Sguardi sulla condizione anziana
novarese.
Bisogni, attori, aspetti interculturali.
Verso una Casa Comune.
AZIONE 2
Analisi comparata dei bisogni
e dei sistemi, costruzione di un
repertorio di buone pratiche e
Workshop di scambio e
confronto
All’interno dell’attività di
ANALISI E RICERCA
Sono state realizzate
INTERVISTE A TESTIMONI PRIVILEGIATI
responsabili di organizzazioni/servizi
che sul territorio si occupano di
domiciliarità
L’attività è stata svolta tra l’autunno 2013 e la
primavera del 2014, attraverso interviste a
testimoni privilegiati, in genere responsabili
o con funzioni di coordinamento
ANALISI E
RICERCA
INTERVISTE
A TESTIMONI
PRIVILEGIATI
Obiettivo era quello di chiarire la presenza e
le attività dei soggetti che promuovono la
“domiciliarità” sul territorio novarese
Ma anche di instaurare, attraverso la
presentazione del progetto e di quello che si
propone rapporti finalizzati a sviluppare la
collaborazione necessaria alla creazione
di una rete territoriale
• Problemi e bisogni a cui fa fronte il
servizio/organizzazione
• Struttura organizzativa del servizio (accesso,
argomenti
affrontati
erano
organizzati
all’interno di
nuclei
tematici
caratteristiche del personale, formazione).
• Rapporti con altre strutture e organizzazioni
che operano a favore della domiciliarità.
• Relazioni interpersonali, sia all’interno del
servizio che in riferimento all’anziano e ai suoi
famigliari
• Analisi sulle criticità e sui punti di forza, ma
anche sul futuro e su possibili evoluzioni.
Sono stati
intervistati i
responsabili
dei seguenti
servizi/progetti
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
S.A.D. del Comune di Novara.
Cooperativa Sociale Nuova Assistenza
Servizio ADI – ASL NO
Centro diurno Integrato De Pagave
Cooperativa sociale Prontassistenza
Sportello famiglia Cisl
Centri Ascolto Caritas Diocesi Novara
ATS progetto “Reti di Cura”
Coop Vedogiovane - progetto “Care Family Care
Comunità di Sant’Egidio – Progetto Viva gli Anziani
Centro di Servizio per il Volontariato di Novara e le
associazioni:
ANTEAS, Vivi la Vita, AUSER, Gruppi Vincenziani,
AMA, Centro di ascolto Parrocchie Unite, Centro
incontro anziani Pernate, Associazione Casa di Giorno
Vogliamo qui
segnalare solo
alcune evidenze
emerse dalle
interviste
per una lettura più approfondita dell’analisi effettuata
si rimanda al report
«Analisi qualitativa»
che sarà pubblicato sul sito del progetto
www.casacomunenovara.it
welfare
alternativo
welfare di
secondo
livello
Da questa fase della ricerca è emerso che il
settore dell’assistenza domiciliare è uno dei
campi dove un welfare alternativo trova la
sua applicazione più evidente
Accanto al welfare pubblico, che dispone di
risorse limitate e che può oggi fornire solo
risposte parziali è venuto a crearsi nel tempo
un welfare di secondo livello che ha attivato
risorse addizionali e che spazia da quello
“invisibile” messo in atto dalle famiglie a quello
fornito dal privato sociale e dalle associazioni
di volontariato.
Esperienze
positive
Il territorio della città di Novara è ricco di
esperienze positive (pubbliche e private) nel
settore della promozione alla domiciliarità.
Ma l’insieme dei soggetti intervistati opera in
modo indipendente e poco coordinato
La famiglia è l’elemento centrale su cui si
basa il sistema di cura degli anziani a domicilio.
Centralità
della
famiglia
Ma la famiglia è sola quando si tratta di
affrontare
l’emergenza
determinata
dall’insorgere della non autosufficienza di un
congiunto
Risulta evidente la difficoltà del servizio
pubblico a far fronte ai bisogni della totalità
degli anziani non autosufficienti e delle loro
famiglie.
Ruolo
Servizio
pubblico
Infatti a fronte di un numero stimato a circa
3000* ultra sessantacinquenni con almeno un
deficit in una delle funzioni della vita quotidiana
quelli assistiti dal SAD non raggiungono i 250.
Il servizio pubblico di assistenza domiciliare
deve ripensare il suo ruolo.
*
Elaborazione
sul
dato
del
18,5%
>65
2013“Condizioni!di!salute!e!ricorso!ai!servizi sanitari”
Indagine
ISTAT
Multiscopo
Il SAD comunque è un tassello essenziale che
dovrà nel futuro riposizionarsi all’interno di un
sistema integrato di servizi.
