Le donne e la recessione
Siena, 18 Dicembre 2012
Area Pianificazione Strategica, Research & IR
1
Indice
 Key Points
pag. 3
 Mercato del lavoro
pag. 5
 Donne e carriera
pag. 10
 Immigrate
pag. 12
 Istruzione
pag. 13
Donne e recessione - dicembre 2012
Keypoints
 Nell’attuale contesto recessivo, le donne contribuiscono all’aumento della forza lavoro in misura quasi
esclusiva (rispetto agli uomini) e mostrano una maggiore tenuta nella disoccupazione. A settembre scorso, la
componente femminile incide, infatti, per oltre il 90% sull’aumento complessivo della forza lavoro registrato
rispetto a 4 anni prima (+2,4%); in un contesto di diminuzione degli occupati (-1,7%), la dinamica del lavoro
femminile è, invece, positiva (+1,8%) , sostenuta soprattutto dalle donne straniere del centro-nord.
• L’andamento descritto attenua soltanto il divario uomini-donne in termini di tasso di attività e di
disoccupazione. Il tasso di attività femminile è in aumento (53,7% a settembre scorso) e al Nord sfiora il
70%, in linea con i dati di Francia e Germania, ma la differenza con gli uomini resta significativa (più di 20
punti percentuali); il livello attuale del tasso nazionale è inferiore di circa 11 p.p alla media delle donne Ue-27.
• Il tasso di occupazione femminile è, in Italia, al 47,5% (circa 20 p.p. in meno degli uomini) ed è uno dei più
bassi in Europa (58,4% la media di Eurolandia); l’indicatore varia molto in base alla scolarità, passando da
meno del 40% per livelli primari sino a quasi l’80% per le laureate.
• Rispetto al 2008, il tasso di disoccupazione peggiora più per gli uomini e si colloca, per le donne, all’11,7%,
superiore al dato complessivo di 1,1 punti percentuali; il tasso di disoccupazione giovanile supera il 36%
per le donne (34,2% per gli uomini).
• Permane anche il divario retributivo tra donne e uomini, pari, sulla base di un’analisi Banca d’Italia
relativa al periodo 1995-2008 al 6% in termini grezzi; corretto per le caratteristiche del lavoratore
(istruzione, esperienza,…) e del lavoro (qualifica, orario….) supera il 13% nel 2008. Tale divario, secondo
l’Istat, è inferiore a quello di Usa e Uk (25% circa) e dei paesi del Nord Europa (15% ca.), riflettendo la
minore partecipazione al mercato del lavoro delle donne meno istruite. Tra i possibili motivi del permanere
del divario anche il fatto che una quota di donne si autoesclude o è esclusa da lavori con più elevata
produttività.
Donne e recessione - dicembre 2012
3
Keypoints
 La classe dirigente del Paese resta a predominanza maschile. Aumenta la quota di donne nei CdA delle società
quotate (dal 4,5% del 2004 al 7,4% del 2011) e la tendenza dovrebbe proseguire, riflettendo anche
l’approvazione del regolamento attuativo della 120/2011 che porta al 33% la quota dei CdA di imprese
pubbliche. Il dato attuale si confronta con una media UE al 13,7%, con alcuni Paesi (Fin, Sve e Fra) sopra
al 20%.
• La quota di donne nei consigli comunali è passata dal 6% del 1985 all’attuale 19%; secondo un paper
Banca d’Italia, non vi è, però, evidenza empirica cha la maggiore presenza di donne abbia avuto un impatto
significativo sull’allocazione della spesa dell’ente locale.
• In tale contesto, cresce la presenza e l’impatto delle donne immigrate. Al netto del loro contributo, il
numero delle occupate diminuisce dello 0,7% tra il 2009 e il 2011. Tra le immigrate, circa il 44% svolge
un’attività non qualificata, mentre il 35% ne svolge una qualificata nel commercio e nei servizi. I rapporti
attivati nel 2011 sono, per circa il 60% relativi a lavoro presso famiglie e in pubblici esercizi. Tra il 2004 e il
2011 l’aumento della popolazione (2,8 milioni) è attribuibile per quasi i 2/3 alle donne immigrate, sia
direttamente sia attraverso i figli da loro nati.
