PROGETTO STampaTo su CaRta EcoLOgica 100% BRITOMARTI CENTRO ON-LINE PER IL SUPPORTO, IL SOSTEGNO E L’ORIENTAMENTO IN SITUAZIONI DI MALTRATTAMENTO E ABUSO DI MINORI In ogni momento della giornata E-mail: [email protected] SMS: 334 6883762 per consultazioni telefoniche 334 6883762 dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 14 “No.No.No. Così si rovina un bambino!” Deng Ming Dao, maestro taoista Veniamo nel mondo e le prime due cose che facciamo sono due cose semplici e straordinarie nella loro bellezza. I nostri polmoni si aprono per inspirare aria con la fiducia scritta nel corpo che aria ci sarà e cerchiamo con le labbra il seno, mai ancora incontrato, aperti e fiduciosi che la vita è buona piacevole e nutriente. Nasciamo aperti vivi fiduciosi . Cerchiamo amore e vita e piacere buono, siamo stati “fatti” così. Ben presto scopriamo – ed è una scoperta non cerebrale ma che si incide sul corpo - che non tutta l’ “aria” è buona e che non tutti i seni , i “cibi” sono buoni, anzi, a volte sono proprio velenosi ed ecco che si strutturano le nostre difese, le nostre chiusure le nostre rigidità, essenziali per sopravvivere perché ci proteggono, ma col tempo , quando diventano “armature” rigide, ci isolano al mondo, alla vita, all’amore. Sono partito da lontano per evidenziare come il tema del “maltrattamento” con le sue infinite varianti e sfaccettature sia quello che più di tutto ostruisce il libero scorrere della vita e del sano poterla attraversare con piacere. Ci sono maltrattamenti manifesti, fisici e psicologici che feriscono profondamente i bambini, ci sono poi maltrattamenti più sottili, subdoli, a volte celati dalla reale volontà di chi li agisce di “fare del bene” che feriscono anche più in profondità…eppoi ci sono gli abusi che spezzano la parte più bella, fragile e delicata della persona umana, compromettendo in maniera pesante la possibilità di accostarsi all’amore con quella libertà che è indispensabile per viverlo nel piacere. L’aspetto più drammatico di questo tema è che maltrattamenti e abusi spesso si nascondono nell’ambito della famiglia, nel contesto di quei legami che dovrebbero accompagnare in quel percorso di continua e consolidata apertura al vivere piacevole. Questo rende il problema più complesso e difficile da intercettare soprattutto là dove le vittime sono minori, persone cioè, che hanno meno possibilità di difendersi. D’altra parte la prima reazione dinnanzi all’emergere di situazioni di maltrattamento o abuso è il giudizio seguito dalla presa di distanza lasciando che le persone coinvolte si ritrovino sole con il loro dolore e le loro ferite. E’ difficile accompagnare le persone che in vari modi sono coinvolte in situazioni attraversate da dinamiche in qualche modo violente. E’ un punto di contatto virtuale facile da raggiungere che, tramite un numero telefonico e un indirizzo di posta elettronica, mette in comunicazione un operatore dei servizi sanitari con insegnanti, genitori e ragazzi/e, che sentono il bisogno di aiuto o di confronto su temi quali il maltrattamento e l’abuso di minori. Alla luce di queste ed altre riflessioni è nato , per conto della conferenza dei sindaci della ASL4 e per conto della stessa ASL 4 chiavarese, il progetto Britomarti, progetto di counseling telefonico relativo alle problematiche legate al maltrattamento e all’abuso di minori . E’ una piccola porta aperta su un problema vasto e spesso nascosto, porta aperta nella convinzione che nessuna ferita sia insanabile o inavvicinabile. E’ un punto di contatto virtuale facile da raggiungere tramite un numero telefonico ed un indirizzo di posta elettronica che mette in comunicazione un operatore dei servizi sanitari - con competenze comunicativo-relazionali integrate a competenze diagnostiche e psicoterapeutiche - con ragazzi/e genitori insegnanti che sentano il bisogno di supporto e di confronto su questo tema. Spesso accade di scorgere dietro i segni di irrequietezza o di disagio manifestati da un ragazzo i tratti di una violenza subita. Questo sportello che garantisce la riservatezza alla volontà di esporsi o meno di coloro che chiamano, vuol essere un primo punto di contatto con chi tocca direttamente o indirettamente situazioni di maltrattamento e di abuso nel tentativo di far emergere soprattutto le situazioni sommerse. Perché è stato scelto il nome Britomarti? Britomarti (la dolce fanciulla) nella mitologia è una ninfà compagna di Artemide, Minosse se ne innamora pazzamente, al punto che la insegue per nove mesi attraverso i boschi di querce, sui pendii scoscesi dei monti e sul fondo delle valli ma invano. Quando sta per raggiungerla, Britomarti si sente perduta e si getta in mare da un’ alta rupe. Si salva fortunosamente, cadendo nelle reti da pesca che lei stessa aveva inventato e donato all’umanità. Artemide per premiare la sua coerenza la fa diventare una dea come Ditinna, che è in relazione alla parola greca che sjgnifica “rete “. Questa figura mitica ci ha consegnato alcuni preziosi riferimenti simbolici, ci è piaciuto raccogliere che le risorse con le quali Britomarti “si salva” sono nate da lei, è lei che aveva regalato la rete che poi la salverà. E’ davvero così, per quanto preziosi ed indispensabili i supporti in caso di ogni tipo di bisogno possono solo riattivare le risorse che sono insite nella persona, in ogni persona, che sono poi il punto di partenza di ogni liberazione. Sopra a queste righe è riportata una copia del volantino del progetto, come dicevo una porta, con la speranza che diventi strumento concreto e prezioso per quanti in vario modo, cercano aiuto. P.S. www.psicoattiva.it Come mettersi in contatto Disapprovo ciò che dici ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo J. Voltaire N. 3 Anno 2007 27 01 2007 ore 16.24 Il mercato delle coscienze Flavio Quando si parla di disagio giovanile vorrei dover pensare ai bambini-soldato della Liberia o della Sierra Leone, alle scuole coraniche del Ciad o del Sudan, ai ninos de rua latinoamericani e non ai nostri nipoti o ai nostri figli. Non sono realtà imparagonabili: i ragazzi sono uguali in tutto il mondo, con la stessa innocenza, la stessa incoscienza e lo stesso sorriso e sono tutti ugualmente influenzabili. Eppure se nel nostro immaginario riusciamo a comprendere realtà ai noi lontane attribuendone le colpe alla povertà e all’ignoranza più difficile è comprendere perché molti giovani che “hanno tutto” soffrano di profondo disagio e lo manifestino nei più nefasti dei modi. Forse perché hanno tutto, ed è tutto quello che hanno. Mentre molte religioni orientali interpretano la felicità come la cessazione dei desideri, per noi la felicità si identifica con il possesso e quindi nella soddisfazione degli stessi. Questo non sembrerebbe una grande causa di disagio, in una società capitalista, ma quando i desideri anche inconsci non sono almeno in parte realizzabili, ed i modelli che vengono proposti sono irraggiungibili il disagio è assicurato. Ci siamo trasformati in consumatori insaziabili. La pubblicità, prima facilmente identificabile, ha intriso qualunque forma di comunicazione diventando informazione e l’informazione slegata dal dato oggettivo e diventata opinione pubblica sollevandoci dal dovere di avere un’interpretazione personale dei fatti. Qualche decina di anni fa, per seminare