Ruolo
Servizio
pubblico
Sarà necessario che pubblico, privato sociale,
volontariato e famiglie degli anziani cooperino
sulla base di un progetto comune
nel quale gli operatori del SAD dovranno
svolgere un ruolo «nuovo» come facilitatori di
reti di prossimità, antenne che possano captare
i nuovi bisogni, trainer e tutor relativamente al
ruolo dell’assistente famigliare..
e al suo interno…
Da tutte le
interviste
emerge la
funzione
indispensabile
del lavoro
privato di cura
1. il ruolo e il contributo
delle donne straniere
nel lavoro di assistenza
agli anziani novaresi
2. la dimensione numerica
del fenomeno
La rilevanza del fenomeno si è resa evidente:
• da una nostra elaborazione sui dati relativi alla
popolazione nel Comune di Novara, per quanto
riguarda le professioni denunciate dai residenti
• dalla lettura dei dati forniti dal Centro di Ascolto
Caritas, che si occupa di raccogliere le disponibilità di
coloro che sono interessati a svolgere il lavoro di AF
incrociandolo con le richieste delle famiglie
• dai dati dello Sportello Famiglia CISL che si occupa
della stipula dei contratti per conto di famiglie e
assistenti.
Al momento della elaborazione dei dati
2039
828
(primavera 2013)
persone denunciavano all’anagrafe
professioni di cura alla persona o di
aiuto famigliare e domestico
si dichiaravano «badanti»:
95% donne
UNA
PROFESSIONE
CON CARATTERISTICHE
PRECISE:
98% stranieri
Le «badanti» provengono da 36 paesi
diversi
ALTRI
29 paesi
82
MAROCCO
32
UCRAINA
475
MOLDAVIA
24
ROMANIA
64
PERU’
98
EQUADOR
16
ALBANIA
18
Quella di badante è la professione prevalente delle
persone provenienti dall’Ucraina
56% degli attivi residenti
83% se si considerano le altre professioni di aiuto
famigliare/domestico
Donne
467 su 475
Età media
53 anni
decidono di emigrare quando i carichi familiari si sono
attenuati intraprendendo un percorso di migrazione che le
vede protagoniste di un progetto di breve periodo a
sostegno della famiglia
Sportello Famiglia CISL
nel 2013 sono
state aperte 838
posizioni riferite
a contratti di
lavoro tra
famiglie e
assistenti
famigliari
si tratta e di
donne con un età
media di circa 50
anni,
per oltre il 60 per
cento di origine
ucraina
Seguono
rumene,
peruviane e
marocchine.
E’ presente
anche una
piccola fascia
di donne
italiane che si
aggira sul 5
per cento.
Centro di ascolto Caritas Diocesana
Rappresenta uno dei
punti di riferimento
dove le famiglie che
scelgono di mantenere
il proprio congiunto
non più autosufficiente
presso il proprio
domicilio possono
trovare aiuto e
consiglio nella scelta
di un’ assistente
famigliare
La banca dati dello
sportello badanti
Caritas
rappresenta uno
spaccato
interessante sulla
composizione e
provenienza delle
donne che si
candidano a un
lavoro di
assistenza
domiciliare
1517
le candidature
inserite in
banca dati
Le nazionalità più presenti sono quelle est europee:
385 in totale di cui 232 ucraine,107 rumene e 21 moldave
E’ in riferimento a queste nazionalità che è possibile realizzare con successo
l’opera di intermediazione. Infatti si tratta di donne di età media elevata, libere
da vincoli famigliari, disposte alla co-residenzialità e all’assistenza continuativa
Seguono le provenienze dall’Africa
265 donne nord africane e 244 sub sahariane (metà nigeriane)
presentano una condizione famigliare che nei fatti limita la quantità di tempo
che può essere dedicata al lavoro e la cui offerta risulta difficilmente
compatibile con la richiesta
Sono 218 le donne sud americane, per la maggior parte peruviane
Per le quali vige uno stereotipo inverso rispetto a quello che colpisce le donne
di colore e che le vede affidabili e molto disponibili, dunque “portate” per
questo tipo di lavoro
3000
anziani
ca
N
200 ca
SAD
150 ca
Agenzie
private
non autosufficienti
80/100
Assistenti
famigliari
irregolari
800/1000
Assistenti famigliari
regolari residenti
40/50
Assistenti
famigliari
regolari non
residenti
Cosa emerge dalla fase di ricerca:
informazioni
Di fronte alla solitudine di fronte all’emergenza
le famiglie chiedono un punto di riferimento
che fornisca informazioni:
PRECISE, CERTE, ACCESSIBILI, CHIARE
rispetto alle opportunità offerte dalla rete territoriale dei
servizi pubblici, privati, del privato sociale a sostegno
della decisione di mantenere al domicilio il proprio
congiunto
rapidità
risposte
Le famiglie desiderano
RAPIDITA' DI RISPOSTA
La perdita di autosufficienza è comunque sempre
un'emergenza, anche quando sia il risultato di un declino
lento.
