GIOVANNI
BOCCACCIO
Chiara V, Greta, Lorenzo e
Ovidio.
Decameron
LA VITA DI GIOVANNI BOCCACCIO
Figlio di un mercante fiorentino e di una
nobildonna, Giovani Boccaccio nacque nel
1313 non si sa se a Certaldo o a Firenze.
Ancora molto giovane, venne inviato dal
padre a Napoli per fare pratica nel
campo mercantile e nell’arte del cambio.
Furono anni molto spensierati per il futuro
scrittore, che venne introdotto alla corte
angioina, elegante, vivace, dove ebbe
modo di conoscere e frequentare nobili e
borghesi, ma anche gente del popolo, che
ispirano i personaggi delle sue novelle. La
pratica della “mercatura” lo interessava
poco. Durante il soggiorno napoletano
Boccaccio approfondì invece il suo
interesse per la letteratura tra il 1346 e il
1347 visse a Ravenna e a Forlì.
Ritornato a Firenze, fu testimone, nel 1348, del
terribile flagello provocato della peste, che in quel
tempo sconvolse l’Europa e di cui si trovo eco nel
Decameron, il suo capolavoro, composto tra il 1349
e il 1351. Stimato dai suoi concittadini per la merita
fama di un uomo di cultura, Boccaccio ricoprì
importanti incarichi pubblici, tra cui quello di
ambasciatore fiorentino presso diverse corti italiane.
Tuttavia, con il passare degli anni, si appartò
sempre più dalla vita pubblica, per dedicarsi in
maniera esclusiva alla sua attività di poeta e
scrittore. Molto sensibile anche ai problemi di
carattere spirituale, Boccaccio finì per ritirarsi nella
casa paterna a Certaldo, in Valdese, dove si dedicò,
in solitudine, alla riflessione.
GIOVANNI BOCCACCIO.
DANTE PETRARCA E BOCCACCIO
DIFFERENZA DANTE BOCCACCIO E PETRARCA
Dante, Petrarca e Boccaccio rappresentano la
triade con cui viene semplificata la poesia del
1300. Ora faremo un confronto tra questi tre
grandi autori per capirne le somiglianze e le
differenze. Dante Alighieri è lo scrittore della
"Divina Commedia", quest'opera ha in se una
grandezza inaudita, poiché è un'opera storica,
teologica, politica, civile, allegorica, realistica e
può essere considerata sia un poema che un
romanzo. Dante è un uomo del Medioevo, in
cui Dio è fondamentale, l'uomo vive in
relazione ad esso, lo teme se è necessario, lo
venera, segue i suoi insegnamenti e non vive
nell'eccesso. Dante è il poeta dell'amore
idealizzato e puro.
Boccaccio, invece, ha un pensiero del tutto opposto, in
cui l'uomo vuole realizzare se stesso nell'ambito
terreno, circondandosi di ricchezze e impostando un
rapporto con Dio basato su una relazione che non sia
fatta di inutili paure. Oltre all'aspetto puramente
religioso, Boccaccio è il poeta del piacere, dell'amore
fisico, amante dei beni materiali. Tra le opere più
importanti si fa spazio “Il Decamerone". Francesco
Petrarca, anch'egli guelfo, non limitò le sue conoscenze
all'Italia perché studiò in Francia: la sua cultura,
dunque, fu più aperta ed europea. La sua visione storica
è più provvidenziale che teologica. Anche egli, come
Dante, dedicò delle opere ad una donna. Se Dante
impersonificò la teologia, la conoscenza e la fede in
Beatrice, Petrarca scrisse Il Canzoniere per Laura.
Un'opera molto affascinante di Petrarca è il Secretum,
in cui egli dialoga con Sant'Agostino, parlandogli delle
sue angosce.
