Chiara Cantiani MODELLI DI ACCESSO AL LESSICO MODELLI DI ACCESSO AL LESSICO Come sono organizzate le conoscenze nel lessico mentale? Rete di unità lessicali (lemmi) Rete di unità concettuali RETE CONCETTUALE MODELLI DI ACCESSO AL LESSICO ATTIVAZIONE Una certa quantità di energia viene messa in azione e resa disponibile Quando una parola viene presentata abbiamo un input percettivo che innalza (attiva) lo stato di energia di quella parola nel lessico rendendola disponibile. DIFFUSIONE DI ATTIVAZIONE Le unità nel sistema lessicale sono collegate fra loro in una rete associativa; l‘energia passa da un nodo all’altro. Quando un nodo viene attivato una certa quantità di energia passa ai nodi collegati. MODELLO DELLA DIFFUSIONE DELL’ATTIVAZIONE (Collins & Loftus, 1975) MODELLO DELLA DIFFUSIONE DELL’ATTIVAZIONE (Collins & Loftus, 1975) MODELLO DELLA DIFFUSIONE DELL’ATTIVAZIONE (Collins & Loftus, 1975) L’energia trasmessa ai nodi collegati è inversamente proporzionale alla distanza dei nodi MODELLI DI ACCESSO AL LESSICO Scopo: spiegare come l’input acustico e visivo viene acquisito e messo in relazione alle rappresentazioni delle parole immagazzinato nel lessico mentale Come viene organizzato l’input? Come l‘input viene collegato alla rappresentazione corretta? LESSICO E MODELLI DI RICONOSCIMENTO DI PAROLE Modelli seriali e modelli paralleli Modelli seriali ad accesso indiretto: analogia con la ricerca di un libro in uno schedario in una libreria. Ad es. modello a ricerca attiva di Forster (1976) Modelli paralleli ad accesso diretto: le proprietà percettive di una parola permettono di individuare direttamente un’entrata lessicale. Entrate lessicali multiple vengono attivate simultaneamente, cioè in parallelo. Ad es. modello logogeno di Morton 1969/1980 Modelli interattivi. Ad es. modello interattivo di McClelland & Rumelhart MODELLO A RICERCA ATTIVA, FORSTER 1976 Il lessico è un grande archivio centrale contenente le parole che conosciamo unitamente alle conoscenze ad esse relative Accediamo al lessico via archivi periferici. Ci sono tre tipi di archivi periferici: ORTOGRAFICO, FONOLOGICO, SINTATTICO-SEMANTICO MODELLO A RICERCA ATTIVA, FORSTER 1976 Gli archivi periferici sono insiemi ordinati di elementi che rimandano ad elementi dell’archivio centrale Ad es. l ‘ archivio periferico fonologico conterrà rappresentazioni fonologiche collegate ad elementi nell’archivio centrale Ogni archivio periferico è organizzato in bins (contenitori) MODELLO A RICERCA ATTIVA, FORSTER 1976 Per l‘archivio ortografico: un bin è un sottoinsieme di rappresentazioni ortografiche che cominciano con le prime 2/3 lettere Per l‘archivio fonologico: un bin è un sottoinsiemi di rappresentazioni fonologiche che cominciano con le stesse sillabe Per l‘archivio semantico: un bin è un sottoinsiemi di rappresentazioni semantico-sintattiche che condividono alcune proprietà Gli elementi di ogni bin sono ordinati per frequenza MODELLO A RICERCA ATTIVA, FORSTER 1976 La rappresentazione percettiva completa dello stimolo che viene percepito viene confrontata con rappresentazioni presenti negli archivi periferici Una volta identificata la forma nell’archivio periferico, questa “dirige” verso l’entrata nell’archivio centrale: il “master file” o lessico mentale Gli elementi nell’archivio centrale sono tra loro associati. Quando viene trovata una rappresentazione e l’entrata corrispondente nell’archivio centrale, le rappresentazioni unite alle entrate associate a quell’entrata vengono raggruppate in un bin MODELLO A RICERCA ATTIVA, FORSTER 1976 L’ ’effetto frequenza spiegato assumendo che gli elementi nei bins siano ordinati per frequenza; elementi più frequenti occupano posizioni più alte nelle liste (bins); posizioni più alte sono più facilmente accessibili perché vengono incontrate