Cosa emerge dalla fase di ricerca:
Le famiglie e gli anziani desiderano
FLESSIBILITA' NELLE RISPOSTE.
Flessibilità
risposte
E’ necessario che un CASE MANAGER
analizzi la situazione dell’anziano e alla
pluralità di bisogni corrisponda una pluralità di
soluzioni flessibili e personalizzate
(mix di servizi pubblico/privato/volontariato, ipotesi di
condivisione di assistenti famigliari, domiciliarità
protetta, ipotesi di soluzioni residenziali intermedie tra
domicilio e struttura etc)
Cosa emerge dalla fase di ricerca:
Gli attori del sistema curante necessitano
COORDINAMENTO E LAVORO DI RETE.
coordinamento
monitoraggio
di
La flessibilità nelle risposte e il mix di servizi richiedono
un ruolo di coordinamento tra le organizzazioni.
Ciascuna deve operare in sintonia con tutti gli altri
membri della rete, per evitare frammentazione,
dispersione delle energie, sovrapposizioni.
Gli attori del sistema curante chiedono il
MONITORAGGIO COSTANTE delle AREE DI
VULNERABILITA'
esistono aree grigie della popolazione anziana del tutto
sconosciute ai servizi e agli operatori nelle quali le
situazioni precarie deflagrano all'improvviso in maniera
drammatica (evidenziati dalla ricerca come privi della
rete protettiva costituita dalla famiglia).
Cosa emerge dalla fase di ricerca:
Il sistema del lavoro privato di cura a domicilio
chiede
non
solo
matching,
ma
ACCOMPAGNAMENTO E MONITORAGGIO IN
ITINERE DEL RAPPORTO DI LAVORO delle
assistenti famigliari.
accompagnamento
Il lavoro di cura implica essenzialmente un
INCONTRO TRA DUE FRAGILITA' che rendono il
rapporto di lavoro vulnerabile rispetto all’emersione
di svariate criticità.
Per questo è fondamentale la presenza costante di
un soggetto terzo capace di monitorare il rapporto
sia dal punto di vista tecnico che da quello delle
dinamiche relazionali.
Cosa emerge ancora dalle interviste:
• Gli attori del sistema curante chiedono INVESTIMENTI
NELLA
FORMAZIONE
DELLE
ASSISTENTI
FAMIGLIARI, DEGLI OPERATORI PROFESSIONALI e
degli ALTRI SOGGETTI che intervengono nel lavoro di
cura
formazione
• Dal lato delle famiglie è auspicabile avere garanzie
circa le competenze tecniche in possesso delle
operatrici (soprattutto in presenza di patologie multiple e
complesse).
• Dal lato delle assistenti famigliari, percorsi formativi
flessibili e il riconoscimento formale dell'esperienza
acquisita sul campo attraverso titoli spendibili sul
mercato del lavoro.
• Gli operatori OSS devono approfondire le competenze
legate alla domiciliarità e agli strumenti di monitoraggio.
.
