Il petrolio, anche detto “Oro Nero” è un liquido infiammabile, denso e di colore molto scuro, lo possiamo trovare in alcuni
punti situati negli strati superiori della crosta terrestre; esso è formato da una mistura di “Idrocarburi” (costituiti da Carbonio
e Idrogeno) più “Metalli Pesanti”. Deriva dalla materia organica rimasta sepolta, infatti molto spesso si può trovare sotto i
fondali oceanici, anche per la decomposizione di alghe e organismi marini, che si sono depositati appunto sui fondali e che
si decompongono nel tempo. Il petrolio deriva anche da depositi di Carbonio e Idrogeno esposti ad elevate pressioni e ad
elevato calore; Sia la parte oleosa (Petrolio), che la parte gassosa (Gas Naturali), tendono a migrare attraverso le rocce
porose, finchè non incontrano strati impermeabili del terreno, dove tendono a raccogliersi. Dopo l’estrazione dal sottosuolo,
quello che chiamiamo “Petrolio Greggio”, viene inviato alle raffinerie, dove viene “lavorato” in modo da estrarre i suoi vari
derivati.
Più specificatamente, nel petrolio sono presenti, anche se in piccola percentuale
che difficilmente supera il 7%, quantità di “Composti Solforati”, cioè formati da
Zolfo (“Solfuri e Disolfuri”), “Composti Azotati”, cioè formati da Azoto (“Chinoline
e Piridine”) e “Composti Ossigenati”, cioè formati da ossigeno (“Acidi Grassi, Acidi
Naftenici e Fenoli”), possiamo rilevare anche dei “Metalli” come “Nichel, Vonadio,
Cobalto, Cromo, Cadmio, Piombo e Mercurio”. Il Petrolio accompagna la storia
dell’umanità da secoli. Gli antichi conoscevano e utilizzavano i giacimenti
superficiali di petrolio per alimentare lampade e per produrre medicinali.
Dall’inizio del ‘900 è diventata una delle materie prime più importanti, infatti ad
oggi, circa il 90% del fabbisogno energetico è soddisfatto da quest’olio. Ce da
precisare che esso, da un lato è un bene per i motivi sopra citati, ma dall’altro,
dobbiamo dire che è nocivo e molto inquinante se disperso nell’ecosistema,
soprattutto in quello marino, infatti essendo molto denso, si deposita sulla
superficie delle acque, togliendo luce e ostacolando lo scambio di ossigeno tra
l’atmosfera e l’ambiente marino, di conseguenza comincia a morire tutta la vita
sottomarina.
Abbiamo vari metodi di trasporto, tra i quali ricordiamo: Oleodotti (tubi larghi circa 10 metri e collocati sottoterra o sul
fondale marino, essi sono intervallati da apposite stazioni di pompaggio che forniscono al greggio la giusta pressione per
continuare il suo cammino lungo i tubi), Auto e Carri Cisterna (trasporto via terra) e Navi Cisterna (trasporto via mare).
Costituisce anche un problema per gli uccelli che si nutrono di pesce; gli uccelli cercando il loro cibo toccano la superficie
delle acque e se è presente petrolio, possono inghiottirne e/o inalarne piccole quantità, o addirittura impregnandosi
completamente non riuscendo più a volare. Purtroppo, anche se si fa attenzione all’ecosistema, cercando di non inquinare,
attenendosi alle norme di sicurezza, esistono anche altri problemi, legati all’Estrazione. Essa è molto costosa e poiché è
preceduta dal “Dragaggio”, danneggia il fondo marino e le alghe. Purtroppo in passato ci sono già stati incidenti che hanno
riversato in mare grandi quantità di petrolio, che hanno provocato gravi danni alle coste, alla flora e a tutto quello che si
trova in mare; Oggi nel 2011, nonostante le severe norme di sicurezza, questi incidenti avvengono ancora, e i danni sono
molto gravi. Infine la combustione in tutto il mondo di grandi quantità di esso, (centrali elettriche, mezzi di trasporto, ecc.)
risulta essere tra i principali responsabili dell’incremento del tasso di Anidride Carbonica (CO2), e di altri gas che
nell’atmosfera, aumentano l’Effetto Serra.
