PROGETTO
STampaTo su CaRta EcoLOgica 100%
BRITOMARTI
CENTRO ON-LINE
PER IL SUPPORTO,
IL SOSTEGNO
E L’ORIENTAMENTO
IN SITUAZIONI
DI MALTRATTAMENTO
E ABUSO DI MINORI
In ogni momento della giornata
E-mail: [email protected]
SMS: 334 6883762
per consultazioni telefoniche
334 6883762
dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 14
“No.No.No. Così si rovina un bambino!”
Deng Ming Dao, maestro taoista
Veniamo nel mondo e le prime due cose che facciamo sono due
cose semplici e straordinarie nella loro bellezza. I nostri polmoni si
aprono per inspirare aria con la fiducia scritta nel corpo che aria ci
sarà e cerchiamo con le labbra il seno, mai ancora incontrato, aperti
e fiduciosi che la vita è buona piacevole e nutriente. Nasciamo aperti
vivi fiduciosi . Cerchiamo amore e vita e piacere buono, siamo stati
“fatti” così. Ben presto scopriamo – ed è una scoperta non cerebrale
ma che si incide sul corpo - che non tutta l’ “aria” è buona e che non
tutti i seni , i “cibi” sono buoni, anzi, a volte sono proprio velenosi
ed ecco che si strutturano le nostre difese, le nostre chiusure le nostre
rigidità, essenziali per sopravvivere perché ci proteggono, ma col
tempo , quando diventano “armature” rigide, ci isolano al mondo,
alla vita, all’amore.
Sono partito da lontano per evidenziare come il tema del
“maltrattamento” con le sue infinite varianti e sfaccettature sia quello
che più di tutto ostruisce il libero scorrere della vita e del sano poterla
attraversare con piacere.
Ci sono maltrattamenti manifesti, fisici e psicologici che feriscono
profondamente i bambini, ci sono poi maltrattamenti più sottili,
subdoli, a volte celati dalla reale volontà di chi li agisce di “fare
del bene” che feriscono anche più in profondità…eppoi ci sono
gli abusi che spezzano la parte più bella, fragile e delicata della
persona umana, compromettendo in maniera pesante la possibilità
di accostarsi all’amore con quella libertà che è indispensabile per
viverlo nel piacere.
L’aspetto più drammatico di questo tema è che maltrattamenti e abusi
spesso si nascondono nell’ambito della famiglia, nel contesto di quei
legami che dovrebbero accompagnare in quel percorso di continua e
consolidata apertura al vivere piacevole. Questo rende il problema
più complesso e difficile da intercettare soprattutto là dove le vittime
sono minori, persone cioè, che hanno meno possibilità di difendersi.
D’altra parte la prima reazione dinnanzi all’emergere di situazioni di
maltrattamento o abuso è il giudizio seguito dalla presa di distanza
lasciando che le persone coinvolte si ritrovino sole con il loro dolore
e le loro ferite. E’ difficile accompagnare le persone che in vari modi
sono coinvolte in situazioni attraversate da dinamiche in qualche
modo violente.
E’ un punto di contatto virtuale facile da
raggiungere che, tramite un numero telefonico
e un indirizzo di posta elettronica, mette in
comunicazione un operatore dei servizi sanitari
con insegnanti, genitori e ragazzi/e, che sentono
il bisogno di aiuto o di confronto su temi quali il
maltrattamento e l’abuso di minori.
Alla luce di queste ed altre riflessioni è nato , per conto della
conferenza dei sindaci della ASL4 e per conto della stessa ASL 4
chiavarese, il progetto Britomarti, progetto di counseling telefonico
relativo alle problematiche legate al maltrattamento e all’abuso di
minori . E’ una piccola porta aperta su un problema vasto e spesso
nascosto, porta aperta nella convinzione che nessuna ferita sia
insanabile o inavvicinabile. E’ un punto di contatto virtuale facile
da raggiungere tramite un numero telefonico ed un indirizzo di posta
elettronica che mette in comunicazione un operatore dei servizi
sanitari - con competenze comunicativo-relazionali integrate a
competenze diagnostiche e psicoterapeutiche - con ragazzi/e genitori
insegnanti che sentano il bisogno di supporto e di confronto su
questo tema. Spesso accade di scorgere dietro i segni di irrequietezza
o di disagio manifestati da un ragazzo i tratti di una violenza subita.
Questo sportello che garantisce la riservatezza alla volontà di esporsi
o meno di coloro che chiamano, vuol essere un primo punto di
contatto con chi tocca direttamente o indirettamente situazioni di
maltrattamento e di abuso nel tentativo di far emergere soprattutto
le situazioni sommerse.
Perché è stato scelto il nome Britomarti?
Britomarti (la dolce fanciulla) nella mitologia è una ninfà compagna
di Artemide, Minosse se ne innamora pazzamente, al punto che
la insegue per nove mesi attraverso i boschi di querce, sui pendii
scoscesi dei monti e sul fondo delle valli ma invano. Quando sta
per raggiungerla, Britomarti si sente perduta e si getta in mare da
un’ alta rupe. Si salva fortunosamente, cadendo nelle reti da pesca
che lei stessa aveva inventato e donato all’umanità. Artemide per
premiare la sua coerenza la fa diventare una dea come Ditinna, che è
in relazione alla parola greca che sjgnifica “rete “.
Questa figura mitica ci ha consegnato alcuni preziosi riferimenti
simbolici, ci è piaciuto raccogliere che le risorse con le quali
Britomarti “si salva” sono nate da lei, è lei che aveva regalato la
rete che poi la salverà. E’ davvero così, per quanto preziosi ed
indispensabili i supporti in caso di ogni tipo di bisogno possono solo
riattivare le risorse che sono insite nella persona, in ogni persona, che
sono poi il punto di partenza di ogni liberazione.
Sopra a queste righe è riportata una copia del volantino del progetto,
come dicevo una porta, con la speranza che diventi strumento
concreto e prezioso per quanti in vario modo, cercano aiuto.
P.S.
www.psicoattiva.it
Come mettersi in contatto
Disapprovo ciò che dici
ma difenderò fino alla morte
il tuo diritto di dirlo
J. Voltaire
N. 3 Anno 2007
27
01
2007
ore
16.24
Il mercato
delle coscienze
Flavio
Quando si parla di disagio giovanile vorrei dover
pensare ai bambini-soldato della Liberia o della Sierra
Leone, alle scuole coraniche del Ciad o del Sudan, ai
ninos de rua latinoamericani e non ai nostri nipoti o ai
nostri figli. Non sono realtà imparagonabili: i ragazzi
sono uguali in tutto il mondo, con la stessa innocenza, la
stessa incoscienza e lo stesso sorriso e sono tutti ugualmente influenzabili. Eppure se nel nostro immaginario
riusciamo a comprendere realtà ai noi lontane attribuendone le colpe alla povertà e all’ignoranza più difficile
è comprendere perché molti giovani che “hanno tutto”
soffrano di profondo disagio e lo manifestino nei più
nefasti dei modi.
Forse perché hanno tutto, ed è tutto quello che hanno.
Mentre molte religioni orientali interpretano la felicità
come la cessazione dei desideri, per noi la felicità si
identifica con il possesso e quindi nella soddisfazione
degli stessi. Questo non sembrerebbe una grande causa
di disagio, in una società capitalista, ma quando i desideri anche inconsci non sono almeno in parte realizzabili,
ed i modelli che vengono proposti sono irraggiungibili il
disagio è assicurato.
Ci siamo trasformati in consumatori insaziabili.
La pubblicità, prima facilmente identificabile, ha intriso qualunque forma di comunicazione diventando informazione e l’informazione slegata dal dato oggettivo
e diventata opinione pubblica sollevandoci dal dovere di
avere un’interpretazione personale dei fatti.
