-09-2015 Data Pagina Foglio CHI SIAMO 18 RASSEGNA STAMPA BLOG RIVISTA ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER SEGUICI SU Sep 2015 Invia Cerca nel sito PALAZZI Formiche 1 / 2 SPREAD James Bond FELUCHE AL VERDE JAMES BOND PORPORA EASY USA 2016 Che succede in Turchia ai profughi? Che succede in Turchia ai profughi? 17 - 09 - 2015 Michele Pierri FOTO Tutti i politici (e non solo) alla festa del sigaro Toscano. Foto di Pizzi FOTO Quanto è controllato e quanto è frutto del caso l’afflusso di migranti che sempre più copiosi arrivano in queste ore nel Vecchio Continente? La domanda si fa spazio in un dibattito dove ha prevalso sinora l’analisi umana, un po’ meno quella politica. LE AMBIGUITÀ DI ANKARA Cuba e Fidel Castro si preparano per dare il benvenuto a Papa Francesco. Tutte le foto Alcuni analisti rilevano che, facendo salva l’oggettiva necessità di fuggire dai conflitti e dalla povertà, molti immigrati – siano essi politici, di guerra ed economici – troverebbero spesso sulla loro strada sostegno compiacente di governi intenzionati ad usare la leva migratoria come una clava o di sollevarsi da un peso. Le critiche sono diverse. Un esempio, spiega Media-Press Info, sarebbe quello della Turchia, che “distribuirebbe passaporti falsi sui quali le capitanerie chiuderebbero un occhio”. Mentre Eugenia Ferragina, ricercatrice dell’Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo del Cnr, e curatrice del “Rapporto sulle economie del Mediterraneo” uscito il 10 settembre per Il Mulino, ha evidenziato a Formiche.net come Ankara favorisca l’afflusso di profughi siriani in Europa. “La Turchia non è un paese povero, ma ha semplicemente predisposto campi polverosi, senza servizi, senza assistenza di nessun genere”, anche per questo i profughi si dirigono verso il ricco continente europeo, ha detto. FOTO Boschi e Bonifazi festeggiano il sigaro Toscano. Le foto di Pizzi Codice abbonamento: L’articolo di Media-Press ricorda anche la vicenda di Françoise Olcay, l’ormai ex console onorario della Francia a Bodrum, sulla costa sud-occidentale della Turchia, pizzicata a vendere gommoni ai clandestini attraverso un suo negozio di materiale nautico. Mentre in un editoriale su Le Point, Jean Guisnel si sofferma sul lavoro 058509 IL RUOLO DELLA FRANCIA Cnr - siti web Pag. 7 17-09-2015 Data Pagina Foglio 2 / 2 dell’intelligence transalpina, ben a conoscenza dei numeri di questo esodo, dei punti di smistamento dei migranti, persino delle organizzazioni che nell’ombra controllano questo traffico. LE RILEVAZIONI DI PARIGI Che Parigi abbia a disposizione un quadro completo della situazione lo dimostrano le parole pronunciate l’11 settembre scorso in una conferenza presso la Società di Geografia da Christophe Gomart, generale di corpo d’armata a capo della DRM, la Direction du renseignement militaire incaricata della raccolta tutte le possibili informazioni che possono aiutare la Francia a prendere le sue decisioni militari. Secondo l’alto ufficiale, “da 800 mila a un milione di migranti si apprestano a partire dall’altra sponda del Mediterraneo per approdare in Europa”. Secondo il generale, non previsioni basate su intuizioni, ma su sofisticate apparecchiature che hanno consentito di mappare e scoprire nel dettaglio ogni movimento che va dall’Africa subsahariana al nord del continente. Informazioni che, secondo il militare, sarebbero anche state inviate dalla Francia al personale della missione europea nel Mediterraneo EUNAVFOR Med, lanciato lo scorso maggio. Eppure poco o nulla viene fatto. La domanda sottintesa è: perché? FOTO Il terremoto che ha scosso il Cile. Le foto LE IPOTESI “Io – ha scritto l’analista Germano Dottori – sono sempre più convinto che sia in corso una vera e propria aggressione all’Europa, condotta tramite una tenaglia che ha i suoi estremi nell’Egeo e nel Canale di Sicilia”. Una tenaglia che secondo l’editorialista Guido Salerno Aletta, che sul tema ha scritto un articolo per Teleborsa, sarebbe stata innescata principalmente da Berlino. “L’annuncio improvviso della Cancelliera Angela Merkel, secondo cui la Germania avrebbe accolto senza limiti tutti i profughi siriani, è stato accompagnato da fotografie che ritraevano poveri bimbi con in testa i berretti dei poliziotti tedeschi mentre i loro padri ostentavano le foto della Cancelliera. E’ stata una bomba mediatica, che ha messo in moto verso l’Europa balcanica milioni di persone… Ancora una volta – come nella crisi greca – occorre creare una situazione di crisi endemica, contagiare tutti i Paesi europei con il flusso di profughi, per rendere immediatamente evidente la gravità della situazione e la necessità di intervenire. Svuotata dai profughi, la Siria sarà solo un campo di battaglia, un poligono di tiro”, facendo gli interessi della Turchia. Un copione già noto che in questo caso coinvolgerebbe, appunto, anche la Turchia. “Ancora una volta… è la Germania a scuotere l’albero della guerra, combattuta da altri, ma a suo beneficio economico e strategico. Le sue relazioni con la Turchia sono secolari; l’ambizione di Ankara ad espandersi verso sud è ancora più antica, perché riconquisterebbe territori che furono dell’Impero Ottomano. Dopo aver piegato la Grecia, la Germania farebbe da sponda alle ambizioni della Turchia, che è a sua volta parte della Nato”. FOTO Chi ha incontrato in Italia il premier del Kuwait. Tutte le foto FOTO Chi ha letto questo ha letto anche: Renzi e Grasso, tutte le foto più glaciali. Archivio Pizzi Vi spiego cosa pensa Merkel dell’immigrazione. Parla De Romanis 058509 Simona Sotgiu Codice abbonamento: 16 - 09 - 2015 Cnr - siti web Pag. 8 Data QUOTIDIANODELNORD.IT(WEB) 16-09-2015 Pagina Foglio 1 / 3 BOLOGNA 30° C (SKY IS CLEAR) 61 ECONOMIA E WEB SETTEMBRE 16, 2015 EMILIA-ROMAGNA LOMBARDIA E NORD OVEST 2,1%) dei BRICS • APERTURA L’ultima di Renzi: adotta un formaggio Made in Italy contro le polveri UE NEWS DI HOME ECONOMIA E WEB Cerca 4 KM/H • POLITICA SOCIETÀ E SPORT Terrorismo, riunione a Palazzo Chigi • L’agricoltura italiana è diventata la piu’ POLITICA PAESI DEL MEDITERRANEO, CON LA CRISI DISOCCUPAZIONE E MIGRAZIONI PROBLEMI TRASVERSALI ECONOMIA E WEB Paesi del Mediterraneo, con la crisi disoccupazione e migrazioni problemi trasversali B Y MCOLONNA • SETTEMBRE 16, 2015 disuguaglianza nella concentrazione della ricchezza tra la sponda 058509 (Sesto Potere) – Bologna – 16 settembre 2015 – Esiste una profonda MCOLONNA settentrionale e quella nordafricana, mediorientale e balcanica del della riva Nord e quelle della riva Sud del Bacino, in parte attribuibile al rallentamento dei processi di crescita che gli stati europei hanno subito in 0 LIKES COMMENTS DISABLED Codice abbonamento: Mediterraneo , anche se si rileva una relativa convergenza tra le economie conseguenza della crisi del 2008. Uno dei fenomeni che colpisce in modo trasversale tutta l’area , però, è quello della disoccupazione Cnr - siti web Pag. 9 Data QUOTIDIANODELNORD.IT(WEB) 16-09-2015 Pagina Foglio 2 / 3 PRINT Questo emerge nell’ undicesima edizione del ‘Rapporto sulle TAGS economie del Mediterraneo’, curata da Eugenia Ferragina dell’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (Issm-Cnr) ed edita dalla IMMIGRATI A BORDO DI NAVE CARRETTA casa editrice di Bologna: “il CNR ECONOMIA IL MULINO IMMIGRAZIONE POLITICA Mulino”, analizza – a 20 anni dalla Conferenza di Barcellona – criticità, differenze e similitudini dei 25 stati appartenenti a una delle aree strategicamente più rilevanti del globo: dalle cause degli attuali flussi migratori all’instabilità politica e istituzionale delle POLITICA ESTERA UNIVERSITÀ DI BOLOGNA sponde Sud e Sud Est; dalle fluttuazioni della disoccupazione all’erosione della ricchezza della classe media. “Se si confrontano i dati relativi al Prodotto interno lordo pro capite in base ai dati aggiornati al 2013 – afferma Alessandro Romagnoli dell’Università di Bologna – risulta che il Pil pro-capite delle economie dell’area, in percentuale di quello italiano, si colloca per i Paesi mediterranei aderenti all’euro e Israele fra il 122 per cento della Francia e il 62 per cento del Portogallo e della Grecia, l’intervallo all’interno del quale si situano le economie balcanico anatoliche varia invece fra il 38 per cento della Croazia e il 10 per cento della Bosnia-Erzegovina, e su percentuali anche inferiori si attestano i Paesi arabi della riva Sud (Tunisia con il 13 per cento, Algeria con l’11 per cento, Giordania con il 10 per cento, Marocco con 9), ed Egitto, il cui Pil pro-capite è il 5 per cento di quello dell’Italia”. La distanza economica tra Nord e Sud rimane quindi un fattore caratterizzante del Bacino nonostante le prestazioni positive di cui le economie sud-orientali della zona sono state protagoniste ancora di recente. “L’Egitto ha visto aumentare il reddito nazionale lordo pro-capite dai 2.510 dollari del 2010 ai 3.140 del 2013, il Marocco da 2.870 dollari a 3.020, la Tunisia da 4.160 dollari a 4.200”, ricorda Marco Zupi del Centro studi di politica internazionale (Cespi), e guardando i dati relativi alla povertà estrema tra le diverse aree del pianeta, “Nord Africa e Medio Oriente risultano in tutto il periodo considerato dagli obiettivi di sviluppo del millennio (cioè dal 1990 a oggi), la regione con la minor gravità dal problema, ma anche con meno miglioramenti”. La popolazione che vive con meno di 1,25 dollari al giorno (valori 2005) nella sponda meridionale del Mediterraneo è nel 2012 del 43%, mentre negli altri Paesi in via di sviluppo è del 62%. L’aumento del Pil nelle aree sud e sud-est del Bacino, però, “non è sufficiente a proteggere dal rischio di povertà e al contempo non esiste un sistema di welfare e di protezioni che rappresenti un’ancora di salvezza”. Uno dei fenomeni che colpisce in modo trasversale tutta l’area è quello della disoccupazione. “Certamente l’area che risente maggiormente del problema è quella balcanica. La fascia che raggruppa invece il maggior numero di Paesi è quella in cui il tasso è compreso tra il 13,3 per cento (Tunisia) e il 9,2 per cento (Marocco). Dentro tale fascia troviamo Paesi diversi tra loro ma accomunati da una disoccupazione simile: Egitto, Giordania, Italia, Francia, Slovenia, Turchia, Algeria”, conclude Zupi. Ad aggravare il divario è invece il minor afflusso degli investimenti diretti esteri (Ide) nelle aree