Per ottenere i prodotti finiti dal petrolio, è necessario separare la miscela di
idrocarburi contenuta nel greggio. Il processo di separazione è denominato
”Distillazione Frazionata” (Topping), o più comunemente Raffinazione, essa si svolge
in un complesso di impianti, che nell’insieme formano le Raffinerie. La distillazione è
una tecnica di separazione che sfrutta la differenza dei punti di ebollizione delle
diverse sostanze presenti in una miscela, si usa sia per separare miscele complesse, sia
per purificare sostanze. Il petrolio greggio viene introdotto in un forno e portato alla
temperatura di circa 400°C, cambiando il suo stato fisico da liquido in vapore. Questi
vapori vengono iniettati nella “Colonna di Frazionamento o Torre di Raffinazione”,
che non è altro che un camino soprastante una fornace, al cui interno sono posti ad
altezze differenti dei piatti forati; la fornace è la parte più calda (400 °C) e più bassa
della torre. Man mano che si sale, la temperatura nella colonna diminuisce sempre di
più, questo permette di distillare il petrolio separandolo nelle sue varie componenti. I
gas attraversano una serie di piatti forati e salendo verso l’alto cominciano a
raffreddarsi. Alle diverse temperature, essi si condensano ritornando allo stato
liquido; ritornando liquidi si depositano sui piatti, dando luogo alle diverse frazioni di
idrocarburi.
Nel punto più basso della colonna, a 400 °C. si condensano: Oli Combustibili, Lubrificanti (si usano in qualsiasi tipi
di motore o ingranaggio per diminuire l'attrito fra le superfici di strisciamento), Paraffine (usata per candele,
isolanti elettrici, lubrificanti e per unguenti in farmacia), Cere e Bitumi (idrocarburi in forma solida o semi solida,
hanno un colore molto scuro, vengono usati nella produzione di Asfalti, usati come copertura del manto stradale
oppure come materiale impermeabilizzante per gli edifici.
Tra i 350° e i 250°C, si condensano i Gasoli, detti anche “Nafte Leggere”; si usano come combustibile per motori
Diesel e per il riscaldamento domestico;
Tra i 250° e i 160°C, condensa il Kerosene, un combustibile oleoso usato come propellente per aerei a reazione e impianti
di riscaldamento, storicamente il Kerosene erano utilizzati come combustibile per lanterne, ad oggi trova impiego anche nei
fornelli portatili usati nei camping o nei paesi in via di sviluppo.
Tra i 160° e i 70°C condensa la Nafta, una sostanza liquida usata come combustibile e come materia prima per
produrre materie plastiche, farmaci, pesticidi, fertilizzanti ecc.
Le Benzine condensano tra i 70° e i 20°C, sono miscele di idrocarburi leggeri, liquide a temperatura ambiente ma
molto volatili, usate principalmente come carburante per automobili (motori a combustione interna) ed aerei;
A 20°C rimangono gassosi: Metano, Etano. Propano e Butano, in particolare Butano e Propano formano quello che
chiamiamo GPL (Gas di Petrolio Liquefatto); essi assumono stato gassoso a pressione atmosferica e siccome devono
essere trasportati vengono liquefatti sotto modesta pressione. Infine vengono utilizzati per uso domestico
(fornelli, stufe ecc), autotrazione e usi industriali.
Il Residuo, è un liquido nerastro ad elevato numero di atomi di carbonio, quindi è molto viscoso, denso e ad alto
tenore di zolfo. Esso viene distillato “sotto Vuoto” in torri a bassa pressione e a temperature inferiori a quelle
precedenti, in questo modo nascono nuovi Keroseni, Gasoli, Oli Lubrificanti e Bitumi.