Qualche decina di anni fa, per seminare l’inquietudine
era necessario mettere una bomba in una banca, adesso è
sufficiente un cruento fatto di cronaca. Scateniamo campagne contro il fumo passivo ma non potremmo vivere
senza le nostre auto, non troviamo strani i bombardamenti umanitari perché qualcuno ci spiega pazientemente chi siano i buoni e i cattivi e siamo ghiotti di realityshow nella speranza di assistere a qualcosa di autentico.
E quando nel mercimonio generale dei sentimenti, dopo
aver guardato alla T.V. donne che sembrano esistere solo
nella fantasia di Manara, ci troviamo accanto a nostra
moglie, la fantasia corre inevitabilmente verso la giovane prostituta che abbiamo visto all’angolo della strada.
Arriveremo al punto che i neonati verranno alla luce con
un debito verso la banca, e lo stato cercherà di combattere i grandi trafficanti con uno dei grandi strumenti della
democrazia: la concorrenza.
In questo smarrimento generale le sostanze non hanno
certo bisogno di pubblicità.
Siamo a bordo di un treno impazzito in viaggio verso
il baratro, e così, mentre dottori illuminati con i titoli
incorniciati alle pareti e gli amici rappresentanti di grandi case farmaceutiche sempre pronti alla riconoscenza
ci prescrivono psicofarmaci sperimentali, ci riforniamo
dalla nostra farmacia di fiducia, per dimenticare di avere
un figlio dallo strano sguardo, svogliato, senza interessi
e senza appetito.
I Santi Eccelsi, dal ponte di comando, saranno padroni di tutti i domani, perché li comprano oggi, a poco
prezzo.
quando
si dice
il caso...
Vincenzo
“ma figurati se dopo due anni
di comunità cado ancora nell’alcol
”
questo è quanto dissi a me stesso andandomene dalla struttura che
fino ad allora mi aveva ospitato cercando di inculcarmi valori come
l’accettazione di se stessi (che sinceramente la credo più una disciplina che richiede una buona dose di allenamento), la fiducia in se
stessi, la vicinanza al prossimo e altro ancora, che racchiuderei in un
semplice concetto: “Amore per la vita”.
dicevo, “ figurati se mi rimetto a bere” ma non a caso
dopo due ore ero già con il bicchiere in mano, “tanto uno o due cosa
vuoi che mi facciano”
stringere un bicchiere. la semplicità e la durezza di un gesto che
ti condiziona la giornata
la posizione assunta in un bar qualsiasi. gomito destro sul
bancone, e gambe incrociate che flettono leggermente
i discorsi dopo i primi tre gotti. posso dire quello che voglio, tanto sono sicuro che il mio interlocutore non osa contraddirmi e se lo fa
gli chiedo scusa e gli do ragione
il denaro. non conta, i soldi ed un modo per bere li trovo sempre
eppure dentro ad un bar, guardandomi intorno, non vedo molta gente contenta, il più dei clienti fissi non hanno solo problemi con l’alcol
ma anche problemi di vita spesso molto complessi.
chi e separato e non può vedere i figli, alcuni non trovano un lavoro
che gli permetta di vivere come cristiani, chi ha la pensione minima,
e ultimi non a caso ed anche i più numerosi - chi i problemi se li
crea da solo-.probabilmente (anzi ne sono certo) io appartengo a
quest’ultima categoria.
posso dire con tutta franchezza che l’alcol è un killer maldestro che ti
uccide lentamente lasciando dietro di se evidenti tracce di amarezza,
sconforto, solitudine e sempre più spesso di una vita lasciata al caso.
non sono tipo da percentuali ma se e vero che l’età media in cui si
comincia a bere alcolici ed in alcuni casi ad abusarne e tra i 14 e i
15 anni credo che i vari NOA e A.A. si debbano non rimboccare le
maniche ma togliersele direttamente !!!
certo il problema e complesso ma sicuramente non spetta a me giudicare la testardaggine, o la sua voglia di sperimentarsi in maniera
negativa di un adolescente.
a loro posso solo dire che l’abuso di una qualsiasi sostanza funziona come un potente amplificatore di problemi, e dei problemi e meglio discuterne che coprirli con le sostanze.
quando si dice il caso !!!...
“io in comunità non ci tornerò mai” questo e quanto
mi sono detto due giorni prima del mio rientro, naturalmente ero
ubriaco, solo, a casa.
dove sono ora? in comunità a smaltire il mio insuccesso durato solo
il tempo di accorgermi che se voglio cambiare devo abbandonare il
vecchio me stesso (a cui sono ancora affezionato) e reinventarmi.
Uscite Unità Mobile Multimediale
Estate 2007
Discoteca Sol Levante
• 25 Maggio
• 1-2-9-16-30 Giugno
sito interattivo dove oltre
• 7 Luglio
• 4-18-24 Agosto
ai progetti dell’Umi è usu• 8 Settembre
fruibile un servizio di doSanta Margherita Ligure
mande e risposte on line,
• Carnevale
• 14 Giugno
curato dagli operatori
Festival Croma
del Sert e dai Mediatori
• 27-28 Luglio
Culturali della Fattoria.
Festa dell’Unità - Chiavari
• 14-15-16-17-18-19 Luglio
Festa della Lega - Chiavari
• 31 Luglio
• 1-2 Agosto
Festa Bavarese - Chiavari
• 9-10-11-12-13-14-15 Agosto
Progetto “giovani”per Sestri sicura
• Concerto Rock: 4 Luglio
• Bunker: 26 Luglio- 20 settembre
• Piscina dei castelli: 21 Luglio- 25 Agosto- 29 Settembre
• Barcarolata: 29 Luglio
• Ottagono: 3 Agosto- 6 Settembre
• Hanoa Hanoa: 7 Agosto
www.psicoattiva.it
Giornalino redatto dai clienti ed operatori del
Dipartimento per le dipendenze e per i comportamenti d’abuso dell’ASL n 4 Chiavarese.
3
Progetto grafico:
Stampa: Cooptipograf - SV
Unità operativa extra aziendale
del Dipartimento per le Dipendenze
e i Comportamenti di Abuso dell’ASL n. 4 CHIAVARESE
ai sensi della Delib. N. 568 del 16 giugno 2001
ISCRIZIONE ALL’ALBO NAZIONALE DELLE COOPERATIVE:
A 136902 DAL 30/03/2005
Coop Agr. Sociale – ONLUS
COMUNITÀ TERAPEUTICA
“LA FATTORIA” S.c.r.l.
UN’OCCASIONE
Via Casareggio, 152 – ORERO TEl. E FAX 0185 33 41 78
16040 PIAN DEI RATTI - GE
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Tel. 0185 334529 - Fax 0185 334809
Dipartimento per le Dipendenze e i Comportamenti di Abuso
dell’ASL n. 4 CHIAVRESE - “SPAZIO APERTO “ ACCOGLIENZA
TEL. 0185 329 782 OPPURE 0185 329784 SALA OPERATORI
U.O. NOA (Nucleo Operativo Alcologico) TEL. 0185 329741 - 42
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U.O. SER.T. / NOA
VIA DON BOBBIO - EX ISTITUTO “MARINI“
C/O PLESSO OSPEDALIERO DI LAVAGNA
Editoriale
Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un aumento vertiginoso del consumo di alcool fra gli adolescenti, qui nel
Tigullio come in ogni dove in questa Italia sempre meno attenta alle problematiche giovanili.