DANTE PETRARCA E BOCCACCIO
PENSIER0 DI GIOVANNI BOCCACCIO
PENSIER0 DI BOCCACCIO
LA COMMEDIA UMANA:
Tra le qualità umane Boccaccio apprezza in particolare L’intelligenza e
l’intraprendenza, a patto che appartengano a un animo cortese e gentile, in
mancanza del quale esse si trasformano facilmente in grettezza e
meschinità, che avviliscono l’uomo anziché migliorarlo. Boccaccio cerca
quindi di rappresentare l’uomo nella sua complessità, mostrandone le virtù
e le debolezze, i pregi e i difetti. Per questo motivo il Decameron, un
esempio tra le sue opere, è stato definito come la “commedia umana”, in
contrapposizione alla commedia divina di Dante; mentre quest’ultima,
infatti, esprimeva il tentativo di raggiungere Dio e la beatitudine celeste, il
Decameron non si occupa di questioni spirituali e religiosi ma di sentimenti
e desideri umani.
LA LINGUA E LO STILE:
Così come sono vari gli argomenti, allo stesso modo, variano le scelte
stilistiche e linguistiche di Boccaccio. Egli infatti, nel tentativo di riprodurre le
vicende umane come appaiono nella realtà, adatta il proprio stile
all’argomento e al personaggio: se l’argomento è comico, oppure i
personaggi appartengono a ceti sociali umili, allora utilizza un linguaggio
popolaresco, colorito, vivace; se invece l’argomento è drammatico, oppure i
personaggi sono nobili, anche il linguaggio diventa più ricercato, solenne,
raffinato. In genere, tuttavia, la sintassi è elaborata, con periodi ampi e ricchi
di subordinate ispirati ai classici latini.
IL PENSIER0 DI GIOVANNI BOCCACCIO
IL DECAMERON
IL DECAMERON
Il Decamerone o Decameron è una raccolta di cento
novelle scritta da Giovanni Boccaccio probabilmente
tra il 1349 e il 1351 o il 1353. È considerata una
delle opere più importanti della letteratura del
Trecento.
Il libro narra di un gruppo di giovani, sette donne e
tre uomini, che per quattordici giorni si trattengono
in una villa fuori da Firenze per sfuggire alla peste
nera che in quel periodo intempestava nella città, e
che a turno si raccontano delle novelle che hanno
modo di raccontarsi per dieci giorni.
IL TITOLO
Decameron deriva dal greco e letteralmente significa
"dieci giorni". L'intenzione di Boccaccio è costruire
un'analogia tra la propria opera e quella di
Sant'Ambrogio: come il santo narra la creazione del
mondo e dell'umanità, allo stesso modo il Decameron
narra la ricreazione del genere umano, che avviene per
mezzo dei dieci protagonisti e del loro novellare.
CONTESTO STORICO E STRUTTURA
La narrazione è calata nel contesto
storico e sociale della Firenze del XIV
secolo. Nelle novelle del Decameron
troviamo quindi, accanto a sovrani e
signori, anche il gruppo di coloro che
popolano la società urbana.
All'interno del Decameron, Boccaccio
immagina come, durante il periodo in
cui la peste devasta Firenze (1348), una
brigata di sette ragazze e tre ragazzi,
tutti di elevata condizione sociale,
decidano di cercare una possibilità di
fuga dal contagio spostandosi in
campagna. Qui questi dieci giovani
trascorrono il tempo secondo precise
regole, tra canti, balli e giochi. Notevole
importanza, come vedremo dopo,
assumono anche le preghiere.
IL PROEMIO
Il libro si apre con un proemio che delinea i motivi della stesura dell'opera.
Boccaccio afferma che il libro è dedicato a coloro che sono afflitti da pene
d'amore, allo scopo di dilettarli con piacevoli racconti e dare loro utili consigli.
Dunque la novella, essendo caratterizzata da uno stile semplice, breve e
immediato, tende ad interfacciarsi con il nuovo ceto sociale, di cui Boccaccio è
espressione.
Il Decameron offre un modello di lingua che non subirà sostanziali
modificazioni nei secoli. Boccaccio usa il volgare e le sue novelle sono
caratterizzate da una prosa vivace, ricca di vocali, molto vicina alla lingua che
si parlava a Firenze nel Trecento.
La novella è una narrazione in prosa breve e semplice più lunga di un
racconto, nella quale c'è un'unica vicenda semplice e in sé conclusa, colta nei
suoi momenti essenziali, i cui personaggi si possono facilmente ritrovare nella
vita quotidiana.
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Giovanni boccaccio