l’inquietudine era necessario mettere una bomba in una banca, adesso è sufficiente un cruento fatto di cronaca. Scateniamo campagne contro il fumo passivo ma non potremmo vivere senza le nostre auto, non troviamo strani i bombardamenti umanitari perché qualcuno ci spiega pazientemente chi siano i buoni e i cattivi e siamo ghiotti di realityshow nella speranza di assistere a qualcosa di autentico. E quando nel mercimonio generale dei sentimenti, dopo aver guardato alla T.V. donne che sembrano esistere solo nella fantasia di Manara, ci troviamo accanto a nostra moglie, la fantasia corre inevitabilmente verso la giovane prostituta che abbiamo visto all’angolo della strada. Arriveremo al punto che i neonati verranno alla luce con un debito verso la banca, e lo stato cercherà di combattere i grandi trafficanti con uno dei grandi strumenti della democrazia: la concorrenza. In questo smarrimento generale le sostanze non hanno certo bisogno di pubblicità. Siamo a bordo di un treno impazzito in viaggio verso il baratro, e così, mentre dottori illuminati con i titoli incorniciati alle pareti e gli amici rappresentanti di grandi case farmaceutiche sempre pronti alla riconoscenza ci prescrivono psicofarmaci sperimentali, ci riforniamo dalla nostra farmacia di fiducia, per dimenticare di avere un figlio dallo strano sguardo, svogliato, senza interessi e senza appetito. I Santi Eccelsi, dal ponte di comando, saranno padroni di tutti i domani, perché li comprano oggi, a poco prezzo. quando si dice il caso... Vincenzo “ma figurati se dopo due anni di comunità cado ancora nell’alcol ” questo è quanto dissi a me stesso andandomene dalla struttura che fino ad allora mi aveva ospitato cercando di inculcarmi valori come l’accettazione di se stessi (che sinceramente la credo più una disciplina che richiede una buona dose di allenamento), la fiducia in se stessi, la vicinanza al prossimo e altro ancora, che racchiuderei in un semplice concetto: “Amore per la vita”. dicevo, “ figurati se mi rimetto a bere” ma non a caso dopo due ore ero già con il bicchiere in mano, “tanto uno o due cosa vuoi che mi facciano” stringere un bicchiere. la semplicità e la durezza di un gesto che ti condiziona la giornata la posizione assunta in un bar qualsiasi. gomito destro sul bancone, e gambe incrociate che flettono leggermente i discorsi dopo i primi tre gotti. posso dire quello che voglio, tanto sono sicuro che il mio interlocutore non osa contraddirmi e se lo fa gli chiedo scusa e gli do ragione il denaro. non conta, i soldi ed un modo per bere li trovo sempre eppure dentro ad un bar, guardandomi intorno, non vedo molta gente contenta, il più dei clienti fissi non hanno solo problemi con l’alcol ma anche problemi di vita spesso molto complessi. chi e separato e non può vedere i figli, alcuni non trovano un lavoro che gli permetta di vivere come cristiani, chi ha la pensione minima, e ultimi non a caso ed anche i più numerosi - chi i problemi se li crea da solo-.probabilmente (anzi ne sono certo) io appartengo a quest’ultima categoria. posso dire con tutta franchezza che l’alcol è un killer maldestro che ti uccide lentamente lasciando dietro di se evidenti tracce di amarezza, sconforto, solitudine e sempre più spesso di una vita lasciata al caso. non sono tipo da percentuali ma se e vero che l’età media in cui si comincia a bere alcolici ed in alcuni casi ad abusarne e tra i 14 e i 15 anni credo che i vari NOA e A.A. si debbano non rimboccare le maniche ma togliersele direttamente !!! certo il problema e complesso ma sicuramente non spetta a me giudicare la testardaggine, o la sua voglia di sperimentarsi in maniera negativa di un adolescente. a loro posso solo dire che l’abuso di una qualsiasi sostanza funziona come un potente amplificatore di problemi, e dei problemi e meglio discuterne che coprirli con le sostanze. quando si dice il caso !!!... “io in comunità non ci tornerò mai” questo e quanto mi sono detto due giorni prima del mio rientro, naturalmente ero ubriaco, solo, a casa. dove sono ora? in comunità a smaltire il mio insuccesso durato solo il tempo di accorgermi che se voglio cambiare devo abbandonare il vecchio me stesso (a cui sono ancora affezionato) e reinventarmi. Uscite Unità Mobile Multimediale Estate 2007 Discoteca Sol Levante • 25 Maggio • 1-2-9-16-30 Giugno sito interattivo dove oltre • 7 Luglio • 4-18-24 Agosto ai progetti dell’Umi è usu• 8 Settembre fruibile un servizio di doSanta Margherita Ligure mande e risposte on line, • Carnevale • 14 Giugno curato dagli operatori Festival Croma del Sert e dai Mediatori • 27-28 Luglio Culturali della Fattoria. Festa dell’Unità - Chiavari • 14-15-16-17-18-19 Luglio Festa della Lega - Chiavari • 31 Luglio • 1-2 Agosto Festa Bavarese - Chiavari • 9-10-11-12-13-14-15 Agosto Progetto “giovani”per Sestri sicura • Concerto Rock: 4 Luglio • Bunker: 26 Luglio- 20 settembre • Piscina dei castelli: 21 Luglio- 25 Agosto- 29 Settembre • Barcarolata: 29 Luglio • Ottagono: 3 Agosto- 6 Settembre • Hanoa Hanoa: 7 Agosto www.psicoattiva.it Giornalino redatto dai clienti ed operatori del Dipartimento per le dipendenze e per i comportamenti d’abuso dell’ASL n 4 Chiavarese. 3 Progetto grafico: Stampa: Cooptipograf - SV Unità operativa extra aziendale del Dipartimento per le Dipendenze e i Comportamenti di Abuso dell’ASL n. 4 CHIAVARESE ai sensi della Delib. N. 568 del 16 giugno 2001 ISCRIZIONE ALL’ALBO NAZIONALE DELLE COOPERATIVE: A 136902 DAL 30/03/2005 Coop Agr. Sociale – ONLUS COMUNITÀ TERAPEUTICA “LA FATTORIA” S.c.r.l. UN’OCCASIONE Via Casareggio, 152 – ORERO TEl. E FAX 0185 33 41 78 16040 PIAN DEI RATTI - GE www.unoccasione.it [email protected] Tel. 0185 334529 - Fax 0185 334809 Dipartimento per le Dipendenze e i Comportamenti di Abuso dell’ASL n. 4 CHIAVRESE - “SPAZIO APERTO “ ACCOGLIENZA TEL. 0185 329 782 OPPURE 0185 329784 SALA OPERATORI U.O. NOA (Nucleo Operativo Alcologico) TEL. 0185 329741 - 42 www.asl4.liguria.it U.O. SER.T. / NOA VIA DON BOBBIO - EX ISTITUTO “MARINI“ C/O PLESSO OSPEDALIERO DI LAVAGNA Editoriale Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un aumento vertiginoso del consumo di alcool fra gli adolescenti, qui nel Tigullio come in ogni dove in questa Italia sempre meno attenta alle problematiche giovanili. Sempre più giovani ricercano nell’ alcool una via di uscita dalle ‘sofferenze’ che il passaggio ad una vita adulta può comportare, perché è ovvio che se per molti si tratta solo di un momento ricreazionale per altri ciò si trasforma in una vera dipendenza dalla sostanza: dal bisogno di omologarsi al gruppo, come principio imposto dalla società della tecnica (Galimberti, 1999), si passa al sopire una sofferenza che si ritiene insopportabile da sostenere senza l’ausilio di momenti di oblio, sempre più frequenti, sempre più massivi. I ricoveri al Pronto Soccorso per abuso alcolico sono stati ben 111 nei primi sette mesi del 2007. (Dati ASL 4) Le risposte che il nostro territorio dà a questo fenomeno e più in generale al problema alcolismo sono diverse, sia nella prevenzione sia nella cura. Nella cura della dipendenze, uno degli strumenti possibili è l’inserimento in strutture dedicate a residenzialità totale sull’esempio delle Comunità per tossicodipendenti che con tutti i limiti che hanno si sono dimostrate strumento indispensabile di cura, infatti in tutta Europa si sono aperte comunità dedicate alle specifiche dipendenze, come quelle per cocaina, gioco d’azzardo, disturbi alimentari, alcool, ecc.