Sempre più giovani ricercano nell’ alcool una via di uscita dalle ‘sofferenze’ che il passaggio ad una vita adulta
può comportare, perché è ovvio che se per molti si tratta solo di un momento ricreazionale per altri ciò si trasforma in
una vera dipendenza dalla sostanza: dal bisogno di omologarsi al gruppo, come principio imposto dalla società della
tecnica (Galimberti, 1999), si passa al sopire una sofferenza che si ritiene insopportabile da sostenere senza l’ausilio
di momenti di oblio, sempre più frequenti, sempre più massivi. I ricoveri al Pronto Soccorso per abuso alcolico sono
stati ben 111 nei primi sette mesi del 2007. (Dati ASL 4)
Le risposte che il nostro territorio dà a questo fenomeno e più in generale al problema alcolismo sono diverse,
sia nella prevenzione sia nella cura.
Nella cura della dipendenze, uno degli strumenti possibili è l’inserimento in strutture dedicate a residenzialità
totale sull’esempio delle Comunità per tossicodipendenti che con tutti i limiti che hanno si sono dimostrate strumento
indispensabile di cura, infatti in tutta Europa si sono aperte comunità dedicate alle specifiche dipendenze, come
quelle per cocaina, gioco d’azzardo, disturbi alimentari, alcool, ecc.(Convegno ‘Cocaina’ Verona, 2006).
Nonostante una forte presenza in percentuale di persone affette da alcolismo, nel Levante Ligure non abbiamo
una simile struttura; abbiamo supplito a ciò inviando questi pazienti in Comunità per Tossicodipendenti, creando
così non pochi problemi, in quanto la promiscuità con altre problematiche che per alcuni aspetti potrebbe essere
funzionale alla cura, per altri, preponderanti, si è scoperta un limite.
Uscire dalla dipendenza dall’ alcool senza un sostegno socio-sanitario è in molti casi impossibile. Stiamo
parlando di percorsi di emancipazione molto lunghi, che hanno bisogno del sostegno di più agenzie del territorio,
di una rete di interventi sia paralleli che conseguenti, necessariamente coordinati, diretti non solo alla persona ma
alla cerchia famigliare e sociale per accompagnare il paziente sino al reinserimento; tutto ciò è indispensabile per
limitare un costo umano, sociale ed economico altissimo.
Come coop. ‘La Fattoria’ ci siamo impegnati da molti anni in questo fronte sia nella prevenzione primaria con
L’Unità Mobile Interattiva, sia nella ‘cura’ con sempre più crescenti inserimenti nella nostra C.T di persone affette
da alcolismo.
L’Unità Mobile Interattiva, un camper attrezzato con postazioni informatiche utili per ‘agganciare’ i più giovani,
è l’unica realtà del tipo nel Tigullio ed è fondamentale che possa continuare a svolgere la sua azione di informazione
presso tutti i luoghi di aggregazione giovanile; solo un lavoro ‘on the road’ parallelo a quello nelle scuole, svolto dal
Dipartimento per le Dipendenze e le sostanze d’abuso dell’ASL4 Chiavarese, può, nel medio periodo, dare dei risultati
sulla presa di coscienza di un fenomeno ancora largamente sottovalutato.
Come coop. ‘Un’occasione’, coop. gemmata dalla Fattoria per il settore clinico, ci stiamo altresì impegnando nel
reperire un luogo adatto ad una comunità per alcolisti che possa soddisfare la domanda, sempre crescente, di tutto
il Levante ligure.
Oggi, per motivi di risanamento finanziario, si prospetta di creare in Liguria delle ‘Macroaree’ per l’intervento
sanitario; una di queste sarebbe quella dell’ ASL 4 Chiavarese e dell’ASL 5 Spezzino.
Sentire parlare di risanamento nel settore sanitario può creare delle legittime preoccupazioni, ma pensiamo sia il
caso di ‘girare’ a risorsa ciò che sembra essere ineluttabile: invece di parcellizzare gli interventi di cura, col rischio di
avere più strutture dedicate alla stessa problematica, sempre più in difficoltà finanziaria e sempre più in concorrenza
per assicurarsi l’utenza, ci sembra più utile specializzarsi in settori specifici che possano rispondere ad bacino più
ampio e che possano avere margini di crescita che permettano una maggior qualificazione professionale.
Maurizio Bornengo
nuovo senza barriere di tempo e di spazio, la capacità di far
provare emozioni e sensazioni di onnipotenza, controllo e
immortalità.
Questo nuovo modo di comunicare ha ribaltato in pochi
anni le classiche concezioni di “spazio” e “tempo” che
avevano già subito un enorme accelerazione prima con la
ferrovia poi con l’automobile e l’aereo, per non parlare del
telefono e della TV. A questo proposito Internet può essere
considerato un media “freddo” usando gli schemi concettuali di Mc Luhan il più noto e citato teorico dei mezzi di
comunicazione di massa: è detto così perché comporta un
alto grado di partecipazione del pubblico. Ad una trasfor-
INTERNET
tra potenzialità e rischi
L
a tecnologia, è noto, ha prodotto notevoli progressi
che hanno influito enormemente sulle nostre vite.
Il computer e in tempi recenti Internet, hanno rivoluzionato il modo di interagire tra le persone perchè permettonno di comunicare a distanza di migliaia di chilometri
con le modalità più svariate.
Gli utenti infatti hanno a disposizione una serie di modalità
che permette loro di entrare a far parte di una vera e propria comunità on-line attraverso le ‘chat-lines’, i forum, i
messaggi e-mail, che caratterizzano innumerevoli gruppi
di utenti accomunati dagli stessi interessi.
A questa enorme potenzialità comunicativa della Rete globale fa da rovescio della medaglia il timore che Internet
possa far nascere quella che Griffiths ha definito ‘technological addiction’, ossia una ‘dipendenza tecnologica’ che,
secondo lo stesso stesso autore, condivide con le dipendenze da sostanze alcune caratteristiche essenziali (Griffiths,
1995). E molti psicologi oggi cominciano ad includere tali
patologie nella categoria delle ‘nuove dipendenze’, quelle
cioè che si sviluppano non grazie ad una sostanza chimica, ma ad un comportamento o un’attività ritenuta
lecita e socialmente accettata. Questa preoccupazione è
determinata dal fatto che Internet possiede delle peculiarità che la rendono adatta a far sviluppare una dipendenza:
la facilità di accesso, la possibilità di comunicare in modo
mazione del modo di comunicare corrisponde un diverso
modo di esperire il proprio vissuto corporeo, la propria
concezione di identità e il rapporto con la realtà.
Negli anni seguenti altri autori hanno cercato di dimostrare
come la ‘Internetmania’ o ‘Retomania’ più in generale, si
sviluppa in modo molto simile a quello della tossicodipendenza classica, contemplando gli elementi di tolleranza (in
quanto vengono aumentate sempre più le ore di permanenza in Internet per amplificare la sensazione di piacere provata) e di sindrome di astinenza (si registrano sintomi di
malessere quando non si è collegati) tipici della condizione
di dipendenza da sostanze tossiche. L’esito disastroso è il
verificarsi di una situazione in cui il soggetto si ritrae sempre più dalle sue responsabilità familiari, sociali, di lavoro
e personali costruendosi una vita ‘virtuale’ che lentamente
sostituisce sempre di più quella reale.
L’aspetto più affascinante per molti è rappresentato dal fatto che Internet permette l’uso di identità fittizie, e quindi la
possibilità di nascondersi dietro dei nomi e delle generalità
false, una sorta di maschera che permette di sperimentare
un proprio Io ideale in modo sicuro e senza ripercussioni (almeno apparentemente) nella vita reale (i giochi di
ruolo su Internet sono il luogo ideale per poter giocare con
l’identità). Ma questo può diventare un gioco pericoloso
quando nel soggetto fruitore esistano già delle condizioni
di fragilità psichica. Chissà cosa avrebbe scritto Pirandello
su queste maschere virtuali!
E’ su queste basi che non si possono ignorare i problemi e
i disagi esperiti da coloro che non sono capaci di utilizzare
la rete in maniera equilibrata.