• Il grado di istruzione cresce progressivamente da alcuni decenni. Dal 1989 si iscrivono all’Università più
donne che uomini, per i quali il tasso di iscrizione si è stabilizzato dal 2004. Nonostante ciò e il fatto che il
rapporto tra donne e uomini laureati sia in linea con la media europea (circa 145 uomini ogni 100 donne), la
quota di laureate in età adulta (14,6% nel 2011) è pari alla metà della media OCSE e inferiore di 10 punti
percentuali alla media UE; pesa senz’altro la contenuta (rispetto alla media europea) percentuale di
completamento degli studi universitari. Trovare lavoro rapidamente dopo la laurea è ancora più facile per
gli uomini che per le donne ma, nell’arco temporale di un triennio, il divario è quasi annullato.
Donne e recessione - dicembre 2012
4
Donne e mercato del lavoro
• Rispetto a quattro anni prima, la forza lavoro risulta in crescita, a settembre scorso, con il contributo
determinante della componente femminile, che incide per oltre il 90% sull’aumento complessivo registrato. Il
risultato complessivo riflette la diminuzione di quanti non cercano lavoro e non sono disponibili a lavorare,
sintomo della crisi economica in atto, ma anche i maggiori vincoli introdotti per l’accesso alla pensione.
• Diminuiscono gli occupati (per oltre 400mila unità) nel cui ambito aumentano quelli a tempo parziale (circa il
19% del totale); la dinamica del lavoro femminile è, invece, positiva e sostenuta dalle donne straniere del
centro-nord.
• Elevata la crescita dei disoccupati che passano da 1,7 milioni di unità a oltre 2,7 milioni; tra le donne,
l’incremento è inferiore alle 400mila unità.
• Nel complesso, le donne, in una fase di recessione, contribuiscono all’aumento della forza lavoro e degli
occupati in misura quasi esclusiva (rispetto agli uomini) e mostrano una maggiore tenuta nella disoccupazione.
Variazione % settembre 2008 – settembre 2012
65
50
58,7
Totale
Femmine
42,6
35
20
5
2,4
5,3
1,8
Fonte: Istat, dati
trimestrali
destagionalizzati
-1,7
-10
Forze di lavoro
Donne e recessione - dicembre 2012
Occupati
Disoccupati
5
Donne e mercato del lavoro
• L’andamento descritto attenua il divario uomini-donne in termini di tasso di attività e di disoccupazione.
• Tra il 2008 e il 2012, il tasso di attività aumenta soprattutto per le donne (al Nord sfiora il 70%, in linea
con i dati di Francia e Germania, ma il divario con gli uomini resta significativo (più di 20 punti percentuali). Il
livello attuale del tasso nazionale è inferiore di circa 11 p.p alla media Ue-27, mentre a livello mondiale il tasso
di partecipazione al lavoro è del 52% (fonte: ILO 2011). Centrale in tale ambito è il tema della conciliazione del
tempo tra famiglia e lavoro e dell’offerta di servizi per l’infanzia.
• Il tasso di disoccupazione peggiora più per gli uomini ma quello delle donne resta superiore al dato complessivo
di 1,1 punti percentuali; quello di lunga durata.(almeno 12 mesi senza lavoro) coinvolge il 53% delle
disoccupate. A settembre, il tasso di disoccupazione giovanile supera il 36% per le donne (34,2% per gli
uomini).
Tasso di attività e di disoccupazione
80
63
63,8
60
51,7
53,7
set-08
set-12
40
20
6,8
10,6
8,7
11,7
0
Tasso attività
Donne e recessione - dicembre 2012
-- femmine
Tasso disoccup
Fonte: Istat, dati
trimestrali
destagionalizzati
-- femmine
6
Donne e mercato del lavoro
Tasso di occupazione femminile (età 15-64 anni: 3°Q 2012)
• Il tasso di occupazione femminile italiano è
uno dei più bassi in Europa e varia molto in
base alla scolarità, passando da meno del
40% per livelli primari sino a quasi l’80%
per le laureate.
80
64,7
60,2
67,9
58,8
60
58,4
50,6
47,5
40
20
0
Italia
Francia
Spagna
UK
Germania
UE 27
Euro 17
Tasso di disoccupazione femminile
• Un aumento del tasso di occupazione
femminile, tra l’altro, trasforma in attività di
mercato lavori familiari e riduce il rischio
di povertà. La chiusura del gap rispetto al
tasso maschile (attorno al 67%), innalzerebbe
il PIL del 13% (fonte: Confindustria).