(Convegno ‘Cocaina’ Verona, 2006). Nonostante una forte presenza in percentuale di persone affette da alcolismo, nel Levante Ligure non abbiamo una simile struttura; abbiamo supplito a ciò inviando questi pazienti in Comunità per Tossicodipendenti, creando così non pochi problemi, in quanto la promiscuità con altre problematiche che per alcuni aspetti potrebbe essere funzionale alla cura, per altri, preponderanti, si è scoperta un limite. Uscire dalla dipendenza dall’ alcool senza un sostegno socio-sanitario è in molti casi impossibile. Stiamo parlando di percorsi di emancipazione molto lunghi, che hanno bisogno del sostegno di più agenzie del territorio, di una rete di interventi sia paralleli che conseguenti, necessariamente coordinati, diretti non solo alla persona ma alla cerchia famigliare e sociale per accompagnare il paziente sino al reinserimento; tutto ciò è indispensabile per limitare un costo umano, sociale ed economico altissimo. Come coop. ‘La Fattoria’ ci siamo impegnati da molti anni in questo fronte sia nella prevenzione primaria con L’Unità Mobile Interattiva, sia nella ‘cura’ con sempre più crescenti inserimenti nella nostra C.T di persone affette da alcolismo. L’Unità Mobile Interattiva, un camper attrezzato con postazioni informatiche utili per ‘agganciare’ i più giovani, è l’unica realtà del tipo nel Tigullio ed è fondamentale che possa continuare a svolgere la sua azione di informazione presso tutti i luoghi di aggregazione giovanile; solo un lavoro ‘on the road’ parallelo a quello nelle scuole, svolto dal Dipartimento per le Dipendenze e le sostanze d’abuso dell’ASL4 Chiavarese, può, nel medio periodo, dare dei risultati sulla presa di coscienza di un fenomeno ancora largamente sottovalutato. Come coop. ‘Un’occasione’, coop. gemmata dalla Fattoria per il settore clinico, ci stiamo altresì impegnando nel reperire un luogo adatto ad una comunità per alcolisti che possa soddisfare la domanda, sempre crescente, di tutto il Levante ligure. Oggi, per motivi di risanamento finanziario, si prospetta di creare in Liguria delle ‘Macroaree’ per l’intervento sanitario; una di queste sarebbe quella dell’ ASL 4 Chiavarese e dell’ASL 5 Spezzino. Sentire parlare di risanamento nel settore sanitario può creare delle legittime preoccupazioni, ma pensiamo sia il caso di ‘girare’ a risorsa ciò che sembra essere ineluttabile: invece di parcellizzare gli interventi di cura, col rischio di avere più strutture dedicate alla stessa problematica, sempre più in difficoltà finanziaria e sempre più in concorrenza per assicurarsi l’utenza, ci sembra più utile specializzarsi in settori specifici che possano rispondere ad bacino più ampio e che possano avere margini di crescita che permettano una maggior qualificazione professionale. Maurizio Bornengo nuovo senza barriere di tempo e di spazio, la capacità di far provare emozioni e sensazioni di onnipotenza, controllo e immortalità. Questo nuovo modo di comunicare ha ribaltato in pochi anni le classiche concezioni di “spazio” e “tempo” che avevano già subito un enorme accelerazione prima con la ferrovia poi con l’automobile e l’aereo, per non parlare del telefono e della TV. A questo proposito Internet può essere considerato un media “freddo” usando gli schemi concettuali di Mc Luhan il più noto e citato teorico dei mezzi di comunicazione di massa: è detto così perché comporta un alto grado di partecipazione del pubblico. Ad una trasfor- INTERNET tra potenzialità e rischi L a tecnologia, è noto, ha prodotto notevoli progressi che hanno influito enormemente sulle nostre vite. Il computer e in tempi recenti Internet, hanno rivoluzionato il modo di interagire tra le persone perchè permettonno di comunicare a distanza di migliaia di chilometri con le modalità più svariate. Gli utenti infatti hanno a disposizione una serie di modalità che permette loro di entrare a far parte di una vera e propria comunità on-line attraverso le ‘chat-lines’, i forum, i messaggi e-mail, che caratterizzano innumerevoli gruppi di utenti accomunati dagli stessi interessi. A questa enorme potenzialità comunicativa della Rete globale fa da rovescio della medaglia il timore che Internet possa far nascere quella che Griffiths ha definito ‘technological addiction’, ossia una ‘dipendenza tecnologica’ che, secondo lo stesso stesso autore, condivide con le dipendenze da sostanze alcune caratteristiche essenziali (Griffiths, 1995). E molti psicologi oggi cominciano ad includere tali patologie nella categoria delle ‘nuove dipendenze’, quelle cioè che si sviluppano non grazie ad una sostanza chimica, ma ad un comportamento o un’attività ritenuta lecita e socialmente accettata. Questa preoccupazione è determinata dal fatto che Internet possiede delle peculiarità che la rendono adatta a far sviluppare una dipendenza: la facilità di accesso, la possibilità di comunicare in modo mazione del modo di comunicare corrisponde un diverso modo di esperire il proprio vissuto corporeo, la propria concezione di identità e il rapporto con la realtà. Negli anni seguenti altri autori hanno cercato di dimostrare come la ‘Internetmania’ o ‘Retomania’ più in generale, si sviluppa in modo molto simile a quello della tossicodipendenza classica, contemplando gli elementi di tolleranza (in quanto vengono aumentate sempre più le ore di permanenza in Internet per amplificare la sensazione di piacere provata) e di sindrome di astinenza (si registrano sintomi di malessere quando non si è collegati) tipici della condizione di dipendenza da sostanze tossiche. L’esito disastroso è il verificarsi di una situazione in cui il soggetto si ritrae sempre più dalle sue responsabilità familiari, sociali, di lavoro e personali costruendosi una vita ‘virtuale’ che lentamente sostituisce sempre di più quella reale. L’aspetto più affascinante per molti è rappresentato dal fatto che Internet permette l’uso di identità fittizie, e quindi la possibilità di nascondersi dietro dei nomi e delle generalità false, una sorta di maschera che permette di sperimentare un proprio Io ideale in modo sicuro e senza ripercussioni (almeno apparentemente) nella vita reale (i giochi di ruolo su Internet sono il luogo ideale per poter giocare con l’identità). Ma questo può diventare un gioco pericoloso quando nel soggetto fruitore esistano già delle condizioni di fragilità psichica. Chissà cosa avrebbe scritto Pirandello su queste maschere virtuali! E’ su queste basi che non si possono ignorare i problemi e i disagi esperiti da coloro che non sono capaci di utilizzare la rete in maniera equilibrata. E’ importante in tale ottica soprattutto agire a livello di prevenzione in particolar modo dirigendo i propri sforzi nei confronti dei giovani che frequentemente si accostano ad Internet senza avere un supporto reale. Molto spesso, infatti, i giovani cominciano ad utilizzare la Rete con l’entusiasmo di scoprire ‘l’isola che non c’è’, un luogo meraviglioso dove tutto può essere tutto ciò che si vuole e dove essi stessi possono sperimentare i loro nonconfini mentali e fisici. Internet può quindi diventare uno strumento molto pericoloso, una sorta di bomba. L’intervento delle famiglie e della scuola