MODELLO LNJ
(Layard, Nickell, Jackman, 1991)
o
Modello del NAIRU
È un modello “macroeconomico-microfondato”
che considera l’esistenza di imperfezioni (o rigidità)
dei mercati (sia del prodotto che dei fattori produttivi) e
che delimita la disoccupazione strutturale di lungo
periodo associata ad un tasso di inflazione costante
Effetti delle politiche del lavoro
• Il modello del NAIRU
Consente di “isolare” la disoccupazione di natura congiunturale – quella
sanabile attraverso politiche di stampo Keynesiano di sostegno della
domanda aggregata- da quella di natura strutturale, che richiede
interventi dal lato dell’offerta,cioè:
- l’organizzazione e la produttivita’ dei fattori produttivi: innovazioni di
processo e di prodotto, politiche formative, ecc…
-
le forme di mercato del prodotto (monopolio, oligopolio…) e i margini di
profitto ( mark-up) nella formazione dei prezzi: politiche antitrust, ecc..
-
Il sistema di relazioni industriali e le normative (istituzioni) che
disciplinano la formazione dei salari e i costi di turnover
-
Il sistema di matching tra la domanda e l’offerta dei fattori produttivi:
agenzie e servizi per l’impiego, sistema di intermediazione finanziaria…
Diverse modalità di matching
Tasso di disoccupazione naturale
NAIRU = Non Accelerating Inflation
Rate of Unemployment
Comprende la
disoccupazione frizionale e
strutturale esclude quella
congiunturale
Bargained Real Wage
Salario reale contrattato/
associato all’offerta di lavoro
Price determined Real Wage
Salario reale determinato in base
al Prezzo/ associato alla
domanda di lavoro
Abbassano la BRW:
(aumentanol’occupazione)
FL
• Una riduzione dell’EPL
• Guadagni di produttività
destinati ad aumento della
occupazione
• La riduzione della durata
dei sussidi e politiche di
attivazione dei disoccupati
• Miglioramento Servizi Per
l’Impiego
• ecc….
Innalzano la PRW
•Una riduzione del grado di
monopolio e aumento della
concorrenza
•Guadagni di produttività
destinati a crescita dei salari
e/o di occupazione
•ecc…
Effetti indiretti delle Politiche del lavoro
• a) effetti di dispersione:
a.1) effetto spreco: diretto a beneficiari che non ne avrebbero bisogno
a.2) effetto sostituzione: i beneficiari “sostituiscono” (peggiorando la
posizione di) altri potenziali occupabili
a.3) effetto spiazzamento: incentivi destinati ad imprese che possono
mettere fuori mercato altre imprese (ed occupati) non beneficiate
• b) effetti di riduzione della ricerca attiva di lavoro (es:
innalzamento del salario di riserva per formazione retribuita)
• C) aumento della partecipazione ma non della domanda
di lavoro : aumento della disoccupazione
• d) aumento della pressione fiscale per finanziare
politiche di incentivo di alcune componenti ma che
riducono il reddito disponibile di altre componenti
Le POLITICHE PER LA FAMIGLIA
possono influenzare
l’offerta e la domanda del lavoro femminile:
L’effetto finale sull’occupazione dipende dalla
• modalità di impiego delle risorse finanziarie di
incentivo,
• dalle condizioni economiche di partenza dei
beneficiari
• dalle funzioni di preferenza dei soggetti interessati
Spesa sociale per funzioni.
UE15 UE27 e Italia
Valori percentuali
Fonte: Eurostat, ESSPROS database
anno 2008
Struttura della spesa per protezione sociale
•
L’Italia, rispetto a quasi tutti gli altri paesi Ue, destina risorse residuali alle funzioni di
protezione sociale dedicate all’esclusione sociale, alla disoccupazione, alle
famiglia e alle persone con disabilità.
•
In particolare si colloca all’ultimo posto (0,2 per cento rispetto alla media Ue pari
all’1,4 per cento) per le risorse destinate al sostegno al reddito, alle misure di
contrasto alla povertà o alle prestazioni in natura a favore di persone a rischio di
esclusione sociale. Al sostegno per la disoccupazione e alle politiche attive per il
lavoro è allocato solo l’1,9 per cento della spesa, contro il 5,2 per cento dell’Europa.
•
Per la famiglia il nostro sistema di protezione sociale impiega solo il
4,7 per cento della spesa, quota che ci colloca al penultimo posto della
graduatoria Ue.
•
Le persone con disabilità possono contare su meno del 6 per cento delle risorse
complessive per trasferimenti e servizi in loro favore; tale quota ci colloca al 23esimo
posto in Europa.