L’obiettivo dell’agenda europea è di portarlo
al 75% entro il 2020.
30
2012 Q3
25,8
2008
Var.
25
20
15,2
15
10
11,7
10,6 10,9
10,6
8,7
7,8
11,7
8,6
8,6
7,1
7,4
5,2
5
3
2,8
2,3
5,5
3,1
1,9
• Il sistema fiscale italiano (detrazioni per
familiari a carico, assegni familiari, soglie
per ottenere servizi pubblici) penalizza il
secondo percettore di reddito in una
famiglia. Ma tassi di attività e occupazione
relativamente bassi dipendono anche da altri
fattori di carattere culturale e organizzativo.
0
-1,9
-5
Euro 17
UE 27
Germania
Donne e recessione - dicembre 2012
Spagna
Francia
Italia
UK
• Il tasso di disoccupazione delle donne
italiane è allineato alla media dell’Area
Euro.
Fonte: Eurostat
7
Donne e mercato del lavoro
Fascia di età giovanile (15-24 anni)
40
31,6
28,6
• Rispetto a quattro anni fa, nella fascia di
età 15-24 anni il tasso di attività flette, in
controtendenza rispetto al dato complessivo
(tutte le fasce di età). La diminuzione
interessa in misura significativa anche le
donne.
36,3
35,0
giu-08
set-12
25,8
25,0
23,4
20,4
20
• Il tasso di disoccupazione si porta su livelli
molto elevati, evidenziando come la crisi
recessiva colpisca duramente i giovani di
entrambi i sessi.
0
Tasso attività
-- femmine
Tasso disoccup
-- femmine
Fonte: Istat, dati trimestrali
Fascia di età giovanile (15-24 anni)
Tasso disoccupazione (3Q 2012)
Tasso occupazione (2Q 2012)
60
52,9
46
44,5
40
36,3
30,9
22,0
20
30,2
23,8
22,7
27,1
18,7
17,9
15,2
7,4
0
Italia
UE 27
Euro Area
17
Spagna
Donne e recessione - dicembre 2012
Francia
Germania
• L’Italia presenta un tasso di disoccupazione
femminile in età giovanile di molto superiore
alla media europea, a fronte di un tasso di
occupazione che, secondo Eurostat, si colloca
circa 15 punti percentuali sotto il valore medio
dell’Unione Europea, in linea con il divario nel
tasso di attività (23% ca. rispetto al 38%
europeo).
UK
Fonte: Eurostat
8
Donne e mercato del lavoro
• Le donne sono più presenti, come lavoratrici, nelle imprese di maggiori dimensioni, ma la relazione è
inversa per le dirigenti; probabilmente, anche in questo caso, fattore discriminante è la conciliazione dei tempi di
vita.
• Il divario retributivo tra donne e uomini è pari, sulla base di un’analisi Banca d’Italia relativa al periodo
1995-2008 al 6% in termini grezzi; corretto per le caratteristiche del lavoratore (istruzione, esperienza,…..) e del
lavoro (qualifica, orario.….) supera il 13% nel 2008. Tale divario, secondo l’Istat, è inferiore a quello di Usa e Uk
(25% circa) e dei paesi del Nord Europa (15% ca.), riflettendo la minore partecipazione, in Italia, al mercato del
lavoro delle donne meno istruite. Tra i possibili motivi del permanere del divario il fatto che una quota di
donne si autoesclude o è esclusa da lavori con più elevata produttività.
Il lavoro nelle imprese
Percentuale donne occupate e dirigenti per dimensione d'impresa Dirigenti
Percentuale donne occupate e dirigenti per dimensione d'impresa Occupati
0,45
39%
0,4
32%
0,35
30%
28%
0,3
34%
29%
0,25
0,2
13,6%
0,15
13,1%
9,7%
0,1
0,05
11,5%
11,7%
0
0
20-49
Donne e recessione - dicembre 2012
50-99
100-199
200-499
500-999
> 1000
Fonte: Banca d’Italia
9
Donne imprenditrici e in carriera
Donne al vertice per settore di attività – quota % nel 2010
18
15,1
14
8,5
10
8,5
9,7
9,9
12,1
7,8
5,9
6
6,2
6,3
6,4
2,9
2
-2
Fonte: Fondazione Belisario
Composizione imprese per sesso dell’imprenditore - 2011
Fonte: Cerved
Donne e recessione - dicembre 2012
• Tra i settori in cui le donne sono più presenti ai
vertici ci sono il Sistema Moda e il Farmaceutico;
sotto la media il settore della Finanza. Nelle
posizioni apicali delle banche la presenza
femminile è in crescita, dal 2% del 1995 al 7%
attuale. La loro presenza si concentra negli organi
di controllo ed è maggiore nei principali gruppi
creditizi e in quelli con partecipazione azionaria
degli investitori istituzionali; considerando il totale
dei bancari, le donne ne rappresentano quasi il 44%.