in tal senso è fondamentale affinché si insegni ai giovani a non diventare pesci di una rete affascinante ma per molti versi pericoloso. Partendo da queste riflessioni ci siamo chiesti se il fenomeno fosse presente nei giovani del nostro territorio e abbiamo deciso di inserire un questionario specifico (Young k.s.1996) da somministrare all’interno delle varie attività di prevenzione che il Dipartimento dei Comportamenti d’Abuso e delle Dipendenze dell’Asl 4 Chiavarese conduce sul territorio. In particolare è stato somministrato il testo internet addiction disorder in alcune scuole superiori durante incontri di discussione sulla tematica condotti dalla nostra psicologa e durante un progetto di prevenzione dell’abuso di droghe e alcool chiamato “Non solo calcio”, che vedeva la nostra Unità Mobile Interattiva presente all’interno di una manifestazione collettiva con mega-schermo in piazza, svoltasi a Chiavari durante tutto il periodo dei Mondiali e nei restanti mesi estivi presso una discoteca di Santa Margherita Ligure. I rapporti informali che gli operatori presenti sono riusciti a creare hanno permesso un buon livello di collaborazione con i ragazzi che, pur trovandosi in un contesto di divertimento, sono stati disponibili a soffermarsi il tempo necessario alla compilazione del questionario. L’elaborazione dei dati è stata possibile grazie alla collaborazione con il settore di statistica della Clinica Psichiatrica dell’Università di Genova. Il numero di questionari validi raccolti è stato di 1750 (753 femmine e 997 maschi). Ricordiamo che il test utilizzato considera tre range di punteggi all’interno dei quali si possono collocare i soggetti. In particolare un punteggio tra 20 e 49 indica un utilizzo adeguato, tra 50 e 79 la presenza di qualche difficoltà e tra 80 e 100 l’esistenza di una problematicità significativa. Il nostro campione si suddivide all’interno di vari range descritti nel seguente modo: classipunteggio Frequenza Validi 20-49 1458 Percentuale Percentuale Valida Percentuale cumulata 83,3 83,3 83,3 50-79 283 16,2 16,2 99,5 80-100 9 0,5 0,5 100,0 Totale 1750 100,0 100,0 10. Quante volte scacciate pensieri negativi sulla vostra vita consolandovi con il prensiero di Internet? classipunteggio Validi Fortunatamente solo 9 soggetti pari allo 0,51% presentano caratteristiche tali per cui possono essere considerati con un internet addiction disorder. Tuttavia si rileva una ben più elevata quantità di persone (16,2%) che orbitano nell’area limite e che potrebbero, qualora si accentuassero certe caratteristiche di rapporto con lo strumento, scivolare verso una vera e propria dipendenza da internet. Al di là dei valori generali da noi descritti, può essere molto interessante osservare alcune delle risposte alle singole domande del test che ci sembrano più significative. 2. Vi capita di trascurare faccende domestiche per passare più tempo on-line? Frequenza Validi Percentuale Percentuale Valida Percentuale cumulata mai 628 35,9 35,9 35,9 raramente 413 23,6 23,6 59,5 ogni tanto 359 20,5 20,5 80,0 spesso 209 11,9 11,9 91,9 100,0 sempre 141 8,1 8,1 Totale 1750 100,0 100,0 4. Vi capita di stabilire rapporti con altri utenti on-line? Validi Frequenza Percentuale Percentuale Valida Percentuale cumulata mai 773 44,2 44,2 44,2 raramente 365 20,9 20,9 65,0 ogni tanto 347 19,8 19,8 84,9 spesso 182 10,4 10,4 95,3 sempre 83 4,7 4,7 100,0 Totale 1750 100,0 100,0 6. Accade che i vostri studi risentano negativamente della quantità di tempo che passate on-line? Validi Frequenza Percentuale Percentuale Valida Percentuale cumulata mai 1047 59,8 59,8 59,8 raramente 313 17,9 17,9 77,7 ogni tanto 208 11,9 11,9 89,6 spesso 110 6,3 6,3 95,9 sempre 72 4,1 4,1 100,0 Totale 1750 100,0 100,0 Frequenza Percentuale Percentuale Valida Percentuale cumulata mai 1145 65,4 65,4 65,4 raramente 276 15,8 15,8 81,2 ogni tanto 194 11,1 11,1 92,3 spesso 85 4,9 4,9 97,1 sempre 50 2,9 2,9 100 Totale 1750 100,0 100,0 12. Vi succede di temere che la vita senza Internet sarebbe noiosa, vuota e senza gioia? Percentuale Frequenza Percentuale Percentuale Valida cumulata Validi Mancanti mai 1232 70,4 70,4 70,4 raramente 247 14,1 14,1 84,6 ogni tanto 149 8,5 8,5 93,1 spesso 62 3,5 3,5 96,6 sempre 59 3,4 3,4 100 Totale 1749 99,9 100,0 Mancante di sistema 1 0,1 Totale 1750 100,0 10. Vi capita di stare più tempo on-line anzichè uscire? Validi Frequenza Percentuale Percentuale Valida Percentuale cumulata mai 1187 67,8 67,8 67,8 raramente 271 15,5 15,5 83,3 ogni tanto 174 9,9 9,9 93,3 spesso 77 4,4 4,4 97,7 sempre 41 2,3 2,3 100,0 Totale 1750 100,0 100,0 Queste, come già anticipato, sono solo alcune delle domande proposte all’interno delle nostre attività di prevenzione che secondo me mettono in rilievo come percentuali considerevoli di persone preferiscono “rifugiarsi” nella realtà virtuale anziché vivere la propria vita sociale fatta di interazioni umane. Per esempio c’è chi preferisce passare il proprio tempo libero in rete (8.1%) oppure chi pensa a Internet come uno strumento salvifico dalla noia quotidiana (3.5%) e che quindi sia preferibile stare davanti al computer piuttosto che uscire (4.4%). Lascio comunque al lettore la possibilità di una libera e personale interpretazione degli aspetti che più lo interessano. Ciò che più colpisce è la percentuale cospicua (16,2%) che, come già accennato, rappresenta quella fetta di campione che ruota intorno all’area limite della vera e propria dipendenza. Infatti se questa percentuale fosse presa come valore indicativo rispetto a tutta quella parte di popolazione che abitualmente si connette alla Rete nel nostro Paese, ci sarebbe di che allarmarsi. Questo è lo scopo del fare prevenzione: cercare di informare con interventi mirati a tutti i livelli della società per evitare di curarne poi le conseguenze, come si è fatto del resto con tutte le sostanze del nostro recente passato (vedi per esempio le “battaglie” contro il fumo e i suoi danni). Senza contare quanto la società risparmierebbe se investisse seriamente in un’opera di prevenzione piuttosto che di cura. Questo concetto etico e condivisibile si va a scontrare con quelle lobbie di potere e di interesse che formano lo scheletro del nostro sistema sociale e che possono essere scardinate solamente da una presa di coscienza collettiva e da una forte opinione pubblica. Cosa questa che raramente è accaduta nel nostro Paese. Chissà se proprio con un uso costruttivo della rete e con il formarsi di comunità on lines tutto ciò non possa accadere. In conclusione ci sembra importante che anche nelle scuole e nei luoghi di aggregazione ci sia un’attività di sensibilizzazione e di avvicinamento consapevole ad uno strumento dalle grandi potenzialità qual è internet, ma che per alcune sue caratteristiche può favorire alcuni aspetti di alienazione dei soggetti dalla realtà facendoli orientare verso un mondo virtuale in cui le cose appaiono più facili e gli aspetti più deboli della personalità possono essere mascherati e tenuti nascosti presentandosi agli altri con un falso sé che favorisce l’illusione di essere più adeguati. G li interventi svolti nel campo della prevenzione e cura degli stati di tossicodipendenza hanno obiettivi molteplici che richiedono e determinano strategie di intervento differenziale.Varie esperienze, condotte in ambito