prima nel processo di ricerca. Effetto di priming semantico Gli elementi nell’archivio centrale sono tra loro associati. Quando viene trovata una rappresentazione e l‘entrata corrispondente nell’archivio centrale, le rappresentazioni unite alle entrate associate a quell’entrata vengono raggruppate in un bin. MODELLO A RICERCA ATTIVA, FORSTER 1976 L’ ’effetto di non-parola spiegato assumendo che per verificare che una non-parola non sia presente in un bin occorre passare in rassegna tutti i suoi elementi; questo richiede tempo. La differenza di effetto tra non-parola legale e non-parola non legale è spiegata assumendo che la rappresentazione fonologica o ortografica astratta di una non-parola non legale viola le regole rappresentazionali; sappiamo a priori che la non parola non legale non appartiene al bin; Come viene organizzato l’input? Come l‘input viene collegato alla rappresentazione corretta? MODELLO LOGOGENO, MORTON 1969/1980 Ogni parola corrisponde ad una rappresentazione, chiamata logogeno. Questo registra l’input percettivo e viene attivato quando il livello di input percettivo registrato raggiunge una determinata soglia Se l ’ input percettivo contiene una certa proprietà fonologica o ortografica di una certa parola, il logogeno di quella parola registra l’input e innalza il proprio stato di attivazione Ogni logogeno ha una soglia di attivazione raggiunta la quale la parola viene identificata e le sue proprietà linguistiche divengono accessibili Il decadimento dello stato di attivazione richiede tempo. MODELLO LOGOGENO, MORTON 1969/1980 Analogia: un tabellone segnapunti che registra quantità di input percettivo. Se l’input percettivo contiene una certa proprietà, il logogeno di quella parola registra l’input e segna un punto nel suo tabellone segnapunti; questo fa aumentare il punteggio del logogeno di quella parola Ogni logogeno ha un valore limite di punteggio raggiunto il quale la parola viene attivata e le sue proprietà linguistiche divengono accessibili Il processo di ri-azzeramento del tabellone segnapunti richiede una certo tempo. Se un input percettivo rilevante arriva ad un logogeno prima del suo riazzeramento il processo di registrazione del nuovo punteggio ricomincia dal punteggio allo stato di decadimento MODELLO LOGOGENO, MORTON 1969/1980 caro carogna Soglia di attivazione xxxxxxxxx xxxxxxx c a r ogn a xxxxxxxxxx xxxxxxxxx xxxxxxxxxx xxxx MODELLO LOGOGENO, MORTON 1969/1980 La soglia di attivazione del logogeno varia a seconda di: La frequenza della parola: parole più frequenti hanno una soglia di attivazione più bassa Esiste un sistema “retroattivo” di attivazione, secondo cui l’attivazione può arrivare anche dal sistema cognitivo (topdown) oltre che dall’input percettivo (bottom-up) MODELLO LOGOGENO, MORTON 1969/1980 L’ ’effetto frequenza spiegato assumendo che l’esperienza abbassa la soglia di attivazione di un logogeno: logogeni corrispondenti a parole ad alta frequenza avranno una soglia più bassa e quindi hanno bisogno di una minore quantità di attivazione per il raggiungimento della soglia Miglior riconoscimento di parole ad alta frequenza in un rumore di background MODELLO LOGOGENO, MORTON 1969/1080 L’ ’effetto di priming semantico spiegato assumendo una bi-direzionalità di flusso tra il sistema cognitivo ed il sistema logogeno: il contesto semantico e sintattico sono in grado di modulare l’attivazione di un logogeno (es. una parola attiva un logogeno – abbassa la soglia dei logogeni semanticamente correlati) Effetto di priming da ripetizione: decadimento dell’attivazione non è immediato ma richiede del tempo Come viene organizzato l’input? Come l‘input viene collegato alla rappresentazione corretta? CONFRONTO TRA MODELLO A RICERCA ATTIVA (FORSTER) E IL MODELLO LOGOGENO (MORTON) MODELLO A RICERCA ATTIVA (FORSTER) MODELLO LOGOGENO (MORTON) NATURA DEL LESSICO MENTALE Le entrate lessicali sono viste come strutture passive Lessico è un insieme di unità di rappresentazioni attive e dinamiche MECCANISMI DI ACCESSO AL LESSICO Strategie attive di ricerca e di accesso al lessico Meccanismo di accesso al lessico passivo MODELLI CONNESSIONISTI Meccanismi computazionali che simulano la struttura delle connessioni neurali umane Una rete neurale artificiale è un insieme di unità funzionali che comunicano tra loro attraverso delle connessioni caratterizzate da diversi pesi (forza della connessione) e polarità (connessioni eccitatorie o inibitorie) Le unità funzionali sono organizzate in strati di input, strati di output eunità nascoste Secondo questi modelli l’elaborazione del linguaggio avviene attraverso legami inibitori ed eccitatori tra unità di elaborazione che simulano il funzionamento dei neuroni MODELLO AD ATTIVAZIONE INTERATTIVA McClelland and Rumelhart 1981 Il processamento percettivo delle parole scritte avviene in un sistema a più livelli ognuno dei quali è responsabile di una rappresentazione astratta dell’input percettivo Livello dei tratti Livello delle lettere Livello delle parole La percezione visiva segue un modello in parallelo: Spazialmente parallela; informazione visiva di un’area spaziale di almeno 4 lettere è processata in parallelo Procede in parallelo; i 3 livelli di elaborazione nel riconoscimento di parola procedono in parallelo MODELLO AD ATTIVAZIONE INTERATTIVA McClelland and Rumelhart 1981 LO = Livello dei tratti ortografici: elabora i tratti visivi delle lettere presenti nell’input sensoriale MODELLO AD ATTIVAZIONE INTERATTIVA McClelland and Rumelhart 1981 LL= Livello delle Lettere: elabora le singole lettere MODELLO AD ATTIVAZIONE INTERATTIVA McClelland and Rumelhart 1981 LP = Livello delle Parole: elabora le parole MODELLO AD ATTIVAZIONE INTERATTIVA McClelland and Rumelhart 1981 Gli elementi di LO non sono connessi tra loro Gli elementi di LO sono connessi con elementi di LL Gli elementi di LL sono connessi tra loro Gli elementi di LL sono connessi con elementi di LP Gli elementi di LP sono connessi tra loro Gli elementi di LP sono connessi con elementi di LL MODELLO AD ATTIVAZIONE INTERATTIVA McClelland and Rumelhart 1981 La presentazione di uno stimolo, ad es la lettera “B” avvia un processo in cui alcuni tratti vengono rilevati dal sistema dei tratti ortografici Flusso facilitatorio o inibitorio si propaga al livello superiore delle lettere I nodi del livello delle lettere invia inibizione o facilitazione ai nodi delle parole con essi compatibili Facilitazione e inibizione sono sommabili algebricamente MODELLO AD ATTIVAZIONE INTERATTIVA McClelland and Rumelhart 1981 connessioni facilitatorie connessioni inibitorie MODELLO AD ATTIVAZIONE INTERATTIVA McClelland and Rumelhart 1981 Connessioni inibitorie di intra-livello: se una lettera è “T” non può essere una “N”, o una “A”, o … Connessioni inibitorie e facilitatorie di infra-livello (bottom-up and top-down): se la prima lettera è “T” la parola potrebbe essere “TRAP” o “TRIP” o “TAKE” o …, ma non “ABLE” e “CART”, e … MODELLO AD ATTIVAZIONE INTERATTIVA McClelland and Rumelhart 1981 TRIP A= -1 N= -1 T= +1 G= -1 S= -1 MODELLO MODELLO AD ATTIVAZIONE CONNESSIONISTA INTERATTIVA McClelland McClellandand andRumelhart Rumelhart1981 1981 TRIP A= -1,-1=-2 N= -1,-1=-2 T= +1 =1 G= -1,-1=-2 S= -1,-1=-2 MODELLO AD ATTIVAZIONE INTERATTIVA McClelland and Rumelhart 1981 TRIP ABLE=-1 TRAP=+1 TRIP =+1 TAKE =+1 TIME =+1 CART =-1 MODELLO AD ATTIVAZIONE INTERATTIVA McClelland and Rumelhart 1981 TRIP MODELLO AD ATTIVAZIONE INTERATTIVA McClelland and Rumelhart 1981 TRIP MODELLO AD ATTIVAZIONE INTERATTIVA McClelland and Rumelhart 1981 R TRIP MODELLO AD ATTIVAZIONE INTERATTIVA McClelland and