E’ importante in tale ottica soprattutto agire a livello di prevenzione in particolar modo dirigendo i propri sforzi nei
confronti dei giovani che frequentemente si accostano ad
Internet senza avere un supporto reale.
Molto spesso, infatti, i giovani cominciano ad utilizzare la
Rete con l’entusiasmo di scoprire ‘l’isola che non c’è’, un
luogo meraviglioso dove tutto può essere tutto ciò che si
vuole e dove essi stessi possono sperimentare i loro nonconfini mentali e fisici.
Internet può quindi diventare uno strumento molto pericoloso, una sorta di bomba. L’intervento delle famiglie e della
scuola in tal senso è fondamentale affinché si insegni ai
giovani a non diventare pesci di una rete affascinante ma
per molti versi pericoloso.
Partendo da queste riflessioni ci siamo chiesti se il fenomeno fosse presente nei giovani del nostro territorio e abbiamo
deciso di inserire un questionario specifico (Young
k.s.1996) da somministrare all’interno delle varie attività di prevenzione che il Dipartimento dei Comportamenti
d’Abuso e delle Dipendenze dell’Asl 4 Chiavarese conduce
sul territorio. In particolare è stato somministrato il testo
internet addiction disorder in alcune scuole superiori durante incontri di discussione sulla tematica condotti dalla
nostra psicologa e durante un progetto di prevenzione dell’abuso di droghe e alcool chiamato “Non solo calcio”, che
vedeva la nostra Unità Mobile Interattiva presente all’interno di una manifestazione collettiva con mega-schermo
in piazza, svoltasi a Chiavari durante tutto il periodo dei
Mondiali e nei restanti mesi estivi presso una discoteca di
Santa Margherita Ligure. I rapporti informali che gli operatori presenti sono riusciti a creare hanno permesso un
buon livello di collaborazione con i ragazzi che, pur trovandosi in un contesto di divertimento, sono stati disponibili a soffermarsi il tempo necessario alla compilazione
del questionario.
L’elaborazione dei dati è stata possibile grazie alla collaborazione con il settore di statistica della Clinica Psichiatrica
dell’Università di Genova. Il numero di questionari validi
raccolti è stato di 1750 (753 femmine e 997 maschi).
Ricordiamo che il test utilizzato considera tre range di
punteggi all’interno dei quali si possono collocare i soggetti. In particolare un punteggio tra 20 e 49 indica un utilizzo
adeguato, tra 50 e 79 la presenza di qualche difficoltà e tra
80 e 100 l’esistenza di una problematicità significativa. Il
nostro campione si suddivide all’interno di vari range descritti nel seguente modo:
classipunteggio
Frequenza
Validi 20-49
1458
Percentuale
Percentuale
Valida
Percentuale
cumulata
83,3
83,3
83,3
50-79
283
16,2
16,2
99,5
80-100
9
0,5
0,5
100,0
Totale
1750
100,0
100,0
10. Quante volte scacciate pensieri negativi sulla vostra vita consolandovi con il prensiero di Internet?
classipunteggio
Validi
Fortunatamente solo 9 soggetti pari allo 0,51% presentano caratteristiche tali per cui possono essere considerati
con un internet addiction disorder. Tuttavia si rileva una
ben più elevata quantità di persone (16,2%) che orbitano
nell’area limite e che potrebbero, qualora si accentuassero
certe caratteristiche di rapporto con lo strumento, scivolare
verso una vera e propria dipendenza da internet. Al di là dei
valori generali da noi descritti, può essere molto interessante osservare alcune delle risposte alle singole domande
del test che ci sembrano più significative.
2. Vi capita di trascurare faccende domestiche per
passare più tempo on-line?
Frequenza
Validi
Percentuale
Percentuale
Valida
Percentuale
cumulata
mai
628
35,9
35,9
35,9
raramente
413
23,6
23,6
59,5
ogni tanto
359
20,5
20,5
80,0
spesso
209
11,9
11,9
91,9
100,0
sempre
141
8,1
8,1
Totale
1750
100,0
100,0
4. Vi capita di stabilire rapporti con altri utenti on-line?
Validi
Frequenza
Percentuale
Percentuale
Valida
Percentuale
cumulata
mai
773
44,2
44,2
44,2
raramente
365
20,9
20,9
65,0
ogni tanto
347
19,8
19,8
84,9
spesso
182
10,4
10,4
95,3
sempre
83
4,7
4,7
100,0
Totale
1750
100,0
100,0
6. Accade che i vostri studi risentano negativamente
della quantità di tempo che passate on-line?
Validi
Frequenza
Percentuale
Percentuale
Valida
Percentuale
cumulata
mai
1047
59,8
59,8
59,8
raramente
313
17,9
17,9
77,7
ogni tanto
208
11,9
11,9
89,6
spesso
110
6,3
6,3
95,9
sempre
72
4,1
4,1
100,0
Totale
1750
100,0
100,0
Frequenza
Percentuale
Percentuale
Valida
Percentuale
cumulata
mai
1145
65,4
65,4
65,4
raramente
276
15,8
15,8
81,2
ogni tanto
194
11,1
11,1
92,3
spesso
85
4,9
4,9
97,1
sempre
50
2,9
2,9
100
Totale
1750
100,0
100,0
12. Vi succede di temere che la vita senza Internet sarebbe noiosa, vuota e senza gioia?
Percentuale
Frequenza Percentuale Percentuale
Valida
cumulata
Validi
Mancanti
mai
1232
70,4
70,4
70,4
raramente
247
14,1
14,1
84,6
ogni tanto
149
8,5
8,5
93,1
spesso
62
3,5
3,5
96,6
sempre
59
3,4
3,4
100
Totale
1749
99,9
100,0
Mancante
di sistema
1
0,1
Totale
1750
100,0
10. Vi capita di stare più tempo on-line anzichè uscire?
Validi
Frequenza
Percentuale
Percentuale
Valida
Percentuale
cumulata
mai
1187
67,8
67,8
67,8
raramente
271
15,5
15,5
83,3
ogni tanto
174
9,9
9,9
93,3
spesso
77
4,4
4,4
97,7
sempre
41
2,3
2,3
100,0
Totale
1750
100,0
100,0
Queste, come già anticipato, sono solo alcune delle domande proposte all’interno delle nostre attività di prevenzione
che secondo me mettono in rilievo come percentuali considerevoli di persone preferiscono “rifugiarsi” nella realtà
virtuale anziché vivere la propria vita sociale fatta di interazioni umane. Per esempio c’è chi preferisce passare il proprio tempo libero in rete (8.1%) oppure chi pensa a Internet
come uno strumento salvifico dalla noia quotidiana (3.5%)
e che quindi sia preferibile stare davanti al computer piuttosto che uscire (4.4%).
Lascio comunque al lettore la possibilità di una libera e personale interpretazione degli aspetti
che più lo interessano.
Ciò che più colpisce è la percentuale
cospicua (16,2%) che, come già
accennato, rappresenta quella
fetta di campione che ruota
intorno all’area limite della vera e propria dipendenza. Infatti se questa percentuale fosse presa come valore indicativo rispetto a tutta quella parte di popolazione che abitualmente si connette alla Rete nel nostro Paese, ci sarebbe di
che allarmarsi. Questo è lo scopo del fare prevenzione: cercare di informare con interventi mirati a tutti i livelli della
società per evitare di curarne poi le conseguenze, come
si è fatto del resto con tutte le sostanze del nostro recente
passato (vedi per esempio le “battaglie” contro il fumo e
i suoi danni). Senza contare quanto la società risparmierebbe se investisse seriamente in un’opera di prevenzione
piuttosto che di cura. Questo concetto etico e condivisibile si
va a scontrare con quelle lobbie di potere e di interesse che
formano lo scheletro del nostro sistema sociale e che possono essere scardinate solamente da una presa di coscienza
collettiva e da una forte opinione pubblica. Cosa questa che
raramente è accaduta nel nostro Paese. Chissà se proprio
con un uso costruttivo della rete e con il formarsi di comunità on lines tutto ciò non possa accadere.