• Secondo l'Ufficio studi di Confartigianato, nel
2011 in Italia si contano 1,5 milioni imprenditrici
e lavoratrici autonome, che rappresentano il 16,4%
delle occupate, sopra la media dell’area Euro
(10,3%).
• Per composizione percentuale, le imprese
femminili prevalgono nel commercio, nei pubblici
esercizi e nei servizi alle imprese. La riduzione del
numero delle imprese è pari a quasi 30.000 unità tra
il settembre 2011 e il settembre scorso; di queste
solo 593 (meno del 2% del totale) sono gestite da
imprenditrici, a fronte di un totale di imprese “in
rosa” che rappresentano il 23,5% delle imprese
nazionali. Insomma, anche a livello imprenditoriale,
le donne mostrano una migliore capacità di tenuta
alla crisi.
10
Donne imprenditrici e in carriera
• Secondo Banca d’Italia, non emergono, però, differenze significative tra imprese femminili e maschili in
termini di redditività e produttività. Importante il ruolo della Legge 215/1992 a sostegno dell’imprenditoria
femminile: prevede bandi nazionali e regionali per finanziamenti a fondo perduto a piccole imprese femminili,
prevalentemente start-up e innovative, con priorità per quelle che attivano occupazione.
• Aumenta la quota di donne nei CdA delle società quotate e le tendenza dovrebbe proseguire, anche riflettendo
l’approvazione del regolamento attuativo della 120/2011 che porta al 33% la quota dei CdA di imprese pubbliche. Il
dato attuale si confronta con una media UE al 13,7%, con alcuni Paesi (Fin, Sve e Fra) sopra al 20%.
• La quota di donne nei consigli comunali è passata dal 6% del 1985 all’attuale 19% (fonte: Ministero Interni).
Secondo un paper Banca d’Italia (presentato in un convegno del marzo 2012), non vi è evidenza empirica che la
maggiore presenza di donne abbia avuto un impatto significativo sull’allocazione della spesa. Tra i possibili motivi
quello che le candidate sono scelte se avvicinano i loro programmi a quelli attesi e vicini all’agenda “storica”.
Donne nei CDA di società quotate (% nel 2011)
8
7,4
7
6,6
6,2
6
5,9
5,4
5
4,7
4,6
4,5
4
Fonte: Banca d’Italia
3
2004
2005
Donne e recessione - dicembre 2012
2006
2007
2008
2009
2010
2011
11
Le immigrate
Popolazione immigrate
Numero immigrate (migliaia)
Maschi/Femmine
Incid. % Immigrate/Residenti donne
2002
761,1
103,57
2,59
2011
2.369,1
92,90
7,59
Fonte: Istat, Min. Lavoro
Occupazione immigrate
Numero (migliaia)
--- lavoratr. Domestiche (%)
--- dipendenti industria e servizi (%)
Incidenza % su tot. occupate
Rapporti di lavoro attivati (milioni)
2009
786,9
2011
959,6
39,5
36,0
10,26
2,00
8,52
1,93
Fonte: Istat, Min. Lavoro
• Significativo l’aumento delle immigrate
sulla popolazione femminile residente e il
processo
di
femminilizzazione
della
popolazione straniera.
• Le immigrate sono più giovani del resto
della popolazione, hanno tasso di attività e di
fecondità superiore.
• Al netto delle immigrate, il numero delle
occupate diminuisce dello 0,7% tra il 2009
e il 2011. Tra le immigrate, circa il 44%
svolge un’attività non qualificata, mentre il
35% ne svolge una qualificata nel
commercio e nei servizi. I rapporti attivati
nel 2011 sono, per circa il 60% relativi a
lavoro presso famiglie e in pubblici esercizi.