SBARCO-IMMIGRATI-A-LAMPEDUSA politicamente instabili. “I Paesi con le perdite più serie – nota Anna Ferragina dell’Università di Salerno – sia in termini di stabilità politica che di flussi di Ide sono stati la Siria, la Libia, l’Egitto, l’Algeria e la Giordania. Gli Ide in Egitto, dopo il picco di 11,6 miliardi di dollari e il successivo collasso a 6,7 nel 2009, tre anni dopo non avevano ancora recuperato a causa della situazione politica critica e della scarsa sicurezza. In Israele, dopo la cifra record di 20 058509 miliardi di dollari nel 2006, gli Ide sono caduti a meno di 8 miliardi nel 2009, recuperando solo in parte con 13 miliardi nel 2012”. Codice abbonamento: Le debolezze strutturali responsabili di questa scarsa attrattività sono il modello di specializzazione basato prevalentemente sulle risorse naturali e le dimensioni limitate dei mercati e degli scambi tra i Paesi della riva Sud. Un altro indice delle potenzialità dell’area è l’incremento dello scambio marittimo. “Nell’arco degli ultimi 20 anni il Mediterraneo ha riacquistato una nuova centralità nell’interscambio mondiale di merci, che si accompagna ad una crescita della quota di traffico merci che transita nei porti Cnr - siti web Pag. 10 Data QUOTIDIANODELNORD.IT(WEB) 16-09-2015 Pagina Foglio 3 / 3 della riva Sud del Bacino”, dicono Alessandro Panaro e Luca Forte del Centro studi e ricerche per il Mezzogiorno (Srm). Per quanto riguarda la movimentazione container, però, “l’Italia è passata dal 46 per cento del totale del 2008 al 43 per cento del 2013, mentre Marocco, Egitto e i Paesi del Medio Oriente sono cresciuti, nello stesso periodo, dal 35 al 39 per cento”. Per quanto riguarda le demografie e i flussi migratori, senz’altro il fenomeno di maggior rilevanza dell’area nel periodo recente, secondo il Rapporto nel quinquennio 2010-2015 il maggiore tasso immigratorio è quello del Libano (21 per mille), seguito da Giordania e Cipro (rispettivamente 11 e 6): valori notevolmente superiori a quelli registrati da Italia, Grecia, Spagna e Francia (al massimo del 3 per mille). “Considerata la situazione precedente al 2010, però, Italia, Spagna, Grecia e Francia contano una quota di immigrati di origine terzomondiale vicina alla soglia del 10 per cento, uniformandosi ai livelli che caratterizzano da decenni altri Paesi dell’Unione come Germania, Belgio e Olanda”, osserva Eugenia Ferragina. Il fenomeno nell’arco degli ultimi 50 anni, osservano Luigi di Comite e Stefania Girone dell’Università di Bari, assume “un’entità significativamente notevole solo in presenza di particolari episodi come calamità naturali, grandi crisi politiche ed eventi bellici ed un’entità più esigua allorché siano dovuti essenzialmente a motivi economici”. Non a caso, in Siria e Libia i tassi di emigrazione nel 2010-15 hanno raggiunto rispettivamente il 14 e l’8 per mille, mentre in precedenza i due Paesi erano moderatamente o per nulla interessati da emigrazione: quote paragonabili a quelle raggiunte da Bosnia Erzegovina, Croazia e Albania nel 1990-95, durante la guerra dei Balcani e la caduta dei regimi nell’area (rispettivamente 51, 4 e 23 per mille). Nei prossimi anni, l’incremento della popolazione straniera “potrebbe cominciare a interessare anche qualche Paese mediterraneo non europeo, come a esempio la Tunisia”. 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È record Rc auto, assicurati italiani i più tartassati d’UE Imprese e solidarietà, Ibm: impegno al fianco del Terzo Settore: i progetti realizzati in Italia Codice abbonamento: 058509 Comments are closed Cnr - siti web Pag. 11 14-09-2015 Data Pagina 1 / 2 Foglio Ricerca 33,281 articoli ezza delle automobili • ‘L’effetto dell’isola’ nei geni sardi • Mediterraneo, con la crisi il divario si riduce • Polo tecnologico di Livorno, Regione pron Nostro Network Sondaggi Collabora con noi IN ITALIA Business Center Viaggiare DAL MONDO ITALIANI NEL MONDO Cookies Policy Info Comunicati stampa Pubblicità Galleria Fotografica Archivio NOTIZIE REGIONALI PRIMA PAGINA Made in Italy POLITICA Isola d'Elba RUBRICHE VOLARE CULTURA SPETTACOLO SCIENZE e TECNOLOGIA INTERVISTE OROSCOPO DEL MESE ECONOMIA INCHIESTE MAFIA AMBIENTE CUCINARE CRONACA SPORT SALUTE COSTUME & SOCIETÀ MEDIACENTER ITINERARI FRODI ALIMENTARI E AGRICOLE TERRORISMO INTERNAZIONALE Mediterraneo, con la crisi il divario si riduce Cnr - siti web Recenti Più Letti Tag 47771 Intel in primo piano per mitigare i rischi per la sicurezza delle automobili ‘L’effetto dell’isola’ nei geni sardi Mediterraneo, con la crisi il divario si riduce Polo tecnologico di Livorno, Regione pronta a trasferire i 5 milioni al Comune Meningite, l’appello dell’assessore Saccardi: “Vaccinatevi” Poste, Rossi: “Bene la decisione del Tar. Ora un tavolo per trovare l’accordo” “Servizio Civile Garanzia Giovani”a Livorno: prorogata al 24 settembre la scadenza per le domande Maltempo: forti piogge a Milano e Roma Mattarella, nuove regole su asilo. Foto Aylan confligge con i valori dell’Ue Il padre di Aylan a Kobane per seppellire la famiglia – la sua foto ha sconvolto il mondo Migranti: Austria e Germania aprono all’ingresso, bus partono dall’Ungheria 058509 Contributi regionali a cassintegrati: a Piombino andranno 1,4 milioni di euro Renzi deve smetterla di giocare con i numeri Lavori di pubblica utilità, presentati 23 progetti. Ora al via la fase istruttoria Codice abbonamento: Londra – L’undicesima edizione del ‘Rapporto sulle economie del Mediterraneo’, curata da Eugenia Ferragina dell’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (Issm-Cnr) ed edita dal Mulino, analizza – a vent’anni dalla Conferenza di Barcellona – criticità, differenze e similitudini dei 25 stati appartenenti a una delle aree strategicamente più rilevanti del globo: dalle cause degli attuali flussi migratori all’instabilità politica e istituzionale delle sponde Sud e Sud Est; dalle fluttuazioni della disoccupazione all’erosione della ricchezza della classe media. Il Rapporto 2015 conferma la disuguaglianza nella concentrazione della ricchezza tra la sponda settentrionale e quella nordafricana, mediorientale e balcanica, già emersa dalle precedenti edizioni, anche se rileva una “relativa convergenza tra le economie della riva Nord e quelle della riva Sud del Bacino, in parte attribuibile al rallentamento dei processi di crescita che gli stati europei hanno subito in conseguenza della crisi del 2008”, come spiega Ferragina. “Se si confrontano i dati relativi al Prodotto interno lordo pro capite in base ai dati aggiornati al 2013 – afferma Alessandro Romagnoli dell’Università di Bologna – risulta che il Pil pro-capite delle economie dell’area, in percentuale di quello italiano, si colloca per i Paesi mediterranei aderenti all’euro e Israele fra il 122 per cento della Francia e il 62 per cento del Portogallo e della Grecia, l’intervallo all’interno del quale si situano le economie balcanico anatoliche varia invece fra il 38 per cento della Croazia e il 10 per cento della Bosnia-Erzegovina, e su percentuali anche inferiori si attestano i Paesi arabi della riva Sud (Tunisia con il 13 per cento, Algeria con l’11 per cento, Giordania con il 10 per cento, Marocco con 9), ed Egitto, il cui Pil pro-capite è il 5 per cento di quello dell’Italia”. La distanza economica tra Nord e Sud rimane quindi un fattore caratterizzante del Bacino nonostante le prestazioni positive di cui le economie sud-orientali della zona sono state protagoniste ancora di recente. “L’Egitto ha visto aumentare il reddito nazionale lordo procapite dai 2.510 dollari del 2010 ai 3.140 del 2013, il Marocco da 2.870 dollari a 3.020, la Tunisia da 4.160 dollari a 4.200”, ricorda Marco Zupi del Centro studi di politica internazionale (Cespi), e guardando i dati relativi alla povertà estrema tra le diverse aree del pianeta, “Nord Africa e Medio Oriente risultano in tutto il periodo considerato dagli obiettivi di sviluppo del millennio (cioè dal 1990 a oggi), la regione con la minor gravità dal problema, ma anche con meno miglioramenti”. La popolazione che vive con meno di 1,25 dollari al giorno (valori 2005) nella sponda meridionale del Mediterraneo è nel 2012 del 43%, mentre negli altri Paesi in via di sviluppo è del 62%. L’aumento del Pil nelle aree sud e sud-est del Bacino, però, “non è sufficiente a proteggere dal rischio di povertà e al contempo non esiste un sistema di welfare e di protezioni che rappresenti un’ancora di salvezza”. Uno dei fenomeni che colpisce in modo trasversale tutta l’area è quello della disoccupazione. “Certamente l’area che risente maggiormente del problema è quella balcanica. La fascia che raggruppa invece il maggior numero di Paesi è quella in cui il tasso è compreso tra il 13,3 per cento (Tunisia) e il 9,2 per cento (Marocco). Dentro tale fascia troviamo Paesi diversi tra loro ma accomunati da una disoccupazione simile: Egitto, Giordania, Italia, Francia, Slovenia, Turchia, Algeria”, conclude Zupi. Ad aggravare il divario è invece il minor afflusso degli investimenti diretti esteri (Ide) nelle aree politicamente instabili. “I Paesi con le perdite più serie – nota Anna Ferragina dell’Università di Salerno – sia in termini di stabilità politica che di flussi di Ide sono stati la Siria, la Libia, l’Egitto, l’Algeria e la Giordania. Gli Ide in Egitto, dopo il picco di 11,6 miliardi di dollari e il successivo collasso a 6,7 nel 2009, tre anni dopo non avevano ancora recuperato a causa della situazione politica critica e della scarsa sicurezza. In Israele, dopo la cifra record di 20 miliardi di dollari nel 2006, gli Ide sono caduti a meno di 8 miliardi nel 2009, recuperando solo in parte con 13 miliardi nel 2012”. Le debolezze strutturali responsabili di questa scarsa attrattività sono il modello di specializzazione basato prevalentemente sulle risorse naturali e le dimensioni limitate dei mercati e degli scambi tra i Paesi della riva Sud. Un altro indice delle potenzialità dell’area è l’incremento dello scambio marittimo. “Nell’arco degli ultimi 20 anni il Mediterraneo ha riacquistato una nuova centralità nell’interscambio mondiale di merci, Terremoto Abruzzo, come aiutare le popolazioni colpite dal terremoto Pag. 12 Data 14-09-2015 Pagina Foglio che si accompagna ad una crescita della quota di traffico merci che transita nei porti della riva Sud del Bacino”, dicono