In conclusione ci sembra importante che anche nelle scuole
e nei luoghi di aggregazione ci sia un’attività di sensibilizzazione e di avvicinamento consapevole ad uno strumento
dalle grandi potenzialità qual è internet, ma che per alcune
sue caratteristiche può favorire alcuni aspetti di alienazione
dei soggetti dalla realtà facendoli orientare verso un mondo
virtuale in cui le cose appaiono più facili e gli aspetti più
deboli della personalità possono essere mascherati e tenuti
nascosti presentandosi agli altri con un falso sé che favorisce l’illusione
di essere più adeguati.
G
li interventi svolti nel campo della prevenzione e
cura degli stati di tossicodipendenza hanno obiettivi molteplici che richiedono e determinano strategie di intervento differenziale.Varie esperienze, condotte in ambito sia nazionale che internazionale, mostrano
come la modifica dei comportamenti a rischio possa essere realizzata e sostenuta con l’ausilio di strumenti quali
il supporto o l’educazione tra pari.
L’informazione veicolata tra pari consente di intervenire
sulla percezione soggettiva del rischio attraverso modalità relazionali e linguaggi più vicini ai consumatori, facilitando all’interno del gruppo sociale di appartenenza
l’attivazione di abilità, risorse e soluzioni per il raggiungimento di un migliore stato di benessere. L’impiego di
una nuova risorsa operativa nel contesto professionale
avvia processi di scambio e contaminazione culturale
tra il mondo dei consumatori/pazienti e il mondo degli
operatori professionali, aprendo nuovi scenari per la progettazione di interventi fondati su una più accurata comprensione delle reciproche domande (“Dal Fare al Dire” a
cura degli operatori dei Servizi del Piemonte, 2007) .
I Ragazzi
Simona Celle
della Comunità
fanno Prevenzione
Durante l’estate 2006, alcuni ragazzi della Comunità
Terapeutica “La Fattoria” hanno partecipato al progetto
“Non Solo Calcio” dell’Unità Mobile Interattiva dell’ASL 4
Chiavarese, accompagando gli operatori in ogni attività
di prevenzione.
I ragazzi sono stati una risorsa importante perché attraverso la loro esperienza trasmettevano messaggi pieni di
significato, si avvicinavano alle persone con attenzione
e sensibilità, si mettevano in ascolto. Insieme abbiamo
distribuito e fatto compilare quasi 2000 questionari sull’uso del web che sono stati utilizzati per fare statistiche
sul territorio verificando la presenza della dipendenza da
internet nei giovani.
Per i ragazzi della Comunità è stata un occasione di crescita. Poter dare qualcosa di loro
alle persone che incontravano, soprattutto
a quelle in difficoltà, li ha fatti sentire bene
con se stessi, li ha fatti sentire importanti.
Si, proprio loro che hanno vissuto il dramma
della droga e dell’alcool, sono stati incisivi
nel comunicare i rischi e i danni dell’uso e dell’abuso di queste sostanze .
Alcuni di loro hanno partecipato anche alle uscite
in discoteca “La Valletta” a Santa Margherita Ligure, ai concerti organizzati insieme a Croma
Tigullio e alle sagre di varie città della zona.
Quest’anno, nei progetti dell’Unità Mobile, si
sono attivate le borse lavoro per due ragazzi della Comunità “La Fattoria”, che sono entrati in fase di progettualità
e di reinserimento lavorativo e sociale.
Lavorare sulla strada significa fare continuamente i conti con un’eventualità per niente remota, quella di dover
convivere con indicatori ambientali che rappresentano
un richiamo verso una condizione che non possiamo mai
descrivere come definitivamente abbandonata.
Jon Elster sostiene che fenomeni come il craving, l’astinenza e la tolleranza non si manifestano necessariamente solo a seguito dell’effettivo consumo di droghe. Essi si
possono manifestare anche quando una persona si trova
in un ambiente in cui in passato ha avuto luogo il consumo. Dunque, un segnale ambientale legato al consumo
può suscitare un certo numero di risposte associate alle
droghe. Si presenta la difficoltà di gestire una sequenza
di azioni che ti costringe a fare continuamente i conti con
la tua storia personale, c’è la sensazione di un passato
che non passa mai, che ti assedia e ti porta alla resa.
E’ la fatica di convivere con una memoria di vita che è
si una risorsa ma che, nella sua densità, rischia di farci
scappare via.
Uscire dal chiuso degli ambulatori e delle comunità permette di andare ad operare in un contesto pieno di significati cognitivi ed emozionali, un contesto precario ma
nello stesso tempo protetto, dove si ha la possibilità di
parlare ed elaborare i propri vissuti con gli operatori.
Solo a partire dalle situazioni che fanno ammalare si può
concepire un rimedio possibile, solo nella turbolenza e
nel disordine quotidiano si può provare a dare forma e a
tradurre organizzativamente una idea di cura, declinata
al plurale e non più congelata in formule ripetitive (“Animazione Sociale” a cura di Claudio Renzetti, 2003).
Sara Fazzeri
PREMIO
“
“MARKETING
PER LA SALUTE”
L
e attività dell’Unità Mobile per l’anno 2006 si sono
concluse con la vincita del 2° premio del concorso
nazionale “Marketing per la salute”, organizzato
dalla Regione Emilia Romagna e Asl di Modena. La Asl 4
Chiavarese è stata premiata a Novembre 2006 al “Salone Europeo della Comunicazione Pubblica dei servizi al
cittadino e alle imprese”, svoltosi a Bologna. Il progetto
vincitore è stato “Non solo calcio”, svoltosi a Chiavari con
la collaborazione del Comune e del Pub Excalibur, per
tutto il periodo dei Mondiali di calcio.
In occasione dei Mondiali di Calcio 2006, abbiamo organizzato un evento che aggregasse una fascia di popolazione molto ampia ed eterogenea sia come età che
come interessi, partendo dagli amanti del calcio per arrivare agli amanti dello sport in senso più ampio, dagli
amanti della musica dal vivo agli amanti delle mostre di
pittura e occasioni culturali. Questo al fine di ricreare un
contesto aggregativo dove trasmettere messaggi verbali,
visivi ed esperenziali di un benessere di vita che passi
dalla consapevolezza dell’uso di alcool, alla riflessione
sull’uso di sostanze psicotrope e dopanti. Centrale è stata quindi la comunicazione che ha caratterizzato tutta la
Festa “Non solo calcio 2006” e che è stata vissuta in tutti
i suoi aspetti: quello musicale, attraverso i concerti dal
vivo, quello artistico attraverso le mostre di pittura e fotografia e quello culturale e interculturale
attraverso gli apporti delle culture altre
(artisti stranieri, mediatori culturali,
momenti di riflessione, dibattiti).
Questo aspetto, unito alla promozione del benessere fisico psicologico e
sociale, sono stati gli elementi che
hanno fatto vincere il premio al progetto. E’ stato molto apprezzato
l’allestimento di uno spazio
dove mangiare, bere, ascoltare musica, guardare le
partite dei Mondiali di calcio e le altre esibizioni sportive, con la possibilità anche di misurare il proprio tasso
alcolico dopo aver consumato vino, birra e altri alcolici,
avere informazioni circa i rischi connessi l’uso e l’abuso
di sostanze psicoattive e partecipare attivamente a corsi
di pittura murales, lezioni di arti marziali, musica, golf e
altri sport ed entrare in contatto con le realtà dei popoli
immigrati per confrontarsi con altre culture e storie;
La festa da un punto di vista logistico, si apriva con un
maxischermo di 7 metri per 5 metri, dove venivano proiettate tutte le partite dei mondiali e un secondo schermo di
4 metri per 3 metri, per consentire un miglior servizio agli
interessati alle partite di calcio. Seguiva lo spazio dedicato alla ristorazione con cucina, tavoli e posti a sedere.