Nelle raffinerie, oltre alla distillazione frazionata, si svolgono altri processi per ricavare ulteriori quantità di
prodotti pregiati o per migliorare la qualità dei prodotti e adeguarli alle richieste del mercato. Ad esempio abbiamo
“Impianti di Cracking”, con il quale è possibile spezzare le catene idrocarburiche più lunghe, in modo da
trasformare prodotti meno pregiati in Benzine e Gasoli. Abbiamo poi il “Reforming Catalitico”, è una tecnica che
serve ad aumentare il numero di “Ottani” nelle Benzine, infine ricordiamo la “Desolforazione” con il quale si riduce
il contenuto di Zolfo nei Gasoli. Abbiamo varie tecniche perché i prodotti ottenuti dalla prima distillazione non
posso essere immediatamente utilizzati, poiché presentano delle impurità che devono essere eliminate.
- Torrey Canyon (Isole Scille, Regno Unito, 1967)
La Torrey Canyon era la prima petroliera liberiana capace di trasportare più di 120.000 tonnellate di
petrolio. Essa si arenò al largo della Cornovaglia, nel canale della Manica, il 19 Dicembre 1967,
causando il primo rilevante disastro ambientale dovuto allo sversamento di grandi quantità di
petrolio e successiva contaminazione costiera. Per evitare ulteriori danni alle coste inglesi e francesi,
vennero contaminati più di 180 Km di spiaggia, il governo inglese decise di bombardare la nave e
incendiare il petrolio fuoriuscito, circa 123.000 tonnellate.
- Sea Star (Golfo Di Omair, 1972)
Il 19 Dicembre 1972, nel Golfo Di Omair, la petroliera coreana Sea Star, per una falla causata da una
collisione, versò in mare circa 115.000 tonnellate di petrolio.
- Amoco Cadiz (Bretagna, Francia, 1978)
Il 16 Marzo 1978, l’Amoco Cadiz affondò nell’Atlantico, di fronte Porstall (Finistére), per effetto di tale
naufragio si riversarono sulle coste francesi della Bretagna 233.564 tonnellate di idrocarburi. Alla fine
di agosto, da Brest a alla baia di Saint-Brieuc, 200.000 ettari di costa vennero devastati; le autorità
locali dichiararono che servirono sei mesi per disperdere il petrolio al fine di pulire le spiagge, ma in
realtà gran parte del lavoro fu eseguito dalle onde e dai batteri.
- Pompa Petrolifera IXTOC I (Golfo Del Messico, 1979)
Il 3 Giugno 1979, la piattaforma messicana Ixtoc I si incendiò nel Golfo Del Messico, a circa 600 miglia
dal Texas. La perdità durò per più di nove mesi, e si stimò che fuoriuscirono tra le 454.000 e 480.000
tonnellate di petrolio.
- Atlantic Express / Aegean Captain (Trinidad e Tobago, 1979)
Nel 1979, nel Mar dei Caraibi, in prossimità di Trinidad e Tobago, vennero in collisione l’Atlantic
Express e l’Aegean Captain, con una fuga in mare di 272.000 tonnellate di Greggio.
- Nowruz Field (Golfo Persico, 1983)
Il 10 febbario 1983, una nave cisterna si scontrò con una piattaforma petrolifera Nowruz, nel Golfo
Persico, a poca distanza dalle coste Iraniane. Si calcolò una perdita di circa 300.000 tonnellate di
petrolio.
- Castillo De Belver (Sud Africa, 1983)
Il 5 Agosto 1983, la petroliera spagnola Castillo De Beliver, si incendiò mentre era in navigazione al
largo del Sud Africa (di preciso Città del Capo). Finirono in mare 250.000 tonnellate di petrolio
greggio.
- ABT Summer (Angola, 1991)
Nel maggio del 1991, si verificò una violenta esplosione a bordo della petroliera liberiana ABT
Summer, in navigazione al largo dell’Angola. La nave bruciò per 3 giorni prima di disperdere
nell’Oceano Atlantico 260.000 tonnellate di petrolio.
- Guerra Del Golfo (Golfo Persico 1991)
Il 21 gennaio del 1991, l’esercito iracheno apre le condutture di petrolio in Kuwait: la marea nera colpì
le coste di Kuwait, Arabia Saudita e Iran, causando danni gravissimi agli ecosistemi appartenenti a
quelle regioni. Stando alle stime di analisti e ricercatori, la quantità di petrolio disperso nell’ambiente
in questa occasione fu tra 1.360.000 e 1.500.000 tonnellate; gli iracheni incendiarono anche 732 pozzi
petroliferi.