Alessandro Panaro e Luca Forte del Centro studi e ricerche per il Mezzogiorno (Srm). Per quanto riguarda la movimentazione container, però, “l’Italia è passata dal 46 per cento del totale del 2008 al 43 per cento del 2013, mentre Marocco, Egitto e i Paesi del Medio Oriente sono cresciuti, nello stesso periodo, dal 35 al 39 per cento”. Per quanto riguarda le demografie e i flussi migratori, senz’altro il fenomeno di maggior rilevanza dell’area nel periodo recente, secondo il Rapporto nel quinquennio 2010-2015 il maggiore tasso immigratorio è quello del Libano (21 per mille), seguito da Giordania e Cipro (rispettivamente 11 e 6): valori notevolmente superiori a quelli registrati da Italia, Grecia, Spagna e Francia (al massimo del 3 per mille). “Considerata la situazione precedente al 2010, però, Italia, Spagna, Grecia e Francia contano una quota di immigrati di origine terzomondiale vicina alla soglia del 10 per cento, uniformandosi ai livelli che caratterizzano da decenni altri Paesi dell’Unione come Germania, Belgio e Olanda”, osserva Eugenia Ferragina. Il fenomeno nell’arco degli ultimi cinquant’anni, osservano Luigi di Comite e Stefania Girone dell’Università di Bari, assume “un’entità significativamente notevole solo in presenza di particolari episodi come calamità naturali, grandi crisi politiche ed eventi bellici ed un’entità più esigua allorché siano dovuti essenzialmente a motivi economici”. Non a caso, in Siria e Libia i tassi di emigrazione nel 2010-15 hanno raggiunto rispettivamente il 14 e l’8 per mille, mentre in precedenza i due Paesi erano moderatamente o per nulla interessati da emigrazione: quote paragonabili a quelle raggiunte da Bosnia Erzegovina, Croazia e Albania nel 1990-95, durante la guerra dei Balcani e la caduta dei regimi nell’area (rispettivamente 51, 4 e 23 per mille). Nei prossimi anni, l’incremento della popolazione straniera “potrebbe cominciare a interessare anche qualche Paese mediterraneo non europeo, come a esempio la Tunisia”. 2 / 2 Febbre suina, cosa è, sintomi, cura Terremoto Abruzzo, la mappa dell’epicentro Inter Campione d’Italia Marco Baldini ha vinto la Fattoria 4, il reality “agrario”. Domani la finale del Grande Fratello 9 2009 Abruzzo Afghanistan Arezzo Berlusconi Calcio Cnr Combinazione Crisi Di Elezioni Fini Firenze Francia Gheddafi Governo Israele Italia Italy Lazio Libia Milano News Obama Papa Pdl Roma Superenalotto Terremoto Toscana U.S.A. Video Vincente Notizie da PrimaInfanzia La “care” del neonato a rischio e del prematuro Scritto da Redazione il 14 settembre 2015 nella categoria CNR - Centro Nazionale delle Ricerche, COSTUME & SOCIETÀ, PRIMA PAGINA, SCIENZE e TECNOLOGIA. Per i bambini è ideale la dieta mediterranea Puoi andare alla fine dell'articolo e lasciare un commento. I disturbi del sonno nella prima infanzia In prodotti per bebè trovate tracce di Lascia un commento alcaloidi tropanici. Holle baby food li ritira dalla vendita Nome (necessario) Troppi antibiotici ai bambini italiani Mail (non sarà pubblicata) (necessario) Pubblicità Sito Web LINK CONSIGLIATI Cooking.italynews.org.uk promuovere, divulgare e proteggere la cucina italiana nel Regno Unito e nel resto del Mondo RICERCA ARCHIVIO Cacelli Management & Consulting Ltd Analisi politica ed economica (oil), web marketing, pubbliche relazioni, management, consulting Italynews UK Sitissimo.com L’edizione del nostro giornale per gli italiani nel Regno Unito Blog di informatica, articoli e consigli su internet e le sue insidie Cerca per Data Seleziona Mese Cerca per categoria AMBIENTE (254) Cerca su Google Cerca.... Codice abbonamento: 058509 Accedi Cnr - siti web Pag. 13 SANITALIAWEB.IT (WEB) Data 14-09-2015 Pagina Foglio 1 / 3 Il giornale online della Sanità Italiana Codice abbonamento: 058509 .. ULTIME NEWS Trasferito l’Istituto di Cure Fisiche – Villa Alba di Roma Da via Torino 122 a via Vittorio Emanuele Orlando 75, Roma » Cnr - siti web Pag. 14 SANITALIAWEB.IT (WEB) Data Foglio NEWSLETTER Iscriviti e sarai informato direttamente via email attraverso la nostra newsletter settimanale ______________________________ Questo sito utilizza cookies anche di terze parti (pubblicitari, di profilazione e di tracking), per gestire autenticazione, navigazione e altre funzioni, tra le quali la memorizzazione di alcuni comportamenti e gusti degli utenti. Utilizzando questo sito, accetti l'utilizzo di queste tipologie di Email cookies sul tuo dispositivo. 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L’undicesima edizione del ‘Rapporto sulle economie del Mediterraneo’, curata da Eugenia Ferragina dell’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (Issm-Cnr) ed edita dal Mulino, analizza - a vent’anni dalla Conferenza di Barcellona - criticità, differenze e similitudini dei 25 stati appartenenti a una delle aree strategicamente più rilevanti del globo: dalle cause degli attuali flussi migratori all’instabilità politica e istituzionale delle sponde Sud e Sud Est; dalle fluttuazioni della disoccupazione all’erosione della ricchezza della classe media. Il Rapporto 2015 conferma la disuguaglianza nella concentrazione della ricchezza tra la sponda settentrionale e quella nordafricana, mediorientale e balcanica, già emersa dalle precedenti edizioni, anche se rileva una “relativa convergenza tra le economie della riva Nord e quelle della riva Sud del Bacino, in parte attribuibile al rallentamento dei processi di crescita che gli stati europei hanno subito in conseguenza della crisi del 2008”, come spiega Ferragina. “Se si confrontano i dati relativi al Prodotto interno lordo pro capite in base ai dati aggiornati al 2013 – afferma Alessandro Romagnoli dell’Università di Bologna - risulta che il Pil pro-capite delle economie dell’area, in percentuale di quello italiano, si colloca per i Paesi mediterranei aderenti all’euro e Israele fra il 122 per cento della Francia e il 62 per cento del Portogallo e della Grecia, l’intervallo all’interno del quale si situano le economie balcanico anatoliche varia invece fra il 38 per cento della Croazia e il 10 per cento della Bosnia-Erzegovina, e su percentuali anche inferiori si attestano i Paesi arabi della riva Sud (Tunisia con il 13 per cento, Algeria con l’11 per cento, Giordania con il 10 per cento, Marocco con 9), ed Egitto, il cui Pil pro-capite è il 5 per cento di quello dell’Italia”. La distanza economica tra Nord e Sud rimane quindi un fattore caratterizzante del Bacino nonostante le prestazioni positive di cui le economie sud-orientali della zona sono state protagoniste ancora di recente. “L’Egitto ha visto aumentare il reddito nazionale lordo pro-capite dai 2.510 dollari del 2010 ai 3.140 del 2013, il Marocco da 2.870 dollari a 3.020, la Tunisia da 4.160 dollari a 4.200”, ricorda Marco Zupi del Centro studi di politica internazionale (Cespi), e guardando i dati relativi alla povertà estrema tra le diverse aree del pianeta, “Nord Africa e Medio Oriente risultano in tutto il periodo considerato dagli obiettivi di sviluppo del millennio (cioè dal 1990 a oggi), la regione con la minor gravità dal problema, ma anche con meno miglioramenti”. La popolazione che vive con meno di 1,25 dollari al giorno (valori 2005) nella sponda meridionale del Mediterraneo è nel 2012 del 43%, mentre negli altri Paesi in via di sviluppo è del 62%. L’aumento del Pil nelle aree sud e sud-est del Bacino, però, “non è sufficiente a proteggere dal rischio di povertà e al contempo non esiste un sistema di welfare e di protezioni che rappresenti un’ancora di salvezza”. Uno dei fenomeni che colpisce in modo trasversale tutta l’area è quello della disoccupazione. “Certamente l’area che risente maggiormente del problema è quella 058509 FOTODENUNCIA Cnr - siti web Pag. 15 Data SANITALIAWEB.IT (WEB) 14-09-2015 Pagina Foglio balcanica. La fascia che raggruppa invece il maggior numero di Paesi è quella in cui il tasso è compreso tra il 13,3 per cento (Tunisia) e il 9,2 per cento (Marocco). Dentro tale fascia troviamo Paesi diversi tra loro ma accomunati da una disoccupazione simile: Egitto, Giordania, Italia, Francia, Slovenia, Turchia, Algeria”, conclude Zupi. Ad aggravare il divario è invece il minor afflusso degli investimenti diretti esteri (Ide) nelle aree politicamente instabili. “I Paesi con le perdite più serie – nota Anna Ferragina dell’Università di Salerno - sia in termini di stabilità politica che di flussi di Ide sono stati la Siria, la Libia, l’Egitto, l’Algeria e la Giordania. Gli Ide in Egitto, dopo il picco di 11,6 miliardi di dollari e il successivo collasso a 6,7 nel 2009, tre anni dopo non avevano ancora recuperato a causa della situazione politica critica e della scarsa sicurezza. In Israele, dopo la cifra record di 20 miliardi di dollari nel 2006, gli Ide sono caduti a meno di 8 miliardi nel 2009, recuperando solo in parte con 13 miliardi nel 2012”. Le debolezze strutturali responsabili di questa scarsa attrattività sono il modello di specializzazione basato prevalentemente sulle risorse naturali e le dimensioni limitate dei mercati e degli scambi tra i Paesi della riva Sud. Un altro indice delle potenzialità dell’area è l’incremento dello scambio marittimo. “Nell’arco degli ultimi 20 anni il Mediterraneo ha riacquistato una nuova centralità nell’interscambio mondiale di merci, che si accompagna ad una crescita della quota di traffico merci che transita nei porti della riva Sud del Bacino”, dicono Alessandro Panaro e Luca Forte del Centro studi e ricerche per il Mezzogiorno (Srm). Per quanto riguarda la movimentazione container, però, “l’Italia è passata dal 46 per cento del totale del 2008 al 43 per cento del 2013, mentre Marocco, Egitto e i Paesi del Medio Oriente sono cresciuti, nello stesso periodo, dal 35 al 39 per cento”. Per quanto riguarda le demografie e i flussi migratori, senz’altro il fenomeno di maggior rilevanza dell’area nel periodo recente, secondo il Rapporto nel quinquennio 2010-2015 il maggiore tasso immigratorio è quello del Libano (21 per mille), seguito da Giordania e Cipro (rispettivamente 11 e 6): valori notevolmente superiori a quelli registrati da Italia, Grecia, Spagna e Francia (al massimo del 3 per mille). “Considerata la situazione precedente al 2010, però, Italia, Spagna, Grecia e Francia contano una quota di immigrati di origine terzomondiale vicina alla soglia del 10 per cento, uniformandosi ai livelli che caratterizzano da decenni altri Paesi dell’Unione come Germania, Belgio e Olanda”, osserva Eugenia Ferragina. Il fenomeno nell’arco degli ultimi cinquant’anni, osservano Luigi di Comite e Stefania Girone dell’Università di Bari, assume “un’entità significativamente notevole solo in presenza di particolari episodi come calamità naturali, grandi crisi politiche ed eventi bellici ed un’entità più esigua allorché siano dovuti essenzialmente a motivi economici”. Non a caso, in Siria e Libia i tassi di emigrazione nel 2010-15 hanno raggiunto rispettivamente il 14 e l’8 per mille, mentre in precedenza i due Paesi erano moderatamente o per nulla interessati da emigrazione: quote paragonabili a quelle raggiunte da Bosnia Erzegovina, Croazia e Albania nel 1990-95, durante la guerra dei Balcani e la caduta dei regimi nell’area (rispettivamente 51, 4 e 23 per mille). Nei prossimi anni, l’incremento della popolazione straniera “potrebbe cominciare a interessare anche qualche Paese mediterraneo non europeo, come a esempio la Tunisia”. 