L’Unità Mobile Multimediale è stata posizionata vicino
agli stand dei bar e dopo la zona riservata al consumo dei
cibi e bevande, al fine di raggiungere la maggior parte del
pubblico. Seguivano nella Passeggiata gli spazi dedicati
alle esposizioni artistiche del pittore Edoardo “El Mono”
Carrasco, della pittrice Rosella Rinasco, della fotografa
Angela Ferrari e del fumettista Giovanni Talami.
La vicinanza dell’Unità Mobile alla distribuzione di bevande alcoliche ha consentito un efficace lavoro di informazione circa i rischi connessi l’uso e l’abuso di bevande
alcoliche che ha raggiunto i consumatori. Ogni sera infatti
sono stati effettuati circa 100 prove etilometro e sono stati distribuiti 10 minietilometri personali a serata. Inoltre,
ogni operatore dei vari stand, ha avuto in omaggio una
o due magliette utilizzate per la diffusione di un messaggio di consapevolezza, creando così una ripetizione dei
messaggi per tutto il contesto. La visibilità e ripetizione
dei messaggi è stata realizzata anche attraverso la presenza per tutto lo spazio della festa di striscioni e bunker,
e attraverso la distribuzione di inviti a “bere in allegria e
consapevolezza”, distribuiti nello spazio dei tavoli e che
invitavano i consumatori a verificare il proprio tasso alcolico dopo aver cenato e consumato alcolici.
I punti di debolezza, per quanto riguarda il nostro lavoro, riguardano la contraddizione rilevata per la presenza
numerosa di stand di birra e l’inevitabile pubblicità della
stessa. In effetti, non è stato semplice contrastare l’incentivo al consumo con un messaggio di consumo
consapevole. Rendere altrettanto evidente se
non di più il messaggio di prevenzione è
stata l’arma che ha consentito di ovviare
a questa contraddizione, unitamente
alla consapevolezza che gli interventi
efficaci nella prevenzione secondaria, quindi dove è presente un
consumo, sono proprio quelli effettuati nei luoghi maggiormente
a rischio.
La Fattoria Didattica
I
l progetto è nato questa volta nel modo in
cui ci piacerebbe nascessero le iniziative
sul territorio e cioè su richiesta del gestore
di una discoteca molto in voga tra i giovani
sanmargheritesi, residenti e turisti.
Il locale in questione è la “Valletta”, che il mercoledì e il sabato sera per tutta l’estate 2006,
ha fatto divertire numerosissimi ragazzi dai 14
ai 25 anni, unendo il divertimento all’esigenza
della sicurezza, per realizzare appunto un divertimento sicuro. Il gestore del locale ed i suoi
collaboratori, si sono rivolti ai Servizi Sociali
del Comune di Santa Margherita Ligure per un
aiuto ad affrontare una situazione particolare
che lo staff ha potuto verificare grazie al ruolo
sociale che ricopre e che lo vede a stretto contatto con la “movida” notturna sanmargheritese,
potendone così notare gli usi e gli stili di vita.
Quello che preoccupava il gestore era l’uso di
alcool in particolare tra i giovanissimi che giungevano alla Valletta gia “bevuti” e proseguivano
poi durante la serata, fino ad arrivare alle ore 3-4 di
mattina in uno stato decisamente alterato. I baristi del
locale dopo aver tentato in vari modi di arginare l’abuso
di alcool anche perché spesso era all’origine di “risse” tra
i residenti ed i turisti, hanno sentito il bisogno di chiedere aiuto in quanto le iniziative messe in atto (es. braccialetti differenziati per i minori di 16 anni) non hanno
raggiunto gli obiettivi sperati.
A quel punto, su mandato dei Servizi Sociali, è entrato
in gioco lo staff dell’Unità Mobile, insieme agli educatori di strada del Comune di Santa Margherita Ligure
e Rapallo, che conoscevano molto bene i giovani frequentatori del locale.
Lavorare con la Valletta è stata un’esperienza interessante che ci auguriamo di ripetere anche la prossima estate
e con altre discoteche. L’intervento svolto non voleva
essere una repressione all’alcool o risolvere il problema
di ordine pubblico delle 4 di notte, ma abbiamo cercato
di aumentare la percezione del rischio rispetto all’uso di
alcool. Attraverso un intervento e strumenti esperenziali come l’etilometro, abbiamo fornito un’informazione
che arrivasse alle sfere cognitiva ed emotiva dei ragazzi,
per renderli maggiormente consapevoli delle proprie
scelte e dei propri comportamenti. Abbiamo proposto
I RAGAZZI
SONO IN GIRO:
UNA NOTTE
IN DISCOTECA
Sara Fazzeri
vari giochi alle “compagnie” di giovani che si recavano
insieme nel locale; un gioco proposto prevedeva il rimanere sobri durante la serata, per i minori di anni 16
e il rimanere entro i limiti per la guida (0,50) per gli altri.
Attraverso l’etilometro che diventava uno “strumento
amico”, i ragazzi potevano così dimostrare il loro stato di
sobrietà e vincere i gadget proposti. Anche per i gadget
vi era una differenziazione per età in quanto il minietilometro veniva vinto da coloro che avevano più di 16 anni,
nel rispetto dei limiti di legge per il consumo di bevande
alcoliche. Gli altri vincevano magliette, cappellini, etc.
Abbiamo notato come le acquisizioni che si fanno in
gruppo e in un contesto piacevole restano impresse
maggiormente rispetto a quelle che avvengono in
modo didattico da parte di “adulti esperti” a giovani fanciulli in contesti didattici o noiosi.
La comunicazione dei messaggi preventivi è un aspetto
da curare e studiare bene in quanto è l’elemento che fa
la differenza, anche più importante del contenuto. In
questa logica, la discoteca può rappresentare quindi
un contesto di riflessione molto adatto per prevenire
l’abuso di alcool e i comportamenti conseguenti pericolosi per la vita delle persone, come guidare in stato
di ebbrezza.
La Fattoria Didattica è un sistema complesso e un servizio educativo per favorire
l’esperienza diretta dell’ambiente naturale, delle attività agricole e dell’allevamento.
Il progetto viene attuato, da qualche anno, dalla Comunità Terapeutica “La Fattoria”
in collaborazione con il c.a.g. di Santa Margherita L.
La Fattoria Didattica favorisce l’interesse e la conoscenza delle nuove generazioni per
l’ambiente rurale, il recupero del valore culturale e ambientale del territorio, la conoscenza dell’origine dei prodotti alimentari, stimola negli alunni comportamenti consapevoli: rispettare le piante, gli animali e il loro habitat e realizza un efficace rapporto
fra le esperienze pratiche che gli alunni vivono e le conoscenze apprese in aula.
Tale progetto contribuisce a demolire il pregiudizio spesso ricorrente nei confronti
delle persone tossicodipendenti o malate di Aids. I ragazzi della Comunità si mettono
in gioco sperimentando il ruolo di “mediatore culturale”ed è una esperienza utile per
il reinserimento lavorativo. In comunità si rompe l’omeostasi, si creano nuovi scenari
e stimoli esterni per gli utenti per rendere ancora più efficace la metodologia d’impostazione sistemico-relazionale. Si creano degli effetti “perturbativi” nella comunità
per favorire una serie di elaborazioni emotive e psicologiche sugli ospiti che svolgono
il programma terapeutico e si rompe il sistema “campana di vetro” che può rappresentare una controdipendenza verso la comunità.
