Modena IV Circoscrizione FILOSOFIA IN QUARTIERE Quinto incontro 8 marzo 2012 Nancy, La città lontana Seconda parte (1999) Dodici anni più tardi… «… una certa pesantezza nel costruire e nell’urbanizzare che, qui come altrove, non è più sostenuta da nessuna sovrana fierezza, ma solo da una rilucente opulenza d’impresa, e che è minata da una povertà dilagante, quella dei senza lavoro, senza dimora e senza speranza, che sono quindi anche senza città…» 2 L’osmosi del corpo e del territorio e la loro reciproca crescente esasperazione (p. 35) 3 La città è tutto un cantiere e lavori in corso. Alloggia e sloggia da tutti i lati. 4 La evaporazione diffusiva della Città Il centro è ovunque e la circonferenza da nessuna parte, o il contrario. Ci sono sconfinamenti e pulsazioni, flocculazioni e ondulazioni dei bordi e dei nuclei di tutto il funzionamento urbano, che si ridistribuisce secondo i canali telefonici ed elettronici, si teletrasmette in modo sempre più ampio fuori della città… 5 Dalla città tentacolare alla città ragnatela alla totalità sparpagliata C’è stato un tempo in cui la città tentacolare è emersa dalla città comunale e fortificata: oggi una molteplicità di tentacoli forma una ragnatela che unisce e al contempo separa le città e le compagne, in una proliferazione frattale… 6 Bisogna mangiare ovunque e in fretta. La città sa di cibo, è una ricarica di energia che intasa e stasa continuamente. 7 La città sa perdersi nel cuore di se stessa, sprofondare in una strana intimità. 9 Il bassofondo s’intreccia col nudo fondo, con l’assenza di fondo. 10 Non è facile orientarsi Aperta […] sull’impossibile regolazione di un flusso brutale e sincopato di traiettorie, lanciate verso incontri e fughe … 11 La città va alla deriva di sé in ogni direzione finché ce n’è La città dispersa nell’affaccendamento. La città: non più un organismo, ma una metastasi Scorrimento, flusso, trasporto. 12 La città si fa territorio Luogo di sconfinamento, d’incrocio, di urto, di sfioramento e di attrito, di scambio e di cambio, di raduno – congressi mercati, festival, forum –, ma non di istituzione. Nel suo moto perpetuo, la città destituisce tutto ciò che istituisce. 13 La città non è la casa ampliata, ramificata. […] La logica della città è perfettamente inversa. La città è innanzitutto una circolazione, un trasporto, una corsa, una mobilità, un’oscillazione, una vibrazione. Da ovunque essa rimanda ovunque e fuori di sé… 14 La città non è civile La città di oggi si offre come spettacolo la città di ieri: la preserva e la restaura, ne ravviva le facciate, monumentalizza e patrimonializza la città passata nel momento stesso in cui la decostruisce. […] La città non è civile: è piuttosto il cuore agitato, la crescita e l’assalto della civilisation, intesaappunto come movimento e non come stato,dissodamento e invasione,irruzione, febbre, propagazione e contagio, piuttosto che pulizia e polizia dei costumi. 15 L’ethos della città La città commercia Una città è un luogo in cui ha luogo qualcosa di diverso dal luogo. Al più commercio egualitario, ma non comunitario! 16 L’inversione dei segni La città è contro natura L’esempio della pioggia (p. 47) La città è tecnica: anzi, esprime l’essenza della tecnica 17 La città porosamente permea tutto Ogni luogo urbano rinvia ad altri luoghi e non esiste o non consiste che in tale rinvio. Nessuno di questi luoghi si chiude del tutto. Ciò che è chiuso si ritira dalla città, ma la città fa vacillare tutte le chiusure. Cavi, condutture, fili e tubi, rumori e frastuoni, fluidi e segni strisciano lungo tutte le strade, risalgono nelle intercapedini o nelle trombe delle scale, fin sui tetti o sotto le porte. Correnti, forze, spinte circolano in tutte le direzioni, trasferimenti di energia, di informazione, di cibo, di cure, di sorveglianza, di manutenzione. 18 La città: configurazione senza figura Puro rapporto a sé, […]ma che non perviene mai a se stesso, pur non abbandonandosi. […] È una concatenazione di mezzi senza fine, in cui tutto vale per fine e per mezzo, tutto si mediatizza e s’intromette, tutto viene tra e di traverso, tutto diventa transazione e trattativa. Combinazione di processi e di procedure per infinite operazioni, trasformazioni che non aspirano a nessuna compiutezza, in cui i disegni degli architetti e degli urbanisti fissano solo qualche breve tratto, lineamenti subito trascinati oltre se stessi, sempre elusi, sviati dalle loro intenzioni estetiche o politiche a causa dell’oscillazione generale. (p.49) 19 La libertà senza cittadinanza né emancipazione La città apre lo spazio di una libertà la quale, tuttavia, non si misura in termini di autonomia o di indipendenza. […] Nella città non regna l’intimità comunitaria, la programmazione collettiva o la regolazione assembleare. Ma in compenso è proprio nella città che il con-essere [être-avec] funziona a pieno regime. (pp. 51-52) 20 La città senza volto Con-essere e con-vivere come folla 21 La città è cara, e lo mostra con indecenza e insolenza La città è povera e brulica di mancanze e di espedienti 22 La città tocca tutto e in essa tutto si tocca La città non può chiudersi senza contraddirsi.[…] La città mescola e rimescola, nel momento stesso in cui separa e dissolve. Ci si sfiora, si passa vicinissimi, ci si tocca e ci si allontana: una sola e unica movenza. Stretti, corpo a corpo, in una metropolitana o su una scala mobile, auto contro auto, e poi, la sera, anche vetro contro vetro… 23 partes extra partes, il vicino è prossimo senza prossimità Anche i morti dei cimiteri sono vicini Con-essere senza dentro e senza fuori 24 Si tocca senza toccare, si è toccati Tutti s’incontrano e si evitano, s’incrociano e si voltano dall’altra parte.. Gli sguardi si toccano appena, si attardano furtivamente l’uno con l’altro, i corpi stanno all’erta, fragili territori…[…] Sono fra loro degli estranei, degli intrusi, degli importuni, ma anche prossimi, così somiglianti da ritornare instancabilmente, in tipi immancabili… 25 Non «io sono», ma «ci sono» La città è in sé senza mai tornare a sé, e ogni coscienza di sé è anche coscienza della città che è senza coscienza o, meglio, che è strutturata come un inconscio: minuscolo io che galleggia sulla superficie di uno spessore popolato… La città non autorizza tanto a enunciare “io sono”, quanto piuttosto “ci sono”. In essa, lo spazio piegato e spiegato precede l’essere. 26 L’uomo abita en passant La città delocalizza ogni luogo… un mondo che tutt’intero passa Viviamo la contaminazione tra modello elettronico e proliferazione urbana 27 La città al di là del luogo La rivoluzione mentale di Nancy: «Il mondo ci invita a non pensarlo più sul registro del fenomeno, ma su quello della dis-posizione (spaziatura, tatto, contatto, percorso).» Cittadino e straniero, centro e periferia, zona riservata e zona esclusa sono legati nel medesimo destino di decostruzione del luogo e del senso di abitare. L’intelligenza del tatto dell’intermedio e della connessione 28 Los Angeles: l’impero del chic 29 Los Angeles: lo stravagante Neon a Chinatown Spiaggia Venezia 30