•
Il nostro Paese si colloca al di sotto della media europea anche per la percentuale di
spesa dedicata alla sanità, per i trasferimenti monetari in caso di malattia o infortunio.
Tale ultima funzione assorbe il 26,4 per cento delle risorse, contro il 29,7 per cento
del resto dei Paesi europei.
Livello di efficacia del congedo parentale
• Un utile strumento di comparazione tra le legislazioni
nazionali in materia di congedi parentali è rappresentato
dal “livello di efficacia del congedo parentale”, di cui
si serve anche il rapporto del Centro di Ricerca
dell’Unicef presso l’Istituto degli Innocenti di Firenze.
• L’indicatore è dato dalla moltiplicazione della durata del
congedo per la percentuale del salario corrisposto :
questi due fattori (lunghezza e trattamento economico)
hanno un impatto molto significativo sulla decisione della
madre di rimanere sul mercato del lavoro e su quella del
padre di usufruire di parte del congedo.
Congedi parentali: ITALIA
In Italia, ad un congedo di maternità obbligatorio di 5 mesi, la legge 53/2000 ha
affiancato una disciplina del congedo parentale facoltativo che riconosce a ciascun
genitore un periodo di 6 mesi, fino a 10 mesi complessivi per la coppia, da utilizzare
entro i primi 8 anni di vita del bambino.
I genitori soli hanno diritto ad usufruire di 10 mesi, L’istituto è stato concepito in modo
flessibile, infatti può essere fruito contemporaneamente dai genitori, ed è frazionabile
fino ad 1 giorno [Confalonieri, 2009]. Esiste poi un incentivo al suo utilizzo da parte dei
padri, in ragione del fatto che, se quest’ultimo chiede un congedo di almeno tre mesi,
l’ammontare complessivo per la coppia sale da 10 a 11 mesi.
La minore efficacia del congedo parentale previsto in Italia, rispetto a quello di molti altri
paesi europei (si veda il Grafico 1), dipende dal livello esiguo dell’indennità, cioè il
30% del salario. Si tratta di una remunerazione che scoraggia il suo utilizzo da parte di
molte madri lavoratrici e, soprattutto, da parte della quasi totalità dei padri (solo il 6,9%
contro il 45,3% delle donne, secondo una rilevazione Istat del 2010).
Non è del resto previsto, nel caso italiano, il ricorso al part-time come diritto dei genitori
nel periodo di congedo parentale, istituto invece consolidato in Svezia ed introdotto
recentemente dalla riforma tedesca del 2007. Questo strumento di policy potrebbe
invece rivelarsi particolarmente utile per contemperare, nei primi anni di vita del
bambino, il bisogno di quest’ultimo di essere accudito dai propri genitori e la necessità
degli stessi, in quanto lavoratori, di evitare fenomeni di de-skilling, legati all’interruzione
totale dell’attività per un certo numero di mesi.
Congedi parentali “effettivi” nell’area OCSE, Starting Strong II, 2006
Offerta di lavoro – La decisione sulle ore di lavoro
Figura 1-6 Decisione lavoro – tempo libero
Un lavoratore che massimizza l’utilità sceglie il paniere di consumo – tempo libero dato dal
14
punto P, nel quale la curva di indifferenza è tangente alla retta di bilancio.
Offerta di lavoro - Le preferenze del lavoratore:
Esistono differenze soggettive di genere nelle curve di indifferenza?
Alto costo
opportunità del
tempo libero
Basso valore monetario
(costo opportunità) al
tempo libero
Figura 1-4 Differenze nelle preferenze dei lavoratori
(a) Le curve di indifferenza di Anna sono relativamente ripide, indicando che chiede una notevole
ricompensa per rinunciare ad un’ora addizionale di tempo libero. (b) Le curve di indifferenza di 15
Silvia
sono relativamente piatte, indicando che dà un valore molto più basso al suo tempo libero.
Offerta di lavoro – Lavorare o non lavorare?
I servizi per l’infanzia a costi variabili riducono il salario (da Y a X)
Confrontando il punto X con il punto E
(salario di riserva) è possibile che
si scelga di non lavorare
Figura 1-10 Il salario di riserva
Se una persona sceglie di non lavorare, può rimanere nel punto della dotazione
iniziale E e avere U0 unità di utilità. Ad un salario basso (wlow) preferisce non lavorare
mentre ad un salario alto preferisce lavorare. Il salario di riserva è dato dall’inclinazione della
curva di indifferenza nel punto della dotazione iniziale.
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Modello LNJ effetti politiche