A questo punto si rivela indispensabile l’elaborazione di un modello
di governance attraverso cui tutti i soggetti coinvolti, siano essi
pubblici o privati, possano operare attraverso un coordinamento e
con pari dignità per fornire agli anziani e alle loro famiglie servizi
tarati sulle reali necessità individuali
INTRODURRE UN NUOVO PARADIGMA
PROTEZIONE
SOCIALE
PROMOZIONE
SOCIALE
PROTEZIONE
SOCIALE
GOVERNANCE “MONO
LIVELLO”
PROMOZIONE
SOCIALE
GOVERNANCE “MULTI-STAKEHOLDER”
Ente pubblico EROGATORE di
servizi/prestazioni finanziati da
sole RISORSE PUBBLICHE
Ente pubblico REGISTA E COORDINATORE degli
attori sociali, in grado di garantire INTERVENTI
INNOVATIVI finanziati da RISORSE NON PUBBLICHE
Logica di pianificazione basata
sull'offerta disponibile sul territorio
Logica di pianificazione locale basata sulla
rilettura del bisogno e delle risorse a
disposizione sul territorio
CATEGORIE DI VULNERABILITA'
effettivamente RAGGIUNTE:
residuali rispetto alla necessità
In grado di raggiungere AMPIE FASCE DI
VULNERABILITA' (comprese quelle di
nuova definizione)
ATTORI SOCIALI:
”tappabuchi” di fronte alle
difficoltà del pubblico,
Soggetti integrativi rispetto al pubblico, coprotagonisti della progettazione, aventi pari
dignità
IL CAMBIAMENTO POTRA’ PORTARE ALLA CREAZIONE DI
una RETE a forte ancoraggio TERRITORIALE,
coordinata
dall' ENTE PUBBLICO
in grado di produrre INNOVAZIONE SOCIALE
(vale a dire prodotti, servizi e modelli più rispondenti ai
bisogni sociali per come essi si stanno modificando per effetto
della crisi e delle dinamiche socio-demografiche)
all'interno della quale si realizzino NUOVE
FORME.erse
DIprioritarie:
PARTNERSHIP tra PUBBLICO,
PRIVATO, PRIVATO SOCIALE grazie alle quali
tutti i soggetti coinvolti possano ricavare
VANTAGGI RECIPROCI
ESITO
DELL'ATTIVITA' 2:
Richiesta di un
MODELLO
INNOVATIVO
IN BASE AL PROGETTO
ORIGINARIO
Il compito di creare il modello e
progettare i percorsi di formazione
era tutto interno alla partnership in
quanto in capo al
TEAM DI PROGETTO
ATTIVITA' 3
MODELLIZZAZIONE
.erse prioritarie:
FORMAZIONE
DEGLI ATTORI
A seguito della riflessione condotta
in questi mesi a livello
transfrontaliero e all’allargamento
della partnership ad organizzazioni
che stanno attivando progetti
innovativi (Comunità di Sant’Egidio,
Vedogiovane) a Caritas e ASL sono
emerse alcune necessità ritenute
prioritarie:
1.L’utilità di un approccio alla modellizzazione ispirato alla
CO-PROGETTAZIONE e alla Progettazione PARTECIPATA
2. La comune priorità di promuovere la capacità di LAVORARE IN
RETE di tutti i soggetti
3. La necessità di RIPENSARE IN CHIAVE DI SISTEMA figure e
ruoli professionali
SULLA BASE DI QUANTO DETTO L'AZIONE 3 SI CONCRETIZZERA' NELLA:
COSTRUZIONE PARTECIPATA
da parte degli attori del sistema di un
MODELLO DI GOVERNANCE INTEGRATO
della cura a domicilio
Al percorso di co-progettazione partecipano oltre alla partnership di progetto
(Comune, Nuova Assistenza, Filos, CSV, Opera Prima)
anche altri soggetti impegnati sul fronte della domiciliarità
(Caritas, Comunità di S.Egidio, Coop.Vedogiovane, ASL)
L’esito dei lavori sarà presentato agli stakeholder a livello
territoriale per una consultazione che avrà come esito la
VALIDAZIONE DEL MODELLO
Parallelamente un secondo gruppo di lavoro sarà impegnato
nella
DEFINIZIONE del profilo professionale
dell’ ASSISTENTE FAMIGLIARE
IMPLEMENTAZIONE del profilo professionale
dell’OPERATORE SOCIO SANITARIO
Al fine di adeguare le competenze di queste figure fondamentali
al nuovo modello di cura al domicilio
Al percorso di co-progettazione parteciperanno
la partnership di progetto e altri soggetti impegnati sul fronte della
domiciliarità con i rappresentanti degli
Assessorati alla Formazione Professionale e alle Politiche
Sociali della Regione Piemonte
che con gli altri stakeholder procederanno alla validazione dei profili
elaborati
La DEFINIZIONE DEL MODELLO
SARA’ SEGUITA dalla
PROGETTAZIONE ED
EROGAZIONE di
interventi FORMATIVI
rivolti a tutti i soggetti del sistema di cura a domicilio :
• responsabili e operatori dei servizi sociali e del privato sociale
• assistenti famigliari
• caregiver e caremanager
• rete del volontariato
con l’obiettivo di condivisione e sperimentazione del modello
Per sostenere il percorso di
coprogettazione sono
previste
GIORNATE SEMINARIALI
TRANSFRONTALIERE
con l’obiettivo
DI FORNIRE SPUNTI DI RIFLESSIONE E
STRUMENTI CONCETTUALI DI LAVORO AI
GRUPPI DI CO-PROGETTAZIONE CHE
OPERERANNO SUI DUE LATI DELLA
FRONTIERA
I percorsi di co-progettazione
sono governati a livello
transfrontaliero da
un tavolo congiunto di
scambio e progettazione
con il compito di individuare macro-linee e di
garantire una sede di meta-riflessione sugli
sviluppi delle progettazioni locali
e di preparare la fase di disseminazione e la
Conferenza finale di progetto.
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Relazione Moroni