- Amoco Haven (Genova, Italia, 1991)
L’11 aprile del 1991, la nave cisterna Amoco Haven affondò nel Golfo di Genova, al largo della Liguria, a causa di una
serie di esplosioni. L’incidente provocò la morte di 2 membri dell’equipaggio, lo sversamento in mare fu di 144.000
tonnellate di greggio e sul fondale poggiarono quasi 500 Km² di catrame.
- Exxon Valdez (Alaska 1989)
Nel golfo dell’Alaska, a circa 25 Mg dal terminale dell’oleodotto Trans Alaska di Valdiz, la petroliera statunitense
Exxon Valdez, si arenò nel tentativo di evitare alcuni blocchi di ghiaccio; furono versate in mare 40.000
tonnellate di greggio, che formarono una chiazza nera di 4000 Km².
- Prestige (Galizia, Spagna, 2002)
La Prestige era una petroliera monoscafo con un carico di 64.000 tonnellate di petrolio, che affondò il
13 novembre 2002 di fronte alle coste spagnole galiziane provocando un’immensa marea nera che
colpì una vasta zona compresa tra il nord del Portogallo, fino alle Lande Francesi, avendo un impatto
importante sulla Costa Galiziana, in Spagna.
- Mega Borg (Texas, USA, 1990)
Il 9 Giugno 1990, al largo di Galverston (Texas, USA), una serie di esplosioni provoca un’incendio a
bordo della petroliera norvegese Mega Borg. Finirono in mare 100.000 tonnellate di greggio.
- Braer (Gran Bretagna, 1993)
Il 5 Gennaio 1993, la petroliera liberiana Braer affonda sulla scogliera delle isole Shetland, in Gran
Bretagna, riversò in mare 80.000 tonnellate di petrolio.
- Agip Abruzzo (Livorno, Italia, 1991)
Il 10 Aprile 1991, nel porto di Livorno il traghetto Moby Prince sperona la motonave Agip Abruzzo, dalla
quale fuoriuscirono 25.000 tonnellate di petrolio e per l’esplosione morirono 140 persone e ci fu un solo
superstite.
- Erika (Baia di Biscaglia, Francia, 1999)
Il 12 Dicembre a sud di Penmarc’h, la petroliera Erika si spezzò in due. Vennero rilasciate in mare
13.000 tonnellate di petrolio, che si riversarono successivamente sulle coste della Bretgna.
- Marea Nera [British Petroleum] (Stati Uniti, Messico, 2010)
In seguito all’esplosione della piattaforma petrolifera “Deep Water Horizon” appartenente alla British
Petroleum, successa nell’Aprile 2010, a soli 70 km a largo delle coste della Louisiana, a 1500 metri di
profondità si era creata una falla molto ampia, che complessivamente secondo le stime fatte, ha
riversato in mare circa 2 milioni di barili di Greggio.
Ai disastri petroliferi, si affiancano effetti a breve, medio e lungo termine. Gli effetti immediati sono
quelli più “visibili”, come ad esempio la morte degli animali dovuta all’inalazione o all’ingurgito di
idrocarburi, spesso la morte di essi è causata anche dall’ipotermia, dovuta al malfunzionamento della
pelliccia e del piumaggio, utilizzati come isolanti termici. Sui fondali muoiono, ricoperti da uno strato di
idrocarburi, Mitili (Ostriche e Cozze), Gamberi e molti altri animali importantissimi per la catena
alimentare e per la produttività ittica, inoltre il petrolio è fortemente tossico anche per le larve e le
uova dei pesci. Nel medio e nel lungo periodo, gli idrocarburi aromatici persistono nell’ambiente e si
accumulano sugli organismi, producendo effetti molto nocivi sul materiale genetico, sul sistema
riproduttivo e su molte altre funzioni vitali. Inoltre è probabile l’insorgenza di tumori in diversi
organismi. Infine anche l’uso di strumenti e solventi per arginare le maree nere, produce effetti
collaterali colpendo in particolare il Plancton.
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