3 / 3 VIDEODENUNCIA Leggi tutto... LANCI AGI.it I PIU' LETTI ULTIME INSERITE Fumo: scoperti geni della longevita' che riducono danni Ospedale Militare di Milano-Baggio, il racconto del generale Samuele Valentino Alzheimer: scoperto possibile contagio da ormone della crescita Laser a Thulio per adenoma prostata, la casistica più ampia in Italia all'Urologia del S. Giovanni Bosco Alimentazione: Iss, in regioni piu' povere si consuma piu' sale La roentgen - plesio -terapia Troppo tempo su social aumenta rischio depressione in adolescenti Muore professor Carlo Cannella, Galan: insigne scienziato dell'alimentazione Trasferito l’Istituto di Cure Fisiche – Villa Alba di Roma Da via Torino 122 a via Vittorio Emanuele Orlando 75, Roma Una corretta tecnica di iniezione può migliorare il controllo glicemico nei pazienti con diabete Mediterraneo, con la crisi il divario si riduce Previous Next Amalgama al mercurio: se la conosci la eviti Cerca... INVIA Codice abbonamento: 058509 SanitaliaWeb.it Cnr - siti web Pag. 16 12-09-2015 Data Pagina 1 / 2 Foglio Mi piace METEO OROSCOPO CASA MUTUI POLITICA ESTERI FATTI E CONTI 90mila REGISTRAZIONE SHOPPING Fondatore e direttore Angelo Maria Perrino GIOCHI ECONOMIA LAVORO CERCA CRONACHE MARKETING CULTURE MEDIATECH FOOD COSTUME SALUTE SPETTACOLI IL SOCIALE SPORT MOTORI MILANO MISTERI ROMA VIAGGI REGIONI MODA FOTO aiTV Home > Economia > Migranti, reddito pro-capite e investimenti. Così li aiutiamo a casa loro Migranti, reddito pro-capite e investimenti. Così li aiutiamo a casa loro In vetrina Letizia, la regina di Spagna diventa una Barbie. Le foto Folle di disperati premono contro le frontiere Sud e Sud-Est dell'Europa: a spingerli sono conflitti armati e crisi economica, ma secondo un rapporto del Cnr la distanza tra le economie delle due sponde del Mediterraneo si sta attenuando, anche se ancora troppo lentamente. Se l'Europa riuscirà a spegnere i focolai di tensione e garantire la pace e nuovi flussi di investimenti esteri, la situazione potrebbe tuttavia stabilizzarsi, con benefiche ricadute per l'ulteriore sviluppo dei traffici commerciali della regione Zurich Connect ti permette di risparmiare sull'assicurazione auto senza compromessi sulla qualità del servizio. Scopri la polizza auto e fai un preventivo Sabato, 12 settembre 2015 - 13:56:00 Le scene apocalittiche della massa di disperati che dalla sponda Sud del Mediterraneo sbarca sulle coste italiane o greche, incuranti del costo in termini di vite umane che spesso tali viaggi comportano, per poi abbattere una dopo l’altra le frontiere dei paesi europei, in una migrazione verso i paesi del Nord, hanno scosso le coscienze di molti, ma la risposta europea tarda a manifestarsi in modo unitario. Nel frattempo però uno studio sulle economie dei 25 paesi che si affacciano sul Mediterraneo, curato da Eugenia Ferragina dell’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Cnr di Napoli, permette di fare luce sul fenomeno, evidenziando un quadro in chiaroscuro. La distanza economica tra Nord e Sud rimane infatti un fattore caratterizzante del bacino, nonostante le prestazioni positive di cui le economie sud-orientali della zona sono state protagoniste ancora di recente, riducendo almeno in parte il divario. aiTV Il video della polizia ungherese che lancia il cibo ai migranti Codice abbonamento: 058509 Se a 20 anni dalla Conferenza di Barcellona la disuguaglianza nella concentrazione della ricchezza tra la sponda settentrionale e quella nordafricana, mediorientale e balcanica viene confermata, il rapporto 2015 rileva una “relativa convergenza tra le economie della riva Nord e quelle della riva Sud del bacino, in parte attribuibile al rallentamento dei processi di crescita che gli stati europei hanno subito in conseguenza della crisi del 2008”, più che ad Il video più apprezzato Cnr - siti web Pag. 17 12-09-2015 Data Pagina 2 / 2 Foglio un’accelerazione della crescita dei paesi meno sviluppati. Raffrontando il Pil pro-capite delle economie dell’area quale percentuale di quello italiano, i paesi mediterranei aderenti all’euro e Israele si collocano fra il 122% della Francia e il 62% del Portogallo e della Grecia, mentre le economie balcanico-anatoliche registrano valori fra il 38% della Croazia e il 10% della BosniaErzegovina; su percentuali anche inferiori si attestano i paesi arabi della riva Sud (Tunisia, col 13%, Algeria con l’11%, Giordania col 10%, Marocco col 9%) con l’Egitto, il cui Pil pro-capite è pari ad appena il 5% di quello italiano. Il perché, al di là delle situazioni di conflitto presenti, chi possa tenti di fuggire è del tutto evidente, meno la soluzione in grado di rallentare o interrompere tali flussi nei prossimi anni. Qualche fragile segnale di miglioramento sembra tuttavia di scorgerlo: “L’Egitto ha visto aumentare il reddito nazionale lordo pro-capite dai 2.510 dollari del 2010 ai 3.140 del 2013, il Marocco da 2.870 dollari a 3.020, la Tunisia da 4.160 dollari a 4.200”, sottolinea Marco Zupi, del Centro studi di politica internazionale (Cespi), mentre confrontando i dati relativi alla povertà estrema tra le diverse aree del pianeta “Nord Africa e Medio Oriente risultano”, dal 1990 a oggi, “la regione con la minor gravità dal problema, ma anche con meno miglioramenti”. Il divario, insomma, si riduce troppo lentamente a causa in particolare di un incremento del Pil nelle aree sud e sud-est del bacino che appare insufficiente a proteggere dal rischio di povertà e al contempo dall’insussistenza di un sistema di welfare e di protezioni che rappresenti un’ancora di salvezza. Ad aggravare il quadro contribuisce certamente l’instabilità politica, che scoraggia l’afflusso di investimenti diretti esteri (Ide): i paesi con i minori flussi di flussi di Ide sono non a caso risultati essere la Siria, la Libia, l’Egitto, l’Algeria e la Giordania. Secondo il rapporto gli Ide in Egitto, dopo il picco di 11,6 miliardi di dollari e il successivo collasso a 6,7 nel 2009, tre anni dopo non avevano ancora recuperato i livelli pre-crisi, a causa della situazione politica critica e della scarsa sicurezza. In Israele, dopo la cifra record di 20 miliardi di dollari nel 2006, gli Ide sono caduti a meno di 8 miliardi nel 2009, recuperando solo in parte con 13 miliardi nel 2012. Oltre all’instabilità politica, ad aggravare la situazione contribuisce un modello di specializzazione basato prevalentemente sulle risorse naturali e le dimensioni limitate dei mercati e degli scambi tra i paesi della riva Sud. pagina successiva >> RICHIEDI ONLINE IL TUO MUTUO Finalità del mutuo -- Seleziona -Importo del mutuo Euro MI PIACE MI PIACE TANTO! 219 € CIOPPI shop 138 € drudd in collaborazione con 22,55 € RelaxsanShop POLITICA COSTUME SPETTACOLI MARKETING Europa Moda Cinefestival MEDIATECH TribunaPoliticaWeb SERVIZI Musica ESTERI Meteo I BLOG ECONOMIA Oroscopo Cinque alle cinque Fatti e Conti Shopping Green Casa MOTORI CRONACHE Mutui MISTERI CULTURE Giochi VIAGGI Libri & Editori Lavoro Cnr - siti web anni FOOD SALUTE 058509 MI È INDIFFERENTE -- IL SOCIALE Codice abbonamento: NON MI PIACE Durata del mutuo MODA Pag. 18 12-09-2015 Data REPORTCAMPANIA.IT (WEB) Pagina Foglio ULTIME NOTIZIE HOME MORETTO CRONACA (F.d.I.-AN): “Il vizietto della Sinistra. L’inganno Governo ed Opposizione’” POLITICA CULTURA EVENTI FOCUS NEWS SPORT 1 / 3 Search here VIDEO HOME CRONACA ESTERI MEDITERRANEO, CON LA CRISI IL DIVARIO SI RIDUCE Si è verificato un errore. Prova a guardare il video su www.youtube.com oppure attiva JavaScript se è disabilitato nel browser. Mediterraneo, con la crisi il divario si riduce Admin Set 12, 2015 Esteri 0 Like L’ultimo rapporto sulle economie del mare nostrum, curato da Eugenia Ferragina dell’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Cnr di Napoli, evidenzia nelle sponde Sud e Sud Est un quadro in chiaroscuro: aumento del Pil ma scarso welfare, investimenti stranieri in calo ma aumento del traffico merci marittimo… Mentre la disoccupazione e le migrazioni sono problematiche trasversali al Bacino L’undicesima edizione del ‘Rapporto sulle economie del Mediterraneo’, curata da Eugenia Ferragina dell’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (IssmCnr) ed edita dal Mulino, analizza – a vent’anni dalla Conferenza di Barcellona – criticità, differenze e similitudini dei 25 stati appartenenti a una delle aree strategicamente più rilevanti del globo: dalle cause degli attuali flussi migratori all’instabilità politica e istituzionale delle sponde Sud e Sud Est; dalle fluttuazioni della disoccupazione all’erosione della ricchezza della classe media. GLI ULTIMI VIDEO Il Rapporto 2015 conferma la disuguaglianza nella concentrazione della ricchezza tra la sponda settentrionale e quella nordafricana, mediorientale e balcanica, già emersa dalle precedenti edizioni, anche se rileva una “relativa convergenza tra le economie 058509 della riva Nord e quelle della riva Sud del Bacino, in parte attribuibile al rallentamento dei processi di crescita che gli stati europei hanno subito in conseguenza della crisi del Codice abbonamento: 2008”, come spiega Ferragina. “Se si confrontano i dati relativi al Prodotto interno lordo pro capite in base ai dati aggiornati al 2013 – afferma Alessandro Romagnoli dell’Università di Bologna – risulta