Sistemi motivazionali
interpersonali
Dott.ssa Maria Riello
Per attivazione del sistema motivazione
s’intende la messa in atto di una serie di
comportamenti finalizzati all’attivazione in un
altro individuo di un sistema teso al
raggiungimento di un obiettivo, tutto ciò
accade sotto la spinta di emozioni molto
intense.
Quindi all’attivazione di un sistema
motivazionale in un individuo, corrisponderà
l’attivazione di un sistema motivazionale
complementare in un altro soggetto.
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Grazie a Bowlby il legame di attaccamento alle figure
familiari di accudimento, diventa il sistema
motivazionale centrale nei primi anni di vita, che
spinge il bambino a mantenere la vicinanza fisica a
queste figure per ottenerne protezione.
Bowlby si soffermava sugli effetti sfavorevoli della
separazione precoce, consigliando alle madri di
visitare i propri piccoli ospedalizzati. Lavorò sulle
madri con difficoltà a svolgere il proprio ruolo
genitoriale, facendo riconoscere e nuovamente
riprovare alla madre stessa, le sensazioni che provava
lei stessa da bambina, riconoscendo il ruolo della
trasmissione intergenerazionale dei rapporti di
attaccamento.
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Due ipotesi sono state centrali nel pensiero di
Bowlby: in primo luogo lo stile di
attaccamento infantile dipende dalla qualità
delle cure materne ricevute e in secondo luogo
lo stile dei primi rapporti di attaccamento
influenza l’organizzazione precoce della
personalità, nel concetto che il bambino ha di
sé e degli altri.
Mary Ainsworth e la Strange
Situation
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Mary Ainsworth ha dato inizio alle ricerche
sulle differenze nelle diverse risposte di
attaccamento dei bambini partendo dal
presupposto che queste dipendano dalla qualità
delle cure materne ricevute.
Come Bowlby, la Ainsworth, definisce il
legame di attaccamento come la relazione
stabile che si instaura tra il bambino e il suo
caregiver primario.
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Scoprì che le madri che nei primi tre mesi di vita del
neonato, si dimostravano sensibili ai segnali del
bambino durante gli episodi di alimentazione, di
gioco faccia a faccia, di contatto fisico, di
separazione-riunione e di disagio, avevano dei
bambini che durante l’ultimo quarto del primo anno
piangevano di meno e avevano un repertorio
comunicativo più ampio.
Nelle sue ricerche vengono messi a punto i concetti di
“base sicura”, intesa come una figura di attaccamento
sicura, disponibile dal punto di vista fisico ed emotivo
per il bambino e il concetto di sensibilità materna ai
segnali del bambino.
La Strange Situation consiste in una sequenza
standard di otto episodi della durata di tre minuti, per
un totale di circa venti minuti, durante i quali la
madre e il bambino sono introdotti in una stanza con
uno sperimentatore. Alla madre viene richiesto di
lasciare la stanza per tre minuti per fare rimanere il
bambino con lo sperimentatore.
Dopo il ritorno della madre e la riunione con il
bambino, sia lei sia lo sperimentatore escono dalla
stanza per tre minuti, lasciando il bambino da solo. La
madre e il bambino si riuniscono ancora una volta.
La sequenza è videoregistrata
La Ainsworth si aspettava che inizialmente tutti i
bambini, trovandosi in un ambiente estraneo e in
presenza di nuovi giocattoli, avrebbero usato la madre
come base sicura; quindi al suo allontanarsi avrebbero
cominciato a mostrare segni di ansia, piangendo o
chiamandola; al suo ritorno avrebbero
immediatamente ricercato la vicinanza ed il contatto
e solo una volta consolati sarebbero ritornati
all’esplorazione e al gioco. Tuttavia questo pattern
comportamentale non si manifesta in alcuni bambini.
In base alle reazioni dei bambini nella fase di
riavvicinamento vennero classificati i tre tipi di
attaccamento:
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(Bambini sicuri) Modello B, sono in grado di usare la madre
come base sicura, che gli permette di esplorare e interagire
autonomamente con l’ambiente. Nella fase di separazione sono
presenti segnali di mancanza del genitore, specialmente
durante il secondo episodio. Nella fase di riunione salutano
attivamente il genitore con vocalizzi, sorrisi e gesti fisici. Non
sono presenti manifestazioni di affetti negativi, ambivalenza o
rifiuto verso il caregiver. Il modello operativo interno di questi
bambini è quello di una figura primaria ritenuta affidabile e
pronta ad intervenire in caso di bisogno. Le madri sono
ritenute sensibili, accoglienti e disponibili emotivamente. Main
(1990) ha suggerito che, poiché in altre circostanze le madri
rispondono ai segnali e alle comunicazioni, il problema che si
pone ai bambini sicuri riguarda la localizzazione del caregiver.
Per questo motivo l’attenzione e il comportamento del
bambino sicuro possono essere organizzati come un riflesso
relativamente semplice dei cambiamenti ambientali.