Questa estate i bambini del c.a.g di Santa Margherita L. si sono accampati nelle tende indiane, montate dai ragazzi della comunità, a diretto contatto con la natura nei
pressi della nostra struttura. I bambini si sono sperimentati nel laboratorio multifunzionale per la conoscenza delle piante e la loro trasformazione provando anche a
piantare alcuni ortaggi nell’orto biologico. Hanno visitato la stalla e gli animali domestici che ne fanno parte provando a dare loro da mangiare. Inoltre hanno fatto una
passeggiata nei percorsi naturalistici limitrofi alla fattoria. Gli utenti hanno cucinato
per loro dedicando tempo al laboratorio del gusto per la conoscenza nutrizionale dei
prodotti artigianali e la trasformazione degli stessi.
La metodologia delle proposte didattiche è attiva poiché si fonda sull’esperienza diretta (learning by doing) e comprende: il rapporto sensoriale (contatto diretto) con
gli animali interagendo e giocando con loro nella massima sicurezza e libertà; la visita guidata con esperienze sensoriali, emotive, manuali, ludiche, attraverso momenti
interattivi di gruppo e individuali a stretto contatto con la natura, le piante e gli animali; essere coinvolti con esperienza diretta in pratiche agricole corrette “agricoltura
biologica” e allevamento secondo le regole del benessere animale; laboratori
pratici e giochi.
La Fattoria Didattica è una esperienza educativa per le giovani generazioni e le famiglie che le avvicina al mondo naturale per lo sviluppo
di una coscienza ambientale e rivalutazione del mondo contadino,
favorisce la comprensione del ruolo importante svolto dall’agricoltura e il rapporto di qualità di quest’ultima con l’laimentazione. E’
un’esperienza relazionale e sociale molto importante per i ragazzi
della comunità che condividono l’esperienza con i bambini prendendosi cura di loro.
Simona
mona Celle
SER.T. E SCUOLA :
insieme per promuovere
Dott.ssa Mocci Orietta - Dott.ssa Biasotti Gabriella - Dott.ssa Poggi Laura
PROGETTO DI PROMOZIONE DEL BENESSERE E PREVENZIONE DEL DISAGIO
L
a prevenzione primaria, quella cioè rivolta alla
parte “sana” della popolazione, con lo scopo di
evitare che si “ammali”, è lo strumento più forte
ed efficace che i Servizi hanno a disposizione per
tentare di rendere consapevoli gli individui sull’importanza di adottare comportamenti sani e, quindi,
in prospettiva, di ridurre i comportamenti a rischio
per la salute. E’ con questo obiettivo che il Dipartimento per le Dipendenze e i Comportamenti d’Abuso dell’A.S.L. 4 Chiavarese ha impostato da tempo
una serie di interventi presso vari istituti scolastici
(scuole medie inferiori e superiori) del nostro territorio.
La scuola è, infatti, lo spazio in cui l’individuo si confronta al di là dei legami parentali e affettivi primari.
E’ qui che la persona comincia ad affrontare il mondo da solo.
La scuola, considerata quindi come agenzia di socializzazione, è il luogo in cui si sperimentano le
proprie competenze relazionali, si intessono le
relazioni tra pari, si apprende la cooperazione e la
competizione.
La scuola anche come agenzia formativa: luogo in
cui il ragazzo scopre le proprie capacità, le proprie
risorse e anche i propri limiti.
La scuola, inoltre, catalizzatore e mediatore nei momenti critici di passaggio di età, di cambiamento, nel
percorso dello sviluppo individuale della persona..
La scuola come ponte tra la propria casa e il mondo
fuori.
Gli operatori coinvolti nei vari progetti di prevenzione hanno progressivamente modificato i propri
interventi, rendendoli sempre meno “frontali” e
mettendosi sempre più in gioco nelle relazioni con
gli studenti, per renderli protagonisti attivi dell’intervento.
In quest’ottica, è da quest’anno che il Ser.T. ha voluto affiancare agli altri interventi tematici specifici
(sulle problematiche della dipendenza e dei comportamenti d’abuso) un nuovo progetto, nel tentativo di integrare la nostra esperienza con una richiesta
esplicita da parte di alcuni docenti particolarmente
sensibili al valore delle prevenzione e della promozione del benessere a scuola.
E’ così che con l’inizio dell’anno scolastico 2006/2007
stiamo affrontando, presso la scuola Media Statale di
Chiavari, un progetto di prevenzione sperimentale:
“IO E GLI ALTRI: CRESCERE NEL GRUPPO”
Il nostro intervento si indirizza verso una condivisione capace di permettere anzitutto consapevolezza
di sé e conoscenza tra i ragazzi della classe. Mentre
l’intervento tradizionale prevede un rapporto frontale, incentrato su una relazione individuale di ogni
studente con il docente, l’intervento psico-educativo che adottiamo vuole preliminarmente una disposizione in cerchio dell’intero gruppo, docente compreso, per cui il rapporto diventa necessariamente
multiplo, di ognuno con tutti. Attraverso il cerchio
ci si mette anche fisicamente “alla pari”, ci si vede
e ci si ascolta reciprocamente, ed assumono valore
comunicativo i linguaggi non verbali (utilizziamo anche strumenti ludici a valenza espressiva).
Ci proponiamo di aiutare i ragazzi a crescere nella
consapevolezza di sé e dell’attuale momento evolutivo attraversato con l’obiettivo, dunque, di fare emergere eventuali difficoltà relazionali e di integrazione
per la promozione del benessere nella relazione con
gli altri. Si osservano, pertanto, gli stili comunicativi,
la presenza di sottogruppi, ed eventuali situazioni
conflittuali, in un momento non valutativo, aperto
all’ascolto e al libero esprimersi.
Nell’età adolescenziale, le insicurezze possono rinforzare comportamenti conformisti che rappresentano uno strumento di difesa, di forza: sentirsi parte
di un gruppo “fa forti”; l’altro, il diverso da me, non
mi interessa, lo evito, non lo considero.
Un fenomeno che ben rispecchia questo stato di
cose è quello delle bande o degli status che divengono elemento di “riconoscimento”; così l’aspetto
esteriore è elemento attraverso cui avviene una sorta di auto-riconoscimento e di auto-affermazione.
Si evince quindi che lo scopo del nostro progetto
è stimolare e favorire l’integrazione, prima di tutto
quella relazionale, attraverso la valorizzazione delle
risorse e delle differenze individuali.
Il nostro lavoro intende anche sollecitare l’attivazione di processi che favoriscano la consapevolezza di
dimensioni intrapsichiche e relazionali, che facilitino l’acquisizione di modalità nuove di pensare, di
sentire e di agire.
La cornice metodologica del progetto nasce dall’incontro di operatori con esperienze diverse. Attualmente, infatti, alla richiesta di intervento del servizio
da parte della Scuola Media Statale di Chiavari lavora
la nostra equipe: Dott.ssa Laura Poggi, psicologa del
Ser.T., Dott.ssa Orietta Mocci, psicologa volontaria
del Ser.T. e Dott.ssa Gabriella Biasotti, educatrice
professionale presso la Comunità Terapeutica “La
Fattoria”.
Gli incontri introducono regole inusuali rispetto a
quelle proprie al contesto scuola/aula: propongono
parità (uso del “tu”), assenza di giudizio, gli esercizi
sono “giochi” e tutto ciò diviene qualcosa di assimilabile ad un “intervallo”: scuola/non scuola, un’ambiguità che riverbera non solo sugli scolari, ma su tutti
gli attori del mondo scuola, e va fuori dalla scuola,
fino alle famiglie.
E’ utile sottolineare l’importanza di una cooperazione e di un’integrazione del nostro lavoro con il
contesto organizzativo della scuola e con il progetto
formativo ed educativo scolastico.