che il Pil pro-capite delle economie dell’area, in percentuale di quello italiano, si colloca per i Paesi mediterranei aderenti all’euro e Cnr - siti web Pag. 19 REPORTCAMPANIA.IT (WEB) Data Foglio Israele fra il 122 per cento della Francia e il 62 per cento del Portogallo e della Grecia, 12-09-2015 Pagina 2 / 3 ULTIMI ARTICOLI INSERITI l’intervallo all’interno del quale si situano le economie balcanico anatoliche varia invece fra il 38 per cento della Croazia e il 10 per cento della Bosnia-Erzegovina, e su percentuali anche inferiori si attestano i Paesi arabi della riva Sud (Tunisia con il 13 per cento, Algeria con l’11 per cento, Giordania con il 10 per cento, Marocco con 9), ed Egitto, il cui Pil pro-capite è il 5 per cento di quello dell’Italia”. La distanza economica tra Nord e Sud rimane quindi un fattore caratterizzante del Bacino nonostante le prestazioni positive di cui le economie sud-orientali della zona sono state protagoniste ancora di recente. “L’Egitto ha visto aumentare il reddito nazionale lordo pro-capite dai 2.510 dollari del 2010 ai 3.140 del 2013, il Marocco da 2.870 dollari a 3.020, la Tunisia da 4.160 dollari a 4.200”, ricorda Marco Zupi del Centro studi di politica internazionale (Cespi), e guardando i dati relativi alla povertà estrema tra le diverse aree del pianeta, “Nord Africa e Medio Oriente risultano in tutto il periodo considerato dagli obiettivi di sviluppo del millennio (cioè dal 1990 a oggi), la regione con la minor gravità dal problema, ma anche con meno miglioramenti”. La popolazione che vive con meno di 1,25 dollari al giorno (valori 2005) nella sponda meridionale del Mediterraneo è nel 2012 del 43%, mentre negli altri Paesi in via di sviluppo è del 62%. L’aumento del Pil nelle aree sud e sud-est del Bacino, però, “non è sufficiente a proteggere dal rischio di povertà e al contempo non esiste un sistema di welfare e di protezioni che rappresenti un’ancora di salvezza”. Uno dei fenomeni che colpisce in modo trasversale tutta l’area è quello della disoccupazione. “Certamente l’area che risente maggiormente del problema è quella balcanica. La fascia che raggruppa invece il maggior numero di Paesi è quella in cui il tasso è compreso tra il 13,3 per cento (Tunisia) e il 9,2 per cento (Marocco). Dentro tale fascia troviamo Paesi diversi tra loro ma accomunati da una disoccupazione simile: Egitto, Giordania, Italia, Francia, Slovenia, Turchia, Algeria”, conclude Zupi. Ad aggravare il divario è invece il minor afflusso degli investimenti diretti esteri (Ide) nelle aree politicamente instabili. “I Paesi con le perdite più serie – nota Anna Ferragina dell’Università di Salerno – sia in termini di stabilità politica che di flussi di Ide sono stati la Siria, la Libia, l’Egitto, l’Algeria e la Giordania. Gli Ide in Egitto, dopo il picco di 11,6 miliardi di dollari e il successivo collasso a 6,7 nel 2009, tre anni dopo non avevano ancora recuperato a causa della situazione politica critica e della scarsa sicurezza. In Israele, dopo la cifra record di 20 miliardi di dollari nel 2006, gli Ide sono caduti a meno di 8 miliardi nel 2009, recuperando solo in parte con 13 miliardi nel 2012”. Le debolezze strutturali responsabili di questa scarsa attrattività sono il modello di specializzazione basato prevalentemente sulle risorse naturali e le dimensioni limitate dei mercati e degli scambi tra i Paesi della riva Sud. Un altro indice delle potenzialità dell’area è l’incremento dello scambio marittimo. “Nell’arco degli ultimi 20 anni il Mediterraneo ha riacquistato una nuova centralità nell’interscambio mondiale di merci, che si accompagna ad una crescita della quota di traffico merci che transita nei porti della riva Sud del Bacino”, dicono Alessandro Panaro e Luca Forte del Centro studi e ricerche per il Mezzogiorno (Srm). Per quanto riguarda la movimentazione container, però, “l’Italia è passata dal 46 per cento del totale del 2008 al 43 per cento del 2013, mentre Marocco, Egitto e i Paesi del Medio Oriente sono cresciuti, nello stesso periodo, dal 35 al 39 per cento”. Per quanto riguarda le demografie e i flussi migratori, senz’altro il fenomeno di maggior rilevanza dell’area nel periodo recente, secondo il Rapporto nel quinquennio 2010-2015 il maggiore tasso immigratorio è quello del Libano (21 per mille), seguito da Giordania e Cipro (rispettivamente 11 e 6): valori notevolmente superiori a quelli registrati da Italia, Grecia, Spagna e Francia (al massimo del 3 per mille). “Considerata la situazione precedente al 2010, però, Italia, Spagna, Grecia e Francia contano una GLI ARTICOLI PIÙ LETTI quota di immigrati di origine terzomondiale vicina alla soglia del 10 per cento, uniformandosi ai livelli che caratterizzano da decenni altri Paesi dell’Unione come Germania, Belgio e Olanda”, osserva Eugenia Ferragina. Il fenomeno nell’arco degli 058509 ultimi cinquant’anni, osservano Luigi di Comite e Stefania Girone dell’Università di Bari, assume “un’entità significativamente notevole solo in presenza di particolari episodi Codice abbonamento: come calamità naturali, grandi crisi politiche ed eventi bellici ed un’entità più esigua Cnr - siti web Pag. 20 Data REPORTCAMPANIA.IT (WEB) 12-09-2015 Pagina Foglio 3 / 3 allorché siano dovuti essenzialmente a motivi economici”. Non a caso, in Siria e Libia i tassi di emigrazione nel 2010-15 hanno raggiunto rispettivamente il 14 e l’8 per mille, mentre in precedenza i due Paesi erano moderatamente o per nulla interessati da emigrazione: quote paragonabili a quelle raggiunte da Bosnia Erzegovina, Croazia e Albania nel 1990-95, durante la guerra dei Balcani e la caduta dei regimi nell’area (rispettivamente 51, 4 e 23 per mille). Nei prossimi anni, l’incremento della popolazione straniera “potrebbe cominciare a interessare anche qualche Paese mediterraneo non europeo, come a esempio la Tunisia”. FACEBOOK TWITTER GOOGLE+ LINKEDIN Previous Post Te.Co. inaugura la nuova edizione di Stazioni d’Emergenza a Galleria Toledo TUMBLR PINTEREST MAIL Next Post RnS, da Scafati a Pompei per l'VIII Pellegrinaggio Nazionale delle Famiglie per la Famiglia admin RELATED ARTICLES Lascia una risposta L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati * 058509 Nome * Codice abbonamento: Email * Sito web Cnr - siti web Pag. 21 AISE.IT Data Foglio ULTIME NOTIZIE 11/09/2015 - 16:30 : CONSULTA PER GLI STRANIERI A FRANCOFORTE: BRILLANTE (EUROPALISTE) INVITA I CONNAZIONALI A VOTARE MENU 11-09-2015 Pagina 1 DATA : 11/09/2015 - 17:06 Cerca negli articoli Sei in: Home / Italia / Economia MEDITERRANEO: CON LA CRISI IL DIVARIO SI RIDUCE Codice abbonamento: NAPOLI\ aise\ - L’undicesima edizione del “Rapporto sulle economie del Mediterraneo”, curata da Eugenia Ferragina dell’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (Issm-Cnr) ed edita dal Mulino, analizza - a vent’anni dalla Conferenza di Barcellona - criticità, differenze e similitudini dei 25 stati appartenenti a una delle aree strategicamente più rilevanti del globo: dalle cause degli attuali flussi migratori all’instabilità politica e istituzionale delle sponde Sud e Sud Est; dalle fluttuazioni della disoccupazione all’erosione della ricchezza della classe media. Il Rapporto 2015 conferma la disuguaglianza nella concentrazione della ricchezza tra la sponda settentrionale e quella nordafricana, mediorientale e balcanica, già emersa dalle precedenti edizioni, anche se rileva una “relativa convergenza tra le economie della riva Nord e quelle della riva Sud del Bacino, in parte attribuibile al rallentamento dei processi di crescita che gli stati europei hanno subito in conseguenza della crisi del 2008”, come spiega Ferragina. “Se si confrontano i dati relativi al Prodotto interno lordo pro capite in base ai dati aggiornati al 2013 – afferma Alessandro Romagnoli dell’Università di Bologna - risulta che il Pil pro-capite delle economie dell’area, in percentuale di quello italiano, si colloca per i Paesi mediterranei aderenti Email Stampa PDF all’euro e Israele fra il 122 per cento della Francia e il 62 per cento del Portogallo e della Grecia, l’intervallo all’interno del quale si situano le economie balcanico anatoliche varia invece fra il 38 per cento della Croazia e il 10 per cento della Bosnia-Erzegovina, e su percentuali anche inferiori si attestano i Paesi arabi della riva Sud (Tunisia con il 13 per cento, Algeria con l’11 per cento, Giordania con il 10 per cento, Marocco con 9), ed Egitto, il cui Pil pro-capite è il 5 per cento di quello dell’Italia”. La distanza economica tra Nord e Sud rimane quindi un fattore caratterizzante del Bacino nonostante le prestazioni positive di cui le economie sud-orientali della zona sono state protagoniste ancora di recente. “L’Egitto ha visto aumentare il reddito nazionale lordo pro-capite dai 2.510 dollari del 2010 ai 3.140 del 2013, il Marocco da 2.870 dollari a 3.020, la Tunisia da 4.160 dollari a 4.200”, ricorda Marco Zupi del Centro studi di politica internazionale (Cespi), e guardando i dati relativi alla povertà estrema tra le diverse aree del pianeta, “Nord Africa e Medio Oriente risultano in tutto il periodo considerato dagli obiettivi di sviluppo del millennio (cioè dal 1990 a oggi), la regione con la minor gravità dal problema, ma anche con meno miglioramenti”. La popolazione che vive con meno di 1,25 dollari al giorno (valori 2005) nella sponda meridionale del Mediterraneo è nel 2012 del 43%, mentre negli altri Paesi in via di sviluppo è del 62%. L’aumento del Pil nelle aree sud e sud-est del Bacino, però, “non è sufficiente a proteggere dal rischio di povertà e al contempo non esiste un sistema di welfare e di protezioni che rappresenti un’ancora di salvezza”. Uno dei fenomeni che colpisce in modo trasversale tutta l’area è quello della disoccupazione. “Certamente l’area che risente maggiormente del problema è quella balcanica. La fascia che raggruppa invece il maggior numero di Paesi è quella in cui il tasso è compreso tra il 13,3 per cento (Tunisia) e il 9,2 per cento (Marocco). Dentro tale fascia troviamo Paesi diversi tra loro ma accomunati da una disoccupazione simile: Egitto, Giordania, Italia, Francia, Slovenia, Turchia, Algeria”, conclude Zupi. Ad aggravare il divario è invece il minor afflusso degli investimenti diretti esteri (Ide) nelle aree politicamente instabili. “I Paesi con le perdite