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(Bambini insicuri-evitanti) Modello A, esplorano volentieri e
facilmente l’ambiente, presentano scarse manifestazioni di
affetti positivi e il loro comportamento non fa affidamento su
di una base sicura. Durante la fase di separazione rispondono
minimamente all’evento e sono presenti lievi manifestazioni di
angoscia quando sono lasciati da soli. Nella fase di riunione
guardano altrove oppure evitano attivamente il genitore. Il
modello operativo interno di questi bambini è quello di una
figura genitoriale rifiutante rispetto alle loro richieste di aiuto e
conforto nei momenti di stress. Le madri sono ritenute
intrusive, controllanti, iperattive, eccessivamente rifiutanti e
non fanno uso del contatto fisico nei momenti di conforto. Il
comportamento dei bambini insicuri-evitanti è influenzato non
solo dai cambiamenti nella localizzazione del caregiver, ma
anche dalle particolari difficoltà, ad ottenerne e mantenerne la
vicinanza. Questi bambini cercano di minimizzare la capacità
di risposta alle condizioni12 che provocano paura, attraverso
uno spostamento organizzato dell’attenzione dalla madre
all’ambiente inanimato.
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(Bambini insicuro-ambivalenti) Modello C, sono angosciati,
agitati o passivi e non riescono a coinvolgersi
nell’esplorazione. Durante la fase di separazione sono molto
turbati e angosciati. Nella fase di riunione possono manifestare
contemporaneamente un’alternanza di segnali per la ricerca di
contatto ed esplosioni di rabbia e di rifiuto. Non si calmano
neanche con il conforto dei genitori. Il modello operativo
interno di questi bambini è sviluppato dall’esito di un
accudimento inadeguato e incapace di rispondere alle richieste
di attaccamento del bambino. Le madri di questi bambino sono
descritte come incostanti e imprevedibili nelle cure oppure
scarsamente capaci di rispondere alle richieste del bambino. I
bambini insicuro-ambivalenti appaiono quasi completamente
assorbiti dalla figura di attaccamento e dai luoghi a essa
circostanti, mantenendo un ragionevole livello di
organizzazione di fronte a condizioni di lieve paura,
incentrando l’attenzione lontano o verso la figura di
attaccamento e qualsiasi indizio di pericolo insito nella
situazione.
Main e Solomon (1990) hanno identificato un
quarto gruppo di bambini (modello D) come
insicuri-disorganizzati, osservati in campioni
ad alto rischio di maltrattamenti e di abusi.
Le scoperte di Mary Ainsworth hanno
suggerito che le madri che rispondono in modo
appropriato e prontamente ai segnali dei loro
figli, hanno bambini che sperimentano una
modesta ansia rispetto alla disponibilità della
madre alla protezione e al conforto
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Secondo Bowlby diverse risposte istintuali che
maturano durante il primo anno (succhiare, stare
attaccati, piangere, seguire e sorridere) si organizzano
in comportamento di attaccamento focalizzato su una
specifica figura materna durante la seconda metà del
primo anno.
I modelli rappresentazionali si costruiscono sulla base
delle esperienze reali durante la relazione con la
figura di attaccamento, le quali ripetendosi formano
schemi di eventi o copioni (script), che si organizzano
in tracce di memoria. I bambini che ricevono delle
cure adeguate per sensibilità e per disponibilità
emotiva sviluppano, un modello degli altri come
affidabili e disponibili e un modello di se stessi come
degni delle cure che vengono loro rivolte.
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Al contrario invece, i bambini che non ricevono cure
adeguate, sviluppano sentimenti di rabbia e di
angoscia nei confronti degli altri e sentimenti di
insicurezza nei confronti di se stessi.
Lo sviluppo di questa conclusione è stato portato
avanti dalle ricerche di Mary Main e i suoi
collaboratori (Main et al., 1985) ritenendo che le
differenze nelle relazioni di attaccamento debbano
riflettere differenze individuali nelle rappresentazioni
interne di queste relazioni tanto negli adulti quanto
nei bambini.
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L’Adult Attachment Interview è un’intervista
semistrutturata, semiclinica, composta da 15
domande, che si propone di mettere a fuoco le prime
esperienze di attaccamento della persona e i loro
effetti.
Nella fase iniziale dell’intervista si chiede al soggetto
di indicare i cinque aggettivi che meglio descrivono il
rapporto con ognuno dei genitori durante l’infanzia.
Si chiede al soggetto, per ognuno degli aggettivi
scelti, di riferire alcuni ricordi di avvenimenti che li
esemplifichino. Si chiede poi di raccontare cosa
faceva da piccolo, quando era turbato; a quale dei due
genitori pensava, si sentiva più vicino o era respinto.
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I soggetti classificati come <<autonomi>> o sicuri, attribuiscono
valore alle relazioni d’attaccamento e ritengono di essere stati
influenzati dalle loro esperienze d’attaccamento, ma sono
relativamente indipendenti e oggettivi nel giudizio su ciascuna
esperienza particolare. Gli adulti sicuri sono consapevoli della natura
delle loro esperienze con i genitori durante l’infanzia e hanno
considerato gli effetti di tali esperienze su di sé. Appaiono liberi di
esplorare i propri pensieri e sentimenti durante l’intervista.