sia nazionale che internazionale, mostrano come la modifica dei comportamenti a rischio possa essere realizzata e sostenuta con l’ausilio di strumenti quali il supporto o l’educazione tra pari. L’informazione veicolata tra pari consente di intervenire sulla percezione soggettiva del rischio attraverso modalità relazionali e linguaggi più vicini ai consumatori, facilitando all’interno del gruppo sociale di appartenenza l’attivazione di abilità, risorse e soluzioni per il raggiungimento di un migliore stato di benessere. L’impiego di una nuova risorsa operativa nel contesto professionale avvia processi di scambio e contaminazione culturale tra il mondo dei consumatori/pazienti e il mondo degli operatori professionali, aprendo nuovi scenari per la progettazione di interventi fondati su una più accurata comprensione delle reciproche domande (“Dal Fare al Dire” a cura degli operatori dei Servizi del Piemonte, 2007) . I Ragazzi Simona Celle della Comunità fanno Prevenzione Durante l’estate 2006, alcuni ragazzi della Comunità Terapeutica “La Fattoria” hanno partecipato al progetto “Non Solo Calcio” dell’Unità Mobile Interattiva dell’ASL 4 Chiavarese, accompagando gli operatori in ogni attività di prevenzione. I ragazzi sono stati una risorsa importante perché attraverso la loro esperienza trasmettevano messaggi pieni di significato, si avvicinavano alle persone con attenzione e sensibilità, si mettevano in ascolto. Insieme abbiamo distribuito e fatto compilare quasi 2000 questionari sull’uso del web che sono stati utilizzati per fare statistiche sul territorio verificando la presenza della dipendenza da internet nei giovani. Per i ragazzi della Comunità è stata un occasione di crescita. Poter dare qualcosa di loro alle persone che incontravano, soprattutto a quelle in difficoltà, li ha fatti sentire bene con se stessi, li ha fatti sentire importanti. Si, proprio loro che hanno vissuto il dramma della droga e dell’alcool, sono stati incisivi nel comunicare i rischi e i danni dell’uso e dell’abuso di queste sostanze . Alcuni di loro hanno partecipato anche alle uscite in discoteca “La Valletta” a Santa Margherita Ligure, ai concerti organizzati insieme a Croma Tigullio e alle sagre di varie città della zona. Quest’anno, nei progetti dell’Unità Mobile, si sono attivate le borse lavoro per due ragazzi della Comunità “La Fattoria”, che sono entrati in fase di progettualità e di reinserimento lavorativo e sociale. Lavorare sulla strada significa fare continuamente i conti con un’eventualità per niente remota, quella di dover convivere con indicatori ambientali che rappresentano un richiamo verso una condizione che non possiamo mai descrivere come definitivamente abbandonata. Jon Elster sostiene che fenomeni come il craving, l’astinenza e la tolleranza non si manifestano necessariamente solo a seguito dell’effettivo consumo di droghe. Essi si possono manifestare anche quando una persona si trova in un ambiente in cui in passato ha avuto luogo il consumo. Dunque, un segnale ambientale legato al consumo può suscitare un certo numero di risposte associate alle droghe. Si presenta la difficoltà di gestire una sequenza di azioni che ti costringe a fare continuamente i conti con la tua storia personale, c’è la sensazione di un passato che non passa mai, che ti assedia e ti porta alla resa. E’ la fatica di convivere con una memoria di vita che è si una risorsa ma che, nella sua densità, rischia di farci scappare via. Uscire dal chiuso degli ambulatori e delle comunità permette di andare ad operare in un contesto pieno di significati cognitivi ed emozionali, un contesto precario ma nello stesso tempo protetto, dove si ha la possibilità di parlare ed elaborare i propri vissuti con gli operatori. Solo a partire dalle situazioni che fanno ammalare si può concepire un rimedio possibile, solo nella turbolenza e nel disordine quotidiano si può provare a dare forma e a tradurre organizzativamente una idea di cura, declinata al plurale e non più congelata in formule ripetitive (“Animazione Sociale” a cura di Claudio Renzetti, 2003). Sara Fazzeri PREMIO “ “MARKETING PER LA SALUTE” L e attività dell’Unità Mobile per l’anno 2006 si sono concluse con la vincita del 2° premio del concorso nazionale “Marketing per la salute”, organizzato dalla Regione Emilia Romagna e Asl di Modena. La Asl 4 Chiavarese è stata premiata a Novembre 2006 al “Salone Europeo della Comunicazione Pubblica dei servizi al cittadino e alle imprese”, svoltosi a Bologna. Il progetto vincitore è stato “Non solo calcio”, svoltosi a Chiavari con la collaborazione del Comune e del Pub Excalibur, per tutto il periodo dei Mondiali di calcio. In occasione dei Mondiali di Calcio 2006, abbiamo organizzato un evento che aggregasse una fascia di popolazione molto ampia ed eterogenea sia come età che come interessi, partendo dagli amanti del calcio per arrivare agli amanti dello sport in senso più ampio, dagli amanti della musica dal vivo agli amanti delle mostre di pittura e occasioni culturali. Questo al fine di ricreare un contesto aggregativo dove trasmettere messaggi verbali, visivi ed esperenziali di un benessere di vita che passi dalla consapevolezza dell’uso di alcool, alla riflessione sull’uso di sostanze psicotrope e dopanti. Centrale è stata quindi la comunicazione che ha caratterizzato tutta la Festa “Non solo calcio 2006” e che è stata vissuta in tutti i suoi aspetti: quello musicale, attraverso i concerti dal vivo, quello artistico attraverso le mostre di pittura e fotografia e quello culturale e interculturale attraverso gli apporti delle culture altre (artisti stranieri, mediatori culturali, momenti di riflessione, dibattiti). Questo aspetto, unito alla promozione del benessere fisico psicologico e sociale, sono stati gli elementi che hanno fatto vincere il premio al progetto. E’ stato molto apprezzato l’allestimento di uno spazio dove mangiare, bere, ascoltare musica, guardare le partite dei Mondiali di calcio e le altre esibizioni sportive, con la possibilità anche di misurare il proprio tasso alcolico dopo aver consumato vino, birra e altri alcolici, avere informazioni circa i rischi connessi l’uso e l’abuso di sostanze psicoattive e partecipare attivamente a corsi di pittura murales, lezioni di arti marziali, musica, golf e altri sport ed entrare in contatto con le realtà dei popoli immigrati per confrontarsi con altre culture e storie; La festa da un punto di vista logistico, si apriva con un maxischermo di 7 metri per 5 metri, dove venivano proiettate tutte le partite dei mondiali e un secondo schermo di 4 metri per 3 metri, per consentire un miglior servizio agli interessati alle partite di calcio. Seguiva lo spazio dedicato alla ristorazione con cucina, tavoli e posti a sedere. L’Unità Mobile Multimediale è stata posizionata vicino agli stand dei bar e dopo la zona riservata al consumo dei cibi e bevande, al fine di raggiungere la maggior parte del pubblico. Seguivano nella Passeggiata gli spazi dedicati alle esposizioni artistiche del pittore Edoardo “El Mono” Carrasco, della pittrice Rosella Rinasco, della fotografa Angela Ferrari e del fumettista Giovanni Talami. La vicinanza dell’Unità Mobile alla distribuzione di bevande alcoliche ha consentito un efficace lavoro di informazione circa i rischi connessi l’uso e l’abuso di bevande