Contributo crescita popolazione
dati in migliaia
Popolazione residente
--- Immigrate
--- Nati da donne straniere (*)
2004
57.888,2
978,2
33,8
2011
60.626,4
2.369,1
50,0
Delta valori
assoluti
2.738,2
1.390,9
307,8
• Tra il 2004 e il 2011 l’aumento della
popolazione residente (2,74 milioni) è
attribuibile per quasi i 2/3 alle donne
immigrate, sia direttamente sia attraverso i
figli da loro nati.
(*) Nella colonna Delta c'è il cumulato 2004-2011, stimato come 51% del totale nascite (maschi e femmine)
Donne e recessione - dicembre 2012
Fonte: Istat
12
Istruzione e scolarità
Laureate in età 15-64 anni - % su totale popolazione in età – anni 2002 e 2011
40
34,6
Fonte: Eurostat
30,6
28,5
30
24,8
23,8
21,5
20 17,1
17
22,6
22,8
15,3
14,6 14,1
• Dagli anni ‘50, il numero di iscrizioni
all’Università su 100 giovani, in età 19-25
anni è andato aumentando (cfr. graf. sotto),
con una breve pausa negli anni ‘80 (effetto del
baby boom dei ‘60). Dal 1989 si iscrivono
più donne che uomini, per i quali il tasso di
iscrizione si è stabilizzato dal 2004.
8,6
10
0
UE 27
Area Euro Germania
Spagna
Francia
Italia
Svezia
Tasso di iscrizione all’Università
Maschi
Femmine
60,0
• Le laureate in materie scientifiche e
tecnologiche (dati Eurostat 2009) erano il
9% della popolazione in età 20-29 anni,
poco meno della media UE (9,5%).
50,0
40,0
30,0
20,0
10,0
Donne e recessione - dicembre 2012
2008/…
2005/…
2002/…
1999/…
1996/…
1993/…
1990/…
1987/…
1984/…
1981/…
1978/…
1975/…
1972/…
1969/…
1966/…
1963/…
1960/…
1957/…
1954/…
Fonte: Istat
1951/…
0,0
• Il rapporto tra donne e uomini laureati è in
linea con la media europea (circa 145 uomini
ogni 100 donne), ma la quota di laureate in
età adulta (14,6% nel 2011) è pari alla metà
della media OCSE e inferiore di 10 punti
percentuali alla media UE.
• In base ad indagini campionarie riportate da
Banca d’Italia, nei Paesi avanzati le donne
hanno un livello di educazione finanziaria di
base inferiore a quello degli uomini; il divario
non è spiegato dall’età e dal grado di
istruzione generale.
13
Istruzione e scolarità
Percentuale di completamento positivo dell’università - 2011
60
• La percentuale di completamento positivo
dell’Università è, in Italia, tra le più basse
nell’ambito dei paesi censiti da Eurostat.
50
50
42
40
44
40
33,7
26
30
20
10
0
UE 27
Area Euro
Germania
Spagna
Francia
Italia
Tempo ricerca lavoro per laureati/e
• Gli anni medi di istruzione sono, per le
donne, uguali a quelli dei maschi (quasi
11), mentre 30 anni fa la differenza era
significativa (5y vs. 6y) e, soprattutto, il
periodo di istruzione durava, per le donne,
meno della metà del tempo attualmente
dedicato a tale attività.
Fonte: Eurostat
60
45
42
44
40
• Trovare lavoro rapidamente dopo la
laurea è ancora più facile per gli uomini
che per le donne (fonte: Rapporto
AlmaLaurea 2012), ma, nell’arco temporale
di un triennio, il divario è quasi annullato.
33,7
30
15
0
Donne 1 anno dopo Uomini 1 anno dopo
Donne e recessione - dicembre 2012
Donne 3 anni dopo
Uomini 3 anni dopo
14
Contatti
Responsabile Area Pianificazione Strategica & Investor Relations
Alessandro Santoni, PhD
Email: [email protected]
Tel:+39 0577-293753
Autori Pubblicazione
Marcello Lucci
Servizio Pianificazione Strategica, Research & BD
Email: [email protected]
Tel: +39 0577-296668
15
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Donne e mercato del lavoro - Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A.