I soggetti classificati come <<distanzianti>> (dismissing) svalutano,
minimizzano o trascurano l’importanza delle esperienze e delle
relazioni infantili relativa all’attaccamento. Possono tralasciare le
possibili imperfezioni nei loro genitori, nonostante le evidenze
contrarie, o possono denigrare sprezzantemente le esperienze di
attaccamento essendo incapaci di ricordarle integralmente o
ricordandole senza rivivere le emozioni che vi erano associate.
I soggetti classificati come <<preoccupati>> (preoccupied) appaiono
confusi, non oggettivi, ipercoinvolti rispetto alle loro relazioni ed
esperienze passate all’interno della famiglia. Gli adulti preoccupati,
durante la discussione delle esperienze precoci di relazioni familiari,
possono apparire passivi, vaghi, spaventati, sopraffatti, arrabbiati, in
conflitto e analitici in modo non convincente.
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Successivamente quando fu introdotta la
classificazione “disorganizzata” (D), nella Strange
Situation (Main e Solomon, 1990), fu trovata una
concordanza specifica, tra questa classificazione e
una nuova categoria definita <<irrisoltadisorganizzata>>I genitori dei bambini classificati
come <<disorganizzati>> nell’infanzia sembravano
lottare con problemi non ancora risolti che
riguardavano la perdita di un genitore prima della
maturità.
In sintesi questi genitori sembravano mantenere in
comparti separati gli schemi all’interno e tra i livelli
gerarchici così che l’attivazione di uno schema
all’interno lasciasse l’altro inalterato.
I sistemi motivazionali sono:
a. disposizioni innate universalmente presenti
negli esseri umani
b. principi organizzatori delle interazioni sociali
c. orientati al raggiungimento di una meta
d. attivati da situazioni particolari
SISTEMA ATTACAMENTO
“Cercati qualcuno che si prenda cura di te!”
È ATTIVATO DA:
1) fatica, dolore fisico e/o emozionale, solitudine;
2) generale percezione di essere vulnerabile a pericoli
ambientali, o di non poter soddisfare da soli i bisogni
necessari alla sopravvivenza (alimentarsi, proteggersi
dal clima sfavorevole, dormire).
META DEL SISTEMA: conseguimento della
vicinanza protettiva di una persona, possibilmente
disponibile a fornire conforto e protezione.
SISTEMA ACCUDIMENTO
“Prenditi cura delle persone più deboli che mostrano
bisogno di aiuto!”
È ATTIVATO DA:
1) segnali di richiesta di protezione provenienti da un
conspecifico(attaccamento);
2) dalle condizioni che normalmente attiverebbero il
sistema dell’accudimento, in presenza di disfunzioni
del sistema dell’attaccamento.
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META DEL SISTEMA: offrire vicinanza protettiva.
SISTEMA AGONISTICO
“Quando non ci sono risorse sufficienti per tutti,
mostrati il più forte e stai a vedere come si comporta
il tuo nemico!”
È ATTIVATO DA:
1) percezione che una risorsa è limitata;
2) segnali mimici di sfida provenienti da un
conspecifico;
3) nell’uomo anche da ridicolizzazione,
colpevolizzazione o giudizio.
META DEL SISTEMA: definire il rango di dominanza
e sottomissione.
SISTEMA SESSUALE
“Cercati un compagno e se questa compagnia ti è
gradita, conservala stabilendo un legame di coppia!”
È ATTIVATO DA:
1) livelli periodicamente variabili di ormoni;
2) segnali comportamentali (seduzione) provenienti da
un conspecifico;
3) stimolazioni varie (immagini, fotografie , profumi,
etc.)
META DEL SISTEMA: raggiungimento del piacere
sessuale.
SISTEMA COOPERATIVO
“Quando hai un obiettivo importante da raggiungere,
cerca qualcuno che abbia il tuo stesso obiettivo e
mettiti d’accordo con lui per cercare di raggiungerlo
insieme!”
È ATTIVATO DA:
1) percezione di un obiettivo comune;
2) segnali di non minaccia agonistica (principalmente il
sorriso).
META DEL SISTEMA: raggiungimento di un obiettivo
congiunto e condiviso
SMI ed EMOZIONI
Ostacoli
raggiungimento
meta
Avvicinamento
meta
Sistema
attaccamento
Paura,Collera,
Conforto, Gioia,
Tristezza,Disperazio Sicurezza, Fiducia
ne, Distacco
emozionale
Sistema
accudimento
Ansiosa
Tenerezza protettiva,
sollecitudine,
Gioia
Compassione, Colpa
Sistema agonistico Paura, vergogna,
umiliazione,
tristezza e invidia
Collera, trionfo,
potenza,orgoglio,
disprezzo, superiorità
Ostacoli
raggiungimento
meta
Avvicinamento
meta
Sistema Sessuale Paura, dolore,
gelosia
Desiderio erotico,
Piacere erotico,
Sistema
Cooperativo
Empatia, lealtà ,
condivisione,
fiducia, gioia.
Colpa, rimorso,
sfiducia,
isolamento, odio
Piramide di Maslow
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