alcoliche che ha raggiunto i consumatori. Ogni sera infatti sono stati effettuati circa 100 prove etilometro e sono stati distribuiti 10 minietilometri personali a serata. Inoltre, ogni operatore dei vari stand, ha avuto in omaggio una o due magliette utilizzate per la diffusione di un messaggio di consapevolezza, creando così una ripetizione dei messaggi per tutto il contesto. La visibilità e ripetizione dei messaggi è stata realizzata anche attraverso la presenza per tutto lo spazio della festa di striscioni e bunker, e attraverso la distribuzione di inviti a “bere in allegria e consapevolezza”, distribuiti nello spazio dei tavoli e che invitavano i consumatori a verificare il proprio tasso alcolico dopo aver cenato e consumato alcolici. I punti di debolezza, per quanto riguarda il nostro lavoro, riguardano la contraddizione rilevata per la presenza numerosa di stand di birra e l’inevitabile pubblicità della stessa. In effetti, non è stato semplice contrastare l’incentivo al consumo con un messaggio di consumo consapevole. Rendere altrettanto evidente se non di più il messaggio di prevenzione è stata l’arma che ha consentito di ovviare a questa contraddizione, unitamente alla consapevolezza che gli interventi efficaci nella prevenzione secondaria, quindi dove è presente un consumo, sono proprio quelli effettuati nei luoghi maggiormente a rischio. La Fattoria Didattica I l progetto è nato questa volta nel modo in cui ci piacerebbe nascessero le iniziative sul territorio e cioè su richiesta del gestore di una discoteca molto in voga tra i giovani sanmargheritesi, residenti e turisti. Il locale in questione è la “Valletta”, che il mercoledì e il sabato sera per tutta l’estate 2006, ha fatto divertire numerosissimi ragazzi dai 14 ai 25 anni, unendo il divertimento all’esigenza della sicurezza, per realizzare appunto un divertimento sicuro. Il gestore del locale ed i suoi collaboratori, si sono rivolti ai Servizi Sociali del Comune di Santa Margherita Ligure per un aiuto ad affrontare una situazione particolare che lo staff ha potuto verificare grazie al ruolo sociale che ricopre e che lo vede a stretto contatto con la “movida” notturna sanmargheritese, potendone così notare gli usi e gli stili di vita. Quello che preoccupava il gestore era l’uso di alcool in particolare tra i giovanissimi che giungevano alla Valletta gia “bevuti” e proseguivano poi durante la serata, fino ad arrivare alle ore 3-4 di mattina in uno stato decisamente alterato. I baristi del locale dopo aver tentato in vari modi di arginare l’abuso di alcool anche perché spesso era all’origine di “risse” tra i residenti ed i turisti, hanno sentito il bisogno di chiedere aiuto in quanto le iniziative messe in atto (es. braccialetti differenziati per i minori di 16 anni) non hanno raggiunto gli obiettivi sperati. A quel punto, su mandato dei Servizi Sociali, è entrato in gioco lo staff dell’Unità Mobile, insieme agli educatori di strada del Comune di Santa Margherita Ligure e Rapallo, che conoscevano molto bene i giovani frequentatori del locale. Lavorare con la Valletta è stata un’esperienza interessante che ci auguriamo di ripetere anche la prossima estate e con altre discoteche. L’intervento svolto non voleva essere una repressione all’alcool o risolvere il problema di ordine pubblico delle 4 di notte, ma abbiamo cercato di aumentare la percezione del rischio rispetto all’uso di alcool. Attraverso un intervento e strumenti esperenziali come l’etilometro, abbiamo fornito un’informazione che arrivasse alle sfere cognitiva ed emotiva dei ragazzi, per renderli maggiormente consapevoli delle proprie scelte e dei propri comportamenti. Abbiamo proposto I RAGAZZI SONO IN GIRO: UNA NOTTE IN DISCOTECA Sara Fazzeri vari giochi alle “compagnie” di giovani che si recavano insieme nel locale; un gioco proposto prevedeva il rimanere sobri durante la serata, per i minori di anni 16 e il rimanere entro i limiti per la guida (0,50) per gli altri. Attraverso l’etilometro che diventava uno “strumento amico”, i ragazzi potevano così dimostrare il loro stato di sobrietà e vincere i gadget proposti. Anche per i gadget vi era una differenziazione per età in quanto il minietilometro veniva vinto da coloro che avevano più di 16 anni, nel rispetto dei limiti di legge per il consumo di bevande alcoliche. Gli altri vincevano magliette, cappellini, etc. Abbiamo notato come le acquisizioni che si fanno in gruppo e in un contesto piacevole restano impresse maggiormente rispetto a quelle che avvengono in modo didattico da parte di “adulti esperti” a giovani fanciulli in contesti didattici o noiosi. La comunicazione dei messaggi preventivi è un aspetto da curare e studiare bene in quanto è l’elemento che fa la differenza, anche più importante del contenuto. In questa logica, la discoteca può rappresentare quindi un contesto di riflessione molto adatto per prevenire l’abuso di alcool e i comportamenti conseguenti pericolosi per la vita delle persone, come guidare in stato di ebbrezza. La Fattoria Didattica è un sistema complesso e un servizio educativo per favorire l’esperienza diretta dell’ambiente naturale, delle attività agricole e dell’allevamento. Il progetto viene attuato, da qualche anno, dalla Comunità Terapeutica “La Fattoria” in collaborazione con il c.a.g. di Santa Margherita L. La Fattoria Didattica favorisce l’interesse e la conoscenza delle nuove generazioni per l’ambiente rurale, il recupero del valore culturale e ambientale del territorio, la conoscenza dell’origine dei prodotti alimentari, stimola negli alunni comportamenti consapevoli: rispettare le piante, gli animali e il loro habitat e realizza un efficace rapporto fra le esperienze pratiche che gli alunni vivono e le conoscenze apprese in aula. Tale progetto contribuisce a demolire il pregiudizio spesso ricorrente nei confronti delle persone tossicodipendenti o malate di Aids. I ragazzi della Comunità si mettono in gioco sperimentando il ruolo di “mediatore culturale”ed è una esperienza utile per il reinserimento lavorativo. In comunità si rompe l’omeostasi, si creano nuovi scenari e stimoli esterni per gli utenti per rendere ancora più efficace la metodologia d’impostazione sistemico-relazionale. Si creano degli effetti “perturbativi” nella comunità per favorire una serie di elaborazioni emotive e psicologiche sugli ospiti che svolgono il programma terapeutico e si rompe il sistema “campana di vetro” che può rappresentare una controdipendenza verso la comunità. Questa estate i bambini del c.a.g di Santa Margherita L. si sono accampati nelle tende indiane, montate dai ragazzi della comunità, a diretto contatto con la natura nei pressi della nostra struttura. I bambini si sono sperimentati nel laboratorio multifunzionale per la conoscenza delle piante e la loro trasformazione provando anche a piantare alcuni ortaggi nell’orto biologico. Hanno visitato la stalla e gli animali domestici che ne fanno parte provando a dare loro da mangiare. Inoltre hanno fatto una passeggiata nei percorsi naturalistici limitrofi alla fattoria. Gli utenti hanno cucinato per loro dedicando tempo al laboratorio del gusto per la conoscenza nutrizionale dei prodotti artigianali e la trasformazione degli stessi. La metodologia delle proposte didattiche è attiva poiché si fonda sull’esperienza diretta (learning by doing) e comprende: il rapporto sensoriale (contatto diretto) con gli animali interagendo e giocando con loro nella massima sicurezza e libertà; la visita guidata con esperienze sensoriali, emotive, manuali, ludiche, attraverso momenti interattivi di gruppo e individuali a stretto contatto con la natura, le piante e gli animali; essere coinvolti con esperienza diretta in pratiche agricole corrette “agricoltura biologica” e allevamento secondo le regole del benessere animale; laboratori pratici e giochi. La Fattoria Didattica è una esperienza educativa per le giovani generazioni e le famiglie che le avvicina al mondo naturale per lo sviluppo di una coscienza ambientale e rivalutazione del mondo contadino, favorisce la comprensione del ruolo importante svolto dall’agricoltura e il rapporto di qualità di quest’ultima con l’laimentazione. E’ un’esperienza relazionale e sociale molto importante per i ragazzi della comunità che condividono l’esperienza con i bambini prendendosi cura di loro. Simona mona Celle SER.T. E SCUOLA : insieme per promuovere Dott.ssa Mocci Orietta - Dott.ssa Biasotti Gabriella - Dott.ssa Poggi Laura PROGETTO DI PROMOZIONE DEL BENESSERE E PREVENZIONE DEL DISAGIO L a prevenzione primaria, quella cioè rivolta alla parte “sana” della popolazione, con lo scopo di evitare che si “ammali”, è lo strumento più forte ed efficace che i Servizi hanno a disposizione per tentare di rendere consapevoli gli individui sull’importanza di adottare comportamenti sani e, quindi, in prospettiva, di ridurre i comportamenti a rischio per la salute. E’ con questo obiettivo che il Dipartimento per le Dipendenze e i Comportamenti d’Abuso dell’A.S.L. 4 Chiavarese ha impostato da tempo una serie di interventi presso vari istituti scolastici (scuole medie inferiori e superiori) del nostro territorio. La scuola è, infatti, lo spazio in cui l’individuo si confronta al di là dei legami parentali e affettivi primari. E’ qui che la persona comincia ad affrontare il mondo da solo. La scuola, considerata quindi come agenzia di socializzazione, è il luogo in cui si sperimentano le proprie competenze relazionali, si intessono le relazioni tra pari, si apprende la cooperazione e la competizione. La scuola anche come agenzia formativa: luogo in cui il ragazzo scopre le proprie capacità, le proprie risorse e anche i propri limiti. La scuola, inoltre, catalizzatore e mediatore nei momenti critici di passaggio di età, di cambiamento, nel percorso dello sviluppo individuale della persona.. La scuola come ponte tra la propria casa e il mondo fuori. Gli operatori coinvolti nei vari progetti di prevenzione hanno progressivamente modificato i propri interventi, rendendoli sempre meno “frontali” e mettendosi sempre più in gioco nelle relazioni con gli studenti, per renderli protagonisti attivi dell’intervento. In quest’ottica, è da quest’anno che il Ser.T. ha voluto affiancare agli altri interventi tematici specifici (sulle problematiche della dipendenza e dei comportamenti d’abuso) un nuovo progetto, nel tentativo di integrare la nostra esperienza con una richiesta esplicita da parte di alcuni docenti particolarmente sensibili al valore delle prevenzione e della promozione del benessere a scuola. E’ così che con l’inizio dell’anno scolastico 2006/2007 stiamo affrontando, presso la scuola Media Statale di Chiavari, un progetto di prevenzione sperimentale: “IO E GLI ALTRI: CRESCERE NEL GRUPPO” Il nostro intervento si indirizza verso una condivisione capace di permettere anzitutto consapevolezza di sé e conoscenza tra i ragazzi della classe. Mentre l’intervento tradizionale prevede un rapporto frontale, incentrato su una relazione individuale di ogni studente con il docente, l’intervento psico-educativo che adottiamo vuole preliminarmente una disposizione in cerchio dell’intero gruppo, docente compreso, per cui il rapporto diventa necessariamente multiplo, di ognuno con tutti. Attraverso il cerchio ci si mette anche fisicamente “alla pari”, ci si vede e ci si ascolta reciprocamente, ed assumono valore comunicativo i linguaggi non verbali (utilizziamo anche strumenti ludici a valenza espressiva). Ci proponiamo di aiutare i ragazzi a crescere nella consapevolezza di sé e dell’attuale momento evolutivo attraversato con l’obiettivo, dunque, di fare emergere eventuali difficoltà relazionali e di integrazione per la promozione del benessere nella relazione con gli altri. Si osservano, pertanto, gli stili comunicativi, la presenza di sottogruppi, ed eventuali situazioni conflittuali, in un momento non valutativo, aperto all’ascolto e al libero esprimersi. Nell’età adolescenziale, le insicurezze possono rinforzare comportamenti conformisti che rappresentano uno strumento di difesa, di forza: sentirsi parte di un gruppo “fa forti”; l’altro, il diverso da me, non mi interessa, lo evito, non lo considero. Un fenomeno che ben rispecchia questo stato di cose è quello delle bande o degli status che divengono elemento di “riconoscimento”; così l’aspetto esteriore è elemento attraverso cui avviene una sorta di auto-riconoscimento e di auto-affermazione. Si evince quindi che lo scopo del nostro progetto è stimolare e favorire l’integrazione, prima di tutto quella relazionale, attraverso la valorizzazione delle risorse e delle differenze individuali. Il nostro lavoro intende anche sollecitare l’attivazione di processi che favoriscano la consapevolezza di dimensioni intrapsichiche e relazionali, che facilitino l’acquisizione di modalità nuove di pensare, di sentire e di agire. La cornice metodologica del progetto nasce dall’incontro di operatori con esperienze diverse. Attualmente, infatti, alla richiesta di intervento del servizio da parte della Scuola Media Statale di Chiavari lavora la nostra equipe: Dott.ssa Laura Poggi, psicologa del Ser.T., Dott.ssa Orietta Mocci, psicologa volontaria del Ser.T. e Dott.ssa Gabriella Biasotti, educatrice professionale presso la Comunità Terapeutica “La Fattoria”. Gli incontri introducono regole inusuali rispetto a quelle proprie al contesto scuola/aula: propongono parità (uso del “tu”), assenza di giudizio, gli esercizi sono “giochi” e tutto ciò diviene qualcosa di assimilabile ad un “intervallo”: scuola/non scuola, un’ambiguità che riverbera non solo sugli scolari, ma su tutti gli attori del mondo scuola, e va fuori dalla scuola, fino alle famiglie. E’ utile sottolineare l’importanza di una cooperazione e di un’integrazione del nostro lavoro con il contesto organizzativo della scuola e con il progetto formativo ed educativo scolastico. Ecco perché diviene essenziale la comprensione dello spirito del progetto attraverso cui si realizza ed ecco perchè la collaborazione con i referenti di progetto, con gli insegnati e con il personale non docente, è necessaria per creare una cornice organizzativa forte, che sostenga nei riguardi dei ragazzi, interlocutori privilegiati del nostro lavoro, un denominatore comune tra i due contesti : l’impegno a facilitare un clima che nella scuola consenta di “crescere nel gruppo”. ALCUNI DEI LAVORI REALIZZATI DAGLI ATUDENTI DURANTE I LABORATORI” Nei Miei Silenzi Nei miei silenzi Freddi d’angoscia , io vedo il buio della notte, ma questa strada è grande quanto un mio respiro, e nel breve spazio , io mi perdo come un bambino che ha bisogno di calore. Roberto