Ecco perché diviene essenziale la comprensione
dello spirito del progetto attraverso cui si realizza
ed ecco perchè la collaborazione con i referenti di
progetto, con gli insegnati e con il personale non
docente, è necessaria per creare una cornice organizzativa forte, che sostenga nei riguardi dei ragazzi,
interlocutori privilegiati del nostro lavoro, un denominatore comune tra i due contesti : l’impegno a
facilitare un clima che nella scuola consenta di “crescere nel gruppo”.
ALCUNI DEI LAVORI REALIZZATI
DAGLI ATUDENTI DURANTE I
LABORATORI”
Nei Miei Silenzi
Nei miei silenzi
Freddi d’angoscia
,
io vedo il buio
della notte,
ma questa strada
è grande quanto
un mio respiro,
e nel breve spazio
,
io
mi perdo
come un bambino
che ha bisogno
di calore.
Roberto Padovano
à
t
i
d
i
c
u
L
La
La Notte
STORIA PICCOLA
Come è triste la notte
E non vedere
Spuntare il giorno.
vita,
Troppe volte ho fermato la
asto
rim
o
son
te
vol
ppe
tro
deluso,
adesso ho imparato
e tutto così in fretta.
Non stupirti della mia
Freddezza,
tutto il calore che avevo,
Roberto Padovano
me lo ha rubato la notte.
emorie
Anguste M
uallore
el grigio sq
n
lo
o
s
o
iv
V
ro mura.
Delle quaattte sono lunghe, ,
Le giorn o essere senza fine
sembran susseguono
le ore si ella stessa vita. i
sempre n sera per coricarm a,
Aspetto lae il sonno non arrivscono
Ma a volt miei pensieri spari
perché i ,
nel cielo enso al mio passato
allora ripei dimenticare.
che vorr litudine vive
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La mia soacità di un breve giorn
iv
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Ne
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e rimane ietane e passa velocem
perché v anguste memorie ori.
nelle miere sofferenze interi
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Roberto Pa
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Caria
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Ma
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gno. Fu indetta una riunione a palazzo nella stanza ovale per
fare il punto della situazione e per decidere del loro destino.
I cavalieri presentarono quasi tutti i propri effettivi, dato che la
C’era una volta, in un tempo così remoto e in un luogo così terra da loro presidiata non poteva rimanere sguarnita. I memlontano che potrebbero essere i nostri, un gruppo di ca- bri della corte invece mandarono un loro subalterno (sebbene
valieri erranti specializzati nell’uccisione di draghi, nello figura assai importante e venerata) insieme al suo lacchè, fedesvelamento di misteriose alchimie e in genere nel risolvere le servitore. Furono fatti loro molti complimenti per il lavoro,la
difficili e controverse situazioni. Questi audaci cavalieri fiducia era dunque rinnovata a tempo indeterminato a patto che
vagavano entro i confini del vasto regno e ognuno di essi accettassero per il loro bene compiti più gravosi di quelli finora
proveniva da un luogo diverso dall’altro e ognuno portava svolti perché questa era l’esigenza del regno. Infatti, così dissero
con sé speciali talenti. Questi talenti li caratterizzavano e i rappresentanti della corte, il nemico non andava affrontato ma
insieme costituivano un tutto completo e armonico, tan- contenuto, messo in stallo, emarginato, creando intorno a esso prito che parevano essere stati assortiti così bene da non gioni dorate, e soprattutto offrendo a esso l’illusione della libertà.
dover chiedere aiuto a nessuno ma diventare essi stessi Fecero l’esempio del gioco degli scacchi: l’importante era muovere
risolutori di controversie e problemi altrui.
i pezzi giusti e non avere fretta. Ai cavalieri furono promesse nuove
I cavalieri erranti smisero di essere tali quando furono armi, una più fitta collaborazione con la corte del regno, e una nuoassoldati dalla corte del regno dove vivevano, e furono va dimora non più in quella terra lontana ma proprio accanto a una
mandati a svolgere il loro lavoro in una terra recondita delegazione della corte (ove realmente risiedesse il regno a nessuno
ai confini di un interminabile deserto. E così fecero. La era dato saperlo).
corte del regno apparve loro sotto molte vesti, sempre Ma qualcosa era cambiato, c’era qualcosa nell’aria che offuscava la
mutevoli, cangianti e sempre ammalianti, ma i nostri mente dei cavalieri che nel frattempo si erano trasformati in servitori
cavalieri sedentari non se ne fecero problema perché a cui nulla era dato intendere se no quello che dovevano eseguire.
troppo gravoso era il compito loro affidato.
Ovviamente continuavano a essere chiamati cavalieri e a loro era data
Passarono le stagioni con i loro tormenti, le loro dif- la parvenza della libertà o per lo meno della libera scelta, proprio come
ficoltà quotidiane che parevano eterne, cambiarono al nemico che essi dovevano combattere.
pure i cavalieri: qualche elemento emigrava, qual- Ma nessuno se ne accorse, alcuni lasciarono, altri ancora resistettero per
che altro subentrava ma le tematiche da affrontare qualche tempo poi si adagiarono. Come si poteva in effetti discutere
erano sempre quelle, a volte più difficili ma mai gli ordini di figure così potenti che nemmeno la loro vista si sarebbe
snobbate o prese alla leggera.
sopportata? Non c’era possibilità di scelta né di equivoco perché erano
Dopo numerose lotte e tormenti arrivò in quella loro stessi le pedine della scacchiera.
terra lontana un nuovo ordine dalla corte del re- Matteo Cariaggi
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ta di un’altra del fat
madre che si lamen e beve, non il mioNO
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omento giusto e ti be
che è il tuo di figlio
nel posto giusto al mfigli bevono?- l’altra risponda - guarda to alla guida, gli ritirano la patente.
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nto che ad uno, lo sfi
domanda – ma i no
che ad una comune za. In realtà erano tutti e due alticci, ta ne della sua collega.
rte del
zio
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’io ho recitato la pa
negando così l’evid iede il perché dell’affermazione-nega esta ed altre mille scene, dove anch na umana oggi ho una
ch
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Ora questa madre si soiata dettata dalla rabbia provata in risposta pronta, chiara e reale. Per fortu
ra
a
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re
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ho
to, anche se
Mi sale dal ve
avere
cco.
cora una volta sto zit
Mio figlio dovrebbe
protagonista. Ed an , per non stare zitto e sentirmi un viglia pondere così. C’è forse un problema?
ris
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seconda opportuni n si stupisca; è perfettamente normale rse i figli degli altri e poi.....
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no
strazione e dolore?
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“Mia cara sig
a, di fallimento, fru
ad avere un pr
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co
io
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.E’
si
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....
oo
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un problema? Nooo avere un problema in famiglia per poi .
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Perché ammettere te, sminuire la cosa e negare l’eviden bblica, i politici che a braccetto dei ric
en
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Meglio far finta di ni e sono bravi i sondaggisti, l’opinione
raramente si è
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co
lei
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costa tanta fatica e
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co
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verso il
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conducono l’umanità rché non dovrei farlo anch’io? E poi...
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lo
no
fan
però
Ma se lo
lema.
no le dieci e trenta,
tati.
soddisfatti dei risul mia famiglia, non abbiamo quel prob degli ottimi Manatthan. Si, lo so che so
la
Quindi io, mio figlio, o l’aperitivo? C’è quel localino li che fa
fine di provocare
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cia
fac
ci
,
peritivo.”
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este idiozie solo al
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poi devo vedermi co r il mio passato da alcolista ed affini,
Eta Beta
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Nella mia
gliono vedere.
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un’attenzione a ciò
(ovvero la libertà dell’individuo nelle maglie del mercato)
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PROGETTO - ASL n. 4 Chiavarese