Corriere21
27-05-2009
19:08
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S E T T I M A N A L E
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C U L T U R A
E
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I N F O R M A Z I O N E
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COURRIER
DES
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Anno XV - n° 21 - Venerdì 5 Giugno 2009
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Corso Tassoni, 56 - Torino
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9
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CORRIERE dell’ARTE
L’arte di
vendere
l’arte
autentica
771971 627008
L’arte di
vendere
l’arte
autentica
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Fondato da Carlo Accossato nel 1994
Alla Triennale di Milano
con una visione critica delle
eredità e del “livello di integrazione urbana residuo” così
come si sono configurati nei
precedenti expo: “l’impatto visivo e i problemi relativi al riuso delle strutture architettoniche” sono infatti
le grandi questioni su cui fondare indubitabilmente oggi l’expo di domani. La mostra, ideata da Franco Raggi, in collaborazione con l’Ordine degli Architetti di Milano, presenta opere
di Claudio Sabatini (Siviglia), Marco Introini
(Lisbona), Claudio Gobbi (Hannover), Maurizio
Montagna (Svizzera) e Gabrielle Basilico (Saragozza).
Appare legata invece a una doppia temporalità
il lavoro di Giovanni Chiaramonte che scandaglia la Berlino di oggi, i suoi legami con la storia e il destino, ma anche le pagine già “scritte”
nelle sue precedenti opere e che ritornano in un percorso però totalmente
inedito. Fulvio Irace insiste su una questione centrale, ossia
il passaggio
Il tempo e le città
GABRIELLA ANEDI
L
a città, nelle sue rapidi trasformazioni, ovvero il tempo delle città, è tema sicuramente intrigante se, nell’arco di un mese,
tre mostre si sono avvicendate seppur con finalità diverse. Dopo “Paesaggi consapevoli” dedicata alle tre ultime grandi committenze pubbliche della Provincia di Milano (Archivio dello
Spazio, Milano senza confini e Idea di Metropoli -catalogo presso il Liceo Artistico Boccioni) è ora la volta di Berlino e delle capitali di
cinque Expo in Europa. “Expo dopo Expo” si
presenta come un contributo
documentario alla progettazione dell’evento milanese del
2015
del tempo in un paesaggio di rovine. Eppure,
quello che sorprende il visitatore è una luce che
affianca questa malinconia con la fermezza luminosa quale si incontra solo in Piero della Francesca. Da sempre Chiaramonte lavora con e sulla luce, ma questa volta è splendore che avvolge ogni cosa, senza artificio, senza forzature.
Guidati dalla successione nitida dei quadrati,
scanditi da sezioni e da improvvisi ingrandimenti
che si stagliano netti nello spazio e nella nostra
visione, rivediamo vecchi e nuovi monumenti
accostati alla frammentarietà del divenire, all’attimo. Scrive Irace: “La consunzione delle cose costringe a pensare al processo di produzione: semplici case, austeri palazzi (…) non sembrano altro che residui di una costruzione perenne, costante e intensa, frammenti di lavorazione di un passato simile in realtà a un eterno
presente” tradotto in un linguaggio basato su
anagogie e metafore attraverso titolazioni, accostamenti, “collages”, trompe-l’oeils, ma sempre così, come la realtà urbana ce li presenta.
La rinuncia a una “post-produzione”, a una manipolazione e frammentazione dell’immagine
iniziale così diffusa oggi nella fotografia, quali
ragioni sottende?
“Certamente le cose hanno una loro identità e a
maggiore ragione quelle cose che sono le città
e le parti di edifici, i gesti degli uomini che le
abitano. Credo che il frammento non sia da costruire perché è già nella realtà e la verità del
fotografo sta nell’adeguamento alle specificità
del mezzo. La società fluida lo sfugge ma io invece lo perseguo.”
Non ci sono trascrizioni enfatiche delle nuove
architetture, delle nuove piazze, perché?
“Sicuramente la mia visione non è trionfalistica. Vedo una città intenta a cancellare le ferite
visibili, ma ciò rende ancora più visibile il dramma. Ogni cancellazione è sempre cancellazione
dell’identità e l’Europa e la Germania rivendicano un loro destino che, per me, è rintracciabile solo nella memoria e nella ferita.”
polivalente, a favore di una fruibilità ogni volta differente.
“L’idea – che non parte certo, come ci tiene a
sottolineare Eccher, da un’esigenza puramente economica- è quella di trasformare tutta la
GAM in un unico grande progetto espositivo
come hanno già fatto negli anni scorsi la Ta-
te Gallery di Londra, il MoMA di New York e
il Reina Sofia di Madrid. L’intento della GAM
di Torino sarà quello di riordinare – e ricollocare come scelta consequenziale – l’intera collezione permanente ridefinendola parte inte-
Triennale
Viale Alemagna 6 - Milano
Giovanni Chiaramonte in Berlin
Expodopoexpo
Fino al 14 Giugno
Info: 02 724341
A due mesi dalla nomina, il neodirettore illustra i progetti futuri
Danilo Eccher
racconta la nuova GAM
CHIARA PITTAVINO
M
artedì 26 maggio è stato presentato,
a due mesi dalla nomina ufficiale,
Danilo Eccher, il nuovo Direttore della GAM di Torino.
In quello che si è proposto – secondo le intenzioni dello stesso e della Presidente Giovanna
Cattaneo Incisa – più un incontro informale che
una conferenza stampa ufficiale – Eccher ha
delineato i progetti sui quali si baseranno le
scelte espositive della Galleria Civica d’Arte
Moderna. Il neodirettore, già direttore artistico della Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Trento, commissario alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, direttore della
Galleria d’Arte Moderna di Bologna e del
MACRO di Roma, dirigerà per i prossimi 5
anni la GAM di Torino rilevando nella carica
l’uscente Pierluigi Castagnoli.
Valorizzare il patrimonio della GAM – circa
4.000 esemplari, che costituiscono l’intero bacino della collezione permanente - sarà uno
degli aspetti fondamentali dell’intero progetto culturale pensato da Eccher. Tenendo conto del prestigio di cui gode la collezione a livello nazionale, il neodirettore ha preventivato per i prossimi mesi una trasformazione del
concetto stesso di museo, coinvolgendo il visitatore attraverso un percorso unico, fatto di
mostre realizzate ad hoc e da una collezione
permanente che, diverrà parte fondamentale e
segue a pag. 2
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5 Giugno 2009