Padovano à t i d i c u L La La Notte STORIA PICCOLA Come è triste la notte E non vedere Spuntare il giorno. vita, Troppe volte ho fermato la asto rim o son te vol ppe tro deluso, adesso ho imparato e tutto così in fretta. Non stupirti della mia Freddezza, tutto il calore che avevo, Roberto Padovano me lo ha rubato la notte. emorie Anguste M uallore el grigio sq n lo o s o iv V ro mura. Delle quaattte sono lunghe, , Le giorn o essere senza fine sembran susseguono le ore si ella stessa vita. i sempre n sera per coricarm a, Aspetto lae il sonno non arrivscono Ma a volt miei pensieri spari perché i , nel cielo enso al mio passato allora ripei dimenticare. che vorr litudine vive o, La mia soacità di un breve giorn iv v a ll Ne le, ente e rimane ietane e passa velocem perché v anguste memorie ori. nelle miere sofferenze interi e duratu dovano Roberto Pa e scrivere m o c ’ o p n u Prima era al giorno, e in g a p i ri un paio d ioie e dolo g , e z n a r e sp tra ipotesi, a più... guente, e s o e più ne h in t t a ra che, al m ue Il tragico e ovavo le d r it r , o in d mo sopra al co pagine. niente. o t it r c s a r ’e Ma, non c te nere. a t n e iv d o . Anzi eran del niente à t e m a è i es Chi fa ipot olandi Maurizio R hi e g a r f ar nau o vag di ò dopo tanti e i r o St oser i rancor h la rip lte o tic irriso est’is ra di an Su qu nsi flutti i di paure bo di ter t e m i a l d t en un tra are. do in i torm spett vortic nte appro nsare e a pazio e s pe finalm mi è dato ne di uno fi i in cu bia al con b o n La e re eterno po esaust a m p e do che il mio t anzan a divor e avanza d i evadere d r ment mia voglia e. r e a ggi tra l ra di viv Caria o u e a t t Ma e la p gno. Fu indetta una riunione a palazzo nella stanza ovale per fare il punto della situazione e per decidere del loro destino. I cavalieri presentarono quasi tutti i propri effettivi, dato che la C’era una volta, in un tempo così remoto e in un luogo così terra da loro presidiata non poteva rimanere sguarnita. I memlontano che potrebbero essere i nostri, un gruppo di ca- bri della corte invece mandarono un loro subalterno (sebbene valieri erranti specializzati nell’uccisione di draghi, nello figura assai importante e venerata) insieme al suo lacchè, fedesvelamento di misteriose alchimie e in genere nel risolvere le servitore. Furono fatti loro molti complimenti per il lavoro,la difficili e controverse situazioni. Questi audaci cavalieri fiducia era dunque rinnovata a tempo indeterminato a patto che vagavano entro i confini del vasto regno e ognuno di essi accettassero per il loro bene compiti più gravosi di quelli finora proveniva da un luogo diverso dall’altro e ognuno portava svolti perché questa era l’esigenza del regno. Infatti, così dissero con sé speciali talenti. Questi talenti li caratterizzavano e i rappresentanti della corte, il nemico non andava affrontato ma insieme costituivano un tutto completo e armonico, tan- contenuto, messo in stallo, emarginato, creando intorno a esso prito che parevano essere stati assortiti così bene da non gioni dorate, e soprattutto offrendo a esso l’illusione della libertà. dover chiedere aiuto a nessuno ma diventare essi stessi Fecero l’esempio del gioco degli scacchi: l’importante era muovere risolutori di controversie e problemi altrui. i pezzi giusti e non avere fretta. Ai cavalieri furono promesse nuove I cavalieri erranti smisero di essere tali quando furono armi, una più fitta collaborazione con la corte del regno, e una nuoassoldati dalla corte del regno dove vivevano, e furono va dimora non più in quella terra lontana ma proprio accanto a una mandati a svolgere il loro lavoro in una terra recondita delegazione della corte (ove realmente risiedesse il regno a nessuno ai confini di un interminabile deserto. E così fecero. La era dato saperlo). corte del regno apparve loro sotto molte vesti, sempre Ma qualcosa era cambiato, c’era qualcosa nell’aria che offuscava la mutevoli, cangianti e sempre ammalianti, ma i nostri mente dei cavalieri che nel frattempo si erano trasformati in servitori cavalieri sedentari non se ne fecero problema perché a cui nulla era dato intendere se no quello che dovevano eseguire. troppo gravoso era il compito loro affidato. Ovviamente continuavano a essere chiamati cavalieri e a loro era data Passarono le stagioni con i loro tormenti, le loro dif- la parvenza della libertà o per lo meno della libera scelta, proprio come ficoltà quotidiane che parevano eterne, cambiarono al nemico che essi dovevano combattere. pure i cavalieri: qualche elemento emigrava, qual- Ma nessuno se ne accorse, alcuni lasciarono, altri ancora resistettero per che altro subentrava ma le tematiche da affrontare qualche tempo poi si adagiarono. Come si poteva in effetti discutere erano sempre quelle, a volte più difficili ma mai gli ordini di figure così potenti che nemmeno la loro vista si sarebbe snobbate o prese alla leggera. sopportata? Non c’era possibilità di scelta né di equivoco perché erano Dopo numerose lotte e tormenti arrivò in quella loro stessi le pedine della scacchiera. terra lontana un nuovo ordine dalla corte del re- Matteo Cariaggi to ta di un’altra del fat madre che si lamen e beve, non il mioNO a L un E a: D en ’ sc A la T hi cc IE ch LA SOC omento giusto e ti be che è il tuo di figlio nel posto giusto al mfigli bevono?- l’altra risponda - guarda to alla guida, gli ritirano la patente. er ss d’e lte vo a ta pi ga stri Ti ca nto che ad uno, lo sfi domanda – ma i no che ad una comune za. In realtà erano tutti e due alticci, ta ne della sua collega. rte del zio en ’io ho recitato la pa negando così l’evid iede il perché dell’affermazione-nega esta ed altre mille scene, dove anch na umana oggi ho una ch qu Ora questa madre si soiata dettata dalla rabbia provata in risposta pronta, chiara e reale. Per fortu ra a la un re nt ho to, anche se Mi sale dal ve avere cco. cora una volta sto zit Mio figlio dovrebbe protagonista. Ed an , per non stare zitto e sentirmi un viglia pondere così. C’è forse un problema? ris tà seconda opportuni n si stupisca; è perfettamente normale rse i figli degli altri e poi..... fo no strazione e dolore? a, , ra lem no ob “Mia cara sig a, di fallimento, fru ad avere un pr lp co io gl di fi i o ns su se .E’ si er .... oo viv un problema? Nooo avere un problema in famiglia per poi . terra chi e potenti della za di Perché ammettere te, sminuire la cosa e negare l’eviden bblica, i politici che a braccetto dei ric en pu Meglio far finta di ni e sono bravi i sondaggisti, l’opinione raramente si è m co lei ’ po costa tanta fatica e un sta . di te no ria sti Guar op de pr rio la n op co pr e verso il .Pensar conducono l’umanità rché non dovrei farlo anch’io? E poi... pe ro lo no fan però Ma se lo lema. no le dieci e trenta, tati. soddisfatti dei risul mia famiglia, non abbiamo quel prob degli ottimi Manatthan. Si, lo so che so la Quindi io, mio figlio, o l’aperitivo? C’è quel localino li che fa fine di provocare m cia fac ci , peritivo.” ito este idiozie solo al l’a os qu re re de di A prop en di i pr r rm pe te et lla n mia sore posso perm poi devo vedermi co r il mio passato da alcolista ed affini, Eta Beta pe e à alt re Nella mia gliono vedere. vo n no ù pi i e ch un’attenzione a ciò (ovvero la libertà dell’individuo nelle maglie del mercato) O N