Baldassar Castiglione
Baldassar Castiglione nacque a Casatico presso Mantova nel 1478
in una famiglia di antica origine feudale. Studiò greco e latino a
Milano ed ebbe importanti maestri. Alla corte di Ludovico il Moro
compì la sua educazione di gentiluomo.
Fu poi al servizio del marchese Francesco Gonzaga, a Mantova, a
fianco del quale combattè anche per i Francesi.
Nel 1504 passò alla corte di Guidubaldo da Montefeltro, ad Urbino
, e vi rimase per dieci anni, anche sotto il successore Francesco
Maria della Rovere. Quello ad Urbino fu il periodo più sereno della
vita del Castiglione. Partecipò a varie missioni diplomatiche: fu
mandato in Inghilterra da Enrico VII a ricevere un’onorificenza per
il suo signore;fu inviato a Milano come ambasciatore presso Luigi
XII; fu accanto al papa all’ assedio di Mirandola e partecipò alla
campagna militare per la conquista di Bologna condotta dal signore
della Rovere. Alla corte di Urbino egli ebbe la possibilità di
incontrare grandi letterati e “nobilissimi ingegni” fra cui il Bembo,
il Bibbiena e Giuliano de Medici.
Baldassar Castiglione
Sempre il Della Rovere lo mandò come ambasciatore presso il papa
Leone X a Roma , dove conobbe e divenne amico del pittore
Raffaello. Nel 1516, rientrato a Mantova, sposò Ippolita Torelli, che
gli morì 4 anni più tardi, decise allora di entrare nello stato
ecclesiastico e dal papa Clemente VII ebbe l’incarico di nunzio
apostolico in Spagna. (Nunzio= ambasciatore della chiesa) Il papa
poi l’accusò di non aver saputo prevedere ed evitare il saccheggio di
Roma del 1527. Il Castiglione scrisse una lettera di discolpa al papa
Clemente VII, ma non potè essere testimone della riconciliazione tra
il papa e carloV perché morì a Toledo nel 1529 di febbri pestilenziali
Opere del Castiglione:
1) Il cortegiano
2) un’ egloga “Tirsi”
3) il prologo alla commedia Calandria
4) Rime in volgare e in latino
Il cortegiano
Fu scritto fra il 1508 e il 1516.
Il libro del cortegiano fu concepito con l’intento di
descrivere quale fosse il comportamento più giusto che
il cortegiano doveva tenere e quale fosse il
comportamento ideale del principe verso di lui.
Vengono presentate anche le qualità della “dama di
palazzo”.
La conversazione si svolge di sera nel salotto della
duchessa Elisabetta. Nei capitoli iniziali viene scelto
l’argomento e a Ludovico di Canossa viene affidato il
compito di introdurre la discussione.
STRUTTURA DEL CORTEGIANO
• Primo libro:spiegazione dell’ opera,esame delle virtù che deve
possedere il cortigiano,viene enunciata la regola fondamentale
del comportamento del cortigiano,viene analizzata la
formazione culturale e si affronta il problema del linguaggio.
• Secondo libro:strategie comunicative da usare durante la
conversazione usare la parola giusta nel giusto contesto
trattato sulle facezie
• Terzo libro:comportamento della donna di palazzo, non deve
possedere solo la bellezza, ma deve anche saper parlare, avere
una buona preparazione culturale per meglio inserirsi nella
corte, ha sempre una condizione inferiore rispetto all’uomo.
• Quarto libro:analisi del tormentato rapporto tra il cortigiano e
il potere: il cortigiano deve evitare ogni forma di adulazione e
di falsità, mentre il principe deve cercare in lui tutti i consigli
di una sicura guida intellettuale e morale. Rapporti tra il
cortigiano e il principe nel governo assoluto
Castiglione afferma che per essere un buon cortigiano oltre a
svolgere bene le proprie mansioni bisogna anche sforzarsi di
assomigliare al padrone della corte. Il perfetto cortigiano deve
essere aggraziato e deve fare uso della “sprezzatura”, cioè non
deve solo eccellere nelle attività di corte, ma deve dimostrare
come naturali le acquisizioni che gli sono costate tanta fatica di
studio e di esercizio. Deve celare agli occhi del mondo il suo
apprendistato.Il cortigiano rappresenta l’ ideale dell’ uomo che
ha raggiunto la piena consapevolezza e il perfetto dominio di se
stesso, che segue nella propria vita una legge di profondo
equilibrio, realizzando una perfetta armonia fra le capacità
fisiche e quelle spirituali, fra le esigenze individuali e quelle
della società in cui vive.
L’ “ottimo fine” del cortigiano (IV,5)
Il fin adunque del perfetto cortegiano,del quale insino a
qui non s’è parlato, estimo io che sia il guadagnarsi per
mezzo delle condicioni attribuitegli da questi signori
talmente la benivolenzia e l’ animo di quel principe a cui
serve, che possa dirgli e sempre gli dica la verità d’ogni
cosa che ad esso convenga sapere, senza timor e periculo
di dispiacergli; e conoscendo la mente di quello inclinata
a far cosa non conveniente, ardisca di contraddigli, e con
gentil modo valersi della grazia acquistata con le sue
bone qualità per rimoverlo da ogni intenzione viciosa ed
indurlo al camin della virtù; e così avendo il cortegiano
in sè la bontà, come gli hanno
attribuita questi signori, accompagnata con la
prontezza d’ingegno e piacevolezza e con la
prudenzia e notizia di lettere e di tante altre cose,
saprà in ogni proposito destramente far vedere al
suo principe quanto onore ed utile nasca a lui ed alli
suoi dalla giustizia, dalla liberalità, dalla
magnanimità,dalla mansuetudine e dall’altre virtù
che si convengono a bon principe; e, per contrario,
quanta infamia e danno proceda dai vicii oppositi a
queste. Però io estimo che come la musica, le feste,
i giochi e l’altre condicioni piacevoli son quasi il
fiore, così lo indurre o aiutare il suo principe al
bene e spaventarlo dal male, sia il vero frutto della
cortegianìa.
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Il Cortegiano di Baldessar Castiglione