Rumelhart 1981 I TRI TRIP - I MODELLO AD ATTIVAZIONE INTERATTIVA McClelland and Rumelhart 1981 WORK E’ grazie alle combinazioni tra attivazioni bottom-up e top-down che siamo in grado di identificare anche le lettere parzialmente nascoste MODELLO AD ATTIVAZIONE INTERATTIVA McClelland and Rumelhart 1981 L’ ’effetto frequenza spiegato assumendo che le lettere hanno connessioni facilitatorie più forti con parole ad alta frequenza CADUCO C CANZONE CAFFE MODELLO MODELLO AD ATTIVAZIONE CONNESSIONISTA INTERATTIVA McClelland McClennand and and Rumelhart Rumeland1981 1981 L’ ’effetto di superiorità della parola spiegato dal fatto che quando una lettera è presentata in una parola i detettori ortografici di lettera e di parola vengono tutti attivati. I detettori di parola producono un feedback che rinforza l ’ attivazione dei detettori di lettera. Quando è presentata una lettera in isolamento sono attivati solamente i detettori ortografici e di lettera. CASO A O G T S C MODELLO AD ATTIVAZIONE INTERATTIVA McClelland and Rumelhart 1981 Modello interattivo, non è limitato ad un’architettura bottom-up Modello Forster: bottom-up Modello Morton: bottom-up, con connessioni retroattive dal sistema cognitivo L’attivazione è a cascata: le unità che ricevono input lo mandano subito alle unità successive Concetto diverso dall’attivazione che avviene quando viene raggiunta una soglia critica (modello Morton) Come viene organizzato l’input? Come l‘input viene collegato alla rappresentazione corretta? LA STORIA NON FINISCE QUA… MODELLO DELLA COORTE (Marslen Wilson 1980) Alla presentazione di una parola si attivano tutte le parole che iniziano con lo stesso segmento acustico Queste parole costituiscono una coorte di candidati al riconoscimento. Man mano che nuova informazione viene presentata vengono lasciati cadere i candidati che non corrispondono più all’informazione acustica /e/ 3465 parole /el/ 401 /ele/ 183 /elef/ 7 /elefa/ 7 /elefan/ 7 /elefant/ 7 /elefante/ 3 elefante; elefantesco; elefantessa; punto di unicità della parola LA STORIA NON FINISCE QUA… MODELLO DEL “SIMPLE RECURRENT NETWORK” (Elman, 2004) Vengono aggiunte delle unità di contesto, dove viene mantenuta una copia dell’attivazione In questo modo la rete risponde non più solo sulla base dell’input corrente, ma anche di quello presentato in precedenza AMBIGUITA‘ LESSICALE Priming cross-modale I cavalieri presero le mazze e continuarono la partita di polo, che fino ad allora … Cessate le tempeste di neve, gli esploratori raggiunsero il polo, che fino ad allora … Freddo/gioco riconosciuti più rapidamente di mela per entrambe le frasi: Accesso multiplo o parallelo Inizialmente sono attivati tutti i significati di una parola ambigua. Il contesto interviene solo tardivamente per selezionare quello appropriato. A favore dell’accesso a tutti i significati Continuate la frase: (a) Maria ha detto che la porta… (b) Maria ha detto che la finestra… Più tempo per completare una frase contenente una parola ambigua I soggetti accedono ad entrambi significati e hanno bisogno di un po’ più di tempo per decidere (MacKey 1966) AMBIGUITA‘ LESSICALE NELLA PUBBLICITA‘ BREAD = pane JAM = marmellata BREAD = slang: soldi JAM = traffico AMBIGUITA‘ LESSICALE NELL‘UMORISMO AMBIGUITA‘ LESSICALE Fenomeno per cui la stessa forma fonologica od ortografica viene impiegata in una lingua per denotare entità distinte Parole fonologicamente ambigue: omofonia (es inglese “SUN” vs. “SON”) Parole ortograficamente ambigue: omografia (es italiano “ANCORA”) In italiano la maggiorparte delle parole ambigue sono sia omofone che omografe (perché lingua ortografia trasparente) Risolviamo l’ambiguità utilizzando Il contesto (in un secondo momento - Swinney) Effetto di dominanza (la maggiorparte delle parole viene utilizzata con una accezione)