più serie – nota Anna Ferragina dell’Università di Salerno - sia in termini di stabilità politica che di flussi di Ide sono stati la Siria, la Libia, l’Egitto, l’Algeria e la Giordania. Gli Ide in Egitto, dopo il picco di 11,6 miliardi di dollari e il successivo collasso a 6,7 nel 2009, tre anni dopo non avevano ancora recuperato a causa della situazione politica critica e della scarsa sicurezza. In Israele, dopo la cifra record di 20 miliardi di dollari nel 2006, gli Ide sono caduti a meno di 8 miliardi nel 2009, recuperando solo in parte con 13 miliardi nel 2012”. Le debolezze strutturali responsabili di questa scarsa attrattività sono il modello di specializzazione basato prevalentemente sulle risorse naturali e le dimensioni limitate dei mercati e degli scambi tra i Paesi della riva Sud. Un altro indice delle potenzialità dell’area è l’incremento dello scambio marittimo. “Nell’arco degli ultimi 20 anni il Mediterraneo ha riacquistato una nuova centralità nell’interscambio mondiale di merci, che si accompagna ad una crescita della quota di traffico merci che transita nei porti della riva Sud del Bacino”, dicono Alessandro Panaro e Luca Forte del Centro studi e ricerche per il Mezzogiorno (Srm). Per quanto riguarda la movimentazione container, però, “l’Italia è passata dal 46 per cento del totale del 2008 al 43 per cento del 2013, mentre Marocco, Egitto e i Paesi del Medio Oriente sono cresciuti, nello stesso periodo, dal 35 al 39 per cento”. Per quanto riguarda le demografie e i flussi migratori, senz’altro il fenomeno di maggior rilevanza dell’area nel periodo recente, secondo il Rapporto nel quinquennio 2010-2015 il maggiore tasso immigratorio è quello del Libano (21 per mille), seguito da Giordania e Cipro (rispettivamente 11 e 6): valori notevolmente superiori a quelli registrati da Italia, Grecia, Spagna e Francia (al massimo del 3 per mille). “Considerata la situazione precedente al 2010, però, Italia, Spagna, Grecia e Francia contano una quota di immigrati di origine terzomondiale vicina alla soglia del 10 per cento, uniformandosi ai livelli che caratterizzano da decenni altri Paesi dell’Unione come Germania, Belgio e Olanda”, osserva Eugenia Ferragina. Il fenomeno nell’arco degli ultimi cinquant’anni, osservano Luigi di Comite e Stefania Girone dell’Università di Bari, assume “un’entità significativamente notevole solo in presenza di particolari episodi come calamità naturali, grandi crisi politiche ed eventi bellici ed un’entità più esigua allorché siano dovuti essenzialmente a motivi economici”. Non a caso, in Siria e Libia i tassi di emigrazione nel 2010-15 hanno raggiunto rispettivamente il 14 e l’8 per mille, mentre in precedenza i due Paesi erano moderatamente o per nulla interessati da emigrazione: quote paragonabili a quelle raggiunte da Bosnia Erzegovina, Croazia e Albania nel 1990-95, durante la guerra dei Balcani e la caduta dei regimi nell’area (rispettivamente 51, 4 e 23 per mille). Nei prossimi anni, l’incremento della popolazione straniera “potrebbe cominciare a interessare anche qualche Paese mediterraneo non europeo, come a esempio la Tunisia”. (aise) ARTICOLO PRECEDENTE GIUSEPPE SALA È L'"ALUMNUS BOCCONI" 2015 Cnr - siti web 058509 11/09/2015 - 16:59 Pag. 22 Data AISE.IT 11-09-2015 Pagina Foglio ULTIME NOTIZIE 11/09/2015 - 16:30 : CONSULTA PER GLI STRANIERI A FRANCOFORTE: BRILLANTE (EUROPALISTE) INVITA I CONNAZIONALI A VOTARE MENU 1 DATA : 11/09/2015 - 17:06 Cerca negli articoli Sei in: Home / Notiziario Flash MEDITERRANEO: CON LA CRISI IL DIVARIO SI RIDUCE/ I DATI DEL RAPPORTO ISSM-CNR 11/09/2015 - 16:59 Email Stampa PDF NAPOLI\ nflash\ - L’undicesima edizione del “Rapporto sulle economie del Mediterraneo”, curata da Eugenia Ferragina dell’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (Issm-Cnr) ed edita dal Mulino, analizza - a vent’anni dalla Conferenza di Barcellona - criticità, differenze e similitudini dei 25 stati appartenenti a una delle aree strategicamente più rilevanti del globo: dalle cause degli attuali flussi migratori all’instabilità politica e istituzionale delle sponde Sud e Sud Est; dalle fluttuazioni della disoccupazione all’erosione della ricchezza della classe media. Il Rapporto 2015 conferma la disuguaglianza nella concentrazione della ricchezza tra la sponda settentrionale e quella nordafricana, mediorientale e balcanica, già emersa dalle precedenti edizioni, anche se rileva una “relativa convergenza tra le economie della riva Nord e quelle della riva Sud del Bacino, in parte attribuibile al rallentamento dei processi di crescita che gli stati europei hanno subito in conseguenza della crisi del 2008”, come spiega Ferragina. (nflash) ARTICOLO PRECEDENTE ARTICOLO SUCCESSIVO 11 SETTEMBRE/ ALFANO: COMBATTERE IL TERRORISMO SIGNIFICA COMBATTERE PER LA LIBERTÀ 11 SETTEMBRE/ LA VICINANZA DI MATTARELLA/ RENZI: NEW YORK. TI VOGLIAMO BENE Articoli Relativi 11 SETTEMBRE/ ALFANO: COMBATTERE IL CONSULTA PER GLI STRANIERI A FRANCOFORTE: TERRORISMO SIGNIFICA COMBATTERE PER LA LIBERTÀ BRILLANTE (EUROPALISTE) INVITA I CONNAZIONALI A 11/09/2015 - 16:46 VOTARE 11/09/2015 - 16:30 11 SETTEMBRE/ LA VICINANZA DI MATTARELLA/ IL CITTADINO CANADESE/ DON’T BLAME IT ON THE RENZI: NEW YORK. TI VOGLIAMO BENE STORK/ TONY CALABRETTA: SONO PIÙ ITALIANO CHE 11/09/2015 - 16:21 CANADESE – di Vittorio Giordano 11/09/2015 - 16:16 DDL CONCORRENZA, ENERGIA, TLC, POSTE E ILVA: IL "LIBRIAMOCI": TORNANO LE GIORNATE DI LETTURA MINISTRO GUIDI INCONTRA IL COMMISSARIO ALLA NELLE SCUOLE CONCORRENZA VESTAGER 11/09/2015 - 15:47 11/09/2015 - 16:03 Newsletter Iscriviti per ricevere notizie aggiornate. Organizzazione Inserisci indirizzo Email Invia 058509 Nome e Cognome Codice abbonamento: Archivi settembre 2015 (893) agosto 2015 (1423) Cnr - siti web Pag. 23 Data 11-09-2015 Pagina Foglio 1 / 3 cerca... DAL DENARO Stabilimenti Fca Italia al 100% nel 2018 (ANSA) - CASELLE (TORINO), 11 SET - "Per il 2018 l'utilizzo della capacità produttiva degli stabilimenti italiani sarà al 100%, già oggi siamo all'80%". Lo ha detto il responsabile Emea di Fca, DALL'ANSA AREA MED, RAPPORTO ISSM-CNR DI NAPOLI: CON LA CRISI SI RIDUCE IL GAP NORD-SUD Alfredo Altavilla, all'assemblea dell'Unione Venerdì, 11 Settembre 2015 Il Denaro Pubblicato in Approfondimenti Industriale di Torino.… Scritto Venerdì, 11 Settembre 2015 11:19 in ANSA Economia Tweet Cuba: grazia per oltre 3.500 detenuti Cuba concederà la grazia a 3.522 detenuti per l'arrivo di Papa Francesco il 19 settembre. Lo ha annunciato il quotidiano Granma, secondo quando riferisce il sito della Bbc in spagnolo. "In occasione della visita di Sua Santità, saranno graziati… Scritto Venerdì, 11 Settembre 2015 11:10 in ANSA - Mondo L'undicesima edizione del 'Rapporto sulle economie del Mediterraneo', curata da Eugenia (ANSA) - ROMA, 11 SET - Ferragina dell'Istituto di studi sulle societa' del Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche di "Abbiamo firmato la Napoli (Issm-Cnr) ed edita dal Mulino, analizza - a vent'anni dalla Conferenza di Barcellona - criticita', candidatura e siamo tutti differenze e similitudini dei 25 stati appartenenti a una delle aree strategicamente piu' rilevanti del globo: contenti. C'è condivisione su dalle cause degli attuali flussi migratori all'instabilita' politica e istituzionale delle sponde Sud e Sud Est; Codice abbonamento: 058509 Roma candidata alle Olimpiadi del 2024 Cnr - siti web Pag. 24 Data 11-09-2015 Pagina Foglio tutto". Lo ha annunciato il 2 / 3 dalle fluttuazioni della disoccupazione all'erosione della ricchezza della classe media. Il Rapporto 2015 presidente del Coni Giovanni conferma la Malagò dopo una lunga disuguaglianza nella riunione in Campidoglio con concentrazione della il sindaco Ignazio Marino e… Scritto Venerdì, 11 Settembre ricchezza tra la sponda 2015 10:59 in ANSA - Ultima settentrionale e quella ora nordafricana, mediorientale e Riforme: Rosato, su art.2 non si tratta balcanica, gia' emersa (ANSA) - ROMA, 11 SET - anche se rileva una dalle precedenti edizioni, "relativa convergenza "Non capisco se l'obiettivo è il merito della riforma o tra le economie della riva Nord e quelle della riva Sud del Bacino, in parte attribuibile al cambiare l'articolo 2. Se il rallentamento dei processi di crescita che gli stati europei hanno subito in conseguenza della punto resta quell'articolo non crisi del 2008", come spiega Ferragina. "Se si confrontano i dati relativi al Prodotto interno lordo ci incontreremo mai. Se invece stiamo al merito e interveniamo su altre parti pro capite in base ai dati aggiornati al 2013 - afferma Alessandro Romagnoli dell'Universita' di Bologna - risulta che il Pil pro-capite delle economie dell'area, in percentuale di quello italiano, del… si colloca per i Paesi mediterranei aderenti all'euro e Israele fra il 122 per cento della Francia e Scritto Venerdì, 11 Settembre il 62 per cento del Portogallo e della Grecia, l'intervallo all'interno del quale si situano le 2015 10:57 in ANSA - economie balcanico anatoliche varia invece fra il 38 per cento della Croazia e il 10 per cento Politica della Bosnia-Erzegovina, e su percentuali anche inferiori si attestano i Paesi arabi della riva Sud (Tunisia con il 13 per cento, Algeria con l'11 per cento, Giordania con il 10 per cento, Marocco con 9), ed Egitto, il cui Pil pro-capite e' il 5 per cento di quello dell'Italia". Aumenta il Pil, non si riduce il rischio povertà La distanza economica tra Nord e Sud rimane quindi un fattore caratterizzante del Bacino nonostante le prestazioni positive di cui le economie sud-orientali della zona sono state protagoniste ancora di recente. "L'Egitto ha visto aumentare il reddito nazionale lordo pro-capite dai 2.510 dollari del 2010 ai 3.140 del 2013, il Marocco da 2.870 dollari a 3.020, la Tunisia da 4.160 dollari a 4.200", ricorda Marco Zupi del Centro studi di politica internazionale (Cespi), e guardando i dati relativi alla poverta' estrema tra le diverse aree del pianeta, "Nord Africa e Medio Oriente risultano in tutto il periodo considerato dagli obiettivi di sviluppo del millennio (cioe' dal 1990 a oggi), la regione con la minor gravita' dal problema, ma anche con meno miglioramenti". La popolazione che vive con meno di 1,25 dollari al giorno (valori 2005) nella sponda meridionale del Mediterraneo e' nel 2012 del 43%, mentre negli altri Paesi in via di sviluppo e' del 62%. L'aumento del Pil nelle aree sud e sud-est del Bacino, pero', "non e' sufficiente a proteggere dal rischio di poverta' e al contempo non esiste un sistema di welfare e di protezioni che rappresenti un'ancora di salvezza". Allarme disoccupazione Uno dei fenomeni che colpisce in modo trasversale tutta l'area e' quello della disoccupazione. "Certamente l'area che risente maggiormente del problema e' quella balcanica. La fascia che raggruppa invece il maggior numero di Paesi e' quella in cui il tasso e' compreso tra il 13,3 per Turchia, Algeria", conclude Zupi. Ad aggravare il divario e' invece il minor afflusso degli investimenti diretti esteri (Ide) nelle aree politicamente instabili. "I Paesi con le perdite piu' serie - nota Anna Ferragina dell'Universita' di Salerno - sia in termini di stabilita' politica che di flussi di Ide sono stati la Siria, la Libia, l'Egitto, l'Algeria e la Giordania. Gli Ide in Egitto, dopo il picco di 11,6 miliardi di dollari e il successivo collasso a 6,7 nel 2009, tre anni dopo non avevano ancora Cnr - siti web Pag. 25 Codice abbonamento: ma accomunati da una disoccupazione simile: Egitto, Giordania, Italia, Francia, Slovenia, 058509 cento (Tunisia) e il 9,2 per cento (Marocco). Dentro tale fascia troviamo Paesi diversi tra loro Data 11-09-2015 Pagina Foglio 3 / 3 recuperato a causa della situazione politica critica e della scarsa sicurezza. In Israele, dopo la cifra record di 20 miliardi di dollari nel 2006, gli Ide sono caduti a meno di 8 miliardi nel 2009, recuperando solo in parte con 13 miliardi nel 2012". Le debolezze strutturali responsabili di questa scarsa attrattivita' sono il modello di specializzazione basato prevalentemente sulle risorse naturali e le dimensioni limitate dei mercati e degli scambi tra i Paesi della riva Sud. Un altro indice delle potenzialita' dell'area e' l'incremento dello scambio marittimo. "Nell'arco degli ultimi 20 anni il Mediterraneo ha riacquistato una nuova centralita' nell'interscambio mondiale di merci, che si accompagna ad una crescita della quota di traffico merci che transita nei porti della riva Sud del Bacino", dicono Alessandro Panaro e Luca Forte del Centro studi e ricerche per il Mezzogiorno (Srm). Per quanto riguarda la movimentazione container, pero', "l'Italia e' passata dal 46 per cento del totale del 2008 al 43 per cento del 2013, mentre Marocco, Egitto e i Paesi del Medio Oriente sono cresciuti, nello stesso periodo, dal 35 al 39 per cento". Flussi migratori Per quanto riguarda le demografie e i flussi migratori, senz'altro il fenomeno di maggior rilevanza dell'area nel periodo recente, secondo il Rapporto nel quinquennio 2010-2015 il maggiore tasso immigratorio e' quello del Libano (21 per mille), seguito da Giordania e Cipro (rispettivamente 11 e 6): valori notevolmente superiori a quelli registrati da Italia, Grecia, Spagna e Francia (al massimo del 3 per mille). "Considerata la situazione precedente al 2010, pero', Italia, Spagna, Grecia e Francia contano una quota di immigrati di origine terzomondiale vicina alla soglia del 10 per cento, uniformandosi ai livelli che caratterizzano da decenni altri Paesi dell'Unione come Germania, Belgio e Olanda", osserva Eugenia Ferragina. Il fenomeno nell'arco degli ultimi cinquant'anni, osservano Luigi di Comite e Stefania Girone dell'Universita' di Bari, assume "un'entita' significativamente notevole solo in presenza di particolari episodi come calamita' naturali, grandi crisi politiche ed eventi bellici ed un'entita' piu' esigua allorche' siano dovuti essenzialmente a motivi economici". Non a caso, in Siria e Libia i tassi di emigrazione nel 2010-15 hanno raggiunto rispettivamente il 14 e l'8 per mille, mentre in precedenza i due Paesi erano moderatamente o per nulla interessati da emigrazione: quote paragonabili a quelle raggiunte da Bosnia Erzegovina, Croazia e Albania nel 1990-95, durante la guerra dei Balcani e la caduta dei regimi nell'area (rispettivamente 51, 4 e 23 per mille). Nei prossimi anni, l'incremento della popolazione straniera "potrebbe cominciare a interessare anche qualche Paese mediterraneo non europeo, come a esempio la Tunisia". ETICHETTATO SOTTO apertura Regione, in Campania si lavora al piano per innovazione e startup Scommesse sportive, in Campania record di raccolta: 431,3 milioni in 8 mesi Gruppo Iavazzi, sì del Tar alla sospensione dell'interdittiva per il patron della Juvecaserta ULTIMI DA IL DENARO Cnr - siti web Pag. 26 Codice abbonamento: Incidenti sul lavoro in aumento, Campania tra le più colpite Investitori in attesa delle decisioni Fed 058509 ARTICOLI CORRELATI (DA TAG) ILDENARO.IT Data 11-09-2015 Pagina 1 / 3 Codice abbonamento: 058509 Foglio Cnr - siti web Pag. 27 ILDENARO.IT Data 11-09-2015 Pagina 2 / 3 Codice abbonamento: 058509 Foglio Cnr - siti web Pag. 28 ILDENARO.IT Data 11-09-2015 Pagina 3 / 3 Codice abbonamento: 058509 Foglio Cnr - siti web Pag. 29 INSALUTENEWS.IT Data 11-09-2015 Pagina 1 / 3 Codice abbonamento: 058509 Foglio Cnr - siti web Pag. 30 INSALUTENEWS.IT Data 11-09-2015 Pagina 2 / 3 Codice abbonamento: 058509 Foglio Cnr - siti web Pag. 31 INSALUTENEWS.IT Data 11-09-2015 Pagina 3 / 3 Codice abbonamento: 058509 Foglio Cnr - siti web Pag. 32 Data LADISCUSSIONE.ORG (WEB2) Foglio HOME CHI SIAMO HOME PUBBLICITÀ POLITICA PIANI DI ABBONAMENTO ECONOMIA SOCIETÀ ARCHIVIO 2013 QUOTIDIANO ON-LINE LAVORO 11-09-2015 Pagina SANITÀ CONTATTI CULTURA 1 PRIVACY POLICY ESTERI EUROPA VATICANO AMBIENTE Sei qui: Home MEDITERRANEO: RAPPORTO ISSM-CNR, CON LA CRISI IL DIVARIO SI RIDUCE 11 Settembre 2015 di L'undicesima edizione del 'Rapporto sulle economie del Mediterraneo', curata da Eugenia Ferragina dell'Istituto di studi sulle societa' del Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (Issm-Cnr) ed edita dal Mulino, analizza - a vent'anni dalla Conferenza di Barcellona - criticita', differenze e similitudini dei 25 stati appartenenti a una delle aree strategicamente piu' rilevanti del globo: dalle cause degli attuali flussi migratori all'instabilita' politica e istituzionale delle sponde Sud e Sud Est; dalle fluttuazioni della disoccupazione all'erosione della ricchezza della classe media. Il Rapporto 2015 conferma la disuguaglianza nella concentrazione della ricchezza tra la sponda settentrionale e quella nordafricana, mediorientale e balcanica, gia' emersa dalle precedenti edizioni, anche se rileva una "relativa convergenza tra le economie della riva Nord e quelle della riva Sud del Bacino, in parte attribuibile al rallentamento dei processi di crescita che gli stati europei hanno subito in conseguenza della crisi del 2008", come spiega Ferragina. "Se si confrontano i dati relativi al Prodotto interno lordo pro capite in base ai dati aggiornati al 2013 - afferma Alessandro Romagnoli dell'Universita' di Bologna - risulta che il Pil pro-capite delle economie dell'area, in percentuale di quello italiano, si colloca per i Paesi mediterranei aderenti all'euro e Israele fra il 122 per cento della Francia e il 62 per cento del Portogallo e della Grecia, l'intervallo all'interno del quale si situano le economie balcanico anatoliche varia invece fra il 38 per cento della Croazia e il 10 per cento della Bosnia-Erzegovina, e su percentuali anche inferiori si attestano i Paesi arabi della riva Sud (Tunisia con il 13 per cento, Algeria con l'11 per cento, Giordania con il 10 per cento, Marocco con 9), ed Egitto, il cui Pil pro-capite e' il 5 per cento di quello dell'Italia". 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Accetto Per approfondire l'argomento o per negare o limitare il consenso all'utilizzo dei cookies leggi l'Informativa (condizioni di utilizzo del sito e cookies policy) [email protected] Venerdi 11 Settembre 2015 HOME NEWS METEO DIRETTA METEO VIDEO GALLERY GEO-VULCANOLOGIA FOTO ASTRONOMIA PREVISIONI METEO SALUTE IL TEMPO NEGLI STADI X Maltempo in Sicilia, ALTRE SCIENZE OLTRE LA SCIENZA VIAGGI Cerca tra le notizie del sito... Il tifone Etau flagella il Giappone, case spazzate via dalla furia delle acque Alluvione a Catania: bomba d'acqua a città travolta da acqua No compatible source was found for this video. e fango Codice abbonamento: 058509 Rosolini TECNOLOGIA Cnr - siti web Pag. 34 11-09-2015 Data Pagina Foglio 2 / 5 Ricerca: nel Mediterraneo con la crisi il divario si riduce 11 settembre 2015 13:03 - F.F. Mi piace 276mila METEO L’ultimo rapporto sulle economie del Mediterraneo, c u r a t o d a Eugenia Ferragina dell’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Cnr di Napoli, evidenzia nelle sponde Sud e Sud Est un quadro in chiaroscuro +24h +48h +72h METEO Previsioni Meteo Lombardia: temperature in rialzo da domani, domenica arriva la pioggia Il clima che cambia: evidenze dei cambiamenti climatici nazionale delle ricerche di Napoli (Issm-Cnr) ed edita dal Mulino, analizza – a vent’anni dalla Conferenza di Barcellona – criticità, di erenze e similitudini dei 25 stati Maltempo Sicilia: danni nel catanese, proseguono gli interventi in provincia appartenenti a una delle aree strategicamente più rilevanti del globo: dalle cause degli attuali ussi migratori all’instabilità politica e istituzionale delle sponde Sud e Cnr - siti web Pag. 35 Codice abbonamento: Eugenia Ferragina dell’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Consiglio 058509 L’undicesima edizione del ‘Rapporto sulle economie del Mediterraneo’, curata da Data 11-09-2015 Pagina Foglio 3 / 5 Sud Est; dalle fluttuazioni della disoccupazione all’erosione della ricchezza della classe IL VIDEO DI OGGI media. Il Rapporto 2015 conferma la disuguaglianza nella concentrazione della ricchezza tra la sponda settentrionale e quella nordafricana, mediorientale e balcanica, già emersa dalle precedenti edizioni, anche se rileva una “relativa convergenza tra le economie della riva Nord e quelle della riva Sud del Bacino, in parte attribuibile al rallentamento dei processi di crescita che gli stati europei hanno subito in conseguenza della crisi del 2008”, come spiega Ferragina. “Se si confrontano i dati relativi al Prodotto interno lordo pro capite in base ai dati aggiornati al 2013 – a erma Alessandro Romagnoli dell’Università di Bologna – risulta che il Pil pro-capite delle economie dell’area, in Il tifone Etau flagella il Giappone, case spazzate via dalla furia delle acque percentuale di quello italiano, si colloca per i Paesi mediterranei aderenti all’euro e Israele fra il 122 per cento della Francia e il 62 per cento del Portogallo e della Grecia, l’intervallo all’interno del quale si situano le economie balcanico anatoliche varia Tutti i Video » TECNOLOGIA invece fra il 38 per cento della Croazia e il 10 per cento della Bosnia-Erzegovina, e su percentuali anche inferiori si attestano i Paesi arabi della riva Sud (Tunisia con il 13 per cento, Algeria con l’11 per cento, Giordania con il 10 per cento, Marocco con 9), ed Egitto, il cui Pil pro-capite è il 5 per cento di quello dell’Italia”. La distanza economica tra Nord e Sud rimane quindi un fattore caratterizzante del Bacino nonostante le prestazioni positive di cui le economie sud-orientali della zona sono state protagoniste ancora di recente. “L’Egitto ha visto aumentare il reddito Spazio: lanciati i satelliti 9 e 10 della costellazione Galileo nazionale lordo pro-capite dai 2.510 dollari del 2010 ai 3.140 del 2013, il Marocco da Gum Point: ecco come riciclare le gomme da masticare usate 2.870 dollari a 3.020, la Tunisia da 4.160 dollari a 4.200”, ricorda Marco Zupi del Centro studi di politica internazionale (Cespi), e guardando i dati relativi alla povertà estrema tra le diverse aree del pianeta, “Nord Africa e Medio Oriente risultano in tutto il periodo considerato dagli obiettivi di sviluppo del millennio (cioè dal 1990 a Lovers Deep Submarine: un hotel a 5 stelle a bordo di un sottomarino itinerante [FOTO] oggi), la regione con la minor gravità dal problema, ma anche con meno miglioramenti”. La popolazione che vive con meno di 1,25 dollari al giorno (valori 2005) nella sponda meridionale del Mediterraneo è nel 2012 del 43%, mentre negli altri Paesi in via di sviluppo è del 62%. L’aumento del Pil nelle aree sud e sud-est del Bacino, però, “non è su ciente a proteggere dal rischio di povertà e al contempo non esiste un sistema di welfare e di protezioni che rappresenti un’ancora di salvezza”. Uno dei fenomeni che colpisce in modo trasversale tutta l’area è quello della 058509 disoccupazione. “Certamente l’area che risente maggiormente del problema è quella balcanica. La fascia che raggruppa invece il maggior numero di Paesi è quella in cui il tale fascia troviamo Paesi diversi tra loro ma accomunati da una disoccupazione Codice abbonamento: tasso è compreso tra il 13,3 per cento (Tunisia) e il 9,2 per cento (Marocco). Dentro SALUTE simile: Egitto, Giordania, Italia, Francia, Slovenia, Turchia, Algeria”, conclude Zupi. Ad Cnr - siti web Pag. 36 Data 11-09-2015 Pagina Foglio aggravare il divario è invece il minor a 4 / 5 usso degli investimenti diretti esteri (Ide) nelle aree politicamente instabili. “I Paesi con le perdite più serie – nota Anna Ferragina dell’Università di Salerno – sia in termini di stabilità politica che di ussi di Ide sono stati la Siria, la Libia, l’Egitto, l’Algeria e la Giordania. Gli Ide in Egitto, dopo il picco di 11,6 miliardi di dollari e il successivo collasso a 6,7 nel 2009, tre anni dopo non avevano ancora recuperato a causa della situazione politica critica e della scarsa sicurezza. In Israele, dopo la cifra record di 20 miliardi di dollari nel 2006, gli Ide sono caduti a meno di 8 miliardi nel 2009, recuperando solo in parte con 13 miliardi nel 2012”. Giappone: il numero di centenari supera quota 60.000 Dalle staminali all’orecchio bionico, le nuove vie contro la sordità Le debolezze strutturali responsabili di questa scarsa attrattività sono il modello di specializzazione basato prevalentemente sulle risorse naturali e le dimensioni limitate dei mercati e degli scambi tra i Paesi della riva Sud. Un altro indice delle Salute: 1 italiani su 3 con acciacchi post-ferie, strappi e tendiniti potenzialità dell’area è l’incremento dello scambio marittimo. “Nell’arco degli ultimi 20 anni il Mediterraneo ha riacquistato una nuova centralità nell’interscambio mondiale di merci, che si accompagna ad una crescita della quota di tra co merci che transita nei porti della riva Sud del Bacino”, dicono Alessandro Panaro e Luca Forte del Centro studi e ricerche per il Mezzogiorno (Srm). Per quanto riguarda la movimentazione container, però, “l’Italia è passata dal 46 per cento del totale del 2008 al 43 per cento del 2013, mentre Marocco, Egitto e i Paesi del Medio Oriente sono cresciuti, nello stesso periodo, dal 35 al 39 per cento”. Per quanto riguarda le demogra e e i ussi migratori, senz’altro il fenomeno di maggior rilevanza dell’area nel periodo recente, secondo il Rapporto nel quinquennio 2010-2015 il maggiore tasso immigratorio è quello del Libano (21 per mille), seguito da Giordania e Cipro (rispettivamente 11 e 6): valori notevolmente superiori a quelli registrati da Italia, Grecia, Spagna e Francia (al massimo del 3 per mille). “Considerata la situazione precedente al 2010, però, Italia, Spagna, Grecia e Francia contano una quota di immigrati di origine terzomondiale vicina alla soglia del 10 per cento, uniformandosi ai livelli che caratterizzano da decenni altri Paesi dell’Unione come Germania, Belgio e Olanda”, osserva Eugenia Ferragina. Il fenomeno nell’arco degli ultimi cinquant’anni, osservano Luigi di Comite e Stefania Girone dell’Università di Bari, assume “un’entità signi cativamente notevole solo in presenza di particolari episodi come calamità naturali, grandi crisi politiche ed eventi bellici ed un’entità più esigua allorché siano dovuti essenzialmente a motivi economici”. Non a caso, in Siria 058509 e Libia i tassi di emigrazione nel 2010-15 hanno raggiunto rispettivamente il 14 e l’8 Codice abbonamento: per mille, mentre in precedenza i due Paesi erano moderatamente o per nulla interessati da emigrazione: quote paragonabili a quelle raggiunte da Bosnia Erzegovina, Croazia e Albania nel 1990-95, durante la guerra dei Balcani e la caduta dei regimi nell’area (rispettivamente 51, 4 e 23 per mille). Nei prossimi anni, Cnr - siti web Pag. 37 Data 11-09-2015 Pagina Foglio 5 / 5 l’incremento della popolazione straniera “potrebbe cominciare a interessare anche qualche Paese mediterraneo non europeo, come a esempio la Tunisia”. Mi piace Condividi Consiglialo su Google 0 Per saperne di più. Punto Bonus Casinò iZiplay 28enne Guadagna Più di 120 Euro al Con formula mano pesante. Fiat Vuoi provare le slot Casinò online? Giorno Con Questo Trucco. Punto é tua a 8.500 € anche senza Registrati gratis, per te 30€ Bonus! rottamazione Rivelato! Gioca a Forge of Empires Prezzi del montascale? Come questo trucco online sta 15 Milioni di giocatori. Fonda la tua Confronta i Montascale: offerte facendo risparmiare una fortuna in città e il tuo impero. Iscrizione esclusive solo per te. 3 preventivi Italia gratuita entro 1 ora! 0 commenti Ordina per Principali Aggiungi un commento... Facebook Comments Plugin domenica arriva la pioggia 13:31 Dipendenza da Facebook: un fenomeno dilagante 13:27 Le 5 case più strane al mondo: quando la fantasia incontra l’architettura [FOTO] 13:03 Ricerca: nel Mediterraneo con la crisi il divario si riduce 13:02 Greenpeace si allea con gli indigeni Ka’apor per difendere la foresta amazzonica [FOTO] 12:58 La Cina sotto le luci dei riflettori a Milano [FOTO] 12:55 Astronomia: nuove FOTO di New Horizons rivelano la complessità di Plutone 13:22 Ecco gli 8 Paesi in cui trasferirsi e vivere felici [FOTO] Cnr - siti web 058509 13:40 Previsioni Meteo Lombardia: temperature in rialzo da domani, 13:11 Clima, Galletti: l’accordo di Parigi decide il destino degli uomini Codice abbonamento: 13:53 Osservato un “tornado” sul Sole: un turbine infuocato da 2.8 milioni di gradi [VIDEO] Pag. 38 11-09-2015 Data SOLDIWEB.COM (WEB) Pagina Foglio 1 Cerca nel sito Follow @soldi_soldiweb Venerdì 11 settembre 2015 ore 16:04 SOLDIWEB FINANZA BORSA MERCATI TRADING QUOTAZIONI DATI MACRO Mare nostrum, il quadro resta in chiaroscuro Il divario tra le sponde Nord e Sud del Mediterraneo va riducendosi, ma ancora no basta complici un modesto livello di welfare e investimenti stranieri in calo nei Balcani e nel Mediterraneo del Sud Iscriviti alla newsletter di Inserisci la tua email Abbonati ai nostri Feed RSS a cura di Luca Spoldi 11 settembre 2015 | ore 12:10 MEDITERRANEO, UN QUADRO IN CHIAROSCURO - L’ultimo rapporto sulle economie del Mediterraneo, curato da Eugenia Ferragina dell’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Cnr di Napoli, evidenzia nelle sponde Sud e Sud Est un quadro in chiaroscuro: aumento del Pil ma scarso welfare, investimenti stranieri in calo ma aumento del traffico merci marittimo. Lo segnala una nota dello stesso Cnr notando come la distanza economica tra Nord e Sud rimanga un fattore caratterizzante del bacino, nonostante le prestazioni positive di cui le economie sud-orientali della zona sono state protagoniste ancora di recente, riducendo almeno in parte il divario. DIVARIO TRA NORD E SUD SI RIDUCE, MA NON BASTA - La popolazione che vive con IN BORSA meno di 1,25 dollari al giorno (valori 2005) nella sponda meridionale del Mediterraneo nel 2012 rappresentava il 43% del totale, mentre negli altri paesi in via di sviluppo era del 62%. L’aumento del Pil nelle aree sud e sud-est del bacino, però, “non è sufficiente a proteggere dal rischio di povertà e al contempo non esiste un sistema di welfare e di protezioni che rappresenti un’ancora di salvezza”, tanto più che uno dei fenomeni trasversali osservati è quello dell’elevata disoccupazione. Le debolezze strutturali responsabili della scarsa attrattività della sponda Sud del Mediterraneo appaiono infine legate ad un modello di specializzazione basato prevalentemente sulle risorse naturali e le dimensioni limitate dei mercati e degli scambi tra i paesi della riva Sud. Codice abbonamento: 058509 ARTICOLI CORRELATI Cnr - siti web Pag. 39 Quotidiano Data Pagina Codice abbonamento: 058509 Foglio 07-10-2015 22/23 1 / 2 Cnr Pag. 40 Quotidiano Data Pagina Codice abbonamento: 058509 Foglio 07-10-2015 22/23 2 / 2 Cnr Pag. 41 Quotidiano Data Pagina Codice abbonamento: 058509 Foglio 14-09-2015 7 1 Cnr Pag. 42 Quotidiano Data Pagina Codice abbonamento: 058509 Foglio 14-09-2015 6 1 Cnr Pag. 43 Settimanale Data Pagina Codice abbonamento: 058509 Foglio 12-09-2015 29 1 / 2 Cnr Pag. 44 Settimanale Data Pagina Codice abbonamento: 058509 Foglio 12-09-2015 29 2 / 2 Cnr Pag. 45